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IL DISCORSO INEDITO DI DON BOSCOIN OCCASIONE DELLA CONSACRAZIONE DELLA CHIESADI SANTA MARIA MAGGIORE IN VERCELLI (1861) FONTI

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IL DISCORSO INEDITO DI DON BOSCO

IN OCCASIONE DELLA CONSACRAZIONE DELLA CHIESA DI SANTA MARIA MAGGIORE IN VERCELLI (1861)

E dizione critica a cura di A ld o G ir a u d o *

I. IN T R O D U ZIO N E

I m anoscritti di predicazione di don B osco d ell’A rchivio Salesiano C en­

trale sono conservati in u n ’unica scatola (A SC A 225) e suddivisi in buste per tipologia. La busta dedicata alla predicazione m ariana (A 22505) contiene due panegirici giovanili - uno p er l ’A ssunzione di M aria, l ’altro p e r la festa della M adonna del R osario1 - , sette brevi tracce o schem i, attribuibili in gran parte agli anni della m aturità2, e u n discorso tenuto a V ercelli il 15 settem bre 1861, in occasione della consacrazione della chiesa di Santa M aria M ag gio re3. Il testo di quest’ultim o è scritto da M ichele R ua con correzioni e integrazioni autografe di don Bosco. N ella stessa cartella sono conservati altri due p anegi­

rici allografi, entram bi in onore della N atività di M aria, che sicuram ente non sono di don B osco, com e risulta da u n ’attenta analisi critica dei contenuti e dello stile4.

* Salesiano, professore all’Università Pontificia Salesiana (Roma).

1 ASC A2250502, Assunzione di Maria [in piemontese] (ms Bosco, 6 pp.); A2250510, Panegirico sulla Madonna del SS. Rosario (ms Bosco, 11 pp.).

2 ASC A2250501, M aria venerata in tutte la cose (ms Bosco, 1 p.); A2250503, La maternità di Maria (ms Bosco, 1 p.); A2250506, Festa del Nome di Maria, 11 sett. 1862 (ms Bosco, 2 pp.); A2250507, Il nome di Maria (ms Bosco, 2 pp.); A2250508, Adduxisti diem con- solationis [Maria rifugio dei peccatori e nostro aiuto] (ms Bosco, 2 pp.); A2250509, Rosario (ms Bosco, 2 pp.); A2250511, Visitazione di Maria, 3 giugno 1842 (ms Bosco, 2 pp.).

3 ASC A2250512, Adduxisti diem consolationis (ms Rua, corr. autogr. Bosco, 10 pp.).

4 ASC A2250504, Discorso per la natività di Maria SS. [in piemontese] (allogr., 9 pp.);

A2250505, Natività di Maria SS.: storia e conseguenze (allogr., 8 pp.). Va detto, a questo pro­

posito, che nell’Archivio Centrale, insieme agli autografi di predicazione di don Bosco, sono mescolati manoscritti di predicazione allografi, analoghi a quelli citati, quasi tutti della stessa mano, che ad un primo esame non paiono composti dal Santo.

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Q uello tenuto a Vercelli, in verità, no n è u n discorso m ariano, m a eccle­

siologico: don B osco non decanta le glorie di M aria, m a i trionfi della Chiesa cattolica e la ricchezza spirituale dei suoi luoghi di culto. D i questo discorso inedito restituiam o l ’edizione critica.

1. Il co n testo del d isco rso

L a vicenda è narrata dalle M e m o r ie b io g r a f ic h e5. N el settem bre 1861, dopo lavori di restauro e abbellim ento della chiesa di Santa M aria M aggiore di Vercelli, in occasione della solenne consacrazione, il vicario don G iovanni M om o invitò don B osco a tenere il discorso durante i vespri pom eridiani, alla presenza d ell’arcivescovo m ons. A lessandro d ’A ngennes e di m ons. G iovanni A ntonio G ianotti v escovo di S aluzzo6, che al m attino aveva presiedu to la liturgia di consacrazione. Il Santo, scrive il biografo, “preparata e dettata a D. R u a l ’orazione che volev a esporre” , parti p e r V ercelli alla v ig ilia della cerim onia e il giorno successivo dom enica 15 settem bre, predicò “le glorie di M aria, testificate da quella B asilica, e piacque tanto sia a ll’im m enso uditorio e sia ai due Prelati, che l ’arcivescovo d ’A ngennes lo fece predicare nei due giorni seguenti im ponendogli che non durasse pen a nella ricerca degli argo­

m enti, perché eglino stessi, i vescovi, a tem po debito glieli avrebbero sugge­

riti”7. L em oyne rip o rta anche la nota inserita in un a com posizione poetica com posta p er l ’occasione da G iovanni B attista Chionetti:

Nelle ore pomeridiane di questo stesso giorno avranno luogo solenni vespri, mu­

sicati ed accompagnati coll’organo dal rinomato maestro Felice Frasi a’ quali as­

sisteranno Sua Eccellenza l ’Arcivescovo della Diocesi ed il Vescovo consecrante.

Dira l’orazione inaugurale il dotto e caritatevole Don Giovanni Bosco cosi bene­

merito della Societa e della Religione8.

5 C f MB VI, 1009-1010.

6 Alessandro d ’Angennes (1781-1869), arcivescovo di Vercelli dal 1832 al 1869 e sena­

tore del Regno nel 1848 (cf la voce di Gianni S o fri in Dizionario Biografico degli Italiani.

Vol. III. Roma, Istituto della Enciclopedia Italiana 1961, pp. 254-255). Giovanni Antonio Gia­

notti (1784-1863), arcivescovo di Sassari dal 1833 al 1837, poi vescovo di Saluzzo; il 4 agosto 1833 aveva amministrato la cresima a Giovanni Bosco nella parrocchia di Buttigliera d ’Asti;

cf MB I, 277; Elso G ram ag lia, La Cresima di don Bosco a Buttigliera, in “Grandangolo”

4 (1987) 3, 3. Entrambi i vescovi apprezzavano l’opera di don Bosco e avevano sostenuto e propagandato le Letture Cattoliche (cf MB VI, pp. 86-90).

7 MB VI, 1009-1010.

8 MB VI, 1009. Felice Frasi (1806-1879) maestro di cappella nella cattedrale di Vercelli e pregevole compositore di musica sacra (cf Rossella PELAGALLI, Frasi, Felice, in Dizionario Biografico degli Italiani..., Vol. L (1998), p. 311.

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Troviam o ulteriori indicazioni su ll’evento in u n volum e di storia v ercel­

lese, nel quale si parla d ell’antica basilica rom anica di Santa M aria M aggiore, dem olita nel 1777, e della traslazione del suo titolo alla ex chiesa dei G esuiti9, quella appunto in cui don Bosco predicò:

La chiesa fu restaurata e abbellita nel 1861 su progetto dell’architetto Giuseppe Locami (che disegnò anche il marmoreo altar maggiore) e il conte Edoardo Ar- borio Mella diede all’opera il suo prezioso contributo, dirigendo i lavori affidati al capomastro Antonio Delpiano Perrucchetti per le opere murarie, e per le deco­

razioni al pittore Antonio Costa [...]. Cominciati i lavori verso la metà di aprile, la chiesa fu riconsacrata il 15 dicembre [sic] 1861, essendo parroco don Giovanni Momo, dal Vescovo di Saluzzo mons. Gianotti coll’assistenza del nostro Arcive­

scovo mons. d’Angennes. In questo giorno vi predicò don Giovanni Bosco, che fu qui pure nei due giorni seguenti10.

Il coinvolgim ento di don B osco era dovuto a ll’am icizia col canonico Pietro G iuseppe D e G audenzi11, arciprete del capitolo della cattedrale, da cui dipendeva giuridicam ente la parrocchia di Santa M aria M aggiore con diritto di nom ina del parroco - il quale aveva appunto titolo di v ic a r io , cioè am m ini­

stratore della curia a nom e dei canonici. Q uesti era don G iov ann i M om o, altro am m iratore e benefattore di don Bosco, che nel 1855, com e segretario di m ons. d ’A ngennes, aveva com pilato e controfirm ato la circolare d ell’arcive­

scovo ai parroci in sostegno delle L e ttu r e C a tto lic h e 12.

9 Notizie sulla basilica paleoromanica di Santa Maria Maggiore e sulla chiesa costruita dai Gesuiti, prima dedicata alla SS. Trinità poi a Santa Maria Maggiore, in Riccardo Orsenigo, Vercelli sacra. Novara, EOS Editrice 1995 [ristampa anastatica della prima edizione 1909], pp.

