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Academic year: 2021

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3"

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(1)

Capitolo
3


Programmazione
Sanitaria
Regionale
‐
Toscana


Premessa:
la
regionalizzazione
del
SSN,
i
modelli
 


Col
 D.
 lgs.
 502
 del
 1992
 e
 la
 successiva
 modifica
 col
 D.
 lgs.
 517
 del
 93,
 si
 ha
 la
 regionalizzazione
 del
 SSN
 (dall’insieme
 dei
 sistemi
 sanitari
 regionali
 risulta
 il
 sistema
 sanitario
 nazionale).
 Le
 Regioni
 sono
 investite
 di
 specifiche
 funzioni
 legislative
 ed
 amministrative
 attraverso
 cui
 determinano
 i
 principi
 sull’Organizzazione
 dei
 servizi
 e
 sull’attività
 destinata
 alla
 tutela
 della
 salute
 e
 dei
 criteri
 di
 finanziamento
 delle
 ASL/AO.
 Definiscono
 pertanto,
 i
 Modelli
 ed
 i
 Principi
 Gestionali
 destinati
 a
 consentire
 il
 raggiungimento
 degli
 obiettivi
 (Lea)
 stabiliti
 dal
 PSN
 in
 coerenza
 con
 le
 specifiche
 esigenze
 del
 territorio.
 Le
 prestazioni
 sono
 garantite
 ai
 livelli
 essenziali,
 definite
 dallo
 Stato,
 ma
 le
 Regioni,
con
la
possibilità
di
scelta
tra
i
modelli
diversificati
di
organizzazione
e
gestione
dei
 servizi,
 possono
 differenziare
 anche
 le
 prestazioni
 erogate.
 Nell’ambito
 dei
 Lea,
 cioè
 la
 Regione
 può
 migliorare
 la
 qualità
 di
 alcune
 prestazioni
 e/o
 differenziarle
 dalle
 prestazioni
 delle
altre
Regioni,
ma
solo
una
volta
assicurati
i
livelli
essenziali
di
assistenza
e
finanziandoli
 attraverso
 le
 proprie
 risorse1.
 Anche
 se
 il
 Diritto
 alla
 Salute
 è
 uguale
 per
 tutti,
 i
 motivi
 che


spingono
alla
differenziazione
sono
legati
alle
diverse
esigenze
sanitarie
che
hanno
le
diverse
 Regioni,
 per
 le
 particolarità
 loro
 proprie,
 con
 conseguenti
 differenti
 bisogni
 da
 soddisfare
 e
 quindi
diverse
realtà
assistenziali
e
diverso
assetto
della
domanda/offerta
sanitaria.


La
Regione
diviene
il
soggetto
economico
della
sanità,
con
potere
di
guida
e
di
controllo
sulle
 strutture
sanitarie
e
può
orientare
le
scelte
operative
con
la
responsabilità
di
sopportarne
le
 conseguenze
(Titolare):
mentre
lo
Sato
resta
responsabile
esclusivamente
di
garantire
i
livelli
 essenziali
 assistenziali,
 le
 Regioni
 sono
 responsabili
 della
 loro
 effettiva
 applicazione
 nel
 territorio2.


Le
Regioni
diventano
come
Holding,
con
valenza
programmatoria
e
organizzativa
rafforzata,
 cioè
 come
 una
 capogruppo
 in
 una
 logica
 di
 stampo
 reticolare
 che
 dovrebbe
 assicurare
 una
 maggiore
integrazione
organizzativa
delle
aziende,
una
condivisione
delle
risorse,
tecnologie,
 competenze
per
la
realizzazione
di
economie
di
scala3.
Anche
se,
la
visione
di
gruppo,
rischia


di
 espandere
 i
 poteri
 di
 indirizzo
 delle
 Regioni,
 rendendoli
 eccessivamente
 penetranti
 e
 di
 ostacolo
all’autonomia
delle
singole
ASL4.
L’approccio
tradizionale
degli
ospedali
considerati


organizzazioni
fortemente
autonome
(la
programmazione
e
la
gestione
dell’ospedale
avveniva
 in
modo
isolato,
non
solo
in
relazione
alle
strutture
territoriali,
ma
anche
rispetto
alle
altre
 







1La
Regione
Toscana
ha
differenziato
i
servizi
sanitari
inserendo
la
Medicina
Alternativa,
mentre
la
Lombardia
ha
inserito
la


Chirurgia
 Estetica
 non
 sanitaria.
 LR
 12/08/99
 nr
 15
 e
 LR
 9/2007
 Medicina
 Complementare,
 Ago
 Puntura,
 Fitoterapia,
 Omeopatia,
Medicina
Manuale.


2Si
rimanda
all’art.
119
Costituzione
e
alla
L.
42
del
2009
attuativa
del
federalismo
fiscale.
 3G.
Frassetto,
Il
network
sanitario,
Padova,
Cedam,
1996.


4Scrive
in
tal
senso
M.
Trabucchi
(a
cura
di),
in
Rapporto
Sanità
’97,
i
nodi
di
cambiamento,
Fondazione
SmithKline,
Bologna,


il
 Mulino,
 1997:
 “Nonostante
 i
 decreti
 assegnassero
 alle
 Regioni
 un
 ruolo
 di
 indirizzo
 e
 coordinamento
 e
 non
 di
 diretta
 gestione,
esse
trovano
grandi
difficoltà
nel
rinunciare
ad
agire
in
prima
persona
su
alcuni
importanti
fattori
produttivi,
tra
i
 quali
 il
 personale.
 (…)
 La
 logica
 di
 riportare
 a
 livello
 regionale
 la
 responsabilità
 del
 dimensionamento
 dell’organico,
 dell’azienda
 sanitaria
 blocca
 ogni
 desiderio
 di
 affinamento
 del
 processo
 produttivo
 e
 limita
 estremamente
 la
 possibilità
 dell’istituzione
di
assumere
i
dipendenti
quando
ritenuto
necessario
(…).
Anche
in
questo
caso
ci
troviamo
di
fronte
ad
un
 delicato
passaggio
culturale:
le
Regioni,
dopo
aver
faticosamente
ottenuto
dal
livello
centrale
una
crescente
autonomia,
non
 riescono
a
rinunciare
a
questo
potere
di
gestione,
che
non
è
di
loro
competenza,
rallentando
il
processo
di
riorganizzazione
 delle
sanitarie”.


(2)

strutture
ospedaliere
che
erogavano
prestazioni
all’interno
dello
stesso
ambito
territoriale),
è
 stato
messo
in
crisi
dall’evoluzione
dei
seguenti
fattori5:


‐ il
cambiamento
della
domanda
di
salute
causato
dall’evoluzione
epidemiologica
della
 popolazione
(compresenza
di
patologie
acute,
più
patologie
croniche
legate
all’età
ed
 uno
stato
di
fragilità
dal
punto
di
vista
sanitario
e
socio‐assistenziale)6,
e
la
modifica


delle
 aspettative
 dei
 pazienti
 sempre
 più
 informati
 e
 consapevoli
 delle
 nuove
 opportunità7;


‐ il
 cambiamento
 dell’offerta
 causato
 dalla
 tecnologia
 di
 altissima
 specializzazione
 e
 molto
costosa
(perciò
da
concentrare
presso
poche
sedi
ospedaliere,
sia
per
consentire
 di
 acquisire
 delle
 competenze
 che
 migliorino
 l’assistenza,
 che
 per
 motivazioni
 di
 carattere
 economico)8,
 oltre
 alla
 specializzazione
 crescente
 nel
 trattamento
 dei
 casi


complessi
 e
 rari
 (ciò
 richiede
 una
 maggiore
 concentrazione
 della
 casistica
 per
 raggiungere
 la
 massa
 critica
 minima
 per
 sostenere
 la
 qualità
 professionale)9.
 Mentre


per
alcuni
tipi
di
trattamento
di
routine,
che
richiedono
tecnologie
di
medio
livello
e
 per
 cui
 si
 diventa
 esperti
 anche
 con
 bassi
 volumi
 trattati,
 si
 ha
 il
 loro
 trasferimento
 dall’ospedale
di
alto
livello
ad
ospedali
di
prossimità
o
direttamente
sul
territorio.
 Ne
consegue
la
necessità
di
programmare
la
distribuzione
dell’offerta
per
garantire10:


‐ la
 concentrazione
 delle
 attività
 in
 relazione
 alle
 competenze
 diffuse
 nella
 rete
 e
 alla
 necessità
del
loro
sviluppo
legato
alla
curva
di
esperienza11;


‐ l’equità
di
accesso
a
tutta
la
popolazione
gravitante
sulla
rete
ospedaliera;


‐ un
 migliore
 coordinamento
 delle
 scelte
 di
 investimento
 in
 coerenza
 con
 la
 programmazione
e
gli
sviluppi
delle
competenze
specialistiche
nei
vari
poli
delle
reti.
 La
 risposta
 a
 tali
 fabbisogni
 è
 stata
 data
 dalle
 politiche
 regionali,
 attraverso
 le
 reti
 ospedaliere12:


‐ sotto
la
dimensione
progettuale
di
sistema
o
di
area
vasta13,
tali
interventi
richiedono


l’organizzazione
 e
 la
 gestione
 di
 reti
 ospedaliere
 tra
 aziende
 sanitarie
 autonome
 dal
 







5McKee,
Healy,
2002,
Hospitals
in
a
Changing
Europe,
Open
University
Press,
Buckingam.


