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Problematiche normative della presenza islamica nello spazio sociale italiano ed europeo. Le difficoltà del pluralismo culturale nel modello di laicità contemporaneo

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Marco Parisi

(associato d i Diritto ecclesiastico nell’ Università d egli Stu d i d el Molise, Dip artim ento Giu rid ico)

Problematiche normative della presenza islamica nello spazio sociale italiano ed europeo. Le difficoltà del pluralismo culturale nel modello

di laicità contemporaneo

SOMMARIO: 1. Introduzione. 2. Laicità dello Stato, libertà religiosa e comunità islamiche nella società italiana: tra diritto comune e legislazione pattizi a. 3. I nodi giuridici di maggior rilievo in Italia e in Europa. 4. Conclusioni.

1- Introduzione

La comparsa d ell’ Islam sulla scena sociale continentale ha rappresentato, e tu ttora costitu isce, u na qu estione p roblem atica d i d ifficile com p osizione in Paesi fortem ente com p lessi e in continu a evolu zione, qu ali risu ltano essere quelli d ell’ Unione Europea. Un’ apparizione che si è d imostrata tale d a risvegliare, in m od o anche bru sco, i p regressi conflitti tra le istitu zioni civili e la d im ensione d ella religiosità , m inand o l’ equ ilibrio raggiu nto attraverso u na p rogressiva accettazione sociale d el ru olo p u bblico d ei gru p p i religiosi trad izionalm ente attivi nei d iversi am biti nazionali1.

Differentemente d a altri movimenti spirituali, l’ Islam si è palesato im m u ne risp etto alle influ enze d ella m od ernità , nella misu ra in cu i ha op erato p er la p reservazione d ei su oi caratteri originali, m entre le altre religioni, sollecitate all’ ad ozione di cambiamenti in sintonia con l’ evoluzione sociale, hanno d ovuto, almeno par zialmente, smussare

Il contribu to, sottop osto a valu tazione, è d estinato alla p u bblicazione nella Revista Crí tica de Derecho Canónico Pluriconfesional, cu rata d a Manu el Ju an Pelaez Albend ea (Facu ltad d e Derecho, Universid ad d e Má laga).

1 Un equ ilibrio che, in Eu rop a occid entale, era stato raggiu nt o concep en d o lo sp azio pubblico come l’ ambito nel quale le decisioni di interesse generale vengono adottate sulla base di scelte razionali e consapevoli, con l’ ovvia esclusione di quanti, ind ividui e gru p p i, che, a cau sa d elle p rop rie convinzioni religiose, non si d im ostrino in grad o d i risp ettare qu este coord inate m inim e d el p rocesso d ecisionale p u bblico. Cfr. S. FERRARI, Religione e costruzione dello spazio pubblico, in Daimon, 11, 2012, p . 18.

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l’ originaria propensione alla conservazione e alla chiusura id entitaria.

Consid erato ind enne risp etto ai com p rom essi attraverso cu i, ad esem pio, le correnti sp iritu ali legate al cristianesim o sono riu scite a coabitare con i valori d i libertà e d i d em ocrazia ad ottati, anche con rigid e form u le legali, d alle Carte costituzionali contemporanee, l’ Islam si è manifestato nelle form e d i u n m ovim ento sp iritu ale in grad o d i scard inare la consolid ata p ace sociale e religiosa2, anche a cau sa d ella su a im m agine (ben p oco realistica) d i religione con minacciose finalità p olitiche d i natu ra teocratica.

N on va, p oi, d im enticata la circostanza p er cu i la com p osizione attu ale d elle com u nità islam iche sia sostanzialm ente d ata d a p ersone im m igrate in Eu rop a nel corso d ell’ u ltim o cinqu antennio, con problematiche di base relative all’ inserimento nel mond o d el lavoro e al sod d isfacim ento d i esigenze abitative. Ad esse si è, in m od o inevitabile, aggiu nta la d iversità d i trad izioni cu ltu rali, risalenti ai Paesi d i origine, e relative ai rap p orti fam iliari o alle relazioni tra cittad ino e Stato, risp ecchiand o concezioni d em olite d al p rocesso d i secolarizzazione che ha, in forme d ecise, interessato l’ Europa a partire d al XIX secolo.

Da tali rilievi si p u ò d esu m ere com e il tem a d ella p resenza islam ica in Italia, così com e nelle altre realtà nazionali eu rop ee, sia p articolarm ente com p lesso e non si possa p restare a d evianti generalizzazioni, d ovend o essere consid erato nella p rosp ettiva d ella necessaria integrazione socio-cu ltu rale d i ind ivid u i e com u nità non m eritevoli d i u na sbrigativa esclu sione ed em arginazione, solo a cau sa d ella loro d ifferente scelta d i fed e e d ella relativa controversa conciliabilità con la visione occid entale d ella vita giu rid icam ente organizzata. Peraltro, il p rocesso d i legittim azione d ell’ Islam si va realizzand o d i p ari p asso con la su a p rogressiva istitu zionalizzazione, come testimoniato d alla comparsa d ell’ associazionismo d i fed e m u su lm ana e d a u n grad u ale inserim ento sociale3 (fru izione d ei servizi

2 Il rap p orto con la società eu rop ea, in cu i i m u su lm ani sta nno tentand o d i inserirsi (non p iù com e osp iti, m a com e veri e p rop ri m em bri integrati), ap p are influ enzato anch e dalla percezione mediatica dell’ Islam, d i frequente rappresentato a mezzo di eventi geop olitici d i significativo im p atto (com e il conflitto p a lestinese, afgano o iracheno), dell’ emersione del terrorismo di matrice musulmana transnazionale (come nel caso dell’ attuale minaccia costituita da Al-Qaida), e delle tensioni sociali originate dalla p articolare sensibilità sp iritu ale d elle com u nità d i fed e islam ica (si p ensi, ad esem p io, alla vicend a d anese relativa alla p u bblicazione d i alcu ne vignette satiriche, tacciate d i vilip end io).

3 In p rop osito si rinvia a M. PARISI, L’ Islam e i Paesi europei: problemi giuridici e di legalità costituzionale, Ed isu d , Salerno, 2002, p p . 5-18.

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scolastici, au m ento d egli ind ici d i occu p azione d ella p op olazione im m igrata, p artecip azione alla vita p olitica d elle realtà locali) realizzatosi natu ralm ente e senza forzatu re. Si sono m oltip licati gli ind izi d i coscienza sociale d ella p resenza in Italia (com e negli altri Paesi eu rop ei) d i u n soggetto religioso, risp etto al qu ale p u ò essere op p ortu no confrontarsi in m od o concreto e non id eologizzato, al fine d i creare u n clim a d i d ialogo e d i collaborazione tra le p ubbliche istitu zioni e le organ izzazioni fid eistiche tu tte, senza d iscrim inazioni p reventive m otivate d al contenu to veritativo d el loro cred o religioso.

2 - Laicità dello Stato, libertà religiosa e comunità islamiche nella società italiana: tra diritto comune e legislazione pattizia

Com e è noto, il carattere d i incom p etenza d ello Stato in m ateria religiosa costitu isce u n p ortato d ella d ottrina cristiana e, nel contem p o, d ella speculazione filosofica liberale. Si tratta d i un’ id ea corrispond ente alla concezione gelasiana d ell’ affid am ento d ell’ u m anità in cap o a d u e au torità , qu ella religiosa e qu ella secolare, con la facoltà , p er ciascu na d i esse, d ella d iscip lina d i u no sp ecifico ord ine d i rap p orti che si svolgono all’ interno d el proprio ambito d i competenza. Questa costr uzione id eale è stata ritenu ta essere in sintonia con la tensione alla laicità p rop ria d ello Stato contem p oraneo, p er cu i le p u bbliche istitu zioni restano ind ip end enti risp etto agli orientam enti sp iritu ali d ei consociati, affid and o alla libera au tod eterm in azione ind ivid u ale le scelte afferenti alla d im ensione d ella religiosità .

