SOPRA UN DIPINTO
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ALESSANDRO BONVICINO
SOPRANNOMATO IL MORETTO DI BRESCIA
DEL BARONE
CARLO RANSONNET
DI VIENNA
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University
of IllinoisLibrary
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JUN4
MAR 23 mi.
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L161—
H41SOPRA UN DIPINTO
DI
ilESSANDRO BONVICINO
SOPRANNOMATO IL MORETTO
DI
BRESQA
DISCORSO
DEL BARONE
CARLO RANSONNET
DI VIENNA
ntfcot/ito 00 cjiteóto cvckiòìcc.
^er^éóone càifuina con no/e
BRESCIA
TIPOGRAFIA DELLA MINERVA
M. DCCC. XLV.
753.5 MINIVI-
ALL' ONOREVOLE SIGNORE
ANTONIO PITOZZI
BRESCIANO
AMMINISTRATORE MERITISSIMO
NEI PATRI SPEDALI
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2014
https://archive.org/details/sopraundepintodiOOrans
ér^uo^ ^d^one
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c/c^r^eécca, ceno
c/e cdca^^c fccmc
c/e//ói^cà^circi
tf^ene-'zccina. £Soée mano cno^/^e / au/o^e,
cof ^ccafe a^^camo ^er^cco an o^^fc^a
^r^anc/càécmo, a com^ue^e co/^ màa
moc/eéàa e j^fo/^co^a c/e//ar/cé^a fa éaa fene aif^t^ùaàa memor^ca.
<^aeéàa ^aa^caéc t^erécone mc^iar^
t^e
c/o2^ermàù a/ ^aà^o, éeconc/ocÀe co
conoéco /am^or écnce^o^ ode
'^^cócafc/a cc^fc é^ac^ ^cà^o^ccc, e a ^aanà)^ ^n-' no de/fa e ^ct^er^càa fa
àer^/^a,cÀe àen^Àcanio ac/ onor^e
c/ca^i^er
^aà^ca,
S cÀc c/e ^reéccanc^ /^^enc/o cn
^aeéào /c/^^o cn/c/o/a^o a/
t'Oéù^^ono^^
9Hé^a^^éù can^en^a a ^e^^ c^ucca^ c/cm^O'
^cé^fe/ic/ana
caéi^ i^t^lu^ contee
"^cot^a/a
c/eùcon^éi^fó
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t^ù/e^ca/a ^ef ccc^a c/e//
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t^e n^e^i^^^ce^c^^ ceroéo^ia^
tt-e^r-c^
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c/ce^^^imcczcc^nc, ey^^f^c/^c c/
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l'o^/crc c/oo/^éàr^ci^^e
cc/ia^^c^^
^i?^eéen/ciàat^6^ éenza^ ^tcir^a/e
c/c /yc/c.Di
Bresciaj ilfthhrajo del i845./>fV. aff.
Amico
GIACOMO
D.r UBEIVIIAlrgomento d'incessante maraviglia, più
cli*al^tra dipintura della imperiale Galleria di Vienna,
ècertamente quella, che
virappresenta una santa Giustina
:alcuna non ve
n'ha per sorte in Bel- vedere, che più efficacemente ne muova
eritenga.
Spicca di tutta grandezza naturale Y
elettapersona in mezzo
allascena, tenente colla destra
un ramo di palma,
a'cui piedi
siadagia
il lio-corno simbolo del virginale candore. Da manca
le sta
prostrato innanzi un giované uomo in
si-gnoril
vestire:indirizza
lemani devotamente giunte
e gliocchi a
costei,sopra V uso umano
piena di maestà
edi avvenenza. Anch'
ella il ri-guarda con
atti celestiali epur di donna volta a soave mestizia
: echi mai
sadire che
affetti epensieri
rivelil'aria di quei divini sembianti?
Veramente più miri a questo dipinto,
epiù
i4
r anima tua
n' èconsolata. A stento
tidiparti da
esso,e con nuovo diletto
ilrivedi anche do- po aver contemplati
glistupendi lavori del Cor- reggio
e dell'Urbinate.
Ebbe per essa Licinio Regillo da Pordenone caldi
esinceri lodatori; ma fu
eglicertamente autore di una
tela,che
glivalse tanto chiara riputazione, o non pare più vicino
alvero
ilcrederla per V opposito di mano del Moretto di Brescia
(i)?Ci siamo indugiati a cercare parti- tamente
leragioni
artistiche,che ne persuadono doversi
albresciano dipintore l'opera di questa santa Giustina, e
ciòper esami e confronti da noi
istituitiin Vienna,
econfermati in molte
città d'Italia.
A chi dalla nostra opinione
dis- sente, eson pur molti,
èpuntello una tradizione che ricorda, come nel secolo XVIII
fossequel dipinto aggiudicato
alPordenone,
ilcui nome
per quest' uno
siregistrò nei
libridella Galleria imperiale. Ma una
taletradizione prese campo unicamente da' giudizj non provati, e pei quali bassi male interpretato anche
ilsubbietto
scelto dall'artistaa
storiare.(i)
A
questa conghiettura accennaanche AlbertoGrafFt nel suo catalogo pittorico della galleria imperiale di Belvedere.i5
E nei loro
pareri,che
ilPordenone
pigliassea dipingere di naturale Alfonso
IDuca di Fer- rara
eLaura Dianti sua innamorata. Narrano a ver dire
gli storici italiani,che
ilDuca Alfonso, venuta a morte
laLucrezia Borgia, ponesse un grand' amore in questa femmina, nata
ecresciu- ta nelle minuzie del commercio. Comechè
solita-mente
siritraessero di pittura
lesembianze
si-mili
alvero di personaggi viventi
,non
v'ha
tuttavia alcuna prova o ragionevol dubbio, che
ciòvenisse
all'arteficeoperato nel quadro,
dicui
èqui parola,
eche
ledue figure sieno
i ritrattidi vivo d'Alfonso
edella sua donna
(i).L'in- dole della passione del Duca troppo male
siaffa a quegli atteggiamenti
ea quella guardatura di pia dilezione
:affatto poi ne discorda l'impresa del liocorno a una Laura Dianti, devota
aipiaceri del Duca. Gli
stessilineamenti del suo volto di- versano da quelli del gentiluomo
effigiatinel
(i) Si videro nellastessa
Roma
fanciulle celebrate per bel- lezze aggradevoli ritratte di naturale sugli altari; e i casti sembianti di nostradonna
travisati nelle effìgie delle fami- gerate belle diTranstevere. In Ggura diun
re MagioPapa
AlessandroVI
sì fe'dipingere dal Pintoricchio in Vaticano genuflesso auna Madonna^
eh'era la Giulia Farnese ritrattamolto vivamente. T.
