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Conclusioni. L’analisi de

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Academic year: 2021

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Conclusioni.

L’analisi della Stella della redenzione ci ha mostrato l’esigenza di Rosenzweig di voler rinnovare la filosofia e la teologia sia al loro interno, sia per quanto riguarda i loro rapporti. Rosenzweig non accetta, infatti, la supremazia di una sull’altra, ma al contrario propone un rapporto sororale grazie al quale il dialogo che si instaura tra le due diventa la possibilità di una salvezza per entrambe: per la filosofia perché essa è arrivata al culmine con l’idealismo, punto di non ritorno in quanto dà luogo ad una filosofia onninclusiva; per la teologia perché anch’essa ha bisogno di un rinnovamento altrimenti rischia di divenire paradossalmente atea. Il ponte gettato tra filosofia e teologia comporta dunque un arricchimento per entrambe. Questo ponte non è soltanto un buon auspicio, ma è una necessità perché il linguaggio teologico permette di cogliere le relazioni tra Dio, mondo e uomo che altrimenti sarebbero precluse alla filosofia.

Nelle pagine della Stella i grandi temi come Dio, mondo, uomo, la morte e la vita vengono affrontati subito in maniera diversa rispetto al pensiero fino ad allora costituito. Una diversità che si propone di essere radicale perché non si tratta di guardare le stesse cose con occhi diversi, bensì di rinnovare e riconcepire il pensiero fin dalle fondamenta.

La pretesa ambiziosa che si propone Rosenzweig non riesce appieno, ma sicuramente ci invita a riflettere sulle conseguenze e sulle implicazioni di una filosofia che ha la pretesa di essere Tutto, la cui ricerca circa l’essenza si distacca dalla vita concreta e finisce per ottenere risposte tautologiche. È questo il primo senso del “filosofare oltre” che Rosenzweig propone: andare oltre il libro verso la vita concreta.

Vincere la paura della morte, distaccarsi dalla concretezza del vissuto, ricondurre il Tutto di volta in volta a Dio, al mondo o all’uomo, identificare il pensiero e l’essere, preimpostare il dialogo con l’alterità, sono alcuni, secondo Rosenzweig, degli esiti della filosofia che va dalla Ionia a Jena. L’idealismo è dunque il culmine di tale impostazione e perciò Rosenzweig lo assume come bersaglio polemico costante. In particolare, sono denunciati i limiti del sistema hegeliano e nell’evidenziarli, per opposizione, si viene formando il nuovo pensiero. Ad esempio, la citazione hegeliana «ciò che è razionale è reale, e ciò che

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1 è reale è razionale» permette a Rosenzweig di riformulare sia il principio dell’azione che la gnoseologia. C’è, infatti, qualcosa di esterno al Tutto, un punto di Archimede, e questo qualcosa è la singolarità, ovvero un preciso Nome e Cognome non inglobabile nell’universale. Per tali motivazioni in riferimento all’uomo Rosenzweig parla di meta-etica, intesa come il fatto che l’etica non ha una posizione imperativa rispetto all’uomo, ma che anzi è l’uomo a disporre del suo ethos. All’etica intesa come concezione del mondo si oppone la concezione della vita. Grazie a tale inversione viene valorizzato il carattere dell’essere umano e la sua irriducibile singolarità.

Per quanto riguarda la gnoseologia, Rosenzweig parla di una sfasatura del vivere rispetto al sapere, che infatti si traduce nell’impossibilità di afferrare Dio, mondo e uomo con il pensiero. L’essere dell’uomo, del mondo e di Dio eccede l’ambito del sapere che dunque non può arrivare a conoscere il Tutto, ma viene però sottolineato che si ha comunque un’esperienza di Dio, del mondo e dell’uomo. Inoltre conoscere il Tutto vorrebbe dire anche la fine della filosofia stessa perché il pensiero non può andare oltre il porre in evidenza sé stesso. In tal modo, però, Rosenzweig ha di mira solo un certo tipo di filosofia e non la filosofia in generale. Sarebbe, dunque, erroneo credere che il suo intento è quello di soppiantare la vecchia filosofia con il nuovo pensiero. Al contrario, Rosenzweig vuole salvare la filosofia e superando l’epoca teologica, cosmologica e antropologica. Filosofia diventa “pensiero” proprio perché allarga i suoi orizzonti e le sue prospettive. È questo un secondo senso del “filosofare oltre” che Rosenzweig propone.

