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3.3 LE NOZZE. 286 Gli altri matrimoni comunitari si sono svolti in aprile, giugno e settembre, periodi nei quali io non ero

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3.3 LE NOZZE

La fase più importante dei matrimoni comunitari è proprio il giorno delle nozze.

Questa affermazione può sembrare lapalissiana, ma non è così. Infatti, nella descrizione dei matrimoni tradizionali abbiamo prestato attenzione a due aspetti fondamentali: il processo sociale e il rituale.

Durante la prima fase, l’ASSEFA gioca sicuramente un ruolo importante, ma le famiglie mantengono un margine di autonomia per quello che riguarda gli incontri preliminari. L’associazione riunisce gli sposi per i momenti di selezione, discussione con le autorità e preparazione organizzativa. La parte del processo che riguarda l’accordo fra le due famiglie e la cerimonia di fidanzamento rimane appannaggio di genitori e parenti. I Self Help Groups offrono la loro collaborazione come matchmaker, ma nel caso di coppie già formate non incidono sui patti di alleanza e sull’eventuale scambio di beni: valgono le tradizioni interne a ciascuna casta e religione, già descritte nel capitolo precedente.

Le nozze, invece, sono pensate in modo che la fase cerimoniale si svolga in comune. L’ASSEFA predispone una gestione dei tempi di massima che è stata seguita da tutti i sette progetti. I singoli direttori hanno avuto un piccolo margine decisionale per provare a venire incontro alle sensibilità dei villaggi coinvolti.

Per buona parte del mio soggiorno non sono riuscito a capire perché i progetti che partecipavano ai matrimoni comunitari erano sette e non di più. Ho creduto che fossero stati scelti perché costituivano un’avanguardia. Effettivamente era così, però, durante tutto il 2006, i matrimoni comunitari ASSEFA sono stati dodici.286

Un altro dubbio al quale non trovavo risposta era il motivo per cui due matrimoni si sono celebrati in giorni consecutivi, nonostante i progetti in questione (Vriddachalam e Nilakottai) si trovassero a quasi 350 km di distanza l’uno dall’altro. In macchina ciò significa circa otto ore di viaggio, mentre in autobus dodici. Questo ha creato diverse difficoltà alla macchina organizzativa dell’ASSEFA.

Nello studiare l’importanza delle date e dei giorni del muhurtam ho trovato la risposta ad entrambe le questioni. Visto che la maggior parte delle coppie partecipanti

286 Gli altri matrimoni comunitari si sono svolti in aprile, giugno e settembre, periodi nei quali io non ero in Tamil Nadu e quindi non ho potuto assistervi. In ogni caso, il mio studio si sarebbe comunque limitato a questi sette progetti. Per ulteriori spiegazioni cfr. 1.2.3

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erano indù (88,23%), tutte le celebrazioni si sono svolte nel mese propizio di thai.287 Secondo il calendario astrologico i giorni del muhurtam erano sette e due di questi erano consecutivi. Ecco spiegati tutti i miei dubbi.

Tab. 10 Calendari dei matrimoni comunitari Calendario /

Progetto

Calendario gregoriano

Calendario tamil288

Calendario musulmano Chinnasalem 20 gennaio 2006 7 thai Paarttipa 20 dhu al-hijja 1426 Thiyagadurgam 25 gennaio 2006 12 thai Paarttipa 25 dhu al-hijja 1426 Kallakurichi 27 gennaio 2006 14 thai Paarttipa 27 dhu al-hijja 1426 Vriddachalam 2 febbraio 2006 20 thai Paarttipa 3 moharram 1427

Nilakottai 3 febbraio 2006 21 thai Paarttipa 4 moharram 1427 Sankarapuram 8 febbraio 2006 26 thai Paarttipa 9 moharram 1427 Tandrampattu 10 febbraio 2006 28 thai Paarttipa 11 moharram 1427

3.3.1 La vigilia

Tutti i matrimoni comunitari si sono svolti nella cittadina sede del progetto ASSEFA. Il luogo prescelto per la celebrazione è stato un seva arangam. Questo è costituito da una tettoia rettangolare lunga qualche decina di metri, posizionata alla periferia dell’abitato, in un vasto spazio aperto: un terreno incolto, il cortile di qualche edificio scolastico o comunale oppure un campo di cricket. La tettoia, formata da fronde di palma di cocco e foglie e rami di banano, è sorretta da tronchi di bambù. Al fondo è collocato un ampio palco e, di fronte al palco, delle sedie di plastica colorate. Il resto del seva arangam, è invece ricoperto di stuoie molto grandi o, più semplicemente, della naturale terra dal colore rossiccio.

Solo a Kallakurichi le nozze si sono svolte all’interno di un mandapam: un ampio edificio in muratura, con un salone molto accogliente e un palco sopraelevato di

287 Per tutti i distinguo relativi alle date della celebrazione cfr. 2.1, 2.2.1 e 2.2.2

288 Il calendario tamil è basato sul calendario solare indù (cfr. 2.1). La scansione del tempo non è lineare, ma circolare e segue la rivoluzione dei corpi celesti. Ad ogni anno corrisponde un nome e non un numero.

I nomi seguono un ciclo di sessant’anni. Si tratta di cinque periodi di Giove e Giove impiega circa dodici anni ad orbitare attorno al sole (Gracci, 2003: p. 32). Tutti i sette giorni sopra citati sono giorni del muhurtam.

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circa un metro. Dal soffitto pendono una serie di ventilatori per refrigerare il pubblico, seduto per terra.

Il luogo della celebrazione è sempre adiacente a un altro edificio, generalmente la sede di una scuola o un posto adibito a ospitare conferenze e dibattiti. Nello stanzone principale sono collocati tavoli e sedie per la cena della vigilia e il pranzo di nozze, mentre tutte le altre camere sono allestite per consentire alle persone che vengono da lontano (la maggior parte) di passare la notte. Si tratta sempre di luoghi molto spartani, privi di qualsiasi mobilio.

