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REALIZZAZIONE DI UN IMPIANTO FOTOVOLTAICO DENOMINATO STRAZZERI, DI POTENZA COMPLESSIVA

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Dott. Geol. Francesco Petralia

Ordine Regionale dei Geologi di Sicilia n. 1483

REALIZZAZIONE DI UN IMPIANTO FOTOVOLTAICO DENOMINATO “STRAZZERI”, DI POTENZA COMPLESSIVA 20,119 MWp POSIZIONATO A TERRA, SITO IN CONTRADA

IUNGETTO SNC COMUNE DI CATANIA (CT)

RELAZIONE GEOLOGICA

SUNCORE 5 AMARANTO 1 s.r.l.

Società proponente

Firmato digitalmente da

GIANFRANCO GAGLIARDI

CN = GAGLIARDI GIANFRANCO C = IT

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Indice generale

Inquadramento geografico e geomorfologico...2

Inquadramento Geologico-strutturale...3

Cenni di idrogeologia...6

Assetto idrologico dell'area di studio...9

Assetto tettonico e sismicità...10

Caratteristiche geotecniche – cenni...12

Conclusioni...12

Bibliografia...15

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Inquadramento geografico e geomorfologico

Il sito del progetto è posto a circa 6 km a Sud-Ovest di Catania, nella Zona Industriale della città.

L'area in esame è rappresentata nella tavoletta a scala 1:25000 edita da IGM denominata “Catania Sud” Tavoletta 270 III NO e si trova nel Foglio 634130 della Carta Tecnica Regionale in scala 1:10.000.

Fig. 1 – Ubicazione dell'area scelta per l'impianto fotovoltaico.

In alto inquadramento nella carta stradale, in basso nello stralcio della Tavoletta IGM “Catania Sud”.

L'area indagata ricade nella Piana di Catania, una estesissima piana alluvionale alimentata e attraversata dai fiumi Simeto, Dittaino e Gornalunga. Ci troviamo in località Jungetto, circa 2,3 km a Nord del letto del Fiume Simeto, 1,4 km a Ovest del Canale Buttaceto, che raccoglie le acque di ruscellamento provenienti da Misterbianco, ed 1 km più a Sud del canale denominato Saia Mastra il

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quale drena il Vallone Mendola, collettore degli impluvi a valle di Motta S. Anastasia, e sfocia infine nel Canale Buttaceto.

Il sito presenta una morfologia pianeggiante, con una quota di circa 10 metri s.l.m..

Il reticolo idrografico dell'area, se si esclude l'andamento ad ampie anse del Fiume Simeto, risulta limitato e non definito a causa dell'andamento sub-pianeggiante e della massiccia antropizzazione, con spianamento e costruzione di canali artificiali.

I lineamenti geomorfologici del territorio in analisi sono da mettere in relazione con la natura litologica dei terreni presenti, costituiti dai depositi detritici trasportati dai corsi d'acqua precedentemente menzionati, che conferiscono al paesaggio una morfologia pianeggiante.

L'utilizzo del suolo, un tempo caratterizzato da coltivazioni, in prevalenza agrumeti, è oggi occupato da insediamenti di tipo industriale. Il clima può essere considerato di tipo mediterraneo con il periodo autunnale e invernale caratterizzato da precipitazioni anche abbondanti e spesso concentrate in brevi periodi ed un semestre primaverile-estivo caratterizzato da scarse precipitazioni ed elevate temperature.

Dall'indagine geomorfologica è emerso che non esistono situazioni di particolare rilievo e l'assenza di fattori morfogenetici attivi, fatto che garantisce condizioni stabili, assenza di dissesti e fenomeni erosivi intensi.

Le caratteristiche morfologiche del sito interessato e le zone immediatamente limitrofe sono pertanto tali da garantire la stabilità dell'area e la funzionalità delle opere se eseguite a regola d'arte.

