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ItaliaOggi Sette. Pensioni integrative, dietrofront

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Pensioni integrative, dietrofront ItaliaOggi Sette

03/07/2006

ItaliaOggi Sette

ItaliaOggi Sette - fisco & previdenza Numero 156, pag. 11 del 3/7/2006 Autore: di Sergio Mazzei

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L'amministrazione finanziaria ammette la parificazione con i fondi di previdenza complementare.

Pensioni integrative, dietrofront

Agevolato anche il trattamento maturato entro il 31/12/2000

Il fisco fa dietrofront sulle pensioni integrative. Via libera alla tassazione agevolata sull'87,5% delle prestazioni previdenziali erogate dai fondi di cui alla legge 20 marzo 1975, n. 70, anche per la parte del trattamento maturato entro il 31 dicembre 2000. L'amministrazione finanziaria ammette così la sostanziale similitudine e la parificazione fiscale tra fondi integrativi e quelli di previdenza complementare. Circostanza questa, negata nella risoluzione n. 295/E dell'11 settembre 2002, che aveva dato adito a un cospicuo ricorso al contenzioso da parte dei contribuenti. In base al nuovo orientamento, preceduto da diverse pronunce della Corte di cassazione, il fisco

abbandonerà le controversie ancora pendenti con gli ex dipendenti degli istituti previdenziali e procederà alla rifusione dei rimborsi delle ritenute effettuate sui trattamenti pensionistici. I sostituti di imposta dal canto loro dovranno tener conto dell'apertura del fisco in sede di applicazione delle ritenute sui trattamenti pensionistici. Sono queste le importanti precisazioni contenute nella circolare n. 25 del 26 giugno 2006.

Il caso

Il trattamento tributario da riservare ai fini Irpef alle erogazioni

pensionistiche effettuate dai fondi integrativi degli istituti di previdenza di cui alla legge 20 marzo 1975, n. 70, per la parte del trattamento maturato entro il 31 dicembre 2000, ha dato origine a un diffuso contenzioso. La questione riguarda l'applicazione della tassazione agevolata dell'87,50% ai trattamenti erogati ai fondi pensionistici integrativi, istituiti

antecedentemente all'entrata in vigore del decreto legislativo 21 aprile 1993, n. 124, recante la ´Disciplina delle forme pensionistiche complementari, a norma dell'articolo 3, comma 1, lettera v), della legge 23 ottobre 1992, n.

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421'. Con la risoluzione n. 295/E dell'11 settembre 2002, l'amministrazione finanziaria aveva stabilito che i trattamenti erogati dalle forme

pensionistiche integrative, per la parte di trattamento maturato entro il 31 dicembre 2000, non potevano essere assoggettati a imposta nella misura ridotta dell'87,50%, considerato che non erano configurabili alla stregua dei fondi integrativi di previdenza complementare per i quali la tassazione agevolata era normativamente prevista. Nel corso degli ultimi anni, tuttavia, e in seguito a un consolidato orientamento della giurisprudenza, sia di merito che di legittimità, volto a riconoscere l'assoggettamento delle erogazioni pensionistiche a tassazione nella misura agevolata, l'Agenzia delle entrate ha dovuto rettificare la propria posizione. A questo punto per i contribuenti interessati si prospetta l'accoglimento delle richieste di rimborso e

l'adeguamento da parte dei sostituti di imposta nell'esecuzione delle trattenute fiscali.

Le osservazioni della Cassazione

L'impianto fiscale basato su un duplice binario della tassazione dei fondi, ante e post 1992, non ha convinto la suprema corte. Attraverso numerose sentenze, infatti, i giudici di ultime cure hanno avuto modo di affermare che le norme contenute nel dlgs n. 124 del 1993 fanno riferimento a tutte le forme pensionistiche complementari istituite alla data di entrata in vigore della legge n. 421/92, nessuna esclusa, e quindi, in buona sostanza che l'ambito di applicazione del trattamento agevolativo concerne tutte le forme di previdenza preordinate all'erogazione di trattamenti pensionistici

complementari del sistema obbligatorio pubblico (Cass. 23 maggio 2005, n.

10842). È giunta alla stessa conclusione seppur con presupposti diversi la sentenza 17 giugno 2005, n. 13095 che ha affermato come il diritto al beneficio fiscale non può essere escluso per la sola ragione della

trasformazione delle preesistenti forme pensionistiche integrative in nuovi modelli di trattamento pensionistico complementare. Sempre dello stesso tenore sono state le pronunce 10 giugno 2005, n. 12356; 12 luglio 2005, n.

14655; 11 novembre 2005, n. 22843. L'insieme di una posizione così stratificata ha indotto l'avvocatura generale dello stato ad affermare che sull'argomento esiste ormai un orientamento giurisprudenziale ampiamente consolidato.

La vecchia posizione dell'Agenzia delle entrate

Con la Risoluzione dell'11/9/2002 n. 295 l'amministrazione aveva ritenuto che i fondi integrativi di previdenza non fossero annoverabili tra le forme di previdenza complementare soggette alla vigilanza della Covip. Sulla base di tale assunto, l'Agenzia ritenne che le prestazioni previdenziali, maturate fino al 31/12/2000, venissero erogate dai fondi pensione integrativi con l'applicazione dell'intera imposta. Si creava quindi un dislivello tra tali prestazioni e quelle erogate dai fondi integrativi di previdenza

complementare, per i quali è invece espressamente prevista l'applicazione dell'imposta sull'87,5% dell'importo erogato. Tale tesi era stata avallata da un

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parere preventivo della Covip e dall'appiglio sistematico fornito dalla normativa e dalla prassi di riferimento. Pertanto, ritenendo operante la

distinzione operata dal dlgs n. 124 del 1993, sia il ministero del lavoro che la Commissione di vigilanza sui fondi pensione (Covip) hanno riservato un differente trattamento alle forme integrative di previdenza istituite a favore dei dipendenti degli enti previdenziali esistenti alla data di entrata in vigore della legge n. 421 del 1992 rispetto alle forme di previdenza

complementare soggette alla vigilanza della stessa Covip. Tale distinzione ha comportato, conseguentemente, che l'agevolazione fiscale introdotta dal predetto comma 8 dell'articolo 13 del dlgs n. 124 del 1993 fosse ritenuta applicabile nelle sole ipotesi in cui le forme di previdenza integrativa già esistenti si fossero adeguate ai precetti del decreto istitutivo della previdenza complementare. (riproduzione riservata)