i6
quadro, siccome
èagevole
ilconvincersi dalle sue
stessemonete,
eda una grande
e assaibella me- daglia, che conservasi
nell'imperiale museo nu-
mismatico di Vienna
(i).Ma a che dimorarci in quelle vergogne ducali già
sìnote
alla storia, eche dividono l'animo
e la
vista da
ciòche tanto piace, consola e com- muove
inquesta magnifica rappresentazione
?—
E
scrittoin una sacra leggenda, che
vifu una
vergine,
laquale ebbe nome Giustina, quanto può donna
esserbella
,eh'
erasifatta cristiana in Antiochia. Erano
igiovanetti alla leggiadra continuamente intorno con loro amori
epei^sua-
sivelusinghe. Fra molti più assiduo Cipriano
e
di
accesi spiriti,mal comportava
ildispetto, in che
loavea
lafanciulla,
eperciò
siattentò di votarsi
aldemonio, perchè
1'ajutasse delle
(i)
Panni
che^ oltre alle narrate cose^sifacesse necessario all'asserto dell'Autore il notare, che se ilPordenone, non
secondo a nessunode'piùchiari pittoridel Friuli, fu a Fer- rara ricevuto onorevolmente dalDuca
Ercole, padre di Al- fonso, ivinondimeno compiè
in cortotempo
e per brevissi-ma
malattia, nell'anno
i54o, il corso della sua vita, senza che potesse condurre in quella città alcuna opera di suamano. Un
tal genere dimorte
subilana diè sospetto,che per odio degli emuli, fosse moi'to di veleno. T.^7 sue
artia conseguire quello, eh'
eglicupidameu-
te
desiderava. Levatosi quindi a maggiori spe- ranze, con novelli
artifizj eparole
siassottigliò di riuscire
a*suoi pravi intendimenti. Sentissi Tinnocente turbata
allesquisite blandizie, e già neir anima commossa
le siera messo dentro un
insolito
affetto,quando per una sua preghiera tornata in
se,rinsavì
lo stessoamatore, che po-
stogenuflesso,
larichiese del suo perdono. Per molto lusinghevoli parole,
ella ilconfortò a co- noscere Iddio,
e,come avvenne, a convertirsi a
fede.Sorse indi Cipriano a stato di tanta per-
fezione,che fu uno
de'meglio zelanti vescovi di Antiochia,
eGiustina badessa
inun monasteri©
da
essafondato, ove potè più speditamente
in-tendere a Dio. Conclude
lapia cronaca, che
idue
elettisostennero congiuntamente
ilmartirio nell'anno 280 sotto V imperio di Diocleziano, —
Tolse
l'artistamateria
alsacro componimento da
siffattaleggenda, che vale a chiarire mirabil- mente
ilsoggetto
delquadro
e laespressione
signi- ficativadelle
teste.Nò parrà strano, che
ilpittore
non abbia qui osservato nelle
vestienelT accon- ciatura de'capegli
ilcostume del terzo
secolo, sic-come
dicosa non rara
albuon tempo della scuola
i8
voneziana(i). Oltreché non va taciuto, che ne'vec- chi cataloghi della doviziosa collezione
de'quadri disposti nelle
saledel castello di Ambras appres- so di Inspruck,
ov'era primamente questo della santa Giustina, non
è scritto ilnome
dell'auto--
re,nè
ilmodo o
iltempo, in cui fu pervenuto a quella casa arciducale. Nel difetto adunque di ogni documento n'è forza investigare negli esterni segni del quadro
leprove, che ne convincano
se alPordenone, o ad altrui
sidebba ascrivere
ilmerito di un' opera singolarmente ammirata.
Tale ricerca
èsuperflua a chi
s'èchiarito del-
lamaniera del friulense pittore,
ilquale lavorò magistralmente molte opere a olio ed in fresco:
ma a chi non conosce a pieno, per quali guise
si
avanzasse
nell'arte,da entrare in concori^enza coll'eccellentissimo Tiziano,
èmestieri
ilricordare
colLanzi
,che fu pittore arditissimo
,risoluto
(i)Tiziano infatti, e la sua scuola,
non
fu soverchiamente esatto intorno la dicevolezza dei costumi.Vediamo romani
personaggi vestire abiti e forme veneziane^ più spesso cado- rine, e l'aquila imperiale nel Pretoriodi Pilato^ i cuipaggi van vestiti alla spagnuola. Il Moretto nel suo capolavoro in sanClemente
all'altare maggiore adornò la testa diun
pon- tefice del triregnonon
usato^ chedopo
molt'anni da Ur-bano
V. T.'9
e sì fiero,che V età sua lo disse con nuovo nome
ilMichelangiolo della pittura veneziana.
Nissuno di
talicaratteri
distintiviapparisce in questa tavola, ove
lefigure spiranti certa quiete e melanconia risplendono nobilmente venuste,
e v'èscorto r andar dolce
epassionato, la elezione, l'amore e un colorito vivace
evigoroso: ogni vol- to^ogni attitudine qui
si vivificaa un sentimento tenero
e religioso.Sono queste, siccome per troppi argomenti
èconfermato,
lequalità più cospicue del Moretto da Brescia. Nè questa
sola,ma ben
altre più stringenti considerazioni rinfiancano
ilnostro parere, per
lequali, o noi c'inganniamo, è collocata
laverità in molta luce ed evidenza.
La
scelta infattidei colori consuona in tutto a quella, eh'
eipredilesse ne' drappi
evestimenti
tintiin rosso
ein giallo
(i).Inoltre l'orizzonte
(i) Di questi argomenti, che strettamente appartengono a giudicarsi dai professori di pittura,
mi
piace, che parli Luigi Lanzi, giudice tanto competente,ilqualecosi s'esprime nel- la Storia pittorica: é<Il più che lo caratterizzi èun
grazio- sissimo giuoco di bianco e di scuro in massenon
grandi,
ma ben
temperatefra loro eben
composte. Usaegli di que- sto artifizio cosi nelle figurecome
nei campi, ove finge tal- voltanuvole di colori similmente opposti.Ama
per lo più fondi assai chiari d<e'quali le figure risaltano mirabilmente.20
del campo
si fabello di una luce a
strisce oriz-zontali, che smuore nel bianco, di che pur molto
si
dilettò in quasi che tutte
lesue composizio-
ni. Il
colorito poi
e il vestiredella santa Giu- stina ne
farisovvenire quello della Vergine As- sunta che
èdel suo pennello, locata
almaggiore altare dell'antica cattedrale di Brescia
(i).Le
Le sue carnagioni spesso
rammentano
la freschezza di Tizia-no
: nel resto delle tinte è vario più che Tiziano, o altri de' Veneti. Poco adopera ne'panni 1'azzurro: più gradisce di unire insieme inun quadro
varie specie di rossi e di giallii e cosi di altri colori. Il Vasari, che nella vita del Carpi lorammentò
insiemecon altriBresciani^assai nè lodò la perizia in contraffarequalunque
raso,, o velluto^ o altrodrappo
d'oro e d'argento:ma non
socome^ onon
ne vide onon
ne registròalmeno
le più degne opere^ enon
diededi tant'
uomo
idea che lo eguagli». T.(i)
Lamentarono
testé le artiitaliane e iloro sinceriama-
tori
una
jattura certamentenon
preveduta.La
mirabil tela di questa Assuntacompiutanellagiovane etàdell' artista^eraTanno
i525^ venne guasta sconciamente e deformata in più diun
luogo: ciòpercasualeavvenimento^ riattandosiil coro di quest' antica cattedrale. N'èdi confortoilpoterloalmeno
presumere^ eciracconsolailvederlasidiligentementerestau- rata per cura e perizia di Alessandro Sala.E
malagevole il dire^come
riuscisse atantafatica^ siccomeilconoscere quan- todebbano
1' arti belle^ le scienze naturali e la patria no- stra a questo valente scrittore ed artista. T,21
forme
infine, ilportamento
euna
talsua gra-
ziadi decorosa venustà ne tornano a mente
lasanta Margherita Gortonese,
eli'eifigurava nella chiesa di san Francesco in Brescia con dilicata
esorprendente maestria
(i).Chiaramente poi
ea primo aspetto
sidiscerne
lasimiglianza del nostro quadro ad altro della Galleria Linkten- Stein di Vienna, che
èlavoro per non dubbie prove del Moretto, benché di non pari bontà
edimensione
; le stessearie di
teste e le stessemo- venze ricordano
lamaniera del Bonvicino,
epiù che tutto, certa nube di mesti pensieri, che
si-milmente adombra
isembianti della santa Giu-
stina.
