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1 Spazi di Lebesgue

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1 SPAZI DI LEBESGUE

Lezioni di Analisi Matematica 6 a.a. 2002-2003

Introduzione

In queste pagine troverete una traccia delle lezioni e dei seminari svolti nell’ambito del Corso di Analisi Matematica 6. Questi fogli sono, appunto, solo uno schema: non ci sono n´e dimostrazioni, n´e esercizi svolti, ma solo il testo dei risultati fondamentali e di quegli esercizi che mi sono sembrati pi`u significativi (e non nello stesso ordine in cui sono stati presentati a lezione...). Data la struttura schematica, non troverete le consuete chiacchiere fatte a lezione per spiegare (o tentare di spiegare) meglio gli argomenti, ma solo una lista di teoremi, corollari, lemmi, esercizi e osservazioni.

1 Spazi di Lebesgue

Definizione 1 (Spazi di Lebesgue). Sia Ω un sottoinsieme misurabile di RN e sia p ∈ [1, ∞). Poniamo Lp(Ω) =

n

u : Ω −→ R misurabili tali che Z

|u|p< ∞ o

. Se p = ∞ poniamo invece

Lp(Ω) = {u : Ω −→ R misurabili tali che ess sup |u| < ∞}, dove

ess sup |u| = inf{k > 0 : |u| ≤ k q.o. in Ω}.

Esercizio 1. Se Ω `e limitato e u : Ω −→ R `e continua e limitata, allora u ∈ Lp(Ω) ∀ p ∈ [1, ∞].

Esercizio 2. Sia Ω = B(0, 1) e sai u(x) = |x|1 . Allora u ∈ Lp(Ω) se e solo se p < N . Teorema 2. Lp `e uno spazio vettoriale qualunque sia p ∈ [1, ∞].

Su Lp definiamo la seguente quantit`a (che risulter`a essere una norma):

kukLp(Ω)= kukLp= kukp=

µZ

|u|pdx

1/p

se p < ∞, ess sup |u| se p = ∞.

Esercizio 3. Sia 1 ≤ p ≤ ∞. Se f, g ∈ Lp, allora max{f, g} ∈ Lp. In particolare, se f ∈ Lp, allora f+= max{f, 0} e f = max{−f, 0} appartengono ad Lp.

Uno dei risultati fondamentali nella teoria degli spazi Lp`e il seguente teorema:

Teorema 3 (Disuguaglianza di H¨older). Siano p, p0 ∈ [1, ∞] tali che 1

p+ 1 p0 = 1

(con l’ovvia generalizzazione p = 1 se p0= ∞ o viceversa) e siano u e v due funzioni misurabili definite su Ω. Allora kuvk1≤ kukpkvkp0.

In particolare, se u ∈ Lp(Ω) e v ∈ Lp0(Ω), il prodotto uv ∈ L1(Ω).

Osservazione 4. La disuguaglianza di H¨older permette di dimostrare che kukp`e effettivamente una norma, in quanto vale la disuguaglianza di Minkowski:

ku + vkp≤ kukp+ kvkp ∀ p ∈ [1, ∞].

Di conseguenza, Lp risulta uno spazio metrico, dove la distanza `e definita da dp(u, v) = ku − vkp ∀ u, v ∈ Lp, ∀ p ∈ [1, ∞]

e quindi fn → f in Lp se kfn− f kp→ 0.

(2)

1 SPAZI DI LEBESGUE

Teorema 5 (Fisher–Riesz). Per ogni p ∈ [1, ∞], Lp(Ω) `e uno spazio di Banach rispetto alla norma kukp. Inoltre L2(Ω) `e uno spazio di Hilbert rispetto al prodotto scalare

hu, vi = Z

uv dx.

Esercizio 4. Sia fn(x) = 1+nnx. Per quali p fn `e una successione di Cauchy in Lp([0, 1])? (Sol: 1 ≤ p < 2).

La disuguaglianza di H¨older ha utili conseguenze:

Teorema 6. (i) Siano p, q, r ∈ [1, ∞] tali che

1 r = 1

p+1 q. Se u ∈ Lp e v ∈ Lq, allora uv ∈ Lr e

kuvkr≤ kukpkvkq. (ii) Siano p1, . . . , pk∈ [1, ∞] tali che

1 p1

+ 1 p2

+ . . . + 1 pk

= 1.

