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9-30 APRILE 2022 / APRIL 9-30, 2022

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Academic year: 2022

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LO STRANIERO

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9 - 30 APRILE 2022 / APRIL 9 - 30, 2022

CATALOGO A CURA DI / CATALOGUE CURATED BY: PUNTO SULL'ARTE TESTO / TEXT: ANGELO CRESPI

PROGETTO GRAFICO / GRAPHIC PROJECT: CHIARA MOCCHETTI TRADUZIONI / TRANSLATIONS: CLAIRE ANGEL BONNER Copyright © PUNTO SULL’ARTE

Copyright © ph Lorenzo Franzoni - pagina / page 8 | ph Gaia Menchicchi - pagina / page 56

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GAIJIN / LO STRANIERO

Gaijin è una parola che in giapponese significa straniero.

La parola straniero, in tutte le lingue, assume un significato contraddittorio a seconda che indichi la persona che proviene da fuori, oppure denoti una condizione esistenziale. In questo senso, è capitale la riflessione che ne fece Albert Camus ne “Lo straniero”, forse il suo romanzo più riuscito. Straniero è dunque chi non appartiene alla cultura di un luogo, e più in generale chi si sente spaesato nel mondo, quella sensazione che Heidegger connotò come “gettatezza”, una sorta di dispatrio per cui nessun luogo è casa. Ed è la condizione più tipica del poeta o dell’artista, una condizione nello stesso tempo di fragilità, ma al contempo di continua tensione e apertura verso l’essere delle cose. Con questo spirito, di gaijin, Tom Porta uno dei pittori italiani più raffinati della sua generazione, si accosta al Giappone aderendo ad una antica passione legata al proprio dato biografico e sentimentale. Sulla scorta dei grandi viaggiatori dell’Ottocento, soprattutto francesi, che videro in quella remota terra esotica, l’ultima da esplorare, Tom Porta riconfigura la moda del japonisme alla luce della contemporaneità, essendo esponente di una figurazione che si connota per uno stile lirico in cui si mischiano sapientemente il gusto della tradizione italiana con le nuove tendenze pittoriche internazionali, in cui il colore viene steso in maniera vibrante, con sovraesposizioni, gocciolature e perfino non finiti.

La questione del giapponismo andrebbe indagata con attenzione essendo fondamentale agli albori della pittura moderna: il Giappone era rimasto chiuso ai viaggiatori occidentali che cominciarono a frequentarla intorno agli anni Cinquanta dell’Ottocento quando vennero riaperti i commerci.

Nel 1871, per esempio, Henri Cernuschi, al secolo Enrico, di origine milanese, grande banchiere parigino, si decise per motivi di opportunità politica a lasciare la Francia per un tour intorno al mondo, accompagnato dall’amico e critico d’arte Theodor Duret, che ebbe come prima meta il Paese del Sol Levante.

A Yokohama iniziò la propria collezione di arte orientale che si accrebbe durante il viaggio e divenne una delle più importanti al mondo, esposta al suo ritorno nel 1873 al Palais de l’Industrie et des Beaux-arts e, dopo la morte nel 1896, confluita per legato, insieme al sontuoso palazzo di Parc Monceau, nell’eponimo museo di Parigi ancora oggi tra le mete imprescindibili della capitale francese. La passione per gli oggetti orientali aveva però colto anche alcuni notabili dell’ambito milanese come il conte Giovanni Battista Lucini Passalacqua, in viaggio in Giappone, tra il 1871 e il 1872, negli stessi mesi di Cernuschi, la cui raccolta, conservata al Castello Sforzesco, seppur di minor consistenza, ha similitudini con quella del banchiere italo-francese. Il Giappone era meta frequentata dai semai lombardi, commercianti di seme-bachi che facevano la spola con il mercato di Yokohama per importare la preziosa merce, e non di rado parallelamente si sviluppò un fiorente mercato di antiquariato. A partire dagli anni Quaranta dell’Ottocento si era diffusa in Europa la pebrina, una malattia del baco da seta, che aveva azzerato la produzione del tessuto provocando una vera catastrofe economica. Malattia alla quale, all’inizio, si poté porre rimedio solo importando le uova del baco da zone sempre più lontane, ancora non toccate dall’epidemia, e cercando poi di fare incrociare le farfalle forestiere con le razze indigene. Il semaio che fino a quel momento era un piccolo commerciante