E noto a chi sente
nell'arte,che
i pittori,più spesso
imigliori, hanno
assaivolte una
lo-ro vaghezza per alcuni modelli di fisonomie, che son tentati di riprodurre ad ogni opportunità nelle loro creazioni. Ne abbiamo esempi, a dir
i
più
chiari,in Rafaele, in Lionardo, in Luini
e
in Andrea del Sarto
,nonché in Rubens
,in Cranack
ein
Fiiger.O
seifaccian
essi,quasi noi sapendo, per foggiare un loro vagheggiato
evivo modello,
o, tiratiall'idea archetipa di un
bello
ideale,cedano
allanecessità di dar fazioni
CO
Nell'anno i53o.22
corporee ad un peculiare concetto, noi non
af-fermiamo più r una cosa, che l'altra
(i).Ma è
il
certo che di questi
talifu
ilBonvicino,
ene occorse di riconoscere lo
stessotipo di fisono-
mia
5che
sìleggiadramente atteggia
lasanta Giustina
,in diversi
altridipinti moretteschi
:valga per molti la
testadi una Nostra Donna
nella Galleria elettissima del conte Paolo Tosio in Brescia
, epur
iviquella
dell'arcangiolo Michele nella chiesa dei santi Nazario e Gelso^
e finalmente l'immagine di una Vergine Santa, egregio ornamento della chiesa di san Giorgio in Verona. Una tale somiglianzà non
èpunto
fantastica, ma
siveramente reale e parvente, che tu
stessoten puoi ad un tratto d'occhi convincere. Diremo
infine, e ciòsarà per avven- tura miglior ragione, che nel palagio del nobile Giovanni dei Terzi Lana da Brescia
èguardata una santa Giustina del Moretto, o di alcuno suo distinto
scolare, laquale nelle parti principali,
enegli
altriabbellimenti fuori dell'azione
figu- rati, èsimile
cosìalla tavola di Belvedere, che
(i) Rafaele scriveva a Baldassarc Castiglione, Essendo farestìa di ollimi giudici e di belle donne, io
mi
servo di certa idea, chemi
viene alla mente. T.23
c'
vuoisi dichiarare una meno perfetta riprodu- zione
dell'altra:anche nelle dimensioni non v'ha considerabile
varietà.La tinta del quadro in Brescia
v'èscurata un poco per la velatura del
tempo
eper antica incuria:
icolori a rincontro della
telaimperiale
vibrillano in tutta
lapri- miera lucentezza. Rinfranca ancora una
taleopi- nione,
e lafanno autorevole
alcospetto degli
artisti,quella non dissimile
allanostra dei Ruh-
moi',
Kugler, Waagen, Vantini e
Basiletti,che hanno posto lungo studio
eamore intorno
leopere del Moretto.
Dalle cose
finqui accennate noi siamo dunque per credere, che
sidebba stimare
ilBonvicino facitore della santa Giustina in Belvedere,
eche sarebbe oltraggio alla sua memoria lo attribuire quinci innanzi
alPordenone questo dipinto, che grandemente
illustra ilnome di un
arteficemae- stro non avuto da gran pezza anche per
Italianella debita estimazione
(i).(i)
Non
è di questa occasione lo investigare per qualidi- spetti il merito di tant'uomo non
sia anche fra'nazionalisì universalmente
ammirato; mi
ardisco tuttaviaallaseguente considerazione:In Brescia sonosempre
i suoi più lodati la- vori^ e ve n'ha bella dovizia nelleconterminiterre e qui e lanelleminoriborgate.Ma
a chi sonnotelesuepitture^piut-E da sperare inoltre, che Alberto Grafft
, se gliverranno sotto
gliocchi
lenostre considera-
tostodiunicachedi rarabellezza,lequali
adornano
lechiese di Quinzano, di Manerbio, diPralboino, di Capriolo, diMa-
guzzano,di Sarezzo, di Coniolo, di Calvisano e degliOrzinuovi?A
chi quella stupenda tela dell'Assunzione di Nostra Signora nella grossa terra diGhedi?
Chi vide tutti i suoi lavori su perque' paeselli delle nostrevalli più sparse elontane?Certa- mente, che son pochi anchefra coloro,che delBonvicino si fecero di proposito a ragionare: e pure è ilmezzo
meglioopportuno
atentarneuna
storia estetica,la sola,che potrem-mo
sperare dilui. Perammirare
egli è di mestieri vedere:e per vedere quanto di grande
ha
egli operato in pittura, estimo, che fosse agli artisti e ai visitatoripiuttosto impossi- bile, che malagevole. Arrogi ancora che rare sonV
opere di costui nelle pinacoteche e nelle gallerie fuori della sua pa- tria, nelle quali alcuni dipinti di maggiorgridovanno
sotto altronome. Che
quest'una, enon
altra, sia la cagione asse- gnabile dellaminor rinomanza
delbresciano autoreilconfer-ma
ilseguentefatto. Sivastampando
nellaclassicaFirenzeun
Dizionario biografico universale, ove ènarratodilui, che—
fu scolare del Tiziano, etenne in sulle
prime
tuttalamanie- ra del maestro,come
sipareinun
san Nicola dalui dipinto nellaMadonna
dei Miracoli in Brescia, ove figurò alcuniri- tratti, cheilLanzi giudica del miglior conioTizianesco.Segui poi lamaniera
di Rafaello....Altreopere oltre allaricordatanon
troviamo registrate di lui,ma
pare, che molte ve ne abbiano in Brescia Eccocome
èconosciuto, anche inuna
città artistica oltre adogni altra italica,
un
bellume
della scuola pittorica dei Veneti,un
artistanon
minoredeisommi.T.25
zioni,
vorrà, siccome intendentissimo di'
eglirivendicare
all'artistabresciano l'onore, che
gli sideve di
sìeccellente pittura. Al benemerito direttore della imperiale Galleria non
èrimasa ignota o incerta
l'erronea
iscrizionedel quadro,
ma in prima di volerne
1'ammenda desiderò per avventura,
clic siaposta fuori d'ogni dubbiezza
la verità, econsenzienti
igiudizj di coloro, che addentrano sottilmente
imister] dell'arte.
