• Non ci sono risultati.

3. Il Riequilibrio Marittimo 3.1. Che cosa è cambiato nella Politica estera e di sicurezza cinese

N/A
N/A
Protected

Academic year: 2021

Condividi "3. Il Riequilibrio Marittimo 3.1. Che cosa è cambiato nella Politica estera e di sicurezza cinese"

Copied!
42
0
0

Testo completo

(1)

38

3. Il Riequilibrio Marittimo

3.1. Che cosa è cambiato nella Politica estera e di sicurezza cinese

Relativamente all'ultimo aspetto trattato nel capitolo precedente si denota un crescente interesse della Repubblica Popolare Cinese al di fuori degli spazi marittimi continentali, e ciò è parte di quel processo noto come ''Riequilibrio marittimo''1.

Come già constatato, la Grande Strategia Cinese, elaborata agli inizi degli anni Ottanta del Ventesimo secolo, all'indomani del cambiamento avvenuto a livello di percezione della dirigenza cinese circa la situazione in campo internazionale, resta tuttora in vigore, nonostante sia stata sottoposta, nel corso degli anni, a diverse revisioni in funzione dei mutamenti verificatisi sulla scena internazionale. Tuttavia, ancora oggi, la pace e lo sviluppo economico rimangono i due elementi alla base della strategia politico-economica della Repubblica Popolare Cinese 2. A partire dagli anni Ottanta del Ventesimo secolo, si poteva notare che qualcosa all'interno della politica estera e di sicurezza cinese era stato alterato. In particolare, si poteva individuare che una componente della nuova Grande Strategia era stata mutata, ossia quella inerente agli strumenti militari che, insieme ai mezzi di carattere politico, economico e culturale, permettono ad uno Stato di raggiungere gli obiettivi politici che si è prefissato3.

Il cambiamento osservato si pone al livello della dottrina militare. Quest'ultima è costituita da una serie di postulati base, generalmente molto ampi, che vengono seguiti dai comandanti e dal loro personale, quale guida nel programmare, nel pianificare e nel mettere in atto delle operazioni militari al fine di conseguire determinati obiettivi di tipo militare4. Generalmente, si distinguono due livelli della dottrina militare: il livello della dottrina di base e quello della dottrina

1C. Bulfoni, S. Pozzi, Atti del XIII Convegno dell'Associazione italiana Studi Cinesi, Milano,

Franco Angeli, 2011, p. 178.

2 The Diversified Employment of China's Armed Forces, fonte Information Office Of the State

Council the People's Republic of China, ICP Intercultural Press, 2014, (formato Kindle).

3S. Dossi, Rotte cinesi. Teatri marittimi e dottrina militare, Milano, Università Bocconi, 2014,

p.26.

4 G. Giacomello, G. Badialetti, Manuale di Studi Strategici: Da Sun Tzu alle 'guerre ibride',

(2)

39

operativa5. Con la prima si intende l'unione delle credenze e dei principi generali sul tipo di sforzo bellico che le forze armate si apprestano a sostenere e a combattere, mentre il secondo livello della dottrina militare fa riferimento al complesso delle credenze riguardanti le procedure operative di conduzione delle operazioni belliche6.

Una dottrina militare non si presenta solamente come lo studio astratto della guerra, ma rappresenta il collegamento cruciale tra l'intento strategico e l'efficacia operativa, è essenziale per l'organizzazione dell'Esercito di Liberazione Popolare cinese, nonché per la sua preparazione nell'applicare lo strumento militare, la forza militare.

Comprendere il mutamento avvenuto a livello della dottrina militare è di fondamentale importanza per tutti gli aspetti che attengono alla modernizzazione militare cinese, avviatasi dagli inizi degli anni Ottanta del Ventesimo secolo. La revisione della dottrina militare ha agito, difatti, da fattore accelerante per una serie di ampie innovazioni e ristrutturazioni dell'Esercito di Liberazione Popolare, che hanno investito, tra le altre cose, la struttura di forza, il reclutamento del personale, la professionalizzazione, la ricerca e lo sviluppo, e la strategia operativa7.

Gli strateghi militari della Repubblica Popolare Cinese non adoperano le nozioni dottrinali principali e molti termini alla stregua delle loro controparti occidentali. In questo senso, si rileva infatti una difformità per quanto riguarda l'utilizzo del termine ''Strategia'', poiché nell'uso occidentale del termine, la strategia si occupa solitamente di collegare le attività militari ad una serie di grandi finalità di sicurezza nazionale in un contesto politico-militare, invece nel pensiero strategico cinese la strategia interessa l'uso strumentale, ovvero è il modo in cui la forza militare viene applicata per raggiungere il risultato desiderato di un conflitto militare, reale o potenziale. In altri termini, si potrebbe sostenere che la Dottrina è dichiarativa e al contrario la Strategia è operativa8.

5 D. Shambaugh, Modernizing China's Military: Progress, Problems, and Prospects, London,

University of California Press, 2002, p.57.

6 C. Bulfoni, S. Pozzi, op. cit., p.181-182. 7 D. Shambaugh, op. cit., p.56.

8 C. P. Lin, China's Nuclear Weapons Strategy: Tradition within Evolution, Lexington Books,

(3)

40

Si delinea una più ampia dissomiglianza nel pensiero strategico della Repubblica Popolare Cinese tra la politica e l'arte militare rispetto al pensiero strategico occidentale9.

Dalla fondazione della Repubblica Popolare Cinese nell'Ottobre 1949, la dottrina militare ha subito importanti sviluppi, benché determinate influenze del periodo maoista permangano, quali ad esempio il confronto con un avversario tecnologicamente e logisticamente superiore, la necessità di sviluppare la capacità di sconfiggere un avversario superiore e la continua applicabilità del concetto di guerra popolare.

La dottrina militare cinese non consiste di un'unica dottrina unificata, elaborata e resa pubblicamente disponibile dai vertici politici e militari della Repubblica Popolare Cinese, ma deve essere interpretata quale unione di molteplici dichiarazioni, documenti e linee guida a diversi livelli di comando delle forze armate, uniti in un sistema gerarchico denominato dalla Cina comunista ''Scienza della strategia militare''10. Alla sommità di questo sistema gerarchico, le linee guida strategiche militari assegnano le direttive che devono essere osservate nello sviluppo, presente e futuro, dell'Esercito di Liberazione Popolare, ad esempio forniscono l'orientamento da seguire circa l'addestramento e l'impiego delle Forze Armate. Ad oggi, ai massimi livelli della dottrina militare cinese si identificano due concetti: la ''Difesa Attiva'' e la ''Guerra locale in condizioni di informatizzazione'' 11.

In particolare si denota che la discontinuità nella dottrina militare cinese riguarda la dimensione spaziale. Nei vari teatri spaziali, in mare, in aria, nello spazio extra-atmosferico, nel cyberspazio, si concretizza il nesso tra mezzi militari e obiettivi politici, individuato dalla dottrina, e ciò che pare essere mutato nella Repubblica Popolare Cinese è proprio il rapporto tra ''terra e mare''. Ogni soggetto politico, che abbia quale proprio scopo quello di conseguire fini politici mediante l'applicazione della forza armata deve necessariamente misurarsi con questidue teatri spaziali 12. Pertanto, si denota un riequilibrio dal teatro terrestre al teatro

9 D. Shambaugh, op. cit., pp.57-58. 10

A. H. Cordesman, M. Kleiber, Chinese Military Modernization: Force Development and

Strategic Capabilities, Washington D.C, The CSIS Press, 2007, p. 26.

11 A. H. Cordesman, A. Hess, N. S. Yarosh, Chinese Military Modernization and Force

Development: A western perspective, Lanham, Rowman & Littlefield, 2013, p. 53.

12

(4)

41

marittimo, con una ridefinizione dell'equilibrio tra questi, in cui gli spazi marittimi stanno acquisendo sempre più una posizione significativa rispetto al passato.

3.2. L'eredità marittima della Cina

L'evoluzione delle Forze navali cinesi ha una lunga discendenza ed ha attraversato diverse fasi, già nel 549 a.C., si ha testimonianza della prima battaglia navale in Cina, allorché sovrani rivali fecero uso di imbarcazioni per sferrarsi attacchi reciproci13.

La centralità rivestita dai mari caratterizzò l'epoca imperiale in diverso modo. Ad esempio, durante la dominazione della Dinastia Han (206 a.C.-220 d.C.) furono molte le operazioni navali compiute su larga scala e numerosi furono i contatti ed i commerci tra la Cina degli Han e l'Asia meridionale ed occidentale, e indirettamente anche con l'Impero Romano. Nell'arco di questo lungo periodo di tempo, i marinai cinesi svilupparono l'arte della navigazione e migliorarono notevolmente la navigabilità delle loro imbarcazioni14.