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ambulante, divenne una figura cardine dell’industria serica in ragione dell’aumento vertiginoso del prezzo del seme, trasformandosi in una sorta di agente al servizio di aziende o gruppi di interesse costituitesi all’uopo, che operava in modo anche rocambolesco, tra la Russia e il Giappone, a migliaia di chilometri di distanza da casa e dal quale dipendevano le economie di intere regioni la cui unica risorsa era l’industria tessile. Non stupisce dunque che Passalacqua, gran viveur e gran collectionneur, decidesse di compiere un tour di piacere in Oriente al seguito dei semai che viaggiavano per mestiere.

E neppure che un semaio bresciano, Pompeo Mazzocchi, in Giappone 15 volte in 17 anni, tra il 1864 e il 1880, raccogliesse anche numerosi oggetti d’arte e di artigianato, tutt’ora esposti nel museo di arte orientale di Coccaglio in provincia di Brescia, suo paese di origine. È in questo contesto che si formò un gusto collezionistico che può ricondursi al circolo italiano proprio di Yokohama, quasi certamente ingenerato dal mitico commerciante milanese Ferdinando Meazza, un veterano di spedizioni in Giappone, al quale è probabile si fosse rivolto anche Cernuschi conoscendone la cultura e apprezzandone l’acume di conoscitore di arte orientale; lo stesso Meazza nel 1875 vendette in blocco a Cernuschi un’importante collezione di ceramiche giapponesi.

Il giapponismo diventò una moda, in Italia, ma specialmente in Francia dove illuminati collezionisti decisero di investire in questo tipo di arte che subito influenzò gli impressionisti i quali, seppur osteggiati dalla cultura ufficiale, squadernarono in quegli anni la modernità. Il critico d’arte e collezionista Philippe Burty (1839- 1890) coniò il termine japonisme, che sintetizzava una moda e un modo d’essere e una dimensione estetica che accomunò, nella seconda metà dell’Ottocento in Francia, intellettuali della cosiddetta “avanguardia”, come i fratelli Goncourt, Théophile Gautier, lo stesso Charles Baudelaire, e poi incisori come Félix Bracquemond Jacquemarti, critici come Zacharie Astruc, o il

già citato Duret teorizzatore dell’impressionismo, e poi pittori come Vincent Van Gogh, Edouard Manet, James Tissot, Henri Fantin-Latour, Edgar Degas e Claude Monet, James Whistler, scrittori come Champfleury ed Emile Zola, poeti come Emile Guime.

Tom Porta si assume dunque questa vasta eredità andando a ritracciare l’immaginario che dal Giappone si diffuse in tutto il mondo, una sorta di specchio attraverso il quale l’Occidente incontrava l’Oriente in parte deformandone il carattere, in parte sublimandone l’essenza. Nelle sue tele si ritrova la compostezza delle fotografie di Felice Beato che tra il 1863 e il 1884 visse in Giappone. Beato, una vita da girovago tra India, Cina, Africa, fu uno dei primi fotoreporter della storia e uno dei pochi a documentare gli usi e i costumi e le architetture del periodo Edo in splendide stampe all’albumina colorate a mano, quasi della gouache, che diventeranno il modello iconografico del Giappone per gli stranieri. Contrapponendo al gesto e alla velocità tipica dell’arte occidentale la paziente meticolosità dei maestri orientali, perlustrandone i temi, la grazia, la forza, il simbolismo, la natura come divina guida spirituale, Tom Porta espone una serie di lavori di estrema eleganza. Ecco la reinterpretazione delle 36 viste del monte Fuji di Hokusai, ma guardate con l’occhio del visitatore contemporaneo; ecco la rarefazione delle geishe di Kitagawa Utamaro, ma con un intento neo impressionista; ecco le vedute più classiche, ma prese con la sveltezza del fotografo appena giunto, sebbene dopo quasi due secoli, in un paese schiusosi al resto del mondo.

