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I risultati deludenti del Jobs Act e latentazione del governo di inventare nuoviposti di lavoro che non ci sono

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Academic year: 2021

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SCRITTO DA Andrea Mollica CONDIVIDI SU Tweet 37 2

Sono ormai passati 6 mesi dall’entrata in vigore del Jobs Act, la riforma del

lavoro adottata dal governo Renzi, ad oggi la misura di politica economica

più importante dell’esecutivo del segretario PD insieme agli 80 euro per i

redditi medio­bassi. Il nuovo contratto a tutele crescenti, che ha eliminato la

tutela giudiziaria per i licenziamenti economici illegittimi garantita

dall’articolo 18, è stato “accoppiato” a un maxi incentivo, entrato in vigore

all’inizio dell’anno, per sussidiare le nuove assunzioni a tempo

indeterminato. Le imprese hanno ottenuto uno sgravio dei contributi dei

nuovi dipendenti senza precedenti, ma i risultati non ci sono stati. Il

governo presenta un quadro che si scontra con la realtà dei numeri.

Settimana scorsa il ministro del Lavoro Giuliano Poletti ha dovuto

ripubblicare i dati delle attivazioni e cessazioni dei nuovi contratti, dopo aver

ammesso di aver inflazionato di diverse centinaia di migliaia il dato ufficiale.

Matteo Renzi ha ammesso il (macroscopico) errore, ma ha ribadito

nell’intervista al

 “Corriere della Sera”

 di domenica 30 agosto 2015 come

“i numeri dei contratti a tempo indeterminato sono buoni, anche dopo la

correzione. Gli occupati crescono, i cassintegrati scendono, la ripresa c’è.

Non è la prima volta che si fa confusione sui numeri, spero sia l’ultima”. Il

presidente del Consiglio però ha fatto un’affermazione falsa, come mostra il

grafico dell’Istat sullo stato dell’occupazione in Italia riportato da Francesco

Seghezzi.

I risultati deludenti del Jobs Act e la

tentazione del governo di inventare nuovi

posti di lavoro che non ci sono

LUNEDÌ, 31 AGOSTO 2015

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Renzi a @Corriereit spera sia ultimo caso di confusione con 

numeri ma dice che "gli occupati sono aumentati". Sicuri? 

09:52 ­ 30 Ago 2015

 

 

 

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Francesco Seghezzi 

​ @francescoseghez  Segui

Gli occupati in Italia sono diminuiti, e come nota la ricercatrice economica e

collaboratrice del Manifesto, Marta Fana,

 la prima

 ad aver evidenziato gli

errori di calcolo del ministero del Lavoro, il saldo dei contratti a tempo

indeterminato è positivo, ma la tendenza appare 

negativa

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