6Shult,
 Leidl,
 Koenig,
 2004,
 The
 impact
 of
 ageing
 on
 hospital
 care
 and
 long‐term
 care.
 The
 example
 of
 Germany,
 Health


Policy,
67,
pp.
57‐74.
 7Bellio,
Buccoliero,
Prenestini,
2009,
Patient
web
empowerment:
la
web
strategy
delle
aziende
sanitarie
del
SSN,
in
E.
Cantù
 (a
cura
di),
L’aziendalizzazione
della
sanità
in
Italia.
Rapporto
OASI
2009,
Egea,
Milano.
 8Burhmal,
2002,
The
Future
is
Now,
Health
Facilities
Management,
mar,
pp.
16‐22.
 9Edwards,
Wyatt,
McKee,
2004,
Configuring
the
Hospital
in
the
21°
Century,
in
Policy
Brief
n°
4,
European
Observatory
on
 Health
Systems
and
Policies,
Copenhagen.
 10Bensa,
Carbone,
Lega,
2008,
Le
reti
ospedaliere
dei
SSR:
un’analisi
comparativa,
in
E.
Anessi
Pessina,
E.
Cantù
(a
cura
di),
 L’aziendalizzazione
della
sanità
in
Italia.
Rapporto
OASI
2008,
Egea,
Milano.
 11Negli
studi
di
strategia
aziendale,
la
Curva
di
Esperienza
è
la
rappresentazione
grafica
della
relazione
che
lega
l’andamento


del
 Costo
 Medio
 Unitario
 del
 bene
 prodotto
 al
 Volume
 di
 Produzione
 Cumulata.
 E’
 stato
 dimostrato
 che
 all’aumentare
 del
 volume
di
produzione
cumulata
(e
quindi
nel
nostro
caso
dei
volumi
di
ricovero
cumulati)
il
costo
medio
del
bene
prodotto
 (del
 ricovero
 erogato)
 diminuisce,
 e
 tale
 diminuzione
 è
 legata
 al
 più
 alto
 livello
 di
 efficienza
 della
 produzione
 per
 effetto
 dell’esperienza.


12Due
sono
le
logiche
di
fondo
delle
reti
ospedaliere:


‐ Organizzazione
 in
 rete,
 che
 implica
 una
 relazione
 funzionale
 tra
 i
 servizi
 ospedaliere
 inclusi
 nella
 rete
 e,
 quindi,
 prevede
un
coordinamento
tecnico‐scientifico,
ossia
la
condivisione
di
linee‐guida,
percorsi
diagnostico‐terapeutici
 e
assistenziali,
definizione
di
possibili
percorsi
di
sviluppo
professionale
dei
clinici.
Questa
organizzazione
a
valenza
 esclusivamente
clinico‐scientifica
assume
significato
a
livello
di
dipartimento;


‐ Organizzazione
 a
 rete,
 che
 concepisce
 la
 rete
 ospedaliera
 come
 un
 insieme
 di
 nodi
 legati
 fra
 loro
 da
 connessioni
 continue
 e
 implica
 una
 riconfigurazione
 dell’offerta
 in
 termini
 di
 ridefinizione
 della
 tipologia
 di
 prestazioni,
 dei
 volumi
e
dei
case‐mix
produttivi
di
servizi
ospedalieri
coinvolti,
oltre
che
di
coordinamento
tecnico‐scientifico
tra
 gli
 ospedali
 che
 ne
 fanno
 parte.
 Questa
 organizzazione
 trova
 applicazione
 a
 livello
 sia
 di
 dipartimento
 che
 di
 ospedale
nel
suo
complesso.
Lega
F.
(2001),
Organizzazione,
strategia
e
gestione
dei
dipartimenti
ospedalieri
nelle
 aziende
sanitarie
multi‐ospedale:
proposta,
analisi
e
discussione
di
possibili
assetti
di
riferimento,
Organizzazione
 Sanitaria,
1,
pp.
2‐17.


(3)

punto
 di
 vista
 giuridico
 ma
 che
 coesistono
 nello
 stesso
 bacino
 geografico
 ed
 istituzionale;


‐ a
 soggetto
 giuridico
 unico,
 ossia
 di
 proprietà
 di
 un’unica
 azienda,
 ovvero
 aziende
 sanitarie
 che
 gestiscono
 più
 strutture
 ospedaliere.
 Ciò
 si
 ottiene
 attraverso
 l’accorpamento
 delle
 Asl
 a
 valenza
 provinciale
 o
 regionale
 (p.
 es.
 nel
 Molise)
 che
 coordinano
 e
 gestiscono
 una
 rete
 ospedaliera
 composta
 da
 più
 strutture
 che
 appartenevano
 alle
 precedenti
 aziende
 sanitarie
 autonome,
 oppure
 attraverso
 lo
 scorporo
 degli
 ospedali
 delle
 Asl
 con
 la
 creazione
 di
 AO
 multi
 presidio
 (p.
 es.
 in
 Lombardia)
o
la
fusione
di
AO
(p.
es.
nel
SSR
Siciliano).


Si
 è
 creata
 una
 complessa
 articolazione
 del
 sistema
 basato
 sul
 meccanismo
 competitivo
 in
 quanto:
 da
 una
 parte
 c’è
 il
 riconoscimento
 ai
 cittadini
 delle
 libertà
 di
 scegliere
 la
 struttura
 sanitaria
sul
territorio
italiano
ed
europeo,
ritenuta
più
idonea
per
la
soddisfazione
dei
propri
 bisogni,
 e
 dall’altra
 si
 ha
 la
 regolamentazione
 della
 concorrenza
 che
 si
 crea
 tra
 le
 diverse
 tipologie
di
fornitori
di
prestazioni
sanitarie.
Le
diverse
scelte
d’indirizzo
privilegiano
uno
o
 l’altro
 aspetto,
 così
 da
 creare
 differenti
 modelli
 competitivi,
 che
 si
 distinguono
 per
 come
 la
 Regione
stabilisce
il
rapporto
con
le
ASL
e
le
AO,
ovvero:



‐ suddividere
 in
 ASL
 la
 Regione,
 tale
 da
 ottenere
 un
 numero
 di
 ASL
 per
 ognuna
 delle
 quali
corrisponde
un
presidio
ospedaliero
interno.
All’
ASL
viene
riconosciuto
il
ruolo
 di
erogazione
diretta
di
prestazioni
mediante
i
presidi/strutture
operative
proprie;
 ‐ portare
gli
ospedali
fuori
dalle
ASL
e
creare
le
Aziende
Ospedaliere
che
giuridicamente


sono
 considerate
 come
 le
 ASL,
 ovvero
 hanno
 personalità
 giuridica
 e
 autonomia
 imprenditoriale,
 quindi
 con
 propri
 organi
 (Direttore
 Generale,
 Direttore
 Amministrativo,
 Direttore
 Sanitario).
 All’
 ASL
 viene
 riconosciuto
 solo
 il
 ruolo
 di
 committenza
di
prestazioni
sanitarie
e
la
loro
retribuzione.


I
modelli
si
possono
suddividere
in
3
tipi
teorici14:


‐ ASL
 Regolatore
 (come
 la
 Regione
 Toscana
 o
 l’Emilia
 Romagna),
 definito
 “Modello
 Toscano”;
 ‐ ASL
Pagatore
(come
la
Regione
Lombardia),
definito
“Modello
Lombardo”;
 ‐ ASL
Sponsor
(simile
a
quello
nella
Regione
Veneta).
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 







13Per
 un
 approfondimento
 sul
 tema
 delle
 politiche
 regionali
 relative
 alle
 reti
 ospedaliere
 si
 veda
 Lega,
 Mauri,
 Prenestini


(2010),
L’ospedale
tra
presente
e
futuro,
Egea,
Milano.


14Col
D.L.

347
del
2001
“Tremonti”:
Regionalizzazione
delle
sperimentazioni,
la
Regione
può
sperimentare
diversi
modelli


(4)

ATTIVITA’
 SOVRAZIENDALI
 







 




REGIONE
 
 
 
 Finanziamenti
 Diretti
 straordinari
 


===






===
 Quota
capitaria
 FINANZIAMENTI
DIRETTI
PER
 FUNZIONI
E
 COMPLESSITA’
 Altri
promoter
 extraregionali
 

 

=========
 Azienda
Sanitaria
 Locale
(Con
presidi
 ospedalieri)
 
 =========
 
===========
 
 MOBILITA’
 ENTRATA/USCITA
 A
TARIFFA
 
 RIMUNERAZI ONE
A
 TARIFFA
 FINANZIAMENTI
 DIRETTI
PER
 Progetti
Obiettivo
 Aziendale
 
 PRIVATO


ACCREDITATO
 PRIVATO
ACCREDITATO
 PRESELEZIONATO
 SPONSORIZZATO


=====
 


FIG.
1

IL
MODELLO
DEL
VENETO
(ASL
SPONSOR)
 


In
 quest’ultimo
 tipo
 di
 Modello,
 l’ASL
 ha
 un
 ruolo
 molto
 attivo
 nella
 programmazione
 e
 nel
 controllo
 della
 spesa.
 Valuta
 e
 seleziona
 tra
 le
 strutture
 sanitarie
 accreditate
 quelle
 che
 forniscono
 il
 miglior
 rapporto
 prezzo/qualità
 e
 quindi
 vi
 stipula
 i
 contratti
 di
 fornitura
 con
 specifiche
modalità
di
controllo.
Qui
non
si
parla
di
accreditamento,
per
le
aziende
che
fanno
 attività
 sanitaria
 scelte
 dalle
 ASL,
 ma
 di
 Sponsor.
 Questo
 modello
 è
 sconsigliato,
 in
 quanto
 potrebbe
andare
a
violare
la
libertà
di
scelta
del
cittadino,
che
è
limitata
solo
all’interno
delle
 strutture
 preselezionate
 dalle
 ASL,
 infatti
 se
 il
 cittadino
 si
 rivolgesse
 alle
 altre
 aziende
 non
 sponsorizzate,
 dovrebbe
 accollarsi
 parte
 della
 spesa
 sanitaria.
 Inoltre
 l’ASL
 deve
 avere
 alte
 capacità
amministrative,
per
poter
effettuare
la
migliore
scelta
e
deve
sostenere
ingenti
costi
 per
 poter
 costituire
 e
 gestire
 una
 fitta
 rete
 di
 informazioni,
 necessarie
 per
 il
 controllo
 dei
 fornitori
selezionati.
 
 
 Progetti
 Regionali
Gestiti
 Centralmente
 
 






REGIONE
 
 
 Finanziamenti
 diretti
 straordinari
 Quota
Capitaria
 Corretta
 
 
 
 
 
 Azienda
 Sanitaria
Locale
 (senza
presidi
 ospedalieri)
 
 
 
 Finanziamenti
 diretti
per
 prestazioni
non
 tariffabili
 
 
 Mobilità
in
 uscita
a
tariffa
 
 
 
 PRIVATO


ACCREDITATO
 
 AZIENDA
OSPEDALIERA
 


FIG.
2

IL
MODELLO
DI
FINANZIAMENTO
LOMBARDO
(ASL
FINANZIATORE)
 


(5)

Il
 Modello
 ASL
 Pagatore
 enfatizza
 la
 distinzione
 tra
 i
 ruoli
 di
 acquirente
 del
 servizio
 e
 fornitore,
 perché
 scorpora
 le
 aziende
 ospedali
 dalle
 ASL
 che
 non
 hanno
 presidi
 interni,
 ma
 ricevono
dalla
Regione
i
finanziamenti,
i
quali
vengono
usati
per
pagare
i
servizi
prestati
dalle
 Aziende
Ospedaliere
stesse.
La
funzione
erogativa
delle
prestazioni
delle
ASL,
è
sensibilmente
 ridotta
per
esaltarne
invece
il
ruolo
di
gestore
del
mercato,
attuato
attraverso
l’acquisto
dei
 servizi
per
conto
degli
assistiti,
mentre
il
compito
di
erogare
le
prestazioni
è
assegnato
alle
 Aziende
 Ospedaliere
 pubbliche
 ed
 alle
 altre
 strutture
 private
 accreditate,
 che
 ottengono
 quindi
una
remunerazione
in
funzione
alle
prestazioni
erogate.