Il suo sguardo è straniero nel duplice senso a cui accennavamo nell’incipit, forestiero, ma anche del dispatriato il cui struggersi non è per una terra materna, semmai per un sentimento, quello della bellezza, perfetta nelle sue linee, nelle sue rarefazioni paradossali come possono essere i koan dello zen o gli icastici haiku nei quali “un fiore caduto che risale al suo ramo è una farfalla”.

ANGELO CRESPI

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Lucini Passalacqua, who travelled through Japan from 1871 to 1872, during the same months as Cernuschi, and whose collection, preserved in the Castello Sforzesco, has similarities with that of the Italian-French banker, although it is smaller. Japan was a popular destination for Lombard silkworm egg merchants who travelled to and from the Yokohama market in order to import the precious goods, and not infrequently a thriving antique market developed in parallel. From the 1840s pébrine, a silkworm disease, spread across Europe, eliminating silk production and causing a true economic catastrophe. Initially the disease could only be tackled by importing silkworm eggs from increasingly distant zones not yet affected by the epidemic, and then attempting to crossbreed the foreign butterflies with indigenous breeds. The egg merchant, who until that moment had been a small itinerant trader, became a key figure in the silk industry due to the soaring price of the eggs, transforming himself into a sort of agent at the service of companies or interest groups set up for that purpose, who also operated in an adventurous way, between Russia and Japan, thousands of kilometres from home and upon whom the economies of entire regions depended, the only resource of which was the textile industry. It is not surprising therefore that Passalacqua, bon vivant and grand collectionneur, decided to go on a pleasure tour in the East following in the footsteps of the seed merchants who travelled for a living. And neither is it surprising that a Brescian seed merchant, Pompeo Mazzocchi, who travelled to Japan 15 times in 17 years, between 1864 and 1880, also collected numerous art and artisan objects, which are still exhibited in the oriental art museum in Coccaglio in the province of Brescia, his hometown. It is in this context that a collecting style that can be traced back to the Italian circle of Yokohama was formed, almost certainly engendered by the legendary Milanese merchant Ferdinando Meazza, a veteran of expeditions to Japan, to whom Cernuschi probably also turned, knowing the culture and appreciating his acumen as a connoisseur of oriental art; Meazza himself sold an important collection of Japanese ceramics en bloc to Cernuschi in 1875.

Japonism became a fashion, in Italy, but especially in France where enlightened collectors decided to invest in this type of art which immediately influenced the impressionists who, despite opposition from mainstream culture, changed modernity in those years. The art critic

and collector Philippe Burty (1839-1890) coined the term japonisme, synthesising a fashion and a way of being and an aesthetic dimension that, in the second half of the 19th century in France, brought together intellectuals of the so called “avant-garde”, like the Goncourt brothers, Théophile Gautier, Charles Baudelaire himself, and then engravers like Félix Bracquemond Jacquemarti, critics like Zacharie Astruc, or the aforementioned Duret, theorist of impressionism, and then painters like Vincent Van Gogh, Edouard Manet, James Tissot, Henri Fantin-Latour, Edgar Degas and Claude Monet, James Whistler, writers like Champfleury and Emile Zola, poets like Emile Guime.

Tom Porta takes on this vast inheritance by retracing the imagery that spread from Japan across the world, a kind of mirror through which West met East in part by deforming its character, in part by sublimating its essence. In his canvases one can find the composure of the photography by Felice Beato who lived in Japan from 1863 to 1884.

Beato, who led a vagabond's life between India, China, Africa, was one of the first photographer-reporters in history and one of the few to document the customs, costumes and architecture of the Edo period in splendid hand- coloured albumen prints, almost gouache, which would become the iconographic model of Japan for foreigners.

Contrasting the gesture and speed typical of western art with the meticulous patience of the oriental masters, exploring the themes, grace, strength, symbolism, nature as a divine spiritual guide, Tom Porta presents a series of extremely elegant works. Here then is the reinterpretation of Hokusai's 36 views of Fuji Mountain, but look at them with the eye of a contemporary viewer; here is the rarefaction of Kitagawa Utamaro's geishas, but with a neo-impressionist objective; here are the most classic views, but captured with the deftness of the photographer who has just arrived, albeit after almost two centuries, in a country that has just opened up to the rest of the world.