Quando, tra il 605 ed il 610 d.C., la Dinastia Sui realizzò la grande infrastruttura, il cosiddetto ''Canale imperiale'', che collegava il fiume Yangzi con l'Hoang-ho, scemò la necessità di una grande flotta navale posta a presidio del litorale cinese. Da quell'istante, il commercio tra il nord ed il sud del Paese asiatico poteva essere condotto esclusivamente nell'entroterra, lontano da qualsiasi minaccia marittima. Questo ebbe ripercussioni anche sulla tipologia di costruzione delle navi, difatti furono fabbricate giunche a fondo piatto, idonee per l'attraversamento lungo canali poco profondi15. Ad ogni modo tuttavia, il commercio marittimo con il Sudest asiatico rimase cruciale.

Successivamente, la Dinastia Sui venne rovesciata da diverse sollevazioni popolari, le quali ebbero quale proprio fattore scatenante i numerosi insuccessi militari riportati dalla Cina dei Sui. Ciò, condusse al potere, nel 618 d.C., la nuova Dinastia Tang, che vi rimarrà sino al 907 d.C.

13 B. D. Cole, The Great Wall at Sea: China's Navy in the Twenty-First Century, Annapolis, Naval

Institute Press, 2010, p.1.

14 S. Cariolato, Le Navi dei Tesori. La Cina sul Mare: storia della flotta che poteva conquistare il

mondo e che sparì nel nulla, Youcanprint, 2016, (formato Kindle).

15 A. S. Erickson, L. J. Goldstein, C. Lord, China Goes To Sea: Maritime Transformation in

(5)

42

Durante la vigenza di questa nuova Dinastia, furono sviluppati legami internazionali e stabilite rotte marittime commerciali regolari fino all'Asia sudoccidentale e all'Africa occidentale, facendo diventare la Cina fiorente e cosmopolita.

Tuttavia, il punto più alto dello sviluppo navale e dell'espansione del traffico marittimo su vasta scala del periodo imperiale cinese si fa risalire al governo della Dinastia Song. Quest'ultima si insediò in Cina nel 960 d.C. e ivi rimase, seppur faticosamente, sino a che non venne assoggettata dai Mongoli nel 1279 d.C., i quali riuscirono nell'impresa anche grazie alla grande padronanza nella guerra navale16.

L'Imperatore Song, Shen Tsung, separò il potere civile dal militare e creò una milizia nazionale, furono organizzate flotte composte da diverse centinaia di navi da guerra e da rifornimento pronte all'utilizzo in caso si fosse palesata qualche minaccia17. Malgrado la debolezza politica, la Cina durante quest'epoca attraversò una fase di benessere economico e culturale ed il settore marittimo fu una parte importante dell'economia nazionale, questo comprendeva il commercio, la pesca e i trasporti. Nell'arco di questo lungo periodo, le conoscenze dei navigatori cinesi circa le rotte, i venti e le correnti si accrebbero notevolmente, il traffico marittimo cinese arrivò sino alla penisola arabica e alle coste orientali dell'Africa18.

La Dinastia Song fu la prima in Cina a stabilire una flotta militare nazionale permanente operante quale servizio indipendente gestito da un'agenzia facente capo al governo centrale. «Nel 1237 la marina da guerra Song consisteva di 22 squadre navali e 52.000 uomini19».

Di pari passo con lo sviluppo della flotta navale anche altri assetti progredivano, come le strutture portuali, i cantieri navali, i centri di approvvigionamento e vennero stabiliti squadroni della guardia costiera lungo il litorale cinese20.

Nondimeno, anche nel corso della dominazione mongola, si registrò uno sviluppo della marineria cinese, in particolare grazie all'assimilazione di nuove idee provenienti dall'esterno che potrebbe aver contribuito al miglioramento della cantieristica cinese.

16 J. P. Lo, China as a Sea Power, 1127-1368, Flipside Digital Content Company Inc., 2013,

(formato Kindle).

17 W. Eberhard, A History of China, Berkeley, University of California Press, 1967, p. 215. 18S. Cariolato, op. cit., (formato Kindle).

19 Ibidem. 20

(6)

43

Proseguendo lungo il percorso intrapreso circa l'evoluzione della marineria cinese, si giunge all'Era Ming, la quale viene generalmente considerata, quale periodo in cui la Cina rivolse il suo sguardo al continente e rifiutò il contatto esterno, difatti le relazioni con i Paesi barbari si limitarono alla ricezione da parte di funzionari della corte imperiale cinese di un tributo21.

La Dinastia regnante, che fu al potere dal 1368 al 1644, decise di non proiettare la propria forza militare sui mari, a differenza di quanto fecero invece altre potenze, quali il Giappone sotto Toyotomi Hideyoshi, che scelsero o furono costrette a diventare importanti potenze marittime, e non colse l'occasione di divenire la potenza marittima dominante in Asia e persino del mondo. Malgrado ciò, non si vuole sostenere che la Cina di questo periodo non sviluppò una propria forza navale, difatti già nel corso di una serie di battaglie, svoltesi sui laghi della valle del fiume Yangtze per soggiogare e succedere alla dinastia degli Yuan, i Ming mostrarono la loro potenza navale. La marina fu una componente importante delle forze militari difensive della Dinastia dei Ming22. Una volta rovesciati i mongoli nel Nord della Cina, i Ming si batterono per riprendere il controllo nel sud del Paese e lottarono contro i pirati, che si erano insediati sulle isole poste di fronte alla Cina23. Non si trattava ancora di flotte navali militari indipendenti, ma soltanto di unità degli eserciti assegnate a navi sui laghi ed i fiumi locali, la cui missione originaria era il mero trasporto di uomini, grano e rifornimenti di vario genere.

L'Imperatore Ming, Hongwu, durante il suo regno, ritenne che rimanere saldamente ancorati a terra, dunque non navigare, fosse lo stratagemma più adatto al fine di affrontare la minaccia dei pirati, cinesi e giapponesi, e così a tale scopo limitò fortemente le importazioni e le esportazioni disponendo di non commerciare via mare24. Questa interdizione, che decretò anche il fallimento di quelle compagnie commerciali cinesi che furono create durante la vigenza della dinastia Song, comportò numerosi effetti negativi. Ad esempio, coloro che si erano insediati sulle coste cinesi si impoverirono in maniera consistente, fatto che fu all'origine dello scoppio di molte rivolte nel sud del Paese. Inoltre, ciò ebbe

21 D. Twitchett, F. W. Mote, The Cambridge History of China, vol. 8: The Ming Dynasty,

1368-1644, Cambridge, Cambridge University Press, 1998, p. 615

22 K. M. Swope, The Ming World, Abingdon, Routledge, 2019, (formato Kindle) 23 J. Attali, Histoires de la mer, Fayard, 2017, (formato Kindle)

24 L. Kangying, The Ming Maritime Trade Policy in Transition, 1368 to 1567, Wiesbaden, Otto

(7)

44

effetti notevoli sia per le finanze pubbliche che per l'incremento del fenomeno della corruzione e del contrabbando25.

Nonostante tutto ciò, quasi un secolo prima delle scoperte geografiche europee, quando gli esploratori portoghesi continuavano a farsi strada lungo la costa occidentale dell'Africa, numerose furono le spedizioni marittime cinesi verso l'Asia sudorientale e l'Oceano Indiano. Tra il 1405 ed il 1433, l'Ammiraglio Zheng He, un eunuco musulmano, guidò una grande flotta cinese, la ''Flotta dei Tesori'', denominata in tal modo per via degli immensi tesori trasportati, quali ad esempio stoffe pregiate e libri, portati in dono ai Principi delle terre visitate, che attraversò l'Oceano Indiano. Nell'arco di questi tre decenni, la Cina stabilì in quei mari la propria supremazia navale26, giunche commerciali cinesi e pattuglie armate si estendevano per tutto il mondo marittimo del sud-est asiatico27.

Ma questo periodo di potenza navale cinese terminò dopo il 1433, anno della morte di Zheng He, allorché la dinastia dominante decise di sospendere queste spedizioni marittime oltremare e di modificare la propria agenda per diversi ordini di ragioni.

Innanzitutto questi viaggi furono sospesi per questioni finanziarie, dato che le esplorazioni erano molto dispendiose; in secondo luogo vi era il timore che gli eunuchi, i quali erano i principali sponsors di queste spedizioni, accrescessero in maniera sempre più preponderante il loro potere. Per quanto riguardava gli aspetti inerenti gli affari commerciali, la Corte imperiale cominciò a delegare sempre più mansioni ai funzionari provinciali, questi furono responsabili della manutenzione e del rifornimento delle navi di difesa costiere28.

In terzo luogo, i Funzionari istruiti/formati sulla base dell'insegnamento confuciano si opposero, per principio, al commercio e ai contatti con l'esterno, riprovevoli dal punto di vista morale secondo il pensiero confuciano29.