Qui
 la
 libertà
 di
 scelta
 del
 cittadino
 è
 ampia,
 e
 così
 anche
 la
 concorrenza
 tra
 le
 aziende
 pubbliche
 e
 private
 accreditate,
 con
 conseguente
 spinta
 all’efficienza
 ed
 a
 elevati
 standard
 qualitativi
(chi
effettua
maggiori
prestazioni,
avrà
maggiori
entrate).
Il
modello
privilegia
sì
il
 perseguimento
delle
punte
di
qualità,
ma
attirando
i
soggetti
dalle
altre
Regioni,
fa
aumentare
 la
 complessità
 della
 gestione
 e
 della
 programmazione
 dell’offerta,
 oltre
 alla
 difficoltà
 nel
 controllare
 l’espansione
 del
 settore
 privato15.
 Le
 Aziende
 Sanitarie
 inoltre,
 cercheranno
 di


focalizzare
 l’offerta
 in
 attività
 dai
 guadagni
 più
 alti,
 nelle
 quali
 si
 avrà
 la
 massima
 specializzazione,
 mentre
 le
 attività
 di
 base
 con
 bassi
 rendimenti,
 saranno
 erogate
 da
 poche
 aziende.
Perciò
la
stipulazione
dei
contratti
che
regolano
i
rapporti
e
le
relazioni
tra
le
ASL
e
le
 Aziende
 Sanitarie,
 riveste
 un
 ruolo
 dominante,
 perché
 con
 ciò
 si
 stabiliscono:
 i
 requisiti
 valutativi
delle
prestazioni
erogate,
i
limiti
alla
concorrenza,
le
forme
di
controllo
attuate
dalle
 ASL.
E
per
ovviare
ai
problemi
suddetti,
si
è
poi
stabilito
che,
le
Aziende
Ospedaliere
Pubbliche
 debbano
necessariamente
prestare
le
attività
di
base
e
che
le
Aziende
specializzate
debbano
 rispettare
i
tetti
di
spesa,
ovvero
solo
fino
ad
un
certo
tot
di
prestazioni
l’ASL
le
rimborserà
 totalmente,
 poi
 per
 le
 successive,
 il
 rimborso
 sarà
 solo
 parziale.
 Questo
 serve
 per
 porre
 un
 limite
 alla
 specializzazione
 in
 un
 solo
 campo,
 quello
 più
 redditizio,
 ed
 aumentare
 la
 varietà
 delle
 attività
 erogate.
 Ma
 altro
 elemento
 di
 criticità
 del
 sistema,
 è
 la
 difficoltà
 che
 l’ASL
 ha
 nella
 negoziazione
 contrattuale,
 perché
 deve
 rispettare
 ampi
 vincoli
 contrattuali
 imposti
 a
 livello
 regionale,
 che
 ingabbiano
 la
 contrattazione
 in
 ambiti
 ristretti16:
 la
 Regione
 è
 qui
 la


protagonista
delle
politiche
di
governo.
In
più
risulta
difficoltoso
programmare
e
coordinare
 l’offerta
 proveniente
 dai
 diversi
 erogatori
 che
 nei
 fatti
 viene
 ancorata
 all’andamento
 ingovernabile
 della
 domanda,
 con
 ripercussioni
 sulle
 possibilità
 di
 controllo
 della
 spesa
 pubblica
sanitaria17.


Questo
modello
Competitivo
è
adottato
dalle
Regioni:
Lombardia,
Puglia
e
Abruzzo.
Pone
le
 sue
basi
sulla
competizione
che
si
crea
tra
tutte
le
strutture
che
offrono
i
servizi
sanitari,
visto
 che
 tutti
 i
 soggetti
 accreditati
 erogano
 le
 prestazioni
 sanitarie.
 E
 lo
 scorporo
 dei
 presidi
 ospedalieri
 dalle
 ASL,
 e/o
 la
 loro
 costituzione
 in
 forme
 privatistiche
 come
 le
 Fondazioni,
 ricorrendo
anche
alle
risorse
private,
serve
per
consentire
la
massima
concorrenza.


E’
il
modello
che
più
si
avvicina
a
quello
definito
dal
D.
lgs.
502
del
‘92,
nella
sua
originaria
 formulazione18.










15Afferma
 Reviglio:
 “Con
 questo
 modello
 l’azienda
 sanitaria
 gestisce,
 mentre
 gli
 ospedali
 pubblici
 o
 privati,
 e
 le
 strutture


erogano
il
servizio.
La
Regione
stabilisce
l’accreditamento
degli
erogatori
del
servizio,
le
tariffe
delle
prestazioni
e
i
criteri
 della
loro
erogazione.
Le
Asl
definiscono
i
contratti
con
margini
di
manovra
limitati
a
causa
della
necessità
di
negoziazione
 con
una
vasta
molteplicità
di
erogatori,
senza
poter
programmare
l’offerta
che
è
ancillare
alla
domanda.”
F.
Reviglio,
Sanità,
 Bologna,
Il
Mulino,
1999.


16Ad
 esempio
 si
 pensi
 alla
 scelta
 degli
 erogatori,
 che
 deve
 avvenire
 all’interno
 del
 SSN
 mediante
 il
 meccanismo


dell’accreditamento,
 ai
 livelli
 tariffari
 che
 sono
 predeterminati,
 alle
 modalità
 di
 erogazione
 delle
 prestazioni
 prestabilite
 a
 monte,
etc.
Ansemi
L.
Percorsi
aziendali
per
le
pubbliche
amministrazioni,
Torino,
Giappichelli,
2003.


17Ansemi
L.
Percorsi
aziendali
per
le
pubbliche
amministrazioni,
Torino,
Giappichelli,
2003.


18Col
D.
lgs.
502/92
“De
Lorenzo”
si
ricerca
l’efficienza
del
SSN
associata
al
contenimento
della
spesa
attraverso:



‐ la
 regionalizzazione
 del
 SSN
 (estromissione
 dei
 comuni),
 la
 Regione
 si
 pone
 al
 centro,
 con
 potere
 di
 guida
 e
 di
 controllo,
nell’erogazione
del
servizio
sanitario,
di
cui
è
Titolare;


(6)

PROGETTI
A
 GESTIONE
 REGIONALE
DIRETTA
 
 
 =========
 





REGIONE
 

 


==========
 
 Eventuali
 Finanziamenti
Diretti
 Straordinari
 
 






 
 Finanziamenti
 Diretti
per
 Progetti
Speciali
 
 =========
 
 =========
 AZIENDA
SANITARIA
 LOCALE
(Con
presidi
 ospedalieri
interni)
 ===========
 
 





ALTRE
A.S.L.
 
 Mobilità
in
uscita
a
 tariffa
 
 
 
 PRIVATO


ACCREDITATO
 ======


======
 AZIENDA
OSPEDALIERA
 
 
 FIG.
3

IL
MODELLO
DI
FINANZIAMENTO
TOSCANO
(ASL
REGOLATORE)
 
 L’ultimo
modello
da
trattare
è
quello
dell’ASL
Programmatore/Regolatore,
ovvero
il
modello
 Toscano,
dove
le
ASL
hanno
duplice
funzione:
 ‐ finanziatrici
che
annualmente
negoziano
i
programmi
di
attività
con
i
propri
presidi,
le
 AO
e
le
altre
strutture
accreditate;


‐ erogatrici
 dei
 serviti
 assistenziali
 di
 primo
 livello,
 cioè
 le
 prestazioni
 ospedaliere
 di
 base
erogate
attraverso
il
presidio
ospedaliero
interno
all’ASL.


Le
 prestazioni
 di
 secondo
 livello,
 ovvero
 le
 prestazioni
 ospedaliere
 d’eccellenza,
 vengono
 erogate
dall’AO
riconosciuta
come
centro
di
rilievo
nazionale
e
di
alta
specializzazione,
sulla
 base
 di
 specifici
 requisiti
 loro
 riconosciuti.
 Sono
 punti
 di
 riferimento
 per
 la
 domanda
 di
 prestazioni
specialistiche
a
livello
nazionale,
con
gli
stessi
requisiti
ed
organizzazione
dell’ASL
 (azienda
 con
 personalità
 giuridica,
 autonomia
 economico‐finanziaria,
 con
 DG
 e
 competenze
 per
la
gestione).


Attraverso
gli
accordi
di
Area
Vasta,
regolati
dalla
Regione,
si
persegue
la
regolamentazione
 della
 concorrenza
 ed
 il
 controllo
 della
 spesa.
 L’Area
 Vasta
 è
 la
 dimensione
 operativa
 interaziendale
 attraverso
 la
 quale
 viene
 garantito
 il
 miglior
 coordinamento
 e
 la
 programmazione
delle
attività
svolte
dalle
ASL
e
dalle
AO19.
 
 
 
 





 ‐ la
modifica
da
USL
ad
ASL
con
personalità
giuridica
ed
autonomia
imprenditoriale
e
lo
scorporo
di
alcune
ASL
in
 alcuni
grandi
ospedali:
le
AO
con
proprie
autonomie;
 ‐ la
differenziazione
tra
gli
organi
di
gestione
regionali
ed
aziendali;
 ‐ la
programmazione:
PSN
 ‐ l’introduzione
del
sistema
tariffario
per
finanziare
il
SSN;
 ‐ l’introduzione
dell’autorizzazione
per
l’entrata
nel
mercato
sanitario
dei
privati.
 19“Le
aziende
unità
sanitarie
locali
e
le
Aziende
Ospedaliere
(AO)
concorrono
nella
specificità
del
proprio
ruolo
e
dei
compiti
 di
ciascuna,
nel
perseguimento
degli
obiettivi
della
programmazione
sanitaria
regionale.
A
questo
fine
la
regione
promuove
 iniziative
 di
 concertazione
 di
 area
 vasta
 attinenti
 alla
 programmazione,
 l’organizzazione
 e
 la
 gestione
 dei
 servizi.”
 Cfr.
 l.
 regionale
n.
22
del
08/03/2000.


