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CAPITOLO I ARTICOLAZIONE DEL GINOCCHIO DEL CANE: Richiami anatomici ! ! !

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Academic year: 2021

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CAPITOLO I

ARTICOLAZIONE DEL GINOCCHIO DEL CANE:

Richiami anatomici

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La conoscenza dell’anatomia del ginocchio è fondamentale per capire i principi di biomeccanica che presiedono alla sua fisiologica attività, comprenderne le alterazioni ed avere diagnosi accurate e terapie appropriate.

La regione del ginocchio è composta da una complessa diartrosi chiamata articolazione femoro-tibio-rotulea (articulatio genus) che possiamo a sua volta considerare formata da due porzioni tra loro solidali:

L’articolazione femoro-rotulea (articulatio femoropatellaris) tra rotula e troclea femorale;

L’articolazione femoro-tibiale (Articulatio femorotibialis) che oppone ai condili femorali l’estremità prossimale della tibia.

La fibula, solidale con la tibia, non ha rapporti diretti con il femore.

L’articolazione, nel suo insieme, è costituita dai seguenti elementi:

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1.Epifisi distale del femore 2.Epifisi prossimale della tibia 3.Epifisi prossimale della fibula 4.Menischi

5.Rotula ed apparecchio fibrocartilagineo della rotula 6.Legamento rotuleo

7.Legamenti femoro tibiali 8.Sinoviali

9.Capsula Articolare 10.Tendini e muscoli 11.Arterie e vene 12.Nervi


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1.1. Superfici articolari.

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Le superfici articolari dell’articolazione femoro-tibio-rotulea sono rappresentate da:

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•Troclea femorale, depressione profonda tra i condili femorali, limitata da un labbro mediale ed uno laterale pressoché identici, in relazione dinamica con la rotula durante l’estensione e la flessione.

•Superficie articolare della rotula, osso sesamoideo inserito nel tendine del quadricipite femorale, opposta alla troclea, stretta, ovalare ed allungata longitudinalmente.

•Condili mediale e laterale del femore, diretti caudalmente e con un raggio di curvatura progressivamente più ridotta verso l’indietro. Il condilo laterale è tendenzialmente più grande dell’altro. Tra i due condili è presente una depressione mediana detta “fossa intercondiloidea”, sul fondo della quale si rileva una superficie rugosa deputata all’inserzione dei legamenti crociati. Ognuno dei due condili è sormontato, nel suo versante caudale prossimale, da un sesamoide sopracondiloideo incluso nel tendine del capo del muscolo gastrocnemio corrispondente.

•Superficie articolare della tibia, nella sua porzione prossimale, costituita dai piani dei due condili tibiali laterale e mediale. Queste due superfici, lievemente concave trasversalmente e convesse in senso cranio-caudale, si elevano verso la spina tibiale. La superficie articolare del condilo tibiale laterale risulta sensibilmente maggiore di quella mediale. La spina tibiale o “eminenza intercondiloidea” è solcata longitudinalmente da una superficie rugosa detta “area intercondiloidea centrale”. Si dà ancora il nome di “tubercolo intercondiloideo” mediale o laterale a ciascuno dei 


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•due rilievi separati dall’area intercondiloidea centrale. Le aree intercondiloidee craniale e caudale sono più estese e delimitano la spina tibiale.

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1.2. Formazioni complementari.

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Le superfici articolari di cui sopra, non essendo tra loro complementari, necessitano di formazioni deputate a renderle tra loro congrue.

Addette a ciò sono le “formazioni complementari”, ovvero l’apparecchio fibrocartilagineo rotuleo e i menischi.

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• L’apparecchio fibrocartilagineo rotuleo, deputato a mantenere la connessione della rotula con la troclea femorale, nel cane appare stretto ma abbondantemente sovrastante la base della rotula. In tale struttura si riconosce una parte laterale ed una mediale. Quest’ultima è più estesa della controlaterale.

• I menischi, laterale e mediale, detti anche “fibrocartilagini semilunari”, hanno la funzione di adattare la superficie pianeggiante dei condili tibiali alla superficie convessa dei i condili femorali. Ciascun menisco ha forma di semiluna ed è dotato di una faccia prossimale concava, modellata sul condilo femorale corrispondente, di una faccia distale piana, adagiata sul piano del condilo tibiale omologo, un margine caudale convesso, aderente alla capsula sinoviale e più spesso del margine craniale, sottile e concavo. I menischi lasciano scoperta la spina tibiale che si impegna nella fossa intercondiloidea del femore. Il menisco mediale è più largo di quello laterale che di contro appare più spesso, soprattutto a livello di margine caudale. Ognuno dei menischi è ancorato al piatto tibiale attraverso i legamenti meniscotibiale craniale e caudale. Il menisco laterale ha 


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• un’inserzione al femore detta “legamento meniscofemorale”, lungo e robusto cordone che risale obliquamente, in direzione prossimale e mediale, partendo da uno sdoppiamento del legamento caudale del menisco laterale, fino alla porzione medio-caudale della fossa intercondiloidea.

Le estremità craniali dei due menischi sono connesse da un esile “legamento traverso” che a sua volta aderisce strettamente al margine craniale del piatto tibiale.

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1.3. Mezzi d’unione degli elementi articolari: capsula e

legamenti.

