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Madonna del parto. Piero della Francesca, museo di Monterchi

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Academic year: 2022

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Cari amici, in ogni anno liturgico la Chiesa ci offre due tempi forti, l’Avvento, nell’attesa della venuta del Signore e la Quaresima nell’attesa della sua Resurrezione.

Cosa vogliono significare questi tempi che ci staccano dall’ordinario e per quattro o sei settimane ci conducono verso il mistero dell’incarnazione e della redenzione? Se ci viene dato un tempo privilegiato vuol dire che dobbiamo anche viverlo in modo speciale. E allora cosa vuol dire l’Avvento che ci stiamo preparando a vivere in attesa del Natale? Che senso speciale gli vogliamo dare? Sarà forse un tempo in cui ci viene chiesto più silenzio, più preghiera, più incontro con la Parola, più attenzione ai bisogni dell’altro?

Le parole di Papa Paolo VI, ora San Paolo VI, ci possono aiutare ad avere chiarezza su questo tempo, che ogni anno si ripete ma che ogni anno può avere la sua novità.

Madonna del parto. Piero della Francesca, museo di Monterchi

“Diamo importanza alle cose importanti. Oggi ricomincia l’anno liturgico, comincia l’Avvento. Il tempo, fatale misura della nostra presente esistenza. Il grande panorama dei secoli, la storia, ci si apre davanti. Ha un senso questa vicenda immensa? Sì. L’uomo cammina e progredisce ma è sempre in via di ricerca; e questa, ancor più che una conquista, è un aumento di desideri e di bisogni, è uno spazio più vasto scavato nel cuore dell’uomo, reso più avido e più affamato d’una vita piena e d’una verità sicura. La scienza, lampada

dell’universo, denuncia un mistero nella notte circostante, sempre più profonda e più tormentosa; è il mistero del mondo. Ed ecco che noi, al lume della scienza e della fede, sappiamo il disegno del tempo e della storia;

noi abbiamo la chiave che ci apre il senso delle cose e, fra tutte, quelle della nostra vita. E questo disegno, questo senso ci è stato rivelato in un avvento, cioè in un incontro, l’incontro con Cristo, che è appunto venuto sul nostro sentiero, e si è fatto maestro e salvatore per chi ha avuto la fortuna somma d’incontrarlo, ed ha liberamente accettato di ascoltarlo, di credergli senza meravigliarsi, senza scandalizzarsi di Lui (Matth. 11).

Questo istante decisivo per le sorti dell’umanità lo chiamiamo avvento, la venuta... quel fatto continua spiritualmente, si ripete ogni anno, si rinnova in ogni uomo, il quale nel tempo matura e invecchia, e in Cristo, se riesce a farlo suo, ringiovanisce e cresce nella certezza e nella speranza. Sì, pensieri alti e grandi, ma veri. È questo il soffio profetico, in cui respira la Chiesa, e che si offre all’anelito del mondo, anche del mondo moderno che si sente soffocare dalle sue stesse opere gigantesche ma meravigliose.

È l’avvento che ci fa un po’ silenziosi e pensosi; ci riabilita alla preghiera e alla speranza; ci fa umili e solleciti per volgere i passi verso il presepio. In cammino, fratelli; ancora una volta in cammino. Ci precede con svelto passo (Luc. 1,39) la Madonna.” (Dall’omelia della I domenica di Avvento del 1971)

Cari Amici, se è l’Avvento un tempo che ci fa “un po’ silenziosi e pensosi, ci riabilita alla preghiera e alla

speranza, ci fa umili e solleciti per volgere i passi verso il presepio”, perché non fare insieme questo

percorso attraverso una lettura comune della Parola che ci accompagna nelle quattro domeniche? In ogni

settimana, illuminati dalla Parola, pregheremo per una delle nostre comunità per raggiungere insieme il

presepio, il Natale.

