• Non ci sono risultati.

IL BAMBINO DIFFICILE

N/A
N/A
Protected

Academic year: 2022

Condividi "IL BAMBINO DIFFICILE"

Copied!
5
0
0

Testo completo

(1)

incontro adulti o bambini che mi chiedono di alzare il volume...

menomale!

L’INTELLIGENZA EMOTIVA

Siamo abituati a classificare bambini e adulti rispetto al Quoziente Intellettivo, ovvero alle capacità intellettive. Un genio avrà un Quoziente Intellettivo molto alto, Einstein avrà sicuramente avuto un Q.I. tra i più alti della storia degli esseri umani. Ho scoperto, grazie a un libro capitatomi tra le mani quasi per caso anni fa che, oltre al Q.I., esiste anche un altro tipo di Quoziente altrettanto importante, il Quoziente di Intelligenza Emotiva, legato alle “capacità”

emotive: capacità di empatizzare, di ascoltare le proprie emozioni e quelle degli altri, di risolvere difficoltà emotive riuscendo in qualche modo a tradurle in qualcosa di semplice, digeribile, integrabile. Un individuo indifferente, poco interessato allo stato emotivo delle altre persone, che non riesce a tradurre il proprio disagio in qualcosa di costruttivo per se stesso, avrà di certo un Quoziente di Intelligenza Emotiva molto basso. Generalmente, i bambini hanno un Q.I.E. alto a meno che non introiettino tensioni e difficoltà emotive ereditate dal mondo che frequentano e dal quale vengono condizionati. E, anche in questo caso, le capacità emotive sono seppellite sotto un leggero strato di polvere, basterà soffiare un po’ sulla loro anima per vederla vanificarsi nell’aria.

IL BAMBINO DIFFICILE

Ed ecco un tema che mi sta molto a cuore. Perdonate la generalizzazione che propongo, ovviamente ogni caso è diverso dall’altro e ogni animatore ha un proprio e unico stile che non si può criticare, elogiare o condannare a priori. Vi chiedo comprensione, il mio peccato sarà generalizzare per evidenziare un atteggiamento che riscontro troppo spesso nel mio ambiente: il bambino che disturba è un bambino sbagliato.

Durante le animazioni o spettacoli c’è sempre o quasi sempre il

(2)

bambino che “fa casino”. Il suo intento è operare esattamente in opposizione alla proposta offerta, mettendo volontariamente in difficoltà l’animatore o artista e tentando di boicottare i suoi sforzi.

Spesso cerca di trascinare nel suo proposito più compagni possibili.

Di solito sono proprio gli adulti che, in fase organizzativa, segnalano la presenza del “bambino difficile” autorizzando atteggiamenti severi per non permettere a quel “diavoletto” di rovinare la festa. Spesso il nostro “caro” bambino prende cattivi voti a scuola, i genitori lo rimproverano di continuo, rifiuta lo sguardo diretto perché lo associa solo ad un adulto che lo sta per sgridare e non ha capacità di ascolto rispetto al mondo che lo circonda o, almeno, lascia credere questo. Se l’animazione “va male”, generalmente si punta il dito contro il bambino “ribelle” e tutti gli adulti condividono l’idea che, con bambini così, è impossibile che una festa possa riuscire bene. In questi casi ci è d’aiuto un approccio evoluzionistico alla diversità: ciò che è diverso, dissonante e strano è alla base dell’evoluzione di ogni organismo vivente e di ogni tipo di società. Grazie a una proposta, nel senso più generale, che crea disagio le società cambiano e si trasformano, il DNA si modifica e spesso si adatta riuscendo a far sopravvivere la specie. Pensate anche alle grandi rivoluzioni sociali:

Galileo Galilei non urlava forse mentre gli altri lo rimproveravano?

Non si comportava forse in modo apparentemente fastidioso e ribelle? Per poi scoprire che aveva solo bisogno di dire la sua!

Durante una interessantissima conferenza, un luminare della pedagogia moderna disse: «Non esistono bambini bugiardi, i bambini abitano la casa delle bugie per dire delle verità». Credo che possiamo estendere il discorso al bambino “difficile” o ribelle: Non esistono bambini difficili, i bambini abitano la casa del fastidio da arrecare ad altri per raccontare il proprio disagio.

Con parole e concetti semplici: il bambino che “fa casino” ha un’esigenza e l’animatore/artista è tenuto a riconoscerla, non dico che debba risolverla o essere necessariamente in grado di gestirla.

