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Aprile Giugno Terminus

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Academic year: 2022

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Terminus

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Direttore responsabile: Francesco De Grandi Direttore editoriale: Daniela Daloiso

Redattore capo: Giulia Murolo

Redazione, Impaginazione grafica e Applicazione standard Dublin - Core: a cura della Cooperativa di servizi culturali "Ninive"

Revisione testi: Elena Infantini

Comunicazione e Marketing informativo: Giulia Murolo

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Claudia Ryan, "Hana la Yazida. L'inferno è sulla Terra"

Cinisello Balsamo (Mi): San Paolo, 2016.

3 agosto 2014: i guerriglieri dell'ISIS attaccano e conquistano Sinjar. Quel giorno Hana, giovane infermiera di religione yazida, si trova in città per fare visita alla sua famiglia. Per lei, come per tutti gli appartenenti alla minoranza yazida, è l'inizio di un incubo: il fratello e la madre di Hana vengono uccisi, lei e Wafa, sua sorella, sono vendute come schiave. Dopo aver subito innumerevoli abusi e sevizie, Hana riesce a sfuggire al suo aguzzino e a rifugiarsi a Duhok dove riprende il suo lavoro di infermiera nel campo profughi di Khanke e cercam faticosamente, di ritrovare uno spiraglio di normalità. Il romanzo di Claudia Ryan nasce del suo soggiorno in Kurdistan e dall'ascolto di tante donne che sono passate attraverso orrori indicibili.

La voce di Hana è la loro voce, la sua storia vuol raccontare le loro storie.

http://teca.consiglio.puglia.it/SebinaOpac/SebinaYOU.do?q=IdSBN:MIL0908388

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Biblioteca del Consiglio Regionale della Puglia WEBZINE

TERMINUS Monografie

Maria Toorpakai, "La figlia diversa"

Milano: Rizzoli, 2016.

"Dove sono cresciuta, le ragazze finiscono in manicomio, oppure lapidate. Le più fortunate vengono date in sposa a un membro di un clan rivale. Sapevo che, nonostante le idee liberali di mio padre e tutti i suoi sforzi, nonostante le storie che ci raccontava, non sarei mai stata davvero libera." In Waziristan, la regione più conservatrice del Pakistan dei talebani, una donna non è autorizzata a lasciare la casa di famiglia a meno che non si sposi. Le ragazze indossano il velo ed escono solo se accompagnate da fratelli, padri o cugini che possano vigilare sul loro onore. Eppure, a cinque anni, Maria decide di bruciare tutti i suoi vestiti. Vuole giocare, correre, andare in bicicletta, cacciare, arrampicarsi sulle montagne, e l'unico modo per farlo è travestirsi da maschio. Poi scopre lo squash, che in Pakistan è il secondo sport nazionale. Si entusiasma: diventerà una campionessa, anzi, un campione. "Se mai dovessero scoprire cos'hai fatto, Maria, verranno a darti la caccia, credimi. Verranno a cercarti e ti uccideranno" l'aveva avvertita il padre. "Non c'è qualcuno in particolare, Maria: sono loro. Nessun volto, nessuna anima: sono bombe e pallottole e grida ad Allah che si levano tra le montagne," Avendo trasgredito alla sharia, Maria entra nel mirino del fondamentalismo, scopre la paura, e il padre la costringe a rifugiarsi in Canada. ù http://teca.consiglio.puglia.it/SebinaOpac/SebinaYOU.do?q=IdSBN:LO11627052

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Quirico Domenico, Esodo. Storia del nuovo millennio Vicenza: Neri Pozza, 2016.

Questo libro è la cronaca di un viaggio con i popoli migranti che si stanno riversando in Europa. In questo senso è il racconto in presa diretta della Grande Migrazione che sta già mutando il mondo e la storia a venire. Un esodo che ha inizio là dove parti intere del pianeta si svuotano di uomini, di rumori, di vita. Negli squarci sterminati di Africa e di Medio Oriente, dove la sabbia già ricopre le strade e ne cancella il ricordo, dove sterpaglie e foresta inghiottono edifici, capanne e campi (che senso ha coltivare ancora una terra che non dà nulla, sfinita com’è dalle siccità, dalla mancanza di concimi e dalla esiguità delle sementi?). Nei luoghi dove tutti quelli che possono mettersi in cammino partono e non restano che donne e vecchi che hanno avuto paura.

Raggruppati, rannicchiati insieme, senza un grido, una parola. Gli unici rumori sono quelli della guerra: camion carichi di soldati bambini o gendarmi, jihadisti sui loro pick up e le loro lugubri bandiere. Termina nel nostro mondo, dove file di uomini sbarcano da navi che sono già relitti o cercano di sfondare muri improvvisati, camminano, scalano montagne, hanno mappe che sono messaggi di parenti o amici che già vivono nel Paradiso.

http://teca.consiglio.puglia.it/SebinaOpac/SebinaYOU.do?q=IdSBN:TO10013591

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Biblioteca del Consiglio Regionale della Puglia WEBZINE

TERMINUS Articoli di riviste

Zanatta Loris, "Il populismo e l'eterno ritorno dell'utopia unanimista"

"Coscienza e libertà", 2016, n. 53, p. 26-29.

In che cosa consiste il populismo? Perché è stato ed è così diffuso? L’autore analizza i diversi volti del fenomeno nel corso della storia, rintracciando le origini del populismo in una visione del mondo antica, tipica di epoche dominate dal sacro, in cui le società sono intese come organismi e il “popolo” è un insieme unitario e indivisibile. Quello populista è un immaginario religioso che incarna un popolo, una comunità. Il contrario della democrazia rappresentativa che riconosce la pluralità, l’esistenza e la coesistenza di popoli diversi. L’ideologia populista, secondo l’autore, in nome di questa idea primigenia di popolo, si trasforma nella lotta del Bene contro il Male.

http://teca.consiglio.puglia.it/SebinaOpac/SebinaYOU.do?q=IdSBN:SBL0327885

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Di Marzio Raffaella, "Violazioni trasversali della libertà di religione o credo in Europa"

"Coscienza e libertà", 2016, n. 53, p. 37-42.

Nell'ormai lontano 2013 eravamo in una situazione molto diversa. Di fatto eravamo nel pieno di una campagna antisettaria che prendeva di mira alcuni gruppi minoritari che magari non erano neanche religiosi, ma comunque erano legati a pratiche molto diverse rispetto a quelle che per noi sono “normali”. Una serie di agenzie, non soltanto le ONG impegnate a combattere le sette, ma anche alcuni settori del ministero dell'Interno e della polizia con la Squadra Antisette in primo piano, si proponevano di contrastare presunti crimini commessi da questi gruppi etichettati come sette. La speranza era di arrivare all'approvazione di una legge che reintroducesse nel nostro ordinamento il plagio, con la motivazione che le sette farebbero il lavaggio del cervello alle persone e non le si potrebbe colpire perché questa legge fu abolita dalla Corte Costituzionale. Questo comportò in quegli anni vicende giudiziarie terribili per alcune minoranze che sono state attaccate, che si sono concluse in maniera completamente diversa rispetto a quello che ci si aspettava. Nessuna setta pericolosa è stata condannata per i reati generalmente attribuiti alle sette: o sono stati condannati per reati minori o sono stati assolti.

