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Approf 6 LE MODALITÀ DI RAPPRESENTAZIONE DELL’ALTITUDINE

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Academic year: 2021

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LE MODALITÀ DI RAPPRESENTAZIONE DELL’ALTITUDINE

I simboli utilizzati per rappresentare i rilievi sono particolarmente interessanti perché ne esistono molte tipologie: danno dunque al cartografo una grande libertà di scelta in funzione delle fi nalità del suo lavoro.

Nelle carte più vecchie si ricorreva generalmente ai mucchi di talpa, trattini disposti in modo da indicare il profi lo delle montagne. In alcuni casi si faceva uso di piccoli segmenti disposti a spina di pesce: si trattava di due serie di corte linee parallele tra loro e perpendicolari all’asse della catena montuosa, che però non compariva nel disegno.

Nelle carte moderne si utilizzano, invece, il tratto forte, il tratteggio, lo sfumo, le tinte altimetriche e le curve di livello.

Il tratto forte consiste in linee molto marcate che seguono la disposizione delle montagne, aumentando il proprio spessore quando i rilievi sono più estesi. Di solito sulla carta sono indicate le quote maggiori con i relativi numeri.

Il tratteggio è una serie di triangoli isosceli allungati e affi ancati nel senso della massima pendenza, che diventano sempre più grandi e ravvicinati dove il pendio è più ripido.

Lo sfumo mette in risalto le cime più elevate con un’ombreggiatura di uno stesso colore, più o meno estesa a seconda della pendenza, lungo uno dei versanti.

Le tinte altimetriche consistono in colori che variano con il cambiare dell’altitudine e sono generalmente utilizzate negli atlanti scolastici perché facilmente comprensibili. I colori scelti possono essere differenti.

Il metodo più effi cace per rappresentare il rilievo è, però, quello delle curve di livello, dette anche isoipse, linee che uniscono tutti i punti aventi la stessa altitudine sul livello del mare.

Le curve di livello sono usate nelle carte topografi che a grande scala; si ottengono immaginando di in- tersecare un rilievo con piani paralleli alla superfi cie marina e distanti tra loro a intervalli regolari: tutti i punti in cui i piani tagliano il rilievo costituiscono linee continue (più o meno sinuose) aventi la stessa quota altimetrica; sono queste le curve di livello, le cui proiezioni in piano sono le isoipse se l’altitudine è positi- va, mentre si chiamano isobate quando indicano punti sotto il livello del mare (generalmente in un bacino d’acqua).

Approfondimenti

Mucchi di talpa. Spina di pesce. Tratto forte.

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Approfondimenti

Tratteggio. Sfumo. Tinte altimetriche.

Le isoipse presentano due proprietà: l’equidistanza e l’intervallo.

L’equidistanza è il costante dislivello altimetrico che sulla superfi cie terrestre esiste tra due curve succes- sive. L’intervallo è la distanza che intercorre sulla carta tra due curve successive; si tratta di un elemento variabile in rapporto alla ripidità dei pendii: quando l’intervallo è minore (cioè dove le isoipse sono più ravvicinate) la pendenza è più accentuata.

Nelle carte topografi che le isoipse si distinguono in:

curve direttrici, rappresentate da linee continue marcate e con equidistanza di 100 m;

curve intermedie, linee continue di tratto più fi ne delle precedenti e con equidistanza di 25 m;

curve ausiliarie, indicate da linee tratteggiate la cui equidistanza è di 5 m.

Il sistema delle curve di livello è, dunque, molto utile perché ci indica l’altitudine dei vari punti, l’altezza media di una zona e la pendenza del terreno. Inoltre, se le linee hanno un andamento regolare, possiamo dire che la morfologia del terreno è dolce; se presentano un andamento tortuoso, siamo invece in presenza di un terreno accidentato.

Le isoipse corrispondono a linee immaginarie che sezionano il profi lo di una montagna in piani paralleli.

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