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Calabria

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Academic year: 2021

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Territorio e ambienti naturali

La Calabria occupa la parte meridionale della nostra penisola. Le coste si estendono per ben 780 km, a est sul Mar Tirreno, a ovest e sud sul Mar Ionio.

Il territorio è al 49,2% collinare, il 41,8% montuoso, solo il 9% pianeggiante. (areogramma)

I rilievi hanno la vetta massima nel Monte Pollino (2267 metri) e sfi orano i 2000 metri nella Sila e nell’Aspromonte.

Il Pollino è stato dichiarato parco nazionale per i suoi paesaggi ma soprattutto per la ricca vegetazione che comprende specie rare come il pino loricato .

A causa della conformazione del territorio, i fi umi sono soprattutto stagionali a carattere torrentizio (fi umare),

alimentati solo dalle piogge e scorrono in ampi letti ghiaiosi. Neto e Crati sono gli unici fi umi con un corso abbastanza regolare in ogni stagione dell’anno.

Il territorio calabrese è molto dissestato sia per cause naturali sia a causa dell’uomo.

Terra soggetta a terremoti, dal 1500 a oggi ha subito un massiccio diboscamento per favorire le coltivazioni e i pascoli. Le piogge scarse e violente hanno reso instabili i ripidi pendii provocando frane e inondazioni.

Le coste presentano profonde diff erenze: le coste tirreniche sono alte e rocciose, quelle ioniche sono invece perlopiù basse e sabbiose.

Buona parte del territorio della Calabria è protetto da aree protette.

- Il Parco nazionale del Pollino, istituito nel 1993, conserva e tutela sotto il suo emblema, il pino loricato.

Pinus leucodermis (indica il colore grigio bianco della corteccia) è una specie presente sia nella Penisola Balcanica sia in Calabria, relitto delle ere glaciali. La sua corteccia si presenta divisa in grandi placche in genere esagonali, del tutto simili alle placche della corazza dei soldati greci, chiamata “lorica”. Da qui il nome di pino loricato, un pino la cui corazza è indispensabile per resistere alle intemperie che fl agellano il crinale dei monti del Pollino. Si tratta comunque di un albero robusto, con fusto irregolare, alto fi no a 30 metri, dalla chioma piramidale, o ovoidale, con rami ricadenti verso il basso quelli inferiori, orizzontali quelli superiori; gli aghi, lunghi fi no a 10 cm, sono riuniti a fascetti di due, gli strobili (pigne), in genere solitari o riuniti a due-tre, sono lunghi 7-8 cm con squame a scudo.

49,2%

41,8%

9,0%

Montagna Collina Pianura

Calabria

Popolazione: 2.008.800 abitanti Superfi cie: 15.080 km

2

Province: Catanzaro, Cosenza, Crotone, Reggio di Calabria, Vibo Valentia

Densità: 133 abitanti per km

2

(fonti ISTAT 2010)

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- Il Parco nazionale della Sila gestisce alcune fra le zone più suggestive e selvagge della regione con vaste e splendide foreste, distese su dolci altopiani.

- Il Parco nazionale dell’Aspromonte comprende il massiccio dell’Aspromonte, lembo meridionale della catena appenninica, di origine granitico-cristallina, con la forma di una gigantesca piramide, alta fi no a 2000 m con cime e altopiani di origine sedimentaria; vi si trovano boschi di faggio, abete bianco, pino nero, leccio, castagno e macchia mediterranea e rarità come la felce tropicale Woodwardia radicans. Il Parco dell’Aspromonte vanta la presenza di lupo, falco pellegrino, gufo reale, astore e rarità come l’ aquila del Bonelli .

- Il Parco naturale regionale delle Serre e l’Area marina protetta di Capo Rizzuto.

http://www.parcosila.it

http://www.parcoaspromonte.it http://www.riservamarinacaporizzuto.it

L’aquila del Bonelli (Hieraaetus fasciatus) è un grande uccello rapace che vive nell’Europa meridionale, in Africa sia a nord che a sud del deserto del Sahara e nell’Asia meridionale e in Indonesia. Il suo nome comune deriva da quello del celebre naturalista Franco Andrea Bonelli che nell’Ottocento la studiò e la descrisse per primo.

Vive nei boschi collinari e in zone con alcuni spazi aperti vicino a coltivazioni, e dove sono presenti alcuni alberi di grandi dimensioni.