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TERMINUS Articoli di riviste

Ventura Marco, "La libertà di religione o di credo nella cornice dei diritti di cittadinanza dell'Unione europea"

"Coscienza e libertà", 2016, n. 53, p. 37-42.

Il numero 35 delle linee guida dell’Unione europea per la protezione e promozione della libertà di religione o credo nell’azione esterna, impegna gli Stati membri nei termini seguenti: “gli Stati hanno il dovere di proteggere tutte le persone nell’ambito della loro giurisdizione contro la discriminazione diretta o indiretta, indipendentemente dalle ragioni addotte a giustificazione della discriminazione. Ciò include il dovere di abrogare legislazioni discriminatorie, di implementare leggi che proteggono la libertà di religione o di credo, e di contrastare pratiche che causano discriminazione, come anche di proteggere le persone dalla discriminazione operata dallo Stato o da altri attori influenti, religiosi o non”. Se l’Unione vuole essere autorevole nel perseguimento di questo principio al di fuori dei propri confini, deve anzitutto lavorare all’interno del suo territorio affinché, pur con le opportune differenze, si affermi uno standard coerente. La costruzione di una cittadinanza libera per la coesione sociale e lo sviluppo ha importanti implicazioni per la libertà di religione o credo. Se da un lato la libertà di religione o di credo va affermata e perseguita in quanto diritto fondamentale, è anche vero che il suo rafforzamento dipende da un progetto di società democratica e pluralista, aperta al contributo dei credenti e bisognosa della responsabilità dei credenti.

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Naso Paolo, "La sfida del nuovo pluralismo religioso"

"Coscienza e libertà", 2016, n. 53, p. 54-57.

Il pluralismo non è più un fenomeno sociale transitorio o reversibile ma ormai è un fatto profondamente radicato anche a causa dei flussi migratori che ridefiniscono il nostro Paese in senso sempre più multiculturale e multireligioso.

Questa realtà impone di costruire modelli di convivenza che armonizzino la legge dell'accoglienza con le leggi di appartenenza nel rispetto della diversità vista come valore da sperimentare nella vita quotidiana della società. I principi costituzionali in tema di libertà religiosa attendono ancora di essere pienamente attuati. La legislazione in materia soffre di un pesante vulnus, costituito dalla tuttora vigente normativa sui “culti ammessi”, che trova applicazione nei confronti delle confessioni religiose diverse dalla cattolica e prive di accordi con lo Stato ai sensi dell’art. 8, terzo comma, Cost. Le realtà di fede coinvolte sono sempre più numerose, anche grazie al binomio pluralismo religioso-immigrazione. La Costituzione garantisce, ricorda l’autore, il principio della libertà religiosa e, quindi, implicitamente riconosce la realtà del pluralismo religioso. Una norma ribadita all’art. 19, nel quale si afferma che “tutti hanno diritto di professare liberamente la propria fede religiosa in qualsiasi forma, individuale o associata, di farne propaganda e di esercitarne in privato o in pubblico il culto, purché non si tratti di riti contrati al buon costume”.

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TERMINUS Articoli di riviste

Hamza Roberto Pillardo, "Come è strano costruire una moschea a Milano"

“Confronti”, 2016, maggio, p. 7.

L'autore del brano evidenzia come recentemente il ministro dell'Interno Angelino Alfano abbia dichiarato di essere contrario alla costruzione di nuove moschee a Milano facendo si che quest'ultima sia l'unica fra le grandi città europee a non disporre di un dignitoso luogo di culto islamico. Ciò, come sottolinea l'autore, è in chiara violazione dell'articolo 19 della costituzione (Titolo I, Parte I/rapporti civili) che sancisce la libertà di culto e implica che alla religione presa in considerazione venga riconosciuto uno spazio pubblico. Da qui l'obbligo per lo stato non solo di consentire ma anche di favorire la disponibilità di edifici di culto.

Il ministro sembra seguire la scia dilagante di islamofobia che sta colpendo il nostro paese e l'Europa. Non solo fare di tutta l'erba un fascio fornisce una visione errata della comunità islamica ma sfocia anche in emarginazione e violenza ingiustificate. Tale situazione è di pessimo auspicio per gli oltre centomila musulmani che abitano a Milano, il milione e mezzo che vivono in questo paese e i duecentocinquantamila italiani di fede islamica(come attestato dal CENSUR/Centro studi sulle nuove religioni).

L'autore conclude affermando che è proprio la presenza di luoghi di culto dignitosi e ben organizzati che permette un insegnamento corretto e dialogante della religione musulmana volti a creare una comunità islamica italiana forte e leale nei confronti dello stato, pronta sin da subito a combattere qualsiasi deriva estremista, anche solo potenzialmente pericolosa per la sicurezza collettiva.

http://teca.consiglio.puglia.it/SebinaOpac/SebinaYOU.do?q=IdSBN:CFI0131509

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Mostafa El Ayoubi, "Non basta dire: non rappresentano l'islam"

“Confronti”, 2016, maggio, p. 14-15.

In questa intervista si discute sulle stragi di Bruxelles e sulle dinamiche che hanno condotto a questi tragici eventi. Il direttore del centro islamico culturale d'Italia ritiene che tali eventi hanno avuto pesanti conseguenze non solo sulle vittime e i loro familiari ma anche sulle comunità musulmane stesse. Redouane ritiene che le comunità musulmane debbano interrogarsi su come i loro giovani abbiano deciso di intraprendere tale strada. Le cause che ritiene pertinenti sono molteplici. Fra le tante, la più importante è l'isolamento di tali giovani. Un altra ragione è la diffusione di un discorso religioso radicale che li ha trasformati in estremisti pronti ad attaccare. A ciò Redouane aggiunge anche il conflitto generazionale nei confronti dei genitori che contribuisce al loro isolamento. Viene anche evidenziato come questi giovani siano privi di un identità ben definita. Si sa, il senso della religione è quello di dare un senso alla vita della persona. Questi ultimi tentano di dare senso alla propria vita dandosi al radicalismo e al terrorismo. Un altro elemento importante è il quadro sociale in cui si inserisce il terrorismo. Oggi secondo Redouane è impossibile immaginare una società con un unica etnia e una sola confessione.

L'Europa presenta una realtà multietnica e multiculturale, la cui presenza araba e musulman è imprescindibile. Dall'intervista emerge anche come da ogni atto terroristico si tende a rispondere con il razzismo e l'islamofobia. Secondo Redouane la chiusura non è una soluzione e ritiene che gli estremismi non fanno altro che nutrirsi a vicenda. La soluzione indicata consisterebbe nell'iniziare subito un lavoro nelle periferie, agendo soprattutto sull'educazione e sulla cultura.

http://teca.consiglio.puglia.it/SebinaOpac/SebinaYOU.do?q=IdSBN:CFI0131509

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TERMINUS Articoli di riviste

Moshin Hamid: "Parlare di Occidente non ha più senso"

"Left", n.19, maggio 2017, pg. 18-20.

