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ORO LA CELEBRAZIONE se

ere > DEL XY CENTENARIO e2s

DELLA MORTE DI 5. AGOSTINO.

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S. AGOSTINO - Bernardino di Betto detto il Pinturicchio (1454-1513), iii dai AE

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BELGA RWALE DIS. AGOSTINO

NELL'ABBAZIA DI ROSAZZO

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Arti Grafiche Cooperative Friulane 1931

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| La solenne commemorazione del XV Centenario 9: | della gloriosa morte di S. Agostino, mentre a tutti ri- i i ‘—’ chiama la penitenza, la carità, la sapienza e lo zelo a <del Santo Vescovo di Ippoma, ai fedeli di Rosazzo e

e ge: dei dintorni ricorda i Religiosi, discepoli di S. Ago- i Î .. ». stino, che primi colle loro virtù santificarono questi i se colli, col loro zelo ne formarono gli abitanti ad una

E vita sentitamente cristiana, e ne sollevarono l’indigenza

; dei col lavoro, procurando di trarre il maggior profitto dalla

è; naturale fertilità del terreno. Ra DS

i Si Servano pertanto le presenti feste a ravvivare la fede e ad intensificare la pietà. e lo studio di una vita

veramente cristiana, sicchè la bellezza e fecondità di questi luoghi trovi degno riscontro nelle patriarcali virtù dei loro abitanti, eredi non degeneri di coloro che li

precedettero, conservatori e continuatori del bene . da

essi operato. : ie

fe —.—_ L’antica Chiesa Abbaziale, che, quasi sentinella, __ dall’alto vigila sul piano circostante, non sia soltanto.

| un ricordo, ma sia anche un richiamo ed un monito a non frascurare gli interessi dell’anima mentre si attende +: al lavoro ed all’interesse materiale, ad impiegare il

— tempo presente in vista dell’eternità futura. È

. Abbazia di Rosazzo, ‘il 26 febbraio 193 ba.

| | ;4 GIUSEPPE NOGARA

c i È sE i i d | e Arcivescovo di Udine (e Abbate e Marchese di Rosazzo

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"BREVI CENNI STORICI DELL ABBAZIA DI ROSAZZO

ll nome dell'Abbazia di Rosazzo è conosciutis- simo in Italia e fuori. "Tra gli studiosi di me- morie friulane, niuno ignora quanto grande e po-

tente sia stata nel Medio Evo quest’Abbazia, il

«di em Abate aveva. autorità, di principe, teneva per conto proprio un Governatore civile ed uno studentato a mo’ di seminario per religiosi suoi e di altri Ordini, Amiamo soggiungere aleuni richia- mi storici della grande istituzione.

PRIMO. PERIODO STORICO

Origine del Monastero e costruzione della Chiesa I primo Eremita.

Povero assal, ma assai benedetto da Dio e fe-

“condo di bene fu l’inizio di questo Monastero.

Stando alle cronache antiche ed ‘all’iserizione tut- | tora esistemte sopra la porta laterale della Chie- sa: tu circa l’anno 800 di Cristo, che un santo

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setta fuggendo le tempeste del mondo, si ritirò quivi a vita di penitenza c di preghiera er candosi tra mezzo il boseo di allora una semplice capan- na ed un piccolo oratorio, Attratti dalla vita san- ta di lui, ben presto altri individui eli si fecero.

compagni e, Lui morto, ne continuareno l’esem-

pio, | | |

| I Religiosi di Sant' Agostino,

Ai primi eremiti, si unirono gli Dremiti he:

colari di S. Agostino: ed ebbe così principio la famiglia monastica. Allora cominciò l’opera di

benedizione per la. gente di tutto il d intorno.

Doppio lavano. santo.

‘Alla venuta dei Religiosi di S. Agostino, le colline nostre erano tutte coperte di fitte bosca- elie « nemus et silva» (dicono gli antichi docu- menti) ed anche la terra della pianura circo-

| Stante era incolta e deserta. Per conseguenza po- chissimi erano eli abitanti di questa plaga, ed

| anche quel pochi vivevano in eondizioni assai

mi iserande. I buoni Padri Agostiniani ne ebbero

‘pietà ed' eccoli mettersi tosto ad. adunare la povera gente per istruirla anzitutto, come fe-

cero, colle dottrine del santo Vangelo, elevandone

vrestamente lo spirito ed il morale. Poi coll’e-

| sempio e con la parola li eccitano tutti ad estir- pare le boscaglie, piantando al loro posto Ì primi. | vigneti e i primi frutteti. Così giù al piano. inse-

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L'Abbazia di Rosazzo verso Udine.