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C'è la piena portabilità per i fondi previdenziali Affari e Finanza (La Repubblica) 03/07/2006

Cè la piena portabilità per i fondi previdenziali

Con la direttiva Isvap del dicembre 2005 le compagnie sono costrette a restituire parte delle commissioni precontate se il cliente vuole passare a un altro strumento simile

ADRIANO BONAFEDE

Anche nel campo della previdenza integrativa, oltre che in quello dei cellulari, è in atto da tempo un dibattito sulla portabilità. Ovvero sul passaggio da un fondo integrativo allaltro senza penalizzazioni di sorta. Il dibattito è stata incentrato negli anni passati soprattutto sui Fip (o Pip), ovvero i prodotti assicurativi alternativi ai fondi pensione aperti e per certi versi e in certe condizioni ai fondi

pensione chiusi. Perché proprio i Fip? Perché soltanto questi prodotti prevedevano una notevole penalizzazione per chi, insoddisfatto della gestione o per altri motivi, volesse passare da questo a un altro strumento, anche della stessa natura (ovvero a un altro Fip assicurativo).

La penalizzazione incorporata nei Fip derivava dal cosiddetto preconto, cioè dalle commissioni che gli agenti assicurativi o i promotori finanziari si prendevano anticipatamente anche per gli anni

successivi. Così poteva accadere che in certi casi il 70 o l80 per cento della prima annualità di premio andasse a foraggiare gli intermediari finanziari. Come sintuisce, se dopo due o tre anni un cliente voleva uscire per passare a un altro fondo previdenziale, il capitale portato via sarebbe stato inferiore a quello versato. E ciò poteva sembrare inaccettabile, soprattutto in considerazione

dellintercambiabilità delle forme previdenziali previste in teoria dal legislatore.

Per questo motivo, lIsvap, lorgano di vigilanza delle compagnie, era intervenuto il primo dicembre 2005 per obbligare le imprese assicurative a restituire ai clienti, in caso di trasferimento a un altro fondo, la quota di preconto non ancora usufruita. Ad esempio, se le commissioni precontate sono rano state calcolate per 10 anni e dopo 3 lassicurato vuole uscire, limpresa è adesso tenuta a restituire i 7/10 di tale grandezza.

Con questa direttiva dellIsvap sembra definitivamente risolto il problema di garantire la portabilità del fondo previdenziale. La verità, però, è che le imprese assicurative non sembrano affatto

soddisfatte, soprattutto perché in molti caso non appare concretamente possibile una reciprocità. Dice Giampaolo Galli, direttore dellAnia, lassociazione del comparto: «Se è garantito il passaggio senza penalizzazioni da un Fip a un fondo pensione, non così accade a chi, lavoratore dipendente, volesse uscire da un fondo pensione chiuso per rivolgersi a un Fip. Infatti il cosiddetto decreto Maroni consente che questo passaggio avvenga soltanto se è previsto dal contratto di categoria, a pena di perdere il contributo del datore di lavoro. Ma nessuno, naturalmente sarebbe disposto a perdere questo contributo, mentre è difficile che un contratto preveda che il datore di lavoro possa continuare a versare il proprio contributo a un Fip».

Autorevoli commentatori hanno mostrato una discrepenza tra ild ecreto legislativo (il n.252) e la

legge di delega. Questultima, infatti, prevedeva la completa equiparazione tra tutte le forme di

previdenza integrativa. Il logico corollario, quindi, sarebbe stato quello di permettere il travaso

dalluno allaltro strumento. La soluzione trovata nel decreto legislativo, però, è stata caldeggiata non

soltanto dai sindacati, poco inclini a vedere uscire la gente dai fondi pensione di categoria, ma anche

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dagli stessi datori di lavoro, i quali avrebbero una moltiplicazione di incombenze burocratiche e amministrative se avessero a che fare con tanti fondi pensione aperti o Fip invece che con un uno solo.

Le compagnie avrebbero potuto aprire un contenzioso sulla base della discrepanza tra legge di delega e il decreto delegato, ma non lo hanno fatto. «LAnia, anzi dice Luigi Scimia, presidente della Covip, la Commissione di vigilanza sulla previdenza integrativa ha espresso un accordo di massima sul decreto attuativo. La ragione è semplice: con lo stesso decreto legislativo si apre un ampio spazio di manovra per le compagnie: infatti sulla parte di Tfr che sarà trasferita con il meccanismo del silenzio assenso in un fondo pensione chiuso ci dovrà essere una garanzia formale di restituzione del capitale e una garanzia non formale su rendimenti compatibili con il Tfr. La garanzia formale, evidentemente, può essere data solo con una gestione di tipo assicurativo e non meramente finanziario. Dunque le compagnie entreranno in questo business direttamente dalla porta principale».

Va detto che la coperta sembra sempre molto corta. I fondi pensione chiusi, infatti, non sono così

contenti di far gestire questa quota del Tfr alle compagnie. Perché oggi il fondo pensione paga lo

0,100,15 di commissione di gestione. Ma sulla parte gestita secondo criteri assicurativi questa

percentuale può salire fino all1 per cento. «Bisogna ancora decidere, però avverte Scimia, che entro

questa settimana emanerà una direttiva Covip se la garanzia della restituzione del capitale versato va

data anno per anno o soltanto alla fine del periodo. Nel primo caso i costi sarebbero più alti, nel

secondo più bassi».