Cattura prede vive, mammiferi e uccelli, grazie alla sua abilità nel volo. Costruisce il nido con dei rami, fra le pareti rocciose o su alti alberi.

Economia della regione

La Calabria è la regione con il più basso reddito pro capite e ha visto in passato una forte emigrazione.

L’agricoltura riveste un ruolo primario nell’economia locale, con coltivazioni di cereali, ortaggi, patate, barbabietole da zucchero, uva da vino, olive e agrumi. Molto importante è la produzione e la lavorazione della liquirizia nella zona costiera.

La liquirizia, conosciuta nel mondo euroasiatico sin dall’epoca delle antiche civiltà mesopotamiche, è una pianta della famiglia delle leguminose. Il nome scientifi co Glycyrrhiza deriva dal greco e signifi ca “radice dolce”. Se ne conoscono diverse specie ma quelle utilizzate commercialmente sono essenzialmente tre: la Glycyrrhiza glabra, la Glycyrrhiza echinata e la Glycyrrhiza uralensis, ciascuna con proprio areale entro una fascia che va dalla Spagna alla Cina.

In Calabria le piante di liquirizia nascono spontanee lungo il litorale in quanto la natura del suolo e il buon clima contribuiscono a determinare il contenuto di glycyrrhizina. Il prodotto si presenta con una pasta densa, nera, lucida e profumata di forma variabile: dai classici cilindretti alle forme a bastoncino più tonde e schiacciate. Il gusto è un dolce amarognolo con un profumo molto intenso. I rami di liquirizia vengono sminuzzati in un apposito macchinario fi no a ottenere una pasta da cui si estrae il succo tramite bollitura in grandi caldaie. Raggiunta l’esatta densità, la liquirizia viene sottoposta a lucidatura mediante forti getti di vapore d’acqua, tagliata nelle forme desiderate e confezionata per la vendita sotto forma di caramelle, pastiglie, bastoncini, sciroppi, tisane.

La liquirizia è un ottimo sedativo della tosse, antinfi ammatorio delle vie respiratorie, effi cace

nella prevenzione e cura di ulcere e coliti, bruciori di stomaco, gastriti e calmante per le

irritazioni della gola dei fumatori, edulcorante, eccipiente, emolliente.

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Notevoli sono inoltre le risorse forestali, di scarso rilievo pesca e allevamento di bestiame. L’industria è poco sviluppata (settori alimentare, chimico, metalmeccanico e cartario), ma Gioia Tauro è il porto italiano con maggior traffi co di merci; il turismo è in ascesa, grazie alle bellezze naturali.

Città, brevi note storiche e curiosità

Il capoluogo di regione è Catanzaro, mentre la città più popolosa è Reggio di Calabria.

Gli altri principali centri sono Cosenza, Crotone, Vibo Valentia e Lamezia Terme.

Catanzaro

Catanzaro venne fondata dal sovrano bizantino Niceforo II Foca nel X secolo che raff orzò le coste con grandi baluardi militari per proteggerle dalle scorrerie dei pirati saraceni.

Mimmo Rotella è uno dei più importanti pittori italiani del dopoguerra, diviso fra le avanguardie e le tecniche nouveau dada, abstract expressionism, informale, graffi tismo, nouveau realisme, pop art e inventore del decollage, i collage realizzati con poster pubblicitari.

A Catanzaro è nato Renato Dulbecco, il premio Nobel per la Medicina 1975, grazie ai suoi studi su genetica e tumori.

Cosenza

Fondata nel IV secolo, Cosenza fu il più importante centro dei Bruzi, popolazione indoeuropea, che dopo aver combattuto e vinto alcune città della Magna Grecia, dovette soccombere a Roma.

Cosenza è uno dei poli culturali dell’Italia meridionale, sede dell’importante Accademia Cosentina o Telesiana in onore del fi losofo Telesio.

Il centro storico si caratterizza per la particolare commistione tra tipiche case popolari con pergolato (dette vignai) e palazzi nobiliari con portali ribassati di gusto catalano. Tutto il centro è stato oggetto di un’interessantissima opera di riqualifi cazione che ha coinciso con l’istituzione del MAP , il Museo all’Aperto.