In qu esto con testo, va rilevato com e il p lu ralism o religioso costitu isca u na costan te d ella società eu rop ea, che, p er secoli, è stata caratterizzata d alla d ivisione tra cattolici, or tod ossi, protestanti, m u su lm ani ed ebrei, con linee d i d ivisione p resenti, in alcu ne realtà (com e, ad esem p io, qu ella d ella Bosnia Erzegovina e d ei Paesi balcanici), all’ interno d ei confini d i uno stesso Stato. Tuttavia, solo d i recente la p lu ralità religiosa è venu ta d eclinand osi sotto le form e d el p lu ralism o etico e culturale, a causa d ell’ insed iamento nelle d emocrazie contem p oranee d i com u nità d i soggetti p ortatrici d i id entità collettive basate su d ifferenti trad izioni etniche e sp iritu ali4. Qu esta innovazione d el

4 La crescente p resenza nello sp azio sociale eu rop eo d elle religioni orientali (nel cu i novero rientra anche l’ Islam) sta a testimoniare come, nel generale processo di globalizzazione, si stia registrand o u na sign ificativa m obilità d elle cred enze religiose e l’ affermazione di un clima di sincretismo culturale. Questa realtà d i fatto è tale da

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p anoram a sociale si è, inevitabilm ente, riverberata su lle tecniche d i d iscip lina giurid ica d ella convivenza com u nitaria, p reced entem ente calibrate p er la regolazione d i u n orizzonte etico e cu ltu rale p oco eterogeneo, con la d ifficoltà d ella ind ivid u azione necessaria d i risp oste norm ative ad hoc p er la varietà d elle d ifferenze religiose rilevabili.

La fram m entazione d ella società in com u nità sp iritu ali tra loro profond amente d iverse è tale d a d eterminare l’ opportunità di una analisi d el carattere laico d ello Stato, nel m om ento in cu i la p rosp ettiva d i fed eltà p lu rim e (ed alternative risp etto a qu ella verso i p u bblici p oteri) si p resenta concreta e lesiva p er la centralità d el vincolo p rincip ale d i lealtà . Così , il confronto attu ale su lla laicità è venu to assu m end o d im ensioni sem p re p iù am p ie, per concentrarsi su d ue p roblem atiche d i m aggior rilievo: la capacità d ell’ attitud ine laica d elle pubbliche istituzioni nel costituire la mod alità più opportuna per la gestione d ell’ ethos plurale d ei consociati e p er la garanzia d i u na convivenza giu rid icam ente regolata, libera d alla minaccia d ell’ anarchia sociale; l’ inclinazione d ella laicità statale nel favorire le cond izioni per l’ affermazione d i un sentimento generalizzato d i solid arietà , cap ace d i contenere le lealtà p articolari e d i coagu lare il consenso collettivo intorno ad u n nu cleo intangibile d i valori e d i principi.

Pu ò d irsi essere qu esto il qu ad ro in cu i vanno collocate le esigenze d i visibilità sociale e d i libertà religiosa d elle com u nità d i fe d e islam ica, costitu enti solo u na d elle tante tessere d el vasto puzzle rap p resentato d al p anoram a religioso attu ale. Tenend o conto d ella d iversità d elle trad izioni cu ltu rali, d ei m od elli sociali, d ella varietà d i scelte norm ative alla base d egli ord inam enti giu rid ici contem p oranei, d ei d ifferenti sistem i nazionali d i relazione tra Stati e religioni p u ò essere p ossibile ind ivid u are m od alità sp ecifiche (d iverse d a nazione a nazione) d i sod d isfacim ento d elle istanze avanzate d ai gru p p i d i fed e m u su lm ana, anche se nel risp etto d el m inim o comune d enominatore costituito d all’ alterità d ella sfera religiosa rispetto a quella statale e d alla non id entificazione tra l’ ordine d ella spiritualità e qu ello d elle istitu zioni civili.

d eterm inare u na estensione d el p lu ralism o etico -religioso d i m atrice esterna, che si caratterizza p er u na forte eterogeneità ascrivibile s ia alla su a p rovenienza transnazionale che alla sua natura multicu lturale. Un plu ralismo che, interessando anche l’ ambito della sp ecu lazione filosofica, sta favorend o la creazione d i u n am p io m ercato d i op zioni etico - religiose, d eterm inand o la coabitazione forzata d i nu m erose fam iglie cu ltu rali su d i u no stesso territorio. Cfr. F. FREN I, La libertà religiosa tra solidarietà e pluralismo. A nalisi e proposte sul modello di laicità «all’ italiana», Jovene Editore, Napoli, 2013, pp . 10-12.

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Risp etto a qu esta situ azione, va rilev ato com e l’ Islam italiano si p resenti d iviso in u n nu m ero significativo d i associazioni, ciascu na d elle qu ali rivend ica a sé la rap p resentanza u nica d egli interessi e d elle asp ettative d ella p op olazione d i fed e m u su lm ana. La fram m entazione d ell’ associazionismo islamico ha prod otto la d ifficoltà per i pubblici p oteri d i ind ivid u are u n interlocu tore su fficientem ente rap p resentativo, in grad o d i p arlare a nom e d i tu tti i m u su lm ani resid enti nel Paese5. A ben gu ard are, tu ttavia, si p otrebbe sod d isfare la legitt im a esigenza d ello Stato d i d isp orre d i u na controp arte islam ica u nica (caratterizzata d ai requ isiti d i stabilità , rap presentatività ed au torevolezza, necessari p er l’ instaurazione d i legami cooperativi con le autorità pubbliche) favorend o la creazione d i u n organism o fed erativo in grad o d i raccogliere tu tte le organizzazioni esp ressive d el d inam ism o associativo m u su lm ano e d i d are visibilità alla varietà d egli ind irizzi teologici, etnici e p olitici in cu i è articolata la com u nità islam ica italiana6. Op p u re, si p otrebbe

5 Tale realtà sem bra essere im p u tabile, nello sp ecifico, ai m u su lm ani d i secon d a generazione che vivono in Italia, in cap aci d i p rop orre u na leadership convincente, d i p orre fine ai conflitti fra le d iverse organizzazioni islam iche, d i su p erare u n atteggiam ento d i attesa p er u n intervento esterno che p ossa favorire l’ in d ivid u azione d i u na solu zione p er i problemi interni all’ Islam italiano nel suo complesso. L’ impasse derivante da questa situ azione è tale d a rid u rre, d a u n lato, al ru olo d i m inoranza invisibile qu elle com p onenti d ell’ associazionism o m u su lm ano favorevoli ad u n ad attam ento d ella pratica e della legge islamica al contesto sociale e giuridico eu ropeo, e, dall’ altro, da indurre all’ assunzione di posizioni radicaliste (o di intransigenza religiosa) alcuni settori d ella com u nità islam ica italiana p iù restii alla collaborazione con gli am bienti socio - p olitici non m u su lm ani. Cfr. S. FERRARI, Le minoranze religiose, in R. Cop p ola, C.

Ventrella (a cu ra d i), Laicità e dimensione pubblica del fattore religioso. Stato attuale e prospettive, Cacu cci Ed itore, Bari, 2012, p p . 70-71.

6 Si tratta d i u na solu zione sim ile a qu ella ind ivid u ata in Sp agna, p er lo svilu p p o d i u na com u nità islam ica nazionale rap p resentata d a u n organism o u n itario, in grad o d i farsi p ortavoce d egli interessi d egli ap p artenenti alla fed e m u su lm ana. L’ esigenza statale d i relazionarsi con u n interlocu tore u n ico ha ricevu to sod d isfazione attraverso la costitu zione d ella Comisión Islá mica de España (Cie), u na fed erazione d i soggetti associativi islam ici, d otata d i p ersonalità giu rid ica, il cu i fine è stato ind ivid u ato nella rap p resentanza d elle entità religiose già integrate nella Federación Española de Entidades Religiosas Islá micas (Feeri) e nella Unión de Comunidades Islá micas de España (Ucid e), nella p rosp ettiva d ella negoziazione, firm a ed attu azione d i u n accord o d i coop erazione con lo Stato (poi concretatasi nell’ aprile-novembre del 1992). Un modello che, pu r se positivo per certi aspetti, ha presentato dei limiti, nella misu ra in cu i l’ organo federativo è venuto assu m end o le form e d i u n soggetto bicefalo artificiale d i carattere m eram ente am m inistrativo, contrad d istinto, nella realtà d ei fatti, d a u na assenza d i com u nicazione e d i com u nanza d i obiettivi tra le d u e fed erazioni, ad onta d el raggiu ngim ento d ell’ accord o d i vertice con lo Stato sp agnolo e d ell’ organizzazione d ella Cie su base form alm ente p aritaria. Cfr. P. RON CHI, Problemi pratici della libertà religiosa dei

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rip rop orre il m od ello d ella Consulta per l’ Islam italiano, istitu ita con d ecreto d el 10 settem bre 2005 d al Ministero d egli Interni, non con l’ obiettivo esplicito d i creare le cond izioni per la nascita d i un partner negoziale u nico ai fini d ella conclu sione d i u n accord o con lo Stato, ai sensi d el comma III° d ell’ art. 8 Cost., ma d i interloquire con esperti ed esponenti d ell’ area islamica, pur non riconoscend o loro una rap p resentanza generale d ei m u su lm ani, cosi d a p oter risp ond ere alle esigenze p iù sentite d a tu tta la com u nità d i fed e m u su lm ana p resente in Italia7. Inoltre, non va d im enticato com e la ricerca d i u na m od alità d i raccord o e d i collaborazione con i resp onsabili d ei gru p p i religiosi islam ici p otrebbe essere p ositiva anche in term ini d i sicu rezza sociale, nella m isu ra in cu i si rivelerebbe id onea a chiarire, d a u n lato, l'anacronism o d i qu alsiasi collegam ento id eale (p er qu anto lontano o vicino p ossa essere) tra religione e lotta p olitica violenta, e, d all'altro, ad evitare il sorgere d i m alintesi conflitti d i fed eltà 8.