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Riforma delTfr, il prezzo dello slittamento Affari e Finanza (La Repubblica) 03/07/2006

Riforma del Tfr, il prezzo dello slittamento

Il provvedimento varato dal governo Berlusconi ha praticamente azzerato le risorse. Ora da più parti si spinge per anticipare di un anno la nuova normativa ma ci si chiede come reperire i circa 420 milioni di euro che, stime Covip, servono per il Fondo di garanzia alle imprese

WALTER GALBIATI

Anticipare la riforma del Tfr di un anno, al 2007. Per far decollare il prima possibile la previdenza integrativa. La proposta lanciata da più parti non ha mancato di suscitare un ampio dibattito pubblico, cui hanno partecipato indirettamente i rappresentanti delle principali forze sociali interessate. Il tutto in uno scenario che mostra come il settore in Italia sia ancora arretrato rispetto alle esperienze dei Paesi anglosassoni, dove da più tempo è stata avviata la previdenza complementare. Nel nostro Paese gli iscritti alle forme pensionistiche integrative rappresentano il 13% degli occupati, mentre le risorse complessivamente destinate alle prestazioni previdenziali ammontano al 3% del Prodotto interno lordo. Nel Regno Unito le adesioni interessano circa il 60% degli occupati e negli Stati Uniti il 50%. E in entrambi i Paesi le attività in capo ai fondi pensioni sono pari al 70% del Pil.

Il rinvio voluto dal governo Berlusconi dal 2006 al 2008 della riforma, che soprattutto con

lintroduzione del silenzioassenso sul conferimento del Tfr ai fondi pensione avrebbe permesso di far decollare il settore, ha provocato non pochi problemi. «Lo slittamento ha di fatto azzerato le risorse.

Ora tocca al nuovo esecutivo reperire i finanziamenti», spiega Luigi Scimia, presidente della Covip, la Commissione di vigilanza sui fondi pensione. «In particolare aggiunge Scimia per gli anni dal 2008 al 2010 dovranno essere reperiti 420 milioni di euro per il Fondo di garanzia alle imprese. E altri 220 milioni serviranno per il 2011. Senza contare poi le altre voci di spesa». Il Fondo di

garanzia, che verrà gestito da Mcc (gruppo Capitalia) e da Artigiancassa (gruppo Bnl), non è altro che una cassa che pagherà agli istituti di credito le eventuali insolvenze che dovessero verificarsi nei casi dei finanziamenti bancari previsti per le aziende che perdono il trattamento di fine rapporto, una fonte di finanziamento primaria per le imprese che vale 14 miliardi di euro lanno.

Ma non basta, perché serviranno risorse anche per compensare labbattimento dei versamenti allInps e le agevolazioni fiscali previste al momento della liquidazione dei premi. «Il 50% del capitale

accantonato con la previdenza complementare può essere restituito il giorno in cui si va in pensione con una tassazione agevolata al 15%. Uno scaglione unico che può essere ridotto di un ulteriore 0,3%

annuo, se non si ritira il capitale. Il resto, invece viene restituito sotto forma di rendita», spiega il presidente della Covip. Un mancato gettito futuro che peserà sulle casse dello Stato. «La nostra speranza è che, nonostante le difficoltà economiche, si riescano a trovare i fondi necessari per uno sviluppo concreto della previdenza complementare», afferma Scimia, che, sullavvio della riforma, ha anche dichiarato di essere pronto a qualunque decisione verrà presa.

Un tentativo di anticipo del resto che il nuovo Governo sembra disposto a compiere. Il ministro del Lavoro, Cesare Damiano, infatti ha riconosciuto il problema, senza però sbilanciarsi in promesse:

«Dobbiamo discutere sulla previdenza integrativa, che deve decollare al più presto». Si è esposto

maggiormente, invece, il vice ministro per lo Sviluppo economico, Sergio DAntoni: «Pensiamo di

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abbreviare i tempi, partire da inizio 2007 e in questo senso bisogna spingere», ha annunciato nel suo recente intervento allassemblea dellAnia, lassociazione delle compagnie assicurative. E lo stesso giorno gli ha fatto eco il segretario generale della Cisl, Raffaele Bonanni, intervenendo al XIV

congresso della Uil: «La vera emergenza è anticipare la riforma della previdenza integrativa». Anche per Morena Piccinini, segretaria confederale della Cgil, i due anni di ritardo sono visti come un

problema: «Non solo si è abbassata lattenzione dei lavoratori su un argomento importante per il loro futuro, ma col rinvio si sono fatte sparire anche le risorse». Lo stesso presidente dellAnia, Fabio Cerchiai, durante lassemblea dellassociazione tenutasi settimana scorsa, ha voluto precisare che lindustria assicurativa non ha mai chiesto in passato il differimento dellentrata in vigore della riforma

«né ha mai espresso contrarietà ad una sua eventuale anticipazione, qualora fosse la volontà del Governo».

Insomma un coro di voci a sostegno dellavvio immediato della riforma. Ma anche qualora non venisse anticipata, in questi due anni di attesa non bisognerebbe stare con le mani in mano. «La cosa migliore ovviamente è partire subito, perché il ritardo accumulato è molto. Ma se questo non fosse possibile avremmo molte cose da fare», afferma Alessandro Scarfò, direttore generale della Ras.

Secondo Scarfò, è necessario avviare una massiccia campagna informativa sulla previdenza

complementare e permettere ai fondi aperti, gestiti da banche e assicurazioni, di poter competere alla pari con i fondi negoziali (sindacati e imprese) che godono per esempio di un contributo del datore di lavoro, non dovuto in caso di adesione ai fondi aperti. «La previdenza complementare in Italia non si è sviluppata, anche perché esistono vincoli alla libertà di scelta da parte dei lavoratori e,

conseguentemente, ad una piena ed efficiente concorrenza fra i diversi soggetti abilitati», ha

dichiarato Cerchiai nel corso dellassemblea annuale dellassociazione, sottolineando che esistono «due problemi rilevanti».

«In primo luogo, la legge vincola la portabilità del contributo del datore di lavoro a limiti e modalità stabilite nei contratti collettivi. Ciò, di fatto, determina per il lavoratore linopportunità di scegliere, per la sua posizione previdenziale, fondi pensione aperti o polizze, perché in tal caso egli potrebbe perdere il diritto al contributo», spiega il presidente dellAnia, secondo il quale il secondo problema rilevante riguarda i fondi pensione che «dovrebbero poter investire le risorse finanziarie loro affidate nei termini giudicati più efficienti e anche, se lo ritengono, nelle gestioni tipicamente assicurative.