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enano loro e li aiutano a dissodare il terreno ed

a coltivarlo a grano. ,

Beneficio incalcolabile.

Per tal modo le colline ingolte, selvagge, melanconiche e senza valore, diventarono pian piano i deliziosi Colli di Rosazzo, che per la qualità del terreno e per la posizione magnifica a clima dolee d'inverno e molto soleggiata d’e- state, producono la famosa Ribolla gialla di Ro- sazzo, ed altri finissimi vini.È quarti ente siva, 18566 c vivra dulluteria del ei rigaiduro noipo prati detl'inigialio»

uTadri Aqralieniani?

"Costruzione del ‘Monastero e della Chiesa.

L'incaleolabile beneficio portato dai Religiosi Acostiniani ben lo intravide la. gente di allora, che tutta riconoscente ed affezionata concorse a co- struire prestamente (an. 1068-1070) il primitivo Mo nastero e la grande Chiesa basilicale di S. Pietro ancora sussistente, ehe nella sua eran mole ci dice quanta affluenza di gente e qual fervore di vita cristiana avessero suscitato i buoni Religiosi im questi dintorni. E meglio lo compresero i Pa- friarchi di Aquileja e poi gli stessi Conti di Go- rizia, ed i Duchi di Carintia, i quali entusiasti dell’opera deeli Agostiniani, cominciarono tosto a dotare la Chiesa e il Monastero di vasti poderi ancora imeolti, ben certi che i buoni Religiosi li avrebbero lavorati e resi moito redditizii; come fecero, a beneficio di tantissima gente e loro. Fu

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DEVONO

così ehe i Religiosi dando poi i fondi a lavorare

ni contadini, questi dovevano pagare al Mona- stero le decime od il quartese, come oggi sono

obbligati a pagare le decime od il quartese al

l’Arcivoscovo-Abate-Parroco od ai parroci: del circondario; ai quali fu ceduto il godimento do- menigale di una parte dei diritti dell'Abbazia.

SECONDO PERIODO STORICO F

HI Monastero elevato ad Abbazia Benedettina.

Era appena. luna ventina «di anni da che fu costruita questa Chiesa, quando Voldarieo I. dei duchi carintiani, cià abate di S. Gallo nella Sviz- zera, divenuto Patriarea di Aquileja, visto che

molti Conti d Contesse donavano beni a questo

Monastero, | pensò di. elevarlo,. come fece, ad Abbazia Benedettina; nominando’ Abate il ‘beato (reroldo, fatto venire dal cenobio di Millstatt.

l'atto questo, il Patriarca Voldarico ed i principi

suol parenti donarono - all'Abbazia altri grandi possedimenti, stabilendo altresì la loro Tomba centilizia in questa Chiesa, nella quale vennero . sepolti. Fu. così che Abbazia, oltre i possedi- menti di tutti i paesi della Forania, e quelli di

Pasian di Prato, di Pradamano, di Rizzolo, di Prepotto, ebbe altresì quelli del Collio, Ja pieve e filrali di Brazzano, la Chiesa di S. Giovanni di Cormbns coi fondi e feudi adiacenti, la Chiesa di

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S. Andrea presso Capodistria, ed altri beni nel- VIstria, sul Carso, e più di trenta paesi lungo la vallata dell’Isonzo, dal confine del territorio di Gorizia e dal confine del territorio di Cividale fino a Tarvisio, compreso il Castello di Plezzo ed alcuni bemi particolari in Idria, Livina, Me- drusa, Dosale, Oberset, Podgora, Lueinicco, Mos- sa, Medea, Versa, Romans, Vilesse, la Chiesa di S. Michele di Monfalcone (località del mercato) ed altri molti.

L'Abbazia al massimo suo splendore,

Privilegi dell'Abbazia:

dipendenza diretta dalla Santa Sede.

