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“A chiare lettere” - Editoriali • La pretesa del silenzio (di Giuseppe Dalla Torre)

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Stato, Chiese e pluralismo confessionale

Rivista telematica (www.statoechiese.it)

aprile 2014 ISSN 1971- 8543

"A CHIARE LETTERE"

La pretesa del silenzio * (di Giuseppe Dalla Torre)

Incredibile: sull’ultimo numero di questa rivista appare l’articolo di un collega docente universitario che insinua la tesi per cui i docenti dell’Università Cattolica del Sacro Cuore non dovrebbero far parte, come invece previsto dalla legge, delle commissioni di concorso pubblico per il reclutamento della docenza universitaria1. La ragione è presto detta: la loro appartenenza religiosa e l’obbligo di mantenerla, che qualifica il loro inserimento in un Ateneo cattolico, farebbe dubitare della loro imparzialità, principio essenziale nell’esercizio di pubblici uffici, in particolare in uno Stato laico.

Secondo lo studioso, "non deve […] apparire incredibile l’ipotesi che essi, contravvenendo ai principi di neutralità e di imparzialità cui dovrebbero attenersi nello svolgere la funzione di commissari in un concorso pubblico, siano nei giudizi influenzati dalla propria appartenenza"; e aggiunge: "specie nelle materie del diritto canonico e del diritto ecclesiastico, la componente militante della loro identità cattolica e la forza espansiva della stessa identità potrebbero condizionare a tal punto l’esito di un concorso da indurre non solo a bocciare chi è di opinioni diverse ma anche disporre delle idoneità per estendere quell’egemonia culturale cui del resto per statuto sono tenuti". Da docente e rettore di una Università cattolica, la Lumsa, mi sento profondamente offeso e indignato per queste affermazioni, che ignorano elementi storici, filosofici e teologici essenziali, che dimostrano la non conflittualità tra fede e ragione. D’altra parte, in più punti lo scritto meriterebbe una serrata analisi critica: il discorso vale solo per l’Università Cattolica del Sacro Cuore o è più generale? Vale solo per le materie indicate o ha in sostanza una portata più ampia?

Non corre il rischio l’autore di provare troppo, nel senso che a rigore i

* Editoriale apparso su Avvenire del 2 aprile 2014, pubblicato per la cortesia dell'Autore e dell'Editore.

1 Si veda L. ZANNOTTI, Initium sapientiae timor Domini: la problematica presenza dei docenti dell’Università Cattolica del Sacro Cuore nelle commissioni di concorso pubblico per l’insegnamento del Diritto ecclesiastico e del Diritto canonico, n. 11/2014.

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Stato, Chiese e pluralismo confessionale

Rivista telematica (www.statoechiese.it)

marzo 2014 ISSN 1971- 8543

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professori cattolici, in quanto tali e a prescindere dalla loro appartenenza a una Università statale o non statale, sarebbero .tutti, per il fatto stesso del loro essere cattolici, inevitabilmente sospetti di parzialità? E perché, allora, non anche i professori di altre fedi e culture? Gli interrogativi potrebbero continuare. In realtà, sotteso a tutto il precario argomentare è l’idea antica: sileant catholici in munere alieno; in breve: i cattolici stiano zitti nel concerto delle posizioni che sussistono nella pubblica agorà. Il che risponde ai più classici stilemi di quel laicismo di cui, guarda caso, proprio quanti sostengono le posizioni di pensiero criticate negano l’esistenza, o addirittura denunciano come una invenzione “clericale” per demonizzare l’avversario.

A ben vedere si tratta di atteggiamenti o ridicolmente ingenui o faziosamente intollerabili. Ingenui, se si pensa che l’ideologia sia solo in casa cattolica, il che significherebbe che fuori di essa non esisterebbero che cervelli vuoti: di valori, di princìpi, di visioni del mondo e della vita; intollerabili – ed è questa l’ipotesi evidentemente più realistica – perché davvero contrari a ogni elementare sentire democratico, che percepisce la comunità civile e politica come la casa di tutti.

Certo: l’esercizio di funzioni pubbliche postula l’imparzialità; ma questo i cattolici, più che gli altri, lo sanno, dal momento che per loro è un precetto morale vincolante in coscienza – e non solo un dovere civico – "dare a Cesare quel che è di Cesare". Se poi volessimo riguardare le bucce dei concorsi universitari, a cominciare dalle idoneità appena conclusesi, per una valutazione sotto il profilo dell’incidenza dell’ideologia sull’imparzialità del giudicante, forse scopriremmo che quanto è temuto come un possibile pericolo con riferimento a esaminatori “cattolici”, si è in realtà concretizzato in più casi in presenza di esaminatori “laici”. Vogliamo poi parlare dell’ostracismo a studiosi per il solo fatto di aver pubblicato su riviste e per editrici di grande tradizione culturale e scientifica, ma colpevoli solo d’essere punti di riferimento del pensiero cattolico?

Suvvia, in queste cose occorrerebbe ricordarsi sempre del monito di Talleyrand: Surtout pas trop de zèle. Soprattutto niente eccessi di zelo.

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