In aggiunta a queste motivazioni, l'attenzione della corte imperiale fu polarizzata da preoccupazioni di sicurezza continentale, data la minaccia reale che proveniva

25 J. Attali, op. cit., (formato Kindle)

26 Y. Liu, Z. Chen, G. Blue, Zheng He's Maritime Voyages (1405-1433) and China's Relations

with the Indian Ocean World, Leiden, Koninklijke Brill, 2014, (formato Kindle).

27

S. H. Tsai, The Eunuchs in the Ming Dynasty, Albany, State University of New York Press, 1996, p. 151.

28 A. S. Erickson, L. J. Goldstein, C. Lord, op. cit., pp. 238-239.

29 J. E. Wills, China and Maritime Europe, 1500-1800: Trade, Settlement, Diplomacy, and

(8)

45

a nord e ad ovest dagli aggressori mongoli e da altri rivali asiatici30. Si compì così un passo indietro dal teatro marittimo, ove aveva prevalso sino ad allora una linea di aggressivo navalismo e di diretto intervento dello Stato nel commercio estero, e si ripiegò su una maggiore difesa continentale.

La realizzazione di questo ripiegamento fu supportata da una serie di rigidi editti, varati tra il Quattordicesimo ed il Sedicesimo secolo, che legavano le attività marittime e la costruzione delle navi ad una serie di vincoli e di divieti. Ad esempio,con un decreto del 1525 si prevedeva la distruzione di tutte le navi oceaniche e la reclusione di quei cinesi che fossero stati coinvolti nel commercio estero.

Queste politiche restrittive arrivarono in un momento di grande boom commerciale globale che seguì i viaggi europei di scoperta. Tuttavia, nonostante questo arretramento dal teatro marittimo, la Cina dei Ming mantenne una grande flotta costiera e oceanica, indispensabile per realizzare missioni navali volte alla difesa costiera contro la pirateria ed altre minacce e al controllo del commercio marittimo. Nel corso del Quindicesimo secolo, nonostante il grave deterioramento della flotta navale cinese, i Ming riuscirono a riportare un successo nelle due minacce marittime che l'Impero si trovò a dover affrontare all'epoca, vale a dire la pirateria costiera e l'invasione giapponese della Corea. Detto ciò, la dinastia regnante non sviluppò una marina con una struttura amministrativa centralizzata per gestire la flotta, poiché diede la precedenza ad altre priorità, cosicché verso la fine del Sedicesimo secolo il governo al potere non fu neanche in grado di fornire protezione ai commercianti marittimi cinesi contro gli assalti dei pirati31. Si deve però notare che gli usurpatori emersero dall'entroterra asiatico e che tutte le battaglie cruciali furono combattute in campo terrestre, pertanto all'epoca la presenza di una flotta non era di cruciale importanza per garantire la sopravvivenza del regime. In aggiunta a ciò, il settore del commercio marittimo, benché rappresentasse solo una quota marginale dell'economia interna, fu significativo e dinamico ed acquisì sempre più rilevanza nel tempo, poiché le importazioni di argento furono vitali per la ricchezza e il potere della dinastia32. Tuttavia, nel corso del Diciassettesimo secolo, la dinastia Ming non riuscì a mantenere il controllo del territorio cinese a causa dell'emergere di numerose

30 B. D. Cole, op. cit., p.3. 31 Ibidem.

32

(9)

46

rivolte contadine e dell'entrata dei Manciù nel 1644 a Pechino, a seguito di un lungo periodo di guerra terrestre33.

Sotto la vigenza della nuova Dinastia Qing, il settore marittimo ha subito diverse trasformazioni, lungo un asse temporale che va dal 1644 sino al 1895. Durante il primo periodo di assestamento del potere, le forze navali furono utilizzate dagli imperatori della dinastia Manciù meramente per assoggettare gli ultimi ribelli fedeli alla dinastia Ming, i quali, all'indomani dell'invasione manciù, si erano rifugiati sull'isola di Taiwan. Quest'ultima fu oggetto di contesa, inizialmente, tra il gruppo di lealisti Ming, guidati da Zheng Chenggong, e gli olandesi che si erano insediati sull'isola sin dal 1624. Infine, le forze di Zheng Chenggong riuscirono ad avere la meglio sugli olandesi espugnando la loro ultima fortezza situata ad Anping. Successivamente alla presa del potere dell'isola da parte delle forze di Zheng Chenggong, quest'ultimo vi instaurò un governo di opposizione al governo centrale a Pechino, e da qui lanciò la sua offensiva contro i Manciù. Tuttavia, alla fine Formosa venne assoggettata per mano di una flotta di trecento navi da guerra e ventimila truppe inviate dalla dinastia Qing, che la annesse nel 168334 .

Una volta ottenuto il controllo su Taiwan, per la dinastia Qing non si pose la necessità concreta di sviluppare una forte e robusta flotta o di espandere il settore marittimo dell'economia cinese, benché il commercio estero crebbe nel corso del governo Qing, in parte anche a causa dei cinesi che durante le precedenti dinastie si erano disseminati lungo l'Asia meridionale e sudorientale, nonostante il fatto che furono poste forti restrizioni al commercio estero. Infatti, per controllare i mercanti stranieri occidentali recalcitranti si decise di isolarli il più possibile obbligandoli a commerciare meramente nelle città meridionali di Canton e Macao35. I beni esteri venivano poi distribuiti nell'entroterra cinese su strada ed utilizzando il sistema fluviale o i canali, in particolare il ''Grande Canale''. L'attività commerciale era interamente monopolizzata dai commercianti, che avessero dapprima ricevuto una licenza da parte del governo centrale, posti sotto l'autorità dei funzionari cinesi che riferivano direttamente a Pechino. Il sistema vigente, che inoltre privilegiava il commercio interno tra il Nord ed il Sud della

33 S. Turnbull, The Great Wall of China 221 BC-AD 1644, Osprey Publishing, 2012, (formato

Kindle)

34 J. Hailong, China's Maritime Power and Strategy: History, National Security and Geopolitics,

(formato Kindle).

35 A. Schottenhammer, R. Ptak, The Perception of Maritime Space in Traditional Chinese Sources,

(10)

47

Cina lungo il Grande Canale e non via mare, minò ogni necessità di un dinamico commercio oltremare, il quale avrebbe richiesto il supporto e la protezione da parte di una grande e potente flotta navale cinese In aggiunta a ciò, era un sistema intrinsecamente diseguale, che mostrava riverenza ai Paesi continentali sulla base della motivazione per cui le minacce alla sicurezza cinese erano da sempre giunte dal nord e dall'ovest. Questi Paesi venivano trattati diversamente dalle nazioni marittime occidentali, per esempio era concesso loro di visitare e commerciare con il centro politico della Cina, a Pechino, al contrario dei secondi36.

Antecedentemente alla Prima Guerra dell'Oppio, la flotta dei Qing concentrò la sua attenzione meramente sul Giappone e sul Vietnam, gli unici due Paesi ad essere riusciti in passato a respingere le forze navali cinesi. Prima del 1800, la minaccia marittima dal mare rimase ampiamente regionale, ciò escluse il bisogno di creare una grande Flotta navale e di realizzare una strategia offensiva di segno differente rispetto a quella vigente all'epoca, imperniata quest'ultima sulla difesa strategica volta a mantenere le minacce marittime a distanza e concentrandosi sulle priorità, ovvero i nemici continentali37. Difatti, nel tardo 1600 inizio 1700, le considerazioni strategiche della Dinastia dominante, , si focalizzarono nelle campagne continentali al fine di sottomettere i Mongoli, i Musulmani Turchi nel bacino del fiume Tarim, di espellere i Nepalesi dal Tibet, nonché verso il crescente espansionismo russo. Verso i primi anni del Diciassettesimo secolo, i russi cominciarono ad insediarsi nella Siberia occidentale causando, con tale manovra, le prime frizioni con la Cina dei Qing, la quale considerava questi territori, ormai da tempo, di suo possesso o comunque suoi tributari. Allorché alcuni esploratori russi si addentrarono nella valle del fiume Amur, edificandovi anche delle fortezze, si ebbero i primi scontri con le forze manciù. I tentativi da parte delle forze manciù di espellere la crescente presenza russa dalla Valle dell'Amur continuarono sino a che le due parti il 27 agosto 1689 firmarono il Trattato di Nerchinsk, il primo accordo che la Cina siglò con una potenza europea. Anche se le forze Qing riuscirono a far retrocedere i russi dal bacino dell'Amur, con questo Trattato la Cina attribuiva alla Russia importanti privilegi commerciali e, successivamente, con il Trattato di Kiakhta due città di confine furono aperte al

36 A. S. Erickson, L. J. Goldstein, C. Lord, op. cit., p. 290-292. 37

(11)

48

commercio. Inoltre, i russi ricevettero il diritto di poter inviare emissari direttamente a Pechino e di mantenere una missione ecclesiastica permanente38. La Russia acquisì importanti privilegi diplomatici non condivisi dalle altre potenze europee, ciò almeno sino al 1861, a seguito della sconfitta della Cina nelle due Guerre dell'Ooppio.