Se ui∈ Lpi, allora Πki=1ui∈ L1 e

ku1. . . ukk1≤ Πki=1kuikpi. (iii) Se un→ u in Lp e vn → v in Lp0, allora unvn → uv in L1.

(iv) Se un → 0 in Lp e vn `e limitata in in Lp0, allora unvn→ 0 in L1. Un altro utile corollario della disuguaglianza di H¨older `e il seguente

Teorema 7 (Disuguaglianza di interpolazione). Siano p, q, r ∈ [1, ∞] tali che p < r < q e sia θ ∈ (0, 1) tale che 1

r =θ

p+1 − θ q . Allora Lp∩ Lq⊂ Lr, cio`e se u ∈ Lp∩ Lq, allora u ∈ Lr e

kukr≤ kukθpkvk1−θq . In particolare L1∩ L⊂ L2(scegliendo p = 1, q = ∞, r = 2 e θ = 1/2).

Teorema 8 (Convergenza dominata (o di Lebesgue) in Lp).

1 ≤ p < ∞: Supponiamo che un ∈ Lp(Ω), che un → u q.o. in Ω e che esista φ ∈ Lp(Ω) tale che |un| ≤ φ q.o. in Ω.

Allora u ∈ Lp(Ω) e un→ u in Lp(Ω).

p = ∞: Supponiamo che un, u ∈ L(Ω). Allora un → u in L(Ω) se e solo se esiste un insieme misurabile A ⊂ Ω tale che |A| = 0 e un → u uniformemente in Ω \ A.

Vale una sorta di viceversa del Teorema precedente:

Teorema 9. Se fn → f in Lp, 1 ≤ p ≤ ∞, allora esistono una sottosuccessione (fnk)k ed una funzione h ∈ Lp tali che

• fnk→ f q.o. in Ω;

• |fnk(x)| ≤ h(x) ∀ k e q.o. in Ω.

Osservazione 10. Nel teorema precedente, se p = ∞, si pu`o prendere nk = k. Invece, se p < ∞, in generale, la (fnk)k `e proprio una sottosuccessione, come mostra l’esercizio seguente.

Esercizio 5. Siano Ω = R, p ∈ [1, ∞) e fn= χ[log n,log(n+1)[. Allora fn→ 0 in Lp(R), ma non esiste alcuna h ∈ Lp(R) tale che fn≤ h q.o. in R. (Invece se nk= k2 e h(x) = χ∪[log k2,log(k2+1)[ il teorema `e verificato).

Teorema 11 (Riflessivit`a). Lp(Ω) `e uno spazio riflessivo per ogni p con 1 < p < ∞.

(3)

1 SPAZI DI LEBESGUE

La dimostrazione di questo teorema si basa sulla (prima) disuguaglianza di Clarkson: se p ∈ [2, ∞), allora per ogni

f , g ∈ Lp, risulta ¯

¯¯

¯

¯¯

¯¯f + g 2

¯¯

¯¯

¯¯

¯¯

p p

+

¯¯

¯¯

¯¯

¯¯f − g 2

¯¯

¯¯

¯¯

¯¯

p p

kf kpp+ kgkpp

2 .

Osservazione 12. `E possibile dimostrare che gli spazi L1 e L non sono mai riflessivi, a meno che la misura di Lebesgue in Ω sia sostituita da una misura µ concentrata in un numero finito di atomi, nel qual caso anche L1(Ω, µ) e L(Ω, µ) risultano riflessivi.

E anche facile convincersi che L` 1 non sia riflessivo dal seguente Esercizio 6. Sia Ω = (−1, 1) e sia fn = n2χ[−1

n,n1]. Evidentemente kfnk1 = 1 ∀ n. Se L1(Ω) fosse riflessivo, sarebbe possibile estrarre una sottosuccessione convergente debolmente in L1. Invece fnconverge (nel senso delle distribuzioni!) alla δ di Dirac concentrata in 0. Difatti L1 `e contenuto nell’insieme delle misure di Radon, quindi ogni successione limitata in L1ammette sottosuccessioni convergenti nel senso delle misure.

La riflessivit`a di Lp per 1 < p < ∞ garantisce che da ogni successione limitata in tali spazi si possa estrarre una sottosuccessione debolmente convergente. Ovviamente, in generale, non si potr`a avere la convergenza quasi ovunque al limite debole:

Esercizio 7. Supponiamo di essere in uno dei casi seguenti.

• Ω = (0, π) e fn(x) = sin(nx).