His gaze is foreign in the double sense we mentioned at the very beginning, an outsider, but also of the so called

"dispatriato" whose pining is not for a maternal land, but rather for a feeling, that of beauty, perfect in its lines, in its paradoxical rarefactions which can be the Zen koans or the vivid haiku in which "a fallen flower that arises on its branch is a butterfly".

Gaijin is a word that means foreigner in Japanese. The word foreigner, in all languages, takes on a divergent meaning depending on whether it indicates the person who comes from outside, or denotes an existential condition. In this sense, Albert Camus' reflections in

“The Foreigner”, perhaps his most successful novel, are fundamental. Foreigner is, therefore, someone who isn't part of the culture of a place, and more generally someone who feels disoriented in the world, that sensation that Heidegger connoted as "thrownness", a sort of "dispatrio"

as the Italians call it, where no place is home.

And it is the most typical condition of the poet or artist, a condition of fragility but at the same time of continuous tension and openness towards the being of things. In this spirit, of gaijin, Tom Porta, one of the most refined Italian painters of his generation, approaches Japan adhering to an ancient passion tied to his own biographical and sentimental background. Following in the footsteps of the great travellers of the 19th century, primarily French, who saw the Land of the Rising Sun as the last exotic land to explore, Tom Porta reshapes the fashion of Japonisme against the background of contemporaneity, his figuration characterised by a lyrical style in which he skillfully mixes the flavour of Italian tradition with the newest international painting trends, in which the colour is applied in a vibrant manner, overexposed, dripping and even unfinished.

The subject of Japonism should be carefully explored as it is fundamental to the beginnings of modern painting:

Japan had been closed to Western travellers who only began to frequent it in the 1850s when trade was reopened. In 1871, for example, Henri Cernuschi, also known as Enrico, an important Parisian banker originally from Milan, decided for reasons of political opportunity to leave France for a world tour accompanied by his friend the art critic Theodor Duret, the first half of which was through the Land of the Rising Sun. In Yokohama he started his own collection of oriental art which grew during his travels and became one of the most important in the world, exhibited on his return in 1873 at the Palais de l’Industrie et des Beaux-arts (Palace of Industry and Fine Arts) and, after his death in 1896, by way of a legacy, as well as at the sumptuous Parc Monceau Palace, in the self-titled museum of Paris which even today is still among the essential destinations of the French capital.

The passion for oriental objects also attracted several Milanese notables such as the count Giovanni Battista

G A I J I N / LO ST R A N I E R O

ANGELO CRESPI

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TOM PORTA

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GOLDEN FAN II

2021 | Acrilico su tela / Acrylic on canvas | 150 x 150 cm

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LIGHT BLUE DRESS

2021 | Acrilico su tela / Acrylic on canvas | 100 x 100 cm

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WOMAN IN YELLOW

2021 | Acrilico su tela / Acrylic on canvas | 100 x 100 cm

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EVENING

2022 | Acrilico su tela / Acrylic on canvas | 100 x 100 cm

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STARRING EYES 2021 | Acrilico su tela / Acrylic on canvas | 100 x 100 cm

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DANCERS

2021 | Acrilico su tela / Acrylic on canvas | 100 x 100 cm

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WOMAN IN PALE BROWN

2022 | Acrilico su tela / Acrylic on canvas | 100 x 100 cm

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THREE WOMEN IN THE GARDEN

2022 | Acrilico su tela / Acrylic on canvas | 80 x 120 cm

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JAPANESE WOMAN WITH FOLDING FAN 2021 | Olio su tavola / Oil on board | 100 x 70 cm

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BLACKDRESS 2021 | Acrilico su tela / Acrylic on canvas | 100 x 70 cm

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KYOTO RIVER

2022 | Acrilico su tela / Acrylic on canvas | 70 x 70 cm

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TWO MERCHANTS

2022 | Acrilico su tela / Acrylic on canvas | 60 x 60 cm

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WOMAN IN GREY

2022 | Acrilico su tela / Acrylic on canvas | 50 x 50 cm

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SNOW BLIND

2022 | Acrilico su tela / Acrylic on canvas | 50 x 50 cm

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SILVER FAN

2021 | Acrilico su tela / Acrylic on canvas | 50 x 50 cm

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JAPANESE WOMAN IN GREEN HUE

2021 | Olio su tavola / Oil on board | 50 x 50 cm

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SITTING II | SITTING III

2021 | Acrilico su tela / Acrylic on canvas | 50 x 50 cm

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2021 | Acrilico su tela / Acrylic on canvas | 50 x 50 cm PRAY

