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La Copertina d Artista Febbraio 2017

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Academic year: 2022

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La Copertina d’Artista – Febbraio 2017

Raffaello Castellano (104)

Immagini potenti e forze indicibili si agitano dinnanzi ai nostri occhi e ci sgomentano. Un’infinità di percorsi si intrecciano e si aggrovigliano. Un disordine infinito ci lascia interdetti, ma allo stesso tempo ci affascina e ci rapisce. Davanti a noi si aprono orizzonti inesplorati, insospettabili sentieri e nuove frontiere. Ma, come novelli esploratori, come angeli caduti del paradiso, quelli che si addentrano in queste nuove dimensioni perdono i loro riferimenti, le loro coordinate, la ragione, e si trascinano su questa nuova terra come naufraghi, come estranei, come folli ambasciatori di bellezza.

Un caos primigenio, un caleidoscopio di colori, una tagcloud, o meglio una fotocloud, complessa, stordente quasi, ci travolge dalla copertina d’artista di febbraio. Foto, immagini, in qualche caso vere e proprie icone, si susseguono senza soluzione di continuità, senza ordine, senza equilibrio. Il tutto pare essere il risultato di un big bang primordiale che ha scagliato meteore mediatiche, asteroidi sensoriali e pianeti significanti in uno spazio che fino ad un istante prima era un vuoto cosmico.

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L

’ a r t i s t a d i q u

esto numero Vincenzo Mascoli.

Ma se c’è una cosa che l’arte ci ha insegnato (lezione che i nostri lettori hanno appreso fin troppo bene) è che, per quanto criptica, astratta, complessa, intricata, minimalista, ermetica, sovrabbondante essa possa essere, l’arte possiede certamente un suo ordine, un suo equilibrio, una sua identità e un messaggio che in qualche modo vuole raggiungerci.

Ma questa volta il messaggio non pare uno, ma molti; siamo letteralmente sommersi da un’infinità di letture possibili, di possibili interpretazioni, di possibili sensi. Più che un messaggio l’artista pare averci proposto un saggio, un testo, o meglio un vero e proprio manifesto della sua maniera di intendere la contemporaneità, la sua cifra stilistica e la missione sociale stessa dell’arte contemporanea.

Il paragone con il manifesto è quanto mai calzante: l’immagine che al centro vede una bambina che piange, che si dispera, è contornata da un corollario di figurine che sono una vera e propria antologia di autentici “maghi della terra”. Riconosciamo scienziati come Einstein, Tesla ed Edison;

attori come Nicholson, Totò e Villaggio; innovatori geniali come Jobs e Zuckerberg; personaggi storici importanti come Bowie, il Che, Caravaggio; uomini politici come Trump, Putin e Papa Francesco; addirittura mitici personaggi dei cartoni animati come l’Uomo Tigre, Peter Griffin e Homer e Bart Simpson.

Il manifesto rappresenta una vera e propria lista di personaggi notevoli, un compendio di visioni del mondo e, come tutti i manifesti che si rispettano, l’opera “Story” rappresenta pure una precisa dichiarazione d’intenti, una autentica chiamata alle armi.

Ma chi è l’artista che sta dietro alla realizzazione di questo manifesto? Chi è l’artefice di quest’opera che ricorda, e molto, i manifesti strappati di Mimmo Rotella, anche se, là dove il grande artista calabrese operava un’azione di asporto di materiale per rilevare l’essenza delle cose e dei fatti, qui il nostro artista, Vincenzo Mascoli, classe 1982, di Corato, agisce al contrario, accumulando ed addensando significati possibili su un supporto che a stento riesce a contenerli.

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Due maniere assai simili e al contempo estremamente diverse di far emergere la verità dei fatti, l’essenza delle cose, il nocciolo della questione. Due cifre stilistiche separate da oltre 60 anni (i primi decollage di Rotella sono del 1954) e dalla rivoluzione digitale che hanno prodotto i collage di Vincenzo Mascoli, che, nonostante le differenze di tecnica e di stile, pare un figlio illegittimo, un allievo ribelle del grande artista pop calabrese.

Due lauree, una in scenografia e l’altra in pittura, Vincenzo Mascoli comincia ad esporre con regolarità dai primissimi anni del nuovo secolo, in diverse mostre collettive e personali. Da sempre affianca l’attività artistica con quella di scenografo, che lo porta a collaborare con diversi teatri, produzioni e compagnie teatrali. Dal 2012 è Direttore di scena per il Teatro Comunale di Corato.

Ultime mostre:

2012

Public Jubilee, “I volti della notte”, Corato (BA) – Berlino – Londra – Amsterdam – Miami – New York – Milano (in progress);

“Profondamente_Superficiale” evento collaterale: “Andy Warhol. I want to be a machine” Castello Aragonese Otranto;

“Framment_Azione”, Laterza (TA) Palazzo Marchesale.

2013

“Sequenze di Racconto”, 83 Pitti Uomo Immagine Firenze;

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“Gutai”, San Francisco Art Istitute;

“Metafisica a Sud”, evento collaterale a De Chirico Castello Aragonese Otranto;

“Ètuttoungioco”, pinacoteca Civica Miani Perotti Cassano;

2014

Artèpop galleria La Bottega dell’Arte Ostuni;

“At Full Blast!”, Acquaviva Bari;

“Aniconica”, Galleria Babylon Roma;

“Stone”, Masseria Torre di Nebbia;

“Artisti in Luce”, Nuovo Padiglione Fiera del Levante Bari;

“Faces Contemporary”, Museo Storico Mosca – V Edizione del Festival dell’Arte Italiana Suggestione di Puglia a Mosca;

2015

“+ x il Nepal”, Teatro Margherita Bari, Fable Miami galleria Opera d’arte;

Anima|le Arte Fiera Padova;

2016

“Come Moscarda in Maschera”, Comune di Putignano evento collaterale Carnevale di Putignano.

Per informazioni e per contattare l’artistaVincenzo Mascoli:

www.vincenzomascoli.it

vincenzomascoli@hotmail.it

Ricordiamo ai nostri lettori ed agli artisti interessati che è possibile candidarsi

alla selezione della seconda edizione di questa interessante iniziativa scrivendo

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alla nostra redazione: redazione@smarknews.it

La Copertina d’Artista – Dicembre 2016

Raffaello Castellano (104)

Una donna androgina, ma estremamente sensuale ci osserva dalla Copertina d’Artista di questo numero del nostro magazine. È una strana figura di donna, ricorda, e molto, le prostitute dalla bellezza cruda e livida dipinte da Egon Schiele. Ravvisiamo la stessa poetica: donne intense, altere, sicure di sé, ritratti connotati da una profonda indagine psicologica, un nudo asciutto e quasi tagliente.

Dappertutto aleggia un erotismo che pare sotteso, appena accennato, bisbigliato quasi, eppure potente e travolgente nei suoi effetti. Non usciamo indenni dall’incontro con questa donna, il suo guardarci, che pare diretto, in realtà ci attraversa, ci perfora; siamo attratti, avvinti e sedotti da questa figura ed allo stesso tempo anche intimoriti da tanto crudo candore, da tanta spudorata carnalità.

Ma quando ci riprendiamo dal primo incontro, così come avviene anche negli incontri della vita vera, ed osserviamo più attentamente l’oggetto del nostro desiderio, pian-piano cogliamo altri particolari.

Uno fra tutti scopriamo che sul petto di questa donna, proprio quando comincia la curva del seno, si trova un cuore palpitante. Questo particolare che dovrebbe conturbarci ancora di più,ed assestarci il definitivo colpo di grazia, in realtà calma i nostri bollori e le nostre intemperanze riconciliandoci con questa donna, questo incontro e noi stessi.

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D a y d r e a m i n g

Questa donna, Andrea è il suo nome, dalla sessualità disinibita, ma mai urlata, elegante, signorile, cattura il nostro interesse e noi non possiamo fare altro che guardarla sperando che, prima o poi si accorga di noi, e ci venga incontro. Opera quanto mai indovinata per il tema di questo mese del nostro magazine che, come d’abitudine è “Simply the Best”. Andrea, passionale e altera allo stesso tempo, coglie appieno lo spirito del tempo e la voglia di riscatto di tutte quelle donne che, nonostante ingiustizie sociali, religiose e femminicidi, non smettono mai di ammaliare, sedurre e amare questi esseri imperfetti chiamati uomini.

Non sappiamo, e come potremmo, quali sentimenti, quali ossessioni e quali inquietudini abbiano accompagnato l’artista Domenico Ruccia mentre realizzava quest’opera, anzi mentre plasmava sulla carta questa donna dal nome “Andrea”, l’unica cosa che possiamo fare è ringraziarlo per questa sorta di “dissonanza armonica”, questa tensione erotica esistenziale, che riesce ad infondere nelle sue opere, che smettono di essere solo belle per diventare esercizi di critica sociale.

Domenico Ruccia (classe 1986), nato a Terlizzi (BA), ha studiato pittura presso l’Accademia di Belle Arti di Bari.