Oggi la legge inspiegabilmente preclude questa possibilità». Per favorire la trasparenza delle offerte del settore assicurativo nellambito della previdenza complementare, il direttore generale della Ras, Alessandro Scarfò insiste su tre punti: «I fondi aperti, per i quali si può studiare anche una sorta di certificazione da parte del sindacato, devono essere chiari e trasparenti sui costi, sulla rendicontazione e sulla logica che sta alla base della politica di gestione». Un lavoro che può essere fatto da qui al 2008.

I sindacati dal canto loro concordano sulla necessità di una maggiore trasparenza e di una massiccia

campagna informativa sulla previdenza, ma giudicano la riforma con luci e ombre. «La portabilità

deriva dalla contrattazione e va bene così comè. Si potrebbe invece intervenire sulla normativa

fiscale. Secondo noi la tassazione della previdenza complementare non deve essere agevolata

rispetto alle normali aliquote per non avvantaggiare il settore privato rispetto al pubblico», spiega

Morena Piccinini della Cgil. Insomma, a due anni dallentrata in vigore della riforma, il dibattito è

vivo e cè ancora molto da fare, ma limportante per tutti è partire subito.

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Troppa incertezza, la previdenza integrativa non decolla Stampa, La 03/07/2006

E’ STATA PRESENTATA LA RELAZIONE DELLA COVIP

Troppa incertezza, la previdenza integrativa non decolla

L'anno scorso gli aderenti hanno superato quota tre milioni (3.038.950 iscritti) con un aumento dell'8,7% rispetto al 2004

Nei primi tre mesi dell'anno però la tendenza è di nuovo rallentata e registra

una crescita complessiva di circa 50 mila unità

PICCOLO balzo in avanti per gli iscritti ai fondi pensione nel 2005: l'anno scorso gli aderenti alla previdenza integrativa hanno superato quota tre milioni (con 3.038.950 iscritti, il 13% degli occupati coinvolti) con un aumento dell'8,7% rispetto al 2004. È quanto emerge dalla Relazione della Covip, secondo la quale si è registrato un aumento medio del rendimento dei fondi di nuova istituzione molto superiore a quello del Tfr, con un +8,5% a fronte del +2,6%.

Nei primi tre mesi dell'anno però la crescita degli aderenti torna a rallentare e registra un aumento complessivo di circa 50.000 unità. Nel 2005 - si legge nella Relazione - gli iscritti ai fondi erano nel complesso 3.038.950 per circa 46 miliardi di euro di risorse dedicate alle prestazioni.

In pratica le risorse dei fondi pensione in Italia rappresentano appena il 3% del Pil, a fronte di attività dei fondi pari all'intero prodotto nazionale negli Stati Uniti (dove risulta iscritto il 50% degli occupati rispetto al 13% dei lavoratori italiani) e del 70% del Pil in Gran Bretagna.

Nel 2005 sono cresciuti gli iscritti ai fondi negoziali (+8,7% a 1.155.168 persone) e ai fondi aperti (+6,5% a 407.022 persone) ma soprattutto gli iscritti ai cosiddetti Pip (le polizze pensionistiche individuali), che hanno toccato quota 811.199 (+18,4%). Gli iscritti ai fondi preesistenti il 1993 sono 665.561. La maggior parte delle risorse (46 miliardi e 348 milioni, con un +13,4% rispetto al 2004) è gestita dai fondi

preesistenti al 1993 con 32.441 milioni, mentre i fondi pensione chiusi gestiscono 7.615 milioni di euro (+29,5%) e quelli aperti 2.954 milioni di euro (+32,5%). Le polizze individuali pensionistiche gestiscono 3.338 milioni di euro, con una crescita del 55,3% rispetto al 2004.

Il presidente della Commissione, Luigi Scimia, ha espresso preoccupazione per lo scarso interesse delle nuove generazioni per la previdenza complementare: l'età media degli iscritti ai fondi di nuova istituzione infatti è di 43 anni. Solo il 6,5% degli iscritti ha meno di 30 anni, mentre più del 25% ha già raggiunto i 50

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anni.

Le nuove regole che dovrebbero andare in vigore nel 2008 con l'adesione automatica alla previdenza complementare (salvo dichiarazione contraria del lavoratore) dovrebbero però dare «nuovo impulso» allo sviluppo del secondo pilastro pensionistico, «anche alla luce delle maggiori risorse finanziarie che confluiranno nel sistema tramite la devoluzione del Tfr».

Intanto l’Isvap vuole rendere più flessibili contratti di assicurazione sulla vita sono gli obiettivi di due

iniziative regolamentari. Sono stati avviati confronti con il mercato al fine di ampliare, per quanto possibile, la gamma di attivi ammissibili a copertura delle riserve tecniche quali sottostanti i prodotti offerti, o

rivederne i limiti di ammissibilità: sto parlando, inanzitutto di hedge found e di fondi immobiliari. La revisione nasce dall'esigenza di tener conto dell'evoluzione intervenuta nei mercati ed evitare, laddove presenti, arbitraggi regolamentari con normative di settori contigui. Si avverte l'esigenza di rendere più trasparente e intelligibile agli assicurati la politica di investimento e disinvestimento degli attivi assegnati alle gestioni separate adottata dalle imprese e di prevenire situazioni di conflitto di interesse.

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Fondi pensione più chiari Ecco le direttive generali Italia Oggi 05/07/2006

ItaliaOggi

ItaliaOggi - Mercati e Finanza Numero 158, pag. 11 del 5/7/2006 Autore:

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Firmate dal presidente Covip, Scimia. Più trasparenza per i consumatori.

Fondi pensione più chiari Ecco le direttive generali

La Covip ha emanato le direttive generali per l'adeguamento dei fondi pensione alle nuove regole di settore: il presidente della commissione di vigilanza sui fondi pensione, Luigi Scimia, infatti, ha firmato le direttive generali per l'adeguamento delle forme pensionistiche complementari alla nuova disciplina introdotta dalla riforma del settore (dlgs n. 252/2005). Il testo sarà pubblicato nei prossimi giorni in Gazzetta Ufficiale e reso disponibile nel sito Internet della Covip (www.covip.it).