83-88.

10 Giulio Cesare Faccio - Giuseppe Chicco - Francesco V o la, Vecchia Vercelli. Passeg­

giate storico-topografiche. Vercelli, Tip. Edit. “La Sesia” 1961, p. 306. Giuseppe Locami (1826-1902) più tardi sindaco di Vercelli, fu architetto eclettico e geniale: la Sinagoga di Ver­

celli è considerata una delle sue opere più pregevoli, cf Rossella B o ttin i Treves, Il tempio israelitico di Vercelli. Storia di un progetto, in “Bollettino Storico Vercellese” 24 (1995) 2, 5­

67. Al conte Edoardo Arborio Mella (1808-1884), architetto e archeologo, don Bosco, negli anni Settanta, affiderà il progetto della chiesa di san Giovanni Evangelista in Torino (cf Ennio In n au rato , Nel Centenario della chiesa di san Giovanni Evangelista dell’architetto Edoardo Arborio Mella. Rivisitazione critica. Torino, Scuola Grafica Salesiana 1982; Filippo M organ- tini, Edoardo Arborio Mella restauratore (1808-1884). Milano, Franco Angeli 1988).

11 Pietro Giuseppe De Gaudenzi (1812-1891), che diverrà vescovo di Vigevano nel 1871, fu sostenitore e benefattore di don Bosco fin da quando, nel 1848, visitò l ’Oratorio in compa­

gnia di Antonio Rosmini (cf Giovanni Bosco, Memorie dell’Oratorio di S. Francesco di Sales dal 1815 al 1855. Saggio introduttivo e note storiche a cura di Aldo G iraudo. Roma, LAS 2011, pp. 185-186).

12 La circolare è riportata per intero in MB VI, 87-90. Don Giovanni Momo, parroco di Santa Maria Maggiore, è registrato col titolo di “Vicario perpetuo” in Calendario generale del Regno pel 1860... Anno XXXVII. Torino, Unione Tipografica Editrice 1860, p. 157.

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Il 15 settem bre 1861, dom enica X V III dopo Pentecoste, ci celebrava la festa del N om e di M aria. D on B osco fece un sem plice accenno alla ricorrenza m ariana; preferì concentrare l ’attenzione sulla santità dei luoghi di culto cat­

tolici, sui tesori spirituali che essi contengono, su “la vera e la sola vera santa religione di G esù C risto”, p er esortare gli ascoltatori a essere “ferm i” in essa, a praticarla, a rim anere “strettam ente legati” con i sacri m inistri e col papa

“vicario di G esù C risto” .

2. I d e s tin a ta r i e le fo n ti d i rife rim e n to

Il discorso è pensato p e r u n uditorio m isto di ecclesiastici e laici, m a don B osco pare rivolgersi prevalentem ente a questi u ltim i. Si h a pure l ’im pres­

sione che don M ichele Rua, allora sacerdote di 24 anni, n on sia stato un sem ­ plice am anuense. L’uso di espressioni lessicali particolari e lo stile, in certi passaggi un p o ’ acerbo, ci inducono a ritenere che il giovane collaboratore di do n B o sco - che stav a freq u en tan d o i co rsi di m o ra le p ra tic a e di sacra oratoria in vista d ell’esam e di confessione - , ricevuta dal Santo una traccia b en definita e l ’indicazione di fonti a cui attingere, abbia lavorato con una certa libertà, producendo una prim a m inuta, rivista da don B osco, e poi abbia steso la bella copia (il doc. R).

L e fonti di riferim ento sono facilm ente individuabili. Q uelle bibliche sono in gran parte tratte dalla m essa I n d e d ic a tio n e e c c le s ia e . A ltre vengono citate esplicitam ente, com e il saggio su ll’antica chiesa di Santa M aria di Ver­

celli di G iovanni A ntonio R anza (1785) e l ’edizione torinese delle I n s titu - tio n e s litu r g ia e s a c r a e (1835) del m inore osservante V incenzo da M assa Fer- m ana. A ltre ancora si possono facilm ente individuare, com e il vol. X X IV del D iz io n a r io di G offredo Casalis (1853), le M e m o r ie s to r ic h e d e lla c ittà d i Ver­

c e lli di Carlo D ionisotti (1861), la I s to r ia d e lla v e r c e lle s e le tte r a tu r a e a r ti di G aspare D e G reg o ry (1819), la S t o r i a d i S. B e r n a r d o del P etrin a (1737).

N ella p arte apologetica troviam o anche espressioni tratte quasi di peso da operette dello stesso don B osco in cui em erge la sua ecclesiologia: S to r ia e c c l e s ia s tic a (1845), L a C h ie s a c a t to lic a - a p o s to lic a - r o m a n a è la s o la v e r a C h ie s a d i G e s ù C r is to (1850), I l g i o v a n e p r o v v e d u t o (ed. 1851), A v v is i a i c a tto lic i (1853), Vita d i S. P ie tr o (1856), Vite d e ' s o m m i p o n t e f i c i S. A n a c le to , S. E v a r is to , S. A le s s a n d r o I (1857)13.

13 Sull’ecclesiologia di don Bosco e le sue fonti d ’ispirazione cf Pietro S te ll a , Don Bosco nella storia della religiosità cattolica. Vol. II, Mentalità religiosa e spiritualità. Seconda edizione riveduta dall’autore. Roma, LAS 1981, pp. 119-145.

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3. Tem i e m e rg e n ti nel p a n e g iric o

L’occasione della dedicazione della basilica di Santa M aria di Vercelli offre a don Bosco lo spunto p er esporre considerazioni di carattere apologe­

tico e pastorale, in una prospettiva storico ecclesiologica a lui particolarm ente cara. L’argom ento enunciato nel prologo è quello del “trionfo” della “nostra santa cattolica religione” : trionfo dim ostrato dagli eventi della storia (le “cose che rico rd iam o ”), trionfo espresso “nelle fu nzion i che sonosi com p iu te” e trionfo docum entato “n ella grandezza dei tesori che nelle chiese cattoliche possediam o” 14.

D ue fondam entali tem i em ergono nello scenario delineato da don Bosco:

il prim o ecclesiologico e polem ico, il secondo esortativo e pastorale.

3.1. N e lla C h ie s a c a tto lic a s i tr o v a il v e ro c u lto a D io

La chiave interpretativa è offerta nella perorazione: quelle dei R iform ati non sono “le chiese degli A postoli, dei cristiani prim itivi, dei veri cristiani di tutti i tem pi, no; le vostre chiese, il vostro culto, la vostra religione no n sono più di G esù Cristo. N é possono più salvare le anim e vostre” . Solo “noi catto­

lici entrando nelle nostre chiese siam o sicuri di offerire a D io u n culto da Dio gradito, siam o sicuri di professare la vera e la sola vera santa religione di G esù C risto” (p. 9). D on Bosco dim ostra la tesi prim a in form a narrativa - ricollegando vicende bibliche relative al culto esterno con la storia d ell’edi­

fìcio sacro in cui sta predicando - poi attraverso la spiegazione del sim bo­

lism o rituale della consacrazione.

R ico rd a in n an zitu tto che l ’ad o razio n e di D io “in sp irito e v e rità ” si esprim e nel culto esteriore e in luoghi sacri, perché lo richiede la natura del­

l ’uom o e p er esplicita volontà divina. Fatto di corpo e anim a, l ’uom o infatti h a bisogno di “ eccitam enti esterni” p e r passare dalle cose visibili a quelle in ­ visibili e spirituali. Così fu fin d all’inizio: A bele, N oè e i patriarchi offrirono sacrifici e edificarono altari; M osè costruì u n tabernacolo, em anò leggi cul­

tuali, prescrisse cerim onie e param enti, stabilì sacerdoti e leviti; Salom one edificò lo splendido tem pio di G erusalem m e p er com ando di D io (p. 2); il divin Salvatore “prese parte alle religiose funzioni” del tem pio e lo proclam ò

“ casa del Signore, casa di orazione” .

14 Le espressioni “nelle funzioni che sonosi compiute” e “nella grandezza dei tesori che nelle chiese cattoliche possediamo”, verranno cancellate da don Bosco nella prima revisione del testo e sostitute con espressioni più sintetiche: “nelle cose che facciamo” e “nelle cose che veneriamo”.