Qu este solu zioni (e, sop rattu tto la p rim a, che si connoterebbe p er alcu ni tratti d i neo-giu risd izionalism o9, tali d a su scitare u na legittim a

musulmani in Italia, Spagna e Regno Unito, in A nuario de derecho eclesiá stico del Estado, vol.

XXVII, 2011, p p . 105-109.

7 Sottolinea tale carattere d ell’ iniziativa m inisteriale A. PIN , Laicità e Islam nell’ ordinamento italiano. Una questione di metodo, Ced am, Padova, 2010, p p. 94-95, che, con lu ci ed om bre, costitu isce la d iretta consegu enza d ell’ inerzia d el Parlam ento e d el Governo, cu i sp etta natu ralm ente la realizzazione d ella legislazione e d ella p olitica ecclesiastiche.

8 Sem bra essere stato qu esto l’ obiettivo p ersegu ito con la recente ap p rovazione d ella Carta dei valori della cittadinanza e dell’ integrazione (con Decreto d el Ministro d egli Intern i d el 23 ap rile 2007), costitu ente u na p rop osta p olitica aperta, nello sp ecifico, alle com u nità islam iche, p er riassu m ere e rend ere esp liciti i p rincip i fond am entali nel nostro ord inam ento, p osti a regolazione d ella vita collettiva sia d ei cittad ini che d egli im m igrati.

Qu esto d ocu m ento, red atto second o i p rincip i d ella Costitu zione italiana e d elle p rincip ali Carte eu rop ee e internazionali d ei d iritti u m ani, si sofferm a in m od o p articolare su i p roblem i legati al tem a d ell’ integrazion e, p reved en d o an che l’ istitu zione d i u n Consiglio scientifico avente la finalità d i ricercare e p rom u overe form e e m od alità che agevolino l’ armonica convivenza delle comunità degli immigrati e religiose ne lla società italiana. Tuttavia, la lim itata ad esione nu m erica d ei gru p p i d i fed e m u su lm ana a tale dichiarazione d’ intenti e la sua impostazione eccessivamente “ occidentale” (nei contenu ti e nel carattere d ella non negoziabilità d ei p rincip i evid enziati) se m brano preludere ad un percorso d’ integrazione troppo incline all’ assimilazione forzata e dimentico dell’ assoluta specificità del fenomeno religioso islamico. Per ulteriori dettagli si ved a N . COLAIAN N I, Una « carta» post-costituzionale?, in Stato, Chiese e pluralismo confessionale, ap rile 2007, p p . 8-10.

9 La gestione d ei p roblem i d el m u lticu ltu ralism o e d el p lu ralism o confessionale secondo modelli verticistici, d i prevalente impronta “ amministrativa” , potrebbe risultare lesiva dell’ autonomia istituzionale delle confessioni (costituzionalmente tutelata), dato

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d iffid enza) p otrebbero essere p ercorribili solo ove si insistesse sull’ assolu ta necessità d el ricorso all’ Intesa (o ad una sorta d i minimo recip roco agreement) p er il sod d isfacim ento d elle esigenze sp ecifiche d i libertà religiosa avanzate d alle com u nità m u su lm ane. Ma, in realtà , tu tte le p erp lessità p olitiche e le d ifficoltà norm at ive verrebbero su p erate con l’ approvazione d i una legge generale in materia d i libertà religiosa, in gestazione d a d ecenni nelle su e (ben p oco) d ifferenti form u lazioni. Ciò in qu anto, attraverso d i essa, si d isp orrebbe d i u n su p p orto legislativo com u ne d al qu ale ogni ind ivid u o, a p rescind ere d alle prop rie ap p artenenze (e non ap p artenenze) fid eistiche e d ai p rop ri orientam enti id eali, potrebbe sentirsi tutelato nell’ esercizio d el diritto fond amentale d i libertà religiosa. Per m ezzo d i tale au sp icato interven to norm ativo, si contribuirebbe all’ attuazione d el d ettato costituzionale in materia di interessi sp iritu ali d ei consociati, senza p regiu d icare il sistem a bilaterale d ei rap p orti tra p u bblici p oteri e confessioni religiose, m a conferend o a tu tti i gru p p i d i fed e u n insiem e com u ne d i facoltà (libera nom ina d ei m inistri d i cu lto, libero esercizio d el ministero, riconoscim ento p ieno d egli effetti civili d el m atrim onio religioso, eventu ale rilievo d ella giu risd izione confessionale in m ateria d i nu llità d el m atr im onio, assistenza sp iritu ale nelle stru ttu re obbliganti, equip arazione tribu taria d egli enti aventi finalità d i religione o d i culto agli enti d ’ istruzione o d i beneficenza, tu tela d egli ed ifici d i culto risp etto alla p otestà ablativa d ello Stato, insegnam ento religioso nelle scu ole p u bbliche nell’ ambito d elle attività d id attiche integrative, risp etto d elle trad izioni confessionali in m ateria mortuaria, accesso all’ otto per mille), tali d a permettere – ind ipend entemente d al conseguimento d ell’ accord o con lo Stato – d i agire con m aggiore libertà nei d iversi ambiti d ella vita com u nitaria.

N ella realtà italiana, d ove vige u n sistem a d i coord inazione tra p u bblici p oteri e gru p pi confessionali, non sem bra essere ind isp ensabile, a tutti i costi, un’ Intesa con le comunità islamiche, ma basterebbe, più sem p licem ente, varare u na sod d isfacente (in term ini d i reale risp etto d el d ettato costitu zionale) legge d i sistem a su lle libertà religiose10. Ciò,

che sp etta a qu este u ltim e, e ad esse soltanto, trovare le solu zioni p iù op p ortu ne p er la m igliore rap p resentazione esterna d i sé. Risp etto alla realtà islam ica, qu esto p ericolo è p aventato d a G. CASUSCELLI, La libertà religiosa alla prova dell’ Islam. La peste dell’ intolleranza, in Stato, Chiese e pluralismo confessionale, Rivista telematica (www.statoechiese.it), lu glio 2008, p p . 3-4.

10 Una legge organ ica in tem a d i libertà religiosa assolverebbe alla fu nzione d i disciplinare l’ attuazione del sottosistema costituito dagli artt. 7 e 8 della Carta costitu zionale, con il p ositivo esito d i ovviare alla p erp etu azione d i u n d iscrim inatorio sistema di “ statuti personali” dei gruppi religiosi. Qu esto provvedimento favorirebbe la

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sop rattu tto, tenend o conto d el fatto che in Italia, a cau sa d el caratt ere d i vischiosità d ell’ ordinamento giuridico, e della lentezza d el legislatore nell’ ad eguamento d el sistema normativo alle istanze sociali d i nuovo segno, p erm ane u na forte ind ecisione ed u na notevole d iscrezionalità politica nell’ accesso d elle organizzazioni confessionali allo strumento d ell’ Intesa con lo Stato11. Tale stato d i fatto ha, finora, preclu so ad u n ampio insieme d i comunità religiose la fruizione d i facoltà d ’ azione e di benefici econom ici12. N e consegu e, in riferim ento alla sp ecifica cond izione d ell’ Islam italiano, la singolarità per cui le relazioni tra lo Stato e la second a com u nità confessionale, in term ini nu m erici, p resente nel Paese restano, tu ttora, d iscip linate d alla d iscriminatoria legislazione d i ep oca fascista “ sui culti ammessi” (legge n. 1159 d el 1929 e R.D. n. 289 d el 1930), p alesand o il carattere anacronistico d i p arte d el sistem a giu rid ico tu ttora vigente.

concretizzazione d ei d iritti d i libertà religiosa a livello ind ivid u ale e collettivo, alla lu ce dell’ eguaglianza e del solidarismo caratterizzanti la complessiva architettura costitu zionale. N e consegu e che la su a ap p rovazione costitu irebbe u na valid a occasione p er valorizzare la p iena op eratività d egli artt. 19 e 20 Cost., in form e libere d al cond izionam ento d alla (e d alla su bord inazione risp etto alla) p revalenza d elle relazioni Stato – confessioni religiose. In sostanza, qu esta legge sarebbe u tile p er consegu ire l’ auspicato obiettivo di u n riequ ilibrio in termini più democratici della politica ecclesiastica nazionale. Su qu esto tem a si rinvia a V. Tozzi, G. Macrì , M. Parisi (a cu ra d i), Proposta di riflessione per l’ emanazione di una legge generale sulle libertà religiose, Giap p ichelli, Torino, 2010.