Le direttive Covip sono state redatte sulla base delle linee generali di indirizzo formulate dal ministro del lavoro e dal ministro dell'economia, recentemente registrate presso la Corte dei conti. Le stesse sono state oggetto di un'ampia fase di consultazione con le parti sociali, gli organismi rappresentativi dei soggetti vigilati, dei prestatori di servizi finanziari e dei consumatori, avviata dalla Commissione all'inizio di maggio, non appena acquisita notizia dell'avvenuta adozione della direttiva ministeriale.

Già nei prossimi giorni, la Covip riprenderà la consultazione con i soggetti interessati per l'emanazione di schemi utili al tempestivo adeguamento degli statuti, dei regolamenti e dei documenti informativi dei fondi pensione.

Le direttive sono volte a inquadrare i principali profili di novità per il settore, fornire delucidazioni sugli aspetti centrali della nuova disciplina.

La Covip vuole mettere il lavoratore in condizione di confrontare le diverse forme complementari per poter assumere decisioni più consapevoli; per questo, ha definito regole e modalità operative tendenzialmente comuni per tutti i fondi pensione: negoziali, aperti e piani individuali pensionistici di tipo assicurativo (Pip), pur salvaguardando le caratteristiche proprie di ciascuna tipologia. Ha quindi predisposto criteri omogenei di informazione, con

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particolare attenzione al livello dei costi praticati, dei profili di rischio- rendimento e dei risultati conseguiti.

Scimia auspica che questa riforma possa dare finalmente al sistema

l'impulso che fino a oggi è mancato. Le adesioni sono infatti ancora troppo contenute: 3 milioni di lavoratori, il 13% degli occupati, pochi dei quali giovani, che sarebbero invece i più interessati al provvedimento.

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Nuovo Tfr, la Covip libera le direttive Sole 24 Ore, Il

05/07/2006

Il Sole-24 Ore

sezione: NORME E TRIBUTI data: 2006-07-05 - pag: 28 autore: N. T.

Nel documento i criteri per l'adeguamento dei fondi

Nuovo Tfr, la Covip « libera » le direttive

MILANO • La riforma del Tfr fa un piccolo passo avanti. Il presidente della Commissione di vigilanza sui fondi pensione, Luigi Scimia, ha firmato ieri le

direttive generali per adeguare le forme pensionistiche complementari alla nuova disciplina, come annunciato qualche giorno fa ( si veda « Il Sole 24 Ore » del 1 ° luglio). La stessa Covip, in una nota diffusa ieri, ha annunciato che nei prossimi giorni riprenderanno le consultazioni con i soggetti interessati per l'emanazione di schemi utili all'adeguamento degli statuti, dei regolamenti e dei documenti

informativi dei fondi pensione.

Le direttive. Il documento firmato ieri da Scimia inquadra i principali profili di

novitá per il settore, fornisce chiarimenti sugli aspetti centrali della nuova disciplina e indirizza l'attivitá di adeguamento delle forme pensionistiche complementari.

Dopo una parte introduttiva, che chiarisce il quadro in cui il provvedimento si colloca e il percorso di adeguamento dei fondi in vista dell'entrata in vigore il 1 ° gennaio 2008, le direttive si soffermano su alcuni aspetti delicati della riforma, come le caratteristiche della linea di investimento garantita in cui dovrà confluire il Tfr dei lavoratori " silenti", le possibilitá di riscatto della posizione individuale, la revisione dei modelli di governance.

I trasferimenti della posizione.

Le direttive chiariscono che gli statuti e i regolamenti non potranno in alcun modo introdurre limitazioni al diritto di trasferire, dopo due anni di iscrizione alla forma pensionistica complementare, l'intera posizione individuale maturata. Saranno dunque inammissibili, spiegano i decreti Covip, clausole che risultino limitative:

per esempio l'applicazione di voci di costo elevate, iniziali o all'atto del

trasferimento, che penalizzino un'eventuale fuoriuscita dalla forma pensionistica.

È il caso per esempio dell'applicazione di " costi precontati" direttamente con il versamento della prima annualità di premio, previsti in alcuni contratti di

assicurazione sulla vita con finalità previdenziale.

La gestione « prudenziale » . In caso di conferimento tacito del Tfr alle forme di previdenza complementare, il decreto legislativo 252/ 05 prevede che

l'investimento avvenga nella linea a contenuto più prudenziale, in modo da garantire la restituzione del capitale e rendimenti comparabili al tasso di rivalutazione del Tfr.

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Secondo la Covip, il termine « garanzia » va inteso come impegno ad assicurare con certezza il risultato della restituzione integrale del capitale, al netto di qualsiasi onere, entro un lasso di tempo predeterminato o al realizzarsi di determinati eventi ( come il pensionamento). « Non è quindi sufficiente — sottolinea il documento — il mero impegno a perseguire strategie di investimento atte a realizzare con un grado di probabilità anche molto elevato, ma non ad assicurare con certezza, il risultato della restituzione del capitale » .

Anche in questo caso, nel determinare le caratteristiche della linea, bisogna evidenziare con chiarezza i costi che gravano direttamente e indirettamente sulle posizioni degli iscritti, che dovranno risultare il più possibile contenuti.

La confrontabilità delle posizioni. Per mettere il lavoratore in condizione di

confrontare le diverse forme complementari, la Covip ha definito regole e modalitá operative tendenzialmente comuni per tutti i fondi pensione: negoziali, aperti e piani individuali pensionistici di tipo assicurativo ( Pip), pur salvaguardando le caratteristiche proprie di ciascuna tipologia.

L'informazione. Particolare attenzione è riservata alla struttura dell'informativa da fornire agli aderenti. Per agevolare il raffronto tra le diverse offerte sul mercato, la Covip ha messo a punto schemi che permettono criteri omogenei di informazione, con particolare attenzione al livello dei costi, ai profili di rischio rendimento e ai risultati.

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Chi vi manda in pensione da ricchi Milano Finanza

10/07/2006

Milano Finanza

Chi vi manda in pensione da ricchi

Previdenza Nel primo semestre 2006 le performance dei fondi aperti hanno anche superato il 6%. Ma i costi sono in aumento Ecco un confronto tra risultati e commissioni di oltre 100 linee.

