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PIANO NAZIONALE PER EVENTI CON ARMI O AGENTI DI TIPO CHIMICO, BIOLOGICO, RADIOLOGICO E NUCLEARE

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Ministero dell’Interno

Dipartimento dei Vigili del Fuoco, del Soccorso Pubblico e della Difesa Civile Direzione Centrale per la Difesa Civile e le Politiche di Protezione Civile

Commissione Interministeriale Tecnica per la Difesa Civile

PIANO NAZIONALE

PER EVENTI CON ARMI O AGENTI DI TIPO CHIMICO, BIOLOGICO, RADIOLOGICO E

NUCLEARE

LINEE GUIDA

Il presente documento è composto da un totale di n. 30 pagine, ed è comprensivo di n. 12 allegati

ALLEGATO_1 dipvvf.DCDIF.REGISTRO UFFICIALE.U.0002513.06-07-2021

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AGGIUNTE E VARIANTI

DATA N° ATTO

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INDICE

PREMESSA

PARTE I

1.0 Generalità

2.0 Organi Istituzionali ed attribuzioni 3.0 Tipologia della minaccia

• Generalità

• La minaccia biologica

• La minaccia chimica

• La minaccia radiologica

• La minaccia nucleare

4.0 Misure generali da porre in atto

• Misure preventive

• Misure di sorveglianza

• Misure di soccorso

• Trattamento sanitario

5.0 Logistica della comunicazione e logiche comunicative Ultima voce

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PARTE II

Allegato “A”: Schede dei principali agenti biologici;

Allegato “B”: Schede dei principali agenti chimici.

Allegato “C”: Gruppo tecnico di Esperti

Allegato “D”: Tabelle delle azioni in funzione dello scenario e dei soggetti interessati dalle singole azioni, diagrammi di flusso delle informazioni e glossario delle strutture individuate.

Allegato “E”: Tabelle e livelli di intervento in ambito radiologico Allegato “F”: Singoli scenari e relative fasi.

Allegato “G”: Orientamenti per la comunicazione in situazione di crisi

Allegato “H”: Scheda sintetica delle regole comportamentali e riepilogo dei principali agenti CBRN.

Allegato “I” Rete nazionale militare di osservazione e segnalazione degli eventi CBRN (CBRN Warning & Reporting)

Allegato “L” Rete Nazionale di Rilevamento e Allarme per la contaminazione gamma in aria del Corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco (da ricevere)

Allegato “M” Elenco degli acronimi utilizzati nelle linee Guida e negli allegati (in fase di perfezionamento)

Allegato “N” Elenco delle Leggi e delle norme citate nelle linee Guida e negli allegati (in fase di perfezionamento)

Ultima voce

_________________________________________________

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PREMESSA

Il presente documento si prefigge lo scopo di predisporre uno strumento utile al fine di mitigare le conseguenze sul territorio e sulla popolazione di eventi di tipo CBRN.

Esso intende fornire linee guida sui provvedimenti da adottare e sulle procedure da seguire, mediante un’efficace interazione di tutte le risorse nazionali di prevenzione, protezione e soccorso, con particolare riguardo anche alla tutela e alla incolumità fisica degli operatori.

Nel presente piano si rinvia alle normative nazionali e internazionali (NATO e UE) vigenti in tema di Difesa Civile e organizzazione/gestione di Crisi, anche quando esse non sono espressamente citate.

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Linee guida

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P A R T E I

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1.0 GENERALITÀ

Il “Piano Nazionale per eventi con armi o agenti di tipo biologico, chimico, radiologico e nucleare” è costituito dall’insieme delle presenti linee guida e delle Pianificazioni delle amministrazioni e/o enti centrali e delle strutture periferiche.

Nel presente documento, “Linee Guida”, parte integrante del Piano Nazionale, sono indicate le misure di prevenzione, sorveglianza e soccorso sul territorio e trattamento delle persone colpite.

Gli eventi contemplati sono tre sui quattro possibili: evento con agenti biologici, evento con agenti chimici, evento con agenti radiologici (questi ultimi comprendono, anche, le conseguenze del fallout prodotto da esplosioni nucleari). Per ciascuno degli eventi, il documento si articola in una prima parte generale e in una seconda di dettaglio.

Per quanto attiene all’evento nucleare, se ne considerano le sole implicazioni legate al fallout1.

1 Di seguito si elencano gli effetti esplosioni nucleari, di questi solo il fallout ha rilevanza in questa pianificazione:

Onda d’urto: EDIFICI (parametri 20 KT – Hiroshima); GZ – 0,7 km, distruzione totale; 0,7 – 2 km, distruzioni massive; 2 – 5 km, danni moderati.

Irraggiamento Termico (flash di luce) EDIFICI: Incendi diffusi su tutte le aree raggiunte dall’onda d’urto. PERSONE:

Ustioni di terzo grado fino a 2,5 – 3 km, potenziale distruzione retina per osservazione diretta del flash fino a 2 km.

Impulso Elettromagnetico (EMP): I raggi gamma provenienti da un'esplosione nucleare producono elettroni ad alta energia per effetto Compton. Questi elettroni vengono catturati nel campo magnetico terrestre ad altitudini tra i 20 e i 40 km, dove entrano in risonanza. La corrente elettrica in oscillazione produce un impulso elettromagnetico coerente (EMP).

