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Capitolo 7. Discussione

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Academic year: 2021

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Capitolo 7.

Discussione

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73 L’Echinacea è un genere di piante erbacee, selvatiche e perenni, native delle praterie centrali del Nord America, appartenente alla famiglia delle Asteraceae [1]-[5]. Popolazioni native americane usavano già preparazioni a base di Echinacea a scopo medicinale prima della colonizzazione da parte degli Europei. Ottenute dalle radici sottoforma di impiastri per applicazioni cutanee, colluttori ed infusi, erano utilizzati per il trattamento di raffreddore, tonsillite, infezioni generiche e morsi di serpente [2][3]. Dall’incontro con i nativi, i colonizzatori impararono a conoscere l’Echinacea ed è così da molto tempo ampiamente coltivata anche in Europa, soprattutto in Germania, proprio per le sue note proprietà medicinali [14].

La letteratura attribuisce a questa pianta diverse attività farmacologiche tra le quali emerge quella immunomodulatrice: nonostante gli esiti riportati siano numerosi la loro interpretazione rimane controversa. Sono soprattutto gli studi in vivo che risentono di errori procedurali: condizioni ambientali, processi di raccolta, stoccaggio e conservazione sono soltanto alcuni dei fattori che possono influire sul contenuto delle droghe della pianta. Inoltre ogni specie ha un proprio corredo di principi attivi che varia in contenuto ed in concentrazione a seconda che si considerino radici, germogli e foglie di E. purpurea, E. angustifolia o E. pallida. Nella preparazione dei fitoterapici si deve ulteriormente considerare la qualità delle materie prime: i campioni di radice di E. purpurea, ad esempio, hanno un contenuto che può variare tra 0.12 e 1.2%: i prodotti preparati con porzioni fresche della pianta contengono un quantitativo di alchilammide tre volte superiore, rispetto a quelli ottenuti dalle stesse porzioni essiccate. Gli studi di Echinacea non hanno mostrato una netta efficacia su profilassi e trattamento delle URTIs. Nei casi in cui sia stata riscontrata, la mancata randomizzazione, lo scarso numero dei soggetti in studio o la valutazione dei dati d’analisi, in alcuni casi basata sull’autovalutazione dei sintomi da parte dei riceventi, hanno minato una buona parte dei risultati ottenuti.

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74 Gli studi in vitro su cellule umane e murine hanno mostrato i meccanismi d’azione e le interazioni molecolari coinvolte nel processo immunomodulatorio.

Wang e coll. hanno caratterizzato l’espressione genica delle cellule dendritiche ed hanno mostrato la capacità di una frazione butanolica di E. purpurea di stimolarne la sintesi de novo in seguito all’interazione con i rispettivi fattori nucleari.

Tamta e coll. hanno invece evidenziato che la riconosciuta attivazione macrofagica promossa da Echinacea è in realtà indotta da LPS e lipoproteine batteriche presenti all’interno delle preparazioni, e i batteri endofiti risultano la fonte più probabile di tali contaminanti.

Nell’ultimo studio riportato Gertsch analizza il meccanismo d’azione delle alcamidi proponendo un’azione crociata tra i FAAs vegetali ed il sistema cannabinoide endogeno. Avallando quanto riportato in studi recenti, l’Autore propone le alcamidi ed in particolare l’isobutilammide dell’acido dodeca-2E,4E,8Z,10E/Z-tetraenoico, come nuova classe di cannabinomimetici. In quest’ottica l’attività sul sistema immunitario dell’Echinacea risulterebbe correlata alla primaria funzione antinfiammatoria dovuta agli endocannabinoidi.

Infine un’indagine di marketing condotta su 12 farmacie di Pisa, comunali e private, ha mostrato che durante il periodo invernale 2008-2009 sono incrementate le vendite di fitoterapici a base di Echinacea per un crescente interesse verso prodotti naturali da parte del pubblico che, nel caso specifico, predilige il loro acquisto a scopo profilattico.

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