La riforma del tfr è slittata al 2008, ma i lavoratori possono comunque fin da oggi aderire a forme di previdenza complementare. E i fondi pensione aperti nel primo semestre del 2006 hanno reso fino a oltre il 6% (Generali Previgen valore gencapital). Nel 2005 invece le performance hanno superato il 21,5%

(Unicredit linea dinamica) con commissioni fino al 3,69%. Milano Finanza ha raccolto i rendimenti netti di più di un centinaio di fondi pensione aperti, circa la metà di quelli operativi, mettendoli a confronto con i costi (nella forma del total expence ratio, il ter, ovvero le commissioni che gravano sul fondo ogni anno in percentuale sul suo patrimonio). E i risultati, come si può verificare dalla tabella in pagina, sono molto variegati: tra il migliore e il peggiore nel 2005 ci sono circa 20 punti percentuali di rendimento e nel solo primo semestre oltre 11.

Anche sul fronte dei costi ci sono stati aumenti negli ultimi tre anni e il conto finale per il sottoscrittore è molto diverso tra fondo e fondo. Segno che è di fondamentale importanza la scelta del gestore giusto. Che va individuato considerando, accanto ai costi, anche la stabilità dei rendimenti nel corso del tempo. E in questo senso il primo semestre di quest'anno a doppia faccia (con i mercati che nei primi tre mesi sono saliti e poi hanno corretto) può rappresentare una buona prova su strada per testare i fondi che si sono comportati meglio in ogni situazione. Ma la decisione di aderire a una forma di previdenza

integrativa è influenzata anche dallo slittamento al 2008 della riforma del Tfr.

Questo posticipo ha rallentato il collocamento sul mercato di alcuni nuovi fondi pensione aperti che a fine 2005 sono stati autorizzati dalla Covip e che sono destinati alle adesioni collettive. Per costruirsi una pensione di scorta, il cosiddetto secondo pilastro (il primo è rappresentato dalla pensione di base come quella che eroga l'Inps), i lavoratori dipendenti possono aderire al fondo pensione chiuso o negoziale di riferimento, al fondo pensione aperto cui aderisce il proprio datore di lavoro a seguito di accordo aziendale (adesioni collettive ai fondi aperti) o a qualsiasi fondo pensione aperto o forma

pensionistica individuale, senza contribuzione del proprio datore di lavoro e per

un ammontare a proprio piacimento. Mentre i lavoratori autonomi e i liberi

professionisti possono aderire, oltre all'eventuale fondo chiuso di riferimento o

di categoria, a qualsiasi fondo aperto o forma pensionistica individuale sempre

per un importo determinato liberamente. Alla fine del primo trimestre 2006 (dati

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Iama consulting) i fondi pensione aperti hanno registrato oltre 6 mila nuove adesioni con un andamento positivo rispetto allo stesso periodo dell'anno scorso.

´I dati confermano la sensazione che il periodo di magra coinciso con il 2003 sia ormai alle spalle', spiega Luca Omarini, consulente di Iama. Alla fine dello scorso mese di marzo gli iscritti erano 413 mila con un incremento rispetto alla fine di dicembre 2005 dell'1,3%. La raccolta del trimestre si è assestata a 115 milioni di euro, dopo il calo all'inizio del 2005. Il patrimonio ha superato i 3 miliardi di euro (+5% trimestrale e +31% nei 12 mesi). Ma i fondi aperti restano ancora in minoranza quanto a diffusione: fondi pensione preesistenti e casse hanno un patrimonio a fine marzo nell'ordine di grandezza dei 30 miliardi di euro, mentre gli aderenti a fondi pensione negoziali sono di circa 1,4 milioni.

Sono nel complesso numeri ancora bassi rispetto agli standard dei paesi anglosassoni. In totale in Italia alla fine del 2005 gli iscritti a forme di

previdenza complementare erano circa 3 milioni (il 13% degli occupati) con risorse destinate pari a circa 46 miliardi, poco più dell'1% delle attività

finanziarie delle famiglie.

Costi nel mirino. E per quanto riguarda il capitolo dei costi, la Covip ha emanato nei giorni scorsi le direttive sulla previdenza complementare (box accanto) per la trasparenza di costi e risultati. Nel 2005 il rendimento medio dei fondi pensione di nuova istituzione è stato dell'8,5% (dati Covip) battendo la rivalutazione del tfr (+2,6%).

I fondi pensione aperti sono andati meglio di quelli negoziali quanto a

rendimento: l'11,5% contro il 7,4%. Dal canto loro i piani individuali di tipo unit linked hanno reso il 14,4% nel 2005 grazie all'elevata esposizione in azioni, mentre il risultato delle polizze vita tradizionali è stato del 3,3%. La differenza è da ascriversi alla diversa esposizione alle borse che nei fondi chiusi e nelle polizze tradizionali è minore sia perché la gestione è tradizionalmente più prudenziale sia perché i sottoscrittori si orientano verso le linee obbligazionarie (quest'ultimo fenomeno in particolare è valido per i chiusi). Per questo spiega la Covip, una volta scelto il tipo di strumenti, è importante la verifica dei costi.

(riproduzione riservata)

Milano Finanza - I vostri soldi Numero 134, pag. 33 del 8/7/2006 Autore: Paola Valentini

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Rassegna stampa

Covip, costi confrontabili e garanzie nel tfr Milano Finanza 10/07/2006

Milano Finanza

Covip, costi confrontabili e garanzie nel tfr

Possibilità di confrontare i prezzi di fondi aperti, chiusi e polizze previdenziali tramite un indicatore sintetico di costi (come esiste per i mutui). E ancora, linee garantite che assicurino almeno la restituzione del tfr investito: i fondi dovranno quindi dotarsi di comparti di questi tipo altrimenti non potranno ricevere i

versamenti dei dipendenti. Sono queste le principali novità della direttiva sulla previdenza complementare emanata dalla Covip il 4 luglio scorso (servizio a pag. 16). Novità che porteranno maggiore chiarezza nel mondo della previdenza che si sta attrezzando per il 2008 quando i lavoratori saranno chiamati a

decidere, tramite il silenzio-assenso, se lasciare il proprio tfr in azienda o incanalarlo nella previdenza complementare. La commissione ha prestato attenzione all'aspetto della trasparenza delle forme integrative prevedendo schemi che permettono di confrontare facilmente costi, rendimenti e profilo di rischio dei vari prodotti di previdenza complementare (fondi chiusi, aperti e piani individuali delle polizze vita unit e tradizionali) che sono considerati concorrenti. Gli aderenti poi dovranno trovare nelle comunicazioni periodiche inviate a casa il livello di rendita che è ragionevole aspettarsi a scadenza.