Nel 2016 svolge un periodo di studi all’estero in Croazia, presso l’Accademia di Belle Arti di Zagabria, dove l’incontro con la docente di Belle Arti, Ksenija Turčić, lo sprona a sperimentare registri, tecniche e stili diversi.

La sua ricerca, partita dal figurativo, vive e attraversa, nell’ultimo periodo, fasi di profonda sperimentazione. Il suo soggetto preferito è la natura umana e le sue molteplici sfaccettature, della quale esplora fisicità, sentimenti, paure e ambizioni, così come sono percepite ed amplificate nel nostro tempo.

Lavora come artista visuale ed illustratore, partecipando a diverse mostre ed eventi culturali in

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Italia ed all’estero; quest’anno le sue illustrazioni sono state esposte alla Brick Lane Gallery di Londra.

Mostre recenti:

2016

“La pittura, ovunque”, Mostra di arte contemporanea dell’Accademia di belle arti di Bari, Convento di Santa Chiara, Mola di Bari (Bari);

P i n o c c h i o

“Works on paper”, Mostra di arte contemporanea, Brick Lane Gallery, Londra (Regno Unito);

“Esibizione annuale studentesca”, Mostra di arte contemporanea, Accademia di belle arti, Zagabria (Croazia);

2015

“Distorsioni Visive”, Mostra di arte contemporanea, Palazzo de Mari, Acquaviva delle Fonti (Bari);

“Saperi & Sapori”, Mostra di arte contemporanea, Castello baronale di Valenzano (Bari);

2014

“Saperi & Sapori”, Mostra di arte contemporanea, Castello baronale di Valenzano (Bari).

Per informazioni e per contattare l’artista Domenico Ruccia:

domenicoruccia.com/it/

mail@domenicoruccia.com

Ricordiamo ai nostri lettori ed agli artisti interessati che è possibile candidarsi

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alla selezione della seconda edizione di questa interessante iniziativa scrivendo alla nostra redazione: redazione@smarknews.it

Editoriale Dicembre 2016 – Raffaello Castellano

Raffaello Castellano (104)

Di cosa parliamo quando parliamo del tempo?

Non quello atmosferico, ma di quello che passa, del tempo che scorre, insomma.

La fine dell’anno è il momento in cui tutti noi facciamo bilanci e fissiamo propositi, programmi ed obbiettivi.

Non si sa perché, e non vi è neanche una qualche base scientifica che giustifichi il fatto che tutti noi, con l’anno che volge al termine e il nuovo che sta per cominciare, sentiamo le necessità, ma meglio sarebbe dire l’urgenza, di fare programmi per il futuro.

Se ci pensiamo bene, in effetti, qualunque momento dell’anno andrebbe bene per dare una qualche svolta alla propria vita, sia essa quella professionale, sentimentale o sociale.

Il tempo, o meglio lo scorrere del tempo, è una cosa strana: tutti gli esseri viventi vi si attengono, dagli invertebrati più piccoli e semplici ai mammiferi più evoluti e complessi, uomo compreso;

eppure Albert Einstein ci ha insegnato che il tempo è relativo, seppure solo a livello subatomico ed a velocità prossime a quelle della luce; senza parlare delle scoperte della fisica quantistica, che scombinano completamente le nostre idee sul “tempo”.

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Ma tant’è che giunti alla sera del 31 dicembre di ogni anno, tutti noi, chi più chi meno, siamo lì a rimuginare su una lista di cose da fare nell’anno che sta per cominciare. Eccoci lì, a poche ore dalla fine del’anno, a fare i conti con una sorta di “vertigine della lista”, per parafrasare un recente libro del grandissimo Umberto Eco, che ha molto a che vedere con la mania tutta umana di classificare tutto, ivi compresi gli impegni futuri.

Anche chi scrive non è esente da questo impegno annuale a cui tutti ci sottoponiamo, seppure da qualche anno, pochi per la verità, l’urgenza della lista stia pian piano affievolendosi.

Non so a cosa imputare questa disaffezione verso i programmi per l’anno nuovo: non credo sia l’età, alla fine ho solo 43 anni, credo che sia piuttosto che col tempo sto imparando una delle lezioni più importanti che la vita ha da insegnarci, ossia che spesso e volentieri tutte le cose più belle che ci accadono, che ci capitano, che ci succedono, passano senza che noi ce ne accorgiamo, perché siamo tutti presi a organizzarci il futuro, e di fatto ci perdiamo il presente.

Quindi quale augurio mi sento di dare ai nostri affezionati lettori? Un augurio che sia anche una vera e propria dichiarazione di intenti?

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Ne voglio fare due, e per entrambi chiederò in prestito le parole e la saggezza di due grandi del passato.

Come primo augurio non abbiate paura di fallire, di sbagliare, di cadere; come dice Oscar Wilde:

“Esperienza è il nome che diamo ai nostri errori”, quindi coraggio e sbagliate pure, perché voi non ve ne potete accorgere, ma fra gli errori che commettete ci sono pure i successi ed i traguardi che conseguite.

Il secondo augurio che vi faccio si ricollega all’ultima parte del mio editoriale: non siate troppo orientati e assetati di futuro, perché, mentre vi sforzate di cambiare le cose, le cose intorno a voi cambiano comunque, dato che, come disse Lucio Anneo Seneca: “Si volge, infatti, ad attendere il futuro solo chi non sa vivere il presente.”

Buon anno a tutti!

Raffaello Castellano

La Copertina d’Artista – Novembre 2016

Raffaello Castellano (104)

L a C o p e r t i n a d

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Artista di Novembre 2016, “Il Natale che verrà”, Olio su Tavola, 42X30cm, realizzata da Antonia Bufi.

Un Babbo Natale in boxer e canottiera scorre con il dito sul tablet, ha un’aria dimessa, la sua postura ci infonde un misto di trascuratezza e rassegnazione, per di più sia il suo volto che i suoi piedi sono appena abbozzati, sembra che debbano dissolversi da un momento all’altro. È un’immagine strana quella che fa capolino dalla Copertina d’Artista di questo “Natale che verrà”;

sembra che l’artista abbia preso alla lettera il suggerimento del titolo (ed infatti anche l’opera ha lo stesso nome) ed abbia rappresentato un Natale che, benché fortemente connotato dall’ironia, ci trasmette comunque una sensazione di precarietà.

Ma a ben vedere non è precarietà la parola giusta per definire questo Babbo Natale 2.0, che, stravaccato su un divano evanescente e dall’abbigliamento sciatto, evidentemente si è ridotto, come tutti noi comuni mortali, non solo agli ultimi giorni per fare gli acquisti dei regali di Natale, ma per di più si sta affidando ai siti di vendite on-line.

Ma, come spesso accade nell’arte, in quest’immagine c’è molto di più di quello che appare in superficie: io credo che l’artista abbia voluto recapitarci una cartolina di Auguri che è allo stesso tempo ironica, attuale e politica.

Ironica, perché in fondo cosa c’è di più dissacrante di un Babbo Natale che sceglie ed acquista i regali su di un sito di e-commerce?

Attuale, perché in quel Babbo Natale è espressa la condizione di tutti noi cittadini virtuali, padroni , come nessun’altra generazione prima della nostra, di tecnologia, strumenti, media, possibilità e libertà comunicative, ma quasi totalmente privi di contenuti, di intenzionalità e di cose da dire.

L

’ a r t i s t a d i q u

esto mese Antonia Bufi.

Politica, perché il viso, i piedi, il divano, il mondo stesso del Babbo Natale, proprio come il nostro , si

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stanno dissolvendo, si stanno disgregando e stanno diventando liquidi, come direbbe il sociologo Zygmunt Bauman.

Ma chi è l’artista che ci ha spedito questa cartolina di Auguri dai significati stratificati e multiformi?

Lei è Antonia Bufi, classe 1983, nata a Terlizzi ma residente a Molfetta, che, dopo un diploma in ragioneria e dopo aver frequentato per due anni la Facoltà di Scienze Politiche di Bari, sente l’esigenza di mollare tutto e iscriversi all’Accademia di Belle Arti, sempre della stessa città, dove si laurea con il massimo dei voti in Decorazione, Arti Visive e Discipline dello spettacolo.

Artista eclettica, sperimenta nel corso degli anni diverse tecniche, passando con disinvoltura dalla grafica alla pittura, dalla fotografia alla performance. Nel 2007 apre l’Atelier arti visive di Bufi Antonia (iscritta all’Albo artigiani), la sua isola felice dove dare libero sfogo alle sue intuizioni e provocazioni artistiche. Molto impegnata anche sul versante didattico e sociale dell’arte contemporanea, Antonia Bufi tiene laboratori artistici presso scuole pubbliche e private ed insegna tecniche pittoriche presso l’Università della terza età di Bisceglie.

Nel 2013 collabora per la realizzazione del calendario 2014 con l’azienda Agricola Del Sole, Gruppo Casillo di Corato, leader mondiale per la produzione di prodotti agricoli.