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I Domenica di Avvento

Dal Vangelo secondo Luca (21, 25-28.34-36) “Vegliate in ogni momento pregando”

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:

«Vi saranno segni nel sole, nella luna e nelle stelle, e sulla terra angoscia di popoli in ansia per il fragore del mare e dei flutti, mentre gli uomini moriranno per la paura e per l'attesa di ciò che dovrà accadere sulla terra. Le potenze dei cieli infatti saranno sconvolte.

Allora vedranno il Figlio dell'uomo venire su una nube con grande potenza e gloria.

Quando cominceranno ad accadere queste cose, risollevatevi e alzate il capo, perché la vostra liberazione è vicina.

State attenti a voi stessi, che i vostri cuori non si appesantiscano in dissipazioni, ubriachezze e affanni della vita e che quel giorno non vi piombi addosso all'improvviso; come un laccio infatti esso si abbatterà sopra tutti coloro che abitano sulla faccia di tutta la terra. Vegliate in ogni momento pregando, perché abbiate la forza di sfuggire a tutto ciò che sta per accadere, e di comparire davanti al Figlio dell'uomo».

Per la riflessione

Il Figlio dell'uomo che viene è il Signore che mi ha amato e ha dato se stesso per me (cfr Gal 2,20) e che mi ha amato quando ancora ero peccatore (cfr Rm 5,6ss). 6ss). Il suo giudizio sarà il perdono ai crocifissori (cfr Lc 23,34) e Il Figlio dell'uomo che viene è il Signore che mi ha amato e ha dato se stesso per me (cfr Gal 2,20) e che mi ha amato quando ancora ero peccatore (cfr Rm 5,l'offerta del paradiso al malfattore (cfr Lc 23,43). Il nostro giudice infatti è colui che ha detto di amare i nemici, di non giudicare, di non condannare, di perdonare sempre. E' misericordioso come il Padre suo (cfr Lc 6,27-38). La venuta di Cristo si identifica con la nostra liberazione e la nostra salvezza. La nostra vita non deve essere dominata dal terrore del futuro né stordita dalle sollecitudini esagerate per i beni della terra, diversamente non sappiamo più vedere ciò che ci attende. Chi si interessa solo della vita terrena e dei suoi piaceri, non ha tempo né volontà per pensare al giorno finale. Alla sobrietà e all'attenzione bisogna aggiungere la vigilanza e la preghiera. La vigilanza deve essere nutrita da una preghiera costante per non cadere nella tentazione finale di perdere la fede nella fedeltà del Signore. La vigilanza cristiana è l'esatto contrario dell'oppio dei popoli, è il contrario del cuore appesantito dalle dissolutezze. La vigilanza e la preghiera sono il nostro alzare il capo davanti al Signore che viene, non come giudice, ma come fratello. E' certo che il Signore verrà. Occorrono serietà e severità di vita, vigilanza e pietà per vivere coerentemente la vocazione cristiana e trovarsi pronti all'incontro con lui. (P. Lino Pedron)

Concretamente: diamo più spazio alla preghiera, riscopriamo il valore del silenzio e

dell’ascolto, ascolto di Dio, ascolto dell’altro per andare insieme incontro al Signore che viene.

Preghiamo

In questa settimana preghiamo in particolare per gli amici della comunità di Verona: il Signore li accompagni in questo tempo perché la paura di un futuro incerto possa essere sostituita dalla certezza della presenza del Dio che viene come fratello e come liberatore.

La vigilanza e la preghiera rendano attenti loro e tutti noi ai bisogni dell’altro, ai bisogni della comunità.

II Domenica di Avvento

Dal Vangelo secondo Luca (3, 1-6) “Preparate la via del Signore, raddrizzate i suoi sentieri”

Nell'anno quindicesimo dell'impero di Tiberio Cesare, mentre Ponzio Pilato era governatore della Giudea, Erode tetràrca della Galilea, e Filippo, suo fratello, tetràrca dell'Iturèa e della Traconìtide, e Lisània tetràrca dell'Abilène, sotto i sommi sacerdoti Anna e Càifa, la parola di Dio venne su Giovanni, figlio di Zaccarìa, nel deserto.