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N ella nuova legge i riti antichi “ furono portati alla più alta perfezione” . P rim a chiesa cristiana è il C enacolo, dove G esù celebrò la sua ultim a Pasqua e istituì l ’Eucaristia, dove gli A postoli si raccolsero p er ricevere lo Spirito ed eleggere il sostituto di Giuda. A gli albori del cristianesim o, p u r tra le persecu­

zioni, si consacrarono a D io luoghi di culto (p. 3).

A nche in Piemonte, fin dai tem pi apostolici, ci furono chiese “consacrate al vero D io”, come la basilica di Santa M aria di Vercelli. La C hiesa di Vercelli, fondata dall’apostolo Pietro - “legata con R om a col vincolo della fede”, m ai spezzato dalle “vicende dei tem pi” - ha fatto di questa basilica il centro della sua pietà.

L a co n c aten azio n e n a rra tiv a in tessu ta da don B osco rico n g iu n g e gli uditori ad una veneranda tradizione: “ Si può dire con ragione che voi ricordate i fatti che com pongono la storia del culto cattolico; [...] prom osso, praticato e difeso dai cristiani di tutti i tem pi e di tutti i luoghi” (p. 5). Questo culto, pro­

fessato con riti e cerim onie “rivelate da D io”, con “forme, ornati, liturgie, para­

m entali, im magini, altari, turibolo, incenso e sacrifizi”, questa adorazione “in spirito e verità”, espressa in ogni tem po “colla stessa dottrina, colla stessa m o ­ rale e cogli stessi sacram enti” (p. 8), attesta che “noi cattolici entrando nelle nostre chiese siamo sicuri di offerire u n culto da Dio gradito, siamo sicuri di professare la vera e la sola vera santa religione di G esù Cristo” . N on così i Pro­

testanti, poiché nelle loro chiese non si vede “u n ’im m agine, non un candeliere, non una fiaccola, non un tabernacolo, non u n altare” . Q uelle non sono più le chiese di cui parla la Scrittura, le chiese degli Apostoli, “dei veri cristiani di tutti i tem p i” . Q uelle chiese, quel culto, quella religione n o n “possono più salvare” le loro anime: “Voi - dice don Bosco citando san Girolam o - non siete più nella chiesa di G esù Cristo, m a siete nella sinagoga dell’A nticristo” (p. 9).

Q uesta lettura apologetica riepiloga ragioni espresse più volte dal Santo in opuscoli divulgativi, “un campo, cioè - com e scrive Pietro Stella - dove facilm ente gli scrittori scendono ai forti contrasti e concentrano la m ente dei lettori su elem enti ben distinti tra loro [...]. Ci troviam o nel campo della po le­

m ica, tendenzialm ente fatta p er rilevare contrapposizioni e contrasti. Siamo in tem pi in cui si razionalizza e si oggettivizza. Si parla in term ini di vero e di falso” 15. Q uesti sono gli anni del proselitism o protestante e delle pungenti iro n ie di an ticleric ali e lib era li o stili al ca tto licesim o in tran sig en te e don Bosco, che sente la salvezza eterna com e “il term ine che im pone i criteri di scelta tra le varie confessioni religiose”, accentua i toni per offrire agli ascolta­

tori la certezza della fede cattolica16.

15 P. S te lla , Don Bosco nella storia della religiosità ca tto lic a ., vol. II, p. 126.

16 Ib id , p. 127.

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3.2. V a lo riz za re i te s o r i s p ir itu a li d e lla C h ie s a e r im a n e r e f e r m i n e lla f e d e L’afflato polem ico tuttavia, n e ll’intessitura retorica di don B osco, è cali­

brato dalla preoccupazione pastorale di infondere negli uditori la consapevo­

lezza della propria appartenenza relig iosa ed esortarli a valorizzare i tesori spirituali della Chiesa. Secondo centro focale del discorso è l ’esortazione a un a più viva coscienza della santità dei luoghi di culto cattolici che, in virtù dei riti di co n sa cra zio n e, “ d iv en tan o ab itaz io n e del D io v iv e n te ” . Vanno dunque frequentati “colla riverenza che m erita la santità del luogo” (p. 6).

D on B osco spiega com e i sim boli, usati nella liturgia di consacrazione della chiesa, richiam ino il m istero della Redenzione, la predicazione apostolica, la sacralità del luogo, purificato e “destinato ai divini sacrifizi, alla preghiera, ad altre sante azioni” (p. 5), l ’istruzione dei fedeli nei fondam enti della fede, la ne­

cessità del battesim o e della penitenza, della prudenza e della sapienza, il fervore e l ’allegrezza che accom pagnano la conversione, la lode dell’A ltissim o (p. 6).

Poi elenca i “tesori” delle chiese cattoliche: la croce “trionfo di gloria pel cristianesim o”, il pulpito “da cui si spiega la parola di D io”, le istruzioni, i catechism i, i santi sacram enti, il sacrificio della m essa, la benedizione eucari­

stica. N elle chiese cattoliche peccatori, deboli e giusti trovano aiuto p er con­

vertirsi, fortificarsi e perseverare nel bene; “ivi si benedicono i sani, si fanno preghiere p er g l’inferm i e pei m oribondi e s ’invoca requie eterna a quelli che sono chiam ati a ll’eternità” (p. 7).

Infine indugia nella spiegazione del significato di alcuni arredi del culto cattolico, confrontati con quelli analoghi del tem pio di Salom one: il fonte b at­

tesim ale destinato “a lavare e purificare l ’an im a nostra, a cancellare il peccato [...], farla figliuola di D io ed erede del P aradiso” ; la presenza di Cristo nella com unità dei fedeli radunata in preghiera, com e assicura il Vangelo; l ’altare su cui si “rinnova il sacrifizio del C alvario” (p. 7); il tabernacolo “dim ora”

di “colui pel quale tutte le cose furono fatte” . È questo il centro focale del di­

scorso, la presenza reale del divin Salvatore che ci perm ette di “avvicinarci a lui p e r adorarlo, pregarlo, supplicalo in qualunque m om ento” ; lo stesso am ore che lo ha spinto “ a spirare in croce”, lo fa venire a noi p er “fare di noi m ede­

sim i la sua abitazione” ogni volta che ci accostiam o alla com unione (p. 8).

A l term ine del discorso don B osco incoraggia i “cattolici vercellesi” a ri­

m anere ferm i nella santa cattolica religione; a praticarla nei fatti, in pubblico e in privato, quando il m ondo loda e quando disprezza; a praticarla tenendosi

“ strettam ente uniti” con i pastori che hanno cura delle nostre anim e: “se noi ci conserverem o uniti col parroco, sarem o pure uniti col vescovo, col papa, che è vicario di G esù C risto” .

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II. E D IZ IO N E C R ITIC A D EL D O C U M EN TO

1. D escrizio n e del d o c u m e n to

D el panegirico p er la consacrazione della chiesa di Santa M aria M ag­

giore in V ercelli si conserva u n unico m anoscritto autografo di M ichele Rua (R), p ro b a b ile b e lla co p ia di u n a p re ced e n te m in u ta n o n con serv ata. D on B osco revisionò in due m om enti il testo d ell’am anuense: la p rim a v olta in m odo più accurato con interventi a penna (B) e l ’aggiunta di u n brano signifi­

cativo su un foglietto supplem entare autografo (B b ); la second a vo lta con poche correzioni e integrazioni fatte a m atita leggera (B2). N o i restituiam o l ’edizione critica di R con tutti gli interventi correttivi e integrativi di don Bosco.

1. R = A S C A 2 2 5 0 5 1 2 ( F D B m ic r . 8 3 E 1 0 - 8 4 A 5 , 8 4 A 7 - A 8 ) . A d d u x i s t i d ie m c o n s o la tio n i s ... [ s e tt e m b r e 1 8 6 1 ] , m s a u to g r. R u a , c o n c o r r e z io n i e d a g g iu n te a u to g r. B o s c o .

