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L'alce d'Irlanda dell'ex Museo Kircheriano

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Academic year: 2022

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INTRODUZIONE

La ricerca bibliografica è un lavoro di fondamentale importanza per il recupero e il riordino di “vecchio”

materiale conservato in un Museo. Infatti da ricerche di questo tipo è possibile riconoscere ed individuare reper- ti precedentemente descritti e/o figurati e dei quali si erano perse le tracce. Durante la ricerca bibliografica, finalizzata proprio al recupero e riordino di materiale fossile conservato nel Museo di Paleontologia dell’Università di Roma “La Sapienza” (M.P.U.R.), l’e- same di un lavoro di padre Pianciani (1836), della Compagnia di Gesù, si è rivelato fondamentale per il recupero di materiale storico che era appartenuto al Museo kircheriano.

Tale riordino si è reso necessario a causa dei danni provocati durante la seconda guerra mondiale dal bom- bardamento aereo che gli alleati effettuarono sullo scalo ferroviario di Roma San Lorenzo. Il 19 luglio del 1943, durante tale bombardamento, una bomba colpì l’ala est dell’edificio di geologia. I danni furono notevoli in quan- to una sala del museo venne distrutta così come i nume- rosi fossili lì conservati. Inoltre l’effetto dell’esplosione ebbe effetti devastanti anche nelle sale attigue. "... il direttore di allora, prof. G. Checchia-Rispoli, si adoperò affinché fosse raccolto e messo al sicuro il materiale ...

che era stato disperso fra i rottami del bombardamento"

(Fabiani & Maxia, 1953). A seguito di ciò si cominciò un lungo e difficile lavoro di riordino di tutti i reperti dan- neggiati, lavoro che purtroppo ancora non è terminato.

IL MUSEO KIRCHERIANO

Il Museo Kircheriano fu costituito a Roma da Padre Athanasius Kircher (1602-1680), della Compagnia di Gesù, nei locali del Collegio Romano a seguito di una

donazione di reperti archeologici avvenuta nel 1651 da parte di Alfonso Donnini, aristocratico di Tuscania, non- ché segretario del Popolo Romano.

Il Kircher, che era una persona dotata di una profonda cultura (spaziava dalla medicina all’astronomia), succes- sivamente provvide a incrementare le collezioni del Museo con nuove acquisizioni, molte delle quali raccol- te direttamente dai suoi confratelli, missionari sparsi per il mondo. Il tutto fu sapientemente “organizzato come un grande museo enciclopedico, facendone il museo più imponente che fosse possibile visitare in Italia e in Europa” (Binni, in Binni & Pinna, 1989). Nel 1678 fu curata da Giorgio De Sepi, tecnico del museo, la prima edizione di un catalogo del materiale.

Purtroppo, dopo la morte del Kircher avvenuta nel 1680, il Museo conobbe una profonda crisi fino a quan- do padre Filippo Bonanni, nuovo custode del Museo dal 1698, si prese cura di tutto quello che era rimasto, rior- dinandolo e descrivendolo nel secondo catalogo del

“Musaeum Kircherianum” (1709). Il merito del Bonanni è soprattutto quello di essere stato il primo a impostare questo museo secondo “moderni” criteri museografici, in cui l’oggetto non è più una curiosità, più o meno avul- sa da qualsiasi contesto, ma un qualcosa di coerente con l’impostazione museologica dell’esposizione.

Nel 1773 venne redatta dal Battarra la terza edizione del Catalogo, anche se limitata alla descrizione dei soli reperti di storia naturale. In quello stesso anno Papa Clemente XIV sciolse la Compagnia di Gesù. Il Museo, non essendo più diretto dai Gesuiti e risentendo della profonda crisi culturale e politica in cui era caduto lo Stato Pontificio, lentamente venne smembrato e snatura- to, “perdendo la fisionomia di centro di cultura scientifi- ca per trasformarsi, ..., in un museo di antichità”

(Merzagora & Capanna, 2001). Solo nel 1824 il museo venne “restituito” alla Compagnia di Gesù che nel frat- tempo era stata ricostituita.