Inquadramento Geologico-strutturale

Dal punto di vista geologico, le principali strutture che caratterizzano la Sicilia sono:

• l'Avampaese Ibleo, affiorante nei settori sud-orientali dell'isola e caratterizzato da una potente successione carbonatica meso-cenozoica, con ripetute intercalazioni di vulcaniti basiche (Patacca et al. 1979; Lentini et al. 1984);

• l'Avanfossa Gela-Catania, affiorante nella porzione orientale della Sicilia e costituita da una spessa successione sedimentaria tardo-cenozoica, parzialmente sepolta sotto le coltri alloctone del sistema frontale della catena (Ogniben 1969; Di Geronimo et al. 1978; Lentini 1982; Torelli et al. 1998);

• la Catena Appenninico-Maghrebide, affiorante nella porzione settentrionale dell'isola e costituita da sequenze meso-cenozoiche sia di piattaforma che di bacino, con le relative coperture flyschoidi mioceniche (Ogniben 1969; Amodio-Morelli et al. 1976; Mostardini &

Merlini 1986; Cello et al. 1989; Catalano et al. 1996; Monaco et al. 1998);

• la Catena Kabilo-Calabride, affiorante nei settori nord-orientali della Sicilia e caratterizzata da un basamento metamorfico di vario grado con le relative coperture sedimentarie meso- cenozoiche, cui si associano le unità ofiolitiche del Complesso Liguride (Ogniben 1969;

Amodio-Morelli et al. 1976; Bonardi et al. 1982; Tansi et al. 2007).

L'area di studio ricade nel settore centro-orientale della Sicilia, in corrispondenza del margine meridionale e più orientale della Catena Appenninico-Maghrebide, al disopra dell'Avanfossa Gela- Catania.

Le unità più antiche sono strutturate in una serie di thrust (Bianchi et al. 1987; Lentini et al. 1991) verificatisi a partire dal Burdigaliano inferiore appartenenti alla Catena Appenninico-Magrebide.

Tali unità sono ricoperte da estesi depositi quaternari di genesi detritica e alluvionale che costituiscono la copertura dell'Avanfossa Gela-Catania (Carbone et al. 2010).

Le unità più antiche e più profonde sono rappresentate dal Flysch Numidico (Oligocene superiore – Burdigaliano): argilliti nerastre a stratificazione indistinta, passanti verso l'alto ad argille brune cui si intercalano quarzareniti giallastre in grossi banchi. Le areniti hanno grana da fine a ruditica

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grossolana e abbondante matrice silicea. Le argille nere sono caratterizzate da microfaune a Globigerinoides primordius, Catapsidrax dissimilis, Paragloborotalia cfr. kugleri. Nelle argille brune apicali microfaune a Globigerinoides trilobus, G. bisphaericus, Globoquadrina dehiscens e P. siakensis. Spessore fino a 400 m.

Al disopra di questo bedrock troviamo i Depositi continentali quaternari, formati da sedimenti clastici pleistocenici e olocenici di genesi detritico-colluviale, alluvionale e lacustre (Carbone et al.

2010).

Depositi alluvionali terrazzati (Pleistocene superiore – Olocene): ghiaie prevalenti con locali passaggi di sabbie, limi sabbiosi e limi ghiaiosi; ghiaie e ghiaie sabbiose con locali ciottoli poligenici e passaggi di sabbie limose. Formano terrazzi morfologici più o meno estesi, distribuiti su vari ordini. Depositi di canale fluviale, argine e conoide alluvionale.

Depositi alluvionali recenti (Olocene): limi argillosi, più raramente limi sabbiosi di colore bruno con ciottoli quarzarenitici di diametro tra 2 e 25 cm; sabbie a grana da fine a grossolana, sabbie limose e sabbie ghiaiose; ghiaie poligeniche ed eterometriche in abbondante matrice sabbiosa, con blocchi angolosi e intercalazioni sabbioso-ghiaiose;

sabbie da grossolane a fini, localmente limose, in strati da sottili a molto spessi, alternate a limi sabbiosi e limi argillosi, in strati sottili. Depositi di canale fluviale, argine, conoide alluvionale e piana inondabile.

Depositi alluvionali attuali (Olocene): ghiaie eterometriche a prevalenti clasti sedimentari arrotondati e ghiaie sabbiose, con locali livelli di limi argillosi di colore grigio. Depositi di canale fluviale, argine, conoide alluvionale e piana inondabile.

Depositi palustri (Olocene): limi e limi argillosi di colore nerastro, laminati o sottilmente stratificati, con abbondante frazione organica vegetale e locali intercalazioni limoso- sabbiose. Depositi di palude d'acqua dolce.

La Piana di Catania (i cui depositi sono stati rinvenuti fino a profondità di 80 metri sotto il livello del mare) risulta costituita dai terreni di natura sedimentaria limoso-sabbioso-argillosi di età quaternaria, costituenti I depositi alluvionali che hanno colmato nel tempo il grande golfo tra il Monte Etna e l'altopiano Ibleo.