I n f i n i t e S p a c e

, life8,olio su legno, 150x150cm, 2014:

Ultime mostre:

2016

“Paradise”, Momart Gallery, Matera;

“Gran shopping festival dell’arte” evento curato da Antonia Bufi, rivolto agli istituti d’arte della Puglia (con intervento degli artisti Dario Agrimi, Pierluca Cetera, Ezia Mitolo) Centro Commerciale Mongolfiera, Molfetta (BA);

“Paradise” Galleria Blu org, Bari;

Progetto fotografico “ALL IS FULL OF LOVE” selezionato per Fotografia Europea Circuito Off;

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“Il pendio Corato” vince il 5° premio con l’opera serie “Infinite space_summertime”, Corato (BA);

“Sovereto in luce”, Sovereto jazz festival, Sovereto, Terlizzi (BA);

“Kunst unterfor kunsten mail art + beat art”, The University of Agder Faculty of Art Degree Shows, Norvegia;

“Artisti in luce” per Synphonya, Fiera del Levante, Bari;

“Olio d’artista”, Ex Convento delle Clarisse, Copertino, Lecce;

“San Cataldo”, Spazio Giovani, Bari;

“Olio d’artista”, Palazzo delle Stelline, Milano;

“Orizzonti” (personale), Atelier Bufi Antonia, Molfetta (BA);

“Skin, visible white photo prize”, collettiva Premio Celeste;

I n f i n t e S p a c e ,

please wait4, olio su legno, 50x50cm, 2013.

2015

“The light of my life”, Bitonto (BA);

“Artisti in luce” Pinacoteca Comunale, Terlizzi (BA);

Selezionata open call Spine Temporary Small Press Bookstore, Bari;

“Mirabilia”, Palazzo Beltrani, Trani;

“Olio d’artista”, Stecca 3, Milano;

“L’arte si mette in mostra”, curata da Antonia Bufi, Centro Commerciale Mongolfiera, Molfetta (BA);

2014

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“I low art”, Art Core Gallery, Bari;

“Selfie”, Galleria Clitorosso, Corato (BA);

“Il pendio” vince il 4° premio, Corato (BA).

Per informazioni e per contattare l’artista Antonia Bufi:

antoniabufi.blogspot.it/

la.nella@hotmail.it

Ricordiamo ai nostri lettori ed agli artisti interessati che è possibile candidarsi alla selezione della seconda edizione di questa interessante iniziativa scrivendo alla nostra redazione: redazione@smarknews.it

La Copertina d’Artista – Ottobre 2016

Raffaello Castellano (104)

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Un manifesto, un telegramma, una vera e propria icona fa da copertina al nostro 30esimo numero di Smart Marketing. Il messaggio è chiaro, quasi cristallino, nella sua immediatezza, come solo un’opera pop sa essere.

Vediamo nella metà superiore tre leader politici che il martellamento mediatico ha reso ormai familiari: da destra riconosciamo un iroso Donald Trump, al centro una decisa Angela Merkel e, a sinistra, un’accigliata Hillary Clinton. I due candidati alla presidenza americana stanno litigando e la Merkel pare quasi in posa per uno spot elettorale, ma è la metà inferiore dell’opera a colpirci ancora di più.

Vediamo tre bidoni metallici che nella forma ricordano la Campbell Soup di Andy Warhol e nei colori di sfondo il pacchetto di sigarette della Marlboro; ma è quello disegnato sopra ai fusti che è infinitamente più interessante, il volto, anzi meglio, la testa di una ragazza dall’espressione terrorizzata, ed insieme rassegnata, ci osserva mentre un rivolo nero, non di sangue, ma di un altro liquido, gli scorre sulla guancia. Sul bidone centrale, una grossa iscrizione ci chiarisce ancor meglio la natura del liquido e il messaggio generale dell’opera: “Oil & Money no Humanity”.

M i g u e l G o m e z , l

’artista di questo numero di Smart Marketing.

L’opera ci attrae e ci respinge nello stesso tempo, il suo messaggio ci arriva in faccia, forte e sonoro,

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come uno schiaffo; tutto in quest’opera è collocato per crearci un senso di disagio, di nervosismo, quasi di rabbia. Proviamo disagio davanti alla rabbia dei due contendenti alla presidenza americana:

essi litigano, ma i loro toni esacerbati, le loro urla sono quasi udibili. Proviamo nervosismo davanti al dito puntato della Merkel, che pare scimmiottare i manifesti di propaganda statunitensi per il reclutamento dello Zio Sam. Ora come allora, veniamo chiamati al sacrificio, al dovere di stato, all’abnegazione per un alto e non ben definito ideale europeo. Proviamo rabbia e disagio per quella donna raffigurata sui bidoni di petrolio, anzi, per la sua testa che pare tagliata sul patibolo degli interessi internazionali. Soprattutto una cosa ci procura disagio: quel rivolo di sangue/petrolio che le cola dalla bocca, sappiamo che sgocciolando sul pavimento si sta addensando in una pozza, è come un torrente in piena, melmoso e putrescente, ci travolgerà con il suoi flutti. La donna pare osservarci, anzi, il suo sguardo suona come una condanna, perché in un mondo di consumatori compulsivi, come noi siamo, nessuno di noi, è esente da colpe e responsabilità.

A b b a n d o n o , a c r

ilico su tela.

Una dichiarazione d’intenti, un manifesto artistico/politico, delle intenzioni e delle passioni che si agitano nel cuore e nell’animo dell’artista Miguel Gomez, al secolo Michele Loiacono, classe 1962, che fin da piccolissimo, ha la fortuna di frequentare gli atelier di Pablo Picasso, Bernard Buffet e Salvador Dalì. Frequenta il Liceo artistico di Bari e dopo un pellegrinaggio artistico per le strade d’Europa, rientra in patria e frequenta l’Accademia di Torino. Sulla scena artistica dal 1978, quando a Bari vince il premio per L’artista più giovane d’Italia, Miguel Gomez sperimenta tecniche e materiali diversi, come l’incisione che lo porterà, dal 1987 al 1994, a collaborare con artisti quali Emilio Greco, Aligi Sassu, Renzo Vespignani ed Enrico Baj.

Dal 1994 si dedica alla ricerca di nuove espressioni artistiche e dal 2009, oltre che con la pittura, Miguel Gomez si esprime attraverso la body art, la performance art, la video art e le installazioni.

Nel 2013 inizia la collaborazione, producendo un video art e performance, con l’artista Vincenzo Lo Sasso (artista che ha fatto parte della factory di Andy Warhol), partecipando con il video art “The creature of birth and sorrow”, alla mostra “I fiori dell’aglio”. Sempre nel 2013 collabora, con una sua performance di body art, alla mostra antologica del M° William Tode, ultimo artista vivente del gruppo dei neorealisti ed ex direttore dell’Ufficio Studi del museo degli Uffizi di Firenze. Curatore di

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eventi internazionali quali Women in…Art, Xchange, attualmente è art director per le arti visive e performative di Artoteca Vallisa, Santa Teresa dei Maschi-Bari, art director di Notti Sacre d’Arte, presidente dell’A.P.S Federico II Eventi e direttore artistico di Bibart, Biennale Internazionale d’Arte di Bari città Metropolitana.

M a t e r e t F i l i u s

, acrilico su tela.

Dal 1978 ad oggi ha esposto in oltre 70 mostre in Australia, USA, Grecia, Francia, Inghilterra, Germania, Olanda, Croazia ed Italia.

Ultime mostre:

2016

Personale “Mater et Filius”, Palazzo Vescovile di Lucera (FG);

Personale di pittura “Women’s”, Calleria Ce.Ma.Ci, Matera;

2015

Videoart “La Creazione”, Cattedrale di Barletta;

Videoart “La Creazione”, Duomo di Cerignola, Cattedrale di Troia, Cattedrale di San Sabino Bari;

Videoart “Tango del amor sin palabras”, Buje-Croazia;

Video art “Neiala”, Polo Museale di Ascoli Satriano (FG);

Arte Notte video art “Women”, Piazza San Rocco Cerignola;

Performance su “Homo homini virus”, con Antonio Bilo Canella, Daniele Casolinio e Ilaria Palomba, per il compleanno di Nero Gallery presso il Brancaleone, Roma;

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Personale “Women’s”, Club Mad;

C i n t y a , a c r i l i

co su tela.

Video Art “Poema della Croce”, per concerto della Polifonica Biagio Grimaldi sulle musiche della

“Via Crucis” di Franz Liszt;

Performance “Verrà la morte e avrà i tuoi occhi” con Ilaria Paolmba, Daniele Casolino, Closer Roma;

2014

Performance ‘Io sono un’opera d’arte’ con Ilaria Paolmba, Art Gallery under the road Bari;

Personale ‘Madonne’, Chiesa di Santa Teresa dei Maschi Bari;

Personale ‘Madonne’, Cattedrale San Pietro Apostolo Cerignola (FG);

Personale ‘Madonne’, polo museale Ascoli Satriano (FG);

Personale ‘Women’s’, Home Gallery ‘Find me’, Policoro (MT);

“Pollination London Biennale” Londra (GB).