L'impulso è abbastanza potente da indurre potenziali elettrici molto alti tra oggetti metallici (come i cavi di rame), che fungono da antenne quando l'impulso passa. Le enormi differenze di potenziale, e le forti correnti elettriche ad esse associate possono distruggere completamente i componenti elettronici non schermati e molti collegamenti elettrici. Nella zona colpita, e anche a distanza da essa, possono essere impossibili i collegamenti radio, le comunicazioni telefonica via mobile, le comunicazioni telefoniche attraverso centrali non schermate.

Induzione Neutronica: La radiazione neutronica ha l'effetto di aggiungere energia agli elettroni della materia colpita, alterandone lo stato atomico rendendola radioattiva. Il materiale indotto, unito alle polveri di materiale radioattivo rilasciate dalla bomba stessa, sollevato in aria dall’effetto dell’esplosione (fungo atomico) viene spostata dalle correnti aeree sottovento, anche a distanze di migliaia di chilometri. Questa forma di contaminazione radioattiva è nota come fallout nucleare.

Fallout : Un’esplosione nucleare produce una quantità altissima di materiale radioattivo, la maggior parte del quale per induzione. Il materiale viene portato in quota dagli effetti meccanici dell’esplosione, l’altezza dipendendo dalla potenza dell’esplosione e dalla quota di scoppio. Il materiale sollevato ricade nel tempo sottovento, anche a distanze notevolissime dal punto di esplosione (GZ). In linea teorica, il materiale più leggero potrebbe fare anche più volte il giro del pianeta prima di ricadere al suolo. La ricaduta di questo materiale sottovento contamina il territorio con valori di irraggiamento gamma, ma anche alfa e beta, che in zona di massima distruzione possono non essere compatibili con la vita biologica e nel rimanente territorio contaminato possono produrre effetti deterministici sulla vita delle persone, degli animali e delle piante, con conseguenze generali che potrebbero durare decenni.

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Linee guida

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Questo documento non contempla le conseguenze di un rilascio da un’industria a rischio rilevante, poiché questa fattispecie è disciplinata da altre vigenti disposizioni. Le pianificazioni centrali e locali possono, tuttavia, contemplare la possibilità di un evento doloso all’interno dell’industria considerata. Un’azione volontaria, infatti, renderebbe necessario innalzare, in qualità e/o in quantità, il “massimo evento ipotizzabile e possibile” utilizzato per la redazione dei piani di emergenza interna ed esterna.

La redazione della pianificazione nazionale CBRN prevede due livelli: centrale, coordinata dal Ministero dell’Interno, territoriale, coordinata dal Prefetto. I due ambiti, quello centrale e quello territoriale, non sono indipendenti tra loro. Ogni Amministrazione Centrale produce la propria pianificazione CBRN per la parte di competenza, correlata e coerente con quanto previsto nel presente documento. Le articolazioni periferiche delle Amministrazioni Centrali coopereranno con la locale Prefettura alla stesura delle pianificazioni discendenti provinciali e, laddove necessario, produrranno a loro volta le pianificazioni discendenti di competenza.

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2.0 ORGANI ISTITUZIONALI E ATTRIBUZIONI

Gli Organi decisionali nazionali, individuati sulla base del quadro normativo vigente, sono i Ministri per i settori di competenza e il Consiglio dei ministri (CdM), per gli atti di indirizzo politico. Il DPCM 5 maggio 2010, e successive modifiche, definisce l’organizzazione nazionale per la gestione di crisi, indicando la composizione e le attribuzioni degli organi decisionali e del consesso interministeriale di supporto. In particolare, identifica i seguenti organismi: il Comitato Politico Strategico (Co.P.S.), il Nucleo Interministeriale Situazione e Pianificazione (NISP), la Commissione Interministeriale Tecnica per la Difesa Civile (CITDC).

Meccanismo di funzionamento della catena di Comando e Controllo (C2) prevista dall’organizzazione per le crisi:

a) In caso di necessità, e se ritenuto opportuno, il Presidente del Consiglio dei ministri convoca il Co.P.S.. Tale Comitato valuta gli elementi di situazione, esamina e definisce i provvedimenti da sottoporre all’approvazione del Consiglio dei ministri e autorizza in via temporanea, quando necessario, l’adozione di misure di contrasto, nel rispetto degli indirizzi generali governativi e dei trattati ed accordi internazionali.

b) Il Co.P.S., a sua volta, può decidere se attivare il NISP per il coordinamento delle Amministrazioni centrali per la gestione della crisi. Il NISP può altresì essere convocato su richiesta di una Amministrazione componente, in relazione alla situazione o per la trattazione di specifici argomenti.

c) Dal momento dell’attivazione, il NISP si avvale del supporto della Commissione Interministeriale Tecnica per la Difesa Civile (C.I.T.D.C.). In tale ambito, la CITDC valuta la situazione a livello centrale, approntando anche possibili ipotesi di risposta; monitora le attività assicurando il corretto raccordo tra il livello centrale e il livello periferico.

d) Le decisioni/misure assunte dal Consiglio dei ministri e/o dal Co.P.S. possono essere implementate direttamente dalle Amministrazioni presenti in Commissione

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Interministeriale Tecnica per la Difesa Civile o attraverso il Sistema Nazionale di Protezione Civile, nei limiti delle norme vigenti in materia di Sicurezza, Riservatezza e Classifica delle informazioni. La decisione sul merito è del Consiglio dei ministri.

e) Il coordinamento delle attività di gestione della crisi, a livello periferico, compete al Prefetto. La direzione tecnica dei soccorsi compete al Corpo nazionale dei vigili del fuoco ai sensi dell’art. 24 del decreto legislativo 139/2006 e del DPCM 6 aprile 2006.

f) All’Ufficio Stampa della Presidenza del Consiglio dei ministri competono la gestione e il coordinamento della Pubblica Informazione, potendosi avvalere delle competenze in comunicazione di crisi degli Esperti delle singole Amministrazioni.