S i t r a t t a d i 2 f o g li p i ù m e z z o f o g lio , p i e g a t i in m o d o d a f o r m a r e u n fa s c ic o lo d i 10 p a g in e d i fo rm a to 2 1 3 x 3 0 8 m m ; la c a r ta è d i s p e s s o r e m e d io , n o n r ig a ta , d i c o lo re b ia n c o in g ia llito ,

Il d o c u m e n to , in b u o n o s ta to d i c o n s e r v a z io n e , è a u to g ra fo d i d o n M i­

c h e le R u a . L ’in c h io s tr o u s a to d a l l ’a m a n u e n s e è b r u n o ; la g r a f ia r e g o la r e e o r ­ d in a ta , a tr a t ti fin i, b e n m a r c a ti e o m o g e n e i. S u d i e s s o d o n B o s c o è in te r v e ­ n u to a c o r r e g g e r e e in te g r a r e , u n a p r im a v o lta (B ) u s a n d o in c h io s tr o n e ro i n ­ te n s o e p e n n a a tr a tto m e d io - fin e ; u n a s e c o n d a v o lta (B 2) c o n m a tita d i g ra fite le g g e r a . Il te s to c o p r e 9 p a g in e in te r e e u n a p ic c o la p o r z io n e d e lla p a g in a 10;

il n u m e r o d i r ig h e d i te s to v a r ia d i p a g i n a in p a g i n a (p. 1: 2 8 r ig h e ; p. 2: 2 9 r.;

p . 3: 3 0 r.; p . 4: 35 r.; p . 5: 33 r.; p . 6: 3 4 r.; p . 7: 3 4 r.; p . 8: 2 9 r.; p . 9: 31 r.;

p . 10: 5 r.) L a s c r ittu r a o c c u p a d u e te r z i d e lla la r g h e z z a d e l fo g lio in m o d o d a la s c ia r e a s in is tr a u n m a rg in e lib e r o d i c irc a 4 0 m m p e r le c o r r e z io n i e in te ­ g r a z io n i, s e c o n d o l ’u s o d e l te m p o . L e s in g o le p a g in e s o n o n u m e ra te d a 2 a

10, s u l m a r g in e s u p e rio r e : d a p . 2 a p . 4 il n u m e r o è s c ritto a m a tita ; d a p . 5 a p . 10 il n u m e ro è s c ritto a p e n n a c o n in c h io s tr o b ru n o , lo s te s s o u s a to d a R . A n n o ta z io n i a r c h iv is tic h e a p e n n a in a lto s u l m a rg in e s in is tr o d i p . 1:

“ S. 111 P r e d ic h e 1 8 6 1 -IX -1 5 | S. 13 2 | S. 12 4 V e rc e lli | S. 9 1 3 2 R u a | v id e M . B io g . V I p . 1 0 0 9 ” . S u lla m e tà in f e r io r e d e l m a rg . sin . d i p . 4 è s c ritto tr a s v e r ­ s a lm e n te : “ P r e d ic a d i D . B o s c o a V e rc e lli n e lla c o n s a c r. d i S. M a r ia ” . S u lla p a r te a lta d e l m a rg . sin . d i p . 7 è s c ritto : “ O ra z io n e f a tta d a D . B o s c o n e lla c o n s a c r a z io n e d e lla c h ie s a d i S. M a r ia in V e r c e lli 1 8 6 ...” .

(9)

2. B b = A SC A 2250512 (FDB micr. 84A6). Q u e llo p o i c h e ... [settem bre 1861], m s autogr. Bosco.

Si tratta di un m ezzo foglio di carta da lettera azzurrina calandrata, for­

m ato 209 x 135 m m , scritto solo sul fronte. O riginariam ente era incollato a p. 8 di R, ora è sciolto.

Il docum ento, autografo di san Giovanni Bosco, è in discreto stato di con­

servazione, m a presenta due piccoli strappi in prossim ità degli angoli superiore e inferiore del m argine destro, corrispondenti ai punti in cui era stato incollato su R . L a grafia è veloce e irregolare a tratto m edio-fine, in inchiostro nero intenso, lo stesso usato p er gli interventi correttivi B sul doc. R, m a qui legger­

m ente scolorito a causa d ell’acidità della carta. Il testo è di 30 righe e lascia a sinistra un m argine libero di circa 25 m m. Il foglio reca in alto a sinistra il num ero 8, col segno di rim ando # che ritroviam o alla p. 8 del doc. R (riga 13).

2. D a ta zio n e

La datazione del m anoscritto R e delle revisioni di don Bosco può essere stabilita con buona approssim azione: la consacrazione della basilica di Santa M aria M aggiore in V ercelli avvenne il 15 settem bre 1861, dunque com pila­

zione e revisione risalgono ai giorni im m ediatam ente precedenti. P resum ibil­

m ente don B osco fece le ultim e correzioni a m atita (B2) durante il viaggio da Torino a Vercelli. In tal m odo infatti era solito correggere bozze a stam pa e discorsi durante i viaggi.

3. S tr u t tu r a e co n te n u to

La struttura retorica del discorso rispetta lo schem a classico suggerito dai trattati di sacra oratoria: esordio, corpo d ell’orazione - che qui è diviso in tre punti - e perorazione1, m a senza artificiosità. La fecondità d ell’eloquio, l ’am abilità nel tratto, l ’arte del racconto, doti naturali in don B osco, erano p o ­ tenziate da abbondanti letture, da buona m em oria e da una frequente pratica d ella p re d ic azio n e in con testi m olto diversi. E g li era solito p re d ic are con linguaggio sem plice, m olta chiarezza, sobria m a efficace im m aginazione, ser­

1 Si veda, per esempio, il diffusissimo manuale del torinese Guglielmo Audisio, Lezioni di sacra eloquenza. 3 voll. Torino, Stamperia Reale 1839-1841 (utilizzato nei corsi di omiletica sia nel seminario che nel convitto ecclesiastico di Torino).

(10)

vendosi di essenziali tracce di riferim ento. Spesso era anche costretto ad im ­ provvisare, m a n o n igno rav a le regole di u n a b u o n a p redicazion e adatta a suscitare attenzione, istruire e sm uovere i cuori, valorizzandone anzi tutte le risorse2. In occasioni particolari, in cui la qualità del pubblico e la circostanza lo richiedevano, il Santo scriveva le sue p red ich e con cura, riv edend o, li­

m ando e correggendo più volte il testo, com e si constata ad esem pio nel p ane­

girico in onore di san Filippo N eri (1868)3. N el discorso di V ercelli la cura non è m inore, com e anche l ’utilizzo attento e m isurato delle norm e essenziali della retorica. Le varie parti del discorso sono evidenti.

L’e s o r d io (p. 1) trae spunto dalla circostanza ed h a in esergo u n versetto biblico - A d d u x i s ti d ie m c o n s o la tio n is , Lam 1, 21 - scelto ad evidenziare la gioia p er la restituzione al culto della chiesa di Santa M aria M aggiore, resa possibile dalla beneficenza dei vercellesi. Tuttavia l ’attenzione viene im m e­

diatam ente orientata sulla tesi centrale del discorso: “N o n solo oggi è giorno di grande consolazione, m a è altresì giorno di trionfo p er la nostra santa catto­

lica religione” . In funzione di questo assunto vengono enunciati i punti che saranno trattati: “L a n ostra santa cattolica religione oggi ripo rta uno splen­

dido trionfo: 1° nelle cose che noi ricordiam o; 2° nelle cose che facciam o;

3° nelle cose che veneriam o” .

L’invocazione è rivolta alla V ergine M aria: “Ci benedica tutti e ci as­

sista, assista m e m entre v i parlo, assista v o i m entre ascoltate, e così tutto riesca a m aggior gloria di Dio, a vantaggio delle anim e nostre” . Espressione, quest’ultim a, che non è solo form ale, poiché rivela la sensibilità interiore di don Bosco e la sua visione della propria vocazione personale e della m issione della Chiesa.

2 Le Memorie biografiche offrono abbondanti riferimenti alla predicazione di don Bosco.

In particolare Lemoyne, attingendo dalle Cronachette di Barberis (cf ASC A0000102, quad. 2, pp. 27-28), riporta il parere del Santo sulla necessità della semplicità e chiarezza; poi aggiunge alcuni suoi suggerimenti: “Per prepararsi ed avere un certo qual ordine nella predica, cosa prin­

cipale io credo che sia definir bene l ’argomento. Ciò fatto, lo schema della predica deve venir naturalmente da sé. Avuto lo schema ben preparato, tutto è fatto; le parole le daranno le circo­

stanze. L’esordio si prenda da qualunque circostanza di luogo, di tempo, di occasione. Di utilità massima sono le similitudini, le parabole, e altresì le favole e gli apologhi. [...] Così diceva D.

