Algebre di Lie in caratteristica 0
Denis Nardin 21 febbraio 2012
Capitolo 1
Propriet` a generali
In questo seminario parler`o di algebre di Lie su di un campo k algebricamente chiuso e di caratteristica 0. In realt`a non `e davvero necessario richiedere che il campo sia algebricamente chiuso, tutto quello che dir`o a parte un paio di lemmi varr`a anche per campi non algebricamente chiusi e pu`o essere ricavato da quel caso (usando astutamente la teoria di Galois). Tutti gli spazi vettoriali saranno finito-dimensionali salvo dove esplicitamente indicato.
1.1 Sommario
• Definizione di algebra di Lie. Esempi (gl(V ), sl(V ), tn, un, l’algebra di Lie di un’algebra associativa...)
• Definizione di rappresentazione di un’algebra di Lie. Esempi: rappresen- tazioni di definizione, rappresentazione aggiunta. In gl(V ) ogni elemento nilpotente `e ad-nilpotente.
• Definizione di algebra di Lie nilpotente. Teorema di Engel. Definizione di nilradicale.
• Definizione di algebra di Lie risolubile. Propriet`a elementari. Definizione di radicale.
• Definizione di algebra di Lie semisemplice. [gg] = g (senza dimostrazione).
1.2 Algebre di Lie e loro rappresentazioni
Un’algebra di Lie su di un campo k `e uno spazio vettoriale g con una mappa [, ] : g × g → g bilineare tale che
• [a, a] = 0 per ogni a ∈ g (cio`e [, ] `e alternante)
• Vale l’identit`a di Jacobi:
[a[bc]] + [b[ac]] + [c[ab]] = 0 Un po’ di esempi di algebre di Lie:
• Se V `e uno spazio vettoriale finito dimensionale su k, gl(V ) `e l’algebra di Lie ottenuta prendendo come spazio vettoriale gli endomorfismi di V in s`e, e come bracket il commutatore
[a, b] = ab − ba .
Questo `e in qualche senso l’esempio pi`u importante. Indicheremo con gln(k) l’algebra di Lie delle matrici gl(kn).
• Se indichiamo con sl(V ) il sottospazio vettoriale di gl(V ) composto dalle matrici a traccia nulla abbiamo che `e anche una sottoalgebra di Lie.
• Il sottospazio di gln(k) composto dalle matrici triangolari superiori tn(k)
`
e una sottoalgebra di Lie.
• Il sottospazio di tn(k) composto dalle matrici strettamente triangolari superiori un(k) `e una sottoalgebra di Lie.
• Pi`u in generale, se A `e un’algebra associativa possiamo dare ad A una struttura di algebra di Lie prendendo come bracket il commutatore
[a, b] = ab − ba .
Questa `e detta algebra di Lie associata all’algebra associativa A.
Un ideale di un’algebra di Lie `e una sottoalgebra I ⊆ g che assorbe il bracket. Si pu`o quozientare per ideali (fai il quoziente come spazi vettoriali e il bracket passa al quoziente). Un esempio importante di ideale `e l’ideale derivato [gg] definito da
[g, g] = Span([xy] | x, y ∈ g) .
Osserviamo che [gl(V ), gl(V )] = sl(V ) e che [tn(k), tn(k)] = un(k).
Una rappresentazione di un’algebra di Lie g `e uno spazio vettoriale V con un omomorfismo di algebre di Lie g → gl(V ). Esempi di rappresenta- zione. La rappresentazione aggiunta di un’algebra di Lie g `e quella data dall’omomorfismo
ad : g → gl(V ) ad(x) = [x·] .
1.3 Algebre di Lie nilpotenti
Un elemento x di g si dice ad-nilpotente se ad x `e nilpotente, ad-semisemplice se ad x `e diagonalizzabile.
Lemma 1. Per ogni x, y ∈ gl(V ) e per ogni i ≥ 1 vale
(ad x)ny =
n
X
i=0
n i
(−1)ixiyxn−i.
In particolare ogni elemento nilpotente `e ad-nilpotente.
Dimostrazione. Induzione su n, banale.
Quindi ogni elemento nilpotente di gl(V ) `e ad-nilpotente.
Lemma 2. Sia g ⊆ gl(V ) una sottoalgebra di Lie composta di elementi nilpo- tenti. Allora esiste v ∈ V non nullo tale che gv = 0.