A livello locale, la gestione e il coordinamento delle informazioni sono competenza del Prefetto.

g) Ai fini dell’attuazione del piano le Amministrazioni dello Stato devono garantire:

• il reciproco, sollecito e continuo scambio d’informazioni;

• l’integrazione delle rispettive procedure operative, anche mediante addestramento congiunto;

• la formazione e l’aggiornamento continuo dei decisori e degli operatori;

• la massima cooperazione/interoperabilità/integrazione di uomini e mezzi nell’intervento.

________________________________________________________________

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La tabella seguente riporta sinteticamente quanto sopra espresso in termini di

“azione” e Amministrazioni interessate.

Azione Soggetto

Individuazione della minaccia e sviluppo scenari di risposta

Presidenza Consiglio Ministri Ministero dell’Interno

Analisi dello scenario in atto

NISP/CITDC

Ministero dell’Interno Ministero della Salute

Aggiornamento dei modelli di intervento operativo e addestramento e formazione del personale

Ministeri Interno, Difesa, Salute, Ispettorato Nazionale per la Sicurezza Nucleare e la Radioprotezione, Dipartimento Protezione Civile

Aggiornamento Piano Nazionale e armonizzazione delle pianificazioni discendenti

Nucleo Interministeriale Situazione e Pianificazione

Commissione Interministeriale Tecnica per la Difesa Civile

Stesura e aggiornamento pianificazioni discendenti Ogni Amministrazione secondo le proprie competenze.

Stesura e aggiornamento piani provinciali Prefetto

Allarme alle Autorità Agenzie di Intelligence e altre Autorità/Istituzioni competenti

Attivazione CITDC

Nucleo Interministeriale Situazione e Pianificazione

Ministro dell’Interno

Comunicazioni con la NATO NISP, Ministero dell’Interno, Ministero della Difesa

Attivazione procedura NATO EADRCC (Euro Atlantic Disaster Coordination Center)

Ministero Interno

Dipartimento Protezione Civile

Comunicazioni con Unione Europea Dipartimento Protezione Civile e/o Ministero dell’Interno e/o Ministero Salute

Attivazione Centrale allarme DC75 Ministero Interno Attivazione Enti esterni N.I.S.P. e/o C.I.T.D.C.

Attivazione Laboratori di misura e Agenzie Regionali Protezione Ambiente

ISIN, Prefetto

Attivazione sorveglianza sanitaria clinico – laboratoristica

Ministero Salute

(attivazione Scorta Nazionale Antidoti)

Attivazione Esperti N.I.S.P. e/o C.I.T.D.C.

Attivazione specialisti militari Ministero della Difesa Comunicazioni con OMS e Focal Point per il

Regolamento Sanitario Internazionale, comunicazioni con ECDC

Ministero della Salute

Punto di contatto per diramazione allarme dal QG NATO a parte civile in caso di intercetto o mancato

intercetto missile balistico

Da determinare in seguito alle procedure allo studio in ambito NATO e alle decisioni

nazionali conseguenti.

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h) Dalla pianificazione centrale discendono le pianificazioni di competenza di ciascuna Amministrazione o Ente centrale, che devono essere elaborate in relazione ai seguenti criteri: urgenza dell’intervento; disponibilità di personale specialistico; mezzi, materiali ed equipaggiamenti, tenendo conto delle leggi/disposizioni in vigore per ciascuna Amministrazione.

i) Le pianificazioni discendenti centrali, classificate se ritenuto necessario, in conformità alle norme vigenti, devono essere inviate alla Direzione Centrale per la Difesa Civile e le Politiche di Protezione Civile (Segreteria CITDC), e per conoscenza alla Presidenza del Consiglio dei ministri, Segreteria unica CoPS/NISP

j) Le Amministrazioni e gli Enti componenti della C.I.T.D.C. nell’emergenza CBRN operano mantenendo la propria autonomia e le proprie competenze istituzionali.

k) Ogni componente della C.I.T.D.C., nei propri piani discendenti, deve:

- riferire norme e limiti in base ai quali l’Ente ha competenza nel campo dell’emergenza/crisi CBRN, se esistenti;

- descrivere la propria organizzazione centrale e periferica, specificamente per la parte che si attiva nelle situazioni coperte dal presente piano;

- inserire l’organigramma dell’Ente, con indicazione del punto di contatto, nonché dei sistemi di comunicazione di emergenza disponibili H 24, anche classificati, se in possesso;

- descrivere il flusso interno delle informazioni e della catena di comando e controllo, in relazione alle fasi dell’emergenza, in modo da garantire, per il proprio settore di competenza, la continuità dell’azione di governo e dell’erogazione dei servizi essenziali;

- descrivere l’intervento di propria competenza;

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3.0 TIPOLOGIA DELLA MINACCIA

Tenuto conto delle informazioni e delle valutazioni effettuate dalle agenzie di intelligence e dagli altri enti/istituzioni preposte, il piano ipotizza eventi di tipo Chimico (“C”), di tipo Biologico (“B”), di tipo Radiologico (R), di tipo Nucleare (N), quest’ultimo per il solo fallout.