Bosco, il quale però non predicava a vanvera come qualcuno potrebbe supporre per scusare la propria infingardaggine; ei traeva i suoi argomenti dai tesori delle sacre scienze dei quali erasi largamente provveduto, e tenendo d’occhio l’ordine logico ed oratorio col quale aveva scritto moltissime prediche. Ma sopra tutto il segreto per cui riuscì predicatore efficace delle persone ignoranti ed istruite si è che non predicava se stesso, sì bene Nostro Signor Gesù Cristo” (MB II, 230-231).

3 Il panegirico di don Bosco in onore di san Filippo Neri (1868). Edizione critica a cura di Aldo G iraudo, in RSS 34 (2015) 63-107.

(11)

La p r i m a p a r t e (pp. 1-5), intitolata N e lle c o s e c h e r ic o r d ia m o , è costi­

tuita da una narrazione di eventi che collega la storia del culto dai tem pi b i­

blici in poi, alle vicende in cui fu coinvolta nei secoli la basilica vercellese e a ll’evento che si sta celebrando. D a sem pre il culto spirituale reso a Dio si esprim e esternam ente in luoghi a ciò deputati. Lo dim ostra la storia sacra:

A b e le , N oè, i P a tria rc h i, o ffriro n o sacrifici; M osè co stru ì il tab ern aco lo , em anò leggi cultuali, prescrisse cerim onie e param enti; Salom one edificò il tem pio di G erusalem m e, “la p rim a m araviglia del m ondo” ; “lo stesso divin Salvatore” visitò il tem pio ricostruito e prese parte alle sue funzioni, pro cla­

m andolo “casa del Signore, casa di orazione” . N ella nuova Legge “nulla fu cangiato” : G esù celebrò la P asqua e istituì l ’E ucaristia nel cenacolo; gli A p o ­ stoli vi si riunirono in preghiera p er ricevere lo Spirito; i prim i cristiani dedi­

carono a Dio luoghi di culto, “ con quella solennità che la fierezza delle p erse­

cuzioni p erm e tte v a” , grotte, sotterranei, catacom be, case private. A nche il Piem onte fin dai tem pi apostolici “ebbe chiese consacrate”, com e la basilica di Santa M aria M aggiore, già tem pio pagano che C ostantino volle consacrato alla M adre del Salvatore, p er onorare la com unità cristiana di V ercelli fondata da san Pietro stesso. Secolare centro di pietà e devozione, nel 1050 la basilica fu sede di un concilio. N el 1148, restaurata e abbellita, venne solennem ente dedicata a M aria da papa Eugenio III; in qu ell’occasione san B ernardo tenne il discorso inaugurale. Ora, nuovam ente riparata e decorata con “considere­

vo li sp ese” sostenute dalla g en e ro sità dei catto lici vercellesi, to rn a al suo splendore.

La s e c o n d a p a r t e (pp. 5-6), intitolata G lo r ia d e lla f u n z i o n e , consiste in u n a “b re v e m o ra le sp ie g a z io n e d elle c e rim o n ie ” di co n sa c ra z io n e d ella chiesa: la grande croce tracciata sul pavim ento, segno di Cristo m orto p er noi;

le dodici piccole croci affiancate da fiaccole, sim bolo della predicazione apo­

stolica; l ’olio consacrato, l ’acqua lustrale, l ’incenso e i lum i, figura della p u ri­

ficazione, della consacrazione e delle dedicazione al divin culto d ell’edificio.

Poi gli alfabeti latino e greco, tracciati sul pavim ento, che definiscono l ’edi­

ficio com e luogo dedicato all’istruzione di latini e greci, ebrei e gentili “ chia­

m ati a com porre la vera C hiesa di G esù C risto” , m entre la m escolanza di sale e cenere, di acqua e vino richiam a il battesim o, la necessità della penitenza, le v irtù della prudenza e della sapienza, il fervore e l ’allegria “che deve accom ­ pagnarci dopo la conversione” . Infine la processione con le reliquie dei santi, m entre si invocano gli angeli, significa che il luogo è divenuto “casa di D io”

in cui “si deve pregare coi santi” e cantare le lodi di Dio “in com pagnia degli angeli” .

(12)

L a te r z a p a r t e (pp. 6-8), intitolata C o s e c h e v e n e r ia m o , illustra i “tesori”

contenuti nelle chiese cattoliche. Si accenna al “tesoro prezioso della croce”, alla “cattedra di verità da cui si spiega la parola di D io”, alle istruzioni e ai catechism i, ai sacram enti, alla m essa, alla b enedizione eucaristica. Si co n­

frontano oggetti del tem pio di Salom one con quelli presenti nelle chiese cat­

toliche: la vasca p er le abluzioni del corpo n e ll’antico tem pio e il fonte b atte­

sim ale dove si purifica l ’an im a dal peccato; la riunione dei credenti attorno alla Bibbia, sim bolo della presenza di Dio, e la presenza di Cristo in m ezzo a chi si raduna in preghiera; le due statue di angeli a fianco d ell’arca e le m i­

gliaia di angeli che “ assistono trem ebondi” ai sacri m isteri; l ’altare p er i sacri­

fici anim ali e l ’altare su cui si rinnova il sacrificio del C alvario; l ’arca del­

l ’A lleanza con le tavole della legge e il tabernacolo delle chiese cattoliche in cui si trova “l ’autore della m edesim a divina legge” . D on B osco si sofferm a su questa reale presenza divina, “che dà una grandezza incom parabile ai tesori d elle n o stre c h ie se ” : “ q u esto D io im m e n so ” ab ita n e i n o stri ta b e rn a c o li perché noi possiam o avvicinarci a lui in qualunque m om ento; lo stesso am ore che spinse il “ divin Salvatore a spirare sulla croce” lo fa venire a noi p er “fare di noi m edesim i la sua abitazione” nella santa com unione.

La p e r o r a z io n e (pp. 8-10) contiene u n riepilogo dei tem i svolti nel di­

scorso a cui segue l ’applicazione (“N elle nostre chiese siam o sicuri di offerire a Dio u n culto da D io gradito” e “ siam o sicuri di professare la vera e la sola vera santa religione di G esù C risto”), la soluzione di u n ’obiezione in chiave apologetica (anche i protestanti hanno chiese, m a quelle “no n sono più [... ] le chiese degli A postoli, dei cristiani prim itivi, dei veri cristiani di tu tti i tem pi”) e term ina con un ringraziam ento a Dio, una supplica a M aria e una fervida esortazione: “ C oraggio adunque, o cattolici vercellesi, siam o ferm i nella n o ­ stra santa cattolica religione; pratichiam ola no n solam ente colle parole m a coi fatti [...]; pratichiam ola con tenerci strettam ente legati con q u e’ sacri m inistri, che Iddio ci m anda ad avere cura delle nostre anim e...” .

4. C r ite r i d i edizione

R estituiam o l ’edizione critica del m s di R ua (R) con le correzioni auto­

grafe di don B osco e l ’aggiunta fatta su u n foglietto da inserire alla p. 8 (Bb).

N e ll’apparato critico docum entiam o le diverse o perazio ni testuali: le poche correzioni apportate da R ua in fase di stesura (R1), gli interventi di don B osco nella prim a (B, B 1) e nella seconda revisione (B2). Segnaliam o anche

(13)

u n intervento di anonim o (A), che si lim ita ad inserire una citazione scrittu- ristica.

M inim i sono stati gli interventi d ell’editore sul testo, ispirati ai seguenti criteri:

a) uso coerente e uniform e delle iniziali m aiuscole e m inuscole;

b) n o rm alizz azio n e degli ac cen ti e ad a tta m e n to d ella p u n te g g ia tu ra se ­ condo l ’uso m oderno;

c) citazioni della sacra S crittura secondo le abb rev iazion i convenzionali m oderne, segnalando in nota il testo originale;

d) scioglim ento di abbreviazioni e correzione di term ini ortograficam ente errati, segnalando sem pre in nota l ’espressione originale, ad es.: Gesù Cristo] G.C.; consiglia] consilia;

e) trascrizione in corsivo delle citazioni latine;

f) le parole racchiuse tra p arentesi quadre indicano u n ’in teg razion e d el­

l ’editore, ad es.: [dei]; i tre punti racchiusi tra parentesi quadre [...] indi­

cano che nella citazione si è om essa parte di u n testo.