Tra il seva arangam289 e l’edificio dell’accoglienza c’è un banchetto per la registrazione degli sposi. Essi, accompagnati da almeno un genitore, devono presentarvisi entro la mezzanotte, ma preferibilmente prima di cena. Il pasto della sera è sempre molto frugale: qualche idli, un dosai, un vadai.290

L’evento principale della vigilia è il programma culturale. Esso è diviso in due parti. La prima generalmente si svolge tra le otto e le dieci di sera. Un presentatore, scelto fra le persone dello staff, dà il via alla serata. Sul palco si susseguono una serie di danze, sketch, poesie e racconti messi in scena da ragazzi e ragazze delle scuole ASSEFA e del Sarvodaya Pailagam.291 Gli insegnanti li hanno aiutati a prepararsi durante i mesi precedenti e ora tutti fremono per mostrare la loro abilità. Kumar, 13 anni, racconta come si è preparato: “Abbiamo letto in classe delle storie che parlavano dei miti e dei loro eroi. Ne abbiamo scelte alcune e abbiamo provato a rappresentarle. Io volevo fare Murugan,292 perché è sempre stato il mio dio preferito. Così mi allenavo a recitare a casa. All’inizio i miei amici mi prendevano in giro, quando vedevano che mi nascondevo dietro le siepi e cominciavo a parlare da solo. Ma ora tutti sono venuti a vedermi. Io non vedevo l’ora di salire sul palco e allo stesso tempo avevo paura. Non ho mai recitato di fronte a tanta gente. E a te è piaciuto lo spettacolo?”293

289 Da qui in poi nel testo parleremo solo più di seva arangam per necessità di semplificazione. Ma tutte le cose riferite al seva arangam valgono anche per il mandapam, salvo esplicite indicazioni in senso contrario.

290 Per tutti i piatti tipici del Tamil Nadu cfr. nota 140.

291 Cfr. 1.1.3 e 1.1.4

292 Murugan è uno degli dei più popolari del Tamil Nadu. Esso compare nelle scritture Veda con il nome di Skanda, tuttavia la sua figura è molto probabilmente un’opera di sincretismo fra una divinità locale dravidica e il dio indù. Proprio per questo motivo è visto da alcuni come un dio non braminico.

Egli rappresenta ordine e prosperità. A lui sono dedicati diversi templi.

293 Da un dialogo personale il 2 febbraio 2006 a Nilakottai, insieme ad un gruppo di ragazzini che avevano partecipato allo spettacolo ed erano incuriositi della mia presenza.

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Lo spettacolo, a me, è piaciuto, ma sembra sia piaciuto ancora di più ai genitori dei ragazzini e alle persone dei villaggi limitrofi. Individuare il seva arangam non è difficile. Un gruppo di persone ha sistemato diverse luminarie e altoparlanti rumorosi nei pressi della strada principale. Ogni dieci metri, fino al luogo della celebrazione, c’è qualcosa che annuncia l’evento: elementi di buon auspicio (tronchi di banano e noci di cocco), festoni e luci colorate, ampi manifesti con le effigi di Gandhi e Vinoba. Membri dell’ASSEFA, parenti degli “attori” e semplici curiosi accorrono a spettacolo già iniziato. Prima di entrare sotto la tettoia, c’è la possibilità di fermarsi presso i numerosi chioschetti ambulanti, che si sono appostati per l’occasione: vendono the aromatico (chaia) e peperoni verdi piccanti, fritti insieme a una pastella di cereali.

Verso metà serata si raggiunge la massima affluenza: alcune centinaia di persone sono pronte a seguire l’apice dello spettacolo. Una ballerina professionista o un gruppo musicale del luogo fanno la loro performance seguendo il ritmo delle musiche più popolari. Il potente impianto stereo diffonde le note di queste canzoni superando di molto i cento decibel. Il pubblico va come in delirio, prima di tornare a seguire la fine dello spettacolo “scolastico” in maniera più compassata.

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La partecipazione delle scuole e dei Sarvodaya Pailagam è un tratto distintivo di questi matrimoni comunitari. L’ASSEFA, da un lato sfrutta il desiderio e le capacità espressive dei ragazzini, senza spendere per costosi professionisti, ma trova anche il modo di coinvolgere altre persone, che normalmente partecipano alle sue attività.

Secondo Loganathan, “l’obiettivo economico e l’obiettivo comunitario, cioè la costruzione della grande famiglia ASSEFA, vanno di pari passo.”294

Terminato lo spettacolo, salgono sul palco i capi di due o tre villaggi coinvolti nell’esperienza e qualche leader di Self Help Groups. Parte del pubblico torna verso casa, altri rimangono ad ascoltare il dibattito che si svolge nell’ora seguente. Il tema è:

“Il matrimonio: ruolo del marito e ruolo della moglie, chi è più importante?” La discussione si svolge secondo i termini di un confronto leale, ma duro e importante: da un lato le donne e dall’altro gli uomini, in mezzo un membro dello staff ASSEFA, che funge da moderatore, o meglio, da arbitro. La controversia cattura l’uditorio: gli uomini rivendicano il loro potere nelle decisioni familiari, le donne difendono la loro autonomia, senza cavalcare particolari desideri di emancipazione.

Questo genere di dibattiti ha l’obiettivo di coinvolgere tutti i villaggi partecipanti a interrogarsi sul futuro della vita di coppia. Vista l’ora tarda, però, non riescono ad avere molta presa sulla popolazione. Inoltre, non tutti i progetti li hanno organizzati:

questa è una delle cose a discrezione dei vari direttori.

Verso le undici tutti gli sposi sono ormai arrivati. In genere, non partecipano al programma culturale, poiché sono tesi e stanchi. Le donne dello staff ASSEFA porgono loro i mulipari, germogli di cereali che simboleggiano prosperità per la vita futura.

Subito dopo si ritirano nell’edificio dove passeranno la notte o tornano a casa, se non abitano molto distante.

Gli organizzatori attendono sempre con ansia gli ultimi ritardatari. In un solo caso (Vriddachalam) vi è stata una rinuncia dell’ultimo minuto.

Quando tutto è concluso si avvisano i fiorai

sul numero di corone che devono preparare per il mattino seguente. Gli altoparlanti Tab.11 Religione dei partecipanti

Progetto / coppie Indù Cristiani Musulmani Totale

Chinna 61 3 1 65

Thiya 33 3 1 37

Kalla 36 3 2 41

Vridda 17 4 0 21

Nila 36 5 0 41

Sanka 99 7 2 108

Tandra 18 8 1 27

Totale 300 33 7 340

294 Da un dialogo personale il primo febbraio 2006.

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vengono fatti tacere e rimane acceso solo un grande pannello luminoso con i simboli dell’interreligiosità: un tempio, una croce e un minareto. Il giorno dopo, infatti, sono attesi coppie e rappresentanti indù, cristiani e musulmani.

3.3.2 La cerimonia

La notte della vigilia è molto breve per tutti. Come nel caso del matrimonio indù295 è il momento sacro del muhurtam a dettare i tempi delle nozze. Ad ogni modo, la sveglia suona sempre fra le tre e le quattro del mattino.

Le donne dello staff ASSEFA, aiutate da alcune leader SHG, preparano una serie di catini per il bagno cerimoniale (mangalasnana). Ogni sposo e ogni sposa si sistema in un luogo relativamente appartato: sotto lo sguardo attento dei genitori recita i mantra propiziatori e si versa addosso dell’acqua.

Appena i tanti futuri coniugi terminano questo rito preliminare, i direttori di progetto distribuiscono i vestiti delle nozze. Le donne indossano un sari di seta verde,

295 Cfr. 2.1.2

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blu o fucsia. Il bordo è fatto da un tessuto granata, ricamato di una stoffa simil-oro.