Prima dello scoppio della Prima Guerra dell'Oppio nel 1839, queste minacce continentali venivano considerate molto più pericolose per l'Impero cinese rispetto a qualsiasi altra immaginabile minaccia marittima straniera. In aggiunta a tali minacce provenienti dall'entroterra, una reale trasformazione marittima venne ostacolata anche dalla composizione dell'esercito e dalla distribuzione delle forze. La struttura di questo apparato militare era contraddistinta dalla segregazione razziale che veniva attuata all'interno tra cinesi han, manciù e mongoli, per quanto atteneva alla distribuzione delle forze vi erano grandi guarnigioni di cavalleria manciù poste a presidio delle regioni frontiere più sensibili del nord e delle maggiori città lungo il fiume Yangtzi al fine di proteggere il sistema dei canali, mentre lungo la Cina meridionale e la costa furono dislocate poche guarnigioni composte di Cinesi Han, ritenuti meno affidabili, e la flotta fu lasciata intenzionalmente debole39. I governanti manciù erano consapevoli del fatto che fornire armamenti alle truppe Han poteva costituire un serio rischio, dato che avrebbero potuto essere usate contro la corte imperiale stessa, al contempo però le aree costiere venivano private di un'efficace difesa e di una strategia offensiva che consentisse di poter competere ed affrontare efficacemente le potenze marittime occidentali che si stavano presentando allora nelle acque cinese. I funzionari cinesi non furono in grado di riconoscere che la sfida occidentale richiedeva un'attiva risposta militare 40. Mai alcuna Nazione marittima, prima di allora, aveva rappresentato una minaccia per le dinastie al potere in Cina. La flotta navale cinese non aveva mai affrontato sino ad allora una minaccia marittima pari o superiore alla sua potenza, perciò fu in grave difficoltà nel momento in cui si trovò dinanzi la principale potenza navale dell'epoca, la Gran Bretagna.

Durante la prima guerra dell'oppio, nel 1839, le forze navali britanniche riuscirono in poco tempo, non solo a dominare il litorale cinese, bensì utilizzando la piccola

38 J. Waley-Cohen, op. cit., pp. 94-95.

39 B. A. Elleman, Commerce Raiding: Historical Case Studies, 1755-2009, Newport, Government

Printing Office, 2013, p. 107

40

(12)

49

isola di Hong Kong, ad invadere i sistemi fluviali ed i canali su cui la corte imperiale aveva puntato gran parte delle sue risorse. La strategia cinese, attuata nel corso dello scontro, fu di presidiare gli ingressi ai porti cinesi, restando lontano dalle acque profonde dove i britannici avevano un netto vantaggio.

Nelle prime fasi del conflitto, l'Imperatore Qing non riconobbe affatto il gap esistente tra i due Paesi, anzi ritenne solida la strategia di difesa costiera cinese e ciò a causa della resistenza opposta da alcune città cinesi costiere. Molti funzionari cinesi rimasero sprezzanti nei confronti della marina britannica continuando a credere che la Cina avesse resistito in maniera lodevole durante la prima fase dello scontro sino-britannico. Questo pensiero resistette sino a che la Cina non venne battuta, alla fine del 1839, nella Battaglia di Chuanbi. A seguito di questo scontro, si cominciò ad ammettere che le navi cinesi non potevano competere con le rispettive britanniche e ciò sotto diversi punti di vista, si manifestava un grande divario tra le due parti nelle dimensioni, nella forza e nel numero. Si cominciò a riconoscere la necessità di rinnovare totalmente la strategia di difesa costiera, nonché l'acquisizione di nuovi armamenti e tecnologia occidentale. Man mano si cominciò ad apprezzare le tecniche di studio navale occidentali ed in particolare il funzionario Lin Zexu cominciò a propugnare l'esigenza di costruire una moderna marina al fine di sconfiggere e punire i britannici41. Lo sviluppo in tale direzione prevedeva la costruzione di navi di dimensione grande, media e piccola, nonché l'aumento del numero di queste; inoltre si presentava la necessità di avere in dotazione migliori armamenti e la formazione di un equipaggio di marinai e di timonieri in possesso di competenze rinnovate ed adeguate alle nuove minacce. Una flotta moderna che avrebbe dovuto essere forte, ben equipaggiata e dotata di esperienza e competenza42. Tuttavia, i tentativi di costruire una moderna flotta cinese furono rapidamente archiviati a causa del continuo tentennamento da parte della dinastia dominante di assumersi nuovi oneri finanziari e nel 1841, allorché riesplose una nuova recrudescenza del conflitto sino-britannico, gli ufficiali cinesi tornarono alle tradizionali tecniche di difesa costiera, ad esempio tentando di negare ai britannici l'accesso ai fiumi e ai canali e cercando di attirarli sul campo terrestre dove si credeva di avere più possibilità di vittoria.

41 L. Sondhaus, Naval Warfare, 1815-1914, London, Routledge, 2001, p. 36 42

(13)

50

Tuttavia, la superiorità britannica era netta e i britannici riuscirono a violare le difese costiere colpendo al cuore commerciale della Cina lungo il fiume Yangtzi e tagliando tutte le comunicazioni tra il Nord ed il Sud della Cina, impedendo così che gli approvvigionamenti necessari al sostentamento, quali ad esempio il riso, potessero raggiungere il Nord del Paese asiatico ed in particolare Pechino43. Con la principale via commerciale nelle mani del nemico, e l'impossibilità di tenergli testa sul campo di battaglia, l'Imperatore Qing non ebbe alternativa se non quella di negoziare la pace. Pertanto, il 29 Agosto 1842 venne firmato il Trattato di Nanjing, il quale conferì ai britannici maggiori privilegi commerciali e maggiori accessi alla Cina attraverso Shanghai e altri porti44. Il Governo centrale di Pechino si trovò anche nella posizione di dover cedere al nemico l'isola di Hong Kong che, sebbene lontana dal centro politico situato al Nord del Paese e priva di corsi d'acqua dolce, rappresentava tuttavia una rilevante perdita perché la Gran Bretagna aveva acquisito un'importante base che poteva essere utilizzata sia per estendere il proprio commercio estero sia per minacciare militarmente la Cina allorché se ne presentasse la necessità45.

Dopo la disfatta nella Prima guerra dell'Oppio, si affacciarono sulla scena cinese nuovi teorici navali, i quali cominciarono a propugnare lo studio della tecnologia occidentale, delle navi, dei cannoni, dell'addestramento delle truppe e molti esortarono da un lato l'esigenza di adottare riforme militari e navali, dall'altro di acquisire e accogliere la tecnologia barbara al fine sia di creare una forte difesa costiera sia di controllare e soggiogare altri barbari. Lo studioso e funzionario cinese Wei Yuan, ad esempio difese la necessità di una sistematica riorganizzazione militare, imperniata sui modelli della dinastia Ming e non su quelli occidentali. Nella sua pubblicazione ''The Illustrated Gazetteer of the

Marittime Countries'' Wei Yuan, forte dell'esperienza cinese nella Prima Guerra

dell'Oppio, supportò la creazione di una moderna flotta cinese composta di cento navi che sarebbe stata collocata in tempo di pace nei vari porti della Cina ed in tempo di guerra sarebbe stata riunita per combattere insieme come un'unica

43

L. Sondhaus, op. cit. p. 36.

44 H. E. Raugh, The Victorians at War, 1815-1914: An Encyclopedia of British Military History,

Santa Barbara, ABC-CLIO, 2004, p.100.

45S. Tsang, A Modern History of Hong Kong: 1841-1997, London, I.B. Tauris & Co Ltd, 2004, p.

(14)

51

flotta46. Nonostante i numerosi consigli emessi da diversi teorici navali cinese, che spingevano verso l'adozione della tecnologia estera e degli armamenti, nonché di una differente strategia navale in direzione di una modernizzazione, che la realtà aveva palesato come imprescindibile, la corte imperiale dei Qing non li ascoltò e questa rinuncia si rivelò cruciale per la storia navale cinese, ma anche per la stessa storia nazionale. Si optò per il passato invece che per il rinnovamento, cercando nel tempo andato i modelli idonei per la difesa costiera e restando indietro rispetto ai progressi che le potenze occidentali stavano sviluppando in campo navale47. Nel 1851 esplose la ribellione dei Taiping, nata come reazione nei confronti del governo imperiale dei Manciù, che pervase in breve tempo gran parte della Cina meridionale e centrale, e nello sforzo di arrestarla e sconfiggerla, il Governo cinese realizzò il suo primo tentativo di procurarsi una moderna flotta. Tuttavia, le negoziazioni per l'acquisizione di sette navi a vapore moderne e una nave da rifornimento britanniche, furono condotte da due funzionari della corona britannica di stanza in Cina, i quali con tale flotta intendevano proteggere il commercio estero dalle manovre sovversive dei pirati, supportati dai ribelli di Taiping. Il controllo della flotta sarebbe rimasto nelle mani del personale britannico della Dogana marittima imperiale e non sotto l'autorità del governo di Pechino. Ciò affinché fosse evitato il rischio che ''in futuro'' la moderna flotta cinese fosse stata scagliata direttamente contro la corona britannica.

