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Giovanni Verga (Catania 1840 Catania 1922)

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Academic year: 2022

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Giovanni Verga

(Catania 1840 – Catania 1922)

Rivoluzione stilistica e tematica.

Verga, insieme a Manzoni, ha elaborato il romanzo moderno. Muore il narratore onnisciente di Manzoni, e Verga adotta un narratore che sa quanto i personaggi, in un punto di vista dal basso. C’è impersonalità: il narratore non manifesta direttamente i propri sentimenti e assume l’ottica narrativa, la cultura e persino il linguaggio dei suoi personaggi. Il popolo diventa protagonista. Il tema è il mondo della vita materiale delle masse contadine. Non riscuoterà subito successo. Si trova a fine Romanticismo,

l’intellettuale entra in crisi perché non è più il protagonista, bisogna che si ripieghi sulla documentazione scientifica. Perciò c’è l’adesione al Verismo e all’impersonalità: la denuncia di un fenomeno deve restare implicita. Dapprima Verga cerca nuovi valori alternativi nella società arcaico-rurale, poi passa ad un pessimismo materialistico e al determinismo: ovunque trionfa l’interesse e la roba. E’ la legge dell’utile.

Vita.

Schivo, solitario, malinconico. Tuttavia è al centro della società letteraria milanese delle avanguardie. Dopo il trionfo di d’Annunzio si parla di isolamento. Fu stimolato

dall’impresa dei Mille in Sicilia e resterà sempre attaccato ai valori dell’unità nazionale e al culto del Risorgimento. Il primo romanzo è Amore e patria a 16 anni. Il suo maestro fu Antonino Abate. Dopo la spedizione dei Mille scrisse I carbonari della montagna (1861- 62), Sulle lagune (1863) e Una peccatrice (1866): si vede ancora l’influenza romantica. Va a Firenze (1869-72) capitale d’Italia. Qui compone Storia di una capinera (romanzo

epistolare) in cui c’è l’influenza della Scapigliatura. Inizia la stesura di Eva. Va a Milano (1872-93) viene influenzato dagli scapigliati e si convince della fine del Romanticismo.

Pubblica Eva, Tigre reale ed Eros, primo tentativo di romanzo oggettivo. Con il bozzetto siciliano Nedda aderisce al Verismo. Insieme a Capuana aderisce al romanzo naturalista di Zola. Il primo racconto verista è Rosso Malpelo (1878). Elabora i racconti veristi Vita dei campi (1880) e I Malavoglia (1881). Da qui iniziano i suoi capolavori: Novelle

rusticane e Per le vie (1883), Mastro-don Gesualdo (1889). Per quanto riguarda la politica, è orientato al conservatorismo, nazionalismo, antisocialismo. Non riesce a completare il ciclo dei Vinti che avrebbe dovuto descrivere la fisionomia dell’Italia moderna. Torna a Catania, avvolto dal pessimismo. Si cimenta anche nel teatro. Viene nominato senatore e Pirandello gli scrive un discorso.

Fase romantica.

Formazione provinciale e attardata ancora nel clima romantico. I carbonari della montagna è un romanzo storico, ma la narrativa era orientata verso il romanzo

contemporaneo o confessionale. Anche gli esordi (Amore e patria fino a Sulle lagune) hanno tematica romantica, tra tema patriottico e amoroso. Una peccatrice ha tema tutto amoroso (storia d’amore fra un artista e una nobildonna) ma ancora romantico.

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Struttura elementare (contrapposizione buoni-cattivi, rovesciamento situazione).

Scrittura, tecnica narrativa e linguaggio simile a quella del romanzo d’appendice.

Romanzi fiorentini e del primo periodo milanese: fase tardoromantica e scapigliata Il primo romanzo fiorentino è Storia di una capinera, per la prima volta sembra documentare un’ingiustizia sociale: tema della monacazione coatta. Poi si rivela una storia intima, studio di una vicenda interiore. E’ un romanzo epistolare e per la prima volta Verga fa parlare direttamente il suo personaggio. Usa il fiorentino, secondo il canone manzoniano. Tema dell’orfano (poi Rosso Malpelo, Nedda, Malavoglia), tema della roba.