Ma perchè
leopere
,che trattano
lastoria
dell'artisono non raramente povere di notizie particolari
enon sempre
esatte,ne parve utile
elodevole proponimento, quello di raccoglie- re nel presente discorso quanto di vero ed ac- certato
si riferiscead un pittore, che tiene fronte
co'più
classici, edel quale
gli scrittorinon ne hanno
l'cgistrate leopere, che
assaiim- perfettamente. Dall' ammirazione attestata
al-l'artista
ne conseguita
ilnaturale desiderio di intenderne
i casidella
vita, eper quali accor- gimenti
siaindi
salitoa tanta preminenza. Le
biografie per
ciòdegli
artistisono desiderate da ogni maniera di
lettori, esingolarmente da-
gli
amatori delle
beli' arti ,che senza
essersiavanzati nel loro magisterio meccanico, prendo-
'26
110
nondimeno
assaicontento, per uno squisito senso del bello
eper
ilnaturale ingegno,
alleinvenzioni pittoriche, traendone spesso giudizj assennati
e precisi.Alessandro Bon vicino, che
sidice dai più
ilMoretto da Brescia, fu nato sul terminarsi del secolo XV,
esecondo
lamaggior fama,
nell'an-rtico
castello di Rovato
(i).Ma
eglisegnavasi in varj suoi quadri = Mo-
rétus Brixiensis =
e lafamiglia Moretto fu sem-
pre feconda in Brescia di
pittori,essendo in quel secolo Giovanni, Piero
eCristofano Moretto in voce di buoni
artisti.Ciò ne insegna V accura- tissimo Zamboni nel libro delle fabbriche di Brescia, e Giovanni Rosini nella sua storia
del-la pittura.
Cresceva
allepiù modeste virtù
ilgiovinetto Alessandro, sotto la disciplina di Floriano Fer-
(i)
Documenti non
ve n'hanno
per affermare che il Bon- vìcino fosse nato^ secondo ne corseilgrido^ nella ricca terra di Rovato, forseF
antico Tetellus.Ma
rispetto al segnarsi ne' suoi quadri :=: Moretus Brixiensis zz: ocome
fece in al- trirz
AlexanderBrixiensiszi:dirò^eh' è usanzadi tutti^ che son nati nella provinciailqualificarsi di quellacittào capo- luogO; cui appartiene il loro paese natale. T.ramola
(i)pittore di bella rinomanza, tra
lofurie della guerra
e lecalamità
dell'assedio
(i)
Vero
è,die studiò il Moretto lenorme
fondamentali della pittura alla direzione delFerramola^ma primamente
aquella dellostessosuogenitore.Anticocittadinobrescianoope- ròFloriano nella sua patria a olio e a
buon
fresco: fu assai diligente nelle cose del disegno e singolare pel colorito.Ma
sono rari i lavori del suo pennellofino a noi pervenuti.
La
tavola diNostraDonna
col Bimbo_, sanGirolamo
e altribeati nella chiesa di santa Maria delle Grazie^ che fu tenuta an- che dal Lanzi e dal Ridolfi capolavoro di questo artista^ di stile muzianesco, si volle dal Sala dimano
dell'emulo
suo Vincenzio Poppa.Ciòha
scorto dai confronti instituiti colla Nunziata dipinta a fresco in sulF ingresso della chiesa dei Carmini^econgliafreschi,,eh'eilavorò nellagransaladi casa Rodolengo della Corte.Questa sala fu stimatauna
maraviglia dell'arte pittorica,zziInvito^scrivePaoloBrognoli nellaGuida
di Brescia^imieiconcittadini e gliamatoridipittura adam-
mirarla^ove spiccanoinvenzione^ disegno, espressione,colorito, prospettiva, armonia,varietà e forza ziz.
Pur
jeri esistevano ancora intatti que'stupendi a freschi,ma
oggi n'andarono
atterrati dachinon
ebbe in quelpun-
to nè occhi, nè cuore di vedere e sentire il dolore dell'arti bresciane: aduna
colonna invano aveva segnato: ziz OpusFloriam
Ferramolaezn.Quando
GastonediFoix nell'anno i5i2 guastava dalfondo questaopulentacittàvennedisertato diognipiùpreziosasup- pellettile.Ma
dalcapitanodi Francia, chevolle esser ritratto di vivo, fu donato di 5oo scudi d'oro,più fortunato in vita chenon
in morte. Essendo deputato dalComune
adipingereeli
questa sua patria
,fiorente di magnanimi
cittadini, e
di leggiadre
evalorose donne. Cor- revano
idi deir assedio condotto da Gastone di Foix
5 e ledonne instauravano
lemura
distrutte della
città inmezzo
alfurore delle
artiglierie (i).la cappella delle Santissime Croci nella cattedrale di Brescia l'ebbe finita neliS^-;.PandolfoNasinonel registro
m,
s.deUe
cose di Brescia rapporta la suamorte
al terzo giorno delluglio del susseguente anno. T.
(i)Il fatto cui accenna il chiarissimo Autore è avvenuto quasi
un
secoloprima
dellapresae del guasto di Brescia or- dinati da GastonediFoix. Eglinon
ebbe occasione di porle intorno alcun assedio^ poiché i Francesi erano signori del sovrastante castello elabattaglia fu combattutanel belmez- zo della città. Nelmio commentario m.
s. degliuomini
ce- lebri di Brescia trovo raccontato con questeparole il sime- morando
avvenimento.— La
città assediata nel i438 daun
esercito milanese governato dal Piccinino ad ogni peggior estremo si trovava ridotta.
Uomini
di squisito valore,, stimo- lati dall'ardore natio e dall'amore della patria^ le famosemura
difendevano.Ma
se fortiuomini
anzi fortissimi s'op-ponevano
a queiraccanito furore^gliemulava nella combat- tuta cittàuna
schiera didonne
nobilieplebee. Brigida Avo- gadro soprastava a tutte.Con
maschio ardimento di giorno e di notte nelle ruine dellemura^
enelle trincee aperte dal bersaglio delle palle^ portava la terraed altrematerie,risar- civa i parapetti sfasciati, e quanto di fuori si rovinava allume
del giorno, nell'oscurità della notte di dentro si ripa-Primiera delle sue dipinture, nè finamente
la-vorata, eir
èuna Maddalena in penitenza
, clic siconserva
nell'accademia delle
beli' artiin Ve- nezia, autenticata dal nome dell'autore,
eche
menti
inscrisse ilsuo nome. Ma crescendo
alrava. Brigida inoltre^ poiché
V animo
suo era smisurato^ co-me uomo
combatteva^ dove più era 1' impeto e il pericolo,coi più fortidifensori gareggiavanei frangentidiquella guer- ra ostinatissima^ e spesso uscendo per le aperte brecce nel
campo nemico
portò la strage, la vendetta e la morte. Fal- lita la speranza a'nemici di pigliare di forzauna
città,,che pati per due interi anni più di quanto l'umana naturapuò
sopportare, e composta indi la pace, ricordava la repubblicauna
si egregia virtù col porre Veffigie di Brigida Avogadro^a
mano
del Tintoretto, nel palazzo ducale con titolo e pub- blico decreto.Anche
la sua patria ricordevole ne consegnava allamemoria
degli avvenire gli onorati fatti e ilnome
con iscrizione latina nel palazzo del Broletto, perita nella rivolu- zione delmarzo
1799. Questo fu ilmemorabile
assedio, che scemò allametà
la bresciana popolazione, narrato da gravi uomini,e che fa fede almondo
della virtù e del valore deinostri padri.