Ogni sposa riceve anche dodici braccialetti colorati, una lunga ghirlanda di fiori bianchi e rossi da mettere attorno al collo e una corona di gelsomini da arrotolare sul capo. I rispettivi consorti indù portano una camicia di seta bianca e un dhoti color panna ornato da due striscioline di cotone dorato. I cristiani e i musulmani indossano abiti occidentali: una camicia di cotone bianca o azzurrina e dei pantaloni blu scuro. I fedeli di Allah hanno anche una decorazione floreale sul capo. Tutti hanno appuntato sul petto un cartellino sul quale figura il proprio nome, la foto e il numero della sedia sulla quale ci si dovrà accomodare.

Anche le donne hanno alcuni caratteri distintivi della loro religione. Le musulmane vestono un soprabito nero o bianco, che copre anche la testa (purdah). Le spose cristiane portano un lungo velo bianco, che scende fino alla vita. Le mogli indù, invece, possono avere alcuni simboli aggiuntivi a seconda della casta di provenienza, ma soprattutto della condizione economica: la seetha, un diadema argenteo posto sul capo e l’uttiyanam, una cintura placcata in oro, legata attorno al bacino. Poi, in base alla disponibilità e alle attenzioni della propria famiglia, tutte le donne possono ungersi i capelli con olio di cocco e farsi disegnare i piedi e le mani con l’henné rosso.

Tra le cinque e le sei le coppie musulmane si congedano temporaneamente per raggiungere la moschea e chiedere la benedizione dei loro antenati. Le coppie cristiane li imitano nella chiesa locale, ma solo se richiesto espressamente dal sacerdote, mentre tutti gli altri recitano la prima preghiera del mattino. Questa è chiamata Gowrie puja, in onore alla dea omonima.296 Tutte le donne recitano il mantra “Oh Madre Gowrie, tu che dai l’amore, fa che io possa ricevere il marito perfetto, benedicimi con tutta la prosperità possibile per una moglie.” Segue un lungo momento di silenzio, durante il quale una donna dello staff ASSEFA, generalmente la più anziana all’interno dell’associazione, accende una lampada e offre alla dea tre noci di cocco e un casco di banane. Gli organizzatori, nel frattempo, chiedono agli sposi e ai loro genitori di pensare ai rispettivi antenati e ricordarli in comunione con gli altri.

Alle prime luci dell’alba tutte le coppie si ricongiungono e rimangono sole con gli organizzatori e i sacerdoti indù. Il prete o il pastore cristiano e il mullah musulmano raggiungono subito il seva arangam. I genitori, invece, sono invitati a uscire: si ricongiungeranno ai figli solo quando ogni coppia sarà davvero marito e moglie. Se il

296 La dea Gowrie è una figlia di Shiva.

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muhurtam è previsto nella tarda mattinata c’è il tempo per una colazione a base di idli, poori e vadai,297 viceversa bisogna cominciare subito la processione.

All’uscita degli sposi dall’edificio di accoglienza vengono scoppiati alcuni petardi per annunciare la festa. Poi il corteo si muove. In testa vi sono i suonatori, generalmente tutti appartenenti a una stessa casta che svolge questo compito come dovere rituale: gli Ambattan o i Parayar. I due strumenti principali sono il mathalam, un tamburo a forma di botte tenuto a tracolla e il nadaswaram, il flauto tradizionale. Dietro i musici vi sono i sacerdoti indù, vestiti con un dhoti arancione, simbolo di devozione, tre striscie di gesso bianche sulla fronte e sulle braccia, i segni di Lord Shiva, e lunghe collane di legno, le cosiddette rudrakshamala sacre. La scelta dei sacerdoti è lasciata al direttore del progetto, di concerto con i leader dei vari villaggi. Nella maggior parte dei casi sono Bramini. A Chinnasalem e Thiyagadurgam sono accompagnati da sacerdoti della casta dei Vanniyar, una delle più importanti e influenti nell’area Viluppuram. A Kallakurichi, sempre per lo stesso motivo, vi sono solo sacerdoti Vanniyar, tutti devoti a Shiva. Loganathan indossa un dhoti bianco, una ghirlanda fucsia molto profumata e una fascia tricolore avvolta attorno al capo (parivaltam): sono questi i simboli indossati

297 Per idli e vadai cfr. 1.1.3. Il poori è un chapati (piadina di grano integrale) cotto in olio vegetale bollente. Questo modo di cucinarlo lo fa gonfiare come un piccolo palloncino.

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normalmente dalle persone che svolgono la funzione di padrino in una manifestazione culturale o in un festival di paese. Le coppie camminano in fila ordinate. Nei loro sguardi si legge ansia e preoccupazione, stanchezza e orgoglio: pochi sorrisi e molta concentrazione.

Le donne dei Self Help Groups, parenti e amici seguono la processione.

Arrivano con mezzi di ogni tipo: carretti, trattori, auto-rickshaw, mini-bus, motorette, bici ed anche a piedi. Percorrono la distanza che separa il loro villaggio dalla cittadina dei matrimoni comunitari, mentre il sole sorge dal mare lontano. I familiari degli sposi annunciano le nozze imminenti a tutti gli amici e i conoscenti che incontrano sulla strada. Giunti sul luogo della processione, si accodano alla folla che marcia, provando a scorgere dove si trova il o la loro nipote.

Al ritorno presso il seva arangam il pubblico è sempre composto da qualche migliaio di unità.

Gli sposi vengono accolti da grida di giubilo, mentre si accomodano sulle sedie sistemate sul palco. Generalmente, da un lato si collocano i cristiani, dall’altro i musulmani e in mezzo gli indù. Di fronte al palco siedono i VIP:

membri del movimento Sarvodaya,

direttori di altri progetti, leader dei villaggi, invitati speciali. Di questi non fanno parte uomini politici per una esplicita scelta dell’ASSEFA. “Non devono rubare la scena”,298 riafferma Loganathan.

Tab. 12 Partecipanti

Luogo matrimonio Partecipanti (stima) Chinnasalem 7.000

Thiyagadurgam 4.000 Kallakurichi 5.000 Vriddachalam 3.500 Nilakottai 6.000 Sankarapuram 10.000 Tandrampattu 3.500

Totale 39.000

Il pubblico è assiepato dietro i VIP, nel tentativo di allargare il proprio campo visivo, fra le teste dei tanti spettatori. Da un lato vi sono le donne degli SHG:

l’ASSEFA ha deciso che ogni gruppo può inviare una delegazione con al massimo sei rappresentanti. Nell’altra metà del seva arangam siedono genitori, parenti, amici e curiosi d’ogni sorta.