(7)


 
 
 FIG.
4

TOSCANA:
un
modello
integrato
 
 
 La
Regione
Toscana
(con
circa
3.705.884
residenti)
è
suddivisa
in
tre
Aree
Vaste:
Nord‐ovest,
 Sud‐est,
 Centro,
 ognuna
 faceva
 riferimento
 ad
 un
 ESTAV
 20(Entex:
 Servizi
 Tecnici


Amministrativi
 di
 Area
 Vasta)
 con
 la
 funzione
 di
 supporto
 delle
 funzioni
 tecniche,
 amministrative,
 alle
 ASL
 di
 loro
 competenza.
 Ma
 a
 decorrere
 dal
 01/10/14,
 con
 LR
 n.
 26,
 è
 stato
istituito
l’ESTAR,
a
cui
fanno
riferimento
le
Asl
della
regione.



Il
 Servizio
 Sanitario
 è
 interessato
 da
 una
 profonda
 riorganizzazione,
 e
 con
 LR
 n.
 84
 del
 28/12/15,
sono
state
costituite
nella
Regione,
tre
grandi
nuove
Aziende
Asl,
una
per
ciascuna
 Area
Vasta,
che
accorpano
le
12
ASL
precedenti.
Le
4
AO/Universitarie
costituite
nel
1994,
si
 sono
 dotate
 di
 statuti
 che
 sanciscono
 la
 trasformazione
 nelle
 nuove
 Aziende
 Ospedaliere
 Universitarie.
Con
questo
passaggio
l’Università
partecipa
a
pieno
titolo
al
Sistema
Sanitario
 Regionale.


 Le
3
Aziende
Asl
sono
raggruppate
in
3
Aree
Vaste,
ognuna
dotata
di
un’Azienda
Ospedaliero‐ Universitaria
di
riferimento;
l’ospedale
pediatrico
Meyer
ha
funzioni
di
riferimento
per
tutta
 la
regione.
 
 







20Con
 L.
 R.
 23/05/14
 n.
 26
 è
 istituito
 a
 decorrere
 dal
 01/10/14
 l’ESTAR
 per
 l’esercizio
 delle
 funzioni
 tecniche,


amministrative
 e
 di
 supporto
 delle
 aziende
 sanitarie,
 degli
 enti
 del
 servizio
 sanitario
 regionale
 e
 delle
 società
 della
 salute.
 L’ESTAR
 subentra,
 a
 decorrere
 dal
 01/01/15,
 per
 incorporazione
 con
 successione
 a
 titolo
 universale,
 in
 tutti
 i
 rapporti
 giuridici
agli
ESTAV.
Con
l’ESTAR,
la
Regione,
attua
le
proprie
strategie
di
intervento
nel
SSR.
L’organizzazione
prevede:
un
 dipartimento
di
supporto
tecnico‐amministrativo
per
la
gestione
interna
dell’ente,
i
dipartimenti
di
livello
Regionale
per
la
 gestione
delle
funzioni
(i
cui
direttori
assicurano
l’attuazione
dei
programmi
di
attività
per
funzione),
sezioni
territoriali
di
 Area
Vasta
a
cui
afferiscono
le
articolazioni
territoriali
dei
diversi
dipartimenti
di
livello
regionale
(i
cui
referenti
del
direttore
 generale
garantiscono
il
coordinamento
organizzativo
delle
funzioni).
 MODELLO
 INTEGRATO
 Le
AA.SS.LL.
 remunerano
su
base
 tariffaria
solamente
 Mobilità
in
uscita
 versole
altre
aziende
 sanitarie
 Mobilità
in
uscita
 verso
le
aziende
 ospedaliere
e
verso
 gli
enti
privati
 accreditati
 La
Regione
qinanzia
le
 AA.SS.LL.
 sostanzialmente
 mediante
quota
capitaria


(8)

L’ESTAR
è
di
riferimento
alle
3
Aree
Vaste,
e
pur
operando
su
tutto
il
territorio
regionale,
si
 articola
in
tre
sezioni
territoriali
di
Area
Vasta:
Nord‐Ovest,
Centro
e
Sud‐Est.
 
 Nell’Area
Vasta
Centro
si
ha
l’Azienda
Asl
Toscana
Centro
(ex
Asl
3
Pistoia,
4
Prato,
10
Firenze,
 11
Empoli)
e
l’AO/Universitaria
di
Careggi,
e
l’
Ospedale
Pediatrico
Meyer
Firenze.
 Nell’Area
Vasta
Nord‐Ovest
si
ha
l’Azienda
Asl
Toscana
Nord‐Ovest
(ex
Asl
1
Massa
e
Carrara,
 2
Lucca,
5
Pisa,
6
Livorno,
12
Viareggio)
e
l’AO/Universitaria
di
Pisa


Nell’Area
 Vasta
 Sud‐Est
 si
 ha
 l’Azienda
 Asl
 Toscana
 Sud‐Est
 (ex
 Asl
 7
 Siena,
 8
 Arezzo,
 9
 Grosseto)
e
l’AO/Universitaria
di
Siena.


A
 Pisa,
 non
 essendoci
 il
 presidio
 ospedaliero
 interno
 all’ASL,
 anche
 le
 attività
 di
 base
 sono
 fatte
dall’AO
denominata
Ospedali
Riuniti
di
Pisa.
In
questo
caso,
l’ASL
è
finanziatrice
verso
 l’AO
sia
per
le
prestazioni
sanitarie
di
primo
che
di
secondo
grado.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 MODELLO
COMPETITIVO
REGOLAMENTATO
 
 
 
 
 
 
 
 FIG.
5

I
meccanismi
di
coordinamento
regionale
 
 
 
 AZ/UNIVERS
 OSPEDALIERE
 ASL
 AREA
VASTA
 AZIENDA
 OSPEDALIERA
 ASL
 AREA
VASTA
 AZ/UNIVERSI
 OSPEDALIERA
 ASL
 AREA
VASTA
 ESTAR
 Azienda
ASL
Toscana
Nord‐ Ovest
(ex
Asl
Lucca,
Massa
 e
Carrara,
Versilia,
Pisa,
 Livorno)
e
Az.
Ospedaliero‐ Universitaria
Pisa
 ESTAR
 Aziende
ASL
Toscana
Sud‐ Est
(ex
Asl
Siena,
Arezzo
e
 Grosseto)
e
Az.
Ospedaliero‐ Universitaria
Siena
 ESTAR
 Aziende
ASL
Toscana
 Centro
(ex
Asl
Firenze,
 Prato,
Pistoia,
Empoli)
e
Az.
 Osoedaliero‐Universitarie
 Careggi
e
Meyer
Firenze
 Az/Universita ria‐ Ospedaliera
 Meyer


(9)

La
 Regione
 finanzia
 le
 diverse
 ASL
 del
 territorio
 regionale,
 attraverso
 la
 quota
 capitaria,
 ovvero
 in
 proporzione
 alla
 popolazione
 di
 appartenenza,
 e
 le
 ASL
 attingeranno
 dai
 finanziamenti
 regionali
 per
 prestare
 direttamente
 le
 attività
 di
 base
 attraverso
 il
 presidio
 ospedaliero,
 e
 coprire,
 attraverso
 il
 meccanismo
 dei
 tariffari21,
 le
 spese
 delle
 prestazioni


erogate
 dalle
 Aziende
 Sanitarie
 private
 accreditate
 e
 dalle
 AO.
 Devono
 anche
 coprire
 le
 prestazioni
sanitarie
di
cui
i
propri
cittadini
hanno
usufruito
in
altre
ASL/AO,
sia
interne
che
 esterne
alla
Regione.
Ma
ciò
crea
il
problema
legato
alla
percezione
che
il
cittadino
ha
della
 qualità
 delle
 prestazioni
 offerte
 nelle
 diverse
 ASL,
 infatti
 se
 l’ASL
 è
 percepita
 “non
 buona”,
 allora
i
cittadini
si
rivolgeranno
alle
altre
ASL,
che
come
detto,
saranno
finanziate
dall’ASL
di
 appartenenza
 dei
 cittadini
 stessi,
 e
 quindi
 si
 avrà
 un’uscita
 di
 denaro,
 che
 a
 seconda
 dell’entità,
 farà
 diminuire
 in
 modo
 significativo
 la
 disponibilità
 delle
 risorse
 interne,
 che
 mancheranno
per
pagare
i
dipendenti,
o
le
tecnologie,
etc.
Sì
da
peggiorare
ulteriormente,
i
 servizi
 di
 quell’ASL,
 mentre
 l’ASL
 percepita
 come
 “Buona”,
 attrarrà
 finanziamenti
 e
 quindi
 potrà
migliorarsi
ulteriormente.
Si
crea
un
circolo
vizioso.


Il
modello
Programmato
è
attuato
dalle
Regioni:
Emilia
Romagna,
Umbria
e
Toscana22.
Pone
la


programmazione
 delle
 prestazioni
 come
 base
 del
 metodo,
 infatti
 il
 fatto
 che
 l’ASL
 eroghi
 direttamente
 un’ampia
 serie
 di
 prestazioni
 e
 servizi
 (solo
 residuamente
 le
 connette
 all’esterno),
consente
un
più
efficace
controllo
della
spesa,
ma
ciò
può
però
limitare
la
libertà
 di
scelta
dei
clienti.
E’
il
modello
che
più
si
avvicina
a
quello
definito
dal
D.
lgs.
229
del
‘99,
 dove
l’accesso
al
mercato
da
parte
delle
Aziende
private
che
vogliono
erogare
i
servizi
coperti
 dal
SSN,
è
regolamentato
con
l’accreditamento.
 
