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IL DIO CHE SI È FATTO CARNE

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Academic year: 2022

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ANGE RODRIGUEZ

IL DIO

CHE SI È FATTO CARNE

Una breve storia della salvezza

Queriniana

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Introduzione

Per le grandi religioni monoteiste, l’af- fermazione dell’incarnazione di Dio rientra nell’ambito della bestemmia. Come conce- pire che possano esistere, insieme, l’onnipo- tenza di Dio e ciò che appare come il suo abbassamento? Quando discutete con dei musulmani, essi affermano con buon senso che, se Dio è Dio, non è uomo. Non si può essere allo stesso tempo il creatore e la crea- tura. L’ape non è il miele, la mucca non è il groviera, il calzolaio non è una scarpa! Dio è il totalmente Altro. Dio è l’infinitamente grande. Dio è l’assoluto. Egli è in cielo. Non può essere sulla terra, altrimenti non è più Dio.

L’interrogativo abissale di fronte al miste- ro di un Dio fatto uomo prosegue quando si amplia la domanda così: i contrari possono coesistere in Dio? Essere Onnipotente e, al

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tempo stesso, debole e fragile? Essere infini- tamente grande, e apparire nella carne di un bambino? Essere «il Vivente», e fare l’espe- rienza della morte degli uomini? Tutto ciò è possibile semplicemente perché i Vangeli lo proclamano? Dio può contraddire fino a questo punto il buonsenso della ragione u- mana, semplicemente perché ha voluto che fosse così?

I cristiani sono consapevoli della difficol- tà. Nelle realtà dello stesso ordine, i contrari non possono coesistere; un uomo può essere fisicamente grande o piccolo, ma non fisica- mente grande e piccolo.

Pur comprendendo le loro obiezioni, i cristiani persistono nell’affermare che in Ge- sù Cristo, nato da donna, pienamente uomo, sottoposto alla morte, ha abitato tutta la pie- nezza della divinità; e che egli era «Dio tra noi», l’Emmanuele.

Essi vanno ancora oltre: affermano che questo abbassamento di Dio, per amore ver- so di noi, poveri e piccoli come siamo, rivela ciò che egli è, la sua grandezza, la sua bellez- za, la sua bontà e la sua potenza, più di tutta la magnificenza della creazione del cosmo.

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In breve: Dio non è mai tanto grande come quando, per amore, si fa piccolo.

Per i cristiani, Dio è un bambino. Il Dio dei cristiani è un bambino. Questa procla- mazione di fede è ineludibile. Essa è allo stesso tempo incredibile e meravigliosa.

Essi chiamano l’insieme degli eventi che hanno preceduto e seguito la decisione di Dio di «piantare la sua tenda in mezzo a noi», storia della salvezza dell’umanità.

È una Storia molto grande, ma raccon- tata qui in modo piccolo. È una storia me- ravigliosa e divina, ma si dovrebbe poterla raccontare cominciando così: «C’era una volta...», come tutte le belle storie, come tutte le storie che non stanno né in cielo né in terra.

C’era una volta Dio nella sua eternità, nella sua bontà, nella sua bellezza, nella sua infinitezza, nella sua perfezione e nella sua felicità…

Preso da un sorprendente desiderio di a- vere una moltitudine di figli, Dio si fa bam- bino. Il suo amore lo fa uscire da se stesso per inviarci e donarci il suo Figlio unigenito, primogenito di una moltitudine di fratelli.

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Non sono un teologo di professione. Sono un predicatore che, nel corso della sua vita dedicata all’annuncio del Vangelo di Gesù Cristo, ha finito per cristallizzare le riflessio- ni di quelli che lo hanno preceduto, di quelli con cui ha dialogato, e delle proprie rifles- sioni e meditazioni.

Ho sempre cercato un linguaggio acces- sibile e chiaro per parlare, il più semplice- mente possibile, di questi temi teologici così importanti per la fede, così importanti per comprendere Dio, vitali per capire, come uomini, chi siamo.

I cristiani, i figli del Regno, nutriti alla mensa del Maestro, vogliono sapere, nei li- miti del possibile, in che modo il Verbo «si è fatto carne», e in che modo ha avuto in que- sto mondo un padre, una madre e una fami- glia.

Che cos’è il Regno, di cui parliamo in continuazione, ma che non definiamo mai?

Dov’è?

Perché questo Figlio è stato annientato e consegnato alla morte?

È vero che è sceso là dove ci sono gli uo- mini perduti, che è disceso agli inferi?

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È vero che è tornato dai morti per non morire mai più?

Lo Spirito Santo che egli ci ha donato può fare di noi dei figli di Dio? Mediante quale miracolo?

È vero che un cristiano deve passare un giorno o l’altro dalla croce? E passare anche dalla morte? Che ne sarà del mondo, dopo la fine del mondo?

E noi, divenuti Figli di Dio, salvati e risor- ti, come saremo nella Vita eterna?

Accade che questi temi, e altri ancora, sia- no affrontati in piccoli gruppi, o per caso, nel corso di incontri amichevoli o pastorali.

Allora sento spesso una sorta di rimprovero:

«Perché questi misteri non ci vengono spie- gati?».

Non si dà la stessa risposta a un bambino della scuola primaria, a un diplomato, a un padre o a una madre di famiglia, a un uni- versitario o a un agricoltore. Le spiegazioni dei temi teologici affrontati in questo picco- lo libro saranno insufficienti per gli studen- ti di teologia dell’Università. In compenso, potranno forse illuminare dei fedeli curiosi circa la propria fede, o far intuire a dei mal

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credenti che non è così irragionevole crede- re…

Ho redatto questo testo nel linguaggio parlato. Come avviene per lo scritto, citerò molti autori; come accade per l’orale, forni- rò pochi riferimenti. Non per negligenza, ma per non appesantire l’esposizione con un’e- rudizione ingombrante e tutto sommato inu- tile.

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