Per informazioni e per contattare l’artista Miguel Gomez: miguelgomez.paint@gmail.com

Ricordiamo ai nostri lettori ed agli artisti interessati che è possibile candidarsi

alla selezione della seconda edizione di questa interessante iniziativa scrivendo

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alla nostra redazione: redazione@smarknews.it

La Copertina d’Artista – Settembre 2016

Raffaello Castellano (104)

“ P a n g e a

” ( p a s t

elli ad olio su carta cotone, 2016) è la Copertina d’Artista di questo mese, realizzata da Lisa Cutrino (classe 1995) , la più giovane artista invitata dal nostro magazine.

Una villetta unifamiliare si staglia su un fondale dai colori lividi e plumbei. L’abitazione è all’americana, due piani, il tetto spiovente ed un porticato fanno bella mostra di sé. Ma non è questo che ci colpisce della copertina d’artista di questo settembre 2016, bensì è una frattura che attraversa la casa e quasi la tela stessa, come se si trattasse di un taglio alla Fontana.

La casa è ritorta e crollata su se stessa e sembra un monumento ai caduti dell’ultimo devastante terremoto che ha colpito i comuni di Accumoli, Amatrice e Arquata del Tronto il 24 agosto 2016.

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Ma, nonostante sia la frattura la cosa che più ci colpisce di questa opera, l’immagine pare non essere solo questo, c’è qualcos’altro, ma non è immediatamente visibile; dobbiamo in un certo senso cercarlo, un po’ come quei fotogrammi fantasma (così sono chiamati in gergo) inseriti a mo’ di scherzo o esperimento nei vecchi film, che comparendo per meno di 1/24 di secondo e benché non raggiungano la soglia della consapevolezza, sono comunque percepiti dai nostri sensi e dal nostro subconscio. Durate gli anni ’50 del secolo scorso, come ci ricorda lo studioso Vance Packard nel suo famoso saggio “I Persuasori Occulti”, furono condotti diversi esperimenti con questi fotogrammi fantasma e con le percezioni subliminali che innescavano.

Ma qual è l’elemento fantasma in quest’opera?

L i s a C u t r i n o .

In basso, a destra della stessa, vediamo due sdraio da mare, una rossa ed una a strisce verdi e gialle, che sono poste davanti alla casa diroccata, quasi si trattasse di uno schermo cinematografico o del palco di un teatro. Entrambe le sdraio sono vuote, ma paiono essere state liberate da poco dai loro rispettivi spettatori, e forse l’artista vuole ricordarci che nella società mass-mediatica ed iper- connessa di oggi tutto, anche la tragedia di un cataclisma naturale, diviene pretesto e materia da spettacolo, o peggio da evento mediatico. Non importa quante case siano crollate, quante persone siano morte, quanti siano i feriti: l’evento “Terremoto del centr’Italia” è stato promosso dalla associazione Abusivi d’Italia, patrocinato dall’Unione dei Condoni Edilizi Italiani ed è stato trasmesso a reti unificate RAI-Mediaset, comodamente a casa vostra, sul vostro divano, o meglio sulla vostra sdraio in giardino.

Ma, dopo aver colto questo messaggio nascosto, questa provocazione, subito altre due domande ci assalgono. La prima è: ma chi sarà mai l’artista che ha realizzato questa interessante immagine dai profondi risvolti politici? La risposta è: Lisa Cutrino (classe 1995), sì, avete letto bene, che con i suoi 21 anni rappresenta la più giovane artista invitata a collaborare con il nostro magazine. Nata a Lecce, la Cutrino, vive, lavora e studia (presso l’Accademia di belle Arti) a Bari. Un talento puro e cristallino, una immaginazione feroce e radicale ha permesso a questa giovanissima artista di presentarci la banalità dello spettacolo, potremmo dire parafrasando l’opera letteraria più famosa di Hannah Arendt, insomma una ragazza con le idee chiare, la mano ispirata, l’occhio lungo, ben consapevole dei problemi e delle complessità del mondo contemporaneo, molto più di tanti adulti

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che continuano a chiamare ed etichettare la generazione dei ventenni con epiteti di vario genere.

D a l l a s e r i e ,

Degrado Urbano. acrilico e smalto su tela di cotone 50×50, 2015/2016.

Ma non c’è solo questo, la seconda domanda che ci assale è: come si chiama l’opera e che cosa c’entra con il tema di settembre di Smart Marketing, che i nostri lettori sanno essere ormai da tre anni sempre lo stesso, “#ripartitalia – Idee per far ripartire il Paese”?

Mi permetto una personale interpretazione: io credo che Lisa Cutrino, oltre che di arte, sia appassionata di storia, perché noi Italiani diamo il meglio di noi sempre dopo una tragedia; pensate al boom economico dopo la Seconda Guerra Mondiale, all’alluvione a Firenze ed alla mobilitazione sociale per salvare i libri e le opere d’arte, o, in tempi più recenti, al terremoto all’Aquila del 2009, che raccolse grandi slanci di solidarietà. La Cutrino, allora, pare dirci che solo la tragedia può smuovere le nostre coscienze intorpidite, solo la catastrofe può spingerci alla solidarietà, solo il disastro ci può trasformare da semplici spettatori in attori del nostro destino.

Il titolo dell’opera, “Pangea”, ci chiarisce anche il nostro dubbio più recondito, fa appello infatti ad una necessità: dobbiamo ritrovare la nostra unità, il nostro centro, tornare uniti, come il continente primordiale prima della spaccatura. Quindi la spaccatura continentale, come la frattura sulla casa della Cutrino, sono in fondo un messaggio positivo, e in linea con lo spirito del nostro magazine, perché, come già cantava il grande Leonard Cohen: “C’è una crepa in ogni cosa ed è da lì che entra la luce.”

M P L O S I O N

(22)

E

, pastelli ad olio su carta 130x90cm, 2016.

Ultime mostre 2016

INGORDIGIA, presso la galleria Momart di Matera, in occasione di Paradise (il giardino delle torri).

Finalista del Premio Celeste 2016 (sezione super-young) con l’opera IMPLOSIONE (selezionata da Ellen Blumenstein, direttrice del KW Institute for Contemporary Art, Berlino). Premiazione e mostra delle opere finaliste al Bargehouse presso l’OXO Tower Wharf, Londra.

FINCHÉ MORTE NON CI SEPARI, presso la galleria dell’accademia di Belle Arti di Bari, Mola di Bari, in occasione della mostra evento El signo de la Pasiòn.

INGORDIGIA, presso la galleria Bluorg di Bari, in occasione di Paradise (il giardino delle torri).

FINCHÉ MORTE NON CI SEPARI, presso la sala mostre della facoltà di Belle Arti dell’università Complutense in Madrid, in occasione della mostra evento El signo de la Pasiòn.

L’AMICO IMMAGINARIO, presso la Chiesa della Disciplina Verolanuova (BS), in occasione del concorso Premio Nocivelli (associazione culturale Techne), opera finalista.

Vincitrice secondo premio acquisto con l’opera DA LI’ A DOVE, presso il Pendio Corato (BA), concorso di arte contemporanea.

Esposizione opera RIFUGIO –TRINCEA, presso il Chiostro del Monastero della SS. Trinità di Serina (BG), in occasione del concorso Palma il Vecchio, opera finalista.

I N C E N D I O , p

astelli ad olio su carta, 47x60cm, 2016.

SOUVENIR, presso l’ex convento di Santa Chiara, Mola di Bari (BA), in occasione del premio di pittura Antonio Laforgia.

ARCHEO MODERNITAS, esposizione del trittico L’AMICO IMMAGINARIO presso il Palazzo dell’Ateneo, Bari.

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IN BILICO, presso il castello ducale di Ceglie Messapica, in occasione del premio Emilio Notte.

DEGRADO URBANO, presso Spazio Murat Bari, in occasione dell’evento organizzato dalla Fondazione Nikolaos, NikolArt.

DEGRADO URBANO, presso il Teatro Furio Camillo di Roma, in occasione del Festival Teatrale Labirinto.

2015

SACRO, presso: EX VOTO – Il mondo di San Nicola, presso Teatro Margherita (BA).

CONCORSI e PREMI 2016

Finalista Premio Celeste 2016;

Finalista Premio Nocivelli;

Vincitrice secondo premio presso concorso il Pendio Corato;

Finalista concorso Palma il Vecchio con l’opera RIFUGIO-TRINCEA;

Vincitrice primo premio concorso Antonio Laforgia con l’opera SOUVENIR;

S o u v e n i r ,

smalto, acrilico e pastelli su tela di cotone, 80x130cm, 2016.

Vincitrice primo premio concorso Emilio Notte con l’opera IN BILICO;

Finalista Concorso per le Arti “Minotauro” Roma.