 Col
D.
lgs.
Bindi
(229/99),
si
conferma
il
processo
di
aziendalizzazione,
attraverso
l’aumento
 dell’autonomia
delle
ASL,
e
un
loro
maggior
coinvolgimento
nella
programmazione
sanitaria
 regionale
ed
aziendale
e
nella
verifica
del
raggiungimento
degli
obiettivi
di
salute.
Mentre
ai
 Comuni,
 spetta
 il
 ruolo
 di
 pianificazione,
 controllo
 e
 coordinamento
 della
 parte
 dedicata
 all’assistenza
sociale
(prima
era
limitato
alla
sola
sua
esecuzione).
Si
ha
il
passaggio
dai
LUA
 (livelli
 Uniformi
 Assistenziali
 con
 uguale
 standard
 di
 qualità,
 che
 definiscono
 le
 totali
 prestazioni,
che
le
Regioni
devono
fare
attraverso
l’ASL)
ai
LEA
(livelli
Essenziali
Assistenziali,
 cioè
standard
di
qualità
e
livelli
minimi
per
la
tutela
della
salute).


Riguardo
al
rapporto
di
lavoro
del
personale
Dirigenziale,
stabilisce
il
regime
della
esclusività
 del
rapporto
d’impiego
col
SSN
(intramoenia).



Definisce
le
nuove
norme
sull’Accreditamento,
che
da
qui
in
poi
è
richiesto
a
tutte
le
strutture
 sanitarie
 (sia
 pubbliche
 che
 private)
 a
 garanzia
 del
 cittadino
 sulla
 qualità
 delle
 prestazioni
 offerte
per
l’omogeneità
delle
strutture
pubbliche
e
private,
mentre
stabilisce
che
il
contratto
 è
lo
strumento
migliore
per
regolare
i
rapporti
tra
le
ASL
e
le
strutture
erogatrici,
al
fine
di
 coordinare
l’offerta
sanitaria
e
controllare
la
spesa
pubblica23.











21Col
 sistema
 della
 tariffazione,
 chi
 eroga
 sa
 già
 quanto
 gli
 verrà
 rimborsato,
 a
 prescindere
 da
 quanto
 effettivamente
 ha


speso.
La
tariffa
delle
singole
prestazioni
è
definita
attraverso
il
Modello
ROD
(Raggruppamento
Omogeneo
Diagnosi)
per
il
 quale
ad
ogni
tipo
di
prestazione,
corrisponde
una
tariffa.
D.
lgs.
502
del
92.
 22Col
la
L.
R.
28/12/15
n.
84
si
ha
il
riordino
dell’assetto
istituzionale
e
organizzativo
del
SSR,
la
riorganizzazione
istituisce
 tre
nuove
ASL
a
decorrere
dal
01/01/16,
una
per
ciascuna
Area
Vasta,
che
accorpano
le
12
precedenti,
subentrando
a
titolo
 universale
in
tutti
i
rapporti
giuridici
delle
ASL
soppresse,
comprese
nell’ambito
territoriale
di
competenza.
 Azienda
Usl
Toscana
Centro
(ex
ALS
3
di
Pistoia,
4
di
Prato,
10
di
Firenze,
11
di
Empoli)
 Azienda
Usl
Toscana
Nord‐Ovest
(ex
ASL
1
di
Massa‐Carrara,
2
di
Lucca,
5
di
Pisa,
6
di
Livorno,
12
di
Viareggio)
 Azienda
Usl
Toscana
Sud‐Est
(ex
ASL
7
di
Siena,
8
di
Arezzo,
9
di
Grosseto).
 23A
tal
proposito
il
decreto
in
questione
stabilisce
che
“la
realizzazione
di
strutture
sanitarie
e
l’esercizio
di
attività
sanitari,


l’esercizio
 di
 attività
 sanitarie
 per
 conto
 del
 SSN
 e
 l’esercizio
 di
 attività
 sanitarie
 a
 carico
 del
 SSN
 sono
 subordinate,
 rispettivamente,
 al
 rilascio
 delle
 autorizzazioni
 di
 cui
 all’art
 8‐ter,
 all’accreditamento
 istituzionale
 di
 cui
 all’art.
 8‐quater,
 nonché
alla
stipulazione
degli
accordi
contrattuali
di
cui
all’art.
8‐quinquies”.
La
normativa,
pertanto,
configura
un
sistema
 competitivo
 in
 cui
 si
 confrontano:
 soggetti
 autorizzati,
 soggetti
 accreditati,
 e
 soggetti
 accreditati
 titolari
 di
 contratti
 di


(10)

L’Accreditamento
 


Riguardo
 all’accreditamento,
 reintroduce
 gli
 elementi
 di
 Valutazione
 discrezionale
 da
 parte
 delle
 Regioni,
 infatti
 questa
 esamina
 prima
 il
 proprio
 SSR
 e
 rileva
 le
 esigenze
 che
 ha
 sul
 proprio
territorio,
poi
definisce
gli
interventi
necessari
ed
infine
valuta
se
sono
soddisfatti
dal
 servizio
 sanitario
 pubblico,
 se
 sì,
 può
 non
 accreditare
 nessuna
 azienda
 privata,
 indipendentemente
se
abbia
o
no
le
caratteristiche
tecniche
necessarie,
perché
devono
essere
 soddisfatte
 anche
 le
 caratteristiche
 legate
 alle
 scelte
 di
 politica
 sanitaria.
 (Prima
 con
 l’autorizzazione,
 tutte
 le
 aziende
 con
 le
 caratteristiche
 richieste
 e
 che
 lo
 richiedevano,
 venivano
accreditate).


La
Regione
attraverso
la
propria
programmazione
(PSR)
definisce
un
plafond
(livello/qualità)
 delle
prestazioni
erogabili,
e
subordina
l’accreditamento
alle
scelte
di
politica
sanitaria,
che
la
 Regione
 vuole
 erogare.
 Il
 collegamento
 alla
 programmazione,
 fa
 si
 che
 le
 aziende
 private
 debbano
seguire
le
scelte
politiche
Regionali.
Oltre
all’accreditamento,
è
necessario
anche
il
 rapporto
contrattuale
tra
le
aziende
private
e
la
Regione,
in
quanto
solo
l’accreditamento
non
 dà
il
diritto
all’erogazione
delle
prestazioni
per
conto
del
SSN.


Con
 l’Autorizzazione
 all’esercizio
 del
 servizio
 sanitario
 alle
 aziende
 private,
 si
 verifica
 l’esistenza
dei
requisiti
minimi
strumentali,
tecnologici
ed
organizzativi
(p.
es.
il
numero
del
 personale),
 che
 consentono
 di
 esercitare
 l’attività
 sanitaria.
 Ciò
 si
 ottiene
 col
 nullaosta
 Regionale:
compatibilità
strutturale
con
fabbisogno
complessivo
regionale
e
con
le
esigenze
di
 localizzazione
territoriale.



Con
 l’Accreditamento,
 che
 è
 il
 passo
 successivo,
 la
 Regione
 verifica:
 i
 requisiti
 qualitativi
 ulteriori
richiesti
dalla
Regione,
i
risultati
raggiunti,
e
la
funzionalità
rispetto
agli
indirizzi
di
 programmazione
regionale.
Ciò
consente
l’esercizio
delle
attività
sanitarie
all’azienda
privata,
 per
conto
del
SSN,
ma
non
a
suo
carico.


Infine,
 attraverso
 l’Accordo
 Contrattuale,
 tra
 l’azienda
 privata
 e
 la
 Regione
 o
 l’ASL,
 si
 definiscono:
il
programma
di
attività,
i
volumi
e
le
tipologie
di
prestazioni
(il
finanziamento),
i
 requisiti
 del
 servizio,
 le
 tariffe,
 i
 controlli.
 Ciò
 consente
 l’esercizio
 delle
 attività
 sanitarie
 a
 carico
del
SSN.


La
L.
R.
8
del
1999
in
Toscana,
ha
prodotto
la
certezza
di
un
sistema
di
regole
sulla
qualità
e
 sulla
sicurezza
dei
servizi
sanitari,
sia
pubblici
che
privati,
sviluppando
la
cultura
alla
verifica
 ed
 attraverso
 il
 lavoro
 delle
 tre
 Commissioni
 di
 Accreditamento
 Istituzionali
 operanti
 per
 Area
 Vasta,
 ha
 consolidato
 un’azione
 diffusa
 di
 controllo
 sulle
 strutture
 pubbliche
 e
 private
 che
erogano
le
prestazioni
sanitarie.



L’obiettivo
è
la
trasformazione
del
modello
dell’accreditamento
da
un
compito
istituzionale,
in
 una
cultura
generalizzata
tra
tutti
gli
attori
del
sistema,
attraverso:


‐ la
promozione
della
qualità
professionale
dei
professionisti
operanti
per
il
SSN;
 ‐ la
diffusione
dell’accreditamento
su
tutto
l’ambito
del
servizio
territoriale;


‐ lo
 sviluppo
 dell’accreditamento
 d’eccellenza
 ad
 adesione
 volontaria,
 orientata
 al
 miglioramento
continuo
verso
gli
obiettivi
predefiniti
di
qualità
e
sicurezza;


‐ lo
 sviluppo
 dell’accreditamento
 degli
 studi
 professionale
 che
 erogano
 le
 prestazioni
 per
conto
del
SSR.


Attualmente
siamo
in
una
fase
transitoria,
nella
quale
le
strutture
pubbliche
sono
impegnate
 ad
 attestare
 il
 possesso
 dei
 requisiti
 d’esercizio
 e
 di
 accreditamento
 di
 tutte
 le
 strutture
 sanitarie
esistenti,
mentre
le
strutture
private
già
accreditate,
sono
impegnate
ad
adeguarsi
ai
 requisiti
del
nuovo
sistema
di
accreditamento.










fornitura.
Per
approfondimenti
sul
tema
si
rimanda
a
L.
Marinò,
Dinamiche
competitive
ed
equilibrio
economico
nelle
aziende
 sanitarie,
Milano,
Giuffré,
2001,
pagg.
128‐133.