Tali depositi presentano discontinuità granulometriche sia verticali che eteropie laterali per effetto del regime delle correnti che ne hanno determinato la deposizione. La granulometria dei sedimenti è variabile in un intervallo che va dalle ghiaie alle argille.

Le alluvioni della Piana di Catania derivano dall'azione di sedimentazione dei fiumi Simeto, Dittaino e Gornalunga che a causa delle variazioni di regime, per ostruzioni o variazioni climatiche, hanno subito oscillazioni nel loro trasporto solido con conseguente variabilità granulometrica dei depositi. Grazie a questo è presente nella Piana una marcata eteropia verticale e laterale di facies dei sedimenti, con andamento lentiforme generalmente di scarsa estensione laterale, nelle diverse unità che costituiscono la coltre alluvionale.

La zona oggetto di studio occupa un'area ubicata un paio di km più a Sud della Carta Geologica dell'Area Urbana di Catania a scala 1:10.000 (Monaco et al, 2000), dalle cui sezioni si può osservare come lo spessore delle alluvioni più recenti sia stato definito intorno ai 10 metri, a cui fanno seguito più in profondità le Sabbie quarzose per circa 40 metri di spessore, oltre le quali si trovano le Argille siltoso-marnose del Pleistocene (Fig. 2).

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Fig. 2 – Stralcio e sezione dalla Carta Geologica dell’area urbana di Catania - scala 1:10.000 (Monaco et al., 2000).

Nello stralcio riportato è racchiusa un'area distante meno di due chilometri dal sito di interesse.

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Cenni di idrogeologia

L'acquifero della Piana di Catania è il più ampio sistema multi-acquifero alluvionale della Sicilia.

Come abbiamo visto nel capitolo precedente, la stratigrafia dell'acquifero della Piana di Catania è caratterizzato da quattro sequenze deposizionali, dal Plio-Pleistocene all'attuale. Queste sequenze sono caratterizzate da differenti abienti deposizionali e differiscono in areale, granulometria e genesi.

L'acquifero alluvionale costituisce così un sistema complesso in cui sono presenti corpi idrici in parte isolati ed in parte interconnessi, con caratteristiche di falde libere o semiconfinate.

L'alimentazione di tale acquifero deriva principalmente dagli apporti provenienti dalle valli dei principali corsi d'acqua sotto forma di deflussi di subalveo. Ovviamente, a tale alimentazione contribuisce principalmente il fiume Simeto che a monte riceve il contributo dei deflussi sotterranei derivanti dal versante occidentale del Monte Etna e dei Monti Nebrodi. La falda acquifera presente nei terreni alluvionali defluisce da ovest verso est, parallelamente al deflusso del reticolo idrografico (Fig. 3).

Nell'area indagata la falda idrica si trova a pochi metri dal p.c., circa la quota del livello del mare.

Gli strati argilloso-limosi superiori dei depositi più recenti ricoprono terreni con una maggiore conducibilità idraulica, acquifero che risulta pertanto in pressione rispetto al sovrastante acquitardo.

Fig. 3 - Stralcio della carta idrogeologica del Piano di Protezione Civile del Comune di Catania (Tav. 07) con ubicazione di pozzi e sorgenti, direzioni preferenziali del flusso e isopiezometricherelative aree del grado di

pericolosità idraulica.

I depositi alluvionali presentano una permeabilità per porosità in relazione alla prevalenza delle classi granulometriche grossolane o fini ed al grado di classazione, da alta a media nei depositi grossolani e tendenzialmente bassa nei depositi a grana fine.

Sulla base della portata specifica di alcuni pozzi ubicati in prossimità della zona nord-orientale della Piana di Catania si può attribuire ai depositi alluvionali più profondi un valore di trasmissività variabile tra 1·10-3 e 5·10-3 m2/s.

I depositi alluvionali della frazione argilloso-limosa sono invece caratterizzati da un coefficiente di permeabilità k mediamente variabile tra 1·10-8 e 1·10-6 m/s, in corrispondenza degli orizzonti grossolani a dominante sabbioso-limosa e ghiaioso-sabbiosa i sedimenti sono contraddistinti da un coefficiente di permeabilità k sensibilmente più alto compreso tra 1·10-6 e 1·10-4 m/s.