WORKSHOP 2015

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“Il processo creativo e le varie tecniche alternative di realizzazione di un’opera d’arte contemporanea” condotto dall’artista Dario Agrimi:.

2015

Con Gaia Valentino (galleria Bluorg Bari): su pratiche curatoriali.

Per informazioni e per contattare l’artista Lisa Cutrino: lisacutrino@libero.it o visitare il suo sito web: http://lisacutrino.wix.com/lisacutrino

Ricordiamo ai nostri lettori ed agli artisti interessati che è possibile candidarsi alla selezione della seconda edizione di questa interessante iniziativa scrivendo alla nostra redazione: redazione@smarknews.it

Editoriale Settembre 2016 – Raffaello Castellano

Raffaello Castellano (104)

“Andai nei boschi perché desideravo vivere con saggezza, per affrontare solo i fatti essenziali della vita, e per vedere se non fossi capace di imparare quanto essa aveva da insegnarmi, e per non scoprire, in punto di morte, che non ero vissuto.”

Questo è uno dei passi più celebri del libro “Walden, ovvero La vita nei boschi”, il resoconto che il grande filosofo, poeta e scrittore statunitense Henry David Thoreau scrisse durante il suo soggiorno di 2 anni, 2 mesi e 2 giorni, passato a contatto con la natura, fra il 1845 ed il 1847, in una capanna, da lui stesso costruita, sulle sponde del lago Walden (Walden Pond), che si trova

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vicino alla cittadina di Concord, nel Massachusetts.

Il suo obbiettivo era appunto quello di re-imparare a vivere, sperimentare il contatto con la natura, verificare se da uomo civilizzato dell’‘800 potesse cavarsela senza alcuna comodità moderna, senza cibo, se non quello che si procacciava, senza acqua, se non quella che riusciva a raccogliere, facendo affidamento, solo ed esclusivamente, sulla sua voglia di vivere e sulle sue capacità di sopravvivenza.

H e n r y D a v i d T h o

reau, (Concord, 12 luglio 1817 – Concord, 6 maggio 1862), è stato un f i l o s o f o , s c r i t t o r e e p o e t a statunitense.

In questi ultimi giorni di settembre, con l’estate ormai alle porte e l’autunno ufficialmente partito, mi è capitato di ripensare proprio a questo libro e a Thoreau e mi sono chiesto: come è possibile che un uomo civilizzato, vissuto fra la prima e la seconda rivoluzione industriale, decida di fare un esperimento come questo, rinunciando a tutto quello che il progresso gli aveva fornito e contando solo su se stesso? Quale coraggio aveva avuto per affrontare questo salto nel buio? Quali erano le sue profonde ed incrollabili motivazioni? Ed infine, cosa ha da insegnare all’uomo, liquido ed ipertecnologico, moderno?

Cosa faremmo noi contemporanei se dovessimo vivere un periodo così lungo senza computer, tv al plasma, internet, smartphone, etc.? Saremmo completamente nudi ed inermi di fronte alla natura;

dovremmo procacciarci o raccogliere il cibo riconoscendo quello commestibile da quello velenoso o pericoloso; dovremmo costruirci un riparo per affrontare la notte e le intemperie; dovremmo procurarci l’acqua cercando una fonte o un corso d’acqua e filtrare la stessa per evitare problemi di dissenteria o intossicazioni.

Come potremmo esserne capaci, abituati come siamo alla comodità ed alla tecnologia? Come potremmo reggere questo scontro con la realtà, quella “vera”, “prosaica”, “tangibile”, assuefatti come siamo alle nostre vite sintetiche, digitali, virtuali?

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È giusto dell’anno scorso l’allarme lanciato dai Medici Chiropratici americani, secondo i quali negli ultimi tre anni si è registrata una crescita esponenziale della s i n d r o m e T e x t N e c k, causata dal guardare il d i s p l a y d e l t a b l e t o telefonino continuamente e per un lungo periodo di

tempo in posizioni scorrette, che causerebbe problemi anche gravi, come infiammazioni al collo e cervicale cronica. La Text Neck, come altre patologie legate all’uso prolungato di dispositivi mobili, è in aumento, e i dati sono direttamente proporzionali alle ore che dedichiamo a guardare i vari display della nostra vita, ore che sono più che raddoppiate negli ultimi anni. Ad esempio, oggi due italiani su 10 (19%) adoperano lo smartphone per circa 6 ore al giorno, percentuale che sale al 42%

tra i più giovani, mentre il 21% si attesta sulle 4 ore.

Quindi la tecnologia, che doveva renderci più liberi,più intelligenti e più capaci, in realtà ci sta rendendo schiavi, malati e, sicuramente, incapaci di sopravvivere a contatto con la natura.

Allora ecco perché Thoreau, ecco perché “Walden, ovvero La vita nei boschi”! Il mio proposito per questo settembre 2016, il mio suggerimento, la mia ripartenza, comincia proprio da queste mie ultime considerazioni: dobbiamo vivere di più, dobbiamo vivere più intensamente, dobbiamo distinguere i vari piani della realtà, quello virtuale da quello materiale, quello digitale da quello analogico. Dobbiamo convincerci che, per quanto seducenti ed ammalianti possano sembrare la nostre vite virtuali, i nostri avatar, i nostri profili social, il mondo, quello vero, è ancora quello che avviene e che sperimentiamo al di fuori della cornice angusta dei nostri smartphone.

Il mio proposito, quindi, e lo dico da direttore di un mensile on line, è quello di diventare un utilizzatore consapevole della tecnologia, voglio essere io ad utilizzare i miei device e non ad essere usato da essi.

Tenendo sempre a mente le parole di Thoreau:

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“Le cose non cambiano; noi cambiamo.”

Raffaello Castellano

La Copertina d’Artista – Agosto 2016

Raffaello Castellano (104)

L a c o p e r t i n a d i

a g o s t o c o n l ’ o p e r a “ I l chiaroveggente” dell’artista Pierluca Cetera.

Un uomo con una t-shirt nera ed il volto dai tratti lievemente deformati ci osserva con lo sguardo sbilenco; su di lui, all’altezza del torace, di traverso, quasi a formare una croce, il corpo nudo di una donna. Un corpo strano, la pelle ha un livore violaceo, e l’espressione è fissa ed immobile, sembra un cadavere che affiora da un abisso di morte, una salma che galleggia su di un mare di agonia. Tutta l’immagine è avvolta da uno sfondo nero e spettrale, un nero cupo, profondo e pastoso che tutto avvolge, come una nebbia esalata direttamente dal più oscuro degli inferni.

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Tutta la scena pare una sottolineatura al titolo del nostro magazine, tutti gli elementi sembrano una

“grande illusione”, ma, sebbene questa immagine dovrebbe spaventarci, le sensazioni che ci provoca in realtà sono di diversa natura: più che paura proviamo inquietudine, più che orrore proviamo nausea, la scena dovrebbe essere raccapricciante ed invece è soprattutto grottesca.

L

’ o p e r a

“ i l D E N

TISTA” (dalla serie RIMOZIONI), o l i o e c a l a m i t e s u z i n c o , 18x13cm, 2013.

Sì, anche se non sappiamo come spiegarlo a parole, guardando quest’opera percepiamo che l’artista in qualche modo è riuscito ad inserirvi una minima dose di ironia, non sappiamo comprendere né spiegare la sensazione che ci pervade, ma siamo sicuri che in qualche modo contorto e allucinato l’artista voglia giocare con noi, con le nostre percezioni e le nostre convinzioni.

E il nome scelto per l’opera ci chiarisce meglio le nostre intuizioni: il Chiaroveggente.

L’artista pare dirci che, in un mondo complesso, liquido, ipertecnologico e virtualizzato come il nostro, l’unico oracolo affidabile è, per quanto strano, un chiaroveggente strabico, che coglie meglio e prima il futuro di un universo contorto come il nostro, proprio in virtù di uno sguardo traverso, storto e per questo alternativo sulla realtà.

Da sempre ombre, illusioni, apparizioni, ma pure mostri, freak, down e cariatidi popolano i sogni, ma meglio sarebbe dire gli incubi, dell’artista di questo mese di Smart Marketing: Pierluca Cetera, classe 1969, di Gioia del Colle, dove vive e insegna Storia dell’Arte e Disegno presso il Liceo Scientifico “Canudo”.

È attivo dalla fine degli anni ’90, prima a Castellaneta, dove è tra i principali animatori di un gruppo di artisti (tra gli altri Nicola Curri, Nicola Vinci, Stefania Pellegrino, Pino Caputi ed il compianto Cristiano De Gaetano) che si raccoglie intorno all’ex convento di Santa Chiara, nel quale organizzano importanti e provocatorie rassegne e collettive d’arte contemporanea, fra le quali Unheimlich, Z/000, ed altre ancora.