Durante l'intervista per la presentazione del nuovo romanzo di Moshin Amid

"Exit West" viene affrontata la questione della migrazione nelle sue varie sfaccettature. L'uomo messo in evidenza è un uomo che ha da sempre esplorato regioni sconosciute non solo per bisogno ma anche per curiosità. Eppure oggi non viene riconosciuto il diritto insopprimibile dei migranti. Hamid ritiene che ciò è dovuto al fatto di aver dimenticato cosa significa essere umani. Secondo lo scrittore il cambiamento oggi, avviene, troppo rapidamente e questo suscita paura e c'è chi se ne approfitta di tali paure. Hamid cita alcune risoluzioni utilizzate per fermare il cambiamento come la purezza della razza, l'investire sulla chirurgia plastica che permetterebbe di mantenersi sempre giovani o l'acquisto di certi prodotti di lusso che aiuterebbero l'individuo a essere come quest'ultimo vorrebbe. Per lo scrittore queste sono tutte menzogne, nate per bloccare gli interscambi, alla base di ogni rapporto umano. Ormai secondo Hamid parlare di Occidente e Oriente non ha più senso poiché tali parole risultano ormai solo artificiali e non riflettono più la realtà attuale. In conclusione per lo scrittore, per quanti muri si possano erigere o per quanto si tenta di opporsi al cambiamento, la realtà che meglio descrive i giorni nostri è una sola ed è una realtà fatto di interscambio continuo.

http://teca.consiglio.puglia.it/SebinaOpac/SebinaYOU.do?q=IdSBN:RCA0713633

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Federico Tulli, "Il virus invisibile de razzismo"

"Left", n.19, maggio 2017, p. 31-32.

L'articolo mette in evidenza che la salute, compresa quella mentale di un individuo, non è solo un diritto costituzionale, ma un diritto umano. Lo sfondo preso in considerazione per analizzare la situazione è quello sulla migrazione. Per fare chiarezza su quali siano le problematiche da affrontare nell'approccio medico con i migranti rifugiati o richiedenti asilo, l'autore dell'articolo Tulli rivolge alcune domande a Rossella Carnevali, psichiatra e psicoterapeuta. Secondo Carnevali, a secondo della storia di vita e dello sviluppo dell'identità, ogni essere umano è in grado di resistere in maniera maggiore o minore agli avvenimenti avversi o traumatici o alle delusioni e quindi cadere o meno nella malattia. La psicologa, tuttavia sostiene che gli immigrati presentano una vulnerabilità alle patologie mentali maggiore rispetto a quello della popolazione ospitante; alcuni possono soffrire di disturbo postraumatico da stress, altri addirittura di depressione o schizofrenia. Quando un migrante arriva per la prima volta nel paese ospitante, tende a trovarsi in un paese per lui totalmente sconosciuto, dove la lingua e la cultura sono profondamente diversi dalle sue. Questa rappresenta la fase più delicata, sulla quale si deve prontamente agire per pervenire l'eventuale sviluppo di patologie mentali. Carnevali ritiene che le varie patologie non sono frutto solo di traumi, ma anche di molteplici altre situazioni come condizioni permanenti di instabilità e insicurezza.. A ciò si devono anche aggiungere anche lo scarso supporto sociale, il razzismo e il social defeat, cioè la privazione e la negazione del ruolo sociale come fautori di tali patologie. Anche la questione burocratica può essere frutto di disturbi, soprattutto se il migrante percepisce che la sua presenza in Italia può essere messa a rischio. I disturbi possono insorgere anche nel caso in cui la società del paese ospitante tende a considerare unicamente il lato materiale dell'accoglienza, trascurando la realtà psichica di quest'ultimi. Se ci si ferma solo alla soddisfazione dei loro bisogni non si fa altro che confermare loro di non valere nulla e di non avere alcuna identità umana riconosciuta e riconoscibile, quindi tutti gli sforzi per arrivare nel nostro paese sono stati vani e così l'immigrato si ammala. Infine secondo Carnevali bisogna riconoscere l'altro non solo in funzione dei suoi bisogni ma anche in tutte le sfaccettature della sua personalità. Solo riconoscendo l'altro per intero si può riuscire a far sì, che nonostante le differenze sociali, culturali, linguistiche; il rapporto con gli altri immigrati sia di scambio reciproco. Diffondere questo tipo di pensiero e adottare questo atteggiamento mentale consentirà di effettuare una reale prevenzione nel

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campo della salute mentale.

http://teca.consiglio.puglia.it/SebinaOpac/SebinaYOU.do?q=IdSBN:RCA0713633

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Flore Murard-Yovanovitch, "Quelli che tentano di saltare il muro, rischiando tutto"

"Left", n.19, maggio 2017, p. 21.

L'autrice dell'articolo si focalizza su una realtà che continua a mietere vittime incessantemente: il muro Nell'affrontare la questione viene citato il documentario Les Sauteurs (Abou Bakar Sidibè, Moritz Siebert e Estephan Wagner) che secondo l'autrice rappresenta una metafora di tutti gli uomini schiacciati dai confini, dal Messico all'Evros. Vengono poi citati i casi di Manzoor e Shihad, giovani pachistani accampati nelle baracche in Serbia che continuano a voler passare il confine nonostante la dura reazione della polizia. In Ungheria invece, i rifugiati sono rinchiusi in container, mentre in Australia vengono usate isole come prigioni-lagher. A ciò va ad aggiungersi la chiusura della rotta balcanica, lasciando i migranti senza prospettive e separati dai propri affetti. Tutto ciò porta ad una inevitabile conseguenza: l'ammalarsi della mente. Tale realtà è spiegata dall'autrice mediante gli accostamenti di muro-negazione e muro-depressione. Sempre secondo Murard-Yovanovitch la presenza di muri e quindi di confini, rappresenta la concretizzazione dell'ostilità che si aggira nel mondo nei confronti dei migranti. Molti dei migranti in effetti vengono lasciati a loro stessi, senza cure mediche, costringendoli ad una brutale sopravvivenza; da qui la costruzione di ghetti, baraccopoli e così via. Quel che più lascia perplessi, secondo l'autrice è l'indifferenza dell'attuale società che va avanti senza curarsi del disagio e della disperazione che la circonda.

http://teca.consiglio.puglia.it/SebinaOpac/SebinaYOU.do?q=IdSBN:FOG0577173

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Biblioteca del Consiglio Regionale della Puglia WEBZINE

TERMINUS Articoli di riviste

Marco Aime: "La purezza è apartheid e le razze non esistono"

"Left", n. 20, maggio 2017, p. 28-30.

L'articolo analizza la questione antropologica che caratterizza l'individuo.