Si tratta di un esperimento unico nel suo genere che ha portato la cultura e l’arte direttamente in mezzo alla gente. Il progetto è nato grazie alla donazione di Carlo Bilotti, cosentino che ha fatto fortuna in America. Qui si possono ammirare opere d’arte di artisti famosi come Salvador Dalì, Mirò, Manzù, De Chirico, Sasha Cosno e Pietro Consagra.

La gastronomia cosentina è contraddistinta da alcuni prodotti come la juncata, gustoso formaggio fresco a pasta morbida; il caciocavallo silano, marchio DOP, semiduro a pasta fi lata di latte di mucca; il butirro, caciocavallo di mucca annichiarica silvana ripieno di una crema burrosa di formaggio.

Gli Archeologi, di Giorgio

De Chirico, una tra le tante

opere che raccoglie il MAP,

una galleria d’arte “en plein

air”, che si sviluppa nelle

vie di Cosenza.

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Crotone

Fondata dai Greci nel 710 a.C. con il nome di Kroton, divenne una delle città più importanti della Magna Grecia grazie alla vittoria riportata nel 560 sull’altra colonia di Sybaris. Nel secondo secolo iniziò il suo declino che coincise con l’ascesa di Roma.

È capoluogo di provincia dal 1992.

A Crotone nacquero l’eroe magnogreco Milone, vincitore di sei Olimpiadi e sei Giochi Pitici, e lo scienziato Alcmeone, scopritore del nervo ottico e della tromba di Eustachio.

Sempre a Crotone fu fondata la scuola pitagorica, dal celebre scienziato, matematico, fi losofo e mistico Pitagora.

Un importante codice greco, il “Crotoniensis”, oggi conservato presso la biblioteca Ambrosiana di Milano, fu redatto a Crotone dai monaci Basiliani, i seguaci di San Basilio, approdati in Calabria e in Puglia per sfuggire alle persecuzioni degli iconoclasti o all’avanzata dei musulmani nell’Impero d’Oriente. Praticavano un cristianesimo ascetico, anacoreta e trascendente, ed erano dediti alla compilazione di codici miniati di grande bellezza.

La città vanta pregevoli opere di architettura militare, come le mura difensive di origine medievale, raff orzate poi in epoca spagnola, le torri costiere costruite per avvistare i turchi che venivano dal mare, l’imponente

Castello, innalzato nell’800 d.C. per proteggere la città dalle incursioni dei saraceni.

Il centro storico è ora al centro di un’imponente opera di recupero grazie a progetti dell’Unione Europea.

Il santuario di Hera Lacinia, di cui resta una sola colonna presso Capo Colonna, era il santuario più importante della Magna Grecia.

La Riserva Naturale Marina di Capo Rizzuto , divisa fra il territorio comunale di Crotone e quello di Isola di Capo Rizzuto, è fra le più importanti in Italia.

Reggio Calabria

Reggio è una delle città più antiche, fondata circa 2000 anni prima di Cristo, abitata dagli enotri e dagli itali e infi ne dai greci che vi si insediarono nel 730 a.C. e la chiamarono Rhegion; fu la prima polis greca in Italia.

Venne conquistata dai bizantini nel 536 e rimase sotto Costantinopoli per cinque secoli; fu eletta Metropoli dei possedimenti bizantini dell’Italia Meridionale e divenne centro d’irradiazione del cristianesimo basiliano, di rito greco. Di questo periodo rimangono la Chiesa degli Ottimati e la Cattolica dei Greci.

A Reggio Calabria è nato il più celebre pittore e scultore della corrente futurista, Umberto Boccioni, la cui opera Forme uniche della continuità nello spazio è riportata sulla moneta da 20 centesimi.

Tra le attività economiche tipiche di Reggio è la coltivazione del bergamotto, un agrume sfruttato per i preziosi oli essenziali derivati dalla buccia dei frutti, dai fi ori, dalle foglie e dai rami e che costituiscono la base della produzione industriale dei profumi. Importanti sono anche le coltivazioni delle clementine di Calabria DOP.

La Riserva Naturale Marina

di Capo Rizzuto.

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Il Lungomare Falcomatà, dedicato al sindaco della

“Primavera di Reggio”

Italo Falcomatà, è una delle più celebri vie di Reggio Calabria.

Gabriele D’Annunzio defi nì il Lungomare Falcomatà di Reggio “il più bel chilometro d’Italia”: infatti è davvero molto suggestiva la vista dello Stretto, con l’Etna sullo sfondo, da questa lunga promenade sorta dopo le ristrutturazioni delle antiche mura, distrutte dai terribili terremoti del 1783 e del 1908.