Successivo romanzo è Eva, (Milano, 1873): svolta, poetica del vero, influenza della Scapigliatura, protesta e denunce nella prefazione (avanguardie). Temi principali: crisi dell’artista, fallimento ideale romantico dell’amore, contrasto fra città e provincia siciliana (opposizione fra modernità e valori ideali del passato).

In Tigre reale (1873-85) ritorna il tema dell’opposizione città e provincia siciliana;

convivono qui ideale romantico e scapigliato: la protagonista, divorata dalla tisi e dalla passione erotica, incarna l’ideale romantico dell’amore assoluto identificato con la

morte. L’influenza della Scapigliatura è presente nei toni, esasperati e violenti. Sia in Eva che in Tigre reale la narrazione è affidata a un narratore testimone, confidente del

protagonista. Dal romanzo successivo, Eros, il punto di vista diventa oggettivo. La voce narrante è ora superiore, esterna e giudicante. Si completa la delusione romantica. Si va verso l’impersonalità e il realismo.

Ancora tardoromantica, con tracce di scapigliatura, è la raccolta Primavera e altri racconti (1876). Il “bozzetto siciliano” Nedda (1874), novella di ambiente rusticano e siciliano, ha come protagonisti personaggi umili e contadini (Nedda è una raccoglitrice di olive). Non può essere ancora verista perché manca del canone dell’impersonalità:

l’autore difende il suo personaggio fin dall’inizio e non ne assume l’ottica e il linguaggio (ancora fiorentino, le parole locali sono in corsivo cioè estranee al registro).

L’adesione al Verismo e il ciclo dei “Vinti”: la poetica e il problema della “conversione”

Tre fatti influenzano l’adesione di Verga al Verismo: esce L’assomoir di Zola, presentato da Capuana come modello per il vero; insieme a Capuana e ad altri milanesi si decide di adottare i canoni zoliani per il romanzo moderno; scoppia la “questione meridionale”, dopo l’Inchiesta in Sicilia di Franchetti e Sonnino da cui Verga trae spunto per Vita dei campi e I Malavoglia. Elabora una poetica secondo cui la forma deve dipendere dal soggetto rappresentato e adeguarsi ad esso. Sul modello del naturalismo francese, la poetica di Verga e Capuana è positivista (verità oggettiva e scientifica, analisi dei

fenomeni reali per conoscere la realtà), materialistica (bisogni materiali) e deterministica (il soggetto è influenzato dall’ambiente, dalle leggi economiche, dall’eredità). Cade

l’ideale romantico e nasce la poetica verista: la psicologia può essere dedotta dai comportamenti oggettivi, ma mai mostrata dall’interno. Ne deriva l’impersonalità:

documentare la realtà oggettiva senza intervenire soggettivamente. Verga procede a

“studiare” dall’elementare al complicato, cioè dalle classi sociali più basse alle più

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elevate. Progetta un “ciclo” di romanzi, prima “La Marea” poi “I Vinti”: vita degli umili pescatori (I Malavoglia), borghesia di provincia (Mastro-don Gesualdo), nobiltà cittadina (La duchessa di Leyra), mondo parlamentare romano (L’onorevole Scipioni), mondo di lusso dell’artista, ma ormai superfluo nella società (L’uomo di lusso). Nella lettera a Farina (prefazione alla novella L’amante di Gramigna), Verga sostiene la necessità dell’eclissi dell’autore che deve sparire dall’opera senza lasciar tracce. A narrare la vicenda devono essere i personaggi stessi (lo scrittore assume la loro prospettiva, la cultura, il linguaggio). Non usa il dialetto, teme di ridurre la propria opera a un ambito regionale: si sforza di adottare una sintassi siciliana. Lo scrittore non è più protagonista come nel Romanticismo: è in crisi, e non gli resta che rinunciare all’intervento diretto nella società. Quella al Verismo non è un’improvvisa conversione.