Egli percorse tutta la regione del Giordano, predicando un battesimo di conversione per il perdono dei peccati, com'è scritto nel libro degli oracoli del profeta Isaìa:

«Voce di uno che grida nel deserto:

Preparate la via del Signore, raddrizzate i suoi sentieri!

Ogni burrone sarà riempito, ogni monte e ogni colle sarà abbassato;

le vie tortuose diverranno diritte e quelle impervie, spianate.

Ogni uomo vedrà la salvezza di Dio!»

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Per la riflessione

La vicenda di Giovanni si svolge nel deserto, luogo in cui è possibile semplificare la propria vita, passando attraverso il vaglio della solitudine; una solitudine che però non è fine a se stessa, ma è condizione a cui Dio ci conduce perché possiamo ascoltare meglio la sua voce che sempre parla al nostro cuore (cf. Os 2,16). Dopo aver vissuto in luoghi solitari dall’infanzia “fino al giorno della sua manifestazione a Israele” (Lc 1,80), Giovanni, divenuto ormai voce della Parola, “percorre tutta la regione del Giordano, predicando un battesimo di conversione per la remissione dei peccati”. Egli chiama con forza alla conversione, cioè a ritornare a Dio attraverso un cambiamento di mentalità capace di tradursi in frutti concreti (cf. Lc 3,8). Ancora una volta, però, nessun protagonismo da parte dell’uomo: il suo sforzo essenziale deve essere quello di predisporre tutto per accogliere “la conoscenza della remissione dei peccati”, l’unica vera esperienza di salvezza a noi concessa sulla terra, come aveva cantato Zaccaria, il padre di Giovanni, in occasione della sua nascita straordinaria (cf. Lc 1,77). Per noi che ancora oggi siamo in attesa del Veniente, Giovanni è il nuovo Elia (cf. Ml 3,23-24; Lc 1,17), è colui che apre e annuncia la salvezza che sta per essere compiuta dal Figlio dell’uomo. Sì, Giovanni è stato il precursore di Cristo nella storia e lo sarà fino alla fine dei tempi, come aveva capito con grande intelligenza un antico padre della chiesa che scriveva: “il mistero di Giovanni si compirà fino alla Venuta nella gloria del Signore Gesù, perché lo spirito di Giovanni precede chiunque crede in Cristo, e la sua forza conduce gli uomini ad appianare le asperità dei loro cuori, a raddrizzare i sentieri delle loro vite”, richiede di essere “pronti” ad accogliere la venuta del Signore. Ma noi, noi cristiani, siamo pronti e veramente in attesa? (Enzo Bianchi)

Concretamente: quale area della nostra vita ha bisogno ancora di conversione per essere pronti e in attesa?

Preghiamo

In questa settimana preghiamo in particolare per gli amici della comunità di Modena: Il Signore conceda loro di essere voce della Parola, portatori di speranza e annunciatori di vita nuova.

III Domenica di Avvento; domenica del “Gaudete”, domenica della gioia

Fil. 4, 4-7

4 Rallegratevi nel Signore, sempre; ve lo ripeto ancora, rallegratevi. 5 La vostra affabilità sia nota a tutti gli uomini. Il Signore è vicino! 6 Non angustiatevi per nulla, ma in ogni necessità esponete a Dio le vostre richieste, con preghiere, suppliche e ringraziamenti; 7 e la pace di Dio, che sorpassa ogni intelligenza, custodirà i vostri cuori e i vostri pensieri in Cristo Gesù.

“Essere cristiani è «gioia nello Spirito Santo» (Rm 14,17), perché «all’amore di carità segue

necessariamente la gioia. Poiché chi ama gode sempre dell’unione con l’amato […] Per cui alla carità segue la gioia». Abbiamo ricevuto la bellezza della sua Parola e la accogliamo «in mezzo a grandi prove, con la gioia dello Spirito Santo» (1 Ts 1,6). Se lasciamo che il Signore ci faccia uscire dal nostro guscio e ci cambi la vita, allora potremo realizzare ciò che chiedeva san Paolo: «Siate sempre lieti nel Signore, ve lo ripeto: siate lieti» (papa Francesco; GE, 122).