Fu in questo periodo di tempo che l'Abbazia arrivò al massimo suo splendore, dichiarata indi- pendente e presa sotto l'immediata protezione della Santa Sede Apostolica con Diploma 11 Agosto 1245 del Papa Innocenzo IV: ed il Pa-

triarca Nicolò I. diede all’Abate Raimondo e sue-

cessori il privilegio di usare gli abiti vescovili

con mitra. e pastorale, e di celebrare la. Messa, e

le Funzioni Pontificali e di impartire la benedì- zione episcopale, In, forza di ciò L’Abate aveva una a utorità pari a quella di un vescovo sul Clero e sulle Chiese del suo territorio, con la potestà di far la Visita Pastorale delle Chiese, di ammi- nistrare le Sante Ciresime, di dare le facoltà ne- cessarie ai suoi sacerdoti, e di nominare e dare

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l’investitura al parroci, Fu in questo tempo che

l'Abbazia ebbe le scuole pari a quelle dei semi- nari per I chierici benedettini nonchè per quelli

deeli altri Ordini religiosi del Pi atriarcato.

L’Ospedale di S. Egidio e la Casa

di Ricovero.

Pure in questo periodo di tempo | Abbazia ebbe’ un Ospedale proprio per lebbrosi eretto cono dotazione dell Arcidiacono di Aquileja chiamato Volrico, fattosi pol monaco. benedettino in que-

st'Abbazia. In pari tempo l'Abbazia ebbe allora

anche un Ospizio ossia !Casa di Ricovero per 1

‘vecchi e poveri impotenti del eireondario.

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HI Governatore civile dipendente dall’Abate.

Stante il pieno e vasto dominio dell’Abbazia, l’Abate aveva il grado di Dignitario di primo ordine nel Patriarcato, cd era il ferzo votante mel consesso dei Prelati e del pubblico Parlamento.

Oltre a ciò teneva per conto proprio un, Gover- _natore civile, quivi residente, Il quale giudicava

fino a tn certo limite le cause civili e criminali

comuni, infliggendo multe e condannando anehe alla prigione. (La prigione si trovava al basso

“del Torrione aneor sussistente di fronte alla Chiesa, e che dà sulla strada discendente a Do-o Tegnano, al posto chiamato ancor oggi: «sotto la prigione » - sot Ta presòn). A Governatore ema-

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Esterno

primitivo

della Chiesa avente l'Abside ad oriente.

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nava altresì gli ordini per tutti i servizi eivili, per tutti i lavori di campagna, per la raccolta del grano e per la vendemmia. Perciò egli teneva presso di sè anche 1'Ufficio della riscossione delle tasse e del dazio. Presso il Governatore c'era pure lo smercio dei viveri e delle altre cose necessarie al pubbligo. Così era che all’Abbazia affluiva uma folla di gente da tutte le parti.

Gravissimo incendio. - La città di Cividale circonda

l'Abbazia di un Presidio militare.

Finehè 1° Abbazia si conservò semplice Con- vento di Frati, le cose andaromo bene, Vero è che nell’anno 1323 un gravissimo incendio aveva bru- ciato l’intero Monastero. Ma, rieca com’era. di mezzi n quel tempo, L'Abbazia fu presto restau- rata. Le sventure, causa della sua rovina, sueces- sero dopo che la città di Cividale, sotto colore di difesa, volle porre in giro al Convento un Pre- sidio militare di cento nomini, costruendovi le mura di cinta con le sue torri ed il fossato del- l'acqua, e eol ponte levatoio ad est, verso Noax; Da allora in poi l’Abbagia fu euardata come um ca- stello ed una rocca militare fortificata: è perciò

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PALCHI,

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in occasione di querre e d’invasioni fu parecchie volte assalita e rovinata.

L'Abbazia colpita e presa d’ assedio.

L'Abbazia ebbe a soffrire un primo grave as- sedio l’anno 1422 da parte di quattromila [JIm- gheri, i quali, venuti in Friuli per ritoglierlo al do- mimjo veneto, dopo aver smantellato i castelli di (Gradisca e Cormòns, visto VAbbazia mumita a susa di un forte castello al confine cividalese, vi ascendono, l’assediano e se ne impadroniscono.

Prestamente però se e partono, impauriti al- l'amnunzio di una grossa truppa veneta che av- vanzava. Ritornano gli Ungheri all’assedio di Ro- sazzo l'amno 1481 in novembre, e, dopo un fiero assedio, penetrati nel castello per prima cosa ta- gliano le mami ai soldati del presidio: poi, fatta man bassa di tutte. Je cose che potevano loro in- feressare, damno fuoco all’intera Abbazia. Dire quanti danni abbia avuto l'Abbazia in quella eir- costanza è Impossibile. Tuttavia, passata la bur- rasca, anche allora fu rimessa in piedi. Il colpo più fatale l’ebbe dall’armata del Duea di Brun- swiek nella guerra dell’imperatore Massimiliano d'Austria contro Venezia, il 30 Luglio 1509, LYar- mata del Brunswick aveva dato un primo assalto all'Abbazia il 25 Laglio, ma avendo ottenuto su- bito la resa del presidio, el’imperiali se ne parti- rono tosto verso Udine, abbruciando e distrug-