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Nel 2000 entra a far parte degli artisti della prestigiosa galleria Paolo Erbetta di Foggia, con cui partecipa a diverse fiere nazionali. L’importante critica pugliese, Antonella Marino lo coinvolge in diversi eventi a Bari tra il 2000 e il 2004. È del 2003 la personale, a cura di Monica Demattè, nella quale espone la serie “replay” nel Biz-Art di Davide Quadrio a Shanghai. Tra il 2005 e il 2012 realizza diversi “progetti pittorici” esposti tra Milano e dintorni, dove indaga su voyeurismo, arte Sacra e pornografia.

L

’ a r t i s t a P i e r

luca Cetera.

Nel 2010 comincia a collaborare con Vincenzo Schino del gruppo teatrale Opera, con l’idea di riuscire a presentare la pittura in scena, non come semplice fondale o scenografia, ma come protagonista. Negli ultimi anni, dal 2011 ad oggi, si segnalano le collaborazioni con Roberto Lacarbonara, Marinilde Giannandrea, Carmelo Cipriani e Alexander Larrarte. Grazie all’interessamento di Guglielmo Greco, partecipa a diverse mostre nella città di Edimburgo presso il Consolato italiano.

Principali mostre personali:

2016 – “I chiaroveggenti”, Studio d’arte Fedele, Monopoli;

2015 – “Indigesta” Sponge Living Space (casa Sponge), Pergola (PU);

2014 – “Il Bosco”, CAOS, Terni;

2013 – “Scritturati”, Galleria FormaQuattro, Bari;

2012 – “La (mala)creanza”, , galleria FormaQuattro, Bari.

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L

’ o p e r a

Cariatidi”, 87x300cm, olio e tarli su tavola (polittico), 2014.

Principali mostre collettive:

2016 – “Infra-rosso”, Atelier Elfo Puccini di Milano;

2015 – “Biennale di Penne”, Chiesa di S.Giovanni Evangelista, Museo di Arte Moderna e Contemporanea (MaMec), Penne (Pescara);

2015 – #nuovicodici#, Palazzo Stanga-Trecco, Cremona;

2014 – Lavori in corso, Must – Museo Storico, Lecce;

2012 – “Espiare”, ex Convento dei Padri Domenicani, Ruvo di Puglia;

2011 – 54°Biennale di Venezia- sezione pugliese, Santa Scolastica, Bari.

Per informazioni e per contattare l’artista Pierluca Cetera: pierlucacetera@gmail.com o visitare il suo canale You Tube: http://www.youtube.com/results?search_query=peterzetl&aq=f

Ricordiamo ai nostri lettori ed agli artisti interessati che è possibile candidarsi alla selezione della seconda edizione di questa interessante iniziativa scrivendo alla nostra redazione:

redazione@smarknews.it

La Copertina d’Artista – Maggio 2016

Raffaello Castellano (104)

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“ D i l e m m a

” è i l t

itolo dell’opera de La Copertina d’Artista di Maggio 2016, realizzata da Dario Agrimi.

Un volto dall’espressione ironica ci osserva dalla copertina di maggio del nostro magazine. L’opera è un autoritratto fotografico realizzato dall’artista Dario Agrimi, un’iscrizione apposta sulla fronte recita: “Scemo chi legge” e conferma la sensazione di profonda ironia che l’opera pare ispirarci.

Ma cosa c’entra questo sardonico autoritratto con William Shakespeare, a 400 anni dalla sua scomparsa e con il tema del nostro magazine?

Apparentemente niente, ma se è vero, come ha detto Karl Kraus, che “è artista soltanto chi sa fare della soluzione un enigma”, dovremmo chiederci qual è la cifra segreta che si nasconde nell’intervento del nostro artista, qual è la chiave che ci permetterà di risolvere il rebus che egli ci propone, qual è il significato profondo che serpeggia nell’affermazione così intelligibile scritta sulla sua fronte?

La soluzione al rebus, probabilmente, siamo noi, noi umani che continuamente ci interroghiamo sul da farsi, incessantemente ci poniamo dei dubbi, costantemente ci arrabattiamo tra il subire ed il reagire. In questo siamo tutti personaggi shakespeariani, siamo Macbeth, tormentati dalla brama di potere e dai rimorsi della

(32)

A s c e s a , 2 0

12, silicone e materiali vari, autoritratto dimensioni reali.

coscienza; siamo Amleto, lacerati dal dubbio di credere o non credere ai fantasmi del nostro passato;

siamo Shylock, del Mercante di Venezia, corrosi dalla vendetta e pieni di rancore verso i nostri aguzzini.

Come ha giustamente rilevato il critico Roberto Lacarbonara: «Quando Amleto si strugge nella scelta tra agire e non agire, tra sopravvivenza e morte, al tempo stesso egli afferma la supremazia del dubbio sulla quieta e indiscussa transitorietà del vivere. Esistere vuol dire primariamente interrogare, mettere in questione l’inerzia del giorno e raggiungere la piena consapevolezza delle cose. Ecco che la domanda si trasforma nella scelta tra conoscere e ignorare.

N o n d i c e c h i è , 2

016, silicone e materiali vari, 250 x 80 x 250 cm.

La conoscenza è un atto sofferto che scardina la mediocrità; conoscere significa scegliere (la scelta di morire quale atto amletico supremo) ed è l’unica salvezza, l’unica via di uscita da intraprendere col coraggio di sfidare l’ignoto e le proprie paure.

“Scemo chi legge”, dunque. Beato chi ignora, chi tollera e rinuncia, chi ha smesso di reagire e domandare.»

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L’opera di Dario Agrimi, allora, è una sorta di specchio nel quale si riflettono tutte le angosce, tutti i dubbi, tutte le certezze, ma pure tutte le possibilità di cui come “esseri umani” siamo latori, messaggeri ma pure destinatari. L’artista ci ricorda che la scelta, le scelte, la capacità stessa di scegliere è forse la caratteristica che più di tutte ci rende umani.

Classe 1980, nato nella città abruzzese di Atri ma residente a Trani, dove vive ed opera, la sua ascesa nel campo dell’arte contemporanea prosegue incessantemente dal 2001. Eclettico, visionario, sperimentatore instancabile e rigoroso, si muove con estrema naturalezza fra varie tecniche e differenti media: pittura, fotografia, video, scultura, installazione e performance.

Negli anni sperimenta anche tecniche estreme ed originalissime, di “frontiera”, verrebbe da dire, come i suoi quadri fatti con i peli ed i capelli, quelli fatti con le impronte digitali e la tassidermia, tecnica che ultimamente l’artista predilige ed applica con grande ironia, realizzando opere dagli effetti parodistici.

E x t e n s i o n

, 2013, oca in tassidermia, 400 x 30 x 170 cm.

Ha partecipato a numerose esposizioni collettive e personali in gallerie ed istituzioni di varie città, in Italia e all’estero. Fra tutte ricordiamo la partecipazione alla 54° Biennale di Venezia – Esposizione Internazionale d’Arte Contemporanea e la sua recente personale al Museo Pino Pascali.

Negli ultimi mesi è stato impegnato in diverse fiere internazionali d’arte contemporanea in Europa ed in diversi premi internazionali, come il Premio Arte Laguna ed il Premio Celeste Taboo.

Mostre recenti:

Personali

2016 SET UP, international fair of contemporary art, Bologna, Italy;

2015 LIMBO, Nuvole Arte, Benevento (BN), Italy;

2014 DUEL,Fondazione Museo Pino Pascali, Polignano a Mare (BA), Italy;

2012 DISTOPIE. SOCIETA’ FRAGILE,Gallery26CC, Roma, Italy;

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2012 UP75° Pitti Bimbo, Exhibition stand Guru Gang, Firenze, Italy.

L i m b o , 2 0 1 5

, silicone polarizzato, materiali vari e 50 litri di petrolio, 200 x 100 x 5 cm.

Collettive 2016

NUTRIMENTI, Palazzo Pantaleo, Taranto, Italy;

BLUPROJECT FOUNDATION, international exibition, Barcelona, Esapa;

PREMIO ARTE LAGUNA, international exibition, Venezia, Italy;

AFFORDABLE, international fair of contemporary art, Milano, Italy;

SET UP, international fair of contemporary art,Bologna.

2015

CONTEMPORARY ISTAMBUL, international fair of contemporary art, Istambul, Turkey;

BIENNALE DI PENNE, Museum of modern and contemporary art of Penne, Italy;

THE OTHERS, international fair of contemporary art, Torino, Italy;

SWAB, international fair of contemporary art in Barcelona, Barcelona, Espana;

SYNTHESIS,Fondazione Museo Pino Pascali, Polignano a Mare (BA), Italy;

ART FOR CIVIL SOCIETY DIALOGUE, CaferSadikAbalioglu, Egitim Ve KulturVakfi, Denizli, Turkey;

ART STAYS, Thirteenth Festival Of Corntemporary Art Ptuj 2015, Ptuj, Slovenia;

IN NOMINE SANCTI, Art&Ars Gallery, Galatina (LE), Italy;

GNOSIS, Palazzo Ulmo , Taranto, Italy.