Dal Vangelo secondo Luca (3,10-18)“ Che cosa dobbiamo fare?” “Io vi battezzo con acqua egli vi battezzerà in Spirito Santo”.

In quel tempo, le folle interrogavano Giovanni, dicendo: «Che cosa dobbiamo fare?».

Rispondeva loro: «Chi ha due tuniche, ne dia a chi non ne ha, e chi ha da mangiare, faccia altrettanto».

Vennero anche dei pubblicani a farsi battezzare e gli chiesero: «Maestro, che cosa dobbiamo fare?». Ed egli disse loro: «Non esigete nulla di più di quanto vi è stato fissato».

Lo interrogavano anche alcuni soldati: «E noi, che cosa dobbiamo fare?». Rispose loro: «Non maltrattate e non estorcete niente a nessuno;accontentatevi delle vostre paghe».

Poiché il popolo era in attesa e tutti, riguardo a Giovanni, si domandavano in cuor loro se non fosse lui il Cristo, Giovanni rispose a tutti dicendo: «Io vi battezzo con acqua;ma viene colui che è più forte di me, a cui non sono degno di slegare i lacci dei sandali. Egli vi battezzerà in Spirito Santo e fuoco. Tiene in mano la pala per pulire la sua aia e per raccogliere il frumento nel suo granaio;ma brucerà la paglia con un fuoco inestinguibile».

Con molte altre esortazioni Giovanni evangelizzava il popolo.

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Per la riflessione

Che cosa dobbiamo fare?

Questa domanda la sentiamo nostra, e ritorna puntuale negli incroci della vita. La risposta che spesso ci sentiamo cantilenare in tutti i toni dalle varie "emittenti" pubbliche e private - non solo della TV, ovviamente - è fatta di ricette tutte condite con i verbi del narcisismo dilagante:

sistemarsi, realizzarsi, arrangiarsi, divertirsi. Ma queste formule spacciate come miracolose danno poi la felicità che promettono?

La liturgia di oggi ci ripete con le parole spicce e secche del Battista: occorre convertirsi, bisogna cambiare direzione di marcia, è urgente intraprendere la strada della giustizia, della solidarietà, della sobrietà: sono i "fondamentali" della vita, i valori imprescindibili e i doveri irrinunciabili di una esistenza che voglia dirsi ed essere genuinamente umana, e costituiscono l'indispensabile preparazione al vangelo, l'introduzione a quel rinnovamento capitale, quale sarà portato a compimento da Cristo Signore.

Come diventerebbe il mondo se chi ha due vestiti ne desse uno a chi non ne ha? Ecco, ci grida Giovanni: comincia con il trattare il prossimo come un fratello: ha freddo anche lui come te, dagli uno dei tuoi due cappotti; non fargli violenza, come non vuoi sia fatta a te; non pensare solo a te e ai tuoi bisogni, anzi metti l'altro sempre prima di te. Prima della tua, metti la sua pace, e troverai anche tu la tua. Non dire mai, come Caino: sono forse io il custode di mio fratello?

Ma fare giustizia soltanto, al cristiano, non basta, come non basta il solo impegno per la promozione umana: quando avremo fatto uguaglianza tra i pochi che hanno troppo e i molti che hanno troppo poco, non avremo ancora realizzato la "giustizia superiore" a quella degli scribi e dei farisei, come Gesù esigerà dai suoi discepoli. Solo allora il Signore potrà far sorgere un mondo nuovo, sulle macerie di quello vecchio. Coraggio, ci dice oggi la liturgia: ecco, viene in mezzo a noi il Dio della gioia. (Mons.Francesco Lambiasi)

Concretamente: essere lieti e condividere ciò che abbiamo; non avere pretese; rispettare l’altro; esortare e incoraggiare; gioire.