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In particolare vengono utilizzati parametri di k compresi tra un minimo di 1·10-11 ed un massimo di 1·10-7 m/s per i depositi argillosi che affiorano in superficie nella zona oggetto di studio (Guastaldi E. et al., 2014).

La piovosità di quest'area è caratterizzata da eventi concentrati soprattutto nel periodo invernale che va da Novembre a Febbraio, con estati siccitose e inverni caratterizzati da piogge intense e concentrate.

Le situazioni di rischio possono essere determinate da eventi piovosi di lunga durata che si verificano su una zona molto ampia del bacino idrografico del Simeto, anche al di fuori dal territorio comunale di Catania, per i quali si possono ipotizzare tempi di ritorno molto lunghi (50, 100, 300 anni). Questi eventi sono connessi ai possibili allagamenti dovuti ad esondazioni diffuse nella parte terminale dei fiumi Simeto, Gornalunga e Dittaino, essenzialmente in relazione a piene che superano la capacità dell’alveo.

Nella parte di territorio antropizzato (S. Giuseppe La Rena, S. Francesco La Rena, Pantano d’Arci) la pericolosità è legata al fatto che le urbanizzazioni degli ultimi decenni hanno sconvolto la rete idrografica preesistente, per cui i canali oggi presenti provocano facilmente allagamenti in aree circostanti a causa di esondazioni localizzate per effetto di eventi piovosi più intensi (ad es. canale Forcile al villaggio S. Maria Goretti, canali Arci e Jungetto nella zona di Pantano d’Arci).

Spesso si tratta di canali di bonifica, fossi di scolo, e piccole aste torrentizie che tracimano a causa della inadeguatezza delle sezioni idrauliche per mancanza di manutenzione, ma soprattutto per la insufficiente capacità di deflusso delle immissioni di detti impluvi nei corsi d’acqua principali.

Infatti tali corpi ricettori, se in passato hanno subìto interventi di sistemazione fluviale con arginature, golene ed alvei di magra, oggi si ritrovano il fondo alveo a quote spesso paragonabili alla quota dei terreni circostanti, a causa del continuo deposito alluvionale, e quindi non sono più in grado di consentire il deflusso delle portate di piena, né lo smaltimento delle acque provenienti dalla rete idrografica che vi confluisce.

Fig. 4 - Stralcio della carta della Pericolosità Idraulica. L'area di progetto ricade in zona P2, pericolosità moderata.

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Le aree che in genere sono interessate da allagamenti in caso di intense precipitazioni sono quelle classificate come “siti di attenzione” nella carta della pericolosità idraulica, e riportate con la stessa denominazione nel Piano di Assetto Idrogeologico.

Per gli eventi di piena del fiume Simeto, che possono provocare allagamenti diffusi intorno alla foce del Simeto e alla confluenza del Dittaino e del Gornalunga, nel P.A.I. del bacino idrografico del Simeto sono state condotte verifiche idrauliche per diverse portate di piena al colmo, calcolate per tempi di ritorno di 50, 100, 300 anni (Tab. 1). La pericolosità idraulica “P” è stata valutata secondo una “metodologia semplificata” in funzione del solo tempo di ritorno “Tr”, adottando la seguente classificazione:

Tab. 1

Tr P

50 anni P3: alta 100 anni P2: moderata 300 anni P1: bassa

Osservando lo stralcio della carta della Pericolosità Idraulica del PAI (Fig. 4) si nota come sia l'area di impianto che il primo tratto di elettrodotto ricadono in una zona a Pericolosità Moderata (P2).

Facendo riferimento alle quattro classi di vulnerabilità E1, E2, E3, E4, come proposte dalle linee guida regionali in tema di rischio idrogeologico, è stato determinato il livello di rischio combinando gli indici di pericolosità con gli indici di vulnerabilità degli elementi a rischio, ottenendo 4 diverse classi di rischio (Tab. 2).

Tab. 2

R1. Rischio moderato I danni sociali, economici e al patrimonio ambientale sono marginali.

R2. Rischio medio Sono possibili danni minori agli edifici, alle infrastrutture e al patrimonio ambientale che non pregiudicano l’incolumità delle persone, l’agibilità degli edifici e la funzionalità delle attività economiche.

R3. Rischio elevato Sono possibili problemi per l’incolumità delle persone, danni funzionali agli edifici e alle infrastrutture con inagibilità degli stessi, la interruzione di funzionalità delle attività socio-economiche e danni rilevanti al patrimonio ambientale.