Secondo lo studio antropologico non esistono razze, poiché ogni individuo è un prodotto ingarbugliato e complesso, frutto di scambi continui. Da uno studio effettuato sulle culture, emergono risultati emergono sorprendentemente risultati pressoché identici a quelli antropologici. L'autore dell'articolo Aime evidenzia che nonostante esistano particolarità e specificità in ogni cultura, esistono anche riferimenti universali tramite i quali e sui quali individui di società diverse possono confrontarsi e avviare un dialogo. A ciò Aime contrappone i recenti dibattiti politico-mediatici, intrisi di vocaboli come "identità", "radici",

"tradizione". Tali termini sono divenuti slogan portanti per alcuni partiti xenofobi, a partire dalla Lega in Italia, sino al Fronte national di Marine Le Pen e gruppi politici affini in Olanda, Finlandia, Ungheria, Austria e Danimarca che fanno dell'etnicità la loro retorica principale. Tali movimenti ritengono che la cultura di un gruppo sia una creazione totale e assoluta e pertanto una proprietà di quel gruppo, e che tali culture affondino le loro radici esclusivamente in quella che considerano la loro storia la loro tradizione. La metafora delle radici secondo l'autore rimanda al contenuto del Manifesto della razza, redatto il 15 luglio 1938. Anche qui 'intento di coloro che avevano redatto tale manifesto era quello di eliminare eventuali elementi contaminati per dare vita ad un "popolo puro", alieno da ogni elemento che non fosse autoctono. Secondo Aime se la metafora diventa troppo forte rischia di trasformarsi in un dispositivo di autorità e diventare una specie di dogma a cui tutti fanno fede o sono costretti a farvi fede. Per spiegare come questa situazione possa verificarsi, l'autore conclude citando

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Tamara Bakovi-Jadži, Bilten, Croazia: "Il miraggio dell'integrazione"

"Internazionale", n. 1206, maggio 2017, p. 55.

L'autrice dell'articolo evidenzia come i progetti e le promesse per l'inclusione sociale di rom non hanno avuto molto seguito. La razza più discriminata d'Europa è tornata ad essere quello che è sempre stata: una missione impossibile.

Dal lancio del decennio 2005-2015 per l'inclusione dei rom e altri progetti legati al raggiungimento di tale obbiettivo, la situazione non sembra essere molto migliorata: continua ad esserci fra questi ultimi un alto tasso di povertà, accesso limitato all'istruzione, impossibilità di accedere al welfare, discriminazione e così via. L'autrice ritiene che il governo balcanico nonostante abbia provveduto all'approvazione di leggi contro la discriminazione e di strategie di inclusione, non ha però compensato l'assenza di prestazioni sociali in grado di aiutare i rom ad uscire dal circolo vizioso di povertà e di discriminazione; così questi ultimi sono migrati in altri paesi europei nella speranza di trovare condizioni di vita migliori. Tuttavia molti di questi paesi europei hanno espulso decine di migliaia di rom. E ciò che si è verificato per esempio in Francia a causa delle sue rigide leggi sull'immigrazione. Mentre la Germania ha risolto il problema mettendo Albania, Bosnia ed Erzegovina, Kosovo, Montenegro e Serbia nella categoria dei "paesi di origine sicuri"; dirottando i rom in questi paesi, dando per scontato che in questi paesi non esistessero alcune forme di persecuzione e discriminazione. Purtroppo non è così. Dopo essere stati considerati per anni come dei falsi richiedenti asilo, con l'arrivo dei profughi siriani, oggi i rom sono diventati ancora più desiderabili. L'autrice conclude mettendo in luce non solo che tale situazione, evidenzia come l'integrazione dei rom non sia all'ordine del giorno, ma anche che non risolvendo il problema, non si farà altro che far continuare a proliferare quelle manifestazioni di razzismo che sostengono che il popolo rom non potrà mai integrarsi.

http://teca.consiglio.puglia.it/SebinaOpac/.do?sysb=CRP&idopac=FOG0570089

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TERMINUS Articoli di riviste

Riccardi Andrea, "Il dialogo: scelta, non debole ripiego"

"Famiglia cristiana", n. 20, 14 maggio 2017, p.16.

L'articolo è una riflessione sul viaggio di Papa Francesco effettuato in Egitto, che oltre ad essere stato un evento di grande portata, è stata anche l'occasione per mandare un messaggio importante alla sua chiesa, ma anche ad altre chiese cristiane, all'islam ed altre religioni. Durante un incontro con il patriarca papa Tawardos II oltre a pregare per i cristiani della chiesa copta uccisi in Cairo e per quelli assassinati la Domenica delle Palme ad Alessandria, ha dichiarato l'importanza di opporsi alla violenza predicando e seminando il bene e favorendo la crescita di concordia e unità. In un clima teso come quello attuale, la divisione tra cristiani sembra non avere senso. Un altro importante messaggio è stato dato durante la visita del Papa all'università islamica di al-Azahr, il più autorevole centro nel mondo musulmano. Qui il Papa ha incontrato il suo grande imam al-Tayyb. La visita è avvenuta nel contesto di una conferenza internazionale per la pace, a cui partecipavano non solo musulmani, ebrei e cristiani, ma anche rappresentanti delle religioni asiatiche. Il Papa ha proposto la necessità di fondare un alleanza tra le varie religioni in modo da smascherare la violenza religiosa. Lo scopo è quello di isolare il radicalismo e quindi spezzare il legame tra fede e violenza. Sembra che per affrontare al meglio tale situazione l'unica strada perseguibile sia il dialogo.

http://teca.consiglio.puglia.it/SebinaOpac/SebinaYOU.do?q=IdSBN:PAR0501346

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Amalfitano Elisabetta, "La rottura delle frontiere"

"Left", n.20, maggio 2017, p. 58-60.

Nell'intervista al filosofo Giacomo Marramao a cura di Elisabetta Amalfitano viene messo in evidenza che l'unico modo per contrastare le tendenze identitarie e razziste delle politiche xenofobe delle destre europee è basato sulla rottura delle frontiere. Il filosofo Marramao ribadisce che tale rottura è l'unica via per opporsi, non solo dai muri innalzati da politici reazionari come Orbàn e Le Pen, ma anche da un universalismo di impronta illuministico. Egli ritiene che il vero universalismo non è quello della rigidità moralistica (universalismo illuministico), bensì un universalismo che tenta di radicarsi nell'universo umano:

ovvero un universalismo che tenti di creare una sfera pubblica in cui le differenze non sono solo ammesse, ma anche promosse e valorizzate e che costituiscano esperienze utili per forgiare l'identità di un individuo. Secondo Marramao l'individuo è fatto non solo di singolarità, ma anche di differenze. Ogni persona ha un valore unico, ma poiché l'individuo elabora in se anche tutte le identità con cui è venuto a contatto, quest'ultimo si configurerà inevitabilmente come unico e plurale.

http://teca.consiglio.puglia.it/SebinaOpac/SebinaYOU.do?q=IdSBN:RCA0713633

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TERMINUS Articoli di riviste

Anthony Faiola, The Washington Post, Stati Uniti: "L'accordo con la Libia è pericoloso per i migranti"

"Internazionale", n. 1204, maggio 2017, p. 38-40.