(11)

La
Programmazione
Regionale

 
 
 Per
quanto
riguarda
la
Programmazione
a
livello
regionale,
il
D.
lgs.
502
del
’92
e
successive
 modifiche,
definisce
che
le
Regioni
si
debbano
impegnare
ad
emanare
norme
per
la
gestione
 economica‐finanziaria‐patrimoniale
delle
ASL
e
le
AO
attraverso:
 ‐ l’adozione
del
PSR
che
contenga
le
scelte
e
gli
obiettivi
da
perseguire;


‐ l’adozione
 del
 Bilancio
 Pluriennale
 di
 previsione
 che,
 per
 ogni
 esercizio,
 definisca
 la
 previsione
dei
Costi/Ricavi
di
Gestione
e
gli
Investimenti
previsti,
oltre
al
loro
riflesso
 sui
Costi/Ricavi
di
esercizio;


‐ l’adozione
 del
 Bilancio
 Preventivo
 Economico
 annuale
 in
 pareggio,
 secondo
 i
 Lea
 sanitari;


‐ la
 destinazione
 dell’utile
 e/o
 le
 modalità
 di
 copertura
 delle
 perdite
 ed
 introduce
 nel
 SSN
 il
 sistema
 di
 verifica
 a
 livello
 nazionale,
 basato
 sugli
 indicatori
 di
 risultato
 e
 di
 qualità
delle
prestazioni,
al
fine
di
garantire
la
qualità
dell’assistenza.


Il
D.
lgs.
127
del
’92,
in
relazione
al
sistema
informativo
Contabile
delle
AO
ed
ASL,
riprende
il
 definito
 dal
 D.
 lgs.
 precedente
 e
 lo
 integra,
 prevedendo
 il
 supporto
 della
 tenuta
 della
 Contabilità
Analitica
per
CdC,
che
consenta
l’analisi
comparativa
dei
Costi,
dei
Rendimenti
e
 dei
Risultati,
con
anche
l’obbligo
per
le
ASL
ed
AO,
di
rendere
pubblici
annualmente
i
risultati
 delle
proprie
analisi
dei
costi,
dei
rendimenti
e
dei
risultati
per
CdC.


Per
conferire
poi,
uniforme
struttura
alle
voci
di
bilancio,
pluriennali
ed
annuali,
e
dei
conti
 consuntivi
 annuali,
 e
 quindi
 consentire
 all’Agenzia
 per
 i
 Servizi
 Sanitari
 la
 rilevazione
 comparativa
dei
Costi,
dei
Rendimenti,
dei
Risultati,
è
stato
predisposto
un
apposito
schema,
 con
Decreto
Interministeriale
emanato
dal
Ministero
del
Tesoro
e
dal
Ministero
della
Salute,
 previa
intesa
con
la
Conferenza
Stato‐Regioni
e
Province
Autonome.


Mentre
il
D.
lgs.
517
del
’93
definisce
che
alle
Regioni,
nel
rispetto
dei
principi
stabiliti
dalla
 legge
 Nazionale,
 spettino
 le
 funzioni
 legislative
 ed
 amministrative
 in
 materia
 di
 assistenza
 sanitaria
ed
ospedaliera.
Le
Regioni
determinano:


‐ i
Principi
sull’Organizzazione
dei
Servizi,
sull’attività
destinata
alla
tutela
della
salute;
 ‐ i
criteri
di
finanziamento
dell’ASL
e
dell’AO;


‐ le
attività
d’indirizzo
tecnico,
la
promozione
ed
il
supporto
nei
confronti
delle
ASL
ed
 AO,
 anche
 in
 relazione
 al
 controllo
 di
 Gestione
 ed
 alla
 Valutazione
 della
 qualità
 delle
 prestazioni
sanitarie.


Quindi
 in
 relazione
 all’Organizzazione,
 la
 Regione
 definisce
 solo
 i
 Principi,
 mentre,
 in
 relazione
all’Attività
di
Indirizzo,
la
Regione
effettua
il
controllo
di
gestione
e
valuta
la
qualità
 dei
servizi.


Il
Piano
Sanitario
Regionale
è
la
base
della
Programmazione
a
livello
di
ogni
Regione.
Questo
 strumento
 deve
 essere
 adottato
 entro
 150
 gg.
 dall’entrata
 in
 vigore
 del
 Piano
 Sanitario
 Nazionale,
 è
 predisposto
 dalla
 Giunta
 Regionale
 e
 approvato
 con
 delibera
 del
 Consiglio
 Regionale
 che
 è
 l’organo
 di
 massima
 rappresentanza
 della
 Regione.
 Mentre
 la
 Conferenza
 Permanente
 per
 la
 Programmazione
 sanitaria
 e
 socio‐sanitaria,
 ha
 qui
 un
 ruolo
 consultivo,
 deve
cioè
dare
il
proprio
parere
sul
PSR.
Fanno
parte
di
quest’organo:
i
sindaci
o
i
presidenti
 della
 Conferenza
 dei
 Sindaci,
 oltre
 ad
 altri
 rappresentanti
 delle
 Associazioni
 Regionali
 delle
 Autonomie
Locali.



Se
il
PSR
non
dovesse
essere
adottato
entro
un
anno,
la
Regione
viene
diffidata
ad
adempiere
 dal
Ministero,
entro
il
termine
di
almeno
3
mesi.
Durante
questo
periodo,
la
Regione
non
può
 fare
 gli
 accreditamenti
 verso
 le
 aziende
 private
 (nuove
 strutture),
 e
 può
 essere
 oggetto
 di


(12)

commissariamento
 ad
 acta,
 ovvero
 il
 ministro
 adotta
 un
 commissario
 che
 si
 sostituisce
 alla
 Regione
per
attuare
il
PSN,
infatti
anche
se
la
Regione
non
adempie,
comunque
si
applicano
 sempre
le
disposizioni
nazionali
riguardanti
i
LEA.


Nel
PSR
si
ha:


‐ l’analisi
 dei
 bisogni
 e
 della
 situazione
 attuale
 e
 futura
 della
 comunità
 di
 riferimento
 regionale;


‐ la
disposizione
delle
scelte
sugli
obiettivi
di
salute
compatibili
con
il
rispetto
dei
Lea;
 ‐ la
definizione
delle
scelte
organizzative
sulle
proprie
ASL
(vedi
i
tre
modelli
descritti);
 ‐ l’individuazione
delle
risorse
attraverso
le
proprie
entrate
regionali;


quindi
 si
 crea
 il
 raccordo
 con
 le
 pianificazioni
 locali
 ed
 Aziendali
 (che
 sono
 subordinate
 a
 questo)
 e
 nei
 3‐5
 anni
 si
 effettua
 il
 monitoraggio
 di
 queste
 ultime
 per
 controllare
 l’adeguamento
al
Piano.
 
 
 
 La
Programmazione
della
Regione
Toscana
 
 


Per
 la
 Regione
 Toscana,
 i
 principi
 di
 Organizzazione,
 le
 procedure
 di
 Programmazione
 Sanitaria
ed
i
criteri
di
Finanziamento
dei
servizi
territoriali
(ASL
ed
AO),
sono
definiti
dalla
 L.R.
24/02/05
n.
40
Disciplina
del
SSR,
poi
modificata
dalla
L.
R.
60
del
2008,
dalla
L.
R.
65
del
 2009
e
dalla
successiva
L.R.
28/12/15
n.
8424.


Per
 la
 programmazione,
 la
 Regione
 ha
 deciso
 di
 suddividere
 il
 Territorio
 in
 Aree
 Vaste25:


insieme
di
più
province,
usate
al
fine
della
programmazione,
perché
per
le
dimensioni
delle
 provincie
di
alcune
Regioni,
questo
risulta
il
modo
più
efficiente
di
sfruttare
le
proprie
risorse.
 E’
un
meccanismo
sovra‐aziendale
di
coordinamento
che
fa
incontrare
l’insieme
delle
ASL,
per
 poter
 prendere
 le
 decisioni
 omogenee
 valevoli
 per
 quell’area,
 che
 devono
 essere
 successivamente
 avallate
 dalla
 Regione.
 E’
 l’ambito
 territoriale
 privilegiato
 in
 cui
 la
 programmazione
 può
 dare
 le
 risposte
 appropriate
 alla
 complessità
 ed
 ai
 bisogni
 di
 alta
 specializzazione,
 utilizzando
 opportunamente
 le
 risorse
 che
 vengono
 dal
 trasferimento
 dell’innovazione
e
dalla
ricerca.
 
 Per
ogni
Area
Vasta
si
aveva
l’ESTAV26
(lo
strumento
di
supporto
logistico‐amministrativo
e
di
 servizi
per
la
rete
delle
aziende
sanitarie),
sostituito
da
un
unico
ESTAR
regionale,
non
solo
 





 24La
L.
R.
28/12/15
n.
84
modifica
la
L.
R.
n.
49/2005
con
il
riordino
dell’assetto
istituzionale
ed
organizzativo
del
sistema
 sanitario
regionale.
 25L.
R.
24/02/05
n.
40
definisce
Area
Vasta
come
la
dimensione
operativa
a
scala
internazionale,
individuata
come
livello


ottimale
 per
 la
 programmazione
 integrata
 dei
 servizi
 e
 per
 la
 gestione
 in
 forma
 unitaria
 di
 specifiche
 attività
 tecnico‐ amministrative
 delle
 aziende
 sanitarie.
 La
 L.
 R.
 28/12/15
 n.
 84
 sostituisce
 la
 definizione
 di
 Area
 Vasta,
 come
 l’ambito
 di
 attuazione
della
programmazione
strategica
regionale
nel
quale
sono
integrate
le
programmazioni
dell’ASL
e
dell’AO/U.


26L.
 R.
 23/05/14
 n.
 26
 istituisce
 l’ESTAR
 competente
 in
 materia
 di:
 approvvigionamento
 di
 beni
 e
 servizi,
 magazzini
 e


logistica
 distributiva,
 tecnologie
 dell’informazione
 e
 della
 comunicazione,
 tecnologie
 sanitarie,
 procedure
 concorsuali
 e
 selettive
del
personale,
processi
per
il
pagamento
delle
competenze
economiche
del
personale
afferente
al
SSR,
gestione
delle
 procedure
 d
 gara
 per
 la
 manutenzione,
 alienazione,
 concessione
 e
 locazione
 del
 patrimonio
 immobiliare
 delle
 aziende
 sanitarie.
L’ESTAR
garantisce:
 ‐
la
coerenza
della
programmazione
delle
proprie
attività
con
la
programmazione
delle
aziende
sanitarie
e
degli
enti
del
SSR
a
 livello
di
Area
Vasta;
 ‐
l’unitarietà
a
livello
regionale
della
gestione
dei
processi
relativi
alle
sue
funzioni;
 ‐
l’ottimizzazione
delle
risorse
all’interno
dei
dipartimenti
sviluppando
le
localizzazioni
territoriali
necessarie
per
ciascuna
 sua
funzione;
 ‐
i
livelli
territoriali
di
intervento
che
si
rendano
necessari
per
la
funzionalità
operativa;
 ‐
lo
sviluppo
di
modelli
organizzativi
per
l’individuazione
di
strutture
ad
alta
specializzazione;
 ‐
la
partecipazione
ai
processi
valutativi
regionali
per
le
innovazioni
tecnologiche;


(13)

per
 favorire
 evidenti
 economie
 di
 scala,
 ma
 anche
 per
 favorire
 adeguati
 livelli
 di
 specializzazione
 delle
 competenze
 tecniche,
 declinando
 così
 il
 concetto
 di
 appropriatezza
 nella
 piena
 valorizzazione
 delle
 risorse
 impiegate.
 Questo
 Ente
 del
 Servizio
 Sanitario
 Regionale
 è
 dotato
 di
 personalità
 giuridica
 pubblica
 e
 di
 autonomia
 amministrativa,
 organizzativa,
contabile,
gestionale,
tecnica.