R4. Rischio molto elev. Sono possibili la perdita di vite umane e lesioni gravi alle persone, danni gravi a edifici, infrastrutture e patrimonio ambientale, la distruzione di attività economiche.

In Fig. 5 è stato riportato il layout di progetto nello stralcio della carta del rischio idraulico per fenomeni di esondazione del PAI (1° Aggiornamento anno 2008), nella quale l'area di impianto risulta inclusa nella zona di rischio R1.

Fig. 5 - Stralcio carta del rischio idrogeologico del PAI (Aggiornamento 2008). Come si può osservare, l'intera area di impianto, insieme alla parte di elettrodotto privato, ricade all'interno della zona R1.

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Assetto idrologico dell'area di studio

Il sito di progetto ricade a circa 6 km a Sud-Ovest di Catania e a 3 km circa dall’alveo del Simeto, nella Zona Industriale della città.

L’area è interamente ricoperta da limi argillosi di colore bruno derivanti dai depositi di esondazione periodica del Simeto.

Come specificato nel capitolo precedente, i depositi alluvionali affioranti sul sito di progetto relativi alla frazione argilloso-limosa dei depositi alluvionali della piana del Simeto, sono caratterizzati da un coefficiente di permeabilità k mediamente variabile tra 1·10-8 e 1·10-6 m/s, quindi da poco premiabili ad impermeabili.

Dal punto di vista fisiografico le quote medie sul livello del mare sono variabili dagli 8 ai 10 metri (vedi allegato 1) con pendenze molto basse tendenti nell’area di sito da valori variabili dallo 0 al 2%

(vedi allegato 2).

L’area è inoltre caratterizzata dalla presenza di un reticolo idrografico in parte naturale sia regimentato artificialmente che non regimentato (vedi allegato 1 e 2 alla presente nota integrativa), così come di un reticolato di impluvi armati totalmente artificiali che bordano le strade principali.

Nell’area meridionale insiste anche un piccolo impluvio artificiale non armato che si collega a quello principale armato con direzione di deflusso Sud-Sudovest (vedi allegato 1 e 2).

Sulla base delle caratteristiche sopracitate non è possibile garantire allo stato attuale che non si manifestino ristagni d’acqua superficiali dovuti alla bassa o assente permeabilità delle litologie affioranti accompagnata dalla bassa pendenza che non favorisce il deflusso superficiale.

Tuttavia una corretta manutenzione della rete idrografica artificiale già presente, accompagnata da un’attenta riprofilatura fisiografica del terreno in fase di progetto esecutivo dei lavori, con la realizzazione di una lieve pendenza in direzione Sud-Sudovest, può eliminare del tutto rischi di allagamento dell’impianto se non quelli connessi a eventuali esondazioni eccezionali del Simeto già specificati in precedenza.

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Assetto tettonico e sismicità

L'area esaminata è ubicata tra il settore sud-occidentale dell'Etna e l'altopiano ibleo. Il vulcano Etna si è edificato al disopra di due unità tettoniche principali: l'Avampaese costituito dal Plateau Ibleo, e la Catena Appenninico-Maghrebide che è un sistema di falde a scaglie tettoniche sud-vergenti. Tra queste si imposta l'Avanfossa, elemento strutturale determinatosi dalla flessione del margine settentrionale dell'Avampaese (placca tettonica africana), spinto al disotto della placca tettonica europea.

Fig. 6 – Schema tettonico strutturale della Sicilia (da Montanari modificato, 1981).

La Piana di Catania ed il Monte Etna rappresentano il differente risultato di una locale fase distensiva che, interessando quest'area dal Pleistocene ai giorni nostri, ha favorito la messa in posto dei magmi provenienti dal mantello profondo (Fig. 6).

L'area in studio mostra la sismicità tipica delle aree vulcaniche attive, con elevata attività sismica risultante dalla sovrapposizione della sismicità superficiale, attribuibile alla risalita di magma, e la sismicità più profonda legata agli stress tettonici regionali. Per brevi periodi di ritorno abbiamo pertanto un range di magnituda piuttosto bassa.