Per centinaia di migliaia di migranti l'Italia è sempre stata un porto sicuro e di accoglienza, ma la situazione sembra destinata a cambiare; poiché l'Italia si prepara a creare uno sbarramento all'immigrazione grazie a un memorandum d'intesa con la Libia, un paese devastato dalla guerra. Si sa che è proprio la Libia, il paese da cui partono i migranti per tentare di entrare in Europa. In base all'accordo, l'Italia dovrà addestrare ed equipaggiare i libici che dovranno pattugliare le coste e i decreti per fermare, rimpatriare o arrestare i migranti, prima che tentino la traversata in mare. Le organizzazioni umanitarie, ritengono che quest'intesa rischierebbe di intrappolare migliaia di migranti in un paese dove lo stato di diritto è praticamente assente. Il successo di questa politica, secondo l'autore dell'articolo Faiola esporrebbe i migranti a un livello di violenza spaventoso. Alcuni richiedenti asilo hanno descritto la Libia, come una paese dilaniato dal conflitto, in cui i migranti vengono sistematicamente picchiati, maltrattati e violentati. Alcuni sono stati addirittura venduti e comprati all'interno di un moderno sistema di commercio degli schiavi. Dalla testimonianza di Tirhas Sbhetleab emergono tutte le violenze precedentemente citate. Secondo un rapporto dell'Unicef, in Libia sono stati identificati trentaquattro centri detenzione dei migranti, ventiquattro sono gestiti dal dipartimento libico per la lotta all'immigrazione irregolare; gli altri sono controllati da enti che includono anche amministrazioni locali. Le organizzazioni umanitarie, tuttavia le condizioni di vita in questi centri sono ben al di sotto di quelli accettati dalle comunità internazionali, infatti non tutti i migranti hanno accesso al cibo.

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TERMINUS Articoli di riviste

Fargnoli Domenico, "L'origine del terrore"

"Left", n. 22, giugno 2017, p. 41-43.

L'autore dell'articolo si interroga su come il terrorismo si manifesti, evidenziando come da uno studio dei gruppi considerati nel loro insieme che hanno fatto della violenza ideologica-religiosa uno strumento politico; si è passati a quello sugli individui, sulla loro soggettività e sui loro percorsi ed interazioni all'interno delle cellule in cui operano. Entrambi gli studi sono accomunati da una notevole radicalizzazione che tende a realizzarsi nel punto d'incontro delle seguenti coordinate: il contesto socio-culturale; la situazione personale; l'adesione ad un gruppo estremista, favorita da internet o dalla presenza in strutture carcerarie dove operano dei reclutatori. Fargnoli si interroga anche se un terrorista debba essere considerato un criminale o un malato mentale. Il voler connettere il terrore con la malattia mentale non costituisce una storia nuova per l'autore. nella francia del diciannovesimo secolo gli psichiatrici e politici tendevano senza pensarci due volte da associare il terrorismo reazionario alla pazzia in modo piuttosto superficiale e semplicistico. Secondo l'autore un analisi più accurata è stata effettuata dallo psico-patologo parigino Fethi Benslama. Benslama ritiene che la radicalizzazione islamica, dopo la sua diffusione su internet ha cambiato natura, divenendo un prodotto di massa che è andato incontro a un depauperamento ideologico; lasciando posto all'imprevedibilità e all'incoerenza di individui alla deriva. I terroristi islamici passano quindi dalla normalità alla pazzia dell'omicidio di massa per motivi religiosi, uccidendo le persone non per quello che sono, ma per quello che rappresentano, ovvero il loro nemico giurato: l'Occidente. l'Atto terroristico subisce di conseguenza uno svuotamento di qualsiasi senso umano, ed è proprio questo alla base della strategia messa in atto

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Randall David, L'integrazione è inevitabile

"Internazionale", n.1194, marzo 2017, p. 38.

L'autore dell 'articolo Randall analizza la sua posizione e quella dei suoi familiari nei confronti dell'immigrazione. Randall presenta il quartiere della periferia di Londra in cui era cresciuto negli anni cinquanta e sessanta come omogeneamente bianco. Infatti fino a quel momento l'autore non aveva mai incontrato persone di origine afrocaribiche o provenienti dal subcontinente indiano. La nonna dell 'autore fu la prima della sua famiglia a vedere l'inizio di un Regno Unito multietnico e non era affatto preparata ad affrontare una situazione del genere.

Quest'ultima classificava tali persone come genti primitive di terre lontane e per le quali anche in punto di morte non provava altro che disprezzo. Randall evidenzia anche come per i suoi genitori, la diversità, per non parlare dell'integrazione erano considerati inconcepibili. Nel periodo in cui l'autore era cresciuto, effettivamente tutte le persone di origine afrocaraibica, indiana e mediorientale erano ridotti a stereotipi e cliché comici. Tale situazione diventò ben prestò un problema. Infatti le rivolte degli anni ottanta a Londra dimostrarono che nonostante la presenza di rigide leggi contro le discriminazioni, bisognava intervenire anche sulla cultura generale, in particolare l'atteggiamento della polizia e dei mezzi di informazione, ma anche dei neri stessi.

Nonostante la difficoltà della comunità nera ad aprirsi nei suoi confronti e nei confronti dei media in generale, la situazione gradualmente cambiò. L'autore conclude rivolgendosi a coloro che dovessero ancora avere dei pregiudizi. Secondo Randall l'integrazione può essere felice o turbolenta, ma di una cosa è certo, quest'ultima è inevitabile.

http://teca.consiglio.puglia.it/SebinaOpac/.do?sysb=CRP&idopac=FOG0570089

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TERMINUS Rassegna Stampa

Daniela Fassini, “Migranti, 655 morti nel 2017 Si teme un anno da record”

“Avvenire”, 5 aprile 2017, p.14.

Dalle parole di una donna nigeriana, che ha voluto rimanere nell'anonimo, è tornata in primo piano la drammatica e spaventosa storia dei migranti in fuga dalla guerra e dalla fame che persistono in Nigeria. Gommoni strapieni di donne, bambini e uomini sulla soglia tra la vita e la morte; gommoni sul punto di affondare, vengono intercettati dalle navi addette alla sorveglianza dei confini marittimi europei per essere salvati. La donna vuole far sapere ai suoi concittadini nigeriani le violenze e le condizioni disumane che vengono riservate a chi vuole scappare tramite la Libia. La Libia viene da lei definita un inferno in terra e accompagna tale definizione all'appello per non partire.

Dall'inizio del 2017 ad oggi si sono avute 655 morti tra questi migranti e si teme che alla fine di questo anno si avrà un numero record di morti. Gli sbarchi in Italia da gennaio 2017 si avvicinano ai 25 mila, 25% in più rispetto il primo trimestre dello scorso anno.

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Julien Bouissou; Christophe Ayad, “La madre di tutte le bombe sganciata in Afghanistan”

“Le Monde”, 15 aprile 2017, p. 5.

E' stato lanciato un messaggio molto forte da parte degli Stati Uniti, indirizzato soprattutto alla Corea del Nord e all'Iran. Il messaggio era costituito dalla più potente bomba non nucleare di 9 tonnellate che ha distrutto delle vie sotterranee usate dagli jihadisti un provincia di Nangarhar ed ha ucciso 90 jihadisti.

L'effetto della bomba ha dato un chiaro segnale anche alla Corea del Nord, i cui missili nucleari inquietano Washington. Il lancio del missile è avvenuto alla vigilia della conferenza internazionale sull'Afghanistan che raggruppava Russia, Iran, India, Pakistan, Cina. Gli Stati Uniti avevano declinato l'invito a parteciparvi. La Russia in questa conferenza ha messo in evidenza la coincidenza degli obiettivi dei talebani con quelli russi: entrambi vogliono lottare contro lo Stato Islamico. Da tale collaborazione potrebbe risultare una maggiore comunicazione e un buon dialogo coi talebani.