L’
ESTAR
rappresenta
il
ruolo
strategico
nel
sistema
Toscano,
perché
è
uno
snodo,
in
quanto
 assicura
che
le
richieste
aziendali
dei
beni
strumentali,
risorse
umane,
etc.
siano
sintetizzate
e
 riportate
alla
valutazione
dell’Area
Vasta,
in
coerenza
con
gli
obiettivi
generali.
In
qualità
di
 erogatore
 dei
 servizi,
 uniforma
 i
 servizi
 resi,
 per
 ottenere
 una
 contrazione
 dei
 costi
 del
 sistema.
Si
caratterizza
per
un’elevata
autonomia
nella
gestione
delle
funzioni
trasferitegli
con
 delibera
 della
 Giunta
 Regionale
 1021/2005,
 617/2006,
 317/2008,
 che
 si
 concretizza
 nell’attività
di
porre
in
essere
le
scelte
di
Area
Vasta,
sulla
base
delle
richieste
delle
aziende
e
 secondo
 le
 logiche
 di
 omogeneità
 ed
 economicità.
 L’
 ESTAR
 ha
 la
 funzione
 di
 supporto/fornitore
 dei
 servizi
 alle
 aziende
 partner
 alle
 quali
 competono
 invece
 gli
 aspetti
 gestionali
 (individuazione
 dei
 fabbisogni,
 programmazione
 e
 monitoraggio
 dei
 servizi
 ricevuti).
Mentre
ogni
Area
Vasta
ha
la
funzione
strategica
di
pianificazione
interaziendale,
in
 coerenza
con
gli
indirizzi
del
Piano
Sanitario27.




Rappresenta
 un
 più
 qualificato
 supporto
 alle
 aziende
 sanitarie
 nell’attività
 di
 programmazione
 integrata,
 resa
 coerente
 con
 quella
 dell’Area
 Vasta.
 Perché
 l’
 Estar
 è
 un
 centro
 di
 competenza,
 detentore
 delle
 conoscenze
 tecniche
 e
 dei
 professionisti
 specializzati
 nelle
funzioni
trasferite,
con
il
ruolo
di
System
integrator.


Può
essere
definito
osservatore
permanente
per
valutare:


‐ le
politiche
di
distribuzione
dei
prodotti
sanitari
alle
aziende
sanitarie,
orientandole
al
 controllo
della
spesa
dei
farmaci
e
dei
presidi
sanitari;


‐ le
politiche
di
approvvigionamento
dei
beni
e
dei
servizi,
ispirate
alla
specializzazione
 ed
 alla
 strategia
 di
 acquisto
 basata
 sulla
 concorrenza
 tra
 i
 fornitori
 dei
 materiali
 sanitari
e
non.

 





 ‐
su
richiesta
delle
ASL
può
svolgere
procedure
di
gara
per
l’affidamento
dei
servizi
socio‐sanitari,
previa
intesa
fra
le
ASL
e
 gli
EELL
interessati.
 L’ESTAR
concorre
alla
definizione
delle
strategie
di
acquisto
dei
beni
e
dei
servizi
occorrenti
alle
aziende
sanitarie,
con
cui
 determina
i
fabbisogni
in
coerenza
con
le
indicazioni
regionali
orientate
all’appropriatezza
d’uso
e
compatibilità
economica.
 Organizza
la
programmazione
annuale
dell’attività
contrattuale
al
fine
di
razionalizzare
gli
acquisti
ed
ottimizzarne
i
costi,
 attraverso
 i
 processi
 coerenti
 con
 la
 tipologia
 del
 bene
 o
 servizio
 e
 garantendo
 i
 livelli
 regionali
 di
 aggregazione
 del
 fabbisogno
(questa
può
individuare
aree
di
intervento
nelle
quali
il
livello
ottimale
di
aggregazione
sia
più
ristretto
come
per
 settori
merceologici
diversi
dai
farmaci,
dispositivi
medici
e
beni
economali).



Opera
per
conto
delle
ASL
e
delle
AO/U
ed
è
quindi
soggetto
alle
disposizioni
nazionali
e
regionali
che
disciplinano
gli
acquisti
 delle
 aziende
 stesse.
 E’
 la
 Giunta
 Regionale
 che
 disciplina
 con
 regolamento
 l’esercizio
 dell’attività
 contrattuale
 dell’ESTAR
 quale
centrale
di
committenza
del
SSR,
con
riferimento:
ai
requisiti
di
professionalità
e
modalità
di
nomina
del
Responsabile
 Unico
 del
 procedimento
 e
 del
 Direttore
 dell’esecuzione,
 alle
 funzioni
 di
 competenza
 del
 Responsabile
 Unico
 e
 del
 Responsabile
del
procedimento
per
la
fase
di
esecuzione
dei
contratti,
alle
modalità
di
costituzione
dei
Collegi
Tecnici
e
delle
 Commissioni
di
Gara,
ed
a
quelle
di
esecuzione
e
competenza
in
relazione
agli
adempimenti
di
comunicazione
all’Osservatorio
 Regionale
sui
contratti
Pubblici.
 Sono
Organi
dell’ESTAR:
il
Direttore
Generale
con
i
poteri
di
gestione
e
di
rappresentanza
legale
dell’ESTAR
(predispone
i
 programmi
di
attività
e
gli
atti
di
bilancio,
adotta
i
provvedimenti
in
materia
di
personale
e
di
utilizzo
delle
risorse
finanziarie,
 il
regolamento
generale
e
gli
atri
regolamenti
di
legge
curandone
l’attuazione);
il
Consiglio
Direttivo
composto
dai
direttori
 generali
 delle
 ASL
 che
 approva
 il
 programma
 annuale
 e
 pluriennale
 di
 attività,
 la
 relazione
 annuale
 sull’attività
 svolta,
 esprime
 i
 pareri
 sugli
 atti
 di
 bilancio,
 sui
 regolamenti
 
 e
 sugli
 altri
 atti
 di
 gestione
 individuati
 con
 delibera
 della
 Giunta;
 il
 Collegio
Sindacale
composto
da
tre
membri
iscritti
nel
registro
dei
revisori
contabili,
che
esercita
funzioni
di
controllo
e
di
 verifica
contabile
con
i
poteri
di
sindaci
revisori
delle
Aziende
Sanitarie.
 Per
lo
svolgimento
dell’attività
utilizza:
i
finanziamenti
assegnati
dalla
Regione
a
carico
del
Fondo
Sanitario
Regionale,
per
la
 copertura
dei
costi
del
personale
dipendente,
del
funzionamento
dell’ente
e
delle
funzioni,
i
corrispettivi
per
cessione
di
beni
 e
servizi
resi
alle
aziende
e
agli
enti
del
SSR.
Questi
finanziamenti
sono
determinati
annualmente
dalla
Giunta
Regionale
sulla
 base
di
un
programma
operativo
predisposto
dall’ESTAR.


27Fabbri
 L.
 (2009),
 Politiche
 sanitarie:
 il
 modello
 toscano
 per
 l’amministrazione
 attraverso
 gli
 ESTAV,
 Sanità
 pubblica
 e


(14)

In
relazione
alle
funzioni
trasferite,
l’
ESTAR
si
identifica
come:
 ‐ area
di
specializzazione
per
l’acquisto
dei
beni
e
dei
servizi,
che
consente
l’applicazione
 delle
strategie
regionali
attraverso
l’uso
di
gare
regionali.
Mentre
limita
gli
acquisti
in
 economia
solo
a
particolari
esigenze
assistenziali,
la
cui
risposta
non
è
rinvenibile
con
 analoghi
prodotti
aggiudicati
in
gara;
 ‐ titolare
dell’intero
processo
che
va,
dalla
selezione
del
fornitore,
alla
consegna
dei
beni
 (farmaci,
 dispositivi
 medici
 e
 diagnostici)
 agli
 utilizzatori,
 creando
 il
 valore
 aggiunto
 attraverso
 la
 riduzione
 delle
 scorte,
 delle
 risorse
 umane,
 strumentali
 ed
 orientando/monitorizzando
 i
 consumi.
 Si
 sviluppa
 un’efficiente
 catena
 logistica
 su
 scala
regionale;


‐ gestore
delle
procedure
concorsuali,
selettive,
per
monitorare
in
continuo
ed
ottenere
 una
 visione
 globale
 dell’entità
 e
 dell’allocazione
 delle
 risorse
 umane
 dell’Area
 Vasta,
 garantendo
la
coerenza
con
la
programmazione
regionale;