• Ω = R, g ∈ Lp(R) e gn(x) = n1/pg(nx).

• Ω = R, h ∈ Lp(R) e hn(x) = h(n + x).

Allora fn→ 0 debolmente in Lp(Ω) ma non q.o.!

E facile dimostrare che se f` n → f in Lp, allora kfnkp→ kf kp. Ovviamente se kunkp→ kukp non si pu`o concludere che un→ u (basta prendere due funzioni diverse che hanno norma uguale...). Per`o se in pi`u un → u q.o., vale:

Esercizio 8. Se 1 ≤ p < ∞, kunkp→ kukp e un→ u q.o., allora un→ u in Lp.

Se p = ∞ questo risultato `e falso: basta considerare Ω = [0, 2], un(x) = xn se x ∈ [0, 1], un(x) = 1 se x ∈ (1, 2] e u(x) = χ[1,2](x).

Teorema 13 (Separabilit`a). Lp(Ω) `e uno spazio separabile per ogni p con 1 ≤ p < ∞.

Pi`u precisamente, si pu`o dimostrare che Lp(Ω) `e separabile se e solo se p < ∞ (a meno che la misura di Lebesgue in Ω sia sostituita da una misura µ concentrata in un numero finito di atomi, nel qual caso anche L(Ω, µ) risulta separabile).

Teorema 14 (Rappresentazione di Riesz). Sia 1 ≤ p < ∞ e sia L ∈ (Lp)0. Allora esiste una, ed una sola, u ∈ Lp0 tale che

hL, f i = Z

uf dx ∀ f ∈ Lp, ed inoltre

kLk(Lp)0 = kukLp0. Al solito, si intende 10= ∞.

Grazie a questo Teorema, sar`a sempre fatta l’identificazione del duale di Lpcon Lp0, essendo questi spazi isometrici.

Inoltre si ha adesso una chiara visione di quello che significhi ”convergenza debole” in Lp, per p < ∞:

fn * f ⇐⇒

Z

fng dx → Z

f g dx ∀ g ∈ Lp0(Ω), qualunque sia p ∈ [1, ∞).

Esercizio 9. Consideriamo le successioni introdotte nell’esercizio 7. Allora

• fn converge debolmente, ma non fortemente a 0 in L2(0, π);

• gn converge debolmente, ma non fortemente a 0 in Lp(R), qualunque sia g ∈ Lp(R);

(4)

1.1 Misura di Ω finita vs Misura di Ω infinita 1 SPAZI DI LEBESGUE

• hn converge debolmente, ma non fortemente a 0 in Lp(R), qualunque sia h ∈ Lp(R).

Un classico risultato di compattezza negli spazi Lp `e una ”generalizzazione” del Teorema Ascoli–Arzel`a, per il cui enunciato diamo prima la seguente

Definizione 15. Per ogni h ∈ R e u ∈ Lp(RN), poniamo

uh(x) = u(x + h), x ∈ RN.

Teorema 16 (Fr´echet – Kolmogorov – Riesz). Sia F un insieme limititato di Lp(RN), 1 ≤ p < ∞. Supponiamo che

h→0limkuh− ukp= 0 uniformemente per ogni u di F

(cio`e ∀ ε > 0 ∃ δ > 0 tale che ∀ h ∈ RN tale che |h| < δ risulti kuh− ukp < ε ∀ u ∈ F). Allora F|Ω `e relativamente compatta in Lp(Ω) per ogni Ω ⊂ RN misurabile e di misura finita.

1.1 Misura di Ω finita vs Misura di Ω infinita

Se la misura di Ω `e finita, ci sono alcuni risultati piuttosto interessanti, tutti conseguenza della disuguaglianza di H¨older.

Teorema 17. Siano |Ω| < ∞ e p ∈ [1, ∞]. Allora Lp(Ω) si immerge con continuit`a in Lq(Ω) per ogni q ≤ p. Pi`u precisamente

kukq≤ |Ω|1−q/pkukp. Di conseguenza

(1) Lp(Ω) ,→ Lq(Ω) q ≤ p

e quindi

L(Ω) ⊂ ∩p≥1Lp(Ω).

Quest’ultima inclusione `e stretta, come mostra il seguente

Esercizio 10. Sia Ω = (0, 1) e sia u(x) = log x. Allora u ∈ ∩p≥1Lp(Ω) (ma evidentemente u 6∈ L(Ω)).