—
T.porta l'anno i5i5. Nel susseguente dipingeva di conserva col maestro
leimposte
dell'organo del
Duomo vecchio,
eda
sesolo un gonfalone per
lacompagnia
dell'Orofiamma, nel quale pari-
3o
vivace maniera singolarmente
nell'impasto dei colori
enel chiaro-scuro, ne* panneggiamenti e neir imitazione
sìnaturale delle
stoffe.In mag-
giori anni poi constituito,
ein
^creditonella sua patria,
glifu dal comune allogato con molta sua lode
ilquadro
dell'altare maggiore nella chiesa cattedrale.
Di questo tempo condusse molte opere quasi che sempre in Brescia
enella sua provincia, ove
lechiese
e ipalazzi
eglidecorava di nobili
pit-ture, da essere eternamente tenute in pregio, e che bastano
essea farla in
ciòinvidiata ezian- dio ad alcuna
cittàcapitale
(i).(i) In san GiovanniEvangelistafra l'altre pitture del Bon- vicino si
encomia una
tavola,,che rappresenta la strage degli innocenti^ lavoro finitissimo^chesiattribuisceallasuaprima
maniera^ e la cui composizione però appalesa lo studio da luifatto delle opere di Rafaele sulle incisioni di Marcanto- nio. Singolare è la vivezza di alcune tcste^F
eccellenza delle formCj la maestria di rilievo e la nobiltà dell'espressione;opera veramente^ che
non
sipuò
tanto lodare^ che noime-
riti molto più.
Furono
a que' di e in questo tempio conve- nutij a far paragone di sè;, que'due bei vanti della pittura bresciana^ il Moretto c ilRomanino^
persentenza del Vasari più valente ilprimo
^ eguali e competitori per sentenza del Ridolfi. Lavorarono ivi della piùbuona
armonia.Valesse
V
csemjìiol T.3£
Anche in Milano,
inBergamo, in Verona, in Monselice
(i) ein altre minori terre
dell'Italiasuperiore, lodiamo alcune opere del Moretto,
clicnon temono
ilparagone con quelle che tengono
il
supremo grado nella pittura. Pure nei
regi-(i) Oltre il Martiriodisan Pietro nella Galleria Ambrosia- na,e la Conversione di sanPaolonella chiesa della
Madonna^
ricordata con lode dal Lanzi^c'intrattiene con meraviglia l'Assunta nella pinacoteca di Brera il miglior quadro del Moretto^ che sia in Milano.
La
Vergine col putto_, incisada
Pietro Anderloni, giustifica^ dice l'autore dell'Enciclopedia storica:V
alta riputazione di questo valentissimo bresciano.Poche
altre opere di Moretto sono in quella città: il san Bernardino da Siena^ proveniente daGardone^
in tavola di legno, inciso da Giovita Garavaglia,e sant'AntonioesanBo- naventura trasmigrarono nel 1812 almuseo
di Berlino.Siaggiunga poiallecittànominatedall'autoreanche Trento eVenezia.Nella
prima
è il quadro esprimenteidottori della Chiesa a'piedi della Vergine Maria,la quale tiene ingrem-
bo il divino Fanciullo. Pittura fra lepiùrare diquellacittà, e invidiabileornamento
della chiesa di santaMaria Maggiore, che servi di congrega al rinomato concilio di Trento. Nella seconda oltre ad alcune opere minori del Bonvicino èuna
tela, sulla qualeèfigurata la cena nella casa del Fariseocon la
Maddalena
prostrata innanzi al Redentore. Lavoro fra ipiù pregevoli operati dal nostro pittore, al quale in segno della sua propria satisfazione appose il
nome
e l'annoi54o, epoca in cui toccava all'eccellenza dell'arte.E
veduta sopralaporta della chiesadisantaMariadellaPietà. T.
3'^
stri
delle pinacoteche
forestiereraro
è,che ap- paia
ilsuo nome:
sidirebbe
,ch'egli durasse lunghe fatiche per acquistare buona fama piut- tosto ad
altrui,che a
sè stesso,molti dipinti di
man propria di Moretto, essendo divolgati
d'al- trimaestri. Di qui è nato, che
l'inaugurazione del suo busto in Campidoglio fra tanti valorosi di tutte Tetà
glivenisse contrastata dall'Acca- demia di san Luca, fino a che quel gentil pit- tore del Coghetti
ilritornò nel debito onore presso
i socjdi quella vetusta Accademia
(i).E
glivenne intera
lalode però da' suoi con- temporanei,
epiù dal Lomazzo, che
loqualifica
pit-(i)
Siamo
faUi certi che le insinuazioni del valoroso pit- tore signor Coghettinon
valsero ancora ad aprire le porte della Protomoteca del Campidoglio all'Erme
del Bonvicino^che Farchitetto Rodolfo Vantini nel i84i per sentimento nobilissimo di patrioamore, e per reverenza al Moretto^ al- logava^con privato suo spendio^alrinomatoscultore
piemon-
tese signor Giovanni Albertoni residente in
Roma. Facciamo
voti_,che le testimonianzedionore resein questi ultimi anni al Moretto
non
solamente nella sua patriama
eziandio in diverse metropoli diEuropa^
le cui pinacoteche si affretta- rono di acquistarne i lavori tuttoché ad altissimo prezzo^ e singolarmenteladottamemoria
del signor barone Ransonnetdebbano
rimeritarealbrescianopittore^questo solenneatto di giustizia dall'antico nido dellagloria e dellearti italiane. T.33
tor pastoso
euno di quei chiarissimi lumi della pittura,
ch'eivolle trascerre a modello nella sua trattazione
pittorica.Nè lode
sipreclara torna a suo minor vanto, perchè dettava quel libro divenuto cieco degli occhi, che non Tera già in prima,
emolte cose aveva
egli stessobravamente operate di pittura
(i).Non
sidimorò lungamente
ilMoretto a colo-
rirein
fresco,nè a tempera; alcune opere tut-
tavia,che ha lavorate nelle case dei conti Mar- tinengo nella piazza di Novarino in Brescia,
e(i)
Giovampaolo Lomazzo
milanesefunato nell'aprile del- l'anno 1538; valente nella pittura^ nellelettere italiane e la- tine^ era inoltre della geometria e della fìsica peritissimo,specialmente di quella parte^cheall'otticasiriferisce.
Venne
allevato nell'arte della pittura^ e inessacresciutodalla pue- rizia fino air età di
XXXlf
anni^, nella quale perde la vista.Allora si mise a dettarne i precetti, speculando magistral-
mente
circar
arte e la pratica del colorare nellasuatratta- zione^ e nell'idea del tempio della pittura. In que'libri ove ragiona degli effettiche partorisceillume
nei corpi terreni colloca il Moretto fraipiùsingolaripittori della ScuolaVe-
neziana accanto a Sebastiano del Piombo^ a Giorgione e al Pordenone. RicordailLomazzo
nelle sue operepittoreschela maniera di Gaudenzio Ferrari: originale nellacomposizione^comechè bizzarro nelle vcstimenta;èlodatopercolorito e in-
telligenza del nudo. T.
3
34
che ancor oggi
vi siveggiono, varranno a far
fe-de del suo molto valore anche in
talimaniere.
