Capitolo 5. Osservazioni sui metodi utilizzati
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Capitolo 5.
Osservazioni sui metodi utilizzati
5.1. I casi in studio
Nei casi in studio appena visti sono stati applicati metodi concettualmente diversi per la determinazione del deflusso minimo vitale. La scelta del tipo di approccio per la valutazione di tale portata minima è strettamente legata alla tipologia di indagine cui è finalizzata tale valutazione.
Nel caso del bacino del fiume Serchio si intendeva determinare la risorsa idrica disponibile per usi idroelettrici nell’ambito di una pianificazione territoriale, per cui è stato scelto un metodo regionale che ha permesso di individuare facilmente quali fossero i sottobacini caratterizzati da portate disponibili adeguate per tali usi. Dall’indagine svolta è emerso che i sottobacini del fiume Serchio che presentano i maggiori valori di DMV, tra 15 e 20 l/s kmq, sono quelli caratterizzati dalle maggiori altitudini (H media superiore a 900m) e dalla presenza di aree di elevato pregio naturalistico ma anche quelli in cui sono presenti tratti interessati da derivazioni già esistenti. I sottobacini che presentano i maggiori valori di portata disponibile sono risultati essere quelli sottesi dalle più importanti opere di ritenuta presenti nel bacino del Serchio, mentre nei tratti a valle, avendo fatto l’ipotesi di rilascio nullo ed essendo qui molto elevato il DMV, le portate disponibili risultano essere molto scarse; nei sottobacini meno sfruttati si sono comunque calcolate portate disponibili comprese tra 12 e 36 l/s kmq.
Nei casi dei bacini del fiume Cornia e del fiume Fine, essendo questi meno estesi, è stato possibile effettuare indagini di campo più dettagliate e anche il reperimento e l’elaborazione dei dati pluviometrici e idrometrici è risultato più agevole. È stato quindi possibile in questi casi studiare più da vicino, con appropriate campagne di misura, il comportamento e la vitalità dei corpi idrici in studio e verificare i risultati del modello statistico utilizzato.
Nel caso del bacino del fiume Cornia, essendo qui presenti numerose stazioni di misura pluviometriche e idrometriche, ed avendo quindi a disposizione i dati di
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portata giornaliera, è stato scelto un metodo statistico basato sulla determinazione della Q7,10.
Nel caso del bacino del fiume Fine, si è seguito un duplice approccio: uno statistico, basato sulle portate medie mensili, non essendo qui disponibili dati relativi alle portate giornaliere, e uno sperimentale basato sull’utilizzo del programma PHABSIM, utilizzando i risultati dei rilievi per calibrare il modello.
5.2. Considerazioni sui metodi
Confrontando i risultati delle indagini svolte con quelli ottenibili applicando metodi diversi, si osserva che i valori di DMV ottenuti con i metodi scelti sono i più cautelativi.
Serchio Segone Cornia Fine
DMV l/s kmq AdB Serchio 5-19 7,7 * * Q7,10 * * 1,5-2 * Qmagra * * * 2 PHABSIM * * * 1,7-3 1/3 Qestiva * 3 0,7 0,7 1/10 Qannua 3,3 2,8 0,7 0,7 Trento 5,5 5,5 1,5-2 1,5-2
In particolare per il torrente Segone si è considerato una modulazione di portata su passo mensile nell’esigenza di garantire le condizioni che favoriscono il susseguirsi dei cicli vitali delle specie ittiche (acque basse e veloci a scopo riproduttivo e alimentare, acque alte e lente per sosta e rifugio). Per una corretta definizione del DMV non si può infatti prescindere dal considerare tale portata come una variabile temporale.
Una semplificazione che viene effettuata in tutti i metodi analizzati è però quella di associare il concetto di deflusso (acqua che defluisce) a quello di portata (quantità di acqua che defluisce) [31], trascurando l’importanza che hanno nella determinazione della vitalità dell’idrosistema lotico tutte le altre componenti abiotiche (portata, profondità, trasporta solido, componente climatica, componente geomorfologia, infiltrazioni in alveo ecc.) e biotiche (popolamenti vegetali riparali e acquatici, popolamenti animali acquatici, anfibi e terricoli) del sistema stesso.
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Per tenere conto dell’importanza di tutte le componenti e della loro interazione, l’approccio più corretto è quello sistemico.
Ciò consente di tenere conto del fatto che ad ogni assetto dell’idrosistema lotico corrisponde un certo grado di soddisfacimento delle proprie esigenze. La condizione in cui si trova la componente generica si pone in una scala di valori compresi tra la migliore e la peggiore condizione possibile. Non è detto che l’ottimizzazione dell’intero idrosistema corrisponda all’ ottimizzazione contemporanea di tutti gli elementi. Si possono infatti individuare valori ottimali del sistema determinati solamente dai valori ottimali di alcune componenti pur non trovandovisi le altre [31].
Ad ogni stato del sistema corrisponde un certo livello della vitalità delle sue componenti biotiche che può passare da condizioni di benessere a condizioni di stress fino perdita di vitalità. Si può individuare un livello critico al di sopra del quale il sistema o le componenti biotiche, cessate la cause dello stress riescono a recuperare e ritornare a livelli più elevati di vitalità e al di sotto del quale, anche cessate le cause dello stress, si ha un adeguamento verso nuove configurazioni degenerative, o una progressiva perdita di vitalità fino all’estinzione [31].
Con un approccio sistemico è possibile esprimere la vitalità in funzione dei valori degli indicatori di tutte le componenti biotiche e abiotiche e delle loro interazioni. Risulta così possibile rappresentare la vitalità del sistema in un certo punto, ad un certo istante:
V = a0 + a1A1 + … +anAn + b0 + b1B1 + … +bnBn + a0b0+a1b1A1B1 + …anbnAnBn
Nella quale Ai sono gli indicatori delle componenti abiotiche e Bi delle componenti abiotiche.
Quindi, il valore della vitalità minima sostenibile, VMS, si ottiene minimizzando l’espressione della vitalità rispetto ai singoli valori o al loro complesso. La vitalità di un sistema risulta quindi sostenibile quando
V > VMS
Tale valore della VMS così ottenuto, dal momento che i valori degli indicatori variano rispetto al tempo e lungo il corso d’acqua, è quindi riferito ad un certo istante e ad un certo punto.