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IN THE GARDEN

2022 | Acrilico su tela / Acrylic on canvas | 50 x 50 cm

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VIOLET DRESS 2021 | Acrilico su tela / Acrylic on canvas | 40 x 40 cm

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JAPANESE WOMAN IN YELLOW DRESS 2021 | Olio su tavola / Oil on board | 50 x 40 cm

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THE RED UMBRELLA

2022 | Acrilico su tela / Acrylic on canvas | 30 x 30 cm

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TWO WOMEN 2022 | Acrilico su tela / Acrylic on canvas | 30 x 30 cm

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LE TRENTASEI VEDUTE

DEL MONTE FUJI

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MONTE FUJI #1 | #2 | #3 | #4 | #5 | #6 | #7 | #8 | #9 2022 | Olio su pannello / Oil on board | 15 x 20 cm

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MONTE FUJI #10 | #11 | #12 | #13 | #14 | #15 | #16 | #17 | #18 2022 | Olio su pannello / Oil on board | 15 x 20 cm

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MONTE FUJI #19 | #20 | #21 | #22 | #23 | #24 | #25 | #26 | #27 2022 | Olio su pannello / Oil on board | 15 x 20 cm

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MONTE FUJI #28 | #29 | #30 | #31 | #32 | #33 | #34 | #35 | #36 2022 | Olio su pannello / Oil on board | 15 x 20 cm

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Tom Porta was born in Milan in 1970 and, since his childhood, he has shown a strong attitude towards drawing and art in general. He graduated as Art Master and began a successful career in illustration and photography. He has lived in Italy, Germany, France, Japan and the United States and, since the very beginning of his career, he has chosen to merge his life experiences into his own paintings. Since 2003 he has chosen to abandon illustration and photography to dedicate himself only to painting, quickly gaining a prominent position in the Italian art scene. Besides being mentioned among the top 100 Italian artists (2007), Porta’s artworks are published in important publications such as "500 anni di pittura italiana" (500 years of Italian painting) and in Sotheby's and Chriestie's catalogues. His work focuses on the history of 1900 by using past as a mirror for present. The artist is also attracted by the passing of time that he tells through objects and places chosen in order to invite the viewer to embark on his personal journey within present and future memories. He has taken part in many solo and group exhibitions, including: "W.A.R. – We are Restless, the unheard soldier scream" at Palazzo Ducale in Genoa (2011), "Inferno" at the Famelio of the Monumental Cemetery in Milan for the hundredth anniversary of World War I (2014), "Icarus" at Terminal 1 at Milan Malpensa Airport (2018) and "Inferno" at Pirelli

TOM PORTA

Tom Porta nasce a Milano nel 1970 e fin dall’infanzia mostra una forte attitudine verso il disegno e le arti in generale. Si diploma Maestro d’Arte e inizia una carriera di successo nell’illustrazione e nella fotografia. Ha vissuto in Italia, Germania, Francia, Giappone e Stati Uniti e, fin dagli arbori della carriera, ha scelto di fondere le sue esperienze di vita nella propria pittura. Dal 2003 abbandona l’illustrazione e la fotografia e si dedica alla pittura a tempo pieno conquistando in breve tempo una posizione di rilievo nel panorama artistico italiano. Presente nella classifica dei primi 100 artisti italiani (2007), Porta viene inserito in pubblicazioni di prestigio come “500 anni di pittura italiana” e cataloghi di Sotheby’s e Chriestie’s. Il suo lavoro si concentra sulla storia del 900 usando il passato come specchio del presente. L’artista è inoltre attratto dallo scorrere del tempo, raccontato attraverso oggetti e luoghi scelti per invitare lo spettatore a intraprendere il suo personalissimo viaggio entro le memorie presenti e future.