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TERMINUS Rassegna Stampa

Per i 154 burkinabè rimpatriati dalla Libia, è più questione di tentare l'avventura che l'esilio.

“Le Monde”, 20 aprile 2017.

Questi migranti volontari per un ritorno al Burkina Faso descrivono le sevizie che hanno dovuto subire nei centri di detenzione libici. Evacuati dall'organizzazione OIM in base al programma di aiuti AVRR che da modo ai migranti, desiderosi di tornare nel loro paese d'origine e scontenti di ciò che hanno trovato in altri paesi, di rientrare nel loro paese natale. Ci dicono in varie lingue: “Ci prendono come degli animali!” Vengono detenuti in condizioni di vita difficile, maltrattati, umiliati, venduti come se fosse una abitudine legale, ogni giorno sono malmenati e nutriti con un solo pasto. Non è un caso isolato di umiliazione razziale, ma una pratica continua e giornaliera nei confronti di detenuti neri. L'OIM metterà a disposizione 655.000 franchi per offrire a questi migranti del Centro- Est la possibilità di iniziare una nuova attività generatrice di reddito.

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Amir Hussain, Come l'Islam è diventato "Americano”

"Oasis", 2016, n. 24.

Negli scoop giornalistici dei primi mesi 2017 non si è data una chiara visione di come il nostro mondo sia composto da una grande famiglia multietnica. Questa famiglia è ovunque e quando si parla di una nazione e della sua popolazione bisognerebbe ricordare le sue radici multietniche. Gli Stati Uniti hanno accolto, a testimonianza di personalità come Muhammad Ali (nato Cassius Clay), migliaia di musulmani, i quali hanno onorato la nazione. Nel caso di Muhammad Ali, egli ha caratterizzato profondamente la cultura americana con la qualifica di campione del mondo dei pesi massimi di pugilato e con il suo motto, inventato assieme al suo secondo Drew Bundini Brown, (Volteggia come una farfalla, pungi come un ape, non puoi colpire quel che non vedi). Cassius Clay si convertì all'Islam prendendo il nome di Muhammad Ali; quest'ultimo nome è derivato da uno dei capi della Nation of Islam, Elijah Muhammad. Queste scelte di Clay partirono dai consigli e dall'appoggio del suo amico Malcolm X. Ali era libero, come tutti i musulmani d'America, di vivere la sua religione nello spazio pubblico; una icona per tutta la comunità islamica, portavoce della libertà e dell'accoglienza degli stati uniti. E' così che l'islam prese posizione nella cultura americana.

http://www.oasiscenter.eu/it/articoli/meticciato-di-civilt%C3%A0/2016/11/22/islam-americano

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Ruchir Sharma, "Gli immigrati possono rendere l'America di nuovo grande”

“The New York Times”, 8 maggio 2017, p. 13.

Cosa rende l’America grande? Al giorno d’oggi, quasi tutta la discussione economica che riguarda l’argomento si concentra sui modi con cui riuscire a dare vita nuova ad una produttività ormai in perdita, tra cui la riduzione della burocrazia e delle tasse. Tuttavia, quello che si nasconde dietro ad ogni potenziale crescita è determinato non solo dalla produttività ma anche dai lavoratori che costituiscono la forza lavoro. E la crescita della forza lavoro è a sua volta determinata principalmente dal numero di persone, nativi e immigrati, in età lavorativa. Ciò che realmente rende l’America di nuovo grande riguarda molto meno la produttività che la popolazione, molto meno Google e Stanford rispetto a bambini e immigrati. Negli ultimi decenni, l’immigrazione ha contribuito alla crescita demografica. Negli USA, gli immigrati hanno costituito da un terzo a quasi la metà della popolazione per decenni. In altri Paesi di origine anglosassone, gli immigrati hanno rappresentato più della metà della popolazione e le rispettive economie hanno goduto di una crescita economica maggiore rispetto al resto d’Europa e al Giappone. Per i leader mondiali come Trump e Theresa May ridurre l’immigrazione rappresenta un imperativo politico, ma tutto ciò va a svantaggio delle loro economie. Nella pratica, nessuna nazione ha mai assistito ad una rapida crescita economica che non andasse di pari passo con una crescita demografica. Negli ultimi anni, Paesi come Australia e Francia hanno previsto un’imminente crescita economica offrendo alle famiglie dei “bonus bimbi”, per incitare ad avere più figli, ma nella realtà l’impatto sul tasso di natalità e sull’economia è stato minimo. Al contrario, la regolamentazione dell’immigrazione resta un compito relativamente semplice e, se gli immigrati venissero integrati

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A. Odysseus Patrick, "Preferenza immorale per i rifugiati cristiani"

“The New York Times”, 5 giugno 2017, p. 13.

Come molti Paesi occidentali, anche l’Australia ha acconsentito ad accogliere rifugiati di guerra provenienti da Siria e Iraq. Diversamente dagli altri Paesi, però, l’Australia ha manifestato un’esplicita preferenza per i cristiani, nonostante essi rappresentino una minoranza tra i richiedenti asilo. Questo favoritismo sarebbe giustificato dal fatto che i cristiani sarebbero più a rischio in quei Paesi. Tuttavia, è stato provato che, in Siria, i cristiani siano protetti dal regime di Assad , che si ritrae come difensore delle minoranze. L’approccio australiano è in parte motivato dalla convinzione che i cristiani possano integrarsi più facilmente nella cultura anglo-cristiana dell’Australia rispetto ai mussulmani. La selezione dei rifugiati in base al credo religioso è una forma di pregiudizio appoggiata dallo Stato che società secolari come l’Australia hanno l’obbligo morale di rifiutare. E’ vero che i mussulmani hanno un problema di immagine nel mondo occidentale. Inoltre, le preoccupazioni sono alimentate da una più che legittima paura del terrorismo e dall’estraneità con cui è percepita la cultura araba e mussulmana. Dopo l’attacco di Londra del 22 marzo, si è diffuso in rete l’hashtag #prayformuslimban e il Primo Ministro australiano ha annunciato norme più severe per ottenere la cittadinanza, per cui sarà esplicitamente richiesta una condotta conforme ai “valori australiani”. L’Australia dovrebbe considerare che la storia potrebbe giudicarla duramente per aver trattato i mussulmani di oggi come è stato fatto con gli ebrei di ieri.

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TERMINUS Rassegna Stampa

Roger Cohen, "L'assolutismo di Donald Trump"

“The New York Times”, 20-21 maggio 2017, p. 8.