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sendo per via le ville di S. Giovanni di Man- zano. Medeuzza, Villanova, eee. ece. Ritornano però le milizie del Brunswiek il 80 Luglio per aver saputo che Rosazzo era già rifornito di un altro forte aiuto veneto, e smantellate le mura con quattro cannoni, vi entrano passando a fl di spada soldati, uomini, perfin le donne e i fan- ciulli a piè degli alberi, e lungo la seala del cam- panile. 1’ Abbazia fu allora poco men che di- sfatta.

Stato miserabile dell'Abbazia, dopo le stragi delle truppe del Brunswick.

Per farsi uma idea della. rovina causata al-

Abbazia dall’assedio 30 Luglio 1509, basta leg-

cere la descrizione ehe ne feee il poeta Bermi col seguente sonetto :

Signore, io ho trovato una Badia, Che par la dea della d'istruzione:

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l'emplumi pacis € quel di Salomon :

Ippetto a lei sono una signoria.

7 J00 Lada | 7 i: 1

Per mezzo della Chiesa è una via, Dove ne van le bestie e le persone:

Le navi urtano in scoglio, e 1 galeone

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Si consuma di far lor compagnia.

Dove non va la strada son certi orti Vortica e l'una malva singulare,

Che son buoni a tener lubrichi i morti,

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Chi volesse di calici parlare, () di croci, avrebbe mille torti:

Non che tovaglie, non v'è pur l'altare.

E parlando della Casa seriveva : ()gni stanza è cantina,

Camara, sala, tinello < e spedale:

Ja sopra tutto stalla naturale.

TERZO PERIODO STORICO

I° fibbazia passata in Commenda.

Religiosi Domenicani.

Di fronte a così tristi fatti, il Papa Martino V, affin di salvare l'Abbazia da una totale rovina, prese a darla in Commenda all’uno 0 Valtro Car- dinale, Patriarea e Prelato insigne, ('osì Rosazzo venne ad avere per «Abati-Commendatari diversi Cardinali di Santa Chiesa, e fra essi il Card. Ga- briele Condulmiero veneziano, il quale divemne poi Papa col nome di Eugenio IV. Gli Abati Com- mendatari durarono fino alla soppressione del Patriarcato Aquilejese: e durante tutto quel tempo il servizio sacro della (Chiesa Abbaziale, dopo restaurata, in Imoeo dei Benedettini, fu temnu- to dai Padri Religiosi Domenicani.

Restauro radicale dell'Abbazia.

Erano passati più di venti anni dall’ ultimo assedio, quando | Abate Commendatario Giam Matteo (Gilberti, vescovo di Verona, fece ese-

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euire il restauro radicale della Chiesa e del Com- RE sotto la direzione del nob. signor Venee- slao Bojani da Cividale, spendendo quattromila ducati veneti. Il lavoro fu compiuto Vanno 1533, e lo ricorda la grande lapide murata nella fae- ciatà della Chiesa, di fianeo alla porta maggiore.

Il restauro fu certamente importante, ma la Chie- sa perdette alquanto delle sue linee primitive: e ritornerebbe assai più bella se si potessero rifare ad arco le finestre della navata di mezzo e se si potessero togliere i difetti e le imregolarità dei

«noi pilastroni, Fatto il restauro, il pittore vero- nese, Francesco Torbido eseguiva eli affreschi del Coro raffiguranti la Trasfieurazione di (Gesù Cristo sul monte Tabor, la Vocazione dei due A- postoli ‘Pietro e Andrea, una scena del lago di Genezaret e su in alto le figure simboliche dei quattro Evangelisti,

QUARTO PERIODO STORICO

W Abbazia data in Commenda perpetua agli Arcivescovi di Udine.

Soppresso il Patriarcato di Aquileja, l’anno 1791, e costituite le due Arcidiocesi di Udine e di Gorizia, i beni che ancora possedeva 1’Abba- zia furono ripartiti tra i due Arcivescovi: cioè quelli in territorio austriaco passarono all’Arcive- scovo di Gorizia, quelli del territorio veneto all’ Ar-

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(22)

RIPIENE I I) Paese pa pia

civescovo di Udine. Da prima 1 due Arcivescovi a- vevano eeuali diritti sulla Chiesa © Convento di qui: ma poi per rinuncia di quello di (torizia, Abbazia restò di pieno ed eselusivo diritto del- l'Arcivescovo pro tempore di Udine, come è tut-

tora.