Era in lui tanta,
equasi non credibile la spe- ditezza nel dipingere, che parve
alLanzi, che
ilsuo pennello avesse quasi
scritte figure.Non è a dire però, come una
taleagevolezza di esecu- zione
fossecongiunta a minuta diligenza, a
di-segno purgatissimo e a studio della composi- zione. Si hanno di lui alcuni
ritrattidi vivo meritamente encomiati
,e la Galleria Linkten- stein in Vienna possiede una immagine di mo- naco
alnaturale, con libro in mano, che
gli in- telligentiattribuiscono
alBonvicino
:in questo genere ebbe a discepolo Giambatista Morone(i).
Ma
ilcampo, ove
glifiorirono
lepalme più glo-
riate,fu veramente quello della pittura sacra
,che
gli offerseque' venerandi argomenti,
iquali espresse
emodellò con forme pellegrine, con un
fare in tutto suo proprio, e con
facilenatura-
lezza,inspirato ad un sentimento, che seppe fon-
(i) Valentissimoneiritrattiformò a quest'arte il
Morone,
che riuscì inferiore al maestro nella composizione, nell' in- venzione e specialmentenel disegnare^ma non
nel dipingerei ritratti^che sfidano quelli del Tizianoedel suo più rivale che
emulo
daCastelfranco^ nelqualepotè destareV
invidia. T.35 dere nelle sue creazioni, di amore, di fede, di devozione
edi umiltà. Sdegnò
eisempre di ve-
stire,secondo
ilvezzo di molti
artisti,dal Buo- narroti
finad Orazio Vernet,
i fatti e le storiedella scrittura a ricreamento ozioso dei profani con posture
e lascivieaccademiche, porgenti ogni
pompa di sensuali seduzioni. Da tutte V opere di
luitraluce un pensiero
religioso, casto, inte-merato; direbbesi quasi non aver
egliche per
lareligione intinto
ilsuo pennello.
Il
Ridolfi nelle
vitedegli
illustripittori ve- neziani
ciconta, che Alessandro
sivenne bene preparando ad un lavoro di predilezione, era No-
stra Signora in monte di Paitone
, coli'orare, col digiuno
e co'sagramenti
(i).Per queste
af- (i)Operò
infatti a petizione di quelcomune una immagi-
ne bellissima di NostraDonna^
preparandosi colla preghiera e col digiunoa quella religiosa composizione.Mentre
a'suoi di era fine unica degli artefici il piacere a'potenti e a'let- terati,, faceva il Moretto della sua professioneun
vero culto:conobbe e sentì quel divinointelletto, che l'arte doveva a sè stessaalcuna cosa in vero più sublime,,che
non
èl'arte stessa.Racconta
una
vecchia tradizione, che nella terra di Paitone, dodici miglia discosta da Brescia, correvauna
grave infer- mità. Ricogliendoun
pastorello alcune frutta silvestri, gli parve, nella parte selvaggia delmonte,laVergine Maria sotto le forme diuna
fanciullasoprammodo
leggiadra, adorna di36
fezioni, clie
adornavano
lasua
bell'aninia,non
volle mai dipartirsi dai
severi e sìgrandi conce- pimenti dalla nostra religione, com'
altri, e lo stessoPaolo da Verona
,ha fatto
all'epoca gloriosa della pittura veneziana,
e sìche ogni lavoro, anche di sua matura giovinezza,
s'im- pronta dello spirito di quella scuola, tantoché alla verità delle carnagioni
, alvario colorire
de'panni
ealla naturalezza delle pieghe,
ildi-
resti assaivolte piuttosto eguale che secondo allo
stessoTiziano.
Ma comechè grandiose
edegne
d' infinitalode siano
leproduzioni, che uscirono dalla creatrice fantasia del Bonvicino nella sua prima
età,non sempre tuttavia
siattenne
alfare della scuola veneziana
,accostandosi
allefogge
e alleaggra- ziate movenze del Sanzio. Non vide
ilMoretto
candidissima veste,, la quale persuase a qviel zitello^ che sa- ria cessata l'infezione^
quando
si edificasse al suonome una
chiesa insulvertice del monte.Ilpopolo^ percossodacalami- tk,ben
fu sollecitoadinnalzarlo^ allogandoalMoretto la di- pinturadiquellaMadonna
impressaditaleformosità di arte e affettuosasignificazione^che per magisterodiesecuzionepuò
lo- carsifralepiùscelteproduzionidella ScuolaVeneta^eper pro- fondo sentimento religioso fra le più solenni creazioni della Scuoladell'Umbria: neassunse l'inspirazione dal Paradiso. T.37
Roma o Firenze,
e dell'opere originali di Ra-
faele
solo alcune poche
glifurono conte, che
la più.parte di
esse,secondo che pare
,conobbe unicamente per l'industria delle incisioni
(i).Nondimeno da
si picciolisegni
gli si fe'manife- sto quanta eccellenza
d'ingegno
e d*arte
fossenell'Urbinate: mentre per
glia
frescodi Giulio
Romano in Mantova potè
certificarsidei
ri-cantati prodigi della Scuola romana.
IlMoretto, che
lanatura aveva quasi da sola educato a tan- to valore di
arte,non era ingegno da chinarsi
alla servileimitazione
,ancora che di Rafaele.
Indovinò
esenti altamente
lasua vocazione, dando vita
ecolore a uno
stile,nel quale con novelli modi
eardire trasfuse
ilmeglio delle due
scuole. Infatti s'è
veduto da
taleunione uscir- gliene un
effettomaraviglioso.
L'Angelo d'Urbino fu inspiratore di graziosi
e dilicaticoncetti
alMoretto,
ene vantaggiò la maniera a quel modo
,che avvenne
alCorreg-
gio:ma qual ludibrio di fortuna, che l'un nè
(i) Monsignor Giovanni Bottari ne ricorda nelle sue note al Vasari^ che il Moretto studiò sulle carte stampate di Ra- faele con lunga attenzione: quelle di Marcantonio
Raimondi
erano già pertutta Italia ammirate. T.38
r altro avessero
sì liberali i cielidi attignere
allefonti indeficienti
/leibello nella
classicaRo-
ma
!Bene avventurato, o Alessandro,
sein me- cenate
tiavvenivi, qual
erasiLeone X, che
to-gliendoti dalle angustie municipali,
tiavesse aperto
ilcampo a raggiungere
lepiù ardue
ci-me dell'arte! —
I
più vantati dipinti di questo artista sono
iseguenti
:I. Il
quadro dell'altare principale nella chiesa di san Clemente in Brescia, rappresentante in aria
laVergine
coldivino infante tra
festosian-
gioletti,a cui piedi sono
lesante Caterina
eMaddalena genuflesse, e
isanti Floriano, Da- miano e Clemente
rittiin piedi: inenarrabile
e ilsentimento religioso
,che traspare
dall'aria dei loro sembianti
(i).(i)
A
ragione Fautoreha
dichiarataquesta telauna
delle pitturepiù pregiate del Moretto. Il Lanzi disse la composi- zione eseguita conun
gusto in ogni parte si compiuto^ che tiensi peruno
dei quadri migliori della citta. Altre quattro sonvi nello stesso tempio del suo pennello^ dalle quali in- trawedonsi specialmente le diverse maniere dell' artista.Da
questa del maggior altare trapela il carattere e la tendenza tizianesca^ servato con quello del maestrouno
stile tutto proprio: ivi primeggia la vastità e la forza dclFoperare.Da
39
2.