I possibili scenari sono:

- manifestazione della minaccia d’uso, valutata come infondata;

- manifestazione della minaccia d’uso credibile;

- contaminazione di obiettivi, anche senza perdita di vite umane;

- contaminazione, su piccola scala, di cibo o fonti idriche;

- rilascio di un agente in ambienti chiusi di piccole dimensioni (cinema, teatri, ristoranti, ecc.);

- rilascio di un agente in ambienti chiusi di maggiori dimensioni (palazzi dello sport, aeroporti, stazioni ferroviarie, ecc.);

- rilascio in area aperta, da un unico punto, su area urbana (sostanze chimiche da uno o più contenitori, materiale radiologicamente attivo coinvolto in un incendio, ecc.);

- dispersione in area aperta sopra una vasta superficie urbana (più rilasci simultanei da più punti, uso di mezzi aerei, dispersione da edifici particolarmente elevati, incendi di particolare intensità e estensione ecc.);

- uso di un ordigno nucleare.

A questi si aggiungono eventi verificatisi in altri Paesi con possibili ricadute sul territorio nazionale (fallout per esplosioni nucleari o rilevanti attentati a centrali nucleari, contaminazione da agenti chimici o radiologici, contagio da agenti biologici).

A. La minaccia biologica

1. Per evento di tipo biologico (“B”) si intende la diffusione nell’ambiente di agenti biologici quali virus, batteri, funghi, tossine, bioregolatori, sia essa intenzionale, accidentale o naturale (con capacità pandemiche

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Questi agenti sono in grado di causare malattie inabilitanti o mortali per gli esseri viventi (uomini, animali, piante) e/o di rendere inutilizzabili materiali, attrezzature e mezzi e/o avere conseguenze gravi sulle capacità logistiche e produttive della Nazione e un impatto invalidante sul sistema sanitario e/o di comportare profonde mutazioni nella stabilità sociale con conseguenze imprevedibili. Il contagio può avvenire per via inalatoria, per assorbimento cutaneo, per ingestione di acqua o viveri contaminati, e può:

- colpire un elevato numero di soggetti;

- provocare malattie gravi e protratte, con necessità di assistenza e trattamenti prolungati e intensi;

- diffondersi mediante contagio interindividuale, anche in virtù di un periodo di incubazione che ne permetta la diffusione silente da parte dei colpiti asintomatici;

- sfuggire ai sistemi di rilevamento;

- ingenerare un senso di inesorabilità, a causa delle difficoltà di autosoccorso e di primo soccorso;

- produrre sintomi aspecifici, simulanti comuni malattie infettive endemiche, complicando così l’esatta individuazione diagnostica.

2. Nel caso di evento deliberato, l’uso di un agente o un’arma biologica potrebbe:

- sfruttare strutture adibite alla manipolazione di sostanze biologiche, quali laboratori di analisi e ricerca, industrie farmaceutiche e agroalimentari, o al trattamento e smaltimento di materiale infetto, al fine di acquisire le sostanze o la capacità di produrne;

- colpire con aerosol zone affollate come edifici pubblici, mezzi di trasporto e luoghi di riunione, anche in aree aperte, o colpire, con azioni di sabotaggio, il sistema di distribuzione della catena alimentare;

- colpire, tramite contaminazione di materiali, animali, alimenti, acqua e terreno allo scopo di perseguire obiettivi collaterali per arrecare danni di tipo economico e/o ambientale;

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- diffondere agenti “B” in territorio nazionale utilizzando i mezzi di trasporto mediante le persone e gli oggetti trasportati (mezzo aereo, ferroviario, stradale, navale, postale).

La gravità degli effetti dell’offesa biologica dipende dalle caratteristiche qualitative dell’agente “B”, e cioè da:

- letalità2; - morbilità3; - tossicità4;

- carica microbica minima;

- durata dell’inabilità dei colpiti;

- stabilità e persistenza;

- possibili contromisure pre-espositive;

- periodo di incubazione;

- possibili contromisure post-espositive;

- facilità di identificazione e diagnosi;

- facilità di produzione5; - facilità di disseminazione;

- trasmissibilità;

- diffusione dei possibili vettori (persone infette ma asintomatiche al momento, insetti, piccoli animali, cibo);

- impegno del supporto logistico sanitario e di protezione civile,

La gravità delle conseguenze dell’offesa biologica dipende anche dalle caratteristiche dell’eventuale rilascio (attacco), e cioè da:

2 Il tasso di letalità è una misura utilizzata in epidemiologia, che indica la proporzione di decessi per una determinata malattia sul totale dei soggetti ammalati in un determinato arco temporale. Il tasso di mortalità, invece, rappresenta la proporzione tra il numero di morti per una malattia e tutta popolazione suscettibile in un dato periodo.

3 Frequenza percentuale di una malattia in una collettività. Tasso di m., rapporto tra il numero di casi di una determinata malattia e il numero di soggetti esposti al rischio di contrarla in un periodo di tempo definito, tenendo conto del tempo di esposizione di ogni soggetto e dunque del tempo totale di esposizione.

4 Capacità di una sostanza o di un preparato di provocare, a determinate dosi o a determinate concentrazioni, danni e rischi anche gravi, acuti o cronici, a carico di organismi viventi (animali o vegetali), ai quali siano stati somministrati o con cui siano venuti a contatto.

5 Questa voce contempla anche la possibilità di conservazione nel lungo periodo.

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- la quantità impiegata;

- l’estensione della zona colpita;

- il sistema di dispersione;

- il grado di vulnerabilità degli obiettivi;

- i fattori meteorologici e la configurazione dell’ambiente (orografia, dimensione dell’area urbana, disponibilità di grandi strutture del trasporto pubblico ecc.).