Milano Finanza - I vostri soldi in gestione Numero 134, pag. 34 del 8/7/2006

Autore:

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Rassegna stampa

Patti chiari per fondi e polizze Milano Finanza

10/07/2006

Milano Finanza

Patti chiari per fondi e polizze

PREVIDENZA Le nuove direttive Covip definiscono i numeri per confrontare costi e rischi dei vari prodotti. E prevedono anche linee garantite per accogliere il tfr.

Patti chiari anche per fondi pensione chiusi e aperti e per le polizze

previdenziali. Le direttive emanate nei giorni scorsi dalla Covip porteranno maggiore trasparenza nei contratti dei prodotti di previdenza complementare, oltre a ribadire il principio della libertà e della volontarietà a qualunque forma pensionistica complementare (dopo due anni il lavoratore potrà trasferire a un altro comparto la propria posizione individuale).

La commissione di vigilanza sulla previdenza integrativa presieduta da Luigi Scimia, nel preparare il mondo previdenziale alla riforma del tfr che partirà nel 2008 con il silenzio-assenso, ha disposto che nei documenti informativi di questi prodotti sia riportato un indicatore sintetico dei costi (come quello già in vigore da tempo per i mutui e per i prestiti) che gravano sul lavoratore.

In modo che il potenziale aderente possa confrontare quanto andrà a pagare in commissioni nelle varie opzioni. Non solo. Il lavoratore dovrà anche poter paragonare profilo di rischio-rendimento e risultati. In particolare, tutte le forme pensionistiche dovranno avere, dal 1° gennaio 2008, una nota informativa redatta secondo uno schema predisposto dalla Covip. Accanto alla nota ci sarà una scheda sintetica, anch'essa modellata su standard voluti dalla commissione, che dovrà, con un linguaggio alla portata di tutti, chiarire alcuni aspetti

fondamentali nella scelta dello strumento previdenziale, quali il meccanismo di funzionamento e le condizioni di partecipazione. Non solo. La trasparenza deve essere assicurata anche durante tutta la durata del contratto. Per questo la Covip vuole che le compagnie di assicurazione e le società di gestione che propongono gli strumenti previdenziali predispongano un progetto esemplificativo. Ovvero uno strumento che permetta al lavoratore di capire quale sarà l'evoluzione nel corso degli anni della propria pensione. Questo servizio dovrà quindi servire a far capire quanto versare e a quale linea di investimento e ´le conseguenze che tali scelte potranno avere nel tempo', spiega la Covip nella sua direttiva.

Altro punto importante riguarda la presenza di linee garantite. Compagnie e

società di gestione dovranno quindi lanciare comparti garantiti per accogliere il

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tfr devoluto secondo il meccanismo del silenzio-assenso.

In caso contrario gli operatori non potranno ricevere questo flusso di denaro. La Covip sottolinea che le linee garantite non dovranno soltanto assicurare il

capitale al netto di qualsiasi onere, ma dovranno anche sforzarsi di produrre un rendimento positivo che sia ´quantomeno pari o superiore a quello del tfr quantomeno in un orizzonte temporale pluriennale'. (riproduzione riservata)

Milano Finanza

Numero 134, pag. 16 del 8/7/2006 Autore: Paola Valentini

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Rassegna stampa

Pensioni, al via dalle donne l'innalzamento dell'età Sole 24 Ore, Il 10/07/2006

Il Sole-24 Ore

sezione: IN PRIMO PIANO data: 2006-07-09 - pag: 2 autore: MARCO ROGARI

G L I O B I E T T I V I P R E V I D E N Z I A L I

Pensioni, al via dalle donne l'innalzamento dell'età

ROMA • Anticipare al 2007 l'innalzamento dell'età minima pensionabile e la riforma del Tfr.

Nel Dpef varato dal Governo venerdì non lo si dice apertamente, ma, decodificando alcuni passaggi del documento, si intuisce come proprio questo sia il vero obiettivo del Tesoro. E si intravvedono anche le aree di possibile intervento: aumento del requisito di vecchiaia delle donne; permanenza prolungata al lavoro, con

conseguente incremento della soglie di " anzianità" ( magari bloccando anche le finestre); aggiornamento dei coefficienti di trasformazione e, quindi, riduzione degli importi delle pensioni future. Non a caso proprio sulle pensioni si è consumato il primo strappo nella maggioranza con la decisione del ministro Ferrero ( Prc) di non partecipare al voto sul Dpef. Ed è in atto una partita a scacchi tra Esecutivo e

sindacati, che non celano la loro preoccupazione.

A Via XX settembre sono consapevoli che la partita sarà difficile, ma non sono disposti a passi indietro. Il Dpef, del resto, non lascia spazio a dubbi: « Le linee di un intervento volto a raggiungere il pieno equilibrio del sistema pensionistico saranno studiate, discusse e definite in vista della prossima legge Finanziaria » . Anche se si aggiunge: « La concertazione con le categorie sociali aiuterà il Governo a individuare gli interventi più appropriati per conseguire gli obiettivi imposti dallo stato dei conti pubblici » .

In altre parole, il Governo cerca di mandare un messaggio rassicurante ai

sindacati, sottolineando che l'intervento sulla previdenza sarà concordato. E per stemperare il clima sembra disposto a soddisfare una delle richieste prioritarie di Cgil, Cisl, Uil e Ugl: anticipare la riforma del Tfr senza stravolgere il decreto Maroni, che era stato messo a punto proprio d'intesa con le parti sociali ( con le sole

assicurazioni contrarie). In ogni caso, secondo il Tesoro, non si potrà andare oltre la prossima Finanziaria, sia per mandare un messaggio rassicurante a Bruxelles sia per garantire la tenuta dei conti pubblici.

Il boom della spesa sociale. Nel Dpef si fa notare che la spesa sociale ( sanità, previdenza e assistenza) « ha assorbito quote crescenti della spesa primaria negli anni 1992 2005 » , pari ad un incremento di due punti di Pil ( dal 22% al 23,75).