Dal momento che il Governo cinese pretese il diritto di poter nominare il comandante in capo della flotta, quest'ultima fu cancellata dal governo della Gran Bretagna. Evento che fu gravemente condannato dal governo cinese, quale atto di umiliazione, in quanto il governo cinese avrebbe dovuto spendere il proprio denaro senza poter controllare ciò che gli spettava di diritto48.

Ad ogni modo, dopo la fine della Ribellione di Taiping nel 1864, ebbe inizio il processo di costruzione di una moderna flotta navale cinese. Nel 1866 fu creato il primo cantiere navale a Fuzhou, nella provincia del Fujian, che cominciò a costruire navi da guerra sulla base dei modelli occidentali. E successivamente furono aperte molte accademie navali nel Paese49.

46 B. A. Elleman, S. C. M. Paine, Modern China: Continuity and Change, 1644 to the Present,

Lanham, Rowman & Littlefield, 2019, p. 202.

47S. C. Chu, K.C. Liu, Li Hung-Chang and China's Early Modernization, Armonk, M. E. Sharpe

Inc, 1994, p. 248.

48 J. Black, War in the Modern World since 1815, Abingdon, Routledge, 2003, pp. 26-29. 49

(15)

52

Il Governo francese fu fortemente interessato a fornire il proprio supporto a queste iniziative cinesi, come nel caso della costruzione del cantiere di Fuzhou, poiché la ritenne un'occasione volta a compensare una possibile offerta britannica. Oltre a ciò, la Francia all'epoca era mossa da preoccupazioni poste dall'espansione nipponica verso sud50.

Nel 1856 la Cina venne coinvolta in una nuova guerra contro le potenze occidentali, la Seconda Guerra dell'Oppio, durante la quale dimostrò nuovamente la sua impreparazione di fronte alla supremazia navale occidentale. La formazione degli ufficiali navali si dimostrò inadeguata, l'inesperienza in mare non consentiva loro lo sfruttamento adeguato del nuovo equipaggiamento acquisito. Inoltre, la Cina in questo conflitto dimostrò tutta la sua vulnerabilità, dal momento che non fu in grado di far fronte alle minacce che attanagliavano il continente, mentre combatteva nelle battaglie marittime. In seguito a questo conflitto, i Qing investirono parzialmente nello sviluppo di alcune flotte regionali, quali ad esempio la flotta del Guandong con sede a Canton e la flotta di Nanyang con sede sul fiume Yangtzi51. Tuttavia, ogni flotta rimase amministrativamente separata dalle altre, in modo tale che un solo leader militare non potesse ammutinarsi e rivoltare l'intera marina contro la dinastia dominante, ma ciò comportò che le varie flotte regionali cinesi non riuscirono ad essere standardizzate e sperimentarono gravi difficoltà a lavorare insieme quale singola unità. La mancanza di un'azione coordinata era il frutto sì delle scarse risorse allocate al settore navale dalla corte imperiale, ma anche dell'uso poco razionalizzato di questi fondi, poiché essi furono spesi senza aver dapprima definito un piano ben preciso di come si dovesse operare al riguardo52.

Una parte dei crediti utilizzati per finanziare queste attività di sviluppo navale derivarono dall'imposizione di nuove tasse sul commercio locale, il servizio doganale marittimo imperiale si concentrò sulla riscossione delle imposte sulle merci europee importate in Cina. Tuttavia, una quota considerevole di queste entrate fu utilizzata dalla corte imperiale per pagare le indennità imposte, dapprima dai Trattati di Pechino del 1860, che posero fine alla Seconda Guerra dell'Oppio, e, successivamente dal Protocollo dei Boxer del 1901.

50 L. M. Wortzel, R. Higham, Dictionary of Contemporary Chinese Military History, Westport,

Greenwood Press, 1999, p. 97.

51 M. Dillon, Encyclopedia of Chinese History, London, Routledge, 2017, (formato Kindle). 52

(16)

53

Una parte cospicua delle entrate doganali derivanti dal commercio con l'Occidente fu indirizzata al finanziamento della costosa spedizione militare nello Xinjiang, realizzata al fine di domare la resistenza musulmana, nonché nella difesa delle frontiera occidentale del Paese, dove era presente la minaccia dell'espansionismo russo53. Pertanto, anche in questa fase, i Qing continuarono a stanziare la maggior parte dei finanziamenti per la difesa della frontiera terrestre e non costiera e non tennero di conto i molti pareri degli esperti nautici, come lo stratega della difesa costiera Wang Dao. Quest'ultimo propugnava l'acquisto di navi più piccole per compensare le grandi navi occidentali, secondo la sua visione le future navi cinesi avrebbero dovuto andare a comporre quattro flotte, stanziate in Manciuria, Shandong, Shanghai e Amoy. D'altro canto lo stratega Ding Richard non concordava con la visione di Wang Dao, diversamente da quest'ultimo, infatti, Ding sosteneva che le flotte dovessero essere collocate a Canton, alla foce del fiume Yangzi e nella penisola dello Shandong. Inoltre, egli sosteneva che il mantenimento del controllo sull'isola di Taiwan era fondamentale per far fronte ad una possibile aggressione giapponese54. Ad ogni modo, la corte imperiale preferì optare per un numero minore di navi, ma di dimensione maggiore, e costruire inizialmente tre flotte dislocate a Canton, a Fuzhou nel sud-est della Cina e nel nord vicino all'ingresso del golfo di Bohai. Una metà di queste navi venne costruita in Cina, l'altra metà invece fu acquistata all'estero. Le flotte navali cinesi furono tenute ben divise sia geograficamente, sia a livello di organizzazione, infatti ciascuna flotta era amministrata separatamente, ciò a tutela dell'incolumità del Governo centrale a Pechino55. Ad esempio, durante lo scontro sino-francese del 1884-1885, gli avversari francesi riuscirono a dominare ed eliminare la flotta navale di stanza nel porto di Fuzhou nel sud del Paese e la flotta di Nanyang situata sul fiume Yangtze, perché la flotta di Beiyang, situata nel nord del Paese, rifiutò di accorrere in loro aiuto, adducendo quale motivazione il rischio di lasciare la Cina settentrionale indifesa da un attacco nipponico56.

Inoltre, le flotte navali cinesi di fabbricazione occidentale potevano anche essere all'avanguardia, in particolare la flotta settentrionale che godeva di navi più moderne rispetto alle flotte di stanza nel sud del Paese, ma ad ogni modo le flotte

53

W. A. Joseph, Politics in China: An Introduction, New York, Oxford University Press, 2019, p.492.

54 A. S. Erickson, L. J. Goldstein, C. Lord, op. cit., pp. 309-310. 55 Ibidem.

56

(17)

54

non erano equipaggiate ed armate in modo idoneo, la formazione sull'utilizzo di queste navi era carente e i membri dell'equipaggio non erano addestrati a combattere insieme. Quanto appena sostenuto atteneva anche alla dottrina operativa. Ma cosa più importante, il governo centrale a Pechino non riuscì a fornire alla sua nuova marina una strategia coerente legata a obiettivi di sicurezza nazionale57.

Durante la Prima Guerra sino-giapponese del 1894-1895, queste gravi lacune si manifestarono ampiamente e il Giappone, sulla scia della debolezza manifestata dalla Cina durante il precedente conflitto con la Francia, tenterà di espandersi in Corea58 sfruttando abilmente le riforme del periodo Meiji, intraprese dal 1868 e che furono all'origine dell'ascesa del Giappone quale grande potenza imperialistica.