L’Arcivescovo di Udine Marchese di Rosazzo e partenza dei Rev.di Padri Domenicani.

Rimasto il solo Arcivescovo di Udine posses- sore assoluto della Badia e fondi adiacenti di Ro- sazzo, il Doge della Serenissima Repubblica Ve- neta volle onorare e decorare l'Arcivescovo pro tempore di Udine col titolo nobiliare di Marchese di Rosazzo: titolo riconosciuto e confermato tre anni addietro dal Governo vigente, con Decreto 17 Febbraio 1927. Passata così L'Abbazia alla di- pendenza ordinaria e stabile degli Arcivescovi di IIdime, i Rev.di Padri Domenicani lasciarono Ro- sazzo ed il servizio della Chiesa e Badia viene data ai sacerdoti secolari dell'Arcidiocesi udinese, Il servizio del Padri Domenicani aveva durato eirca anni 248,

Trasformazione del Convento in una Villa e creazione della strada che va a Dolegnano.

Partiti i Religiosi Domenieani, e divenuta Abbazia villeeeiatura ordinaria e propria degli

Areivescovi di Udine, Vanno 1823. Mons. Ema-

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nuele Lodi vi fece compiere la trasformazione del (‘onvento im. una semplice Villa; demolendo le parti cademti ed i locali ormai divenuti inutili:

e coi materiali fece costruire i muraglioni di so- steeno della strada che mette a Dolegnano da lui ereata di sana pianta. Peccato che l'impresa non tenne aleun conto dell’estetieca e delle esi- cenze dell'arte.

Ciò che è rimasto di antico.

Dell’antieo Convento esiste soltanto ala orien- tale, abitata dal Vieario, con le vecchie celle al piano superiore, più la Sala del Capitolo, al piano terra e vicina a questa la Sala detta del Calvario per l’affresco ivi esistente in una lumetta, e che rappresenta la Crocifissione di Gesù Cristo ‘(di senola veneta del secolo XVI), un po” deperita € cuasta in qualche parte, ma mirabile per dise- eno, golorito ed espressione delle fieure, e che meriterebbe un buon restauro, Nell’Archivio della Sala stessa si conservano aneora in buono stato due grandi Antifonari e Graduale dell’anno 1523.

Nella Sala del Capitolo vi sono aneora e per me- cho dire vi erano ben dodici Tombe, ma purtrop- po manomesse e riempite di materiale d'ogni fat- ta. L'ala di ovest è stata totalmente demolita: e causa questo è rimasta una sola metà dell’antieo olecante Porticato che gira ai due lati del cortile detto «del pozzo ». Nella Chiesa si conservano d’amtico soltanto due grandi Crocifissi, scolpiti

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în legno; di’ mano maestra. e molto espressivi.

Nella. Sacerestia si ‘osservano ‘aleune. pianete

“di due secoli fa, tra le quali due rosse ricamate in setare oro. La Chiesa ha inoltre due altari la- terali in marmo mtarsiato a più colori venuti da Wdine un secolo fa, ed in uno vi è una bella Pa-

la, il Transito di D. (Giuseppe.

| FASTI DI ROSAZZO

I santi servi del Signore.

Il più grande e sacro 2a tasto: dell'Abbazia di Rosazzo, si è certamente quello dej santi servi del Signore che vi hanno: abitato, Già «i è detto che il primo eremita fu di una tale santità di

a VI-

vere la stessa sua. vita. Abbiamo detto pure che i Religiosi Agostiniani associati

vita da attirarsi ben presto altri compaeni

&l. primi. ere miti furomo di così mirabile pietà e virtà da eua- dei Patriarchi

“perfino dei Du- chi di Cavintia che vollero dotare Chiesa

vento di grandi possedimenti @ dagnarsi la venerazione non solo

o (on- poscia disposero di essere sepolti in questa Chiesa, vicini ad ossi.

Così abbiamo detto che il SENTINA vate Benedet- tino Geroldo visse e morì Sanfamente, che j suo!

confratelli benedettini e tntto

I popolo alla sua morte ‘lo dissero. «beato »

e con tale nome lo hanno tramandato a noi | Gronisti di quel tempo.