5. A b b re v ia z io n i e segni n e ll’a p p a r a to critico

a d d a d d it, a d d itu s - aggiunge, aggiunto

a n te prim a

R A dduxisti diem consolationis, m s autogr. Rua R 1 C orrezioni autogr R ua in fase di stesura di R B P rim a revisione a penna autogr. Bosco B 1 C orrezioni in fase di revisione di B B 2 Seconda revisione a m atita autogr Bosco B b Foglietto allegato a p. 8, m s autogr. Bosco B b 1 C orrezioni in fase di stesura di B b autogr. Bosco B b 2 C orrezioni in fase di revisione di B b autogr. B osco A A ggiunte posteriori di anonim o

c o r r e x c o r r ig it ex, c o r r e c tu s e x - corregge da, corretto da: quando la cor­

rezione di una parola o di una frase viene effettuata utilizzando ele­

m enti della parola o della frase corretta d e l d e le t, d e le tu s - cancella, cancellato

e m e n d e x e m e n d a t ex, e m e n d a tu s e x - em enda da, em endato da: quando la correzione viene effettuata con elem enti del tutto nuovi rispetto alla parola o alla frase preesistente

m a r g s in sul m argine sinistro

(14)

o r d e x o r d in a v it e x - ordina in altro m odo

p o s t dopo

s l s u p e r lin e a m - sopra la linea ls lin e a s u b d u c ta - sotto la linea

/ in una nota a piè pagina separa p arti diverse d ell’apparato critico // in una nota di piè pagina separa l ’apparato critico da altre annota­

zioni di indole storica o bibliografica

] collocato in nota dopo una o più parole, è seguito d all’espressione originale che si trova nel m s R sviluppata o em endata d all’editore [#] è posto a ll’inizio e alla fine del testo aggiunto da don Bosco sul fo­

glietto B b p er essere inserito a p. 8 di R

6. A ltre a b b re v ia z io n i e sigle

ASC A rchivio Salesiano C entrale (Rom a) autogr. autografo

c f c o n f e r - c o n f e r a n t u r - confronta, si vedano

FDB A rc h iv io S a le s ia n o C e n t r a l e , F o n d o d o n B o s c o . M ic r o s c h e d a ­ tu r a e d e s c r iz io n e . R om a, D irezione G enerale O pere D on Bosco

1980.

ms m anoscritto

OE C e n t r o S tu d i D o n B o sco , G io v a n n i B o s c o . O p e r e e d ite . R is ta m p a a n a s ta tic a , R om a, LAS 1976-1977, 37 voll.

(15)

III. t e s t o

I p . 1 I

A d d u x i s ti d ie m c o n s o la tio n i s. Lam 1, 2 1 1

In questo bel giorno, Eccell.za Rev.ma, e veneratissim i Signori, tutto in ­ spira gioia2, divozione, m agnificenza. Gli addobbi, la eleganza di questa b asi­

lica, la dignità d e ’ personaggi che presero3 parte alla4 funzione che abbiam o co m p iu ta, le ce rim o n ie in essa esercitate, q uan to in so m m a si m ira collo sguardo, si ode co ll’udito, tutto contribuisce a riem piere5 il cuore di6 grande consolazione; c ’invita7 ad esclam are colle parole del profeta G erem ia8: A d ­ d u x i s t i d ie m c o n s o la tio n i s ; o Signore, vo i ci av ete m an d ato u n g io rn o di grande consolazione. C onsolazione grande, perché questo tem pio p e r tanti ti­

to li g lorioso già d ec adeva ed oggi riso rg e9 a n u o v a g lo ria 10; co nsolazione grande pel buon risultato ottenuto dalla v o stra11 carità12; consolazione pel v e­

nerando prelato che non senza suo grave incom odo onora questa solennità, ci prende parte e la com pie13.

Ah! perm ettete, o Signori, che14 io pure prenda parte alla com une alle­

grezza di questo giorno avventuroso15 e dica che n on solo oggi è giorno di grande consolazione, m a è altresì giorno di trionfo p er la nostra santa catto­

lica religione. Egli è p e r16 secondare la vostra pietà e la vostra divozione che io giudico bene di esporvi17 tre pensieri che m i sem brano degni di voi e del­

1 Lam 1, 21] Treni di Ger. c. 1 v. 21 R 2 gioia] gioja R / post gioia del contentezza, B 3 presero corr ex vi prendono B

4 alla corr ex la B

5 tutto ... riempiere corr ex riempie B / tutto contribuisce a add sl B 6 di emend ex del cristiano della più B

7 c ’invita corr ex e c ’invita B

8 post Geremia del che per esprimere la sua gratitudine a Dio per un beneficio ricevuto diceva B

9 risorge] risurge R

10 post gloria del mercé la solenne consacrazione B 11 vostra add sl B

12 post carità del di tanti illustri Vercellesi B

13 post compie del Ma questa consolazione per noi cristiani diventa assai più perfetta, pel solenne trionfo che oggi riporta la santa religione di Gesù Cristo. Adduxisti diem consolationis B // Fa riferimento all’anziano arcivescovo di Vercelli mons. Alessandro d ’Angennes (1781­

1869).

14 Ah ... che emend sl ex Gradite, E. R. e voi venerati Signori, gradite B 15 avventuroso add sl B

16 e dica ... per emend marg sin ex e persuaso di B 17 che io ... esporvi emend sl ex vi venga esponendo B

(16)

l ’odierna solennità18. Cioè la nostra santa cattolica19 religione oggi riporta uno splendido trionfo: 1°20 nelle cose che noi ricordiam o; 2° nelle cose che fac­

ciam o21; 3° nelle cose che veneriam o22.

L a V ergine santa, cui è sacra questa b asilica, la V ergine santa, il cui nom e oggi risuona glorioso in tutta la23 C hiesa cattolica24, ci benedica tutti e ci assista, assista m e m entre vi parlo25, assista voi m entre ascoltate26, e così tutto riesca27 a m aggior gloria di Dio, a28 vantaggio delle anim e nostre.

1. N elle cose che ric o rd ia m o

N oi, o Signori, solennizziam o un atto pubblico del culto dovuto a Dio.

Q uello che oggi facciam o noi, fu fatto in ogni tem po e in | p . 2 | tutti i luoghi dagli adoratori del vero Dio. P erciocché è cosa naturale a ll’uom o di offerire u n culto, u n ossequio, u n servizio esterno alla D ivina M aestà29. P erciocché essendo l ’anim a nostra ed il nostro corpo creati da Dio, è naturale che l ’una e l ’altro servano al loro Creatore. M a essendo noi purtroppo inclinati alle cose terrene abbiam o bisogno di eccitam enti esterni affinché, dalle cose visibili e m ateriali, possiam o, com e dice S. Paolo, sollevarci alle cose invisibili e spiri­

tuali30. È vero che Iddio colla sua im m ensità riem piendo il cielo e la terra si potrebbe ovunque31 adorare in ispirito e verità32. M a è vero altresì che vi sono luoghi determ inati in cui Dio volle esser adorato con u n culto speciale. Il m e­

18 e della ... solennità emend sl ex e di questo bel giorno B 19 santa cattolica add sl R1

20 1° add sl R 1

21 2° ... facciamo emend sl ex 2° nelle funzioni che sonosi compiute B / facciamo emend ex si è compiuta B 1

22 nelle ... veneriamo emend sl ex nella grandezza dei tesori che nelle chiese cattoliche possediamo. B

23 nome ... la corr sl ex nome glorioso oggi celebra la B

24 post Cattolica, del Essa B // La terza domenica di settembre si celebrava la festa del Nome di Maria.

25 mentre ... parlo emend sl ex nel dire B 26 mentre ascoltate emend ex nell’ascoltare B 27 e così ... riesca emend sl ex tutto B 28 a emend ex in B

29 post Divina del del Creatore B

30 Perciocché essendo ... spirituali add marg sin B / l ’anima ... corpo corr sl ex anima e corpo B2 / naturale ...l’altro emend sl ex cosa giusta che ambidue B2 / Ma ... purtroppo emend sl ex Inoltre essendo noi B2 / ante inclinati del proclivi B / abbiamo emend sl ex Inoltre l’uomo essendo composto d ’anima e di corpo ha B // C f Rm 1, 20 e 2 Cor 4, 18.

31 post ovunque del col cuore B 32 C f Gv 4, 24.

(17)

desim o33 Iddio h a costantem ente fatto conoscere di gradire anzi di34 volere che il suo N om e sia adorato ed invocato in luoghi a lui consacrati ed in un m odo da lui determ inato. I fatti descritti nella B ibbia abbondano in conferm a di quanto diciam o35. L’innocente A bele con segni esterni offeriva a Dio le m i­

gliori pecorelle del suo gregge. I doni piacquero al Signore e l ’oblatore ne fu ricom pensato con larghe benedizioni. G en 4, 4 36.