La valutazione e le modalità di risposta conseguenti a un evento biologico non afferiscono alle sole professionalità mediche bensì anche alla preparazione specialistica CBRN di esperti civili o militari. Rientrano nella sola competenza medica l’intervento sanitario specifico, l’individuazione di cure o vaccini, le logiche ospedaliere correlate.

Nell’allegato “A” sono riportate le schede contenenti le informazioni di dettaglio relative agli aggressivi biologici ritenuti di possibile impiego.

B. La minaccia chimica

Per evento di tipo chimico (“C”) s’intende la diffusione nell’ambiente di sostanze chimiche o miscele di composti chimici nocivi per inalazione, per assorbimento cutaneo o per ingestione.

1. Usualmente il rilascio intenzionale di sostanze chimiche può:

- colpire zone affollate, spesso in ambienti chiusi come edifici pubblici, mezzi di trasporto e luoghi di riunione (sfruttando anche impianti di aerazione/climatizzazione);

- sfruttare strutture adibite alla produzione/stoccaggio industriale di sostanze chimiche per provocare conseguenti rilasci consistenti di sostanze tossiche/nocive;

- colpire indirettamente mediante la contaminazione di materiali, alimenti, acqua e terreno.

2. La gravità degli effetti di un rilascio chimico dipende da:

- tipo di sostanza, qualità e quantità impiegata;

- estensione della zona colpita;

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- sistema di dispersione;

- grado di vulnerabilità degli obiettivi;

- fattori meteorologici e orografici.

3. Nella parte seconda (allegato “B”) sono riportate le schede contenenti le informazioni relative agli agenti chimici, integrate dai composti chimici industriali (Toxic Industrial Chemical – TIC) ritenuti di più probabile impiego per un rilascio voluto.

C. La minaccia radiologica

Per evento radiologico (“R”) si intende la diffusione nell’ambiente di materiali radioattivi in grado di arrecare danni biologici all’uomo. Il danno prodotto può essere dovuto all’irradiazione corporea esterna causata da sorgenti emettitrici, oppure alla contaminazione interna attraverso l’inalazione o l’ingestione delle sostanze radioattive disseminate. Quest’ultimo caso si configura come il più grave, atteso che il danno prodotto dalle radiazioni si associa a quello causato dalla tossicità chimica dei radioisotopi assunti.

1- L’azione intenzionale6 con agenti radiologici può:

- colpire zone affollate, impiegando esplosivi di tipo tradizionale per la diffusione degli isotopi radioattivi;

- colpire vasti tratti di territorio, favorendo, mediante il fuoco, la diffusione con dispersione in aria del contaminante radiologico;

- sfruttare aree densamente affollate, sia chiuse sia aperte, per installare sorgenti radioattive gamma emettitrici con il fine di arrecare danni biologici alle persone che inconsciamente vi si espongono;

- colpire indirettamente la popolazione mediante una perdurante contaminazione dell’ambiente.

2- La gravità degli effetti derivanti dell’offesa radiologica dipende essenzialmente dalla dose di radiazioni assorbita dai soggetti coinvolti ed è influenzata da:

6 i rilasci involontari o gli incidenti con sorgenti radiologiche sono coperti dalle norme e procedure riguardanti la trattazione delle sorgenti orfane e per quanto opportuno delle centrali nucleari

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- tipo di radioisotopo utilizzato e relative proprietà radio tossiche e chemio tossiche;

- forma fisica del radioisotopo;

- quantità totale di radioisotopo disperso (attività complessiva);

- modalità di dispersione;

- le condizioni meteorologiche possono influire sostanzialmente sulla diffusione della contaminazione.

Nei principali scenari radiologici ipotizzabili di rilascio intenzionale, si prevedono valori di dose assorbita a carico dei colpiti, tali da provocare effetti di tipo stocastico (danno casuale, non certo) e a distanza di tempo. Negli scenari più gravosi, sebbene meno probabili si potrebbero avere dosi tali da provocare anche effetti deterministici.

D. La minaccia nucleare

La complessità della materia e la molteplicità degli aspetti, anche procedurali, connessi alla gestione del territorio conseguente all’uso di un ordigno nucleare, rendono necessaria una serie di spiegazioni e di informazioni prettamente tecniche. Per tale motivo l’intera problematica è meglio affrontata nell’ambito della descrizione degli scenari possibili, nell’allegato F.

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4.0 MISURE GENERALI DA PORRE IN ATTO PER TUTTE LE FATTISPECIE

La gestione della crisi, anche in ambito CBRN, si esercita attraverso l’adozione tempestiva, da parte degli Organi di Governo, di provvedimenti che ciascuna Amministrazione statale deve rendere operativi sulla base delle proprie competenze istituzionali. Tali provvedimenti si concretizzano essenzialmente in:

• Misure preventive, relative alle fasi precrisi; prepararsi per evitare che l’evento in corso e i possibili eventi critici collegati e interconnessi a questo, portino alla crisi;

• Misure di sorveglianza riferite al periodo in cui l’evento è in corso e/o di preallarme, per monitorare continuamente la situazione valutandone in tempo reale sviluppi e effetti domino;

• Misure di attenuazione del danno, misure di soccorso e trattamento sanitario relative al periodo di crisi.

A. Misure preventive

Queste misure prevedono tre livelli di prevenzione, riferibili ad atti e fasi diversi.