Luigi XIV aveva sintetizzato la propria visione del potere con la frase

“L’État c’est moi”, lo Stato sono io. Donald Trump è diventato Presidente degli Stati Uniti con un’idea abbastanza simile. Sebbene l’assolutismo faccia parte di Trump, non fa parte dell’America. Infatti, è proprio per sfuggire all’assolutismo esercitato da re Giorgio III che gli Stati Uniti sono stati creati, ed è per questo che esistono. Lo sprezzo del Presidente Trump verso la Costituzione è emerso già dal suo discorso inaugurale dove ha dichiarato il suo “giuramento di lealtà a tutti gli americani”. No, il giuramento del Presidente è quello di preservare, proteggere e difendere la Costituzione degli Stati Uniti. La sua lealtà è nei confronti della legge. Sappiamo tutti dove può portare la fedeltà nei confronti di un “volk”

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Approvata la risoluzione “Palestina occupata”. Alfano: l'Unesco faccia ciò per cui è stata fondata

"Il nostro voto contrario alla risoluzione politicizzata su Israele è un passo importante perché dimostra come l'Italia, quando non condivide, vota "no", assumendosene la responsabilità”. Così il Ministro degli Esteri Angelino Alfano a commento dell’approvazione della risoluzione Unesco su Gerusalemme, non votata dall’Italia, in base alla quale, da ora in poi, ogni decisione di Israele sull'intera città sarà nulla. Nel rivendicare il voto contrario dell’Italia, Alfano sottolinea come “in questo caso abbiamo avuto un importante ruolo guida all'interno della comunità internazionale. Nella nostra stessa direzione hanno votato "no" altri cinque Paesi: Regno Unito, Germania, Paesi Bassi, Lituania e Grecia". La risoluzione “Palestina occupata” - presentata da Algeria, Egitto, Libano, Marocco, Oman, Qatar e Sudan – ha ottenuto 20 voti a favore; 10 contrari e 23 astensioni.

http://www.aise.it/ministro/approvata-la-risoluzione-palestina-occupata-alfano-lunesco-faccia- ci%C3%B2-per-cui-%C3%A8-stata-fondata/86996/1

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Amendola a Teheran per la Fiera Internazionale del Libro: l'Italia Paese Ospite d'Onore

L’Italia come Paese Ospite d’Onore alla Fiera Internazionale del Libro di Teheran, in programma dal 3 al 13 maggio nella capitale iraniana. Un appuntamento dall'alto valore simbolico – l'Italia è il primo Paese occidentale a essere invitato come Ospite d’Onore, dopo Oman e Russia – e dalle significative valenze sul piano culturale, politico, commerciale e industriale. Da un lato, viene confermato il graduale riavvicinamento in corso tra Iran e occidente, assegnando al nostro Paese un ruolo di primo piano nel proseguimento di questo processo. Dall'altro, è l'occasione per l'industria libraria ed editoriale italiana di entrare in contatto con uno dei maggiori eventi culturali non solo dell'Iran, ma dell'intera area mediorientale.

Organizzata ogni anno presso Shahr-e Aftab (la moderna sede espositiva che la ospita dal 2016), la Fiera del Libro di Teheran accoglie nei suoi undici giorni circa tre milioni di visitatori su una superficie di 125.000 mq. e nel 2017 raggiungerà un importante traguardo storico: sarà infatti la trentesima edizione.

http://www.aise.it/maeci/amendola-a-teheran-per-la-fiera-internazionale-del-libro-litalia-paese-ospite- donore-/86905/1

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"Mediterraneo: frontiere di speranza": il congresso della FUCI al via

Dal 7 maggio a Pavia e Vigevano si incontreranno 200 giovani studenti universitari da tutta Italia per riflettere, analizzare e confrontarsi sulla tematica del Mediterraneo, in riferimento al contesto sociale ed ecclesiale italiano e, soprattutto, europeo. Gli universitari della FUCI (Federazione Universitaria Cattolica Italiana) guidati da relatori d’eccezione scelti per l’occasione, si propongono di analizzare il tema nelle giornate di Congresso, costruendosi un’opinione critica ed approfondita della situazione attuale. Come giovani, “ci vogliamo prendere la responsabilità di provare a creare un cambiamento, creare luoghi in cui accogliere l’altro, unendo le diversità. Il cambiamento sta anche nell’interpretare diversamente il concetto di frontiera, ovvero vederlo come luogo di confronto e non di affronto”.

http://www.migrantesonline.it/pls/siti/V3_S2EW_CONSULTAZIONE.mostra_pagina?id_pagina=192 38&rifi=guest&rifp=guest

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Rimesse degli immigrati e aiuti allo sviluppo

Nel dibattito pubblico sull’immigrazione, uno degli slogan più frequenti è

“aiutiamoli a casa loro”, secondo l’idea che gli investimenti nei paesi d’origine potrebbero rallentare i flussi migratori. Posto che questa teoria possa funzionare nel lungo periodo (mentre nel breve periodo potrebbe addirittura stimolare le emigrazioni, dando più risorse a chi desidera partire), bisogna considerare che questo principio richiede investimenti corposi e probabilmente poco popolari.

Ad oggi, l’Italia investe circa 4 miliardi di euro in Aiuti Pubblici allo Sviluppo (0,22%), ben lontano dagli obiettivi fissati dalle Nazioni Unite (0,70%).

Superano invece 5 miliardi le rimesse inviate in patria dagli immigrati residenti nel nostro paese (0,30% del Pil). In attesa dei nostri aiuti, dunque, sono gli immigrati “ad aiutarsi da soli”.

http://www.fondazioneleonemoressa.org/newsite/rimesse-degli-immigrati-e-aiuti-allo-sviluppo/

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Cooperazione: Emiliano incontra il ministro etiope per lo sviluppo

Il presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano, accompagnato dall’Assessore alla Formazione e Lavoro, Sebastiano Leo, ha incontrato presso gli uffici della Presidenza una delegazione etiope guidata dal Ministro per lo sviluppo urbano Demise o Gondere e da Ginevra Letizia, dell’Ufficio di Addis Abeba dell’Agenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo. Presente all’incontro anche Patrizia Del Giudice, Presidente della Commissione regionale per le Pari Opportunità e Domenico Laforgia, Direttore regionale del Dipartimento Sviluppo Economico, Innovazione, Istruzione, Formazione e Lavoro. Gli ospiti visiteranno varie realtà di piccola e media industria, in Puglia, prima di ripartire per Roma e quindi per Addis Abeba.

http://www.europuglia.it/index.php?option=com_content&view=article&id=7478:cooperazione- puglia-emiliano-incontra-il-ministro-etiope-per-lo-sviluppo&catid=100:area-istituzionale&lang=it

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Bonenberger Adrian, "Ucraina: La guerra che nessuno conosce"

“The New York Times”, 21 giugno 2017, p. 14.

Marinka, Ucraina - Nell’Ucraina dell’est si agitano conflitti di grado inferiore ma brutali che risultano praticamente sconosciuti al resto del mondo. Per i residenti delle case situate in zone come Marinka o Avdiivka, dove lo scontro armato è più violento, il conflitto fa parte della vita quotidiana in modo cospicuo e inevitabile. Quando l’ex presidente Yanukovych ha lasciato l’Ucraina per fuggire in Russia tra le violente proteste degli antigovernativi, sicuramente non era a conoscenza del fatto che la sua partenza avrebbe portato a tutto questo. Molti ucraini riponevano le proprie speranze nella vittoria di Hillary Clinton per ottenere un intervento decisivo da parte dell’Occidente, ma l’elezione di Trump ha suscitato dispiaceri e un diffuso pessimismo tra la popolazione, dal momento che il nuovo presidente americano sembri simpatizzare per la Russia e le sue ambizioni territoriali. La violenza, che ancora persiste, insieme con le recenti ondate di assassini in Ucraina, non lasciano presagire nulla di buono per la stabilità a livello regionale. Se la Russia, infatti, decidesse di invadere, la situazione degenererebbe inevitabilmente in un ampio conflitto europeo.