Rosso Malpelo e le altre novelle di Vita nei campi.

Prima opera verista di Verga: otto novelle con il titolo complessivo Vita dei campi (1878- 80). Protagonisti: umili contadini, pastori, minatori in una società campagnola a cui

l’autore dà voce: parlano al posto dell’autore. La nuova poetica è evidente nella lettera a Farina e nel racconto Fantasticheria che illustra la genesi dei Malavoglia. In questi

racconti compaiono ancora alcuni elementi romantici: tema dell’amore-passione e trasgressione erotica che però viene sempre sconfitta: trionfa l’ordine. Prevale il motivo economico su quello amoroso. Un altro tema costante è quello dell’esclusione dalla società: il più povero è quasi un emarginato. Un escluso è per esempio Rosso Malpelo, emblema della diversità: non solo è orfano, ma ha anche i capelli rossi, che sembrano legittimare la persecuzione sociale di cui è vittima. La vicenda è narrata dalla comunità di contadini e minatori, che va contro il protagonista. Verga sperimenta l’artificio dello straniamento, come nei Malavoglia: il punto di vista del narratore popolare interpreta come strano qualsiasi gesto compia il personaggio. Emerge comunque il punto di vista dell’autore, che fa capire che Malpelo non è così cattivo. C’è un divario tra punto di vista del narratore e dell’autore.

I Malavoglia: aspetti stilistici e tematici.

1881. Primo romanzo verista di Verga. Conseguenze che provoca il progresso sulla famiglia Malavoglia. Contrasto fra vecchio (padron Ntoni) e nuovo (Ntoni). Aspetti stilistici e tematici:

1. discorso indiretto libero, la voce narrante popolare esprime la cultura e il modo di pensare di un mondo arcaico-rurale (straniamento); linguaggio cerca di riprodurre la sintassi siciliana; 2. dietro al romanzo c’è uno studio antropologico e sociale sulla questione meridionale (Fanchetti e Sonnino); 3. ideologia del romanzo: contraddizione tra la ricerca di valori nel premoderno e coscienza del dominio economico di ogni società. Anche i personaggi risentono di questa contraddizione; per ricercare i valori bisogna rinunciare al progresso. 4. Unione di due tendenze: Simbolismo (stati d’animo protag.) e Naturalismo (paesani).

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Il Marito di Elena, Novelle rusticane, altre raccolte di racconti sino a Vagabondaggio L’insuccesso dei Malavoglia spinse Verga a comporre Il marito di Elena, sul modello di Madame Bovary di Flaubert, che si avvicinava alle richieste del pubblico. In quest’opera si dà il congedo definitivo alla cultura romantica: viene meno l’ideale di amore-passione e quello dei sentimenti. A segnare la svolta sono Novelle rusticane (12 novelle di cui 11 rusticane e 1 borghese; mondo dei campi, malaria, contadini ma anche borghesi) e Per le vie del 1883 (12 novelle di ambientazione milanese, grande città industriale, trionfo dell’egoismo individuale, scale gerarchiche, denaro), in cui il tema dominante è quello della roba (logica economica e leggi dell’interesse e dell’egoismo). Il pessimismo diventa sempre più cupo e si allontana dalla Destra, diventando conservatore. Tende anche a scomparire il tema dell’emarginato. Prevale una scrittura drammatica e crudele, fredda e oggettiva sul modello zoliano. Sono gli anni di Vagabondaggio del 1887 (12 novelle di ambiente siciliano, sia contadino che borghese, personaggi cinici e senza contraddizioni interne).

Mastro-don Gesualdo (1888 in rivista, 1889 in volume).

Esce anche Il piacere, che il pubblico preferirà a Verga. 1. gradino sociale più alto dei Malavoglia: borghesia di campagna e nobiltà di provincia. Linguaggio e stile devono adattarsi a un contesto borghese e a più prospettive (nobiltà, contadini, ragazza educata in collegio): l’impersonalità è applicata diversamente, alla coralità dei Malavoglia si riduce l’indiretto libero e invece del registro unitario si applica quello polifonico.