PREGHIAMO

In questa settimana preghiamo in particolare per gli amici della comunità di Bologna: il Signore li accompagni in un cammino di gioia, che nasce dalla conversione, dalla condivisione e attenzione reciproca. Ci uniamo alla comunità di Bologna presentando al Signore i loro bisogni particolari:

Ti preghiamo Signore di custodire e sostenere il cammino della lettura continuata del Vangelo di Giovanni che i Gruppi del Vangelo della comunità di Bologna iniziano questo anno: perché possa essere e restare per ognuno di noi un Vangelo per una vita piena, noi ti preghiamo Ti affidiamo o Signore il percorso di preparazione alla missione per la parrocchia di Santa Rita in Bologna: la tua benedizione ed il dono della Spirito possano riscaldare il cuore di tutti noi che nel Battesimo siamo stati costituiti discepoli-missionari, noi ti preghiamo

Accompagna con la tua sapienza e la tua perseveranza, o Signore, la piccola scuola di

evangelizzazione a Santa Caterina al Pilastro in Bologna: perché la fraternità tra i membri dei Gruppi del Vangelo e la crescita nella consapevolezza dell’urgenza dell’evangelizzazione possano portarci a testimoniare e narrare la nostra esperienza di fede e di annuncio, noi ti preghiamo

Affidiamo alla tua misericordia Agenore, Lina e Paolo che hanno raggiunto la casa del Padre:

sono stati cari compagni di viaggio nella lettura e nella preghiera del Vangelo e nella

testimonianza semplice e sicura dell’incontro con Gesù che cambia e libera la nostra vita, noi ti preghiamo

Sostieni e proteggi o Signore tutti i nostri cari genitori e i tanti fratelli e le tante sorelle che stanno affrontando momenti difficili di non buona salute: concedi a loro la pazienza e la speranza per vivere ogni giorno e a noi la forza e la costanza per custodirli con la cura e la passione che Tu per primo hai per ognuno di noi, noi ti preghiamo.

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IV Domenica di Avvento

Dal Vangelo secondo Luca (1,39-45) “Maria si alzò e andò in fretta verso la regione montuosa…Benedetta tu fra le donne e benedetto il frutto del tuo grembo”

In quei giorni Maria si alzò e andò in fretta verso la regione montuosa, in una città di Giuda.

Entrata nella casa di Zaccarìa, salutò Elisabetta. Appena Elisabetta ebbe udito il saluto di Maria, il bambino sussultò nel suo grembo. Elisabetta fu colmata di Spirito Santo ed esclamò a gran voce: «Benedetta tu fra le donne e benedetto il frutto del tuo grembo! A che cosa devo che la madre del mio Signore venga da me? Ecco, appena il tuo saluto è giunto ai miei orecchi, il bambino ha sussultato di gioia nel mio grembo. E beata colei che ha creduto

nell’adempimento di ciò che il Signore le ha detto».

Per la riflessione

Maria affronta il cammino della sua vita, con grande realismo, umanità, concretezza. Tre parole sintetizzano l’atteggiamento di Maria: ascolto, decisone, azione; parole che indicano una strada anche per noi di fronte a ciò che ci chiede il Signore nella vita.

1. Ascolto.

Da dove nasce il gesto di Maria di andare dalla parente Elisabetta? Da una parola dell’Angelo di Dio: «Elisabetta tua parente, nella sua vecchiaia ha concepito anch’essa un figlio…» (Lc 1,36).