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Per informazioni e per contattare l’artista Dario Agrimi: www.agrimidario.com o info@agrimidario.com

Ricordiamo ai nostri lettori ed agli artisti interessati che è possibile partecipare alla seconda edizione di questa interessante iniziativa scrivendo alla nostra redazione: redazione@smarknews.it

La Copertina d’Artista – Aprile 2016

Raffaello Castellano (104)

Un’altra camera fa da copertina al numero di aprile del nostro mensile, dopo l’intervento del collettivo Giu.ngo-Lab dello scorso mese. Tuttavia questa volta non abitiamo nella stanza, ma la osserviamo dall’esterno, questa volta non siamo inquilini, nè ospiti, ma spettatori.

Una porta con i vetri all’inglese ed una grande vetrata, anzi una vetrina, sulla quale si riflettono i palazzi di fronte, ci permettono di osservare perfettamente l’interno. Un interno strano, un’atmosfera tardo vittoriana, old english, traspare dagli arredi e dai soprammobili. In primo piano un tavolino con una tovaglia di finissimo pizzo sorregge una teiera ed una tazza da the, una bottiglia di whisky, o di altro liquore, un bicchiere riempito dello stesso alcolico, un mazzo di fiori ed alcuni giornali e quotidiani, fra i quali riconosciamo un guida tv.

Un importante specchio ovale ed un sofà old style posto sotto di esso incorniciano la parte sinistra

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della stanza, mentre sulla destra troviamo una poltrona relax dei giorni nostri; una carta da parati a righe verticali, infine, fa da sfondo a questa immagine. Tutto questo per quanto riguarda il set di questa copertina; abbiamo lasciato alla fine gli attori che la animano, un uomo ed una donna, ma anche questi soggetti sono strani: l’uomo in primo piano è vestito di tutto punto, ma solo dalla cintola in su, sotto indossa un pigiama, mentre la donna, che in realtà è un manichino, indossa un impeccabile tailleur in un finissimo tessuto damascato rosa.

L

’ a r t i s t a d

i aprile di Smart Marketing, Antonella Zito.

L’intervento dell’artista condensa una serie di categorie contrastanti: realtà e finzione, verità e menzogna, documentario e fiction; capiamo, con non poco stupore, che la foto realizzata dall’artista è, sì, uno scampolo di mondo colto in flagrante, ma che questo set è pure una messa in scena estremamente elaborata. Insomma, non è la realtà e basta, ma è uno stadio evolutivo della realtà, successivo, superiore, la fotografia è decisamente surreale.

Intuiamo da diversi elementi inseriti qua e là in questo set che il messaggio di cui l’opera è portatrice è politico, quella politica con la “P” maiuscola che dovrebbe farsi nei palazzi del potere e del governo, ma che sempre più spesso si fa in tribune politiche virtuali, in talk show televisivi, su piattaforme social sempre più numerose. La politica ed i politici, sembra dirci l’artista, invadono ormai anche il nostro quotidiano, entrano nelle nostre case, nei nostri salotti, invadono la sfera più privata ed intima delle nostre vite, sono onnipresenti e virali, ma questo avvicinamento della politica è falsamente democratico, fintamente positivo, ingannevolmente familiare.

Osservando questa immagine surreale e straniante ci vengono in mente le parole del grande storico e teorico dell’arte Konrad Fiedler:

“Non è vero che gli artisti debbano esprimere il contenuto di un’epoca, essi devono dare a un’epoca un contenuto”.

L’artista di questo mese si chiama Antonella Zito (classe 1988), di Francavilla Fontana (Br), la più giovane fra tutti quelli che fino ad ora hanno realizzato la Copertina d’Artista: grafica pubblicitaria, fotografa e video maker, come molti altri artisti della sua generazione padroneggia con estrema naturalezza media, tecniche, strumenti e materiali differenti. Suoi lavori sono stati esposti e proiettati in gallerie, fondazioni, musei e festival in Italia ed Europa.

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S e t _ t i n g –

stampa fine art – cm 60×40 – 2014 (3° posto ad Affordable Art Fair 2015)

L’opera che ha pensato per la nostra copertina fa parte delle sue “particolari” fotografie, realizzata come tutte le altre su di un set appositamente studiato e curato nei minimi particolari.

Ambienti, situazioni, oggetti e personaggi di un lungo ed appassionato racconto che l’artista sta dispiegando intorno all’individuo, alla sua psicologia, al suo ruolo nella società ed al suo impatto sull’ambiente.

Fra le ultime mostre e festival alle quali ha partecipato segnaliamo:

Mostre

2016 – Artefatto “It’s me” – Palazzo Gopcevich– Trieste 2016 – Affordable Art Fair – Superstudio Più – Milano

2016 – Premio Internazionale d’arte contemporanea “Lynx” – Sala degli Archi della Fortezza Nuova – Livorno

P s i c o - e n t i t

à, plexiglass e led, 50x50x50, 2011.

2015 – Premio Internazionale d’arte contemporanea “Lynx” – Galleria Lokarjeva – Ajdovščina (Slovenia)

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2015 – “Sphinx 2015” – Tebe (Grecia)

2015 – Premio Internazionale d’arte contemporanea “Lynx” – Lux Art Gallery – Trieste

2015 – Vincitrice del Premio Lynx con esposizione di 4 mesi nella mostra “Europa Paradigma Est” – Trieste

2015 – 3° classificata “Young Talents 2015” – Affordable Art Fair – Superstudio Più – Milano 2014 – Electronica Fest – Mostra d’Oltremare – Napoli

2014 – “Drink Helleborus” – collezione permanente Museo Allotropya – Antikyra – Grecia 2014 – “Ritratto di Donna” – galleria Art&Co – Lecce

O r d i n a r i a

follia, stampa fine art, cm 60×40, 2014 (opera in permanenza al Museo Allotropia, Antikyra, Grecia).

2013 – “Centro/Periferia” – Palazzo Ziino – Palermo Festival

2015 – “Espacio Enter Canarias – Festival International Creatividad, Innovación y Cultura Digital” – Tea (Tenerife Espacio de las Artes) – Tenerife – Isole Canarie – Spagna

2015 – Festival Internazionale di cinema e donne – Cinema Odeon – Firenze

2015 – 38° Edizione del festival internazionale del cinema indipendente di Elche – Hort del Xocolater – centro Fundación Caja Mediterráneo – Elche (Alicante) – Spagna

2015 – Video contest internazionale “Switch on your creativity 2015 – Movie edition” – Punto Enel – Milano

2015 – 16° Edizione del “Festival del Cinema Europeo – Puglia show” – Multisala Massimo – Lecce 2014 – International Film Festival “Ferfilm” – Shtepia e Kultures – Ferizaj – Kosovo

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Per informazioni e per contattare l’artista Antonella Zito: www.antonellazito.it o

info@antonellazito.it

Ricordiamo ai nostri lettori ed agli artisti interessati che è possibile partecipare alla seconda edizione di questa interessante iniziativa scrivendo alla nostra redazione: redazione@smarknews.it

Editoriale Aprile 2016 – Raffaello Castellano

Raffaello Castellano (104)

Due anni di vita, 24 copertine, quasi 300 gli articoli:

sembra ieri quando, il 4 febbraio 2014, alle 16:56, l’amico Ivan Zorico, emigrato dalla fiorente Puglia in quella triste e plumbea area di Milano in Lombardia, mi scriveva su Messenger: “we, bello, senti, ma perché non ce lo facciamo anche noi???”, allegandomi il link di un sito che spiegava gli adempimenti burocratici per registrare un giornale. Subito dopo postava un secondo messaggio, scrivendo: “dobbiamo pensare solo ad

un’area tematica di interesse ben definita per differenziarci da quegli on line prettamente farciti di cronaca locale” e fu così che, fra una fitta corrispondenza in chat ed alcuni densi appuntamenti al bar con portatile e scartoffie varie, prese forma quello che, a distanza di due anni, è diventato un piccolo ma significativo punto di riferimento per oltre 3000 lettori al mese.

Il sottoscritto ed Ivan Zorico si erano conosciuti pochi anni prima (Aprile del

2011) a Taranto, entrambi partecipanti ad un Corso di Formazione Professionale

dal titolo altisonante “Esperto di Marketing Culturale dei Sistemi Ambientali e

Culturali”, lui fresco di una Laurea Magistrale in Informazione e Sistemi

Editoriali, conseguita all’Università degli Studi di Bari “Aldo Moro”, io con

un’esperienza di 15 anni come operatore culturale, reduce da un praticantato

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giornalistico di due anni, presso la redazione de “La Voce di Massafra”, dove mi occupavo delle pagine culturali del settimanale, di Antonio Dellisanti Editore. È curioso che una delle amicizie più significative della mia vita sia nata ad un corso di formazione professionale: una volta, neanche tanto tempo fa, le amicizie più intense, dopo quelle scolastiche, avvenivano durante il servizio di leva, ma sarà anche questo un segno dei tempi, in un’Europa oramai pacificata; il governo di Bruxelles propende per cittadini obbiettori di coscienza ma super-istruiti.