L’ALCE D’IRLANDA DELL’EX MUSEO KIRCHERIANO Riccardo Manni

Dipartimento di Scienze della Terra, Università di Roma “La Sapienza”, P.le A. Moro 5, 00185 Roma, Italy [email protected]

Geologica Romana 40 (2007), 21-24

RIASSUNTO - Viene brevemente descritta la storia del riconoscimento di un cranio di alce d’Irlanda conserva- to nel Museo di Paleontologia dell’Università di Roma “La Sapienza” che fu studiato e figurato oltre 150 anni fa da Georges Cuvier nella sua monumentale opera “Recherches sur les ossemens fossiles”.

PAROLECHIAVE: Museo Kircheriano, Georges Cuvier, alce d’Irlanda, Museo di Paleontologia di Roma.

ABSTRACT - The skull of an Irish elk, stored in the Paleontological Museum of “La Sapienza” University (Rome, Italy), that was studied and figured by Georges Cuvier in his monumental works “Recherches sur les ossemens fossiles”, was re-identified after more of 150 years of oblivion.

KEYWORDS: Kircher Museum, Georges Cuvier, Irish elk, Palaeontological Museum of Rome.

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Dopo la caduta di Roma nel 1870 il Museo venne smantellato definitivamente dal governo italiano. Infatti tra il 1874-75, svariate collezioni del Museo kircheriano vennero smistate in diversi musei romani. La collezione geo-paleontologica confluì nel Museo di geologia e paleontologia della Regia Università di Roma.

Successivamente, nel 1928, in seguito all’istituzione della Cattedra di paleontologia venne istituito il Museo di paleontologia, ove confluì tutto il materiale fossile, tra cui anche quello relativo al Museo Kircheriano.

GEORGES CUVIER

Nel lavoro di padre Pianciani, si evince chiaramente che l’eminente naturalista francese Georges Cuvier (1769-1832) fece visita al “gabinetto del Collegio Romano”, per studiare diversi fossili del Museo kirche- riano. Cuvier, che è considerato il padre della moderna paleontologia, secondo una prassi ancora oggi assai comune presso i paleontologi, andò a visionare materia- le conservato in diversi “gabinetti scientifici” d’Europa.

In Italia soggiornò ripetutamente tra il 1809 e il 1810.

Nel “gabinetto del Collegio Romano” studiò un gros- so cranio di alce d’Irlanda e svariati denti e ossa di ele- fante, ippopotamo, rinoceronte e cervidi, alcuni dei quali figurò nella sua monumentale opera “Recherches sur les ossemens fossiles” (1812).

Il fatto che Cuvier avesse studiato a Roma un cranio di alce d’Irlanda [Megaloceros giganteus (Blumenbach, 1799)] ha attirato la nostra attenzione, in quanto nel M.P.U.R. è conservato proprio un grosso cranio di que- sto animale (numero di catalogo v. 869) (Fig. 1), di cui purtroppo non si conosce né la collezione né la località di rinvenimento perché privo di cartellino di accompa- gnamento. Poichè presso la collezione d’antiquariato librario della Biblioteca del Dipartimento di Scienze della Terra è conservata una copia del sopraccitato lavo- ro di Cuvier, è stato possibile consultare tale lavoro.

Effettivamente a Tav. VIII, Fig. 2 è figurato un cranio di alce d’Irlanda con palchi piuttosto mutilati (Fig. 2).

Non deve stupire che questo cranio sia stato studiato da Cuvier, perché fu proprio Cuvier nel 1812 a dimostrare che l’alce d’Irlanda era una specie ormai estinta. Infatti fino a quel tempo si riteneva che l’alce d’Irlanda appar- tenesse o all’alce americano o alla renna europea.

Poco sopra questa figura è stato scritto a matita

“Cervus euryceros conservato a Roma”. Probabilmente a scrivere ciò fu Alessandro Portis, proprietario del soprac- citato volume. Portis (1853-1931) fu titolare della catte- dra di Geologia e quindi responsabile del museo geolo- gico della Regia Università di Roma dal 1888 al 1927.

Compì diversi studi di geologia e paleontologia del Lazio (Fabiani & Maxia, 1953), descrivendo tra l’altro numerose faune di vertebrati della Campagna Romana.

Conseguentemente dovette consultare quest’opera di Cuvier per i suoi studi, riconoscendo quindi in quel dise- gno l’esemplare conservato nel museo romano.