Terreni caratterizzati da coesione bassa o nulla tendono a selezionare le frequenze di oscillazione del suolo verso I valori più bassi dello spettro che, essendo prossimi ai periodi propri delle strutture, possono produrre quei temuti effetti di risonanza che spesso causano il collasso delle strutture stesse. Tali terreni presentano però il vantaggio di assorbire parzialmente le sollecitazioni di taglio che di conseguenza risultano smorzate al piede dell'opera.

Non sono state rinvenute in superficie strutture tettoniche che possano generare locali problemi di interazione con gli edifici.

Tuttavia in questo territorio nel passato è stato interessato da terremoti anche di intensità molto forte. I due eventi più importanti dei secoli scorsi sono considerati, per la città di Catania, il terremoto distruttivo del 1693 e quello, capace di generare danni significativi, del 1818, i quali sono stati scelti come riferimento nel progetto Risk-UE (anno 2004) per i due scenari di livello I e II.

All'evento di livello I si associa la frattura di un segmento importante, lungo 60-70 Km, della faglia Ibleo-Maltese (magnitudo Richter = 7.4), mentre l'evento di livello II è associato ad una rottura di

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faglia relativamente profonda sul fianco N dell'Etna (M = 6.0).

Per l'analisi di tipo probabilistico nello stesso progetto Risk-UE è stata calcolata, con un modello delle Zone Sismogenetiche che governano la sismicità della Sicilia orientale, la pericolosità sismica, intesa come severità dello scuotimento atteso a Catania per un periodo di ritorno di 475 anni, che in campo europeo è il valore di riferimento per l'Eurocodice sismico. Tale scenario probabilistico stima per l'area urbana di Catania valori di accelerazione massima compresi tra 0,15g e 0,25g, coerenti con l'attuale posizione di Catania in zona 2 della classificazione sismica.

La mappa di pericolosità sismica (Fig. 7) elaborata dall'INGV (Ordinanza PCM 28/04/2006 n. 3519, All. 1b), espressa in termini di accelerazione massima del suolo con probabilità di eccedenza del 10% in 50 anni riferita a suoli rigidi, indica per il territorio comunale di Catania valori di pericolosità analoghi, compresi tra 0,2g e 0,225g nella parte urbanizzata del territorio, e 0,225- 0,250g nella parte sud del territorio comunale.

Fig. 7 - INGV - Mappa di pericolosità sismica del territorio nazionale (riferimento: Ordinanza PCM del 28 aprile 2006 n.3519, All.1b) espressa in termini di accelerazione massima del suolo con probabilità di eccedenza del 10% in 50 anni

riferita a suoli rigidi (Vs > 800 m/s; cat.A, punto 3.2.1 del D.M. 14.09.2005) 30 I.

La Regione Sicilia, con la deliberazione n. 408 del 20/03/2003 che recepisce l'Ordinanza PCM 20/03/2003 n. 3274, ha confermato la classificazione sismica in zona 2 del comune di Catania, prescrivendo anche come obbligatorie le verifiche di zona 1 per le strutture strategiche, che nella deliberazione stessa sono elencate per categorie tipologiche in un elenco allegato.

Secondo la classificazione sismica del 2012 il territorio di Catania è da ritenersi in zona sismica 2, sottozona 2A.

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Caratteristiche geotecniche – cenni.

A solo titolo informativo vengono qui riportate informazioni relative ai depositi alluvionali recenti provenienti dallo studio dei terreni della stessa unità in zone limitrofe, valori che dovranno certamente essere validati da indagini in situ per il progetto esecutivo. Tale unità, a comportamento prevalentemente coesivo, è costituita da argille limose e limi argilloso-sabbiosi con livelli sabbiosi e ghiaie poligeniche da sub-angolose a sub-arrotondate. I parametri fisico-meccanici rappresentativi del comportamento litotecnico medio di questa unità possono essere riassunti come segue:

Conclusioni

Dal punto di vista geologico l'area è caratterizzata dalla presenza di estesi depositi alluvionali recenti di carattere prevalentemente argilloso e di spessore variabile e poco potente (circa 10 metri) che poggiano sui termini prevalentemente sabbioso-ghiaiosi plesitocenici (Fig. 8).

Fig. 8 – Unità deposizionali della Piana di Catania (Guastaldi E. et al., 2014).

Nella Zona Industriale di Catania, ove si trova il sito in esame, i depositi alluvionali recenti

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ricoprono in discordanza sabbie e conglomerati che costituirebbero l'acquifero principale, caratterizzate qui da spessori inferiori ai 30÷40 metri (Fig. 9).