Ma non furono quelli soli a lasciarsi dietro un

Sei | a posa VENDE: falsi; iu rear lai __

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Interno della Chiesa.

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nome di .be spedizione. Se non fossero state meen- le antiche memorie

illustri per santità

hi documenti rimastici sappla-

» Suazzutto dei conti diate e disperse

si saprebbe

di parecchi altri

e sapienza.

Però dai primi pol

mo che l'Abate Corrado 1. €

Manzano, nonchè )ssalco d’Attimis e Bernardo di Novate vissero € morirono qui in concetto di santi. E sappiamo che alcuni altri rl- splenidettero pe! tanta sa

dagnarsi la stima e la fiducia piena

Patriarchi, ma perfino dei Sommi Pontefici, che affidarono loro i hi. Non per niente L’Abbazia aveva

ancora

pienza € virtà da gQua- non solo dei

più alt j inearie

ricevuti tanti privilegi.

Il privilegio della Benedizione Papale.

Un altro fasto antico dell'Abbazia era quello che un insigne

della Benedizione papale solenne,

Prelato impartiva

| Papa dall’alto del di D Caterina al

e luoghi tu ti) in nome de

colle o monte popolo, paesi,

del circondario:

ronchi, campagne documento del 6 corno la Benedizione Tu Mons. Bernardo Val- e cappellani dei viecome ee ne fa memoria UN

Luglio 1645, nel qual £ Vicario Patrialeè

tutti 1 partoei data dal

ale

vasone, presenti dintorni.

pelle erette SU! Colli di Rosazzo.

to in quel

(taterina la sotto- Le sette Cap

Bello dev ‘reggere Sta plare dall'alto del Monte 5.

stante Abbazia € le altre sette (‘appelle che al- tempi contem-

& Na r@ nn@ e@ Sb Teme E

(28)

lora vi esistevano, sparse come bianchi monu- menti sacri, elevati sul verde tappeto di queste colline, Quelle Cappelle una era la Chiesa di SÒ.

Caterina sul monte; due stavamo lungo la via del colle che conduee alle Case (i'uma a metà via, l’altra sul promontorio estremo ehe dà sopra il paese di S. Giovamni); una terza stava in fianco alla Villa dei signori Bigozzi; una quinta vieimo alla villa del co: Della Porta (ora Sandrinelli), demolita Vanno 1827 col permesso di Mons. Lodi ;

la sesta e la settima sono quelle ancora esistenti presso le Ville Micheloni e De Marchi lungo il colle discendente di Poeerabello.

Gli antichi devoti Pellegrinaggi.

Altro fasto antico dell’Abbazia erano i devoti Pelleerimaggi che qui convenivano da tutte le

erande Santissimo Crocifisso: come risulta tra altro da memoria ri- mastaci di ben 400 Confratelli e Consorelle della Confraternita del SS.mo Sacramento

Cormòns lì 26 Marzo 16839, parti per venerare l'antico

venuti da

Il privilegio dell’Indulgenza di Giubileo.

Il quinto fasto antico dell'Abbazia era il pri vilegio singolare accordato dal Papa ai fedeli che visitavano questa Chiesa Abbaziale di poter ae- quistare nelle forme. eonsuete della. Chiesa VIn- dulgenza in forma di Giubileo, come lesmesi in na relazione del rev.mo Cancelliere di Curia, D.

Loi | crd BA I O ea Dea URI TO

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(29)

Pe e E ge a ® ARS ai

_—————____ 6

Alfonso Belgrado; qui inviata per ordine del Rev.mo Mons. Vicario

Quale contrasto Tra le

continuate fino @

| Pietro, e la profamazione Capitolare.

belle © sante feste

del tempo passato,

mezzo Se-

colo fa nella festa di 5 inondana, anzi pagala Oh, se si risvegliasse del tempo dei Padri

ji Quanto bene

vero belle fest ‘e SÌ

delle feste ai giorni nostri]

fede e di pietà lo spirit ‘0 di

Benedettini € Agostiniani,

Domenican ne avrebbero le anime !

Quali sante Ta da

vedrebbero

da nuovo!

orno di s, S. Papa Pio X.

Soggi

L'Abbazia di Rosazio esulta ogni qualvolta bella sorte di aver ospitato in sè il

Mi quando era ancora Patriarca di Vene- ricorda la

e santo Papa Pio Sarto € oramde

(‘ardinale (G1ASeppe

i (‘ondisce polo

Pietro Zamburlini. il Card.

di seguito nel zia. Amico € dell? Arcivescovo cli santa memoria Mons.

