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In the name of God, and of Bush, and of the market

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Academic year: 2021

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SISSA – International School for Advanced Studies Journal of Science Communication

ISSN 1824 – 2049 http://jcom.sissa.it/

Editorial

Nel nome di Dio, di Bush e del mercato

In the name of God. È con questa precisa intestazione, con questo forte messaggio, che alcuni ricercatori di un paese del Medio Oriente hanno voluto caratterizzare i loro poster, a un convegno internazionale di chimici tenuto di recente a Parigi, prima di illustrare ai colleghi lettori i risultati delle loro ricerche sulla morfologia, la struttura molecolare, le caratteristiche chimico-fisiche e le proprietà meccaniche di materiali polimerici avanzati.

Si tratta di un’intestazione insolita. Di un messaggio inusuale, anche se certo non inedito. Che però colpiscono, nel contesto di un convegno scientifico con migliaia di partecipanti di diversi paesi e di ogni credo religioso.

Restoring Scientific Integrity in Policy Making, titola il report con cui la Union of Concerned Scientists (UCS) degli Stati Uniti accusa il presidente George W. Bush di attentare, appunto, all’integrità dei rapporti tra scienza e politica quando o rappresenta male le posizioni delle istituzioni scientifiche del Paese (vedi posizione della National Academy of Science sul cambiamento del clima) o, addirittura, tenta di censurarle (vedi il caso dei report prodotti dalla Environmental Protection Agency sul medesimo argomento).

Analoghe accuse a Bush sono state formulate da un gruppo di 62 illustri scienziati, ivi inclusi 20 premi Nobel e 19 vincitori della National Medal of Science, nonché dai consiglieri scientifici di Eisenhower e Nixon.

Anche in questo caso ci troviamo di fronte a qualcosa di insolito, anche se di non inedito. Come bene esprime peraltro il titolo, “Bush-League Lysenkoism”, di un recente editoriale con cui il direttore di Scientific American evoca lo spettro del sovietico Lysenko per stigmatizzare George W. Bush e il suo presunto tentativo di alterare i rapporti tra scienza e politica.

Cosa hanno in comune le evocazioni parigine di Dio da parte di pochi chimici mediorientali e le avocazioni alla politica della Casa Bianca dei liberi convincimenti maturate in seno alle istituzioni scientifiche degli Stati Uniti? Almeno due elementi che riguardano direttamente tutti coloro che si occupano di comunicazione della scienza. Il primo è che, in entrambi i casi, due dimensioni tenute tradizionalmente, anche se spesso faticosamente, fuori dalla “Repubblica della Scienza”, la religione e la politica, irrompono nei processi interni di comunicazione di questa virtuale repubblica e li deformano.

Il secondo elemento è che la pesante irruzione di religione e politica nell’ambito della scienza non si verifica, come ai tempi di Galileo, intorno a questioni fondanti che riguardano l’imago mundi, la visione del mondo, ma nell’ambito di questioni molto più concrete, come le proprietà dei nuovi materiali polimerici e l’evoluzione del clima accelerata dall’uomo.

Per ora i casi di irruzione di religione e politica nei meccanismi di comunicazione della scienza sembrano abbastanza isolati. Tuttavia l’aver accostato questi due casi così diversi non è del tutto pretestuoso. In fondo di recente abbiamo assistito ad altri casi (la ricerca sulle cellule staminali in USA e in Italia, l’insegnamento dell’evoluzionismo biologico nelle scuole di, ancora una volta, USA e Italia) in cui politica e religione hanno fatto un’irruzione congiunta nell’ambito della scienza e/o della sua libera comunicazione.

E questo, in un’epoca dove l’attività scientifica è sottoposta a pesanti stress anche sul versante dei suoi rapporti con l’economia, è un indicatore di rischio magari timido ma da tener d’occhio. Non vorremmo che l’autonomia della “Repubblica della Scienza” venisse lentamente compressa e infine stritolata da quella miscela di pragmatismo e autoritarismo che alcuni vedono come l’ideologia emergente della globalizzazione.

Pietro Greco

JCOM 3 (3), September 2004 2004 SISSA

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