11 Tale d iscrezionalità p olitica, oltre ad aver d eterm inato consegu enze in ord ine alla reale attu azione d ella garanzia d i libertà d i tu tte le organ izzazioni confessionali (d i cu i al comma I° dell’ art. 8 Cost.), ha favorito lo sviluppo di indirizzi legislativi che, p rescid en d o d al colore p olitico d ei Governi che li hann o p rod otti, tend ono ad accentu are le d iscrim inazioni fra le form azioni sociali religiose e fra i cittad ini d i d iverso orientam ento fid eistico. Cfr. V. TOZZI, Religiosità umana, fenomeno religioso collettivo e Costituzione italiana, in V. Tozzi, G. Macrì (a cu ra d i), Europa e Islam. Ridiscutere i fondamenti della disciplina delle libertà religiose, Ru bbettino, Soveria Man nelli, 2009, p p . 22- 23.

12 Di qu esta realtà , e d el consegu ente d isorientam ento sociale, è resp onsabile « (…) la p olitica d i qu esti u ltim i anni rid otta a servo d i scena d elle d inam iche sociali. Volan d o bassissimo, ap p are incap ace d i d elineare u na visione d i ord ine generale e com u ne, u n p rogetto d i società au tenticam ente d em ocratica nella qu ale la collettività p ossa riconoscersi al d i là d elle p rop rie ap p artenenze confessionali. Si lim ita, invece, a m anifestare u na p erm anente su d d itanza risp etto ai valori e alle p rop oste d i convivenza sociale avanzati d alle Chiese con u n segu ito p iù nu m eroso. In p ratica la Cattolica nel nostro Paese» . Così M.C. FOLLIERO, Costi e benefici e varianti dell’ attuale sistema costituzionale di collegamento con le religioni. Esempi, in V. Tozzi, G. Macrì (a cu ra d i), Europa e Islam. Ridiscutere i fondamenti della disciplina delle libertà religiose, cit., p . 45.

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Peraltro, nell’ attuazione concreta d el III° comma d ell’ art. 8 Cost., le Intese hanno assunto la configurazione di “ piccoli Concord ati” , sul cui m od ello sono and ate articoland osi, con ad attam enti m arginali risp etto all’ accord o tra Stato e Chiesa cattolica, per d are vita ad un sistema in grad o sod d isfare le esigenze d elle organizzazioni confessionali d i m inoranza socialm ente p iù tranqu illizzanti, m a d estinato a bloccarsi con l’ affermazione d i gruppi fid eistici diversi ed alternativi (e, per certi versi, p iù p roblem atici in term ini d i ap p agam ento d elle esigenze sp ecifiche p oste). Si è verificata la creazione d i u n d iritto p attizio costitu ito d a accord i “ fotocopia” , per ad esione, contradd istinti d a una significativa ripetitività d ei contenuti e d all’ ind ivid uazione d i soluzioni normative id entiche p er problemi (soltanto) sim ili vissu ti d ai d iversi gru p p i confessionali istanti13. Si è d ato vita, in sostanza, ad u n m od ello norm ativo u niform e, m a non id entico, ad attabile ad u na p lu ralità d i organizzazioni confessionali già esistenti, ed in grad o d i estend ersi ad u lteriori esp erienze religiose organizzate, più o m eno corrisp ond enti alla

“ fisionomia sociale” d ei soggetti confessionali d isegnata d alla classe politica alternatasi al Governo d el Paese in oltre cinquant’ anni d i d em ocrazia rep ubblicana14.

La tend enza a realizzare il sod d isfacim ento d ei bisogni religiosi d egli ind ivid ui e d elle form azioni sociali a m ezzo d ella legislazione bilateralmente convenuta ha finito per trad ire l’ originaria vocazione d egli Accord i com e stru m ento p er la tu tela d elle sp ecificità confessionali, nella m isu ra in cu i le varie realtà sp iritu ali d i m inoranza si son o, alm eno nella m aggioranza d i esse, d im ostrate interessate al consegu im ento d egli stessi benefits god u ti d alla Chiesa cattolica. Va anche rilevato com e le Intese abbiano assunto, d al 1984 ad oggi, un carattere “ premiale” d ei soggetti

“ forti” d el pluralism o confessionale, con la conseguenza per cui l’ uguale

13 Com e op p ortu nam ente osservato, in realtà la risp osta p iù ad egu ata « (…) alla fram m entazione ed alla com p lessità d ell’ esp erienza religiosa nella società italiana contemporanea non sta certo nell’ adozione di un modello pattizio standard, suscettibile d i lim itati e m arginali ritocchi. Qu esto m od o d i intend ere i rap p orti con le confessioni religiose d iverse d alla cattolica (e solo qu esti rap p orti) giu stap p one e confond e cred enze, interessi, id entità in d ivid u ali e collettive, e finisce inevitabilm ente con il negare l’ uguaglianza perché dissocia valori, senso e pratiche» . In questo senso G.

CASUSCELLI, Le proposte d’ intesa e l’ ordinamento giuridico italiano. Emigrare per A llah/emigrare con A llah, in S. Ferrari (a cu ra d i), M usulmani in Italia. La condizione giuridica delle comunità islamiche, il Mu lino, Bologna, 2000, p . 86.

14 M.C. FOLLIERO, Libertà religiosa e società multiculturale: la risposta italiana, in M.L.

Tacelli, V. Tu rchi (a cu ra d i), Studi in onore di Piero Pellegrino. Scritti di diritto canonico ed ecclesiastico, vol. I, Ed izioni Scientifiche Italiane, N ap oli, 2009, p . 615

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libertà è d ivenu ta ap p annaggio d ei soli ap p artenenti alle confessioni beneficiarie d i accord o con lo Stato, originand o u na libertà religiosa d iseguale. L’ applicazione d ello strumento pattizio solo ad alcune organizzazioni confessionali si è risolta in u na negazione d ella libertà d elle altre, e, quind i, si è m anifestata tale d a costitu ire u na d isu tilità p er i terzi15. N on solo il Concord ato – com e era chiaro d a sem p re - m a anche le Intese si sono rivelate incap aci ad assolvere, d a sole, alla fu nzione d i inclusione e d i uguaglianza, prevista d all’ art. 8 in relazione all’ art. 3 Cost., e hanno p rod otto d isu gu aglianze p erso nali e collettive in contrasto con la conclam ata u niversalità d el d iritto d i libertà d i coscienza e d i religione16.

Da qu anto d etto, n on p u ò non d esu m ersi com e la d iscip lina d ella libertà religiosa, d egli ind ivid u i com e d ei gru p p i, vad a p rioritariam ente affid ata alla legislazione u nilaterale statale, la cu i p revalenza con tribu isce ad op erare anche com e verifica d ella ragionevolezza e non arbitrarietà d elle d eroghe al d iritto com u ne ap p ortate d al Concord ato e d alle Intese. In u n sistem a d i collegam ento con le organizzazioni confessionali basato su l ricorso allo stru m ento p attizio, la libera p rod u zione legislativa d ello Stato, espressiva d ella laicità e d ell’ uguaglianza, è in grad o di assicurare un m inim o p atrim onio cond iviso d i garanzie p er i cattolici com e g li islam ici, p er i cred enti com e p er gli atei, sottraend o al negoziato p olitico o agli arbitrari interessi d i p arte la sod d isfazione d i esigenze d i libertà afferenti ai d iritti d ella coscienza. Qu esti u ltim i, in u na società p lu ralistica (abitata

15 In qu esto contesto, la stabilizzazione d ella p resenza islam ica in Italia, a cu i ha fatto seguito la richiesta di accesso all’ Intesa avanzata da alcune comunità musulmane, ha contribu ito a ren d ere p iù d inam ico il sistem a d ella legislazione bilateralm ente convenu ta, altrim enti d estinato a restare p rivo d i grossi m u tam enti. Anche se le richieste d i p arte islam ica d i accesso allo stru m ento p attizio non hanno, finora, ottenu to esito p ositivo, in ogni caso il m ond o d ella p olitica e d el d iritto si sono trovati a far fronte ad u na d om and a d i libertà religiosa d i nu ovo segno, giu stificata d al riferim ento ai d iritti fond am entali d ella p ersona u m ana.