Cresce la spesa per pensioni. Nel documento si ricorda che il rapporto fra spesa previdenziale e Pil ha raggiunto nel ' 97 il valore massimo ( 15,8%).

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Successivamente è seguita una discesa ( 15,1% del Pil nel 2001); subito dopo però c'è stata una nuova impennata con un aumento fino al 15,7% nel 2005, anno in cui la spesa pensionistica pura si è attestata al 14% del Pil contro il 13,7% del 2002.

Dati tutt'altro che rassicuranti, accompagnati da considerazioni dello stesso tenore:

nonostante le riforme degli ultimi anni « è ancora aumentata l'incidenza » della spesa per pensioni sul Pil.

Nel mirino donne ed età minima. « L'unico modo per raggiungere la condizione di equilibrio senza ridurre le prestazioni — si dice nel Dpef— è l'allargamento della popolazione attiva, anche attraverso l'emersione contributiva e l'aumento dei tassi di occupazione in particolare tra le donne e le fasce più anziane » tenendo conto che l'allungamento della vita media permette « di restare attivi ben oltre l'età attuale dell'andata in pensione » .

Tradotto: gli attuali requisiti minini ( fissati dalla " Dini") per la pensione di

anzianità ( 57 anni di età e 35 di contributi) e per il pensionamento di vecchiaia delle donne ( 60 anni) sono troppo bassi. Il Dpef conferma che il Governo abolirà il cosiddetto " scalone" del 2008 della " Tremonti Maroni", ma il Tesoro manda un chiaro messaggio a chi ( Prc e sindacati, ad esempio) è intenzionato a realizzare l'operazione senza misure aggiuntive per garantire i risparmi previsti e, quindi, annacquando le nuove regole. Il superamento dello scalone — si legge nel Dpef —

« comporterà in ogni caso la necessità di reperire i mezzi necessario alla copertura

» . Tra le soluzioni ipotizzate dai tecnici ( ma non dal Dpef) l'aumento del requisito minimo per " l'anzianità" e il blocco delle finestre di uscita delle pensioni

anticipate.

Coefficienti da aggiornare. « La revisione dei coefficienti di tasformazione

contribuirà a preservare la stabilità finanziaria del sistema e quella della finanza pubblica » : per il tesoro, dunque, malgrado il " no" dei sindacati, l'aggiornamento va fatto subito. Anche perché, in caso contrario, la spesa crescerebbe

ulteriormente di un 1,5 2% sul Pil nel medio periodo.

Subito il Tfr nei fondi. La riforma del Tfr non va stravolta e va accelerata il più possibile, sbloccando l'operazione anche per alcuni settori del pubblico impiego. Il Governo, insomma, è disponibile all'anticipo al 2007. Che, considerando i 6 mesi per il " silenzio assenso", si tradurrebbe in un decollo della nuova previdenza complementare dal 1 ° luglio del prossimo anno.

Si punta ad accelerare la riforma del Tfr per conferirlo ai fondi con un anno di anticipo

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Rassegna stampa

Senza titolo Sole 24 Ore, Il (Plus)

10/07/2006

Plus

sezione: PLUS data: 2006-07-08 - pag: 14 autore:

PREVIDENZA INTEGRATIVA / I R I S U L T A T I D I METÀ ANNO Fondi negoziali senza smalto

Assorbita la correzione di maggio giugno Semaforo verde della Covip alle direttive Inizio

estate da dimenticare. Anche per i fondi pensione negoziali.

La burrasca che ha investito imercati da inizio maggio non ha risparmiato la previdenza integrativa.

Nonostante ciò, dall'analisi di « Plus24 » su 20 tra i più importanti fondi pensione chiusi italiani, emerge che la gelata di metà anno è stata assorbita ( vedi tabella) senza grossi rovesci. Pochi quelli che hanno perso più dell' 1%. Nel dettaglio, a giugno, delle 21 linee di gestione analizzate ben 11 hanno chiuso in territorio positivo. Da segnalare il comparto « Crescita » di Fonchim,

che ha realizzato un + 1,78 per cento. Ma sono andate bene anche le altre due linee dei chimici: « Stabilità » ha realizzato un + 1,38% e « Moneta » + 1,23 per cento. Positivi anche i risultati di giugno delle tre linee di Fopen, il fondo dei

dipendenti Enel. Da rilevare il buon risultato della della linea « Monetario Plus » ( + 1,24%) di Cometa, il fondo pensione dei metalmeccanici.

A maggio sette linee di gestione sulle 13 visionate hanno registrato performance sopra lo zero. Chiudono stabili, ( sempre a maggio), le tre linee di Cooperlavoro, una delle quali ( Bilanciata 25/ 75) è gestita dagli asset manager della tedesca DekaBank. « Sei o cinque mesi sono un periodo poco significativo per giudicare le performance di un fondo pensione — spiega Marco Brambilla, direttore generale di DekaBank in Italia —. I tempi della previdenza integrativa sono ben più lunghi. E comunque tali prodotti sono molto trasparenti mentre lo stesso non si può dire delle polizze assicurative dove si concentra una grande fetta della previdenza italiana » . Eppure, dopo cinque anni, chi ha investito in tali fondi ha il diritto di fare il punto della situazione. « Sì, cinque anni mi sembra un periodo significativo per decidere se rimanere o meno — afferma Gabriele Corte, responsabile investitori istituzionali della banca svizzera Lombard Odier che segue Laborfonds —.

Più in generale, la correzione di maggio ha colpito in modo indistinto tutte le asset class. Un po' di perdite le hanno portate a casa in tanti » . Tra le novità del mese, c'è poi da segnalare il via libera martedì da parte della Covip ( l'authority dei fondi pensione) alle direttive sulla previdenza complementare. « Nel complesso sono ben scritte — rileva Sergio Corbello, presidente di Assoprevidenza — oltre a essere tempestive. Ora ci aspettiamo una grande campagna informativa per far conoscere a tutti l'importanza cruciale della previdenza integrativa » .

pagina a cura di Vitaliano D'Angerio

vitaliano. dangerio@ ilsole24ore. com

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