Dimostrazione. Per induzione su dim g. Infatti se dim g = 1 `e ovvio. Prendiamo ora h sottoalgebra massimale di g. Allora h agisce in modo naturale sullo spazio g/h, per cui per ipotesi induttiva (dato che dim h < dim g e ogni elemento di h
`e ad-nilpotente) abbiamo che esiste x ∈ g r h tale che [hx] ⊆ h. Ma allora h ⊕ x
`e una sottoalgebra che contiene propriamente h, quindi `e g. In particolare h `e un ideale. Per ipotesi induttiva
W = {v ∈ V | hv = 0}
`e non banale. Inoltre xW ⊆ W con un rapido conto (h(xv) = [hx]v + x(hv) = 0 per ogni v ∈ W ). Ma x `e nilpotente, quindi ha il nucleo non banale. Perci`o preso v ∈ W tale che xv = 0, da cui la tesi.
La serie centrale di un’algebra di Lie `e la successione di ideali g[0]= g, g[n+1]= [gg[n]] .
Un’algebra di Lie `e detta nilpotente se g[n]= 0 per qualche n ≥ 0.
Esempio: un(k) `e nilpotente.
Le algebre di Lie nilpotenti sono caratterizzate dal teorema di Engel:
Teorema 1. Sia g un algebra di Lie. Allora `e nilpotente se e solo se ogni elemento `e ad-nilpotente.
Dimostrazione. Infatti se `e nilpotente `e evidente che ogni elemento `e ad-nilpotente (se g[n] = 0, allora (ad x)n = 0 per ogni x ∈ g). Viceversa per induzione sup- poniamo ogni elemento di g `e ad-nilpotente. Consideriamo ad g. Questa `e una sottoalgebra di gl(g) fatta di elementi nilpotenti. Allora possiamo trovare x ∈ g tale che (ad y)x = [yx] = 0 per ogni y ∈ g. Perci`o ky `e un ideale. Allora l’al- gebra g/y `e composta di elementi ad-nilpotenti e ha dimensione strettamente minore della dimensione di g. Per induzione la tesi.
Un ideale di g `e ad-nilpotente se `e composto da elementi ad-nilpotenti.
Lemma 3. Sia g algebra di Lie. Allora la famiglia degli ideali ad-nilpotenti ha un massimo (chiamato il nilradicale di g).
Dimostrazione. Prendiamo una filtrazione in ideali g= I0⊇ I1⊇ · · · ⊇ In= 0 in modo che Ii/Ii+1 sia un g-modulo irriducibile. Allora sia
Ki= ker(g → gl(Ii/Ii+1))
e poniamo N = ∩ni=1Ki. N `e chiaramente un ideale ed `e composto da elementi ad-nilpotenti (se x ∈ N , abbiamo che (ad x)n= 0).
Sia ora I un ideale ad-nilpotente. Abbiamo che Ii/Ii+1`e una I-rappresentazione, per cui l’insieme
W = {v ∈ Ii/Ii+1| Iv = 0}
`e non banale, per il teorema precedente. Ma si vede immediatamente che gW ⊆ W (perch`e I `e un ideale) e per l’irriducibilit`a di Ii/Ii+1 abbiamo che `e tutto, perci`o I ⊆ ker Ki.
1.4 Algebre di Lie risolubili e semisemplici
Consideriamo la successione gn data da
g0= g, gn+1= [gngn] .
Un’algebra di Lie si dice risolubile se gn = 0 per qualche n ≥ 0. Esempio: tn
`e risolubile.
Esempio: tn(k) `e risolubile.
Analogamente al teorema di Engel c’`e una caratterizzazione delle algebre di Lie risolubili.
Teorema 2. Un’algebra di Lie `e risolubile se e solo se il suo ideale derivato [gg]
`e nilpotente.
Dimostrazione. No dimostrazione.
Noi saremo interessati agli ideali risolubili di un’algebra.
Proposizione 1. • Se g `e un’algebra risolubile allora ogni sottoalgebra e ogni algebra quoziente `e risolubile.
• Se I `e un ideale risolubile di g tale che g/I `e risolubile allora g `e risolubile.
• Se I, J sono due ideali risolubili di g allora I + J `e un ideale risolubile.
Dimostrazione. Il primo fatto `e banale (se h ⊆ g abbiamo che hn ⊆ gn e analogamente per i quozienti). Il secondo segue dal fatto che
(g/I)n= 0 ⇒ gn⊆ I
Il terzo `e perch`e I `e un ideale di I + J e (I + J )/I ∼= J/(J ∩ I).
Osserviamo quindi che esiste un unico ideale risolubile massimale, chiamato radicale di g.
Un’algebra di Lie si dice semisemplice se il suo radicale `e banale.
Proposizione 2. Se g `e un’algebra di Lie semisemplice allora [gg] = g.
In particolare l’unica rappresentazione unidimensionale `e quella banale, per- ch`e se ρ : g → gl1(k) `e una rappresentazione allora
ρ(g) = ρ([gg]) ⊆ [gl1(k), gl1(k)] = sl1(k) = 0 .