16 In d anno anche d ella centralità ord inam entale d ell’ art. 8, com m a I° , Cost., che è a p resid io d el p lu ralism o confessionale, che va a r ealizzarsi nell’ alveo d ei p rin cip i e d ei valori fond anti il sistem a costitu zionale d i convivenza tra le d iverse esp ressioni organizzate di fede. Invece, l’ esasperato e selettivo ricorso alla legislazione pattizia sem bra avere m inato il ru olo d ella regola d ell’ egu ale libertà « (…) che rap p resenta l’ unica condizione di legittimità delle peculiari normazioni concordate, contenendo le d ifferenziazioni tra i cu lti e ricond u cend ole sistem aticam ente nel p ersegu im ento d el valore costitu zionale d ella libertà religiosa» . Così M. PARISI, Promozione della persona umana e pluralismo partecipativo: riflessioni sulla legislazione negoziata con le Confessioni religiose nella strategia costituzionale di integrazione delle differenze, in M. Parisi (a cu ra d i), A utonomia, decentramento e sussidiarietà : i rapporti tra pubblici poteri e gruppi religiosi nella nuova organizzazione statale, Ed izion i Scientifiche Italiane, N ap oli, 2003, p p . 28-30.

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d a fed i, cultu re e trad izioni d iverse), nel loro nu cleo essenziale, p ossono god ere d i m aggiori tu tele e garanzie solo a m ezzo d ella laica p rod u zione d el d iritto, in grad o d i contem p erare il d iritto alla sp ecificità con l’ inelud ibile rispetto d el principio costituzionale di uguaglianza17.

3 - I nodi giuridici di maggior rilievo in Italia e in Europa

Le riflessioni prop oste fin qui, evid enzianti - ad u n tem p o - la com p lessità e la necessità d i u n confronto a livello norm ativo con u na d elle com u nità religiose socialm ente p iù significative, qu ale risu lta essere qu ella d i fed e m u su lm ana, p ossono essere u tili p er inqu ad rare alcu ni d ei tem i più d ibattuti rispetto allo statuto giurid ico d ell’ Islam italiano (ed europeo, in generale).

Accantonand o la qu estione d ella rap p resentanza u nica, a cu i già si è fatto riferim ento, u no d egli argom enti d i maggiore attu alità p are essere costituito d alla d isponibilità di luoghi d i culto. A fronte d ell’ aumento numerico d egli ad epti d i fed e islamica, presenti in Italia, l’ esigenza d ella costru zione d i nu ovi sp azi d ep u tati all’ esercizio collettivo d ella religione assu m e u n p articolare interesse, p u r non costitu end o u n p roblem a giurid ico vero e proprio. Dal punto d i vista d ell’ ord inamento statale, infatti, con l’ avvento d ella d emocrazia repubb licana, il luogo d i culto è oggetto d i attenzione com e stru m ento p er la sod d isfazione d ei bisogni religiosi d elle p ersone e, in qu anto tale, è fatto d estinatario d i u n a au tonom a regolam entazione legislativa18. Qu esta im p ostazione è

17 Il sod d isfacim ento d elle d ifferenze non necessariam ente avviene attraverso lo stru m ento concord atario o il ricorso alle Intese, in qu anto la legge u nilaterale statale presenta i caratteri della generalità e della specificità , dell’ astrattezza e della concretezza allo stesso tem p o. Sop rattu tto nei sistem i dem ocratici, com e qu ello ita liano, il d iritto d i p rod u zione statale è esp ressione d el carattere relativista d ella d em ocrazia, consid era la d iversità d elle situ azioni oggetto d i d iscip lina norm ativa, tratta in m od o d ifferente i soggetti che versano in u na d iversa con d izione in ragione d ella loro sp ecifica cond izione d i vita o d egli ostacoli in contrati su lla strad a d ella au torealizzazione p ersonale. Così la laica legislazione u nilaterale d ello Stato finisce p er rap p resentare il p aram etro d i ragionevolezza e d i non arbitrarietà d elle d er oghe ap p ortate al d iritto com u ne d al Concord ato e d alle Intese, in riferim ento alla regolam entazione d i alcu ne sp ecifiche esigenze d elle organizzazioni confessionali. Cfr. N . COLAIAN N I, Laicità e prevalenza delle fonti di diritto unilaterale sugli accordi con la Chiesa cattolica, in R. Cop p ola, C.

Ventrella (a cu ra d i), Laicità e dimensione pubblica del fattore religioso. Stato attuale e prospettive, cit., p p . 36-38.

18 La d iscip lina giu rid ica d ei lu oghi d estinati alla vita religiosa d ei consociati è stru ttu rata, in p revalenza, su norm e interne d ello Stato italiano, p rod otte u nilateralm ente

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rinvenibile anche negli altri ord inam enti nazionali eu rop ei, ove, attraverso d isp osizioni d i rango sia costitu zionale ch e ord inario, si garantisce la fru ibilità d i lu oghi d i p reghiera com e p arte integrante d el d iritto d i libertà religiosa, e, p er qu esta ragione, esclud end osi event u ali restrizioni m otivate su lla base d el p rincip io d i recip rocità 19. Il d iritto d ei cred enti in qu alsiasi orientam ento fid eistico d i d isp orre d i sp azi riservati al cu lto d eve god ere d i u na significativa rilevanza norm ativa, con la consegu ente d enu ncia e cond anna, nelle com p etenti sed i giu risd izionali sovranazionali, d i qu egli Stati ove tale d iritto è concu lcato. È ind u bbio, infatti, che l’ inad eguatezza d egli spazi di culto ind ebolisce il senso d i d ignità d el fed ele, in qu anto va ad incid ere su d i u n bisogno sp iritu ale e u n ben e primario d ell’ individ uo.

Su lla base d i qu esto assu nto, sem bra anche op p ortu no evid enziare, con pari d ecisione, l’ inesistenza (e l’ inattualità ) di alcuna immunità (nel senso d i irresp onsabilità p er talu ne fattisp ecie criminose) in favore d ei lu oghi d i cu lto. N e consegu e com e il com p im ento d i u n reato resti, tale p u r se occasionatosi in u n ed ificio ad ibito alla p reghiera, ritenend osi meritevoli di sanzione le attività di istigazione all’ od io religioso che p ossano, in ip otesi, aver avu to realizzazione nel corso d i cerim onie pubbliche e collettive. L’ attenzione che tutti gli ordinamenti

dal legislatore civile, nell’ ottica dell’ interventismo dei pubblici poteri, impegnati a tu telare il fenom eno religioso in qu anto con corrente alla p rom ozione d ella p ersona u m ana (artt. 2 e 3 Cost.).

19 Riflettend o su lla realtà nazionale italiana, sotto qu esto p u nto d i vista, ap p are verosim ile afferm are che la d isp onibilità d ella legislazione è su fficientem ente am p ia, non essend ovi p reclu sioni d i sorta risp etto al d iritto d i gru p p i d i soggetti, soggiornanti a qu alsiasi titolo su l territorio italiano e con u na certa stabilità , nel richied ere le autorizzazioni amministrative prescritte per l’ erezione di p ropri luoghi di preghiera e d i incontro p er finalità sp iritu ali. Anche la p lu ralità d elle fed i islam iche non d ovrebbe costitu ire u n p roblem a, in virtù d ella p ossibilità teorica d i accesso ai benefici, norm ativam ente p revisti, d a p arte d i tu tti i gru p p i ascrivibili al filone religioso m u su lm ano. Ciononostante, p er i m ovim enti leg ati all’ Islam italiano, alcu ne d ifficoltà vengono, in d iverse circostanze, p rop oste d alle au torità am m inistrative, non tanto p er la natura delle moschee, ma per l’ assenza di specifiche rappresentanze istituzionali, d ep u tate a rap p resentare le esigenze d ei gru p p i m u su lm ani alle p u bbliche p otestà . In realtà , nella generalità d ei casi, si tratterebbe solo d i resistenze cu ltu rali d egli organi am m inistrativi e p olitici, in qu anto, a rigore d i legge (anche in riferim ento al d isp osto dell’ art. 10 del Regio decreto n. 289 del 1930), qualsiasi gruppo d i fedeli lo desideri e ne abbia i m ezzi econom ici ed organizzativi, p otrebbe form u lare la richiesta d i erezione d i u n p rop rio lu ogo d i cu lto, p er ottenere la consegu ente au torizzazione p u bblica (fatta eccezione p er non au sp icabili u si p olitici d ella legge). Per u lteriori in d icazioni si ved a V.