Se da una parte, come abbiamo visto, la critica al sistema hegeliano è ben articolata e motivata, dall’altra non può essere ignorato il debito che Rosenzweig ha nei confronti di Hegel. Un debito che diventa dipendenza se si considera che l’intero impianto teorico proposto da Rosenzweig non sussisterebbe affatto senza le critiche e l’opposizione costante al pensiero hegeliano. In questa battaglia che Rosenzweig conduce emerge l’impossibilità di esprimere il nuovo attraverso nuove parole e quindi la necessità di risemantizzare la metafisica tradizionale non permette, forse, al nuovo pensiero di emanciparsi appieno dalla vecchia filosofia. Se la grande ambizione è quella di un rinnovamento del pensiero, forse non basta

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2 riprendere i termini della metafisica tradizionale e dare loro dei connotati diversi. Anche il tentativo di fare della Stella un sistema che si pone esplicitamente come

diverso rispetto a tutti i sistemi filosofici fino ad allora costituiti, non riesce

appieno proprio perché il termine stesso “sistema” connota la Stella e la iscrive proprio in quel percorso filosofico da cui tanto Rosenzweig si vuole distaccare. La sua pretesa, di certo non semplice, di riformulare l’intero pensiero filosofico dunque non riesce del tutto nel momento in cui emerge la forte difficoltà a distaccarsi dal linguaggio filosofico e soprattutto dall’impostazione hegeliana. La percezione di una fondamentale dipendenza da Hegel rimane forte e si acuisce nel momento in cui si prende in considerazione l’idea che il nuovo pensiero sembra acquisire una vera pregnanza filosofica proprio se lo si oppone all’idealismo. Proprio come quando Rosenzweig afferma che il confine da una parte tiene separati gli elementi, ma dall’altra li avvicina, e proprio questa distanza e diversità permette loro un dialogo, analogamente accade alla sua proposta teorica: nel tentativo di porre un confine netto tra l’idealismo ed il nuovo pensiero, Rosenzweig finisce inevitabilmente per dialogare con Hegel e anzi proprio grazie alle critiche a lui dirette, il suo pensiero si modella e si definisce. In definitiva, si può dire che il nuovo pensiero ha avuto un profondo dialogo con l’idealismo ed è stato, per usare un’espressione cara a Rosenzweig, un dialogo vero perché qualcosa di nuovo è accaduto: la costituzione di un’altra strada possibile, seppur con un debito nei confronti della vecchia. Per tali motivi può qui emergere un terzo significato del “filosofare oltre” che ci rimanda anche al rapporto tra teologia e filosofia: come non può sussistere una teologia dimentica del passato, così la filosofia non può esprimere realmente qualcosa di nuovo senza un confronto con il pensiero filosofico precedente.

In definitiva, la proposta filosofica di Rosenzweig rimane feconda e ricca di spunti anche se si tiene ben presente questo debito nei confronti della concezione hegeliana. Certo, sottolineare questa dipendenza comporta in un certo qual modo sminuire l’intento rosenzweighiano di un rinnovamento radicale del pensiero. In realtà, il rinnovamento c’è stato ed è stato anche significativo: da una parte Rosenzweig si pone sulla scia di tutti quei pensatori che hanno denunciato i limiti dell’idealismo e, in particolare, dell’impostazione hegeliana; dall’altra riesce ad

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3 anticipare molte delle tematiche che andranno a caratterizzare il Novecento come l’apertura all’alterità, la tematica del tempo e del linguaggio.

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