2. al tono epico lirico si sostituisce una rappresentazione realistica e drammatica.

Sintassi: frantumazione del periodo che isola i particolari (effetto icastico). Non c’è organicità e unità, c’è frantumazione sia di tempo che di luogo. 3. manca il mondo dei valori romantici, domina la roba il cui culto però si rivela insensato. 4. figura

dell’arrampicatore sociale; il romanzo vuole dimostrare che la vita è lotta di tutti contro tutti, senza solidarietà, né conquista di una reale felicità. E’ una lotta vana e assurda.

Ultimo Verga.

Due raccolte di racconti, una ambientata nell’alta borghesia e nobiltà (I ricordi del

capitano d’Arce, 1891) e l’altra nel mondo popolare e borghese siciliano (Don Candeloro e C.i., 1894). Si dedica al teatro dopo il successo di Cavalleria rusticana (1884) mettendo in scena La Lupa e Dal tuo al mio (1903) che dimostra come ognuno vuole solo i propri interessi. E’ diventato scettico e cinico e lascia incompiuto La duchessa di Leyra (poco più di un capitolo). L’unico risultato notevole dell’ultimo Verga è La caccia al Lupo (1897) i cui personaggi sembrano quelli di Vita dei Campi, senza però carica passionale ed eroica.

Verga nel ‘900.

Tozzi, Borghese e Pirandello lo considerano maestro. Pirandello, nel discorso per l’80mo compleanno di Verga, lo considera “scrittore di cose” e capostipite della narrativa

novecentesca.

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I Malavoglia.

Titolo e composizione.

1875 bozzetto marinaresco Padron ‘Ntoni (idea di novella). Quando nel ’78 aderisce al Verismo abbandona il modello del racconto (bozzetto) e si dedica ad un romanzo, I Malavoglia. E’ un soprannome antifrastico scherzoso (‘ngiuria) che già assume l’ottica linguistica e culturale dei personaggi del romanzo. E’ intenzionato a scrivere un ciclo (prima “La Marea”, poi “I Vinti”) composto da 5 romanzi ognuno per una classe sociale diversa. Il romanzo uscì dall’editore Treves nel 1881.

Progetto letterario e poetica.

Gli scritti di poetica sono: lettera a Farina, Fantasticheria, prefazione, lettere a Capuana e ad altri. I punti essenziali sono: 1. “forma inerente al soggetto”; 2. canone

dell’impersonalità; 3. fine degli artifici manzoniani (narratore onnisciente, presentazione dei personaggi, descrizione dall’alto) e ottica dal basso, raccogliendo o riferendo le voci dei protagonisti della comunità arcaico-rurale in cui essi vivono; 4. scene corali; 5.

soluzioni linguistiche e stilistiche adatte ad esprimere il punto di vista popolare

(proverbi, metafore, similitudini, modi di dire); 6. rinnovamento formale e rottura con il modello di romanzo romantico. La fonte principale è l’inchiesta di Franchetti e Sonnino (temi della corruzione amministrativo-locale, danni della leva militare, usura,

contrabbando). Un paese siciliano modello, con effettivi caratteri sociali ed etnologici, è identificato nella reale Aci Trezza.

Tempo della storia, struttura e vicenda.

15 capitoli. Vicenda: 1863-1877/78.

Capp. I-IV: Il tempo della storia è molto breve, quello del racconto è molto dilatato (quello impiegato dal narratore per descrivere gli avvenimenti).

Capp. V-X: i allarga il tempo della storia e si condensa quello del racconto. Dovrebbe coprire 15 mesi.

Capp. XI-XV: parecchi anni; ogni capitolo comprende due o più anni; il tempo della storia è molto lungo, quello del racconto breve. Il narratore ricorre alla tecnica del racconto condensato o del riassunto.

Sistema dei personaggi.