TOZZI, Le moschee ed i ministri di culto, in M.L. Tacelli, V. Tu rchi (a cu ra d i), Studi in onore di Piero Pellegrino. Scritti di diritto canonico ed ecclesiastico, vol. II, cit., p p . 464-475.

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contemporanei d ed icano ai profili sostanziali d ell’ eguaglianza pone in evid enza la necessità d i significative azioni d i contrasto nei confronti d ell’ od io razziale religiosamente ispirato, nella misura in cui esso si rivela fonte d i d isord ini e d i violenze, ma anche com e cau sa d ella p erd u rante m arginalità sociale d i fatto d i alcu ni gru p p i. N e consegu e che la creazione d i u n habitat com u nitario in cu i siano band iti il p regiu d izio e la d iscrim inazione viene a rap p resentare u n obiettivo irrinu nciabile p er qu egli ord inam enti d em ocratici che asp irano alla m assim a realizzazione d ell’ eguaglianza e d ella dignità sociale di tutti. Questa esigenza, tuttavia, viene a con frontarsi, d a u n lato, con la natu ra d ell’ incitam ento all’ od io come reato d i opinione, e, d all’ altro, con l’ effettiva necessità d i beni costitu zionalm ente p rotetti, qu ali sono la libertà d i p ensiero e d i religione (m essi in p ericolo d a u na bland a ap p licazione d el p rincipio d i offensività ). Rispetto a questi d ubbi, l’ applicazione ferma e razionale d elle d isp osizioni norm ative già vigenti p u ò ritenersi in grad o d i d ivid ere i timori per la tutela d ell’ ordine pubblico dall’ osservanza d ella libertà religiosa e d all’ esercizio d ella libertà d i p arola, al fine d i ovviare al pericolo che assecond and o i primi si pregiudichi l’ ampiezza di fruizione d i alcu ni significativi d iritti fond am entali20.

20 Ad esem p io, in riferim ento alla p red icazione nelle m oschee, è attu ale la p rop osta d i im p orre agli imam la realizzazione d i p red iche necessariam ente nella lin gu a d el Paese osp itante, al fine d i p oter controllare se le gu id e sp iritu ali d ell’ Islam si im p egnino solo nella trasm issione d el m essaggio religioso strettamente consid erato o, invece, nella promozione della “ guerra santa” o nella commissione di altre violazioni del’ ordine p u bblico o d ella legalità generalm ente consid erata. Ritenen d osi d ifficile chied ere ai seguaci dell’ Islam un abbandono totale della lingua di comunicazione da essi abitu d inariam ente u tilizzata, u na solu zione p raticabile p otrebbe essere in d ivid u ata nel chied ere alle au torità d i p olizia (e, nello sp ecifico, alla p olizia giu d iziaria) d i avvalersi d i interpreti (o, in ogni caso, di personale in grado di comprendere l’ arabo), evitando una imposizione autoritativa per l’ utilizzo obbligatorio di una lingua eu ropea nella d ivu lgazione d el p ensiero religioso. In qu esto senso, la sicu rezza generale p otrebbe essere efficacem ente p ersegu ita anche p onen d o in essere u na forte azione p reventiva, attraverso il coinvolgim ento d i u na serie d i attori sociali nu ovi risp etto alle trad izionali p olitiche d i sicu rezza. N on solo p iù organi d el governo centrale, m a nu ovi soggetti qu ali gli enti locali, i servizi sociali, il volontariato, le imprese p rivate, i comuni cittadini. L’ idea d i u na p revenzione che attraverso la m ed iazioni d ei conflitti intend a consegu ire u n d iffu so benessere sociale e creare le cond izioni affin ché si abbassi il livello d i p au ra, sem bra essere u na m od alità p ositiva p er affrontare d eterm inate p roblem atiche sem p re p iù urgenti all’ interno delle aree urbane di molti contesti nazionali europei. Rispetto a questi tem i, si rinvia alle riflessioni d i R. MAZZOLA, Libertà di culto e « sicurezza urbana» nella

«Direttiva del Ministro dell’ Interno per le manifestazioni nei centri urbani e nelle aree sensibili», in Quad. dir. pol. eccl., 2009, 2, p p . 403 e ss.

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Un u lteriore tem a oggetto d i riflessione attiene la form azione d ei m inistri d i cu lto che, nella generalità d ei Paesi eu rop ei, è organizzata con notevole libertà d alle stesse organizzazioni confessionali, p u re in p resenza d i contribu ti econom ici ad hoc erogati d alle istitu zioni p u bbliche.

Si tratta d i figure risp etto alle qu ali l'interesse d elle p otestà civili è stato, d a sem p re, giu stificato in ragione d el rilievo p u bblico riconosciu to ad esse, p er la fu nzione sp eciale d etenu ta all'interno d el gru p p o religioso d i ap p artenenza, d a u n lato, e p er alcu ne consegu enze che gli ord inam en ti statali legano all'esercizio d elle loro fu nzioni. In qu esto senso, la cond izione d ei ministri d i cu lto è d iscip linata con la m assim a ind ip end enza d a ciascu na form azione sp iritu ale, in linea con l'incom p etenza d ello Stato in m ateria religiosa. N e consegu e com e l’ autonomia piena d elle organizzazioni religiose rispetto all’ ed ucazione d el personale ecclesiastico costitu isca u no d ei più significativi tratti d i d istinzione d ella d im ensione d ella sp iritu alità risp etto a qu ella d ella tem p oralità , p onend osi com e u no elem ento d i caratterizzazione d ella civiltà occid entale. Partend o d a tale angolo visu ale, ci si interroga sull’ opportunità d i un intervento d ello Stato nel fornire ai ministri di culto islamici una formazione di carattere secolare, con l’ apprestamento d i p ercorsi cu ltu rali finalizzati a facilitare il loro inserim ento nei Paesi d ’ immigrazione attraverso una minima comprensione d i base d ella lingu a, d ella storia e d ella cu ltu ra d ella società in cu i si trovano ad op erare. Si tratta d i u n problem a d alla sig nificativa caratterizzazione p olitica e sociologica21, che p otrebbe essere risolto non attraverso u n intervento d iretto d ello Stato (che, al m assim o, p otrebbe svolgere u na p ositiva fu nzione d i stim olo), m a p er m ezzo d ella libera iniziativa d egli istitu ti d i cu ltu ra e d elle u niversità , chiam ati ad ap p restare m od u li form ativi sp ecifici p er qu anti occu p ano u n ru olo d i resp onsabilità (o d i gu id a) nelle varie com u nità religiose, etniche e cu ltu rali p resenti nella

21 In riferim ento a tale qu estione, d al p u nto d i vista strettam ente giu rid ico, la richiesta d el p resu p p osto d ella su ssistenza, in cap o ai m inistri d i cu lto islam ici (eventu alm ente cand id ati ad essere beneficiari d ella p rop osta d i form azione cu ltu rale erogata d a soggetti extraconfessionali), d i sp ecifici p oteri nell'organizzazione d el gru p p o religioso è tale d a integrare u n risch io giu risd izionalistico, non com p atibile con l'attitu d ine laica d ei Paesi eu rop ei, i cu i ord inam enti norm ativi esclu d ono ingeren ze d i qu alsiasi tip o nell'au tonom ia organizzativa delle formazioni spirituali. Pertanto, l’ ipotizzata fruizione di una form azione cu ltu rale ind ip en d ente an d rebbe ind irizzata a tu tte le gu id e sp iritu ali, genericam ente intese, p rescin d end o d alla loro collocazione nella scala gerarchica intraconfessionale.

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società eu rop ea22. N on va, inoltre, d im enticato che u n ap p roccio obiettivo e neu trale alla d im ensione sp iritu ale e giu rid ica d ell'islam ism o (con riferim ento agli assetti norm ativi in esso p revalenti in ossequ io a m otivazioni em inentem ente sp iritu ali) p u ò essere p iù u tile se fornito d agli occhi d istaccati d ello scienziato d elle religioni che d i m eri stu d iosi soggetti al "p atronato" d ella confessione religiosa d i riferim ento23.

In stretta connessione con tale tema, un’ altra questione rilevante è rap p resentata d alla presenza confessionale nella scu ola p u bblica, caratterizzata, nei vari Paesi eu rop ei, d a u na significativa d iversificazione d ei m od elli ed u cativi e d ei sistem i organizzativi p osti in essere.