San Michele, san Francesco
esan Nicola,
ein alto
lacoronazione di Maria Vergine;
la figu-ra dell'Arcangelo
sidirebbe del Sanzio. E nella chiesa dei santi Nazario
eCelso
inBrescia.
3.
Un santo Antonio da Padova nella chie- sa di Nostra Signora di Grazie parimente in Brescia.
quello poi al secondoaltare esprimente le vergini sante
Lu-
cia, Agnese^ Agata^ Barbara e Cecilia attinse da Rafaele la venustà e la grazia: forse ricordava il Vasari le teste e le forme di queste divine fanciulle,
quando
scriveva, che le te- ste del Moretto sono vivissime, e che tengono della maniera dell'Urbinate.Non
invidia questa tavola, incisa dal Sala, l'ope- re di tutta eccellenza per 1'espressione, il disegno, il colo- rito e peruna
indefinibile avvenenza che rapisce altrui ad amore. Ciò che esprime questa pittura affatto rafaelesca,
potrassi di leggieri conoscere e provare,
ma non
degna-mente
esprimere a parole. Ricordo con patria compiacenza^che Michelangiolo Gregoletti da Venezia, pittore valente di quella scuola,
ammirando
nel san Clemente 1' opere del Bonvicino, pendeva a lungo dal volto di queste vergini, e preso alle loro bellezze, ne partiva innamorato:parmi
la- voro distintissimo, diceva quel maestro insegnantein un'il- lustre Accademia, per l'invenzione, per lo stile purgatis- .simo e per la bontà del disegno: ve'^ chearmonia
vivace e pur sì quieta di colorito! qui tutto è rafaelesco: èquadro
d'irne superba questa sua patria, che già tanti di lui ne
possiede. T.
4o
4.
Una Madonna tutta raggiante di luce
cele- stiale.Regina Goeli, già pertinente
allasoppres-
sachiesa della Giara in Verona, poi
allaqua- dreria
Leclii,che n'andò ad arricchire
ilmuseo
regale di Berlino:
è talepittura da gloriare per
sèsola una intera pinacoteca.
5.
Altra Madonna col divin Fanciullo
e iquat- tro Padri della Ghiesa. Era uno
de'migliori qua- dri della Galleria del già cardinale Fesck in
Roma, nel cui catalogo veniva registrata come
la-voro del Vecellio
, eprima che appartenesse a questa insigne quadreria fu nella chiesa dei santi
Ambrogio
eGarlo,
edicevasi opera del Pordenone.
6.
La santa Giustina di Belvedere in Vienna non ancora proclamata opera del Moretto
(i).(i)
Mi
piace di ricordare altri lavori moretteschi che siammirano
in Brescia e chedagli intelligentinon
si reputano inferiori ai qui descritti.1.
La Maddalena
che sparge lagrime ed unguenti a'piedi dell'uraanato Redentore nella chiesadisantaMaria Calcherà.2.
San
NicoladaBari chepone
sotto la tuteladiMaria al- cuni fanciulli: commissione di Galleazzo Rovelliozz:iSSgrz:e vanto precipuo della chiesa di santa Maria dei Miracoli.
3. Santa Margherita e i santi
Girolamo
e Francesco^tavola insigne nella chiesadi sanFrancesco^ dipinta nell'anno i525.4.
La Cena
di Cristo inEmaus
guardata nella cancelleria dell'ospedale maggiore^quadro
dimaniera affatto tizianesca,4i
Non son molti coloro,
cliepigliarono ad
in-cidere
leopere del Moretto. Nella pinacoteca
re-gale delle scienze
edelle
artidi Milano pubbli- cate nell'anno 1812-17 da Michele
Bisiincisore col
testodi Sebastiano Gironi, ne annoveriamo alcune condotte da Pietro Anderloni, da Giovita Garavaglia,
artistibresciani,
edallo
stesso Bisi;benché non tutte di merito eguale, nondimeno
ritiene ciascuna di
essealcuno dei molti
pregi,che
siammirano negli
originali.Pubblicò poi cinque incisioni ad acqua forte Alessandro Sala nell'anno 1817 delle migliori tavole del suo concittadino
(i).specialmente lodato dal
primo
pittore vivente della Scuola Veneta^ Francesco Hayez_, il quale visitando le pitture di Brescia soleva dire^ che ogni operadel Bonvicino gli era ca- gione d' insolitopiacere.r=
Eccol'artistaveramente degno da imitare^ al quale è consueta la venustà dello stile^ l'aggiu- statezza del disegno e la vivacità del colorito,(i) Alessandro Sala in buoni intagli presentò alcuni in- gegni della sua patria delle migliori pitture di Brescia^ ap- partenenti all'epoca più solenne dell'arte, le quali disegnò con diligente maestria nelle corrispondenti proporzioni, cor- redandole inoltre di dotteillustrazioni.Diquesto
lume
chia- rissimo dellaScuolaBresciana,ha
presceltoaccortamente cin-que
quadri d'immortale lavoro,perchè a'lontanisifacessero manifeste le bellezze e la vera caratteristicadel Moretto. T,4^
Un secolo prima aveva
ilCeccliini
aRoma
abilmente mostrato
ilquadro della Visitazione di Maria. Ma
lapiù reputata stampa in rame è certamente quella
dell'incisore signor Ralil di Vienna, che descrive
lasanta Giustina in Bel- vedere, stampa in
foglio,die fu poi riprodotta in minore dimensione
dall'Axmann
edal Bra- manti. L'incisione in colori di quest'ultimo
ènella grand' opera delle
illustrefamiglie italiane del conte Pompeo Litta
(i).Assai poche sono
le notizie,che
cipervennero della sua vita domestica, oltre a quella, eh'
cifu
uomo egregiamente dabbene
:artista modesto,
stra-niero all'invidia, di tutta bontà, parve non
sicurasse più che tanto di onoranze o di
dovizie.Visse debitamente onorato da' suoi concittadi-
ni,nell'amore
de'pochi amici trovò la quiete e
leconsolazioni
dell'animo, mentre
altriebbero a que' tempi vita travagliata
emorte violenta:
ilPordenone
finiper veleno in Ferrara.
(i) Il signor Galizioli di Brescia possiede
una
santa Giù*stina^ secondo il quadro originale della Galleria di Belvede- re^condotto lodevolmente nella litografia di Kriehuber in
Vienna
per industria di Giuseppe Trentsenschy.Il possessoreha
stimato fin qui che fosse cavata dalquadro
del nobile Giovanni dei Terzi Lana^ tanta n' è la simiglianza. T.Giunto Alessanciro
all'esti^emaetà usci di que-
stavita quietamente nelle sua patria, ove sem- pre
ilritenne un grande amore,
e fra'suoi più amati, poco oltre l'anno i56o. Pare che
l'ulti-mo lavoro di
lui fosseun Cristo deposto di croce segnato dell'anno predetto,
eche di pre- sente cresce decoro
alla elettaquadreria dei
si-gnori Frizzoni in Bergamo.
Fu sotterrato in san Clemente, ma
lasua
la-pide
n'andò a mina,
e iricordi
e lememorie ne furono portati via
a'tempi, che
sicomandò a que' padri di vivere al secolo
:ogni più par-
ticolareindagine
èperciò indarno intorno alla vita dell'insigne maestro.