Esce N oè d a ll’arca, edifica u n altare, fa a D io u n sacrifizio, e D io in m odo prodigioso ne m ostra il som m o suo g rad im ento37. I m edesim i altari, con sim ili sacrifizi, fecero A bram o, Isacco, G iacobbe38 e in fine M osè. Q uesti non solo u n altare, m a p er ordine di D io costrusse u n tabernacolo ossia39 un tem pietto portatile. Inoltre p e r la dignità e stabilità del suo culto volle Iddio che40 fossero registrate n e ’ libri santi e praticate diverse cerim onie, ci fos- sero41 incensieri, param entali, sacerdoti, leviti e m olte altre cose atte a rendere gloria alla m aestà del vero D io42.

M a il segno più splendido43 di culto esterno fu il tem pio che Salom one p e r com ando di Dio edificò nella città di G erusalem m e. Troppo lungo sarebbe il descriverlo m inutam ente44. B asti il dire che fino a tanto che stette in piedi, il tem pio di Salom one45 p er m agnificenza, ricchezza, grandezza, ornati, p ro ­ dotti d ’arte fu reputato la prim a m araviglia del m ondo. In p en a dei peccati degli Israeliti Iddio46 perm ise che quel m aestoso tem pio fosse arso e distrutto;

m a quando quel popolo ritornò alla osservanza della legge divina, volle Iddio che47 il tem pio fosse riedificato48, non m agnifico com e il prim o quanto alla costruzione m ateriale, m a assai più glorioso del prim o nel lato spirituale49,

33 Ma ... medesimo emend sl ex Ma l ’uomo essendo composto di anima e di corpo ha bisogno di eccitamenti esterni; affinché dalle cose visibili possa sollevarsi alle cose invisibili e spirituali. Lo stesso B / determinati emend ex speciali B 1

34 di add sl B

351 fatti ... diciamo add marg sin B descritti emend ex notati B 1 36 Gen 4, 4] Gen. c. 3 [sic] R

37 C f Gen 8, 20-22.

38 post Giacobbe del Giuseppe B

39 ossia emend sl ex che era B // C f Es 26, 1-37.

40 post che del ci B

41 registrate ... fossero emend marg sin ex cerimonie, B

42 C f ad es. Es 28, 1-42; 30, 1-10; 37, 25-29; 39, 1-29; Lv 8, 1-36; Num 3, 1-13.

43 splendido emend sl ex magnifico B 44 minutamente add sl B // C f 1Re, cc. 5-8.

45 il ... Salomone add sl B / il] i B

46 In ... Iddio corr ex Iddio permise che in pena dei peccati degli Israeliti B2 47 Iddio che emend ex il medesimo B

48 C f Esd 3, 7-13; 6, 2-18.

49 nel ... spirituale, add sl B

(18)

perché il p avim ento di esso doveva essere toccato dai santissim i pied i del Salvatore.

Lo stesso divin Salvatore dim ostrò che questi templi, e il culto che in essi

| p . 3 | com pievasi, tornavano a lui graditi; perciocché egli visitò più volte quel­

lo di50 G erusalem m e, prese parte alle religiose funzioni; gridò contro i profa­

natori di esso e li cacciò fuori del tem pio51 a sferzate dicendo essere quella casa del Signore, casa di orazione: D o m u s m ea, d o m u s o r a tio n is v o c a b itu r . Is 56, 752.

Che se dai tem pli della legge antica passiam o a quelli della legge evan­

gelica, vediam o che nulla fu cangiato. A nzi il culto esterno d e’ tem pli antichi essendo figura di quanto doveva avvenire alla venuta del Salvatore, q u e ’ riti, quelle cerim onie passando d all’om bra alla realtà furono portati alla p iù alta perfezione53.

La prim a chiesa cristiana è il Cenacolo, dove il Salvatore celebrò la sua ultim a Pasqua, insiem e coi suoi A postoli, instituì e consacrò la santa Eucari- stia54. Così pure fecero gli A postoli che forse55 nello stesso luogo si radun a­

rono p er prepararsi colla preghiera56 a ricevere lo Spirito Santo e p er eleggere un novello apostolo in luogo di G iuda traditore57. Parim enti fu in chiesa can­

giata la casa di S. G iovanni M arco58 e così m olti altri edifizi furono a Dio dedicati con riti e cerim onie, addobbi ed altrettali59 ornam enti60.

Sebbene fino al61 principio del secolo quarto sotto al pontefice S. Silve­

stro non si legga essersi fatte consacrazioni solenni a m otivo delle persecu­

zioni, sappiam o non ostante che i luoghi destinati al divin culto erano a Dio consacrati con quella solennità che la fierezza delle persecuzioni perm etteva62.

50 quello di add B 51 fuori ... tempio add sl B

52 Is 56, 7] Isaia c. 56, v. 7 A / Isaia ... 7 add A // cf Mt 21, 12-13; Mc 11, 15-17. Il testo di Isaia è tratto dal Communio della messa In dedicatione ecclesia (cf Missale romanum.

Editio princeps 1570. Edizione anastatica, introduzione e appendice a cura di Manlio Sodi e Achille Maria TRIACCA. Città del Vaticano, LEV 1998, p. 608, n. 3795).

53 Anzi ... perfezione add marg sin B2

54 insieme ... Eucaristia ord ex celebrò la sua ultima Pasqua, instituì e consacrò la Santa Eucaristia insieme ai suoi Apostoli B2 // cf Mc 14, 12-25; Lc 22, 7-20.

55 forse add sl B2

56 post preghiera del e colla santa Comunione B2 57 C f At 1, 12-26.

58 C f At 12, 12.

59 altrettali] altretali R

60 post ornamenti del che, come abbiamo detto, sono bensì cose visibili, ma servono ma­

ravigliosamente a sollevare i nostri cuori alle cose invisibili del cielo B2 / abbiamo detto emend sl ex insegna S. Paolo B

61 al corr ex dal B

62 C f V incentius A M assa, Institutiones liturgia sacra [...] in duos libros distributa.

Liber primus. Taurini, Imprimebat I. B. Paravia 1835, p. 30: “Ante Constantini imperium

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Q uindi le chiese d e ’ p rim i cristian i erano g rotte, so tterran ei, catacom be e qualche volta erano anche case particolari. Così S. Pietro in R om a consacrò a D io la casa del senatore Pudente63, ed in quella chiesa il santo A postolo soleva celebrare i divini m isteri64.

S. A n a c le to 65 p ap a costru sse e dedicò u n tem p ietto al P rin cip e degli A postoli sopra cui sorse il m araviglioso edificio di S. Pietro in Vaticano66.

S. Cecilia dim andava tre giorni di tem po p er consacrare la sua casa al Signore67.

A nche il P iem onte ebbe chiese consacrate68 al vero Dio in q u e’ tem pi prim itivi. Q uesta vostra basilica di S. M aria M aggiore, oggetto d ell’odierna solennità, ne è glorioso esem pio; ed eccone il racconto quale si ricava da an­

tichi accreditati scrittori.

| p . 4 | L 'an n o 312 quando l ’im peratore C ostantino69 in capo a poderoso esercito m arciava contro a ll’esercito di M assenzio, che gli contrastava l ’im- p ero 70, giu n to a V ercelli fece b re v e ferm ata co gli stan ch i suoi so ldati. In questa città era allora u n fam oso tem pio consacrato a Venere, che è la più abom inevole71 delle divinità del paganesim o. C ostantino n on era ancor cri­

stiano, m a era già alquanto in esso istruito72 e volle dare u n pubblico segno di venerazione alla M adre del Salvatore, ordinando che il tem pio di Venere fosse purificato e dedicato alla più santa delle donne73, alla grande Vergine M aria.

La m aestà e la m agnificenza d ell’edificio gli fecero dare il nom e di S. M aria M aggiore. V. prof. R anza74.

nullas dedicationes ecclesiarum fuisse existimant aliqui, et id ob metum persecutionum. At verum dicunt si loquantur de publicis, et solemnibus dedicationibus” .

63 Pudente corr ex Prudente B

64 C f Giovanni BOSCO, Vita di san Pietro Principe degli Apostoli primo Papa dopo Gesù Cristo. Torino, G. B. Paravia e Comp. 1856, p. 125 (OE VIII, p. 417).