Fig. 9 – Sezione Ovest-Est della Piana di Catania (Guastaldi E. et al., 2014).

Sotto il profilo geomorfologico l'area ricade all'interno della piana alluvionale del Fiume Simeto, in un settore sub-pianeggiante e non presenta sotto questo aspetto elementi di rischio, in conformità con quanto riportato negli studi del PAI della Regione Sicilia.

Dal punto di vista idrogeologico l'area di progetto è individuata nel PAI e successivi aggiornamenti come un'area R1, di rischio moderato, nella quale “I danni sociali, economici e al patrimonio ambientale sono marginali”.

Occorre comunque osservare che nella prima stesura del 2006 della carta della pericolosità, e di conseguenza della carta del rischio, i valori di queste stesse aree erano stati inizialmente calcolati rispettivamente P3 ed R2 ma, poiché tale perimetrazione avrebbe limitato fortemente lo sviluppo economico dell'area industriale, è stato ritenuto opportuno provvedere ad una riclassificazione (del solo livello di pericolosità P3), con parziale aggiornamento del P.A.I. Simeto, relativo alla sola area di Pantano d’Arci, in cui è localizzata l’Area di Sviluppo Industriale di Catania, e portando nel caso specifico agli attuali valori P2 e R1.

Come riportato nell'Aggiornamento 2008, l’eliminazione del livello di pericolosità P3 nell’Area di Sviluppo Industriale, tuttavia, non determina il decadere in toto delle previsioni delle Norme di Attuazione.

In questo aggiornamento, infatti, tutte le attività, industriali e non, ricadenti all’interno dell’area precedentemente perimetrata come area a pericolosità P3 dal vigente P.A.I. ed ora classificata come area a pericolosità P2, sono sottoposte all’art. 11, comma 8 e pertanto “Nelle aree a pericolosità P2, P1 e P0, è consentita l’attuazione delle previsioni degli strumenti urbanistici, generali e attuativi, e di settore vigenti, corredati da un adeguato studio idrologico-idraulico, esteso ad un ambito significativo, con il quale si dimostri la compatibilità fra l’intervento ed il livello di pericolosità esistente”.

Andrebbe pertanto tenuta in considerazione “la reale situazione idraulica dell’area di Pantano d’Arci, nella quale esistono problemi di alluvionamento dovuti, principalmente, all'insufficienza idraulica della esistente rete di drenaggio la cui manutenzione non viene effettuata nei tempi e nei modi necessari”.

La declassificazione della pericolosità da P3 a P2 è stata attuata in via transitoria, con il ricalcolo effettuato sulla base di eventi alluvionali con tempi di ritorno (Tr) di 50 anni, nell'attesa di indagini estese anche ai fenomeni con Tr di 100 e 300 anni.

Esclusivamente ai fini della redazione del Piano di Protezione Civile del Comune di Catania (Fig.

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10) redatto nel 2012, le aree alluvionabili hanno mantenuto il livello di pericolosità P3.

Fig. 10 - Stralcio della carta delle aree di esondazione del Piano di Protezione Civile del Comune di Catania con relative aree del grado di pericolosità idraulica (Tav. 14). Si noti come in questo caso sia stata lasciata la fascia di

pericolosità P3.

Infine, l'elevata sismicità dell'area mette in risalto altri fattori di rischio, come la possibilità di effetti di liquefazione della porzione sabbiosa dei terreni di fondazione in caso di scuotimenti violenti.

Nelle carte del PAI le aree di progetto sono escluse della aree di esondazioni legate al potenziale crollo degli invasi di Ancipa e Pozzillo.

Sulla base di quanto fin qui evidenziato, si rimanda ad eventuali ulteriori indagini geognostiche e geotecniche per quanto riguarda approfondimenti relativi alla ricostruzione dettagliata dei corpi geologici e del riconoscimento delle unità litotecniche presenti.

Si ritiene anche opportuno, sulla base delle informazioni fornite con la presente relazione, impiegare soluzioni progettuali che possano al contempo garantire stabilità strutturale, continuità di funzionamento e sicurezza per gli operatori in caso di inondazioni eccezionali, eventualmente integrando gli studi con una approfondita indagine idraulico-idrologica nella fase di realizzazione dell'opera.

Catania lì 24/01/2020

Dott. Geol. Francesco Petralia

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Bibliografia

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