A lato del palco ci sono i suonatori, mentre una decina di fotografi e cameraman si muovono liberamente in ogni luogo, nel tentativo di immortalare le immagini da trasmettere ai posteri. La loro presenza è utile per formare il futuro album di famiglia, ma nel presente creano anche molto scompiglio. Le persone dello staff ASSEFA,

298 Da un dialogo personale il 2 febbraio 2006.

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invece, provano a limitare la confusione. Sono vestite in uniforme: donne con lo stesso sari di seta e uomini con lo stesso completo di lino bianco e blu. Una coccarda increspata sul petto funge da simbolo di riconoscimento per quelli che svolgono il servizio d’ordine.

Al centro del palco è stato posizionato il fuoco sacro. Una serie di noci di cocco, caschi di banane, foglie di betel e petali di fiori ne abbelliscono la cornice. Intorno siedono Loganathan e i sacerdoti indù.

La cerimonia inizia con la recitazione di numerosi mantra presi dai libri sacri dei Veda e, in particolare a Kallakurichi, dal Thiruvarutpa. Quest’ultimo è una raccolta di poesie sull’amore e sulla vita spirituale, composta dal più importante mistico tamil del

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diciannovesimo secolo, Vallalar.299 Le invocazioni agli dei del Pantheon indù proseguono senza sosta per circa un’ora, mentre alcune donne scelte dello staff ASSEFA e dei Self Help Groups offrono noci di cocco, banane, melograni, arance, mele, fiori profumati e semi della terra ad Agni, il dio del fuoco, testimone delle nozze.

Terminata la recitazione dei mantra, sale sul palco il prete cattolico vestito dell’abito talare bianco o il pastore della Church of South India con abbigliamento tradizionale tamil, a seconda che le coppie appartengano all’una o all’altra confessione.

Nei sette progetti gli sposi cristiani presenti ai matrimoni comunitari si sono sempre professati fedeli tutti solo all’una o all’altra chiesa. Non si è mai verificato il caso di nozze contemporanee di coppie RC e CSI.300 Questo è dovuto al fatto che i coniugi cristiani di ogni progetto provenivano sempre tutti dallo stesso villaggio. Infatti, di solito in Tamil Nadu, quando all’interno di un villaggio sono presenti dei cristiani, essi costituiscono una delle comunità dominanti (almeno dal punto di vista numerico) ed appartengono quasi sempre ad un’unica confessione.

Il sacerdote cristiano, al di là del suo credo specifico, legge a tutta la platea alcuni passaggi della Bibbia, concordati in precedenza con le famiglie degli sposi. Poi pronuncia un breve sermone, nel quale ricorda doveri della vita matrimoniale di portata universale. Infine, chiede alle coppie di pronunciare la loro professione di fede e il giuramento reciproco di amore eterno. Durante lo scambio degli anelli gli organizzatori invitano il pubblico ad applaudire.

Questa cerimonia si è svolta in sei casi su sette. A Nilakottai il prete cattolico ha preferito celebrare una vera e propria messa all’interno dell’edificio dell’accoglienza e raggiungere gli altri sposi solo per il momento del muhurtam.

Se presenti, è a questo punto che prendono la scena il o i mullah musulmani.

Essi indossano semplici abiti tradizionali (un dhoti e una camicia), ma si distinguono dagli altri per la taqiyah, il tradizionale copricapo bianco ricamato. Recitano alcuni versetti del Corano insieme ai futuri mariti, mentre le donne si ritirano dentro l’edificio dell’accoglienza. Dopo aver pronunciato poche frasi di commento ai brani del profeta Muhammad abbracciano tre volte gli sposi. Le donne, invece, continuano le loro preghiere a parte.

299 Jothi Ramalinga Swamigal (Chidambaran 1823 - Mettukuppan 1873) è conosciuto in tutto il Tamil Nadu col nome di Vallalar. Cresciuto in una famiglia modesta, ma “illuminato” sin dalla tenera età, predicò per tutta la sua vita l’abolizione delle caste.

300 Cfr. 2.2.1

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Il momento sacro del muhurtam si avvicina e tutti ne sono coscienti. I sacerdoti indù riprendono la parola per benedire tutti i tali, avvolti nelle rispettive noci di cocco.

La banda comincia a suonare la melodia del gettimalam, che annuncia il culmine delle nozze. Loganathan si alza e distribuisce i tali a ogni coppia, assolvendo una funzione che normalmente è svolta da entrambi i genitori. Un sacerdote indù distribuisce acqua sacra, thertam, da passarsi fra i capelli, quale ultima benedizione della vita celibe e nubile. Tutti gli sposi prendono fra le mani i tali, di forma e colore diverso a seconda della casta di provenienza.

8. Tali usati dalle spose di tutti i matrimoni comunitari

Tipo di tali Simboli Devozione

Croce Gesù

Meenakshi Chockgar Meenakshi

Pottu Divinità Telugu

Pietra nera Allah

Naamah Shiva

Pattai Rama

Vishnù Vishnù

Le spose musulmane, dopo aver ricevuto l’abbraccio delle rispettive madri tornano sul palco. Il pubblico si alza in piedi. La banda aumenta il ritmo e il volume del gettimalam. Gli sposi annodano tre volte il tali dietro il collo della rispettiva moglie. I fotografi si dimenano per catturare il maggior numero di istantanee possibili. Le donne SHG, i genitori, i parenti e gli amici lanciano il riso sacro giallo (akshatai), ricevuto dai membri dello staff ASSEFA all’entrata nel seva arangam. I coniugi sul palco si

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scambiano per tre volte le ghirlande di fiori, mentre il pubblico applaude fragorosamente. Ora sono tutti marito e moglie.

La cerimonia è terminata, ma prima di procedere verso la sala da pranzo vi sono alcune formalità da portare a termine. Come detto a proposito del matrimonio musulmano,301 secondo l’Islam le nozze sono un contratto e non un sacramento. Per questo motivo i novelli sposi sono invitati a firmare il loro patto di fedeltà di fronte ai mullah e ai rispettivi padri. Il certificato di nozze delle coppie cristiane, invece, sarà firmato in seguito presso la nuova parrocchia cui apparterranno. Per gli indù è l’ASSEFA stessa a occuparsi di tutti gli aspetti burocratici. L’associazione fornirà le copie dei certificati validi alle autorità religiose e civili competenti.

Un bramino scelto direttamente da Loganathan pronuncia un discorso conclusivo e arringa la platea, spiegando il significato di questi matrimoni per gli sposi, le famiglie, l’ASSEFA e la comunità tutta. A Kallakurichi prende la parola anche una donna conosciuta per le sue opere nel sociale in tutta la cittadina, mentre a Nilakottai il discorso del bramino è preceduto dalla benedizione di Bal Vijay.