N onostante tale d ifficoltà d i ind ivid u azione d i linee com u ni d i ap p roccio risp etto alle esigenze ed u cative d elle m inoranze religiose, è p ossibile tracciare u n qu ad ro d i m assim a relativam ente agli Stati nei qu ali l’ ed ucazione pubblica d etiene una posizione d i notevole rilievo. In queste realtà nazionali, com e qu ella italiana, accanto alla garanzia d el d iritto d i ap ertu ra, nel risp etto d elle d isp osizioni d i legge, d i scu ole p rivate confessionali d i più diverso orientamento, è nell’ ambito d ei servizi ed u cativi p u bblici che viene a realizzarsi il p rim issim o inserim ento d elle giovani generazioni im m igrate nelle società d i osp italità . La p resenza nella scu ola d i u na platea stu d entesca fortem ente eterogenea p er ap p artenenza etnica, religiosa, lingu istica e cu ltu rale ha reso inelu d ibile l’ attivazione d i un processo d i trasformazione d ell’ istruzione erogata d alla m ano p u bblica, nella d irezione d i u na gestione risp ettosa e d i u na valorizzazione attenta d elle d iversità . Qu esta realtà d i fatto ha im p osto la presa in consid erazione del problema d ell’ insegnamento religioso, nella consapevolezza per cui gli istituti d’ istruzione pu bblici d ovrebbero, d a u n lato, fornire gli stru m enti d i base p er una ad egu ata conoscenza d el

22 G.B. VARN IER, L’ insegnamento delle scienze religiose in Italia: una proposta, in Quad.

dir. pol. eccl., 2001, 1, p p . 161-166, ritiene che si tratti d i u n’ ip otesi d el tu tto p ercorribile, alm eno p er qu anto concerne la realtà italiana. L’ obiettivo d ovrebbe consistere nel ridare cittadinanza alle religioni nell’ Università italiana, prima di tutto con la collaborazione d elle stesse organizzazioni religiose, affid and o la form azione d ei d ocenti e d elle gu id e sp iritu ali alle istitu zioni cu ltu rali p u bbliche, p er riservare alla confessione religiosa l’ idoneità all’ insegnamento e allo svolgimento nel concreto delle funzioni m inisteriali. Si p otrebbe, in qu esta p rosp ettiva, ip otizzare u n corso d i lau rea in Scienze religiose con u na vocazione p rofessionale (d estinata agli insegnanti d i religione e al p ersonale ecclesiastico in genere), e con u na p rosp ettiva cu ltu rale, d a p rop orre ad un’ utenza più ampia, al fine di rispondere all’ esigenza di una conoscenza specifica e non generica d el fattore relig ioso nella su a com p lessità .

23 In p rop osito R. MAZZOLA, M etodologia ed « esperimento mentale» nello studio del diritto comparato delle religioni, in M.L. Tacelli, V. Tu rch i (a cu ra d i), Studi in onore di Piero Pellegrino. Scritti di diritto canonico ed ecclesiastico, vol. II, cit., p . 252.

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fenomeno religioso nella sua complessità , e, d all’ altro, sod disfare le sp ecifiche esigenze d i ed u cazione (anche in form e sp iritu alm ente orientate) d ella variegata u tenza d ella scu ola p u bblica. In p articolare, la consid erazione d egli istituti scolastici nel prisma d ell’ autonomia e d ell’ ind ipendenza d i gestione, quale consolid ata tend enza normativa d ei sistemi scolastici europei, è tale d a favorire l’ abband ono d ella p regressa tensione all’ uniformità culturale d ei d estinatari d elle attività scolastiche e l’ ad ozione di strumenti d id attici e formativi atti a d are espressione alle p articolari esigenze sollevate d alle d iverse com p onenti d elle com u nità scolastiche. Così , anche in sistem i scolastici (com e qu ello italiano o qu ello spagnolo) in cui vige l’ obbligatoria istituzione di un insegnamento religioso d i carattere m onoconfessionale, la recente evolu zione legislativa sta ap rend o d ei varchi, sem p re p iù am p i, p er la p rogetta zione e la realizzazione d i interventi form ativi che, nella p rosp ettiva d ella piena realizzazione d ella p ersona u m ana, favoriscano la tu tela d ella cu ltu ra e d egli orientam enti sp iritu ali d i tu tti i d iscenti24. Il p lu ralism o d ei valori, alla base d elle d iverse form e istitu zionali nazionali d i organizzazione d ella convivenza, d im ostrand osi in grad o d i riflettere i m u tam enti in atto nelle società eu rop ee, ben si è p restato (e p u ò u lteriorm ente p restarsi, nel breve com e nel lu ngo p eriod o) alla legittim azione d elle istanze ed u cative d ei consociati d i d iversa ap p artenenza fid eistica e alla valorizzazione d ell’ alfabetizzazione religiosa d i base di tutti gli utenti d ei servizi d ’ istruzione25. I caratteri d i au tonom ia e d i au togoverno d elle scu ole, orm ai am p iam ente d iffu si in tu tti i Paesi d ell’ Unione Europ ea, stanno consentend o all’ istruzione pubblica il sodd isfacimento d elle ricorrenti

24 Molto significativa ap p are essere la realtà sp agnola, ove, grazie all’ art. 10 dell’ accordo con la Cie, si sono fissate le modalità concrete di realizzazione dell’ insegnamento islamico, sia nelle scuole pu bbliche che in quelle private riconosciute.

Anche se con alcune criticità , proprio negli istituti pubblici d’ istruzione l’ insegnamento della religione musulmana è venuto a costituire uno degli esiti positivi dell’ accordo raggiunto tra l’ Islam spagnolo e le autorità gover native nazionali, nella m isu ra in cu i u n u lteriore accord o integrativo d el 1996 è stato conclu so in tem a d i d esignazione e trattam ento econom ico d ei d ocenti incaricati. Si è, così , p revisto che gli insegnanti d i religione islam ica vengano liberam ente scelt i d alla Ucid e e d alla Feeri, e siano retribu iti in via in d iretta d allo Stato, che si è im p egnato a rim borsare alle d u e federazioni i costi affrontati per l’ organizzazione materiale dell’ insegnamento.

Tu ttavia, va segnalato com e, ad onta d i tale favorevole qu ad ro norm ativo d ’ insiem e, l’ accordo sia rimasto praticamente disapplicato, p er una sostanziale mancanza di volontà politica nell’ attuarlo concretamente.

25 In p rop osito M. PARISI, Società multietnica, autonomia scolastica e pluralismo delle scelte educative, in N . Fiorita, A. Viscom i (a cu ra d i), Istruzione e libertà religiosa. Le scuole delle organizzazioni di tendenza, Ru bbettino, Soveria Man nelli, 2010, p p . 33-57.

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richieste d i m u ltireligiosità e d i u na ed u cazione p iù risp ettosa d ella varietà d i id entità sp iritu ali anim anti gli sp azi sociali conte m p oranei. Ciò, tu ttavia, in u n qu ad ro d i com p atibilità con le trad izioni costitu zionali com u ni d egli Stati ad erenti al consesso eu rop eo e d i coerenza com p lessiva d egli sp ecifici servizi form ativi erogati risp etto ai generali sistem i nazionali d ’ istruzione.

4 - Conclusioni

Le riflessioni p oste finora sem brano essere u nite d alla convinzione d i fond o second o cu i la p resenza d elle com u nità islam iche nello sp azio sociale eu rop eo non è tale d a p orre problemi giu rid icam ente irrisolvibili.

Grazie al p atrim onio d i esp erienza norm ativa m atu rato attraverso la regolazione d ei rap p orti con le altre organizzazioni confessionali, gli ord inam enti giu rid ici d ei Paesi eu rop ei h anno a loro d isp osizione u n m inim o stru m entario d i leggi e d i abilità p olitica, p er m ezzo d el qu ale affrontare e risolvere la m aggior p arte d elle qu estioni p roblem atiche in cam p o. In qu esto sen so, qu ind i, il carattere d i novità e d i d ifficoltà , consegu ente alla stabilizzazione d ell’ Islam , non è d a ritenersi strettam ente connesso a p roblem i giu rid ici tout court, m a ad altri fattori, come l’ alto numero d i seguaci d ella fed e musulmana in confronto a qu ello d ei fed eli d i altre religioni non cristiane, la rap id a crescita e d iffusione d elle organizzazioni islamiche, l’ assenza d i strutture e di organism i stabili ed am p iam ente rap p resentativi, la relativa rad icalità con cui alcuni gruppi islamici vivono la loro fed e (con l’ applicazione ad am biti che, nella cu ltu ra g iu rid ica occid entale, sono estranei alla d im ensione d ella religiosità ). La gestione d i qu esta realtà non sem bra im p licare, d i necessità , la riform ulazione totale d el sistem a giu rid ico op erante nei Paesi eu rop ei, m a u na sem p lice attività d i ad egu am ento d ei su oi elem enti d istintivi alla nu ova situ azione sociale. Si tratta d i u n a m u tazione non d el tu tto innocu a, nella m isu ra in cu i d eterm ina d ei cam biam enti nel trad izionale im pianto d i d iritti e d i p rivilegi riconosciu ti alle confessioni religiose socialm ente d om inanti, m a è u n p rocesso au sp icabile risp etto alla ben più negativa p rosp ettiva d i u n ced im ento com p lessivo d el sistem a su cu i si è costru ita la p ace religiosa nello sp azio eu rop eo.

