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Lettera Aperta Si al Servizio Sanitario Nazionale, no al regionalismo differenziato

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Academic year: 2021

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Lettera Aperta

Si al Servizio Sanitario Nazionale, no al regionalismo differenziato

Al Presidente del Consiglio Giuseppe Conte

Alla Ministra per gli Affari Regionali e le autonomie, Erika Stefani Alla Ministra della Salute, Giulia Grillo

Al Ministro per il Lavoro e dello Sviluppo Economico, Luigi Di Maio Al Ministro degli Interni, Matteo Salvini

Al Ministro per il Sud, Barbara Lezzi

Roma, 11 febb.- Siamo medici di famiglia, dell’emergenza territoriale, dell’ex guardie mediche, della dirigenza sanitaria che lanciano e condividono con i cittadini, con i pazienti, con le associazioni di malati, con i sindacati della categoria, un allarme in merito al regionalismo differenziato, che tra qualche giorno arriverà in discussione in Parlamento.

I parlamentari della Repubblica saranno chiamati a votare sugli accordi riguardanti il regionalismo differenziato tra il Governo e le Regioni Veneto, Lombardia ed Emilia Romagna. Questi accordi mettono in discussione l’universalismo del Servizio Sanitario Nazionale, così com’è stato praticato negli ultimi 40 anni nel nostro Paese.

Il regionalismo differenziato prevede che ulteriori materie legislative (sanità, istruzione, tutela dell’ambiente, ect.) siano date in esclusiva gestione alle regioni, sottraendole alla gestione congiunta dello Stato. La decisione di destinare la quasi totalità dei proventi dei residui fiscali alle Regioni del Nord metterebbe in grave crisi il sistema perequativo dello Stato, che con la fiscalità generale, finanzia lo stato sociale, le infrastrutture, l’istruzione e la sanità di tutto il Paese.

Prendendo a riferimento l’accordo Governo e Regione Veneto, in tema di sanità,

emerge che si attribuisce una maggiore autonomia alla Regione finalizzata a

rimuovere i vincoli di spesa a riguardo delle politiche di gestione del personale

dipendente convenzionato o accreditato. La Regione avrà mano libera in materia di

accesso alle scuole di specializzazione e potrà stipulare specifici accordi con le

università presenti sul territorio regionale. Il Veneto, inoltre, potrà redigere contratti a

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tempo determinato di specializzazione lavoro per medici, alternativi al percorso delle scuole di specializzazione, solo per restare alle questioni riguardanti i medici.

Alle regioni, quindi, si permetterà di deregolare in merito alle competenze, alle prestazioni, alle norme delle professioni mediche. Così facendo si ridurranno i contratti nazionali a contratti regionali e si stravolgeranno le norme sulla formazione.

Allo stesso tempo, se la formazione sarà devoluta alle regioni, si correrà il pericolo della costituzione di sistemi universitari diversificati in giro per il Paese; anche in questo modo, il Servizio Sanitario Nazionale abbondonerà il suo carattere omogeneo e verrà trasformato in una somma di servizi sanitari regionali.

Si apra, da subito, un dibattito partecipato con le professioni mediche, con quelle sanitarie, con le associazioni dei malati, con le istituzioni, per continuare ad assicurare il carattere di universalità all’assistenza medica e sanitaria in tutto il Paese.

Si rinvii la scelta di volere votare tra pochi giorni in Parlamento la cosiddetta autonomia differenziata.

Sindacato Medici Italiani

http://www.sindacatomedicitaliani.it/

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