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La capsula articolare del ginocchio, assieme a numerosi legamenti, rappresenta il vincolo d’unione delle componenti dell’articolazione femoro-tibio-rotulea.

La capsula costituisce una manica fibrosa tra l’estremità distale del femore e il perimetro del piatto tibiale. Nel suo spessore craniale è inserita la rotula. L’inserzione sul femore avviene cranialmente al di sopra della troclea e discende lungo il margine abassiale di ciascun labbro trocleare. Caudalmente, ha origine al di sopra dei condili e sulla cresta intercondiloidea. La capsula riveste, con delle sue espansioni, i legamenti crociati tanto che essi sono considerati dei legamenti intra-articolari ma extra-capsulari. A livello tibiale, le inserzioni sono sul versante abassiale dei condili, e sul margine craniale dell’area intercondiloidea craniale e sul margine caudale dell’area intercondiloidea caudale. Cranialmente, la capsula prende rapporto con i margini della rotula e delle fibrocartilagini parapatellari. Lo spessore della capsula è variabile tanto che sul versante craniale appare sottile e lassa, e ai due lati della rotula si irrobustisce progressivamente fino alla tibia, costituendo così un retinacolo patellare (retinaculum patellae medialis et lateralis), 


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deputato assieme ai legamenti femoro-rotulei a mantenere la rotula davanti alla troclea femorale. In particolare, i legamenti femoro-rotulei mediale e laterale si sviluppano nello spessore del retinacolo omolaterale fino a raggiungere caudalmente il sesamoide sopracondiloideo corrispondente.

La porzione caudale della capsula è meno vasta e di spessore ridotto. La rotula è altresì stabilizzata dal legamento patellare o tibio-rotuleo, piatto e robusto, esteso dalla faccia craniale della rotula alla tuberosità tibiale. Si può considerare diretta prosecuzione del tendine del quadricipite femorale e la rotula un suo sesamoide. Un cuscinetto adiposo lo separa caudalmente dalla sinoviale. Entrambi i margini di questo legamento prendono rapporto con i corrispondenti retinacoli patellari. La sua superficie craniale è in contatto con la fascia lata.

La contenzione e stabilizzazione del ginocchio è completata dai legamenti femoro-rotulei. Questi sono rappresentati dai legamenti collaterali mediale e laterale, dal legamento caudale o membranoso e dai due legamenti crociati, craniale e caudale. Il legamento caudale è una sottile espansione fibrosa della porzione caudale della capsula articolare.

I legamenti collaterali sono due, uno laterale e l’altro mediale. Il laterale origina dal versante distale dell’eminenza epicondiloidea laterale del femore, per giungere sull’estremità prossimale della fibula. E’ separato dalla capsula articolare da tessuto connettivo lasso e non esistono aderenze con il margine del menisco laterale. Il mediale, è tendenzialmente più lungo e più largo del controlaterale. Origina dal margine distale dell’eminenza epicondiloidea mediale e termina sulle rugosità della parte distale del condilo mediale della tibia. Il collaterale mediale è fornito di una piccola borsa sierosa che ne facilita lo scorrimento sul condilo tibiale. Inoltre aderisce intimamente con il margine del menisco mediale e la capsula stessa.


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I legamenti crociati, craniale e caudale sono detti anche “interossei” perché inseriti tra la fossa intercondiloidea del femore e la spina tibiale. Sono cordoniformi e disposti obliqui tra loro. Devono il loro nome per i rispettivi siti di inserzione tibiale.

In particolare, il craniale appare più corto del caudale, obliquo, diretto distalmente, medialmente e cranialmente rispetto alla sua origine, ovvero una fossetta sul versante mediale del condilo laterale, nella porzione caudale della fossa intercondiloidea. Termina nell’area intercondiloidea craniale tibiale. In seno al legamento crociato craniale si riconoscono due componenti funzionali, rappresentate da una banda craniomediale e da una porzione più grande caudo laterale. Il legamento crociato caudale, origina sulla porzione media della fossa intercondiloidea femorale e termina nell’incisura poplitea della tibia. E’ obliquo in direzione disto-caudale ed incrocia il legamento crociato craniale.

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1.4.

Sinoviale.

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All’interno dell’articolazione esiste una vasta sinoviale. E’ presente inoltre una sua piccola estroflessione che si impegna tra tibia e fibula per lubrificarne l’artrodia.

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1.5. Elementi adiuvanti alla stabilizzazione

dell’articolazione.

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Concorrono alla stabilizzazione dell’articolazione femoro-tibio-rotulea anche un insieme di tendini che si inseriscono in questa regione, alcuni dei quali si connettono direttamente alle strutture fibrose di rivestimento. Cranialmente, il tendine terminale del 


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quadricipite femorale, inserito sulla rotula, contribuisce a mantenerla in sede e a sostenere tutti i legamenti ad essa ancorati. Anche l’aponeurosi terminale del bicipite femorale, sostanzialmente fuso con la fascia lata, concorre alla stabilizzazione del ginocchio.

Contribuisce alla funzione anche il tendine di origine del muscolo

estensore comune delle dita, inserito tra la superficie laterale del

labbro trocleare leterale e corrispettivo epicondilo, diretto distalmente ed inserito nella doccia tibiale.

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