Durante la battaglia di Yalu del settembre 1894, la moderna flotta giapponese affondò la flotta Beiyang, che consisteva di due corazzate, dieci incrociatori e due torpediniere, riuscendo a non riportare alcun danno. Quel che rimase della flotta cinese si ritirò nel porto fortificato di Weihaiwei, sulla costa settentrionale della penisola dello Shandong, ma fu presto raggiunta dai cannoni della flotta giapponese che distrussero ciò che ne rimaneva59. Questo risultato dipese anche dal fatto che la flotta cinese, a causa della corruzione, rimase rifornita meramente di armamenti di calibro sbagliato e polvere difettosa, neutralizzando così l'unico vantaggio posseduto sulla flotta giapponese, ovvero la potenza di fuoco. In secondo luogo, la flotta giapponese fu posta nella condizione di affiancare più volte la flotta cinese, data l'incapacità di quest'ultima di eseguire formazioni navali di base. Queste lacune furono dovute dal fatto che la corte imperiale, sebbene disposta ad acquisire le navi e gli armamenti occidentali per rendere le proprie flotte all'avanguardia, aveva rifiutato di inviare gli studenti all'estero per l'acquisizione di quelle conoscenze necessarie a rendere efficace l'uso di quell'equipaggiamento navale, e non era riuscita a creare un' adeguata amministrazione centrale, un supporto logistico e di manutenzione, comando e controllo .

57B. A. Elman, A Cultural History of Modern Science in China, Cambridge, Harvard University

Press, 2006, pp. 181-184.

58 A. S. Erickson, L. J. Goldstein, C. Lord, op. cit., p. 309. 59

(18)

55

Alla stregua dei francesi nel marzo 1885, il Giappone nel 1895 prese possesso delle isole Penghu ed invase Taiwan, ma diversamente dai francesi non le restituì. Quando nell'aprile 1895 si giunse alla firma del Trattato di Shimonoseki, che pose fine alla Prima Guerra cino-giapponese, le isole Pescadores/Penghu e Taiwan vennero cedute al Giappone e la Corea divenne un protettorato giapponese60. A causa di tutti questi innumerevoli fattori, che concorsero a far perdere alla Cina la sua precedente posizione indiscussa di grande nazione marittima in Asia, il tentativo di schierare una moderna flotta, sul volgere del Diciannovesimo secolo, non ebbe successo. Agli inizi del 1900, la dinastia Qing cercò di introdurre alcune riforme navali, creò persino un Ministero della Marina, ma sfortunatamente tutti questi sforzi si rivelarono vani dato che, a seguito dell'insurrezione del 1911, esplosa nella città di Wuhan, il governo centrale a Pechino venne rovesciato, in parte almeno, a causa di un ammutinamento navale da parte delle stesse forze inviate da Pechino per sopprimere la ribellione61. Nel 1912 il medico Sun Yat-Sen proclamò la Repubblica a Nanchino, concludendosi in tal modo la plurimillenaria storia imperiale della Cina62.

Tuttavia, la nuova Repubblica si trovò sin dal principio alle prese con la questione dell'unificazione nazionale, in quanto il territorio cinese versava in un contesto di persistente divisione, dovuta sia alle molteplici aggressioni delle potenze occidentali ed orientali subite dalla Cina nel corso degli anni, sia ad un estesa rete di poteri regionali gestiti da ''signori della guerra'' locali, i quali dal 1916 si scontrarono nella Cina settentrionale per contendersi il potere ed accaparrarsi Pechino63. Dato il grave disordine a livello politico ed economico esistente in questo periodo, non si registrarono progressi in direzione di uno sviluppo in ambito navale. La Marina del Kuomintang era composta sostanzialmente dalle navi rimaste dall'epoca dei Qing o di quelle acquisite dalle nazioni straniere. Tuttavia, le forze navali cinesi, talvolta, caddero sotto il controllo dei vari signori della guerra e cessarono di esistere come forza nazionale del Paese.

Il governo nazionalista, dapprima con capo del Governo Sun Yat-Sen ed in seguito Chiang Kai-Shek, non ebbe quale priorità quella di sviluppare una

60 B. Lai, Chinese Battleship vs Japanese Cruiser: Yalu River 1894, Osprey Publishing, 2019, pp.

76-77.

61

A. S. Erickson, L. J. Goldstein, C. Lord, op. cit., p. 312.

62 L. T. Lee, H. G. Lee, Sun Yat-Sen, Nanyang and the 1911 Revolution, Singapore, ISEAS, 2011,

p. 151.

63 L. Tomba, Storia della Repubblica Popolare Cinese, Milano, Bruno Mondadori, 2002, pp.

(19)

56

strategia marittima, dato che le sue priorità si dirigevano sulle forze terrestri dei signori della guerra che avevano assunto il controllo della Cina del centro e del nord, della Russia sovietica e del Partito Comunista Cinese, allorché venne fondato a Shangai nel 1921.

Le manovre navali, durante il periodo repubblicano, si svolsero principalmente lungo i fiumi. I signori della guerra, che competevano per il controllo delle diverse province della Cina durante il periodo rivoluzionario, dal 1916 al 1928, utilizzarono le vie navigabili interne per il trasporto, come barriere militari o come fonte di entrata, tassando il denso traffico lungo i canali ed i fiumi, in particolare lungo lo Yangtze.

In due occasioni le forze marittime cinesi si destreggiarono in maniera positiva. In primo luogo, nel 1926, nel corso di una battaglia svoltasi nella città portuale di Wanhsien, scatenata dal signore della guerra locale, il Generale Yang Sen, per aver sequestrato alcuni piroscafi di proprietà britannica. Il generale tese un'imboscata, ben organizzata e gestita, alla cannoniera britannica HMS Cockchafer, che causò alla Gran Bretagna molte perdite64.

In secondo luogo, nell'ottobre 1929, quando le forze navali cinesi si trovarono coinvolte in uno scontro con le forze sovietiche lungo il fiume Amur65.

Pertanto può essere affermato che, per secoli, durante il periodo imperialista e repubblicano, ma in realtà anche nel corso dell'epoca maoista, in Cina prevalse sempre una politica di sicurezza caratterizzata da una linea continentalista. Nell'arco di questo lungo periodo, il focus fu posto sull'arena continentale piuttosto che marittima. La forza marittima era ritenuta un elemento meramente secondario del potere nazionale e la costruzione ed il conseguente schieramento delle navi avveniva soltanto con obiettivi di difesa66.

Ad ogni modo, fu con il nuovo governo di stampo comunista di Mao Zedong che cominciò il graduale percorso in direzione di una trasformazione marittima con la creazione di una nuova marina militare.

La vittoria dei comunisti di Mao Zedong nella guerra civile che pervase la Cina dal 1927 sino al 1949, fatta eccezione per il periodo di tregua intercorsa tra il Kuomintang e il PCC, posta dall'aggressione nipponica della Manciuria nella

64

M. H. Murfett, Naval Warfare 1919-45: An Operational History of the Volatile War at Sea, Abingdon, Routledge, 2009, p. 8.

65 B. D. Cole, The History Of the Twenty-First Century Chinese Navy, fonte Naval War College

Review, 2014, Vol. 67, n. 3, pp. 49-50.

66

(20)

57

quale grande rilevanza ebbero le forze navali giapponesi67, che portò alla creazione di un fronte comune contro il nemico invasore, non impedì comunque l'arresto dell'attività della marina della Repubblica di Cina di Chiang Kai Shek. Quest'ultima, sconfitta dai comunisti di Mao Zedong, nonostante l'aiuto statunitense ricevuto durante il conflitto, continuò a depredare le installazioni costiere e ad attaccare i mercantili e i pescherecci, nonché a minacciare un'invasione su più larga scala dall'isola di Taiwan, sulla quale avevano trovato rifugio i nazionalisti del Kuomintang, all'indomani della conquista comunista sulla terraferma cinese68.

Il successo comunista del 1949 fu un trionfo realizzato non grazie alla marina, bensì ad opera dell'Esercito, dell''Armata rossa cinese, attuale Esercito di Liberazione Popolare, costituita nel 1928, quale milizia proletaria adibita a combattere le forze nazionaliste del Kuomintang. Le forze armate terrestri rappresentarono il servizio predominante all'interno dell' Esercito di Liberazione Popolare Cinese per tutta la durata della Guerra Fredda69.

Tuttavia, la visione strategica militare del nuovo governo comunista, dal 1949 al 1954, venne fortemente influenzata da due nuove minacce: il regime nazionalista del Kuomintang, stanziatosi a Formosa, e gli Stati Uniti. La decisione presa dal Grande Timoniere di coalizzarsi con l'Unione Sovietica, alleanza poi sancita nel 1950 dal Trattato di amicizia, alleanza e mutua assistenza, fu dettata anche dal timore di un'ingerenza militare statunitense nel confronto tra il Partito Comunista Cinese ed il regime del Kuomintang a Taiwan. L'obiettivo del neo istituito Governo cinese a Pechino era di evitare uno scontro aperto con gli Stati Uniti in un contesto in cui le preoccupazioni primordiali maoiste vertevano sull'estinguere gli ultimi resti delle forze reazionarie e sullo sforzo di consolidare il potere all'interno70.