Inoltre anche le inclusioni di (1) sono strette:

Esercizio 11. Sia Ω = (0, 1/2) e sia u(x) = (x log2x)−1. Allora u ∈ L1(Ω), ma u 6∈ Lp(Ω) per alcun p > 1.

Osserviamo anche il Teorema di immersione cessa di essere valido nel caso in cui Ω abbia misura infinita; difatti la funzione u(x) = 1/x appartiene a L2(1, +∞) (e ad L(1, ∞)), ma evidentemente non appartiene a L1(1, +∞).

Inoltre:

Esercizio 12. La funzione f (x) = (

x(1 + | log x|))−1 appartiene a L2(0, ∞), ma non appartiene ad alcun Lp(0, ∞) per alcun p 6= 2.

Esercizio 13. • Costruire una funzione u ∈ L1(0, ∞) tale che u 6∈ L2(0, ∞) e u 6∈ L(0, ∞).

• Costruire funzione u ∈ L2(0, ∞) tale che u 6∈ L1(0, ∞) e u 6∈ L(0, ∞).

Esercizio 14. Sia |Ω| < ∞. Allora

• kf k= lim

p→∞kf kp per ogni f ∈ L(Ω);

• se f ∈ ∩p≥1Lp(Ω) e sup

1≤p<∞kf kp< ∞, allora f ∈ L(Ω).

Teorema 18 (Disuguaglianza di Jensen). Sia J : R −→ R una funzione convessa e sia u ∈ L1(Ω). Allora

J µ 1

|Ω|

Z

u(x) dx

1

|Ω|

Z

J(u(x)) dx.

(5)

3 APPOSSIMAZIONI E CONVOLUZIONI

2 Convergenze

Di seguito saranno ricordate le principali implicazioni relative alla convergenza di funzioni. Se non diversamente specificato, p indicher`a un numero tra 1 e ∞ inclusi.

2.1 Caso Generale

• fn→ f in Lp ⇒ fn→ f in misura;

• fn→ f in L ⇒ fn→ f q.o.;

• fn→ f in Lp ⇒ fn* f debolmente in Lp.

2.2 Misura di Ω finita

Oltre alle implicazioni precedenti, valgono anche le seguenti:

• fn→ f in L ⇒ fn→ f in Lp;

• fn→ f q.o. ⇒ fn→ f in misura;

• se p > q e fn→ f in Lp ⇒ fn→ f in Lq.

Per interpolazione si pu`o dimostrare che, in certi casi, la convergenza debole implica quella forte:

Esercizio 15. Se |Ω| < ∞, p ∈ (1, ∞), fn∈ Lp(Ω), fn ≥ 0 q.o. e fn* 0 in Lp(Ω), allora fn→ 0 in Lq(Ω) ∀ q < p.

3 Appossimazioni e Convoluzioni

Teorema 19 (Teoremi di densit`a). Sia 1 ≤ p < ∞.

1. Esiste un’infinit`a numerabile di funzioni a gradini le cui combinazioni lineari a coefficienti in Q sono dense in Lp.

2. CC0 `e denso in Lp. 3. CC`e denso in Lp.

Per dimostrare il punto 3 del Teorema precedente, `e necessario ricorrere alla nozione di convoluzione.

Definizione 20. Siano f ∈ L1(RN), g ∈ Lp(RN), 1 ≤ p ≤ ∞. Definiamo la convoluzione di f con g come f ∗ g(x) =

Z

RN

f (x − y)g(y) dy.

Osserviamo immediatamente che, cambiando variabile di integrazione, f ∗ g = g ∗ f .

Teorema 21. Siano f ∈ L1(RN), g ∈ Lp(RN), 1 ≤ p ≤ ∞. Allora per q.o. x di RN la funzione y 7→ f (x − y)g(y)

`e integrabile su RN (ovvero f ∗ g `e ben definita).

Inoltre f ∗ g ∈ Lp(RN) e

kf ∗ gkp ≤ kf k1kgkp.

Definizione 22. Siano 1 ≤ p ≤ ∞ e u : Ω −→ R. Diciamo che u ∈ Lploc(Ω) se uχK ∈ Lp(Ω) per ogni compatto K contenuto in Ω.