‐ gestore
 degli
 stipendi,
 perché
 è
 detentore
 dei
 dati
 economici
 del
 personale
 dell’Area
 Vasta;
 ‐ gestore
del
totale
ciclo
delle
tecnologie
sanitarie:
dalla
programmazione
dell’acquisto,
 alla
manutenzione
e
dismissione;
 ‐ gestore
delle
tecnologie
informatiche,
al
fine
di
definire
un
modello
comune
d’uso
per
i
 processi
sanitari
e
amministrativi,
per
omogeneizzare
le
aziende
sanitarie
a
livello
di
 Area
Vasta.
 Per
l’approvvigionamento
dei
beni
e
dei
servizi,
per
conto
delle
ASL
e
dell’
AO/Universitaria,
è
 soggetto
alle
disposizioni
nazionali
e
regionali
che
disciplinano
gli
acquisti.
Mentre
la
gestione
 è
 effettuata
 per:
 i
 magazzini,
 la
 logistica,
 le
 reti
 informative
 e
 tecnologiche
 (p.
 es.
 si
 occupa
 dell’integrazione
 e
 dell’organizzazione
 delle
 prenotazioni
 CUP),
 il
 patrimonio
 per
 la
 manutenzione,
 gli
 appalti
 e
 le
 alienazioni.
 Promuove
 la
 società
 dell’informazione
 e
 della
 conoscenza
nel
sistema
regionale,
anche
attraverso
l’organizzazione
formativa
del
personale.
 E’
la
Giunta
Regionale
che
assicura
il
coordinamento
dell’
ESTAR
per
garantire
l’uniformità
dei
 comportamenti,
 attua
 il
 monitoraggio
 delle
 attività
 e
 può
 prevedere
 il
 conferimento
 di
 ulteriori
funzioni
tecnico‐amministrative
delle
aziende
sanitarie.
 Il
Modello
Toscano
si
caratterizza
per
la
Pluralità
di
Istituti
Autonomi,
in
un
contesto
in
cui
vi
 sono
poteri
che
si
influenzano
reciprocamente
e
dov’è
necessaria
la
costituzione
della
fiducia
 reciproca
e
della
ricerca
delle
sinergie28.
Per
tali
motivi,
ruolo
importante
hanno
la
tempistica
 ed
i
documenti
programmatici,
la
definizione
degli
indicatori,
la
metodologia
di
calcolo
per
la
 valutazione
del
grado
di
raggiungimento
degli
obiettivi
a
livello
interaziendale29.
La
regione


Toscana
 deve
 infatti
 fare
 i
 conti
 con
 realtà
 sanitarie
 aziendali
 molto
 diversificate
 che
 richiedono
 la
 ricerca
 di
 soluzioni
 gestionali
 che
 tengano
 conto
 delle
 diversità
 strutturali
 e
 territoriali
fra
gli
ambiti
delle
tre
Aree
Vaste
(Nord
Ovest,
Centro,
Sud
Est).
 
 
 
 
 
 
 





 28Longo
F.
(2005),
Governance
dei
network
di
pubblico
interesse,
Egea,
Milano.


29Barretta
 A.,
 Busco
 C.,
 (2004),
 Competizione
 e
 cooperazione
 nel
 sistema
 sanitario:
 il
 ruolo
 della
 programmazione
 e
 del


(15)


 FIG.
6


La
macro‐struttura
dell’Estar
 
 
 DIRETTORE
GENERALE
 DIRETTORE
 AMMINISTRATIVO
 DIPARTIMENTO
 MAGAZZINI
E
LOGISTICA
 magazzino
economale
 magazzino
farmaceutico
 AREA
TECNICA
E
 PATRIMONIO
 DIPARTIMENTO
 GESTIONE
 AMMINISTRAZIONE
DEL
 PERSONALE
E
 ORGANIZZAZIONE
 DIPARTIMENTO
SIST.
 INFORMATIVI
E
 TECNOLOGIE
 INFORMATICHE
 U.O.
Gestione
Tecnologie
 Informatiche
 U.O.
Gestione
Reti
 Informative
 Centro
Uniqicato
di
 Prenotazione


U.O.
INGEGNERIA
CLINICA
 ACQUISIZIONE
BENI
E
DIPARTIMENTO
 SERVIZI
 U.O
ABS
AUSL
4
Prato
 (Dirigente)
Attrezzature
 sanitarie
e
forniture
di
 arredi
 Uff.
ABS
AUSL
3
Pistoia
 Beni
economali,
di
 consumo,
mobili
e
app.
 varie
 U.O.
ABS
AOUS
Careggi
 (Dirigente)
Presidi
medico
 chirurgici
e
materiale
 sanitario
vario
 U.O.
ABS
AUSL
10
Firenze
 A
(Dirigente)
Specialità
 farmaceutiche
prodotti
 integrativi
e
materiale
 diagnostico
 U.O.
ABS
AUSL
10
Firenze
 B
(Dirigente)
Servizi
di
 natura
sanitaria
ed
 economale
Prodotti
e
 generi
alimentari
 U.O.
ABS
AUSL
10
Firenze
 C
(Dirigente)
Gare
 telematiche
Attrezzature
e
 servizi
economali
 Attrezzature
e
materiale
 informatico
 U.O.
ABS
AOUS
Meyer
 (Dirigente)
Progetti
 speciali
Comunicaz.
 Regionale,
RIS
PACS,
 Logistica
Centro
Uniqicato
 Prenotazioni

 FORMAZIONE
CONTINUA
 E
AGGIORNAMENTO
 Segreteria
Direzionale
 Nucleo
di
Valutazione
 Medico
Competente
 Controllo
Interno
 U.O.
Prevenzione
e


Protezione
 Staff
della
Direzione
Generale


(16)

Modello
Società
Salute
 


In
Toscana
è
utilizzato
il
modello
Società
della
Salute30,
ovvero
è
stato
costituito
un
consorzio


di
volontari
tra
i
Comuni
della
zona‐distretto31
e
l’azienda
sanitaria,
con
il
fine
di
esercitare


l’attività
 sanitaria
 territoriale,
 socio‐sanitaria
 e
 sociali
 integrate.
 Consentendo
 la
 piena
 integrazione
 delle
 attività
 sanitarie
 e
 socio‐sanitarie
 con
 quelle
 assistenziali
 di
 competenza
 degli
enti,
assicura
il
governo
dei
servizi
territoriali
e
le
soluzioni
organizzative
adeguate
per
 assicurare
la
continuità
del
percorso
diagnostico,
terapeutico,
assistenziale
e
la
presa
in
carico
 integrata
del
paziente,
in
rispetto
alla
richiesta
del
PSN.


Svolgono:


‐ funzioni
 di
 indirizzo
 e
 di
 programmazione
 strategica
 consortile,
 per
 perseguire
 gli
 obiettivi
strategici
di
lungo
periodo,
oltre
alla
programmazione
operativa
ed
attuativa
 annuale;


‐ l’organizzazione
e
la
gestione
delle
attività
socio‐sanitarie
e
delle
attività
di
assistenza
 sociale
 individuate
 dal
 PSR,
 il
 quale
 configura
 la
 SdS
 come
 baricentro
 per
 reperire
 i
 bisogni
delle
comunità
e
programmare
le
azioni
di
promozione
alla
salute
ed
agli
stili
 di
vita,
coinvolgendo
le
tematiche:
ambiente,
educazione,
infrastrutture…;


‐ il
controllo,
il
monitoraggio
e
la
valutazione
degli
obiettivi
raggiunti.
 


Le
 SdS
 sviluppano
 l'attività
 ed
 il
 controllo
 sui
 determinanti
 di
 salute
 e
 sul
 contrasto
 delle
 disugualianze,
 anche
 con
 la
 promozione
 dell'attività
 di
 prevenzione.
 Sono
 i
 soggetti
 che
 coordinano
 l'intero
 asse
 della
 programmazione
 socio‐sanitaria
 territoriale
 secondo
 le
 indicazioni
regionali,
di
Area
Vasta
ed
aziendali,
anche
attraverso
i
Piani
Integrati
di
Salute.
 I
 PIS
 sono
 lo
 strumento
 di
 programmazione
 integrata
 di
 durata
 analoga
 al
 ciclo
 di
 programmazione
sociale
e
sanitari
integrata
regionale,
delle
politiche
socio‐sanitarie
a
livello
 zonale
della
SdS
che
definiscono:
 ‐
il
profilo
epidemiologico
delle
comunità
locali,
con
l'attenzione
alle
condizioni
dei
gruppi
di
 popolazione
a
maggior
rischio
per
le
caratteristiche
socio‐economico‐culturali;
 ‐
gli
obiettivi
di
salute
e
di
benessere
ed
i
relativi
standard
qualitativi
e
quantitativi
zonali,
in
 linea
con
gli
indirizzi
regionali,
e
considerando
il
profilo
di
salute
ed
i
bisogni
socio‐sanitari
 delle
comunità
locali;


‐
 la
 rete
 dei
 servizi
 e
 degli
 interventi
 attivati
 sul
 territorio
 ed
 il
 fabbisogno
 di
 strutture
 residenziali
e
semiresidenziali,
e
la
distribuzione
sul
territorio
dei
relativi
presidi;


‐
gli
strumenti
di
valutazione
del
risultato
relativi
agli
obiettivi
specifici
di
zona.


La
 SdS
 vuole
 quindi
 rendere
 la
 programmazione
 delle
 attività
 territoriali
 coerente
 con
 i
 bisogni
 di
 salute
 della
 popolazione,
 per
 promuovere
 l'innovazione
 organizzativa,
 tecnica,
 e
 gestionale,
 nel
 settore
 dei
 servizi
 territoriali
 di
 zona.
 Sviluppare
 l'attività
 ed
 il
 controllo
 sui
 determinanti
di
salute
e
sul
contrasto
delle
disugualianze,
anche
con
l'attività
di
prevenzione,
 e
infine,
favorire
le
politiche
di
salute
in
tutti
gli
atti
di
programmazione
degli
enti
locali.
 L'assistenza
 Sanitaria
 Territoriale
 è
 esercitata
 dall'ASL
 in
 attuazione
 della
 programmazione
 delle
SdS
consortile
ed
è
basata
sui
Modelli
Organizzativi
che
privilegiano
il
lavoro
associato
e
 multi
professionale,
per
il
coordinamento
delle
funzioni
finalizzate
ad
assicurare
la
continuità
 







30L.
 R.
 24/02/05
 n.
 40
 definisce
 la
 Società
 della
 Salute
 la
 modalità
 organizzativa
 di
 ambito
 territoriale
 di
 zona‐distretto,


costituita
in
forma
di
consorzio
tra
l’azienda
Unità
Sanitaria
locale
ed
i
comuni
per
l’esercizio
associato
delle
attività
sanitarie
 territoriali,
socio‐sanitarie
e
sociali
integrate.
 31L.
R.
28/12/15
n.
84
definisce
la
Zona‐Distretto
come
l’articolazione
territoriale
dell’ASL,
è
l’ambito
territoriale
ottimale
di
 valutazione
dei
bisogni
sanitari
e
sociali
delle
comunità,
nonché
di
organizzazione
ed
erogazione
dei
servizi
inerenti
alle
reti
 territoriali
sanitarie,
socio‐sanitarie
e
sociali
integrate.
Nel
suo
ambito
l’integrazione
socio
sanitaria
è
realizzata
attraverso
la
 Società
della
Salute.


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