ANALISI COMPARATA

Confrontando la figura pubblicata da Cuvier (Fig. 1) con il cranio conservato in questo Museo (Fig. 2) si nota subito una discreta corrispondenza. Tuttavia, per essere sicuri di non avere tra le mani un reperto molto simile, questo cranio è stato analizzato accuratamente rilevando quanto segue [la terminologia qui utilizzata per identifi- care i caratteri morfologici dei palchi è la stessa utilizza- ta da Reynolds (1927)].

Palco destro:

- rosetta: c’è perfetta corrispondenza morfologica;

- asta principale: c’è una discreta corrispondenza ge- nerale tranne che nel nostro esemplare il frammento del- l’asta è più lungo e la linea di frattura ha un altro anda- mento;

MANNI

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Fig. 1 - Cranio di Megaloceros giganteus (Blumenbach, 1799) conser- vato nel Museo di Paleontologia dell’Università di Roma “La Sapienza”.

- Skull of Megaloceros giganteus (Blumenbach, 1799) stored at the Palaeontological Museum of “La Sapienza” Rome University.

Fig. 2 - Riproduzione di parte dell’originale Tav. VIII di Cuvier (1812), nella quale in F. 2 è raffigurato un cranio di Megaloceros giganteus (Blumenbach, 1799). Notare la scritta “Cervus euryceros conservato a Roma” riportata sopra il disegno.

- Reproduction of part of the original Pl. VIII of Cuvier (1812), in which is showed in F. 2 a skull of Megaloceros giganteus (Blumenbach, 1799). Note the annotation “Cervus euryceros conser- vato a Roma” above the drawing.

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- prima ramificazione frontale: nel disegno c’è una leggera discrepanza prospettica e inoltre nel nostro esemplare le due punte risultano rotte;

- seconda ramificazione: nel disegno questa ramifica- zione risulta essere leggermente più sottile.

Palco sinistro:

- rosetta: perfetta corrispondenza in quanto in entram- bi tale struttura è parzialmente erosa allo stesso modo;

- asta principale: c’è assoluta corrispondenza sia nella forma che nell’andamento della linea di frattura;

- prima ramificazione frontale: c’è una discreta corri- spondenza anche se c’è una leggera discrepanza prospet- tica.

Cranio:

- in entrambi i crani il premascellare è assai rovinato:

c’è una discreta corrispondenza nel lato destro mentre non c’è corrispondenza nel lato sinistro in quanto il nostro esemplare è privo della parte più distale;

- nel nostro esemplare due ben evidenti fratture (di cui una incollata) attraversano il cranio totalmente nella sua lunghezza;

- c’è corrispondenza nel contorno;

- c’è corrispondenza nelle misure.

Da questa analisi è evidente che vi sono alcuni carat- teri che corrispondono bene mentre per altri la corri- spondenza è minore.

Gli elementi che maggiormente differiscono sono:

lunghezza dell’asta destra, andamento della linea di frat- tura dell’asta destra, la prospettiva della prima ramifica- zione sia dell’asta destra che di quella sinistra, il lato sinistro del premascellare sinistro del cranio e le frattu- re longitudinali sul cranio.

Le parti mancanti nel nostro esemplare (parte sinistra del premascellare e le punte della prima ramificazione frontale dell’asta destra) così come le fratture lungo il cranio non sono state prese in considerazione in quanto con ogni probabilità si sono verificate in un momento successivo al disegno di Cuvier.

Per quanto riguarda le fratture lungo il cranio, una di queste risulta essere stata incollata con un collante tra- sparente, molto simile alla colla da legno: purtroppo è impossibile appurare quando e chi incollò tale frattura perché nessun registro o documento in possesso del Museo riporta una nota riguardo questo argomento.

Anche le misure non sono state considerate in quanto il disegnare un reperto così grosso porta inevitabilmente ad alterare più o meno le dimensioni reali. Tuttavia il mar- gine di discrepanza è modesto.

Da questa analisi comparata si può affermare, con tutta tranquillità, che il cranio in nostro possesso è senz’altro quello figurato da Cuvier. I principali caratteri probanti sono quelli relativi all’asta sinistra. Infatti è praticamen- te impossibile in natura trovare due resti fossili che pre- sentino elementi così grossi, come appunto un palco, caratterizzati da identiche superfici di rotture.

