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La scomparsa del Professor Gian Michele Molinatti

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Academic year: 2021

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La scomparsa del Professor Gian Michele Molinatti

Il 14 maggio scorso si è spento il professor Molinatti, insigne medico che ha contribuito, con la sua grande professionalità e il suo impegno, al progredire della Medicina italiana nell’ambito Endocrino-Metabolico e in particolare nell’ambito Diabetologico occupandosi degli aspetti sia sanitari sia sociali. Per molti anni ha ricoperto cariche prestigiose nel mondo scientifico italiano ed europeo diventandone un riferimento per la professionalità e l’umanità.

Tra le sue attività, è stato anche Fondatore del Giornale Italiano di Diabetologia, oggi Giornale Italiano di Diabetologia e Meta- bolismo, ricoprendo il ruolo di Redattore Capo per molti anni; riteniamo quindi doveroso e un onore poterlo ricordare su que- sta rivista attraverso le parole del professor Massimo Porta, suo allievo, che più di ogni altro ha avuto il piacere di conoscerlo e di lavorare con lui.

Umberto Valentini

Professor Gian Michele Molinatti

Il 14 maggio scorso ci ha lasciato, in silenzio come sua abitudine, il Professor Gian Michele Molinatti, ordinario prima di Endocrinologia e poi di Medicina Interna all’Università di Torino.

Fondatore del Giornale Italiano di Diabetologia, oggi Giornale Italiano di Diabetologia e Metabolismo, ne fu Redattore Capo dal 1981 al 2000.

Dal 1980 al 1984 fu Presidente della Società Italiana di Diabetologia, affrontando con visione e lungimiranza le problematiche emergenti all’epoca: il ruolo fisiopatologico dell’insulino- resistenza e degli ormoni controinsulari, le prime pompe per infusione sottocutanea conti- nua di insulina, il controllo delle complicanze con particolare riferimento alla retinopatia, negli anni in cui si diffondeva la fotocoagulazione laser, e alla nefropatia (ruolo della microalbu- minuria nella storia naturale del danno renale). Iniziava in quel periodo la rivoluzione digitale, con le prime applicazioni dell’informatica in medicina per la raccolta dei dati clinici e per l’educazione terapeutica dei pazienti. Sotto il profilo organizzativo e sociale, non deve essere dimenticata la sua preziosa, paziente opera di raccordo con le rappresentanze istituzionali dei pazienti (la fondazione della FAND risale al 1982) e con l’Associazione Medici Diabetologi.

Il prof. Molinatti è stato anche, nel 1982-1985, presidente della IDF Europe e organizzatore nel 1989 del meeting di Saint- Vincent, patrocinato dalla World Health Organization – European Region e dalla IDF Europe, durante il quale fu approvata la Dichiarazione di Saint-Vincent, primo e finora unico documento ufficiale emanato dalle società scientifiche e dalle associazioni dei pazienti insieme ai rappresentanti dei ministeri della Sanità e ad altri decisori, che grande impulso ha dato allo sviluppo delle politiche di sostegno all’assistenza diabetologica in tutta Europa.

Nel 1977 fu tra gli iniziatori della “Fondazione per lo Studio, la Prevenzione e la Terapia della Retinopatia Diabetica”, primo luogo di incontro interdisciplinare fra oculisti e specialisti del metabolismo, che dette grande impulso all’elaborazione di protocolli per la diagnosi precoce e il trattamento delle complicanze oculari del diabete, non solo a Torino ma anche nel resto d’Italia.

L’attività che per prima gli valse i riconoscimenti internazionali e la gratitudine dei pazienti fu la creazione del Centro di Endocri- nochirurgia nel 1956 all’Università di Torino, con speciale indirizzo alla terapia dei tumori ipofisari mediante impianti intrasellari di radio-Yttrio e altri materiali radioattivi per via transfenoidale. Esempio antesignano di chirurgia mini-invasiva, alternativa alla craniotomia, fu un’attività quanto mai pionieristica che pochissimi centri al mondo praticavano e che gli permise di raccogliere una casistica vasta e benissimo caratterizzata, sulla quale furono condotti studi di assoluta avanguardia in ambito neuroendo- crinologico, una tradizione nella quale la scuola endocrinologica torinese mantiene ancora oggi l’eccellenza.

Ci rimane il ricordo di una persona curiosa delle novità, tenace nel perseguire gli obiettivi, aperta alla collaborazione con le asso- ciazioni dei pazienti come con tutti i colleghi, capace di mediare fra opposte esigenze, dotata di un fine senso dell’umorismo che gli permetteva grande facilità nei rapporti umani e lo aiutava a superare le inevitabili difficoltà. È stato un uomo rigoroso ma gene- roso, creativo ma dotato di forte senso della realtà, che molto ha contribuito a sviluppare il panorama della diabetologia in Italia.

Massimo Porta G It Diabetol Metab 2015;35:113

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