Nel maggio 1949 la classe dirigente comunista diede vita alla prima forza navale della Repubblica Popolare Cinese, denominata ''Marina Popolare della Cina Orientale'', composta principalmente dal personale che aveva abbandonato l'ex

67 B. A. Elleman, S. C. M. Paine, Naval Coalition Warfare: From the Napoleonic War to

Operation Iraqi Freedom, Abingdon, Routledge, 2008, p. 126.

68 A. S. Erickson, L. J. Goldstein, C. Lord, op. cit., p. 320. 69 Ibidem.

70 J. W. Garver, The Sino-Soviet Alliance: Nationalist China and American Cold War Strategy in

(21)

58

Seconda Flotta di difesa costiera del Kuomintang e aveva prestato fedeltà al nuovo regime insediatosi a Pechino.

Questa forza navale divenne, in seguito, parte del Comando Militare della Cina Orientale, allorché venne creato nel gennaio 1950, con il quale Pechino pose il focus sulla difesa del litorale cinese71.

La ratio della creazione di una ''Marina Popolare della Cina Orientale'' era dettata dalla necessità di tutelare tre elementi dall'aggressione imperialista: l'indipendenza, l'integrità territoriale, e la sovranità della Repubblica Popolare Cinese, supportando in tal senso le forze aeree e terrestri dell'Esercito di Liberazione Popolare in difesa del suolo cinese. In aggiunta a questi tre elementi fondamentali, la dirigenza del Partito Comunista Cinese si trovò a dover tutelare i suoi interessi marittimi rappresentati, oltre che dalla difesa dei territori posti lungo le coste della Cina orientale e sudorientale, dalle molte isole poste sotto occupazione dal regime nazionalista di Chiang Kai-shek. In tal senso, il Politburo del Partito Comunista Cinese incaricò la nuova forza armata navale di supportare l'Esercito nella presa delle isole al largo della Cina e di prepararsi alla conquista di Taiwan72.

Il nuovo comandante della Marina Popolare della Cina orientale fu il Generale Zhang Aiping che, come i successivi comandanti, da comandante delle forze di terra venne trasferito alla Marina sulla base della fedeltà dimostrata negli anni al Partito Comunista Cinese e della comprovata esperienza in combattimento. Questa tendenza a ricoprire la leadership sulla base di ragioni politiche e di combattimento, piuttosto che in funzione di un background in ambito navale, perdurerà sino al 1988.

Il leader Zhang Aiping, una volta al potere, istituì a Nanchino una sorta di scuola del personale navale, incaricata di fornire gli elementi basilari inerenti la manutenzione e la logistica in campo navale73.

La Marina dell'Esercito di Liberazione Popolare venne ufficialmente creata nel Maggio 1950 ed in ciò fondamentale fu l'assistenza di tipo finanziario, materiale e la consulenza fornita dall'Unione Sovietica tra il 1949 ed il 1950.

71

B. Gill, T. Kim, China's Arms Acquisitions from Abroad: A Quest for 'Superb and Secret

Weapons', New York, Oxford University Press, 1995, p. 24.

72 D. G. Muller, China as a Maritime Power, New York, Routledge, 2018, (formato Kindle). 73 M. A. Ryan, D. M. Finkelstein, M. A. Devitt, Chinese Warfighting: The PLA experience since

(22)

59

Dal punto di vista materiale, la Repubblica Popolare Cinese ottenne, inizialmente, dai sovietici quattro obsoleti sottomarini, due cacciatorpediniere, e diverse motovedette. Furono ordinati anche due incrociatori dalla Gran Bretagna ed il tentativo di ottenere altre navi da guerra di produzione estera furono vanificati in seguito allo scoppio della Guerra in Corea. Inoltre, la Cina comunista acquistò navi di piccole dimensioni idonee nel combattimento contro le minacce poste dalla Marina della Repubblica di Cina di Chiang Kai-shek alle installazioni costiere vicine alla terraferma74.

L'URSS contribuì anche allo sforzo cinese inerente la creazione di una grande infrastruttura costiera, comprendente diversi cantieri e scuole navali.

Pechino programmò la riconquista delle isole al largo del territorio cinese, nonché dell'isola di Taiwan, per l'estate del 1951, al fine di completare l'unificazione nazionale. La Repubblica Popolare Cinese riuscì a raggiungere un primo traguardo nella primavera del 1950, allorché l'Esercito di Liberazione Popolare occupò Hainan, la seconda isola più grande sotto il controllo dei nazionalisti dopo Taiwan. L'Esercito di Liberazione Popolare pianificò molto attentamente la manovra militare, mostrando abilità nel riuscire a neutralizzare le forze militari navali ed aeree superiori dei nazionalisti75. Per quanto riguardava Taiwan, affinché la campagna militare potesse avere successo, si presentava come imprescindibile l'esistenza di un trasporto navale, un addestramento anfibio, una copertura aerea, nonché della cooperazione di una ''quinta colonna'' sull'isola di Taiwan. Queste caratteristiche sono valide ancora oggi76.

Con il divampare della Guerra di Corea nel giugno 1950, la dirigenza del Partito Comunista Cinese cominciò a nutrire fortemente il timore di subire un attacco da parte degli Stati Uniti, turbamento aggravato dalla comprensione comunista circa la superiorità aerea e marittima posseduta dagli statunitensi nelle acque asiatiche, allorché il Presidente statunitense Harry Truman inviò la Settima Flotta statunitense nello Stretto di Taiwan.

Questa interferenza statunitense venne giustificata, quale espediente volto ad impedire un potenziale attacco tra la Repubblica Popolare Cinese e Taiwan,

74A. S. Erickson, L. J. Goldstein, C. Lord, op. cit., p. 322. 75

J. A. Murray, China's Lonely Revolution: The Local Communist Movement of Hainan Island ,

1926-1956, Albany, State University of New York Press, 2017, pp. 2-3.

76 AA. VV., Preparing and Training for the Full Spectrum of Military Challenges: Insights from

the Experiences of China, France, the United Kingdom, India, and Israel, Santa Monica, RAND

(23)

60

sebbene interpretata da Pechino come un supporto alla causa, nonché alla difesa del regime del Kuomintang77.

Sul volgere del 1953 il Grande Timoniere decise di conferire alla Marina dell'Esercito di Liberazione Popolare tre incarichi di primaria rilevanza, consistenti nell'eliminazione dell'interferenza navale delle forze del regime di Chiang Kai-Shek, nel garantire una navigazione libera da minacce per il commercio marittimo cinese e nella preparazione per la riconquista di Taiwan. Tuttavia, la neo istituita Marina dell'Esercito di Liberazione Popolare presentava ancora numerosi problemi, tra i quali, la presenza di personale carente dal punto di vista della formazione in ambito navale, la fornitura da parte sovietica di navi obsolete, e la mancanza di fondi da poter investire in ambito navale, soprattutto all'indomani dello scoppio della Guerra coreana quando Mao Zedong ordinò il ricollocamento delle risorse finanziarie dall'acquisizione delle navi della Marina dell'Esercito di Liberazione Popolare in direzione dell'acquisto di aerei necessari al combattimento sul suolo coreano78. Complessivamente, la Guerra di Corea non fu un conflitto marittimo significativo ed i successi riportati dalle forze aeree e terresti dell'Esercito di Liberazione Popolare contribuirono a continuare a fare affidamento alla marina soltanto come forza di supporto di un Esercito che fungeva da principale braccio militare cinese79.

Tuttavia, all'indomani di questo conflitto in campo asiatico, alcuni comandanti dell'Esercito di Liberazione Popolare propugnarono di aggiornare la teoria maoista della ''Guerra Popolare'' in ''Guerra Popolare in condizioni moderne'', sostenendo l'inadeguatezza della teoria maoista dinanzi alle nuove condizioni che la Guerra in Corea aveva palesato, ovvero la comprensione del fatto che la ''Guerra Popolare'' di stampo maoista era ormai divenuta obsoleta per lo scenario marittimo. Tale consapevolezza fu raggiunta da molti comandanti cinesi dopo essere stati testimoni degli effetti delle moderne armi utilizzate nel conflitto coreano, nonché della minaccia esistente di una guerra nucleare. Malgrado le conclusioni raggiunte, ogni tentativo di ammodernamento venne rigettato

77 S. M. Ali, US-Chinese Strategic Triangles: Examining Indo-Pacific Insecurity, Cham, Springer

International Publishing AG, 2017, p. 57.

78 Y.H. Lim, China's Naval Power: An Offensive Realist Approach, Abingdon, Routledge, 2014,

pp. 62-63.

79T. M. Cheung, Growth of Chinese Naval Power: Priorities, Goals, Missions, and Regional

(24)

61

bruscamente da Mao Zedong e dagli altri vertici del Partito Comunista Cinese, accusando i sostenitori di rinnegare il principio della ''Guerra Popolare''80.