I genitori e i familiari provano a guadagnare spazio per correre a salutare i propri figli: la strada è breve, ma la ressa non concede spiragli. Molti sposi si lasciano andare e

301 Cfr. 2.2.2

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manifestano i propri sentimenti. Alcuni ridono, altri salutano gli amici e i parenti tra la folla, diverse ragazze piangono. Per loro è veramente arrivato il momento di lasciare la casa e la famiglia, la mamma e le sorelle, per seguire un marito che conoscono appena.

Sperano che la preghiera alla dea Gowrie abbia per davvero il suo effetto.

I fotografi chiedono ancora un attimo di pazienza per le ultime foto di rito e poi Loganathan, il direttore di progetto e i vari membri dello staff ASSEFA consegnano i regali per favorire il benessere delle nuove famiglie: utensili per la casa, una piantina di palma da cocco, due chili di riso, spezie e una valigia, oggetto che presso le famiglie povere del Tamil Nadu è usato come piccolo armadietto portatile. Solo a Kallakurichi viene offerto anche il meti, l’anello d’argento da mettere al melluce di entrambi i piedi per le donne sposate. Insieme ai vestiti delle nozze, al tali e al pranzo, questi oggetti costituiscono l’insieme dei regali ricevuti dall’ASSEFA.

Il pranzo di nozze (virundhu) si svolge in due luoghi separati. Nell’edificio dell’accoglienza viene allestito un salone, dove si accomodano gli sposi, i VIP, Loganathan e il direttore del progetto. La sequenza delle portate prevede: antipasti di

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vadai, appalam e un’insalata piccante di carote e barbabietole, riso condito con le salse tradizionali (sambar, rassam, tayir, karakhuzhambu) e due o tre tipi di dolci.302

Gli invitati, invece, fanno la coda per ricevere pacchetti di riso speziato con verdure (biryani). Questi sono stati confezionati durante la notte da un ristorante locale o un gruppo di donne volenterose, scelto dal direttore del progetto. Una decina di stand, posizionati nei pressi del seva arangam, sono preposti alla distribuzione. Durante le riunioni preliminari erano stati distribuiti dei tagliandi, senza i quali, ora, non si ha diritto al pranzo. Ogni coppia ne ha ricevuti cinquanta per genitori, parenti e amici.

Ogni Self Help Group ne ha ricevuti sei per le donne delegate.

Sundaresan ammonisce di non sottovalutare l’importanza di un piatto di riso alle verdure: “Guarda la calca di tutte queste persone. Anche un biryani vegetariano speziato, per chi mangia cose insipide un giorno sì e uno no, può significare molto.”303

Mentre il sole raggiunge lo zenit, le coppie raggiungono i genitori e riprendono il cammino verso casa.

La strada per il vecchio villaggio è l’inizio di una nuova vita.

302 Per la composizione dei singoli piatti cfr. nota 140. Il karakhuzhambu è una salsa piccantissima a base di pomodoro, peperoncino, mostarda e mango acerbo.

303 Da un dialogo personale l’8 febbraio 2006.

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Il sito del seva arangam rimane deserto. Pochi ragazzini giocano a rincorrersi fra i tanti oggetti di plastica lasciati sul terreno. Qualche cane randagio vaga alla ricerca di cibo e mastica amaro quando addenta sacchetti e bottiglie vuote. Per l’ASSEFA e per tutta la comunità è tempo di commenti e di bilanci.

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3.3.3 Matrimoni tradizionali e matrimoni comunitari: identità e differenze

Per confrontare la cerimonia dei matrimoni comunitari e le cerimonie dei matrimoni tradizionali bisogna fare riferimento a quattro ordini concettuali.

Il primo riguarda le similarità fra le due tipologie di rituale. Non sono chiamate identità, poiché non si tratta di gesti, parole o azioni riprodotte in maniera esattamente uguale. D’altra parte questo non sarebbe neanche possibile, visto che non esiste un solo tipo di matrimoni tradizionali.

Il secondo concerne le trasformazioni ovvero tutte quelle parti del processo cerimoniale che, pur presenti in entrambi i casi, all’interno dei matrimoni comunitari hanno subito cambiamenti significativi.

Successivamente si analizzeranno le assenze, ovvero tutti gli elementi di un certo rilievo nelle nozze tradizionali che, in questo frangente, per vari motivi, non erano presenti.

Infine, saranno prese in considerazione quelle che risultano essere delle autentiche novità.

Ci si può domandare per quale motivo nel titolo di questo sottoparagrafo si è usato il termine “identità”, salvo poi, non ritenerne corretto l’impiego nel testo. Ma identità è inteso nel senso di “specificità”, “complesso di caratteristiche culturali di un oggetto”. Gli oggetti in questione, i matrimoni, sono molti. Ognuno ha la sua identità e in questo momento siamo alla scoperta di quella dei matrimoni comunitari ASSEFA.

Le somiglianze fra i due modelli sono tre. Tutte le caratteristiche e i simboli del momento centrale del matrimonio indù sono presenti: il fuoco sacro Agni, l’utilizzo dell’acqua thertam, l’offerta di fiori e frutti, la recitazione dei mantra, lo scambio delle ghirlande e il rito del tali. Quest’ultimo rispecchia una tradizione in voga anche presso cristiani e musulmani. La presenza della banda e il lancio del riso alla fine della cerimonia sono due elementi tipici delle nozze cristiane e indù.

Vista la preponderanza numerica di questa religione, è logico che il modello rituale dei matrimoni comunitari sia disegnato su quello indù. Le due fedi monoteistiche, però, hanno uno spazio di autonomia per officiare secondo la loro tradizione: è il caso della preghiera mattutina e, a Nilakottai, della messa. Vi è stata autonomia anche nella gestione di alcuni tempi comunitari: il sacerdote cristiano e il

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mullah musulmano hanno potuto leggere passi dei testi sacri e commentarli. Infine, tutti hanno potuto indossare i loro abiti tradizionali.

Il periodo del muhurtam, sebbene ricopra un valore particolare per gli indù, è spesso rispettato indistintamente da tutti i tamil. A questo proposito, però, bisogna sottolineare che il mese propizio di thai coincideva in parte con il mese infausto di moharram. La conseguenza è che nei quattro matrimoni che cadevano in questo mese hanno partecipato solo 3 coppie musulmane su 197 totali (ovvero l’1,5%). Ma durante i matrimoni di Vriddachalam e Nilakottai, celebrati nei primissimi giorni del moharram, i più importanti, non ha partecipato nessun fedele di Allah. Invece, durante le nozze che non cadevano nel mese di moharram si sono unite alla celebrazione comunitaria 4 coppie su 143 (ovvero il 2,79%). La differenza può sembrare irrilevante. I musulmani dell’area Viluppuram, però, sono solo il 2,5%, quindi una differenza di partecipazione tra l’1,5% e il 2,79% diventa significativa.304 A questo proposito, anche Abdulrahim, notabile musulmano di Chinnasalem, ha detto che “alcuni seguaci dell’Islam sostengono che nel mese di moharram sia preferibile non celebrare matrimoni. Però, non tutti osservano questa regola.”