65 Anacleto emend sl ex Evaristo B2

66 C f Giovanni Bosco, Vita d e ’ sommi pontefici S. Anacleto, S. Evaristo, S. Alessandro I.

Torino, G. B. Paravia e Comp. 1857, p. 21 (OE IX, p. 465).

67 C f V incentius a M assa, Institutiones liturgia sacra..., pp. 30-31: “Ssculo integro ante S. Silvestrum sancta C ecilia a Deo inducias petit ut sua domus in ecclesiam consecraretur.

Domus Pudentis senatoris ubi S. Petrus exceptus est, et ubi sacrificium peregit consecrata est in ecclesiam, et nunc R om a templum S. Pudentians vocatur” .

68 consacrate] consecrate R

69 post Costantino add sl il grande R 1 / il grande del B 70 l ’impero corr ex il possesso dell’impero B 71 abominevole] abbominevole R

72 era già ... istruito corr marg sin ex era già istrutto nella cristiana religione B 73 più ... donne add marg sin B

74 C f Giovanni Antonio RANZA, Delle antichità della chiesa maggiore di Santa Maria di Vercelli. Dissertazione sul quadro di S. Elena. Vercelli, Dalla Tipografia Patria 1784, pp. v-vi.

Su Giovanni Antonio Ranza (1741-1801), sacerdote, erudito, professore di belle lettere, passato

(20)

Voglio p e r altro che qui notiate, o Signori, la cristiana religione essere già stata in questi nostri paesi75 propagata assai prim a d ell’epoca di C ostan­

tino. Q uando76 l ’apostolo S. P ietro77, p er la persecuzione di C laudio fu co­

stretto di allontanarsi da R om a, venne78 a p red icare in v arie parti del P ie ­ m onte fino a Vercelli. Ivi deputò S. Sabiniano, di poi S. M arziale e S. M atteo a governare questi paesi79 e a diffondere ognor più la luce del Vangelo80. Così la C hiesa vercellese, fra le altre glorie, h a quella eziandio di essere stata fon­

data dal P rincipe degli A postoli, quindi leg ata con R om a col vincolo della fede; vincolo che non poté m ai essere rotto dalle vicende dei tem pi trascorsi.

R itornando ora alla chiesa di S. M aria M aggiore dirò che essa fu in ogni tem po tenuta nella m assim a venerazione e p er più secoli fu com e centro di pietà e di religione p er la città e pei81 paesi confinanti82. Ci basti il dire che l ’anno 1050 fu celebrato un concilio presieduto dal pontefice S. L eone IX contro a ll’eresia di B erengario83. Si trovò adattata la città di V ercelli84, e il concilio fu tenuto nella chiesa di S. M aria M ag giore85. M a co ll’andare del tem po, com e è proprio di tutte le cose um ane, la nostra basilica m inacciava rovina. I V ercellesi concorsero volenterosi, e fu ristorata, abbellita86, accre­

sciuta di m agnificenza, e l ’anno 1148 fu n o vellam en te ded icata alla beata al giacobinismo dopo il 1789 cf la voce di Ettore R ota, in Enciclopedia italiana di scienze, let­

tere ed arti. Vol. XXVIII. Roma, Istituto della Enciclopedia Italiana 1935, p. 830.

75 In ... paesi add sl B 76 Quando add sl B

77 post Pietro del quando B2 / quando emend sl ex allora che B 78 venne emend sl ex andò B

79 paesi emend ex luoghi R 1

80 Questi cenni sulla fondazione della Chiesa vercellese ad opera di san Pietro sono at­

tinti da Goffredo CASALIS, Dizionario geografico storico-statistico-commerciale degli Stati di S. M. il Re di Sardegna. Vol. XXIV. Torino, G. Maspero e G. Marzorati 1853, p. 238.

81 pei emend ex ed i B

82 Le notizie storiche sull’antica chiesa di Santa Maria Maggiore e il trasferimento nel 1777 del titolo alla ex chiesa dei Gesuiti, costruita nel 1741, sono tratte da G. CASALIS, Dizio­

nario..., vol. XXIV, pp. 78-83; cf anche Carlo D ionisotti, Memorie storiche della Città di Ver­

celli precedute da cenni statistici sul Vercellese. Tomo I. Biella, Tipografia Giuseppe Amosso 1861, pp. 236-243.

83 Su Berengario di Tours (1000?-1088) e la sua dottrina eucaristica c f Luis Carlos Ramirez, La controversia eucaristica del siglo XI. Berengario de Tours a la luz de sus contem- poràneaos ¿Negó Berengario la presencia real? ¿Admitió la impanación? (Pont. Univ.

Gregor., Fac. Theol. n. 468). Bogotà, Impr. Del Corazón de Jesus 1938; Allan John M ac- D onald, Berengar and the reform o f sacramental doctrine. New York, Richwood Publishing 1977.

84 C f Giovanni Bosco, Storia ecclesiastica ad uso delle scuole utile per ogni ceto di per­

sone. Torino, Tipografia Speirani e Ferrero 1845, pp. 203-204 (OE I, pp. 361-362).

85 C f Gaspare De G regory, Istoria della vercellese letteratura ed arti. Parte I. Torino, Chirio e Mina 1819, p. 213.

86 abbellita] abellita R

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V ergine87 con una solennità rara se non unica n ella storia88. Il som m o p o nte­

fice Eugenio III venne in persona da R om a e ne fece la funzione co ll’assi­

stenza di q u attordici cardinali, d e ll’arcivescovo di M ilano, del v escovo di V ercelli e di m olti arcivescovi, vescovi e prelati. S. B ernardo abate gran dot­

tore di santa89 C hiesa accrebbe la gloria di quella solennità facendone il di­

scorso d ’inaugurazione90.

Q ui sarebbe troppo lungo il raccon tare ad u n a ad u n a le vicend e ora triste91 ora liete, cui soggiacque la basilica di S. M aria M aggiore. D irò sol­

tanto che dopo essere stata più secoli splendore del cristianesim o si trovò di nuovo cadente, bisognosa di ristorazione. O ccorrevano considerevoli92 spese, n é vi era reddito di sorta; dove93 adunque prend ere i m ezzi? R allegrati ed esulta, basilica veneranda! I cattolici vercellesi d e’ secoli passati nello spirito eziandio94 sono quelli | p . 5 | stessi d ’oggidì. Sì, o Signori, date uno sguardo p e r questo m aestoso edifizio! D essa è quella chiesa che poco tem po addietro n o n reputavasi più conveniente al divin culto. O ra m irate i vivi colori e le ricche tinte che la abbelliscono in ogni parte; m irate gli stucchi, le v ern icia­

ture, le dorature, che bellam ente la fregiano; m irate il m aestoso altar m ag ­ giore ed altre pitture e tele; m irate, dico, e po i rallegratevi nel Signore di­

cendo: la nostra santa cattolica religione c ’inspirò le opere di carità, abbiam o aperta la nostra m ano al bisogno, ed ora godiam o in cuor nostro di vedere l ’o­

pera com piuta. È vero che p er com piere questi lavori si dovettero spendere no n piccole sollecitudini, m olti disturbi, m olte fatiche p er assistere, dirigere, incoraggiare; m a questo accresce il pregio d ell’opera e a proporzione delle fatiche ciascuno ha m otivo95 m aggiore di godere in cuor suo e rallegrarsi nel Signore96.

87 Beata Vergine] B. V. R

88post storia del ecclesiastica B // cf Giuseppe C a p p elletti, Le Chiese d ’Italia dalla loro origine ai nostri giorni. Vol. XIV. Venezia, Giuseppe Antonelli 1858, p. 387.

89 santa] s. R

90 C f Gasparo Antonio P etrin a , La storia di S. Bernardo Dottor Mellifluo e Padre della Chiesa, in cui si riportano le virtù che lo santificarono ed i fatti più grandiosi che lo resero ce­

lebre appo il Sacerdozio e l ’Imperio. Tomo II. Torino, Gianfrancesco Mairesse 1737, pp. 141­

142; Laura M inghetti Rondoni, San Bernardo alla consacrazione della cattedrale di S. Maria in Vercelli, in Pietro Zerbi (cur.), San Bernardo e l ’Italia. Milano, Scriptorium Claravallense- Vita e Pensiero 1993, pp. 141-146.

91 triste corr ex tristi B 92 considerevoli add sl B 93 dove corr ex Dove B 94 eziandio add sl B 95 post motivo del di B1

96 È vero ... Signore add marg sin B / post motivo del di B1

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