Proposizione 23. Siano f ∈ CC0(RN) e g ∈ L1loc(RN). Allora f ∗ g `e ben definita in ogni x ∈ RN e f ∗ g `e continua su RN. Inoltre se f ∈ CCk(RN), allora f ∗ g ∈ Ck(RN) e Dα(f ∗ g) = (Dαf ) ∗ g per ogni multiindice α tale che |α| ≤ k.

La dimostrazione dell’ultima affermazione `e una semplice applicazione del teorema di derivazione sotto il segno di integrale.

(6)

3 APPOSSIMAZIONI E CONVOLUZIONI

Definizione 24 (Mollificatori). Una successione (ρn)n `e detta di mollificatori se ∀ n ∈ N risulta

• ρn∈ CC(RN);

• il supporto di ρn `e contenuto in B(0,n1);

• ρn≥ 0 eR

RNρn= 1.

Esercizio 16. Sia

ρ(x) = (

e|x|2−11 se |x| < 1, 0 se |x| ≥ 1 e sia C = (R

ρ)−1. Allora la successione definita da ρn(x) = CnNρ(nx) `e una successione di mollificatori.

Teorema 25. Sia ρn una successione di mollificatori.

1. Se f ∈ C(RN), allora ρn∗ f → f uniformemente sui compatti di RN; 2. se 1 ≤ p < ∞ e f ∈ Lp(RN), allora ρn∗ f → f in Lp(RN).

L’ultima affermazione garantisce quindi che C(RN) `e denso in Lp(RN). Scegliendo poi una successione wn di funzioni CC(RN) che convergono puntualmente a 1 su RN, si dimostra che CC(RN) `e denso in Lp(RN), mostrando che wnn∗ f ) → f . Estendendo poi le funzioni di Lp(Ω) a 0 fuori di Ω si dimostra, come corollario, la terza parte del Teorema 19 su domini qualunque.

(7)

4 SPAZI DI SOBOLEV

4 Spazi di Sobolev

Definizione 26 (Spazi di Sobolev). Sia Ω un aperto di RN e sia p ∈ [1, ∞]. Definiamo

W1,p(Ω) =

½

u ∈ Lp(Ω) : ∃ g1, . . . , gn∈ Lp(Ω) tali che Z

xidx = − Z

giφ dx ∀ v ∈ CC(Ω), ∀ i = 1, . . . , N

¾ .

Osservazione 27. Nella definizione precedente si possono considerare anche funzioni ”test” φ appartenenti a CC1(Ω).

Inoltre la funzione gi `e unica e si chiama deriva i–sima debole di u.

Teorema 28. Per ogni p ∈ [1, ∞], W1,p(Ω) `e uno spazio di Banach rispetto alla norma kukW1,p(Ω)= kukW1,p= kuk1,p= kukp+ kDukp

o a quella equivalente

kuk =¡

kukpp+ kDukpp¢1/p .

Inoltre H1(Ω) := W1,2(Ω) `e uno spazio di Hilbert rispetto al prodotto scalare hu, vi =

Z

uv dx + Z

Du · Dv dx.

In particolare W1,p`e uno spazio metrico completo rispetto alla distanza d(u, v) = ku − vk1,p.

Considerando i risultati ottenuti per gli spazi Lp non `e difficile convincersi della validit`a del risultato seguente.

Teorema 29.

• W1,p`e riflessivo per 1 < p < ∞.

• W1,p`e separabile per 1 ≤ p < ∞.

E ovvio che prodotto di funzioni L` p non sia ancora in Lp. Invece in W1,pvalgono le seguenti regole di derivazione del prodotto e di derivazione della composizione:

Esercizio 17.

• Se u, v ∈ W1,p∩ L, allora uv ∈ W1,pe

∂xi

(uv) = ∂u

∂xi

v + u∂v

∂xi

∀ i = 1, . . . , N.

• Se F ∈ C1(R), |F0| ≤ C e u ∈ W1,p, allora F ◦ u ∈ W1,pe

∂xi(F ◦ u) = F0(u)∂u

∂xi ∀ i = 1, . . . , N.

Se Ω ⊂ RN, estendendo a 0 le funzioni fuori di Ω si ha un’immediata immersione di Lp(Ω) in Lp(RN). Per gli spazi di Sobolev la cosa non `e cos`ı semplice, ma vale il seguente

Teorema 30 (Prolungamento). Sia 1 ≤ p ≤ ∞ e sia Ω ⊂ RN di classe C1 e con frontiera limitata (oppure Ω = RN+). Allora esiste un operatore di prolungamento lineare e continuo P : W1,p(Ω) −→ W1,p(RN) tale che

1. P u|Ω= u (prolungamento);

2. kP ukLp(RN)≤ CkukLp(Ω);

3. kP ukW1,p(RN)≤ CkukW1,p(Ω) (continuit`a),

dove la costante C `e una costante che dipende solo da N e p.