Prevenzione Primaria: è la forma classica e principale di prevenzione, focalizzata sull'adozione di interventi e comportamenti in grado di evitare o ridurre l’incidenza di un possibile evento sfavorevole. Attività mirate alla riduzione dei fattori di rischio e all’aumento della resistenza/resilienza.

Prevenzione Secondaria: si riferisce alla individuazione precoce di un rischio o di un pericolo, permettendo così di intervenire anticipatamente sullo stesso, per contenerne e/o ridurne gli effetti.

Prevenzione Terziaria: è un termine tecnico relativo alla gestione delle conseguenze dell’evento. Questo livello è quello principalmente contemplato in queste linee guida e sono finalizzate a prevenire l’insorgere di una crisi ovvero a controllarne

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l’evoluzione per evitare l’aggravamento della situazione. Le principali misure da adottare sono:

• di carattere diplomatico: iniziative presso Governi e Paesi alleati, Istituzioni Internazionali o Sovranazionali, poste in atto per lo scambio di informazioni e per la stipula di accordi;

• di sicurezza interna: incremento delle attività di “intelligence” e scambio info- investigativo tra enti-organismi in ambito nazionale ed internazionale;

predisposizione di adeguate misure volte a garantire la tutela dell’ordine e sicurezza pubblica in relazione allo scenario contingente;

• di carattere economico-industriale: misure di salvaguardia di strutture creditizie e finanziarie; di infrastrutture critiche; predisposizioni per il contingentamento e la produzione di materiali critici, di prodotti farmaceutici; predisposizioni per l’acquisto di materiali/equipaggiamenti protettivi e di strumentazione tecnica;

programmi di stoccaggio e approvvigionamento di risorse e beni strategici.

• di carattere militare: protezione delle installazioni e delle basi militari; incremento dello scambio delle informazioni con gli organismi della NATO; utilizzo delle Rete Nazionale Militare Warning & Reporting CBRN e predisposizione delle unità specialistiche di tutte le Forze Armate; utilizzo della capacità CBRN di reachback7;

• di carattere sanitario: attività ed interventi finalizzati ad abbattere o minimizzare all’origine il rischio di tipo “B”, “C”, “R” ed “N” attraverso le seguenti iniziative:

o individuazione e localizzazione, per ciascuna patologia derivante dalla esposizione ai diversi tipi di agenti, delle strutture sanitarie nazionali ed estere idonee alle attività di trattamento;

o promozione e valutazione di iniziative di ricerca e sviluppo tecnologico nello specifico settore;

7 Il Reachback CBRN è definito come un processo mediante il quale i comandanti, il loro stato maggiore e le forze dispiegate possono ricevere consulenza tempestiva coordinata e autorevole su questioni chimiche, biologiche, radiologiche e nucleari, attingendo a remote fonti di informazioni esperte.

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o creazione di reti epidemiologiche di rilevamento individuale e ambientale di possibili emergenze di tipo “C”, “B”, “R” ed “N”, mediante interconnessione di strutture ed operatori sanitari civili e militari e sviluppo di sistemi esperti informatici per l’identificazione di eventi non naturali o predisposizione, innalzamento e mantenimento di capacità di risposta

nazionali standardizzate ed aggiornate, nonché di correlati protocolli procedurali;

o profilassi primaria sanitaria dei rappresentanti degli organi costituzionali e degli operatori professionalmente a rischio di esposizione;

o stoccaggio in sicurezza di presidi indispensabili a fronteggiare situazioni di emergenza di tipo “C”, “B”, “R” ed “N” (Scorta Nazionale Antidoti);

o predisposizione di misure ordinarie di prevenzione per la sicurezza “C”,

“B”, “R” ed “N” degli ambienti collettivi, sia in territorio nazionale sia nelle rappresentanze diplomatiche;

o predisposizione nell’ambito dei Piani di contingenza per le maxi-emergenze dei principali ospedali nazionali di paragrafi esplicitamente dedicati all’emergenza CBRN;

o predisposizione delle capacità di soccorso ed evacuazione aero-medica, civile e militare;

• di carattere generale: adeguamento e controlli delle infrastrutture/edifici istituzionali e loro vigilanza; individuazione di sedi alternate per lo svolgimento dell’attività istituzionale; predisposizione, aggiornamento e verifica dei piani di ciascuna Amministrazione; addestramento e formazione del personale;

ottimizzazione dell’interscambio informativo tra Amministrazioni ed Enti, anche attraverso le rispettive banche dati ove possibile; predisposizione di stazioni di bonifica individuale, fisse e mobili; predisposizione di piani per la bonifica ambientale;

• di carattere normativo: costante revisione e armonizzazione di pianificazioni generali e di settore; predisposizione di modelli utili per la stesura di decretazioni d’urgenza afferenti alla minaccia CBRN;

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• di carattere formativo: frequenti esercitazioni che coinvolgano le alte catene di comando e controllo degli organi centrali e periferici, con l’eventuale concorso anche di capacità specialistiche dell’Esercito e delle altre FF.AA.

B. Misure di sorveglianza

Le misure di sorveglianza scaturiscono dal rilievo di eventi inusuali, ovvero di indici epidemiologici sospetti, o di allarmi e segnalazioni ad opera della rete predisposta o da informazioni specifiche ottenute dagli organi istituzionali preposti e dalle agenzie di informazione. Sono finalizzate a incrementare il controllo e la vigilanza e a realizzare le condizioni necessarie a minimizzare i danni derivanti dal possibile evento. Si concretizzano mediante l’intensificazione delle misure preventive nonché con la predisposizione di nuove misure in funzione della specificità della minaccia.