Non sapevamo ancora che quelle 600 ore passate al corso avrebbero dato vita prima ad un’Associazione di promozione Sociale dal nome ERIS e poi, a distanza di qualche anno, anche a questo progetto editoriale. Ma furono certamente questi studi sul Marketing Culturale e l’attività, frenetica e coinvolgente, della neo associazione ERIS a condizionare la scelta di puntare proprio sul marketing e la cultura come aeree tematiche per il giornale; sapevamo che lì, su quelle pagine, web o cartacee che fossero state, avremmo potuto sviluppare le nostre idee e coltivare le nostre passioni.

Da subito siamo stati circondati da una serie di collaboratori entusiasti e motivati, in primis l’amico e mentore Luca Battista, architetto professionalmente schizofrenico, come lui stesso si definisce, e grande esperto di informatica e nuove tecnologie (era stato uno dei professori del corso di Marketing Culturale), che progettò il sito della testata e ci indottrinò su WordPress (che io già conoscevo e bazzicavo un po’).

Sono stati tanti altri che si sono avvicinati: penso ad Armando De Vincentiis,

illustre psicologo, consulente scientifico del CICAP e scrittore, a Christian

Zorico, economista e gestore Fixed Income ed Equity, a Jessica Palese, esperta in

marketing e comunicazione con un Master in Social Media Marketing and

Community Managament, a Diego Durante, anche lui esperto di marketing e

comunicazione, a Simona De Bartolomeo, laureata in scienza della

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comunicazione e con una notevole esperienza nella gestione di uffici stampa e nell’organizzazione di eventi, oltre che frequentatrice del corso di Marketing Culturale di cui sopra e tra i fondatori dell’associazione ERIS, a Maddalena D’Amicis, Perito Commerciale ed esperta di Marketing e Comunicazione d ’ I m p r e s a , o l t r e c h e f i n e e d anticonvenzionale esperta ed appassionata di musica (anche lei frequentatrice del

corso di Marketing Culturale e tra i fondatori dell’associazione ERIS). Penso a Domenico Palattella, appassionato, anzi fanatico, di cinema italiano e Critico Cinematografico, penso ad Anna Rita Leone, neo laureata in editoria, comunicazione multimediale e giornalismo, oltre che grande appassionata di filosofia, ed a tutti gli altri che hanno contribuito a fare del giornale ciò che è oggi.

Due anni non sono pochi, neanche on line, soprattutto se consideriamo gli andamenti del mercato editoriale in Italia, la concorrenza, la mancanza di inserzionisti pubblicitari e tanti altri piccoli e grandi problemi che solo chi si butta in un’avventura imprenditoriale conosce e può capire.

Noi di Smart Marketing abbiamo investito energie e risorse in questo progetto proprio quando altre testate chiudevano i battenti, abbiamo creduto nelle nostre idee, nei nostri sogni, nelle nostre capacità e nelle varie professionalità che ci hanno seguito. Abbiamo creduto in un’informazione libera, abbiamo creduto nella cultura come cardine del progetto, abbiamo creduto nell’innovazione come spinta al progetto, abbiamo creduto nell’approccio multi disciplinare come leitmotiv del progetto, da ultimo abbiamo creduto nell’arte come collante che tenesse insieme tutte le categorie precedenti.

L’arte, proprio quella che dal gennaio 2015 fa capolino dalla copertina del nostro

magazine, in quell’iniziativa, più che mai fortunata, de La Copertina d’Artista,

che è diventata un osservatorio privilegiato per analizzare l’informazione, la

politica, il costume, le nuove tecnologie, i fatti e noi stessi attraverso gli occhi di

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quegli oracoli dei giorni nostri che sono appunto gli artisti.

La copertina d’artista si è poi evoluta nella collettiva d’arte contemporanea

“News-Cover. Notizie, Immagini e visioni ai tempi dell’Infotainment” che, mentre

scrivo questo editoriale (fine aprile), è alla sua terza tappa, ospitata nella splendida chiesa di Sant’Andrea degli Armeni in città vecchia a Taranto, e che poi proseguirà nel Laboratorio Urbano Mediterraneo di San Giorgio Jonico dal 20 maggio al 19 Giugno.

Cosa resta da dire? Forse solo un grande grazie a tutti quanti i collaboratori, gli artisti e soprattutto a voi lettori che ci incoraggiate a proseguire questo nostro cammino; per ringraziarvi e chiudere questo lungo editoriale e riassumere e ribadire l’importanza della cultura, prenderò in prestito le parole del grande politico, filosofo, giornalista, linguista e critico letterario italiano, troppo in fretta dimenticato, Antonio Gramsci:

“Cultura non è possedere un magazzino ben fornito di notizie, ma è la capacità che la nostra mente ha di comprendere la vita, il posto che vi teniamo, i nostri rapporti con gli altri uomini. Ha cultura chi ha coscienza di sé e del tutto, chi sente la relazione con tutti gli altri esseri.”

Raffaello Castellano

La Copertina d’Artista – Marzo 2016

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Raffaello Castellano (104)

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Una scena surreale e straniante, ma al contempo rigorosa e formale, ci interroga dalla copertina di Marzo del nostro mensile.

In un interno elegante e minimalista, sono sistemati una serie di elementi eterogenei nelle forme e nelle funzioni, ma omogenei, ci sorge il sospetto, nei contenuti e nella loro natura più intima. La scena, o meglio la messa in scena, il centro della rappresentazione è catturato da due elementi: un manichino maschile (ma non troppo) da una parte e un divano su cui è adagiata una donna dalla corporatura grassa dall’altra. Per terra in primissimo piano riconosciamo un laptop griffato Mac, mentre di fronte al divano uno strano tavolino di design con una scultura raffigurante due volti che si fronteggiano, alla spalle del divano fa capolino uno strano cagnolino realizzato con i palloncini. Sulla parete di fondo sono sistemati un ritratto ed una strana opera, più che un quadro, pare una bacheca.

W i l l e m v a n H

aecht, De kunstkamer van Cornelis van der Geest, 1628 (Trouw)

Infine, sulla parete opposta intravediamo una scalinata, una porta ed una grande vetrata che si apre sull’esterno, grazie alla quale intravediamo l’unico elemento immediatamente riconoscibile di questo strano mosaico, il manifesto del film Ghosts of the Abyss di James Cameron del 2003, uno dei primissimi film in tecnologia IMAX 3D che il regista girò sul luogo del naufragio del Titanic, dove nel 1997 aveva girato il suo famoso blockbuster.

Siamo colpiti, avvinti ma anche disorientati, dall’immagine di questa copertina, la sensazione è la stessa che probabilmente coglieva i visitatori delle Wunderkammer fra l’anno mille e l’avvento dell’Illuminismo, quelle camere delle meraviglie, che altro non erano che un primissimo esempio di proto-musei privati di ricchi e facoltosi aristocratici, che al loro interno raccoglievano e sistemavano

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pezzi di antiquariato, campioni anatomici ed animali in tassidermia, e qua e là qualche autentico capolavoro.

I l c o l l a g

e di Richard Hamilton “Just what is it that makes today’s homes so different, so appealing?”, esposto nella celebre mostra This is Tomorrow del 1956.

Lo scopo principale delle Wunderkammer era quello di impressionare i propri ospiti ma, non secondario, era lo scopo divulgativo: vi era, negli intenti di chi curava queste collezioni, la volontà di suscitare la curiosità e quindi allargare la conoscenza dei visitatori. La volontà di educare ad una nuova maniera di guardare, senza la quale, probabilmente, l’illuminismo e la modernità non sarebbero stati possibili.

Ma se abbiamo una conoscenza appena poco superiore della storia dell’arte contemporanea, allora il riferimento di questa camera delle meraviglie è presto colto nella sua immediatezza. L’opera è un omaggio rivisitato e attualizzato del famoso collage di Richard Hamilton “Just what is it that makes today’s homes so different, so appealing?”, esposto nella celebre mostra This is Tomorrow, tenutasi nel 1956 a Londra presso la Whitechapel Art Gallery. L’opera di Hamilton è considerato il primo esempio di arte pop al mondo, anzi sarà proprio quest’opera a dare il nome a questo stile che, diverrà celebre oltreoceano, consacrato da artisti come Jasper Johns, Robert Rauschenberg, Roy Lichtenstein, Claes Oldenburg e soprattutto da Andy Warhol e dagli artisti che ruotarono attorno alla sua Factory.

I l c o l

lettivo GIU.NGO-LAB, da sinistra Giuseppina Longo, Angelo Fabio Bianco e Maria Paola Minerba.

Ma ora facciamo un salto di 60 anni ed arriviamo all’immagine della nostra copertina dal titolo:

“Dear Richard, Just what is it that makes today’s homes so different, so appeling?”, realizzato non da un singolo artista, ma per la prima volta nella storia de La Copertina d’Artista di Smart Marketing,

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