Tramite prolungamenti e convoluzioni si dimostra il

(8)

4 SPAZI DI SOBOLEV

Teorema 31 (Densit`a ristretta). Siano Ω di classe C1e 1 ≤ p < ∞. Data u ∈ W1,p(Ω), esiste una successione di funzioni un∈ CC(RN) tale che un|Ω→ u in W1,p(Ω).

In realt`a l’ultimo teorema pu`o essere migliorato notevolmente, senza ipotesi su Ω:

Teorema 32 (Meyers–Serrin). Sia 1 ≤ p < ∞ e sia u ∈ W1,p(Ω). Allora esiste una successione di funzioni un∈ C(Ω) ∩ W1,p(Ω) tale che un→ u.

Esercizio 18. Sia p ∈ [1, ∞] e sia f ∈ W1,p(Ω). Allora f+, f, |f | ∈ W1,p(Ω).

Esercizio 19. Sia Ω = B(0, 1) e sia u(x) = |x|α, α ∈ R. Allora u ∈ W1,p(Ω) se e solo se α > 1 − N/p.

Esercizio 20. Sia 1 ≤ p ≤ ∞ e sia (un)n una successione in W1,p. Supponiamo che un* u in Lp e che Dun * g in (Lp)N. Allora u ∈ W1,pe Du = g.

Teorema 33 (Caratterizzazione di W1,p). Sia 1 < p ≤ ∞ e sia u ∈ Lp(Ω). Allora sono equivalenti i fatti seguenti:

1. u ∈ W1,p(Ω);

2. esiste C tale che ¯

¯¯

¯ Z

u∂φ

∂x1

dx

¯¯

¯¯ ≤ Ckφkp0;

3. Esiste C tale che per ogni aperto ω compattamente contenuto in Ω e per ogni h ∈ RN tale che |h| < dist(ω, ΩC) risulta

ku(· + h) − ukLp(ω)≤ C|h|.

In 2 e 3 la miglior costante C `e kDukp.

Osservazione 34. Se p = 1 valgono le seguenti relazioni: 1 ⇒ 2 ⇔ 3. Le funzioni che verificano 2 o 3 per p = 1 sono le funzioni a variazione limitata.

Teorema 35 (Sobolev (Gagliardo-Niremberg)). Sia p < N e sia p= pN

N − p

µ1 p =1

p 1 N

. Allora esiste γ = γ(N, p) > 0 tale che

µZ

RN

|u|pdx

1/p

≤ γ µZ

RN

|Du|pdx

1/p

∀ u ∈ W1,p(RN).

In altre parole, W1,p(RN) si immerge con continuit`a in Lp(RN).

Esercizio 21. Il valore di p dato dal Teorema di Sobolev `e l’unico valore di q per cui kukq ≤ γkDukp

con γ = γ(N, p) (si consideri ut(x) = u(tx)).

Per interpolazione si ottiene il seguente corollario.

Corollario 36. Sia p < N . Allora W1,p(RN) si immerge con continuit`a in Lq(RN) per ogni q ∈ [p, p]. Pi`u precisamente, se 1q = αp +1−αp , allora

kukq ≤ γkuk1,p, dove γ `e la costante del Teorema di Sobolev.

Come corollario del Teorema di Sobolev, si ottiene anche il seguente

Teorema 37 (Caso p = N ). Per ogni q ∈ [N, ∞) esiste C = C(N, q) > 0 tale che µZ

RN

|u|qdx

1/q

≤ C µZ

RN

|Du|Ndx

1/N

∀ u ∈ W1,N(RN).

In altre parole, W1,N(RN) si immerge con continuit`a in Lq(RN) ∀ q ∈ [N, ∞).

(9)

4 SPAZI DI SOBOLEV

Questo risultato `e ottimale, nel senso che esistono funzioni di W1,N che non stanno in L:

Esercizio 22. Sia Ω = B(0, 1/2) e sia u(x) = (− log |x|)α con 0 < α < 1 − 1/N . Allora u ∈ W1,N(Ω), ma evidentemente u ∈ L(Ω). Un altro esempio simile `e dato dalla funzione u(x) = log log(1 + |x|−1) che appartiene a W1,n(B(0, 1)).