Sul lungomare, che alterna giardini ad ampi spazi attrezzati, si aff acciano belle costruzioni liberty come Villa Genoese Zerbi, Palazzo Spinelli, Palazzo Barbera, Palazzo De Blasio e Palazzo Zani.

Il Museo Archeologico Nazionale di Reggio Calabria, ricchissimo di reperti inerenti il mondo magnogreco, ospita i celeberrimi Bronzi di Riace , forse la più sen- sazionale scoperta dell’archeologia sottomarina del secolo scorso.

A Reggio si può assistere al fenomeno della “Fata Morgana”, quel particolare eff etto ottico, legato ai vapori e alle goccioline del mare, che fanno sembrare la costa siciliana molto più vicina di quanto non sia (infatti il vapore funziona come lente di ingrandimento).

Le statue di bronzo scomparvero nel mare a seguito del naufragio della nave che le trasportava dalla Grecia a Roma nell’epoca in cui i Romani saccheggiavano a piene mani i tesori artistici greci. Furono ritrovate casualmente il 16 agosto 1972 sulla spiaggia di Riace Marina. L’opera di restauro, cominciata subito a Reggio Calabria, proseguì al “Centro di Restauro Archeologico”

della Sovrintendenza Archeologica di Firenze e si concluse nel 1980. Le due statue sono esposte al Museo Nazionale di Reggio Calabria in ambienti climatizzati dove poggiano su basamenti antisismici.

Le statue rappresentanti due eroi guerrieri off rono una preziosa testimonianza della scultura greca classica. Furono realizzate intorno al V secolo a.C.

da due diversi scultori con la tecnica della fusione a

“cera persa” secondo un metodo che consentiva la fusione a parti staccate da saldarsi successivamente insieme. Le statue di Riace mostrano l’eccezionale padronanza della resa anatomica, consueta per gli artisti greci.

Vibo Valentia

Vibo Valentia è capoluogo di provincia dal 1992.

Fuori dall’abitato restano le mura, in origine lunghe ben 7 km, e le rovine dell’antica

città greca di Hipponion, come venne ribattezzata Veip dai coloni magnogreci di

Locri. La città, insieme a Medma, garantiva a Locri il controllo della Calabria

centrale, fi n quando Hipponion non riuscì a diventare una polis indipendente

e libera. La città crebbe e guadagnò una certa fortuna, ma venne poi duramente

sconfi tta e distrutta da Siracusa nel 442 a.C. per opera di Dionisio II.

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Il possente Castello , fatto costruire da Federico II nel 1070 attorno a una preesistente torre voluta da Ruggero II il Normanno, sul sito dell’acropoli greca, e poi ampliato sotto gli angioini e gli aragonesi, ospita il Museo Archeologico che conserva i numerosi reperti magnogreci della zona.

Il castello di Vibo Valentia cambiò nei secoli la sua funzione: fu fortifi cazione, poi residenza nobiliare, poi carcere e, ancora, fu trasformato in caserma.

Dal 1995 è sede del Museo Archeologico.

Il Duomo di San Leoluca (o di Santa Maria Maggiore) custodisce un importante trittico cinquecentesco marmoreo di Antonello Gagini, dedicato alla Madonna della Neve: le tre statue della Madonna, della Maddalena e di Giovanni Evangelista sono comunemente chiamate dai devoti altare delle anime purganti.

Vibo Valentia è la città natia del patriota Michele Morelli, protagonista dei moti napoletani del 1820. Militare dell’esercito borbonico, insieme a Silvati capeggiò una rivolta dei cadetti democratici e liberali per richiedere una carta costituzionale ottriata, cioè, approvata dal sovrano sul modello della Costituzione spagnola di Cadice, che desse garanzie costituzionali e segnasse il defi nitivo passaggio dalla monarchia assoluta alla monarchia costituzionale. Il modello costituzionale avrebbe trasformato lo stato in senso democratico. La rivoluzione del patriota vibonese fallì a causa delle forze restauratrici della Santa Alleanza e Morelli e Silvati furono impiccati, continuando a giurare fedeltà ai loro principi democratici e costituzionali.

L’Arco Marzano e la Porta Torre del Conte d’Apice, magnifi che porte risalenti al

XII secolo, sono le uniche superstiti dell’antica cinta muraria.

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