Bisognerebbe almeno provarci, e semplificare il tutto pensando e dichiarando “non riesco a lavorare bene perché c’è lui...” non credo sia corretto. Personalmente sento una forma di scorrettezza in questo tipo di semplificazioni, forse la persona che dichiara o pensa ciò non è stata all’altezza della situazione e, se la circostanza

(3)

in questione dovesse diventare ricorrente, forse ha bisogno di approfondimenti riguardo il mestiere che dichiara di conoscere. È ovvio che in teatro il bambino che parla sempre, che si alza per venire a toccare gli oggetti del clown che si sta esibendo è un problema per quest’ultimo. Come è una difficoltà vedere un adulto, ovvero un ex- bambino, che, sempre a teatro, trascorre la maggior parte del tempo incollato a uno smartphone...e vi assicuro che capita di frequente!

Spesso questi due eventi capitano in contemporanea e si scopre di sovente una stretta parentela tra i due soggetti: tale madre/padre tale figlio!? Per quanto mi riguarda, tutti sono uguali, tutti hanno pagato o stanno partecipando a un evento, perché inveire su chi ci dà fastidio invece di utilizzare quel fastidio per trovare una soluzione funzionale e quindi migliorare noi stessi?

In teatro, durante le mie esibizioni, odio chi mangia patatine, popcorn o altro. Non tanto per il gesto, che comunque non condivido, è il rumore dell’involucro che mi manda fuori di testa! Lo stropiccìo del pacchetto plastificato vuoto tra le mani dei bambini mi disturba:

lo girano, lo accartocciano, lo aprono, ci giocano! Questa per me è una tortura, è tanto insopportabile quanto inevitabile. Uno spettacolo di circo e bolle di sapone proposto da un clown sembra trasformare un teatro in un tendone da circo dove tutti mangiano popcorn e zucchero filato e sono felici. Al circo però non si sentono così nitidamente i rumori, mi sono esibito varie volte dentro gli chapiteau e lo posso garantire, quei rumori non danno fastidio.

Circo a parte, credo che ognuno debba sentirsi libero, per quanto possibile, di divertirsi a proprio modo e il problema della sensibilità ai rumori è mio, non sarebbe giusto inveire contro il pubblico. A questo fastidio personale non ho ancora trovato una soluzione. Per il bambino difficile, sembra di sì.

Ho portato l’esempio dei rumori per dire che tutto è soggettivo, forse non può esistere un bambino difficile, forse esistono bambini che ci mettono in difficoltà in quanto ci fanno risuonare “male”.

Molti artisti/animatori tentano di risolvere il problema spostando il bambino “difficile” al centro dell’attenzione. Il piccolo ribelle diventa, così, l’aiutante numero Uno o il capo dei bambini.

Sappiamo bene che questo escamotage non è efficace, perché è una condizione non reale e non giusta che ha quindi vita breve. A evento

(4)

concluso, il nostro caro bambino messo al centro dell’attenzione per esigenze personali dell’animatore/artista si sentirà probabilmente buttato via come l’involucro di una caramella. Il “diavoletto”, sentendosi tradito e disilluso, all’occasione successiva sarà ancora più agguerrito e insopportabile fino a provocare, in tutti i suoi amichetti e relativi genitori, la speranza nascosta che non si presenti più, perché si sta decisamente meglio senza di lui! Usando parole

“pesanti”, ci troviamo in una dinamica di esclusione e isolamento rispetto a una realtà scomoda. Affrontarla, provare a risolverla, o almeno comprenderla, risulterebbe troppo faticoso, meglio evitare.

I bambini marchiati a fuoco con la definizione di “ribelle/difficile/

intrattabile” sono un giacimento di risorse, emozioni, alta affettività, alto Quoziente di Intelligenza Emotiva. I corsi di circo vengono consigliati dai pediatri e dagli psicologi infantili per “stabilizzare”

l’emotività del bambino e renderlo più “sereno”. Ho incontrato tantissimi bambini “difficili” nella mia carriera di maestro e posso confermare che basta entrare in empatia con loro, ascoltare il loro disagio e le loro difficoltà, proporre giochi senza inutili regole, senza pretendere lo sciocco riconoscimento del ruolo del Capo, per arrivare a capire che sono bambini splendidi, anche più brillanti degli altri. Forse il disagio mostrato non è affatto il loro, forse è di qualcun altro intorno a loro.