Sarto soggiornò

Settembre 1899: poi una 5 Ottobre 1900 celebrando la

cando nella solennità del SS. Rosario :

pell’Ottobre 1902, cioè il Twono di San qui sette ejorni

seconda volta dal ] al o. Messa è predi- e vi ritor-

un'ultima volta nò pure

di ascendere pochi mesi prima

Pietro. Fu delicato pensiero Zamburlini di volerne € eternare la bella orancde lapide mul! ta sulla

lato della porta, inaugurata con fast.e Ottobre 1908.

quello di Mons.

la memon ja com facciata del-

la Chiesa, a erandiose il 6

E ha NO O paint pero pin

Ma

(30)

Auguste visite di S. M. Re Vittorio Emanuele III e delle Loro Altezze Reali i Duchi d’Aosta.

L'Abbazia ebbe altresì l'onore delle Visite Auguste che vi fecero Sua Maestà il Re Vittorio Emanuele III nel giorno 12 Dicembre 1915, e le Loro Altezze Reali i Duchi d’Aosta Emanuele

Filiberto di Navo]a ec Elena, di Francia nel mese

di Giugno 1916, qui venuti a confortare i soldati feriti in guerra e desenti nell'Abbazia, trasfor- mata per concessione di S. K l'Arcivescovo Mons.

Anastasio Rossi in Ospedale da Campo e Ospe- dale importante con tre ed anche cinque medici te Auguste Visite ne ab- biamo it ricordo permanente ne

il Medico Direttore @ curanti. Anche di ques

He due lapidi, ehe ell Ufficiali del’Ospedale hanno fatto murare sul davanti dell'Abbazia.

d pure di aver dato ospità- lità. più. volte agli Eminentissimi Cardinali, C'a- vallari, Maffi, Bisleti, Lepicier,

Patriamea degli Armeni Mons.

verendissimo Vescovo da campo Mons. Angelo Arcivescovo di Bucarest ) Giueno 1929 è a molti

7 TA NE, A . . .

Vescovi e. Personaeei insiemi.

L'Abbazia si onor

all’Il.mo Revimo

ne 4 “a

Giurekian, al Re- Bartolomasi, al Rev.mo

Mons. Notzhammer ;l I altri Arcivescovi 1

Questa è in. breve ] a Storia. dell’ Abbazia di

) (CS 17477 i i 4 inc) | .

Rosazzo. Questo i] semplice Ricordo dei tempi che furono,

Da Rosazzo, Gennaio 1981,

E ev AO Ata AO AV ti AVRA Vemar AV) fu

SI: 7 IA

(31)

‘0}u3AU02) |ap o}egoj.iod a ozzod |ap aljllio9

(32)
(33)

PRVITAISI SOI IE IVI IL AVAC AO dla dic

CENTENARI DI S. AGUSTIN

ai ASROSAZZIS

sc —t______

IVI TIVI) P

; .

LITE — E ce che scampanotin ....

Ano di ve’ il peridon?

la sagre 0 di ben serèino l'organo, Ul... confenon?

MENI'— Sarà une setemane dàn.di buine voe che 1

perbacco e sta sul Tor,

cun dute chest

ampanotino e plòe:

DITE — Ce ditu, sc

a Cuar, 2 Dolegnan?

opiùr si divertissimo chei bulos di Manzan?

MENI— Va lù, va là, copari ventu dall mond de lune?

No satu? a l'é Rosazzis che al scampanote e al sune par avertì che! populi

che stan sot la Culine,

‘ns cristians, m'intinditu?

i bo

al induvime.

Viodìn se

cumò mi

| Pre /acum (apelari là menzonat mil voltis...

ill centenati...

TITE — Cumo,

vis...

ma ce MOL

a Cai Ai

(34)

VINTE IVO BrVYenr®

di celebrà in Badie del grand Sant'Agustin, Dotor di Mari (ilesie...

Sino bielzà vizìn?

MENI — Biat omp! il timp al svole e Joibe, ai. vinciesîs

marcmaran su a Rosazis cul sa ce tane’ paîs.

Po capi! intant si spere dute la Foranìe,

viei, zovins, omps e feminis...

Ce fieste! ce ligrìe!

Cun arcs e cun bandieris furnide la Culine, puntificall del Veseu], cun musiche divine.

Discors di so Eceelenze.

AI prèdicie tant ben!

peciàt no là a sintàlu.