Solo
a'di nostri,
epropriamente nell'anno i835, per riverenza di lui
eper amore
dell'arti,Rodolfo Vantini architettore murò a sua cura e
spesa,lungo
i cipressidel Camposanto
inBrescia,
il
monumento
alfamoso Compatriota,
lacui in- scrizione
sitermina con queste dolorose
esincere parole: = Ebbe fama minore dell'ingegno
(i).=
(i) L'iscrizione scolpita nel
monumento
onorario^ che Ro- dolfo Vantini^nome
si caro alle arti e alle più nobili di- scipline, inventò ed eresse nel cimiterio delComune
a gloria di alcuni artisti^ che posero in fama la nostra patria vale44
Cosi intanto che noi cittadini
dell'imperiale Vienna lamentiamo
lamancanza di una pietra
alnome famoso di Mozart
, e n' èdato solo di confortarci col monumento innalzatogli in Sa- lisburgo, stimarono que' di Brescia non aver per intero adempiuto con un unico cenotafio
al lo-ro debito, verso
lamemoria del più eccellente
un'intera biografia: fu dettata dalla maestra
penna
del si-gnor conte Luigi Lechi.
ALESSANDRO
•BONVICINO N
• L'AN
•M
•D
•XIV PER
•COLORITO
•AL
•VEGELLIO PER
•DISEGNO
•ALL' URBINATE
•VICINO AVREBBE
•FORSE
•CON
•UNICO
•ESEMPIO
ENTRAMBI
•EMULATO SE
•POVERTÀ
•D'ARDIMENTO SE
•STRETTEZZE
•PROVINCIALI NON
•LO
•AVESSERO
•IMPEDITO
EBBE
•FAMA
•MINORE
•DELL* INGEGNO
Si vorria tolto però da questa classica inscrizionel'errore, in che fu condotto dal Cozzando^,dall'Averoldi e da altri il
nobile autore, che segna il nascimento del Moretto all'an-
no
i5i4^mentre
è confermato eh'eidipingeva nelnovembre
dell'
anno
i5i6,iportelli delP organo delDuomo
incompa-
iania di Floriano Ferramela. T.
de'
loro
pittori.Per
glistimoli
cper
lacarità
mento
(i).(i) Inaugurava il
monumento
alsuoconcittadino nel gior-no
24 delnovembre
1842 con nobilissime parole il profes- sore sac. Pietro Zambelli. Il dotto Oratorenon
essendo in accordo con i pareri di altri scrittori intorno gli studj ele- mentari del Moretto^mi
piace di quiriferire^perchè di tutti sia il giudicarne,, alcune importanti riflessioni annestate nel suosermone non
ancora pubblicatoin luce: 19È
opinionevol- garequantunque non
provata da alcun documento^anzicon- traddetta dalle epoche de'suoi dipintisegnate dallastessa suamano^
ch'egli siasi iniziato in Venezia alla Scuola di Tizia- no^ e che sulleprime
seguisse splendidamente le tracce del gran maestro,emulandone
la franchezza e il vigore delle tinte^ laricchezzade'panneggiamenti^la grandezza dellecom-
posizionij indi instrutto dallo stile di Rafaele, o da alcuno de'suoi quadri^ che gli cadesse sott'occhi,o dalle stampe di Marcantonio Raimondi^ che giravano per tutta Italia,e tro- vatolo più confacente al gusto e all' indole sua lo imitasse nella maggior parte de'suoi lavori, nè lo abbandonassemai
più. Indi verrebbe a lui tal vanto, che è rarissimo fra gli artisti:dopo
aver conseguito con ogni sforzo ilsommo
del- l'arte inuno
stile, intraprenderneun
altro con tale propo- sito e riuscimento di perfezione.Ma
è forse più consentaneo ai pochi e probabili indizj, cheabbiamo
del Bonvicino, che nato in Brescia d'una
famiglia di pittori si istruisse dappri-4G
L'effigie
del Moretto, seguendo un'antica stam- pa
(i)fu maestrevolmente eseguita da Abbondio ma
alla officina paterna,, si esercitassenella Scuola delFer- ramela e diPaoloZoppo
, della qualeabbiamo monumenti
pregevolissimi^ studiasse sopra altri dipintimandati
a Brescia da egregi artisti di quella età, e si educasseda persèmede-
simo alla suaprima
maniera^in cui ci diede i più graziosi, i più finiti de' suoi lavori^in cui spiegò tutta la soavità inef- fabile del suo stilee delle sue inspirazioni. Posciaammiran- do
i quadri^che in Brescia si possedevano del Tiziano^ e il forte e vivace colorito delRomanino^
migliorò l'impasto del- le sue tinte^ rese più succose e calde le carnagioni,temprò
e contrappose fra loro egregiamentelemosse^ spiegò maggior varietà e ricchezzane'*panneggiamentie più magnificenzanegli accessorj, crebbe negliardimenti e negli artificj, e fu tale il progresso nellanuova
maniera^ che parvea qualcuno che tal- volta si pareggiasse a Tiziano stesso,pur
sopra qualificandosi pergrazia di espressione e dimosse,perbellezza ed eleganza diformeeper maggiore dilicatezzadiaffetti.Se gliaggiungeteuna
maravigliosa fecondità di partiti, difantasie,dimovenze
in tanta somiglianza di soggetti cheglifurono commessi^un
tocco di pennello facile, disinvolto e spedito in tantonume-
ro di lavori tutti condotti con grandiligenza e precisione, eilgusto compiutoin ogni parte dialcunodiessi, e coldilicato c soave il più delle volte sappiainalzarsialgrande e al ter- ribile, potrà misurarsi il pregio straordinario dell'insigne
artista T.
(0
Scrive il Ridolfì, che il Moretto dipinse di sè stesso il jitratto dallo specchio, in giubbone a svariati colori. Era ihUccase di Ago«4tinoGallo amicissimosuo, c celebrato agro-47 Sangiorgio
scultore, ecollocata sopra un piede-
stallo dimarmo, che ha per impresa
gliarnesi della pittura,
e laseguente epigrafe dedicatoria
:AL SOMMO PITTORE
ALESSANDRO BONVIGINO CHE IN QUESTA CHIESA CONDUSSE MOLTE OPERE
E FU SEPOLTO
I
CONCITTADINI
M. DCCC. XLIIL
Il
raccomandare
lamemoria
dell'inclito arti- sta agliavvenire, solamente accennando
a*suoi capolavori, fu in vero
ilmaggiore
epiù com- piuto elogio: noi a seguitarne
gliesempj, invece di lungo encomio
,facciamo invito
a'lettoridi venire fra noi a bearsi delle sembianze non umane della santa Giustina in Belvedere.
nomo,
dal quale poi ne ricavò l'effigie il Ridolfi^ presen- tataci nelle sue vite pittoriche. Francesco Paglia^ nostro pittore^ lo qualifica cosa singolare edegna di gran lode,una
immagine, che raffrontare si poteva con quella del Tiziano.Questo sen'i di tipo al ritrattochefregia le sale dell'Ateneo di Brescia,
dono
e lavoro a olio di Luigi Basiletli,gloria vi-vente dell'arti bresciane. T.