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“Trattamento”, parola sospesa tra speranza e sopportazione nel vissuto del paziente

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Academic year: 2021

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Annamaria Mancuso

Presidente Salute Donna Onlus

“Trattamento”, parola sospesa tra speranza

e sopportazione nel vissuto del paziente

Dal Suo osservatorio di Presidente di una importante Associazione pazienti, vi trovate spesso a dover supportare il paziente nella comprensione di passaggi come “diagnosi” e “percorsi terapeutici”?

Capita molto spesso che il paziente richieda un supporto al momento in cui viene comunicata la diagnosi o descritto il percorso terapeutico. Entrambe queste fasi del percorso sono difficili da metabolizzare e da comprendere appieno per il paziente, anche perché molto spesso il medico usa termini tecnici o frasi vaghe e indefinite. La comunicazione è “tempo di cura” ma a volte lo stesso medico curante non ha a disposizione sufficiente tempo per instaurare una relazione comunicativa efficace oppure è impreparato a trovare le parole giuste per far capire al paziente tutto l’iter che lo attende. In questi casi il ruolo dell’Associazione diventa rilevante. Il paziente sente il bisogno di rivolgere domande, ha dubbi, perplessità, timori e l’Associazione, tramite i suoi associati che hanno già sperimentato la malattia e gli operatori sanitari a cui si appoggia all’interno dell’ospedale, può dare risposte mediche esaurienti e consigli sulla parte organizzativa.

Vuole fare una riflessione dal punto di vista del paziente sulla coppia di parole “trattamento” – “sopportazione”: come vengono percepite e comprese?

Quando l’oncologo utilizza la parola “trattamento” durante la conversazione con il paziente, quest’ultimo la percepisce e la comprende esattamente per quello che è: la cura, che sia di tipo farmacologico o chirurgico o radioterapico. Naturalmente il termine “trattamento” viene percepito con una connotazione positiva se è associato alla speranza (speranza che i farmaci funzionino, speranza che l’intervento riesca bene, speranza di guarire, di stare meglio, etc…); però, il trattamento può essere inteso anche come qualcosa di negativo se, ad esempio, determina effetti collaterali che possono essere fastidiosi o dolorosi per il paziente. Al trattamento si associa di conseguenza la “sopportazione”, parola che apre alla globalità della crisi che la malattia oncologica determina, non solo per le ricadute dal punto di vista fisico e di prospettiva di vita ma anche perché coinvolge una serie di attori (famigliari, amici, conoscenti, medici, infermieri) che vivono insieme al paziente il dramma del tumore. Sopportare il peso della malattia, sopportare il dolore fisico che ne può conseguire, il dolore psicologico; sopportare i trattamenti e gli effetti collaterali, sopportare la fatica dei famigliari che devono affrontare le sofferenze del loro congiunto. Sopportazione significa anche avere pazienza ed essere pronti ad affrontare giorno per giorno quel che avviene nel lungo percorso di cura, e dopo.

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