Nol sbrache; calm, seren, Come che pluvisine

che cole jù di estàt risuscite, rinfreg’cie l’arbe che mr sul prat culpide dall soreli

co al sfoghe il so calor;

cussì la gran peraule

del Pari, del Pastòr

cd DR

(35)

ur n © Ove@re@ OOO O OA OOO

pòènetre ne l'anime e dismolànt il cor risuscite e console i] peciator plui dir.

FIVTTII) - SO . }

LITE — E dis duc’ che 1l Vescul l’è bon tanche il bon pan.

MENI— E brîv. L'à fate scuele tant timp lassù a Milan, ala diréts giornali.

Un grand Togiddir !

Clamat dal Pape a Rome

Dà savît fasi onor.

FI\[{T a

) .

LITE — Sant'AÀg ustìn!. i fiestis?...

ma cui cognos (n) Sant?

MENI = Va là pa:

tant ciacarà di bant.

no sta Ta mi

No sìntitu in tes Re al dîs Sant Agustin..

Pa

(‘hel Sant po che da zovin lè stàt un birichìn.

Ma convertit pes preeris di Moniche, 80 mari, al deventà fin Vese ‘ul.

()mp L ovand € straordinari l’À sscrit ui gruni di Mibris,

"l'è sripfuzidite eretics, mituts ciaradorie i tipos plui bisbetres.

© SQ

@vrr®» nen De © so QOGO" ne@ li

_ 25

(36)

|

DIGI Er VDIDA Brett Ban

/

À l’à redent, insumis, I] timp che a là plardai Dar contentà i caprizis durant la zoventàt.

No l'è tornat da CAPO come chei ciarts cristiàng che van a confesgasi che tègnin su lis mins a plene gose intonin

“Il «peccati mai DIÙ »

ì e subit dopo e tornin

im bocie a Belzebù.

TITE — Ce dita mo’ che al plui bràv di S

MENI-— Ah jò po in chestis robia

wi x . 9 A j

no ris'ci a meti jl nàs.

sevi

San l'omas?

Tu sintaràs il V escul, chel lu piture ben!

TITE — E ce che scampanotin ! Se il timp al si manten clar, limpid, che zotnade

o in auto 0 a pidulline

no Manci no, copari, di vienì su in culine, Strissinarai ln femine

iruts e eno missîr, MENI -— Benon, ti racomandi

di no cambià pinsîr.

TOLLO VIA TG SLIUTONE gun io deri © erat

_ Saia

(37)

vr

e OA Ir DIGO pe@re iaaca ne pt

Dovìn par 8 vratitudine cipà a € he fieste.

parte

è Pre Jacum Ma ce? a sini

di stuc, di clap si reste, cuanche sfadansi al conte

la storie de Badie, searfani in tal archivi e im cualehi librarie,

che 1 fraris a là ciatat

di chest Sant, discepu |

son stats ancie a Rosazzis...

no migo no di bant?

[Jan implanta! vignetos boschetis e pomars.

Son lor che tl ‘struivin

gastalldos e massars di dute cheste zone

lavorà 1 teréns.

paravin a

son lér che pre

calcui, progets fs, diséns | di cani,

di fuessis,

antis10ns, di gnovis pÎ

di WR di culturis..- Lis popolazionÉ

adis e

merit lor sve par

ben 1D miòr..

lèvin di

No isal di just, pai, dj rindi glorie e onor al pestris 1] mestris vecios?

din VAOT sirio

MRI

(38)

VON OETNEN AVUTO BB

TITTI Mi par... e capo prin all, fondatòr de LOordin che a lè Sant \pustin, MENI = Devi par fuarze

dute la Foranìe.

MOVISI

Il Vescul al desidere, Pre Jacum si sfadìe par preparà robonis.., Viva Sant Agustin,

Mandi, ‘sta ben «

TELE * ]oibe

di gniv si viodarin. i

Zancto,

, y 0

L' s; regie - . J du! ig RIDE, T

x ; 4 c 5)

a ssa)

“ar;

v

(39)

-- i

reni

ago I RR ironia

Portale della Chiesa»

(40)

VEE OOO Q Pe

Visto, nulla osta per la stampa.

| Udine. 21 febbraio 1931.

i Can. G. VALE, cens. del.

i Imprimatur.

Udine, 23 febbraio 1931.

| | Can. L. QUARGNASSI, Vic. Gen.

CARA AGRA RARA ReRA ULI VOS MESI PONI,

| 916307

(41)

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