Maria sa ascoltare Dio. Attenzione: non è un semplice “udire” superficiale, ma è l’“ascolto”

fatto di attenzione, di accoglienza, di disponibilità verso Dio. Non è il modo distratto con cui a volte noi ci mettiamo di fronte al Signore o agli altri: udiamo le parole, ma non ascoltiamo veramente. Maria è attenta a Dio, ascolta Dio. Ma Maria ascolta anche i fatti, legge cioè gli eventi della sua vita, è attenta alla realtà concreta e non si ferma alla superficie, ma va nel profondo, per coglierne il significato. La parente Elisabetta, che è già anziana, aspetta un figlio:

questo è il fatto. Ma Maria è attenta al significato, lo sa cogliere: «Nulla è impossibile a Dio»

(Lc 1,37). Questo vale anche nella nostra vita: ascolto di Dio che ci parla, e ascolto anche della realtà quotidiana, attenzione alle persone, ai fatti perché il Signore è alla porta della nostra vita e bussa in molti modi, pone segni nel nostro cammino; a noi la capacità di vederli. Maria è la madre dell’ascolto, ascolto attento di Dio e ascolto altrettanto attento degli avvenimenti della vita.

2. Decisione.

Maria non vive “di fretta”, con affanno, ma, come sottolinea san Luca, «meditava tutte queste cose nel suo cuore» (cfr Lc 2,19.51). E anche nel momento decisivo dell’Annunciazione

dell’Angelo, Ella chiede: «Come avverrà questo?» (Lc 1,34). Ma non si ferma neppure al momento della riflessione; fa un passo avanti: decide. Non vive di fretta, ma solo quando è necessario “va in fretta”. Maria non si lascia trascinare dagli eventi, non evita la fatica della decisione. E questo avviene sia nella scelta fondamentale che cambierà la sua vita: «Eccomi sono la serva del Signore…» (cfr Lc 1,38), sia nelle scelte più quotidiane, ma ricche anch’esse di significato. Mi viene in mente l’episodio delle nozze di Cana (cfr Gv 2,1-11): anche qui si vede il realismo, l’umanità, la concretezza di Maria, che è attenta ai fatti, ai problemi; vede e comprende la difficoltà di quei due giovani sposi ai quali viene a mancare il vino della festa.

Nella vita è difficile prendere decisioni, spesso tendiamo a rimandarle, a lasciare che altri decidano al nostro posto, spesso preferiamo lasciarci trascinare dagli eventi, seguire la moda del momento; a volte sappiamo quello che dobbiamo fare, ma non ne abbiamo il coraggio o ci pare troppo difficile perché vuol dire andare controcorrente. Maria nell’Annunciazione, nella Visitazione, alle nozze di Cana va controcorrente; si pone in ascolto di Dio, riflette e cerca di comprendere la realtà, e decide di affidarsi totalmente a Dio, decide di visitare, pur essendo incinta, l’anziana parente, decide di affidarsi al Figlio con insistenza per salvare la gioia delle nozze.

3. Azione. Maria si mise in viaggio e «andò in fretta…» (cfr Lc 1,39). Domenica scorsa

sottolineavo questo modo di fare di Maria: nonostante le difficoltà, le critiche che avrà ricevuto per la sua decisione di partire, non si ferma davanti a niente. E qui parte “in fretta”. Nella preghiera, davanti a Dio che parla, nel riflettere e meditare sui fatti della sua vita, Maria non ha fretta, non si lascia prendere dal momento, non si lascia trascinare dagli eventi. Ma quando ha chiaro che cosa Dio le chiede, ciò che deve fare, non indugia, non ritarda, ma va “in fretta”.

Sant’Ambrogio commenta: “la grazia dello Spirito Santo non comporta lentezze”.

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L’agire di Maria è una conseguenza della sua obbedienza alle parole dell’Angelo, ma unita alla carità: va da Elisabetta per rendersi utile; e in questo uscire dalla sua casa, da se stessa, per amore, porta quanto ha di più prezioso: Gesù; porta il suo Figlio. A volte, anche noi ci

fermiamo all’ascolto, alla riflessione su ciò che dovremmo fare, forse abbiamo anche chiara la decisione che dobbiamo prendere, ma non facciamo il passaggio all’azione. E soprattutto non mettiamo in gioco noi stessi muovendoci “in fretta” verso gli altri per portare loro il nostro aiuto, la nostra comprensione, la nostra carità; per portare anche noi, come Maria, ciò che abbiamo di più prezioso e che abbiamo ricevuto, Gesù e il suo Vangelo, con la parola e soprattutto con la testimonianza concreta del nostro agire. Ascolto, decisione, azione.