Anche le principali trasformazioni sono tre. La processione, tipica presso indù e cristiani, normalmente ha luogo la sera prima o subito dopo la cerimonia. In questo caso, invece, viene spostata al mattino presto, essenzialmente per motivi logistici.

Tuttavia, questo posticipo (o anticipo) incide anche sul significato. Infatti, il senso della processione è mostrare a tutto il villaggio che le due persone sono sposate, che il matrimonio è ormai acquisito e nessuno dei due potrà unirsi con un’altra persona. È ovvio che questo significato può essere salvaguardato solo se la processione avviene nel villaggio di origine dei due sposi o, quantomeno, nel villaggio in cui risiederanno. In questo caso, invece, la marcia nuziale testimonia più che altro l’importanza dei matrimoni comunitari in sé (e di chi li organizza).

Se è vero che nei sette progetti il rituale è stato semplificato, in particolare rispetto alle abitudini indù, è altrettanto vero che l’imponenza dell’organizzazione ha offerto uno spettacolo altrimenti impensabile. Sono subentrati molti elementi moderni:

ai disegni dei kolam si sono sostituiti i pannelli luminosi, all’annuncio dei cantori rituali, potenti altoparlanti.305

304 Cfr. tabelle in 3.3 e 3.3.1.

305 Per i kolam cfr. nota 142, i cantori invece sono persone di una stessa casta (spesso i Parayar) che hanno il dovere rituale di annunciare l’imminenza di un matrimonio o di un funerale a tutto il villaggio.

Infine, bisogna specificare che la “modernità” non è una caratteristica solo dell’ASSEFA. Tutti quelli che

(19)

Gli ultimi elementi che hanno subito una profonda trasformazione sono il pranzo e i regali. Entrambi sono presenti durante i matrimoni comunitari, ma in questo caso l’ASSEFA ha “blindato” le coppie. Il pranzo si svolge in un luogo appartato sempre per motivi logistici. Non è nelle possibilità degli organizzatori preparare un vero e proprio convivio di nozze per tutti gli invitati. D’altra parte, la conseguenza è che i vari coniugi si trovano a festeggiare il loro matrimonio in maniera anomala e in compagnia di estranei. Difatti, le coppie, tra loro, si sono viste solo in occasione della riunione preliminare. Alcune appartengono allo stesso villaggio, ma spesso non sono sedute vicino. I VIP, invece, mangiano su un tavolo a parte.

I regali, che normalmente arrivano dai genitori della sposa, dal suo zio materno e dagli altri invitati, questa volta sono tutti appannaggio dell’ASSEFA. Come vedremo nel paragrafo successivo, ciò non significa l’abolizione delle altre forme di dono, ma queste saranno probabilmente posticipate a un’altra occasione. Gli invitati e i parenti li daranno in forma ridotta, mentre i genitori della sposa continueranno a seguire la tradizione.

Le assenze principali sono quattro: una riguarda tutti, le altre tre sono proprie a ciascuna delle religioni rappresentate.

Come è risultato anche dalle difficoltà dei progetti ASSEFA nel portare avanti questo programma,306 la principale paura delle famiglie è la lontananza dalle proprie tradizioni. Durante la preghiera mattutina gli organizzatori chiedono a ciascuna coppia di pensare ai propri dei e ai propri antenati. Ma ogni casta, e spesso ogni famiglia, ha i suoi riti, le sue invocazioni e i suoi simboli, senza i quali il matrimonio non ha valore.

Molte persone recuperano parte della cerimonia, una volta tornati al villaggio d’origine.

Ma non potranno recuperare il momento sacro del muhurtam e, soprattutto, non potranno recuperare la presenza dei genitori e dei familiari accanto a loro. Alcuni, intervistati durante il pranzo, dichiarano di non essere neanche riusciti a vedere il proprio figlio o figlia. Il padre di Savitha, sposatasi a Chinnasalem, racconta: “Mi trovavo molto lontano. Io sono un po’ basso e davanti a me c’erano persone troppo alte.

Finchè siamo rimasti seduti ho intravisto qualcosa. Poi, quando è arrivato il muhurtam,

hanno una disponibilità finanziaria sufficiente fanno ricorso a luminarie, manifesti e impianti stereo d’ogni genere, a scapito degli strumenti tradizionali. Spesso si tratta di un modo per ostentare la propria condizione economica e, quindi, guadagnare prestigio sociale. Tuttavia non è questo il caso delle coppie che hanno partecipato ai matrimoni comunitari.

306 Cfr. 3.2.1

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si sono alzati tutti in piedi, dietro hanno cominciato a spingere e non ho capito più nulla.

Peccato, ma sono comunque contento per mia figlia.”307

Nel matrimonio indù il rituale ha un valore simbolico, ma anche uno umano.

Infatti, tutte le varie cerimonie sono pure uno strumento per avvicinare i due coniugi in maniera relativamente graduale. Inizialmente i due sposi eseguono una serie di riti a casa propria, insieme ai familiari. Durante la vigilia e la processione entrano in contatto, ma pur sempre in maniera molto formale e distante, attraverso la mediazione degli zii e dei genitori. Solo durante il muhurtam marito e moglie si trovano l’uno a fianco dell’altra. Il primo contatto fisico è proprio il momento in cui si annoda il tali.

All’interno dei matrimoni comunitari tutti i riti preliminari (la notte della vigilia, il bagno purificatore, la scelta dei vestiti) sono compiuti in presenza di altre persone, ma, in particolare, dell’altra persona. Anche se, come è ovvio, vi è un minimo di riservatezza, tutti si trovano nello stesso edificio.

La parte centrale del matrimonio cristiano è la messa, qui generalmente assente.

Durante la cerimonia, uno dei ruoli più importanti è svolto dai testimoni: essi sostengono gli sposi nella celebrazione e ascoltano il loro giuramento reciproco. Nei matrimoni comunitari, invece, queste figure sono assenti. Non si può dire che tale ruolo sia svolto dalla collettività dei presenti, poiché il pubblico in realtà è testimone solo in senso lato. Infatti, anche durante la messa la comunità dei credenti è testimone del matrimonio, ma il ruolo specifico di testimone è svolto da due persone particolarmente vicine a ognuno dei due sposi. Nel caso dei matrimoni comunitari, invece, i due sposi non sono accompagnati da nessuno al momento del loro atto di fedeltà eterna.