Le principali misure da adottare sono:

• Attivazione di sale operative per ciascuna Amministrazione idonee a costituire cellule di comando e di collegamento con gli Organismi Istituzionali preposti alla gestione della crisi;

• potenziamento del personale delle sale operative;

• intensificazione dello scambio di informazioni e dei dati rilevati tra Organismi Istituzionali preposti alla gestione della crisi;

• potenziamento delle misure di vigilanza degli obiettivi di possibile interesse e siti sensibili in relazione allo scenario contingente;

• Potenziamento delle attività di controllo del territorio secondo le direttive impartite dal Dipartimento della P.S. in relazione allo scenario contingente, previe eventuali misurazioni e campionamenti effettuati da personale specializzato;

• controlli di carattere tecnico su sorgenti idriche, acquedotti e centrali/sistemi di distribuzione di energia;

• disponibilità costante di informazioni meteorologiche di dettaglio per la valutazione degli effetti della dispersione di eventuali agenti impiegati;

• distribuzione di adeguati dispositivi di protezione individuale e di strumentazione agli operatori;

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• predisposizioni da parte di ciascuna Amministrazione/Ente per il concorso di unità specialistiche;

utilizzo delle FF.AA. della Rete Nazionale Militare Warning & Reporting CBRN.

utilizzo della Difesa della capacità di CBRN reachback.

Le principali misure di sorveglianza sanitarie da adottare sono:

• raccolta di informazioni tecnico-scientifiche internazionali in merito a possibili eventi di tipo “C”, “B”, “R”, anche ove non coinvolgano direttamente il territorio nazionale;

• attivazione delle funzioni statali, regionali e locali del Servizio Sanitario Nazionale, per la segnalazione di eventi riconducibili al rischio espositivo di tipo

“C”, “B”, “R”;

• valutazione sull’applicabilità dei Piani di contingenza per le maxi-emergenze dei principali ospedali nazionali;

• attivazione su tutto l’ambito nazionale, in ragione dei possibili livelli di allarme, di organismi sanitari di riferimento periferici, territoriali e nazionali, civili e militari, per la gestione delle misure di sorveglianza sanitaria, tutte poste sotto il coordinamento centrale del Ministero della Salute;

• definizione di specifici protocolli di intervento in ragione del livello di allarme, per ciascun settore di competenza;

• adozione di misure di profilassi sanitaria post-espositiva per contatti e conviventi, nonché di misure di contenimento e “screening” rapidi individuali in caso di eventi “B” ed “R”;

• implementazione presso punti-chiave di stazioni di bonifica individuale, fisse e mobili, per soggetti, ambulanti o infermi barellati, esposti a rischio di tipo “C”,

“B” ed “R”;

• interventi di bonifica ambientale nei casi previsti;

• trasporto di personale altamente infettivo in biocontenimento;

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creazione di “Entry Point” aerei (con relative strutture di transito e bonifica) per l’ingresso in sicurezza di persone potenzialmente o realmente infettive, per il successivo inoltro in biocontenimento presso strutture nazionali di ricovero

• rinforzo delle capacità di ricovero e cura presso le strutture sanitarie ospedaliere o equivalenti civili e militari.

• Attivazione di sistemi di sorveglianza sindromica8 basati sugli accessi al Pronto Soccorso e ai servizi di emergenza territoriale;

C. Misure di soccorso

Il soccorso è una fase per la quale, in seguito alla segnalazione dell'evento, si attiva quanto pianificato in ambito provinciale.

Per eventi di tipo “C”, “R” e “N”, il Corpo Nazionale dei Vigili del fuoco assicura la direzione e il coordinamento tecnico dei soccorsi e attiva il Posto di Comando Avanzato, presso il quale opereranno, anche, i rappresentanti delle seguenti funzioni operative: ordine e sicurezza pubblica, soccorso sanitario, assistenza alla popolazione e viabilità. Per eventi di tipo “B” è necessario il coordinamento con la struttura centrale di gestione della sanità.

Il soccorso comprende una serie di attività semplici o complesse/specialistiche, atte a ripristinare o mantenere le funzioni vitali dei soggetti colpiti da agenti di tipo “C”,

“B”, “R” e “N”. Il soccorso afferisce anche al ripristino nel tempo più breve possibile delle funzioni di strutture della catena di comando (protezione, sistemi di comunicazione, logistica et similia) o di prestazioni di servizi primari alla popolazione (cibo, acqua, servizi sanitari, ricovero, energia, comunicazione, et similia). Esso impone l’adozione di misure di profilassi per il contenimento del rischio correlato, in favore della collettività e degli operatori.

1 - Trattamento sanitario

8 Sistemi di sorveglianza basati non più solo sulla diagnosi di malattia, ma sulla presenza di un insieme di segni e sintomi, che costituiscono una sindrome. I sistemi di sorveglianza delle malattie sono classicamente basati sulla segnalazione di informazioni che riguardano pazienti con diagnosi definite (per esempio, varicella, gastroenterite da salmonella, tubercolosi). Per molte malattie, però, la diagnosi clinica presenta margini di incertezza, o avviene a distanza di tempo rispetto all'esordio di sintomi poco specifici perché comuni a diverse patologie.

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Il trattamento è la fase volta al ripristino della normalità. Si articola in trattamento dei soggetti esposti e trattamento dell’ambiente contaminato.