Rispetto a questo quad ro d ’ insieme, è possibile ind ivid uare un lim itato insiem e d i m isu re, la cu i ad ozione è necessaria al fine d i assicu rare ai consociati d i fed e islam ica la concreta fru izione d el d iritto

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fond am entale d i libertà religiosa. N ella m aggior p arte d ei casi, non sem bra necessario ap p ortare grand i innovazioni, m a solo ap p licare norm e già esistenti nella legislazione com u ne d i m olti ord inam enti nazionali.

Infatti, in m ateria d i ed ilizia religiosa, assistenza sp iritu ale, m acellazione ritu ale e d isp onibilità d i sp azi cim iteriali ad hoc, la grand e m aggioranza d elle legislazioni eu rop ee non sem bra necessitare d i m od ifiche significative, m a solo d i u na ap p licazione equ a e razionale. Viceversa, in altri ambiti, come quello d el diritto d i famiglia e d ell’ insegnamento d ella religione, le resistenze giu rid iche e cu ltu rali alla conservazione d egli ord inamenti nazionali nella loro fisionomia “ trad izionale” sembrano essere più forti, e solo l’ evoluzione sociale e giuridica verso il pieno riconoscim ento d elle d iversità (in u na logica d i risp etto p er i p rincip i d i stru ttu ra d elle legalità costitu zionali d ei singoli Paesi) p otrà d eterm inare cam biam enti significativi. Tu ttavia, le d ifficoltà non sono p oche, p erché l’ attivazione d i questo processo implica anche la d eterminazione e l’ attitud ine delle comunità islamiche europee d i ad atta re, per certi versi, i p rop ri caratteri ai m od elli giu rid ici vigenti in Occid ente, nonché l’ accettazione d ella d istinzione tra religione e politica26, tra sfera sp iritu ale e tem p orale.

Peraltro, alcu ne d ifficoltà d erivano anche d alla configu razione assu nta d al sistem a d i rap p orti tra Stati e gru p p i religiosi, le cu i caratteristiche sostanziali (libertà ed egu aglianza religiosa, collaborazione

26 Una sep arazione ben d ifficilm ente accettabile d alla concezione m u su lm ana trad izionale, p er la qu ale, invece, esisterebbe u na forte com p enetrazione fra religione e d iritto, d a u n lato, e u na altrettanto netta sovrap posizione fra religione e p olitica, dall’ altro, tale da giustificare l’ esistenza di sistemi di governo di carattere monastico.

L’ islam trad izionale, qu ind i, si p rop one d i offrire u na d iscip lina com p iu ta d i tu tti gli asp etti soggettivi e collettivi d ella vita d ei cred enti, d an d o vita ad u n elaborato com p lesso d i p recetti religiosi e giu rid ici civili, che ha assu nto le form e d i u n ar ticolato sistem a legale, d el tu tto originale (Shari’ ah) e non p ienam ente ricon d u cibile ai m od elli afferenti alle altre grand i fam iglie giu rid iche esistenti (common law e civil law). In p rop osito S.

FERRARI, Introduzione al diritto comparato delle religioni. Ebraismo, islam e induismo, il Mu lino, Bologna, 2008, p p . 173-205.

Id entiche ved u te an che in N . COLAIAN N I, Diritto pubblico delle religioni. Eguaglianza e differenze nello Stato costituzionale, il Mu lino, Bologna, 2012, p . 144, p er il qu ale ciò che m ancherebbe all’ Islam eu rop eo p er l’ avvio d i u n p rocesso d ’ integrazione, sim ile a quello vissuto dalle comunità ebraiche (ma anche da altri gruppi spirituali), «(…) è u n self-restraint, che non significa necessariam ente p rivatizzazione d ella fed e e d ella cu ltu ra identitaria (…) ma implica necessariamente l’ accettazione del pluralismo, in luogo del m u lticu ltu ralism o, cioè d el vivere insiem e e non a fian co d egli altri, vale a d ire p er conto p rop rio: il che si realizza ord inariam ente attraverso la sep arazione tra religione e p olitica e l’ accettazione dei valori di riferimento emergenti dalla Costituzione e, in particolare, d al su o p rincip io su p rem o, la laicità » .

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tra p u bblici p oteri e gru p p i religiosi, au tonom ia d ei m ovim enti sp iritu ali) costituiscono l’ esito d i un d elicato equilibrio raggiunto tra la mod ernità e la trad izione cristiana, attraverso alm eno d u e secoli d i confronto27. Tale equ ilibrio sem bra, attu alm ente, essere m esso in d iscu ssione, in qu anto ritenu to inad atto a far fronte ai problemi d elle società m u lticultu rali e m u ltireligiose, nella misu ra in cu i fa p erno su lla attitu d ine d ello Stato laico nel gestire qu esta fase d i p rofond e trasformazioni sociali. Per reazione, qu ind i, si ind ivid u a nel p atrim onio d i p rincip i, d i valori e d i simboli d el cristianesim o il collante id eologico d ella costru zione eu rop ea (e d ella su a id entità ), al fine d i ottenere sostegno all’ azione d i riaffermazione d elle leggi statali nello spazio sociale e giuridico d ei Paesi d ell’ Unione.

Tu ttavia, qu esta tend enza è foriera d i u na d u p lice consegu enza negativa:

d a un lato, si potrebbe tend ere ad id entificare l’ Occid ente con il cristianesimo e l’ Islam con l’ Oriente, favorend o l’ occasionarsi di scontri politici e culturali in nome d ella religione; dall’ altro, si d eterminerebbe u na eccessiva valorizzazion e d ell’ id entità cristiana d el continente eu rop eo, a scap ito d elle m inoranze non cristiane e d ella loro legittim a asp ettativa d i integrazione e d i inclu sione.

Qu esta p rosp ettiva p otrebbe, qu asi p arad ossalm ente, essere d ep otenziata, nei su oi asp etti d i più forte criticità , grazie al m u tato atteggiamento assunto d ai pubblici poteri d opo gli eventi d ell’ 11 settem bre. La cond otta assu nta d alle au torità statali nei confron ti d ei m ovim enti p iù rad icali è d ivenu ta significativam ente p iù rigid a, creand o, p rim a nei Governi e p oi nell’ op inione p u bblica, la consap evolezza ch e l’ azione d i contrasto verso i gruppi islamici più integralisti sarebbe stata p iù efficace e proficu a se assistita d a u n ap proccio p ositivo nei confronti d ell’ Islam mod erato, che riscuote la maggior parte d ei consensi d ei m u su lm ani resid enti in Europ a. Da qu esta tend enza sono d erivate le iniziative finalizzate a sostenere la creazione d i rap p resentanze nazionali d ei musulmani e l’ introd uzione d ell’ insegnamento d i religione nelle scu ole p u bbliche, che sem brano evid enziare l’ esigenza d i u n d ialogo con i gru p p i d i fed e islamica, nella m isu ra in cui u na p olitica d i vicend evoli concessioni e com p rom essi è tale d a favorire la stabilità sociale e la sicu rezza28.

27 G.B. VARN IER, Libertà , sicurezza e dialogo culturale come coordinate del rapporto tra islam e occidente, in G.B. Varnier (a cu ra d i), La coesistenza religiosa: nuova sfida per lo Stato laico, Ru bbettino, Soveria Man nelli, 2008, p . 41.

28 G. RIVETTI, Islam-Occidente, nuove identità religiose, in P. Picozza, G. Rivetti (a cu ra d i), Religione, cultura e diritto tra globale e locale, Giu ffrè, Milano, 2007, p . 96

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ALESSANDRO CARRIERI (Università di Torino) È dottorando in Filosofia Teoretica presso l'Università di Torino, membro della Società Cusaniana e della redazione della