Resta da capire, al di là degli errori di prospettiva sem-

pre possibili in un disegno, l’inspiegabile errore di dise- gno relativo all’asta destra.

CONCLUSIONI

L’importanza del recupero di questo reperto è notevo- le, anche se più da un punto di vista storico che da quel- lo puramente scientifico.

Infatti dal punto di vista scientifico questo recupero non permette di trarre alcuna considerazione in quanto informazioni di primaria importanza in paleontologia, come la località di rinvenimento e la posizione stratigra- fica del reperto, a tutt’oggi permangono sconosciute. Si può solo ipotizzare che molto probabilmente questo resto non sia stato trovato nel Lazio, perché in questa regione non sono mai stati segnalati resti di Megaloceros giganteus.

Al contrario, dal punto di vista storico si possono trar- re le seguenti considerazioni:

1 - che già alla fine del ‘700 e inizio ‘800 gli studiosi di fossili frequentavano i musei per studiare i reperti lì conservati. È questa un’utile prassi, oramai affermata, che permette il confronto diretto del proprio materiale con altri reperti.

2 - che il museo del Collegio romano veniva ancora frequentato da studiosi stranieri durante i loro viaggi in Italia, nonostante all’epoca fosse già in declino. È importante sottolineare che queste visite evidentemente non erano fatte solo per ammirare le meraviglie conser- vate, ma per studiare i reperti. Quindi il fatto che Cuvier abbia visitato il “Gabinetto del Collegio Romano” per motivi di studio, dimostra che queste collezioni erano ben note alla comunità scientifica di allora.

3 - che i direttori, come si evince leggendo il lavoro del Pianciani, provvedevano ancora ad incrementare le colle- zioni paleontologiche, nonostante la crisi in cui versava in quel tempo il Museo, acquisendo materiale rinvenuto sia a Roma che nel resto d’Europa. Quindi la sezione natura- listica del Museo Kircheriano era ancora “viva” fino al 1836. Tuttavia la sensazione è che tali acquisizioni fosse- ro effettuate senza un’apparente logica scientifica.

RINGRAZIAMENTI - Si ringrazia il prof. Nino Mariotti per la consultazione di libri antichi conservati nella collezione d’antiquariato librario della Biblioteca del Dipartimento di Scienze della Terra.

L’ALCE D’IRLANDA DELL’EX MUSEO KIRCHERIANO Geologica Romana 40 (2007), 21-24 23

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Binni L. (1989) - Per una storia del museo. In: Binni L. &

Pinna G., Museo. Storia e funzione di una macchina culturale dal ‘500 ad oggi, 7-73. Garzanti, Milano.

Bonanni F. (1709) - Musaeum kircherianum, sive Musaeum a P. Athanasio Kirchero in Collegio Romano Societatis Jesu iam pridem incoeptum nuper restitutum, auctum, descriptum, & iconibus illustratum Excellentissimo Domino Francisco Mariae Ruspolo antiquae urbis agyllinae principi oblatum a. P. Philippo Bonanni. Typis G. Plachi Caelaturam Profitensis, & Characterum Fusoriam prope S. Marcum, Roma.

Cuvier G. (1812) - Recherches sur les ossements fossiles, où l’on rétablit les caractères de plusieurs animaux dont les révolutions du globe ont détruit les especes. Atlas 1-2.

Deterville, Paris.

Fabiani R. & Maxia C. (1953) - L’Istituto e i Musei di Geologia e Paleontologia. Pubblicazioni Istituto di Geologia e

Paleontologia, 9, 3-31. Roma.

Merzagora L. & Capanna E. (2001) - Dal Kircheriano alla

“Sapienza”: i Musei universitari nello stato pontificio. In:

Lo Sardo E. (a cura di), Athanasius Kircher S.J. Il Museo del Mondo. Ministero per i beni e le attività culturali.

Ufficio centrale per i beni archivistici, 197-205. De Luca, Roma.

Pianciani G.B. (1836) - Di alcune ossa fossili rinvenute in Roma e ne’ dintorni, e conservate nel museo kircheriano.

Giornale Arcadico, 67, 1-16.

Reynolds S.H. (1927) - Monograph on the British Mammalia of the Pleistocene period. The Giant Deer. Palaeonto- logical Society, 81, 1-62.

Accettato per la stampa: Settembre 2007 MANNI

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RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI

Riferimenti

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