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I padroni del vapore

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Academic year: 2021

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I PADRONI DEL VAPORE

In laboratorio con Papin, Savery e Watt

Sembra incredibile che dopo Erone di Alessandria, il grande inventore greco che utilizzò l'espansione del vapore per far spalancare le porte dei templi, l'umanità abbia dovuto attendere quindici secoli prima di vedere il vapore nuovamente all’opera. Lo stimolo venne agli inglesi dalla necessità di pompare verso l'alto l'acqua delle miniere ed, ai bisogni dei britannici, risposero i francesi che dovevano rifornire Versailles con l'acqua della Senna. Fu cosi che Huygens diede l'incarico di trovare una soluzione al suo assistente Denis Papin verso il 1675.

Papin aveva già inventato la pentola a pressione, ermeticamente chiusa, con cui i cibi cuocevano prima e meglio e nella costruzione erano naturalmente confluite le idee fondamentali di Giovanni Branca (1629). Ora l'espansione del vapore gli suggerì l'idea di scaldare un pò d'acqua in un tubo nel quale uno stantuffo veniva spinto dall'espansione energetica del vapore.

Agli inglesi non interessava la cucina, e ne abbiamo visto i risultati, ma le miniere si; cosi l'ingegnere militare britannico Thomas Savery utilizzò il principio della pentola per costruire un marchingegno a vapore, astutamente battezzato l'Amica del Minatore. La macchina tuttavia si rivelò una falsa amica e di pessima salute: scoppiavano recipienti, tubi e minatori, ed il rendimento era ridicolo!

Savery brevettò la pentolona nel 1698 e sette anni dopo Thomas Newcomen, sempre inglese e di professione fabbro, la perfezionò, senza risolvere il vero problema di dover raffreddare, dopo ogni riscaldamento, il cilindro che conteneva il vapore. Il rendimento restava bassissimo e rimase cosi un'altra sessantina d'anni, quando un fabbricante scozzese di strumenti di precisione, James Watt, venne incaricato dall'università di Glasgow di riparare una macchina del Newcomen.

Watt aveva elaborato l'omonimo principio della parete fredda (non per niente veniva da una zona di distillazione di whisky) e risolse il problema. Elaborò una nuova macchina in cui il cilindro era mantenuto sempre caldo e fece passare il vapore in una camera di condensazione separata, mantenuta fredda. Era iniziata la grande corsa. Nacquero navi, locomotive e macchine azionate da motrici a stantuffo. Gli impianti furono svincolati dall'obbligo della vicinanza di corsi d'acqua e le città videro le prime grandi immigrazioni in fabbriche dalle condizioni di lavoro incredibilmente dure e umilianti. Incominciò quella che l'economista francese Jerome Adolphe Blanqui nel 1837 chiamò “Rivoluzione industriale”.

BO GIAN CARLO (Tratto da Tuttoscienze - La Stampa)

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