Le nozze musulmane hanno un rituale relativamente semplice, ma uno dei tratti distintivi è la netta separazione di genere. Questa non riguarda solo i due sposi, ma tutti i partecipanti. Nei matrimoni ASSEFA è chiaramente impossibile dividere uomini e donne. Secondo Vasunathan “questo aspetto è uno dei motivi della scarsa partecipazione musulmana.”308

A fronte delle mancanze appena elencate, l’ASSEFA si fa promotrice di alcune novità. Esse contribuiscono a qualificare l’aggettivo che accompagna sempre questi matrimoni. In primo luogo, tutte le spose ricevono uniformi uguali. I sari diventano al contempo un simbolo delle nozze comunitarie e annullano le differenze fra persone con

307 Dall’intervista alla coppia 2

308 Da un dialogo personale il 27 gennaio 2006.

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status sociale ed economico diverso. Lo stesso discorso può essere fatto a proposito dei tali e degli altri regali, tutti di uguale valore.

Visto che i genitori non possono essere presenti sul palco durante la cerimonia, Loganathan svolge il ruolo di padrino per tutti gli sposi. “Per Annachi si tratta solo di un ruolo strumentale” – sostiene Sundaresan – “chi lo conosce sa che lui non ha nessun interesse personale. Ma gli sposi orfani o con genitori malati, in questo caso, non si sentono inferiori agli altri.”309

Sicuramente il più importante elemento distintivo dei matrimoni comunitari è la partecipazione di tutti i membri della “grande famiglia ASSEFA”: gli insegnanti e i ragazzi delle scuole, le donne dei Self Help Groups, i volontari del servizio d’ordine, lo staff del progetto. Tutti, a vario titolo, hanno contribuito a forgiare l’evento e il suo significato.

In conclusione, il rituale dei matrimoni nei sette progetti considerati si caratterizza per i suoi aspetti comunitari. Questi, però, si riferiscono all’associazione e non rivestono un particolare significato interreligioso. Sicuramente, assistere agli spezzoni delle differenti celebrazioni aiuta l’ascolto e la comprensione reciproci, ma la cerimonia non è il risultato di un processo sincretico, bensì la somma di riti che conservano la specificità della propria tradizione. Pure altri autori, nel parlare di questo fenomeno hanno rilevato che “matrimoni di massa non significa matrimoni di molte coppie celebrati attraverso un rito comune unico, bensì nozze di coppie diverse organizzati nella stessa piattaforma.”310 (Joshi, 1993: p. 95)

309 Da un dialogo personale il 6 agosto 2006.

310 “mass marriages do not mean marriages of several couples performed by one single procedure, but they only mean marriages of many couples organized and arranged on a single platform” Ricordiamo che spesso, ed è questo il caso, molti autori si riferiscono ai matrimoni di massa e ai matrimoni comunitari come sinonimi.

(22)

3.4 I PROTAGONISTI

Il mio lavoro si avvia verso la conclusione. Cominciano ad emergere le riflessioni finali. Per questo motivo, ritengo opportuno rendere partecipe il lettore, anche dello stato d’animo che mi ha pervaso durante il periodo di “osservazione partecipante”.

Nella fase organizzativa dei matrimoni comunitari, ho vissuto a stretto contatto con i membri dello staff ASSEFA. Ho ammirato profondamente la dedizione con la quale hanno preparato l’evento. Ho osservato l’attenzione ai particolari e l’oculata gestione delle risorse. Ho assistito alle tante notti insonni a piegare cartoncini per gli invitati o a compilare le schede di presentazione per ogni persona registratasi. Mentre gli altri lavoravano, io mi sono spesso addormentato, sopraffatto dal caldo e dagli insetti che mi ronzavano attorno. Al mio risveglio, le persone rimaste in ufficio mi rivolgevano un sorriso. Io pensavo ai pochi carissimi amici italiani che si sono già sposati: per loro non ho fatto neanche un decimo di quello che stavano facendo i compagni di Kallakurichi.

Di fronte a tutti gli aspetti pratici dell’organizzazione, però, a me venivano sempre in mente le persone che, dopo pochi giorni, sarebbero diventate mariti e mogli.

Come vivevano l’attesa, cosa si aspettavano dai matrimoni comunitari, a chi confidavano le loro ansie e le loro speranze?

Forse è solo il mio ego, frutto della cultura alla quale appartengo, a farmi provare un sentimento di compassione kunderiana per l’ego altrui, quando questo non si ritrova al centro dell’attenzione. Io preferisco pensare che sia il ricordo di una frase di un poeta turco, impressa nella mia memoria, sin da quando ero ragazzo: “prima di tutto l’uomo.” (Hikmet, 1963: p. 203)

Ho sempre atteso il termine della cerimonia, prima di avvicinarmi agli sposi, scrutare gli sguardi, stabilire un contatto. Pian piano mi si sono aperte le porte delle loro case, mi hanno accolto su qualche stuoia di paglia o seduto per terra. Mi hanno mostrato l’albero di palma da cocco ricevuto dall’ASSEFA. Hanno raccontato la loro storia e, talvolta, han chiesto la mia.

Molte delle persone intervistate avevano voglia di parlare, di esprimersi, di far conoscere il proprio pensiero. Altri sono rimasti quasi in silenzio, conservando dentro di sé gioie e dolori.

(23)

Io ho raccolto queste voci, ho provato a inserirle in un contesto e dar loro una forma organica.

(24)

3.4.1 Le coppie partecipanti

Innanzitutto, è necessario provare a capire chi sono gli uomini e le donne che hanno preso parte a questi matrimoni comunitari.

Dalla tabella riguardante i criteri fissati dall’ASSEFA per la partecipazione311 risulta evidente che oltre la metà delle persone si trova in condizioni di estrema indigenza, spesso ben al di sotto della soglia di povertà. Circa un terzo delle famiglie, pur vivendo solo di agricoltura, non possiede neanche qualche metro quadrato di terreno coltivabile. A Nilakottai e a Tandrampattu la situazione è ancora più difficile, visto che il problema grava sulla metà delle coppie.312 Altri dati che possono aiutare la comprensione riguardano il tasso di alfabetizzazione e il lavoro degli sposi. Per quello che riguarda il primo, circa metà delle persone non ha superato la quinta elementare e, fra quelle che lo hanno fatto, solo un terzo sono donne. Per ciò che concerne il secondo, la tabella seguente può aiutare a chiarire la situazione.313

Il 50% degli sposi lavora come bracciante nei campi. Del restante 50%, la metà è impiegata come manovale in attività faticose, che riguardano l’industria e i servizi. Per capire la situazione di questi ultimi è utile conoscere il termine che veniva spesso impiegato, anche nei registri ASSEFA, per designarli: “coolie”. Tale sostantivo proviene dall’hindi e dall’urdu e ha un valore piuttosto spregiativo: significa “servo”.

Veniva usato dagli inglesi come insulto nei confronti degli indiani (Gandhi, 1986: pp.