Teorema 38 (Morrey). Sia p > N . Allora esiste C = C(N, p) > 0 tale che kuk≤ Ckuk1,p ∀ u ∈ W1,p(RN).

In altre parole W1,p(RN) si immerge con continuit`a in L(RN).

Inoltre

|u(x) − u(y)| ≤ CkDukp|x − y|1−1/p per q.o. x, y ∈ RN.

Di conseguenza le funzioni di W1,p con p > N ammettono un rappresentante continuo (concetto profondamente diverso dall’essere continue quasi ovunque!).

Corollario 39. Se p > N e u ∈ W1,p(RN), allora

|x|→∞lim u(x) = 0.

In particolare, le funzioni di W1,p(R), p > 1, tendono a 0 all’infinito.

Teorema 40 (Differenziabilit`a q.o.). Sia N < p ≤ ∞ e sia u ∈ Wloc1,p(RN). Allora u `e differenziabile q.o. e il suo gradiente distribuzionale coincide col gradiente ”classico”.

Inoltre

Teorema 41. u ∈ Wloc1,∞ ⇔ u ∈ Liploc. E come corollario

Teorema 42 (Rademacher). Se u ∈ Liploc, allora `e derivabile q.o..

Il teorema fondamentale di compattezza negli spazi di Sobolev `e il seguente (che si dimostra tramite il Teorema di Ascoli–Arzel`a e il Teorema 16).

Teorema 43 (Rellich–Kondrachov). Sia Ω limitato e di classe C1. Allora

• se p < N , allora W1,p(Ω) ,→ Lq(Ω) ∀ q ∈ [1, p);

• se p = N , allora W1,p(Ω) ,→ Lq(Ω) ∀ q ∈ [1, ∞);

• se p > N , allora W1,p(Ω) ,→ C0(Ω), e tutte le immersioni sono compatte.

In particolare W1,p(Ω) ,→,→ Lp(Ω) qualunque sia p, e quindi se un `e una successione che converge debolmente in W1,pad u, allora un→ u nei rispettivi spazi di immersione compatta.

Definizione 44. Sia Ω un aperto di RN e sia p ∈ [1, ∞). Definiamo

W01,p(Ω) = la chiusura di CC(Ω) in W1,p(Ω).

Teorema 45 (Disuguaglianza di Poincar´e). Sia Ω un aperto limitato. Allora esiste C = C(N, p) > 0 tale che kukp≤ CkDukp ∀ u ∈ W01,p(Ω).

Osservazione 46. In realt`a `e sufficiente che Ω sia limitato in una direzione. 4 Corollario 47. Se Ω `e un aperto limitato kDukp `e una norma equivalente a kuk1,p.

Ricordiamo anche la seguente

(10)

4.1 Il caso N = 1 4 SPAZI DI SOBOLEV

Proposizione 48 (Disuguaglianza di Poincar´e–Wirtinger). Sia 1 ≤ p < N . Allora esiste C = C(N, p) tale che Ã

1

|B(x, r)|

Z

B(x,r)

|f − (f )x,r|p

!1/p

≤ Cr Ã

1

|B(x, r)|

Z

B(x,r)

|Df |p

!1/p

per ogni B(x, r) ⊂ Ω e per ogni f ∈ W1,p(Ω), dove (f )x,r=|B(x,r)|1 R

B(x,r)f . Indichiamo ora con W−1,p0 lo spazio duale di W01,p.

Teorema 49 (Rappresentazione di W−1,p0). Sia L ∈ H−1,p0(Ω). Allora esistono f0, f1, . . . , fN ∈ Lp0(Ω) tali che per ogni u ∈ W1,p(Ω)

L(u) = Z

f0u dx + XN i=1

Z

fi∂u

∂xidx.

Se Ω `e limitato, si pu`o prendere f0= 0.

Corollario 50. Sia 1 ≤ p < ∞ e sia Ω limitato. Allora un * u in W1,p se e solo se R

Dun· V →R

Du · V per ogni campo vettoriale V ∈ (Lp0)N. In particolareR

Dun· Dv →R

Du · Dv per ogni v ∈ W1,p0. Esercizio 23. Provare che per ogni u ∈ H2(Ω) ∩ H01(Ω) risulta

Z

|Du|2dx ≤ µZ

u2dx

1/2µZ

|∆u|2dx

1/2 .