(Papa Francesco, festa della Visitazione).

Concretamente: Ascolto? Decido? Agisco?

PREGHIAMO

"Maria, donna dell’ascolto, rendi aperti i nostri orecchi; fa’ che sappiamo ascoltare la Parola del tuo Figlio Gesù tra le mille parole di questo mondo; fa’ che sappiamo ascoltare la realtà in cui viviamo, ogni persona che incontriamo, specialmente quella che è povera, bisognosa, in difficoltà. Maria, donna della decisione, illumina la nostra mente e il nostro cuore, perché sappiamo obbedire alla Parola del tuo Figlio Gesù, senza tentennamenti; donaci il coraggio della decisione, di non lasciarci trascinare perché altri orientino la nostra vita. Maria, donna dell’azione, fa’ che le nostre mani e i nostri piedi si muovano “in fretta” verso gli altri, per portare la carità e l’amore del tuo Figlio Gesù, per portare, come te, nel mondo la luce del Vangelo. Amen". (Papa Francesco)

In questa settimana preghiamo per gli amici della comunità di Roma/Montesilvano: il Signore conceda loro il dono dell’ascolto, della decisione e dell’azione. Ci uniamo alla comunità di Roma/Montesilvano presentando al Signore i loro bisogni particolari:

Ti preghiamo, Signore, per i primi due gruppi del Vangelo nella Parrocchia di Gesù Crocifisso di Pescara, perché le persone che hanno iniziato questo cammino possano essere affascinati dalla Parola e camminare con te;

Ti preghiamo, Signore, per i gruppi del Vangelo di Montesilvano perché tra i partecipanti possano maturare scelte di vita più impegnate nell’evangelizzazione;

Ti preghiamo, Signore, per le guide dei gruppi del Vangelo perché siano sapienti accompagnatori delle persone che stanno iniziando un cammino di fede;

Ti preghiamo, Signore, per il nostro servizio nella basilica di Santa Prassede a Roma, perché ci siano proposte di rinnovamento e possiamo avere la capacità di coinvolgere persone nuove;

Ti preghiamo, Signore, per i parroci delle Parrocchie in cui siamo presenti, perché sia sempre vivo il desiderio di formare una chiesa in “uscita”.

Cari amici, siamo arrivati alla fine di questo percorso di Avvento fatto insieme, e il Natale è vicino.

La Parola che ci ha accompagnato in queste quattro settimane e la preghiera condivisa ci hanno aiutato a sentirci in comunione. Che questo Natale sia per tutti noi, per le nostre famiglie, per i nostri amici, un tempo di arrivo ma anche di partenza, per una vita di preghiera, di servizio, di

testimonianza, di ascolto.

Cristo Gesù, la tua venuta nel mondo è sorgente di vera e di grande gioia. La felicità, la pienezza di vita, la certezza delle verità, la rivelazione della bontà e dell’amore, la speranza che non delude, la salvezza a cui ogni uomo aspira, ci sono concesse, sono a nostra disposizione, e hanno un nome, un

nome solo: Cristo Gesù. Tu sei il profeta delle beatitudini, tu sei il consolatore di ogni umana afflizione, tu sei la nostra pace, perché tu, tu solo sei la via, la verità, la vita. Noi proclamiamo che il

tuo avvento tra noi, o Cristo, è la nostra felicità. Solo il tuo Natale può rendere l’uomo felice. Tu sei la luce del mondo. E chi guarda a te vede rischiararsi i sentieri della vita.

Tu sei, Cristo, la nostra felicità e la nostra pace, perché tu sei il nostro Salvatore. Amen.

(Paolo VI)

BUON NATALE

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