Generalmente, dopo un paio di mesi di corso di circo, questi bambini iniziano ad andare bene a scuola, si scoprono molto socievoli, riescono in tutto quello che a loro piace e ricominciano finalmente a sorridere. Peccato che in almeno nove casi su dieci i genitori, accorgendosi del cambiamento positivo del proprio figlio, lo tolgono dal corso senza dare alcuna spiegazione. Inevitabilmente, questa loro scelta pone una domanda: perché quel bambino era “difficile”

o ritenuto tale?! Il mio primo approccio con questa tipologia di bambini è, come detto prima, di tipo empatico e soprattutto di rispetto. Penso: se si comporta così avrà le sue valide motivazioni.

Condivido poi con lui sia la sua personale esigenza di “fare casino”

sia la mia di animare il gruppo. Lascio il bambino “difficile” libero e intervengo solo se infrange le “tre regole della convivenza” che sono, a mio avviso, di buon senso:

(5)

1) rispetto per se stessi 2) rispetto per gli altri

3) rispetto per lo spazio fisico dove siamo

Ascolto il bambino e so che lui ascolta me, lo difendo da atteggiamenti più o meno repressivi da parte degli adulti e non mi interessa se il rimprovero parte da un suo genitore, da chi ha organizzato l’evento o dal gestore della sala/teatro. Per quanto mi riguarda, se non infrange le “tre regole della convivenza” va tutto bene, a cosa servirebbe intimidirlo se non per, indirettamente, istigarlo a essere sempre più ribelle?

Generalmente il mio atteggiamento porta a grandi risultati, il bambino in questione si sente protetto e rassicurato in un ambiente libero dove ci sono delle regole, funzionali e comprensibili. Vince quindi la serenità e tutto scorre nel migliore dei modi. Al termine dello spettacolo o dell’animazione, dove l’Anima è in Azione per l’appunto, spesso vengo innalzato a Santo, l’unico che è riuscito a contenere il bambino “difficile”. Le mie doti di pazienza, calma, esperienza e professionalità vengono osannate. Dentro di me, oltre a riconoscere le qualità che mi vengono attribuite, penso che se gli adulti non si fossero posti subito in conflitto con il bambino, ancor prima dell’inizio dell’evento, forse non sarebbero servite le mie abilità che, comunque, ritengo molto comuni e non affatto paranormali.

IL FALLIMENTO

Caso limite: l’adulto è invitato ad animare una festa per bambini e...tutto va male. Alcuni bambini non seguono le proposte dell’animatore, altri boicottano tutti i tentativi dell’adulto di animare la festa e iniziano a spingersi e correre rischiando anche di cadere e farsi male. Tutti gli adulti presenti guardano con occhio critico l’attività dell’animatore senza intervenire attivamente, invitandolo a riprendere il controllo della situazione in maniera sempre più nervosa. L’animatore, disperato, prova di tutto e, mentre le ore scorrono dense e frustranti per tutti, la situazione peggiora sempre di più, finché tutti i presenti non arrivano a sperare che la festa

Riferimenti

Documenti correlati

Quest’ultimo (router) dovrà comunque rimanere collegato alla rete mobile, essendo il punto terminale della rete 4G/4G+ di TIM.. 12 Gennaio 2022 4 Le istruzioni per collegare

Maschera viso pelli disidratate // face mask antiaging intense moisturization CON CON FISSANTE DELL’ABBRONZA TURA DA ALGA BRUNA // WITH BROWN SEAWEED TAN FIXA TIVE Maschera viso

Ciò, anche alla luce delle attuali indicazioni normative in materia di tutela della salute e della sicurezza nei luoghi di lavoro, che rimarcano l’importanza di sensibilizzare

superare 500 ml al giorno. 5) Utilizzare insaporitori naturali ( erbe aromatiche) ed evitare il sale. 7) Evitare assolutamente le bevande zuccherate. E’ questo il momento

 Fiere di Parma Seconda giornata del salone MecSpe: in alto i visitatori, qui sopra lo stand della Overmach.. Traffico in tilt fino

Viene usato ALL quando “tutto/tutti” sono usati in concomitanza di un pronome soggetto o complemento, che in Italiano è quasi sempre

La minzione e la defecazione sono soggette a controllo volontario, i momenti di gioco diventano più frequenti, il contatto sociale come elemento motivante per

Ma per come sono state concepite, più che un’opportunità, possono diventare un rischio, svuotando ancor di più i territori dalla presenza capillare dei medici di famiglia.. Il