Sistema oppositivo: Malavoglia, Alfio, Nunziata, cugina Anna e Grazia Piedipapera sono i buoni; zio Crocifisso, don Silvestro segretario comunale, il sindaco, Piedipapera, Vanni Pizzuto, i contrabbandieri Cinghialenta e Rocco Spatu, Santuzza e zio Santoro, Vespa e Mangiacarrube sono i cattivi.

Il tempo e lo spazio.

Eventi storici: battaglia di Lissa, il colera, questione della leva militare e delle tasse, il ricordo di Garibaldi, l’opposizione all’unità d’Italia. Spazio preciso: Trezza e dintorni, paesi a nord di Catania. Spazi sociali: nella piazza e sul sagrato si riuniscono gli uomini di

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affari, nella farmacia gli intellettuali, nell’osteria gli sfaccendati e i proletari, alla fontana le donne. Sia il villaggio che gli interni non vengono descritti con precisione (spazio geografico preciso ma contorni indeterminati). Prevale l’imperfetto per due motivi:

tempo tipico del romanzo realista e naturalista, adatto a esprimere sia la continuità e la ripetizione del tempo ciclico, sia la malinconia e la nostalgia del ricordo. Prevale l’unità di luogo: chi valica il confine di Trezza non può che perdersi. Cronotopo idillico del

romanzo familiare: unità organica dei personaggi con il mondo della natura, valori di umanità dei protagonisti, repressione dell’eros, opposizione alla vita meccanizzata della città industriale. Significato della conclusione del romanzo: la legge dell’utile domina ogni comportamento, la logica del moderno è già penetrata nel paese.

Lingua, stile, punto di vista: discorso indiretto libero, artificio della regressione, procedimento dello straniamento.

Il narratore popolare parla con la sua ottica e la sua cultura, come se si rivolgesse a dei popolani che non hanno bisogno di spiegazioni. Luoghi e personaggi non vengono presentati, i personaggi compaiono direttamente in azione. Scompare la prospettiva dell’autore. Attraverso l’uso del discorso indiretto libero le parole dei personaggi vengono riportate senza l’uso delle virgolette. Verga non usa il dialetto ma il siciliano borghese dei colti. La sintassi è modellata sul siciliano, anche dialettale (che al posto di ca). Secondo l’artificio della regressione di Baldi, il narratore regredisce dietro uno dei suoi personaggi e scompare dalla narrazione. Attraverso l’artificio dello straniamento, viene presentato normale ciò che è strano, e strano ciò che è normale; tuttavia il lettore capisce che il punto di vista dell’autore non coincide con quello della voce narrante. Il lettore ha dunque un giudizio critico autonomo rispetto a quello della voce narrante.

Simbolismo e Naturalismo nei Malavoglia.

Contraddizione ideologica: da un lato mette in risalto come ogni personaggio sia

determinato dagli interessi materiali e dagli istinti, dall’altro vede nella società arcaico- rurale siciliana la possibilità di conservare certi valori. La traccia di questa contraddizione è visibile nei due registri stilistici che coesistono nello stesso codice linguistico e

sintattico: uno lirico-simbolico (stati d’animo dei personaggi dotati di interiorità e valori), l’altro comico-caricaturale (parole dei paesani, mondo cinico e pettegolo). La tendenza all’allusività, a stabilire nessi analogici tra stati d’animo dei personaggi e paesaggio (l’ulivo grigio, mare che brontola) appartengono al Simbolismo. Il postulato del Naturalismo è far parlare le cose da sé, che in questo caso viene assunto anche dal simbolismo per attribuire alle cose un senso di allusione. Il Naturalismo assorbe e subordina il Simbolismo.

Religione della famiglia: ideale dell’ostrica, chi si allontana dai valori della famiglia si perde per sempre.

Questo valore entra in crisi con ‘Ntoni e Lia. Bisogna rassegnarsi perché è impossibile mutar stato. Eroismo della rinuncia: occorre rinunciare ai sogni e accettare la dura realtà (Mena rinuncia all’amore). Anche l’autore e l’intellettuale è un vinto e resta escluso dalla società. ‘Ntoni dopo il carcere diventa escluso.

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