Insieme alla ritrosia dimostrata dalla classe dirigente comunista nell'attuare un adeguamento dell'ideologia, necessario a far fronte all'emergere di nuove condizioni, gli ultimi anni del 1950 ed il 1960, testimoniarono un ruolo della Marina di mero sussidio alle forze terrestri ed aeree dell'Esercito di Liberazione Popolare. Testimonianza di ciò, furono le operazioni della Marina durante le due crisi dello Stretto di Taiwan, la prima del 1954-1955 e la seconda del 1958, in cui la Repubblica Popolare Cinese bombardò le isole Kinmen e Mazu, sotto occupazione della Repubblica di Cina. Queste due crisi, oltre ad attirare in modo crescente gli USA nel conflitto tra le ''due Cine'', palesò ancora una volta la debolezza della Marina dell'Esercito di Liberazione Popolare. Debolezza che può essere spiegata anche dal fatto che durante questo periodo, furono diretti a questo settore scarsi finanziamenti e ciò a causa della riallocazione effettuata da Mao Zedong delle risorse in direzione dello sviluppo di un deterrente nucleare cinese, oltre al fatto che il Grande Balzo in avanti lasciò la Repubblica Popolare Cinese in una rovinosa situazione economica.

Degna di nota, fu la decisione assunta dalla classe dirigente comunista di stabilire una forza aerea della Marina dell'Esercito di Liberazione Popolare, che fornisse supporto alle operazioni difensive anti nave ed anti sommergibile. La Forza aerea della Marina dell'Esercito di Liberazione Popolare ebbe luce nel 1952.

Le forze operative della Marina militare erano organizzate in tre flotte e dovevano adempiere a tre principali compiti geopolitici: la flotta del Mare del Nord, la flotta del Mare Orientale e la flotta del Mare meridionale.

La prima flotta, localizzata vicino alle forze navali statunitensi di stanza in Giappone, comprendeva la maggior parte della forza sottomarina ed era adibita ad arrestare una potenziale invasione dal sud da parte della ''Flotta Sovietica del Pacifico''. La flotta del Mar Orientale si trovava a dover fronteggiare le forze della Repubblica di Cina, supportate dagli Stati Uniti nello Stretto di Taiwan, dunque era quella più impegnata ed importante, e doveva liberare Taiwan. La flotta del Mar meridionale, terminata la guerra franco-vietnamita nel 1954, si trovò in una

80

(25)

62

situazione marittima relativamente calma ed era incaricata di supportare le altre due Flotte81.

Il nuovo decennio fu dominato ancora dall'ortodossia maoista, dalla teoria della ''Guerra popolare'' che presentava i soldati rivoluzionari come la vera forza necessaria a vincere la guerra relegando in secondo piano la tecnologia e gli armamenti. L'ideologia maoista continuò a dominare il pensiero strategico, quest'ultimo incentrato su grandi formazioni terrestri, con la marina relegata a fungere da mera estensione dell'esercito.

Fu inoltre un decennio contrassegnato dalla rottura delle relazioni con l'URSS, spaccatura che comportò il ritiro dei consiglieri sovietici dal territorio cinese, verso la metà degli anni Sessanta, azione che ebbe forti ripercussioni sui progetti di sviluppo militare in corso, nonché dall'avvio di un percorso di segno differente con gli Stati Uniti.

La decisione di non intraprendere sviluppi in ambito navale derivò anche dalla situazione di relativa calma in ambito marittimo, durante gli anni Sessanta, e dall'ostinata convinzione maoista di far acquisire alla Repubblica Popolare Cinese un armamento di tipo nucleare. Difatti, Mao Zedong investì fortemente nello sviluppo di missili armati nucleari e sottomarini a propulsione nucleare per lanciarli82.

Lo scoppio della Rivoluzione culturale, che attraversò la Repubblica Popolare Cinese dal 1966, escluse qualsivoglia programma, creando gravi e dannosi divari rispetto agli sviluppi navali globali in corso, ma ostacolò anche il proseguimento dello sviluppo di armi nucleari e missilistiche. La Marina dell'Esercito di Liberazione Popolare non raggiunse oppure raggiunse molto tardi, alcuni degli sviluppi che erano già stati conseguiti a livello globale nella maggior parte delle aree di guerra, tra cui l'automazione e l'informatizzazione di comando, controllo e comunicazioni oppure l'automazione di armi da fuoco e sistemi di sensori83. Durante gli anni Settanta, le missioni assegnate alla Marina dell'Esercito di Liberazione Popolare erano di combattere le attività criminali, quali per esempio la pirateria e l'immigrazione illegale, e di assicurare la sicurezza della navigazione. Ma la priorità assoluta, in questo decennio, era di difendere il

81U. Suganuma, Sovereign Rights and Territorial Space in Sino-Japanese Relations: Irredentism

and the Diaoyu/Senkaku Islands, Ann Arbor, Association for Asian Studies, 2000, p. 148.

82 B. D. Cole, The Great Wall..., op.cit., p. 12. 83

(26)

63

territorio cinese da una possibile invasione anfibia da parte dell'Unione Sovietica. Il timore cinese circa il potere marittimo dell'URSS si rafforzò a seguito della dimostrazione della potenza della Marina sovietica, allorché condusse la sua prima esercitazione globale, denominata Okean-70 nel 197584.

La rapida crescita della Marina sovietica, dall'essere una mera forza regionale all'essere una forza oceanica a pieno titolo, estese il confronto di confine sino-sovietico nell'arena marittima85. L'alta priorità accordata alla crescita della Flotta Sovietica del Pacifico e l'espansione della sua attività lungo l'Asia sudorientale, in particolare con l'installazione di strutture portuali in Vietnam, posero la minaccia sovietica navale al primo posto delle preoccupazioni inerenti la sicurezza di Pechino86.

Verso la fine degli anni Settanta inizi anni Ottanta, gli interessi comunisti cinesi minacciati dalla Marineria sovietica includevano le vie marittime di comunicazione vitali per la marina mercantile in rapida crescita della Repubblica Popolare Cinese, dal momento che le forze marittime di Mosca erano onnipresenti nel Pacifico e mantenevano una continua presenza navale nell'Oceano Indiano e nel nord del Mar arabico.

La modernizzazione della Marina dell'Esercito di Liberazione Popolare fu ulteriormente ostacolata da numerosi fattori. In primo luogo, all'indomani della fine del vortice politico causato dalla Rivoluzione culturale, si dovette far fronte alle scosse di assestamento politiche e alla successiva lotta per il potere che derivò all'indomani della morte del Grande Timoniere, tra la ''Banda dei Quattro'' e i moderati capeggiati da Deng Xiaoping, nonché alla grave situazione economica e sociale in cui si ritrovò il Paese asiatico. Questi fattori limitarono l'investimento di risorse volte a sviluppare un ammodernamento del complesso industriale-militare, ed in particolare del settore navale.

Oltre a questi elementi, con l'avvio del percorso di relativo scongelamento delle tensioni tra la Cina comunista e gli Stati Uniti, intervenuto dagli inizi degli anni Settanta del Ventesimo secolo in chiave antisovietica, ebbe luogo una contestuale situazione di stallo nello sviluppo del settore navale, dal momento che Pechino poté fare affidamento sulla moderna Marina statunitense per fronteggiare una

84 B. W. Watson, Red Navy at Sea: Soviet Naval Operations on the High Seas, 1956-1980, New

York, Routledge, 2019, (formato Kindle).

85 T. M. Cheung, op. cit., p. 4. 86

Riferimenti

Documenti correlati

1.5 Costruzione della Repubblica popolare cinese e mobilitazione delle masse pag. 97 3.4 Cambiamenti interni e conflitto di frontiera

Per capire il modo in cui la Cina si è trasformata economicamente, è necessario partire da un'analisi della vita politica del pese dei cambiamenti avvenuti all'interno del partito

Maring in particolare ebbe modo a più riprese di sottolineare nei suoi rapporti a Mosca le sue forti perplessità sul Pcc e sul suo approccio idealistico alla strategia del

di cooperazione sulle tecnologie dual use (cioè ad uso sia militare sia civile), il nucleare civile e l’aerospaziale. La normalizzazione delle relazioni tra Cina, Russia e India

Il 19° congresso nazionale del Partito comunista cinese non ha soltanto confermato Xi Jinping alla carica di Segretario generale e Presidente della Commissione

Il corso intende offrire allo studente le competenze necessarie alla comprensione di testi scritti di media difficoltà nonché alla produzione di testi su argomenti di

Il corso intende offrire allo studente le competenze necessarie alla comprensione di testi scritti di media difficoltà nonché alla produzione di testi su argomenti di

g) le modalità della propaganda elettorale e gli spazi ad essa destinati. Il Decreto di cui al precedente comma 1 è pubblicato sul sito internet di Ateneo e la sua adozione