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Veronese Luca, Croazia contro Slovenia sui confini, la Ue costretta a mediare

"La Commissione europea prenderà la prossima settimana una decisione sui confini tra Slovenia e Croazia. L’arbitrato alla Corte dell’Aja che doveva chiudere una disputa che si trascina dall’indipendenza dei due Paesi, dopo la dissoluzione della Jugoslavia. Non sarà facile per la Commissione metter d’accordo Lubiana e Zagabria soprattutto sui confini in mare. La Slovenia è infatti soddisfatta per una sentenza che le permette di accedere alle acque internazionali passando dal Golfo di Pirano, poco sotto Capodistria. Mentre la Croazia rifiuta l’arbitrato e ritiene che il confine sia una questione bilaterale ancora aperta". [...]

http://www.ilsole24ore.com/art/mondo/2017-06-30/croazia-contro-slovenia-confini-ue-costretta- mediare-124357.shtml?uuid=AEcyQ7oB

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Festival dei diritti umani

http://www.festivaldirittiumani.it

Il Festival dei Diritti Umani di Milano è alla sua seconda edizione. La prima, nel 2016, ha visto un’intensa partecipazione di pubblico e ottime recensioni per i contenuti e per le presenze internazionali. Il Festival è organizzato da Reset-Diritti Umani, un’associazione non profit, nata a Milano nel 2015 per diffondere la conoscenza e la cultura dei diritti umani attraverso il Festival ed altre iniziative.

Il Festival dei Diritti Umani di Milano usa diversi linguaggi per raggiungere pubblici differenti: film, documentari, dibattiti, testimonianze, musica, grafica. I format previsti nel corso degli eventi sono stati studiati per la migliore interazione con gli studenti delle scuole medie superiori e università; i documentari e la fiction sono pensati per interessare un pubblico più trasversale; non mancheranno discussioni con esperti e accademici; le Organizzazioni non governative aggiungeranno la propria esperienza. Per raggiungere questi obiettivi il Festival dei Diritti Umani ha costruito una rete di relazioni e collaborazioni.

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TERMINUS Siti Internet

Generazione intercultura

http://www.generazioneintercultura.it/

Sito web di Generazione Intercultura, movimento giovanile nato in seno all’associazione LVIA, Associazione di solidarietà e cooperazione internazionale che oltre ad operare dal 1966 con progetti di sviluppo in Africa e Albania, offre in Italia opportunità concrete di formazione e coinvolgimento con un’attenzione particolare ai giovani, al fine di sviluppare una cittadinanza attiva e il dialogo tra le differenti culture.

All’interno del sito si può trovare materiale di educational ed edutainment, in gran parte prodotto dai giovani stessi, che può essere utilizzato quale spunto per nuovi percorsi educativi e per la promozione di attività interculturali.

Il portale è ricco di risorse per chi già svolge attività di educazione che mirano a favorire il dialogo e il rispetto tra le diverse culture – con l’idea di completare e arricchire percorsi già esistenti (nelle scuole, parrocchie, associazioni giovanili) – ma rappresenta anche un ottimo spunto per chi non ha esperienze precedenti. I contenuti educativi, multimediali e dal taglio accattivante sono stati pensati per un vero coinvolgimento di ragazzi e giovani della NET GENERATION, con un approccio non formale. In particolare, le aree più dinamiche del sito sono così strutturate: - nella voce STRUMENTI sono disponibili tre sezioni: EDUCATIONAL, EDUTAINMENT e MATERIALE SCIENTIFICO: In

“Educational” si possono trovare due percorsi didattici sui temi dei “Pari diritti” e del “Dialogo interreligioso”; In “Edutainment” è possibile visionare e scaricare una fiction “Manzo Green: una

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Indice

- Claudia Ryan, "Hana la Yazida. L'inferno è sulla Terra"... Pag. 3 - Maria Toorpakai, "La figlia diversa"... Pag. 4 - Quirico Domenico, Esodo. Storia del nuovo millennio... Pag. 5 - Zanatta Loris, "Il populismo e l'eterno ritorno dell'utopia unanimista"... Pag. 6 - Di Marzio Raffaella, "Violazioni trasversali della libertà di religione o c... Pag. 7 - Ventura Marco, "La libertà di religione o di credo nella cornice dei diritt... Pag. 8 - Naso Paolo, "La sfida del nuovo pluralismo religioso"... Pag. 9 - Hamza Roberto Pillardo, "Come è strano costruire una moschea a Milano"... Pag. 10 - Mostafa El Ayoubi, "Non basta dire: non rappresentano l'islam"... Pag. 11 - Moshin Hamid: "Parlare di Occidente non ha più senso"... Pag. 12 - Federico Tulli, "Il virus invisibile de razzismo"... Pag. 13 - Flore Murard-Yovanovitch, "Quelli che tentano di saltare il muro, rischiand... Pag. 15 - Marco Aime: "La purezza è apartheid e le razze non esistono"... Pag. 16 - Tamara Bakovi-Jadži, Bilten, Croazia: "Il miraggio dell'integrazione"... Pag. 17 - Riccardi Andrea, "Il dialogo: scelta, non debole ripiego"... Pag. 18 - Amalfitano Elisabetta, "La rottura delle frontiere"... Pag. 19 - Anthony Faiola, The Washington Post, Stati Uniti: "L'accordo con la Libia è... Pag. 20 - Fargnoli Domenico, "L'origine del terrore"... Pag. 22 - Randall David, L'integrazione è inevitabile... Pag. 23 - Daniela Fassini, “Migranti, 655 morti nel 2017 Si teme un anno da record”... Pag. 24 - Julien Bouissou; Christophe Ayad, “La madre di tutte le bombe sganciata in ... Pag. 25 - Per i 154 burkinabè rimpatriati dalla Libia, è più questione di tentare l'a... Pag. 26 - Amir Hussain, Come l'Islam è diventato "Americano”... Pag. 27 - Ruchir Sharma, "Gli immigrati possono rendere l'America di nuovo grande”... Pag. 28 - A. Odysseus Patrick, "Preferenza immorale per i rifugiati cristiani"... Pag. 29 - Roger Cohen, "L'assolutismo di Donald Trump"... Pag. 30 - Approvata la risoluzione “Palestina occupata”. Alfano: l'Unesco faccia ciò ... Pag. 31 - Amendola a Teheran per la Fiera Internazionale del Libro: l'Italia Paese Os... Pag. 32 - "Mediterraneo: frontiere di speranza": il congresso della FUCI al via... Pag. 33 - Rimesse degli immigrati e aiuti allo sviluppo... Pag. 34 - Cooperazione: Emiliano incontra il ministro etiope per lo sviluppo... Pag. 35 - Bonenberger Adrian, "Ucraina: La guerra che nessuno conosce"... Pag. 36 - Benoît Vitkine, "Un Primo Ministro donna, omosessuale e a favore dell'Europ... Pag. 37 - Veronese Luca, Croazia contro Slovenia sui confini, la Ue costretta a mediare... Pag. 38 - Festival dei diritti umani... Pag. 39 - Generazione intercultura... Pag. 40

Riferimenti

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