1.1 Il trattamento dei soggetti esposti è finalizzato a perseguire le migliori condizioni di salute compatibili con eventuali esiti derivanti dall’esposizione ad agenti di tipo

“C”, “B”, “R”.

• I soggetti colpiti sono sottoposti a decontaminazione preliminare prima dell’ingresso alle strutture sanitarie. In particolare, i soggetti colpiti da agenti di tipo “B” sono sottoposti a regimi di ricovero compatibili con le misure di contenimento individuate in relazione alla tipologia di agente “B”

sospettato o accertato.

• Nel caso di deceduti per esposizione ad agenti di tipo “C”, “B” o “R”, si attivano le procedure di contenimento e inattivazione dell’eventuale rischio residuale secondo le prescrizioni del Ministero della Salute.

• Ove ritenuto necessario saranno attivati dei nuclei di sostegno psicologico in favore della popolazione e dei colpiti.

1.2 Il trattamento dell’ambiente contaminato, aperto o confinato, comporta la seguente procedura:

• bonifica degli spazi coinvolti;

• incapsulamento;

• inattivazione;

• il corretto smaltimento del materiale contaminato.

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5.0 LOGISTICA DELLA COMUNICAZIONE E LOGICHE COMUNICATIVE

Per "comunicazione" si intendono sia la logistica, con le attrezzature e gli hardware, sia l’organizzazione e la metodologia per una corretta ed efficacie comunicazione al pubblico e ai media. Ciò che rende peculiari, anche da un punto comunicativo, gli eventi di natura CBRN è la scarsa familiarità dei cittadini con la natura e gli effetti del rilascio di questi agenti e sostanze sulla salute.

Software e hardware per comunicare

La sala decisionale principale dovrebbe essere dotata di: A) telefoni e reti in numero sufficiente per i partecipanti al processo decisionale. Almeno un telefono ogni due utenti. B) Rete WiFi per computer portatili dei singoli partecipanti (ogni Amministrazione ed ente possiede propri software e dati, quindi è consigliato l’uso per ognuno di propri pc). L'accesso alla rete sarà organizzato e controllato dai responsabili del Centro di Comando. C) Dotazione di stampanti. D) Un sistema di videoconferenza. E) Microfoni, altoparlanti, sistema di registrazione. Tutte le linee telefoniche devono essere abilitate per le chiamate internazionali, interurbane e per le chiamate verso i cellulari.

L’eventuale necessità di poter scambiare informazioni classificate dovrà essere prevista nell’organizzazione della sala decisionale, individuando i mezzi necessari e le relative procedure di accesso.

Organizzazione interna

Costituire una struttura di comunicazione composta da esperti in comunicazione di crisi provenienti dai vari Dicasteri afferenti al NISP e coordinati dalla PCM.

I compiti principali sono:

• fornire i dettagli delle valutazioni, delle decisioni e delle misure adottate delle diverse autorità;

• rispondere alle domande poste dal pubblico;

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• costruire una comunicazione diversificata per categorie sociali, informata da criteri sociodemografici e culturali9

• svolgere un’azione di raccordo e di confronto tra le attività di comunicazione delle differenti agenzie.

• rispondere alla necessità di un costante, capillare monitoraggio dei social media e delle possibili fake news

• Portare all’ attenzione di chi gestisce la crisi le informazioni provenienti da fonti esterne.

Caratteristica della comunicazione in crisi

L'obiettivo principale della comunicazione in crisi è la riduzione dell'incertezza nella popolazione, nelle sue organizzazioni e rappresentanze.

Una caratteristica tipica di una situazione di crisi è che la necessità di informazione si intensifica molto rapidamente. Correggere le impressioni iniziali è estremamente difficile. L'immagine della crisi è reale quanto la crisi stessa. Una cattiva gestione dell'immagine della crisi può portare l'effettiva crisi ad espandersi o a prendere una forma e una direzione diverse. La crisi e l'immagine della crisi devono essere gestite in parallelo.

Relazioni con i media

La struttura di comunicazione dovrebbe fornire informazioni con cadenza regolare in modo attivo. Se un'autorità tiene regolarmente aggiornati i media sullo stato dell'arte degli eventi e delle azioni, manterrà la sua credibilità anche quando non è possibile fornire determinate risposte. Di norma il pubblico comprende e accetta che un'autorità possa richiedere tempo per ottenere (e quindi rilasciare) informazioni fondate e affidabili.

I punti salienti sono:

• Il messaggio da comunicare deve essere formulato come una notizia preferibilmente sotto un titolo.

9 Ad esempio, età, sesso, collocazione geografica, livello di istruzione, orizzonti culturali di riferimento

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• È necessario un linguaggio breve e semplice. Immagini e grafica rendono più facile comprendere le informazioni complesse.

• È indispensabile cercare le parole giuste per dare senso a ciò che sta accadendo fornendo non solo informazioni, ma collocandole all’interno di (presentando anche) una narrazione. Costruire e proporre un senso di quanto sta accadendo permette di ridurre l’incertezza

Comunicazione con la popolazione

La comunicazione tra la popolazione e le istituzioni è un processo a due vie orientato anche all'ascolto di chi sta sopportando l'impatto dell'emergenza. La capacità di ricevere feedback quasi in tempo reale e informazioni qualitative dal pubblico è la grande opportunità che offre il monitoraggio costante dei social media.

Conclusioni

Argomentazioni più articolate della gestione della crisi attraverso la comunicazione sono contenute nell’allegato “G”: Orientamenti per la comunicazione in situazione di crisi”.

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