Ricordiamo anche il fatto che le funzioni di Sobolev, anche se definite quasi ovunque, hanno significato anche su

∂Ω in base alla teoria delle tracce:

Teorema 51 (Teorema di traccia). Sia 1 ≤ p < ∞ e sia Ω = RN+ oppure un aperto limitato di classe C1. Allora esiste un operatore lineare e continuo T : W1,p(Ω) −→ Lp(∂Ω) tale che

• T u = u|∂Ω per ogni u ∈ W1,p(Ω) ∩ C0(Ω);

• esiste C = C(N, p) tale che

kT ukLp(∂Ω)≤ CkukW1,p(Ω) per ogni u ∈ W1,p(Ω) (continuit`a).

Ricordiamo infine la seguente definizione.

Definizione 52. Siano 1 ≤ p ≤ ∞ e m ∈ N. Definiamo per ricorrenza lo spazio Wm,p(Ω) =

½

u ∈ Wm−1,p(Ω) : ∂u

∂xi

∈ Wm−1,p(Ω) ∀ i = 1, . . . , N

¾ , dotato della norma kukm,p=P

0≤|α|≤mkDukp.

Come prima, Wm,p(Ω) risulta uno spazio di Banach, riflessivo per 1 < p < ∞, separabile per 1 ≤ p < ∞, e Wm,2:= Hm risulta uno spazio di Hilbert rispetto al prodotto scalare hu, vi =P

0≤|α|≤m

RDαu · Dαv.

Non saranno riportati i teoremi relativi agli spazi Wm,p, lasciando a chi legge il compito di estendere i risultati precedenti a questi spazi.

4.1 Il caso N = 1

In questa sezione il dominio naturale dell funzioni sar`a un intervalloSia I di R.

Cominciamo con il seguente miglioramento del Teorema di Morrey.

Teorema 53. Sia 1 ≤ p ≤ ∞. Allora, comunque presa u ∈ W1,p(I), esiste ˜u ∈ C(I) tale che u = ˜u q.o. su I e inoltre vale la formula del Teorema Fondamentale del Calcolo

˜

u(x) − ˜u(y) = Z x

y

u0(t) dt ∀ x, y ∈ I.

La funzione ˜u `e chiamata ”rappresentante continuo di u”.

(11)

4 SPAZI DI SOBOLEV 4.1 Il caso N = 1

Teorema 54. Sia 1 ≤ p ≤ ∞. Allora esiste C = C(n, |I|) (dove |I| ≤ ∞) tale che kuk≤ Ckuk1,p ∀ u ∈ W1,p(I), cio`e W1,p(I) ,→ L(I) ∀ p.

Inoltre, se I `e limitato,

W1,p(I) ,→,→ C(I) ∀ p ∈ (1, ∞], W1,p(I) ,→,→ Lq(I) ∀ p ∈ [1, ∞).

Proposizione 55. Sia u ∈ Lp(I), con 1 < p ≤ ∞. Allora sono equivalenti:

1. u ∈ W1,p(I);

2. esiste C tale che ¯

¯¯

¯ Z

u∂φ

∂x1dx

¯¯

¯¯ ≤ Ckφkp0;

3. Esiste C tale che per ogni aperto ω compattamente contenuto in I e per ogni h ∈ RN tale che |h| < dist(ω, IC) risulta

ku(· + h) − ukLp(ω)≤ C|h|.

In 2 e 3 la miglior costante C `e ku0kp.

Osservazione 56. Se p = 1 valgono le seguenti relazioni: 1 ⇒ 2 ⇔ 3: le funzioni che verificano 1 sono le funzioni assolutamente continue, mentre quelle che verificano 2 o 3 sono le funzioni a variazione limitata.

Corollario 57. Sia u ∈ L(I). Allora u ∈ W1,∞(I) ⇔ ∃ C > 0 tale che |u(x) − u(y)| ≤ C|x − y| per q.o. x, y ∈ I.

Esercizio 24. Provare direttamente che se u ∈ W1,p(0, 1) per qualche p ∈ (1, ∞), allora

|u(x) − u(y)| ≤ |x − y|1−1/p µZ 1

0

|u0(t)|pdt

1/p

per q.o. x, y ∈ [0, 1].

Esercizio 25. Siano a, b > 0. Allora u(x) = |x| appartiene a W1,p(−a, b) per ogni p ∈ [1, ∞].

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