Ha realizzato numerose mostre personali e collettive, tra cui si ricordano: “W.A.R. – We are Restless, the unheard soldier scream” presso il Palazzo Ducale di Genova (2011), “Inferno”

presso il Famedio del Cimitero Monumentale di Milano in occasione del centenario della Prima Guerra Mondiale (2014),

“Icarus” presso il Terminal 1 dell’Aeroporto di Milano Malpensa (2018) e “Inferno” presso il Grattacielo Pirelli a Milano (2018).

Vive e lavora a Milano.

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MOSTRE PERSONALI / SOLO EXHIBITIONS

2022 Gaijin / Lo straniero, a cura di Angelo Crespi, Galleria PUNTO SULL'ARTE, Varese (IT)

2018 Inferno, Mario Giusti HQ e VS arte, Grattacielo Pirelli, Milano (IT) Icarus, SEA e Mario Giusti HQ, Milano Malpensa Terminal 1, Milano (IT)

2016 The Box, Mario Giusti HQ, Spazio Pedraglio, Milano-Como (IT) Ricalcolo Percorso, Mario Giusti HQ, Spazio Pedraglio, Milano (IT) 2015 Inferno 1914-1918, Famedio del Monumentale, Milano (IT) 2003 Gallerie Bongiovanni, ODISSEY, ten years after, Bologna (IT) 2013 Ambasciata Kazakistan

2011 Biennale di Venezia 2011, Palazzo delle Esposizioni, Torino (IT) Onde D’arte, Milano Marittima (IT)

W.A.R. – We Are Restless, the unheard soldier scream, Palazzo Ducale, Genova (IT)

Extinction Agenda III, Spazio Correnti/HQ headquarter, Milano, (IT) 2009 No man’s land Arteutopia, basilica di S. Ambrogio, Milano (IT) 2008 Il cerchio, thunder gods, Milano

2007 Arteutopia, la nube purpurea, Milano (iT) Devittori art room, Red sun, Lugano

Suisei, Il torchio arte contemporanea, Milano (IT) 2006 Kikosui, Studio de bonis, Reggio Emilia Vento divino II, Aereoclub idrovolanti, Como (IT) Vento divino, Fabbrica eos, Milano (IT) 2005 Late-x, Musei di porta romana, Milano (IT) 2004 Paparazzi, Gomma II, Crema (IT) 2003 Paparazzi, Gomma II, Crema (IT) 1998 Binario 0, Milano (IT)

1996 Hollywood, Milano (IT) 1994 Grillo parlante, Milano (IT)

MOSTRE COLLETTIVE / GROUP EXHIBITIONS

2020 <20 15x15 / 20x20 | 2020, Galleria PUNTO SULL'ARTE, Varese (IT) 2018 GrandArt, Milano (IT)

Base Milano, Festival dell’Amore, Milano (IT)

La Polvere di Stelle con Lorenzo Franzoni, Palazzo Marino, Milano (IT)

2017 La Fauci, Mario Giusti HQ, Milano (IT) Chokora, Mario Giusti HQ, Milano (IT) Animal Farmy, Mario Giusti HQ Milano (IT) 2013 La grande Magia, Spazio Fondamenta, Milano (IT)

2012 Mario Giusti Picks II - INCOMPLETO, Spazio Hq-Headquarter, Milano (IT)

2010 Marylin l’arte della bellezza, Villa Ponti, Arona (IT) Alimentart, Bari (IT)

Tempi moderni, Arteutopia, Milano (IT)

2007 La nuova figurazione italiana, Fabbrica Fondazione Borroni, Bollate, Milano (IT)

Nuove generazioni, Treno dell’arte, Roma-Milano (IT) Anatomia dell’irrequietezza, Palazzo delle penne, Perugia (IT) Linee all’orizzonte, GAM - Galleria d’Arte Moderna, Genova (IT) 2006 World Wide Games, arte ed altro, Gattinara (IT)

15 volte un volto, Spazioinmostra, Milano (IT) Allarmi!, Caserma De Cristoforis, Como (IT) Echo gallery, Chicago (USA)

The dirty show, Detroit (USA) 2005 The dirty show, Detroit (USA) 1999 Art Bizarre, Koln (DE)

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Riferimenti

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