110 e 128). Il mio dare rilievo a questo aspetto non è un atto d’accusa verso le persone che hanno compilato quei registri, bensì un rendere testimonianza della considerazione socio-culturale ricevuta da questi lavoratori.

311 Cfr. tab. 6

312 Cfr. 1.2.3

313 La tabella riguarda i dati aggregati del lavoro degli uomini. La tabella con i dati disaggregati è consultabile in appendice. E’ stato possibile prendere solo i dati degli uomini, poiché le donne non hanno dichiarato la loro professione. Ad ogni modo, salvo rari casi, esse si occupano della casa o svolgono le braccianti o le manovali per aiutare la famiglia.

(25)

Sia i braccianti che i manovali guadagnano tra le 40 e le 80 rupie al giorno, sono totalmente dipendenti dai cicli stagionali, non hanno ferie, né alcuna copertura socio- assistenziale. Il governo indiano ha varato una legge, il 3 settembre 2005, che fissa il salario minimo a 60 rupie al giorno e assicura 100 giorni di lavoro all’anno. Ma questa legge, nelle campagne dell’area Viluppuram, è ancora lettera morta.

Nelle aree adiacenti alle cittadine più popolose (Vriddachalam, Kallakurichi e Nilakottai) vi è un numero più alto di manovali. Ciò è una conseguenza della maggiore offerta di lavoro slegata dall’agricoltura.

Tra il restante 25% vi sono un buon numero di commercianti e persone impiegate nei mestieri tradizionali ereditari (barbieri, lavandai, sarti e artigiani). I piccoli proprietari di terre o mezzi di produzione sono il 5%.

Il quadro è piuttosto chiaro: i beneficiari dei matrimoni comunitari sono quasi tutti persone che versano in condizioni economiche precarie e che possono avere difficoltà a procurarsi i mezzi necessari a una sopravvivenza dignitosa.

Come abbiamo detto in precedenza,

nell’India rurale, il legame fra caste e mestieri è ancora piuttosto forte. La tabella sottolinea questa relazione.314

Circa due terzi delle coppie comunitarie appartengono alle

caste più basse: Scheduled Tribes e Scheduled Castes, ovvero Adivasi e Dalit. Essi sono tutti braccianti e manovali: infatti, i due dati sono strettamente correlati.

Tab.15 Caste di tutti i partecipanti Progetto /

Casta Genere ST SC MBC BC Totale

F 1 40 17 7

Chinna

M 1 40 17 7 65

F 0 23 5 9

Thiya

M 0 23 5 9 37

F 0 20 15 6

Kalla

M 0 20 15 6 41

F 0 10 5 6

Vridda

M 0 10 5 6 21

F 1 29 9 2

Nila

M 1 28 10 2 41

F 2 71 25 10

Sanka

M 2 71 25 10 108

F 1 14 8 3

Tandra

M 1 14 8 3 27

F 5 207 85 43

Totale

M 5 206 86 43 340

314 La tabella riguarda i dati aggregati delle persone partecipanti ai matrimoni comunitari, divisi per casta.

Per la tabella con tutte le caste cfr. appendice. Per gli acronimi ST, SC, MBC, BC e il loro significato cfr.

1.2.2 e 1.2.3 e glossario.

(26)

Tra le persone classificate come Most Backward Castes, più della metà appartengono alla casta dei Vanniyar, una delle più importanti numericamente nel Tamil Nadu settentrionale. Le Backward Castes sono poche e le Forward Castes assenti.

Dopo questa breve rassegna è giusto recuperare il proposito iniziale, perché in antropologia “la pietra di paragone resta quello che le persone pensano e credono.”315 (Dumont, 1966: p. 56)

Nelle interviste con le coppie comunitarie sono affiorati cinque temi dominanti: i motivi che le hanno spinte a partecipare, il modo in cui hanno vissuto la celebrazione, i problemi emersi, le reazioni di famiglia, casta e villaggio, le aspettative future.

Quasi tutte le coppie hanno detto che la ragione principale della loro adesione è di natura economica. Nirmalkumar, sposatosi nel progetto di Nilakottai, racconta: “Io e mia moglie ci conosciamo sin dall’infanzia: abbiamo quasi la stessa età, giocavamo spesso insieme. Siamo cugini di primo grado, lei è la figlia della sorella di mio padre. I nostri genitori si sono messi d’accordo per il matrimonio cinque anni fa (allora io avevo 16 anni e lei 14), ma non avevano i soldi, così hanno deciso di aspettare. I miei hanno chiesto all’usuraio del villaggio un piccolo prestito, ma lui ha detto che non avrebbe dato nulla finché non avessero estinto quello precedente. Si trattava di quello contratto in occasione del matrimonio di mia sorella. Così hanno rinviato ancora, non c’era altra soluzione.” Kavitha, sua moglie, aggiunge: “Io sono entrata da poco in un Self Help Group. La mia leader, una volta venuta a conoscenza della situazione, ha subito parlato con mia madre e le ha detto che c’era questa opportunità. È stata una grande occasione.”316

La situazione di Nirmalkumar e Kavitha è comune a molte coppie. Alcuni, come nel loro caso, hanno colto un’opportunità attesa da tempo, per altri, invece, è stato il rimedio a un’avversità improvvisa. “Era il mese di novembre” – ricorda Ramu, diventato marito a Kallakurichi – “i miei genitori stavano preparando delle nozze coi fiocchi per me e Sarmugan. Ci saremmo sposati dopo il Pongal.317 Poi sono arrivati dieci giorni di pioggia battente, come non si vedevano da parecchio tempo. La nostra casa sembrava resistente, ma questa volta non ce l’ha fatta.” Ramu si volta dietro di lui, indica un piccolo spiazzo e un ammasso di pietre, poi continua: “È venuta giù tutta e da un giorno all’altro ci siamo trovati senza un posto dove andare ad abitare. Il matrimonio

315 “la pierre de touche demeure ce que les gens pensent et croient.”

316 Dall’intervista alla coppia 4.

317 Cfr. 1.2.3

(27)

è saltato. Un’amica, membro di un Self Help Group, ci ha avvisato dell’opportunità ASSEFA. Sì, va bene, ma avrei preferito il matrimonio che stavano preparando i miei.”318

Nelle due circostanze citate si trattava di matrimoni già programmati: è questo il caso più frequente. Le donne SHG si limitano a fare da tramite e le nozze comunitarie non cambiano in nulla le tradizioni di parentela e residenza delle nuove coppie.

Il ruolo di matchmaker è utile e necessario soprattutto per quelle persone che, rebus sic stantibus, non avrebbero alcuna opportunità di sposarsi. Si trovano in questa situazione gli orfani, i portatori di handicap, le persone vedove. Ponnamal parla di questa complicità tutta al femminile: “Mio marito è orfano, ma ha due sorelle maggiori, entrambe membri di un SHG. Io le conosco perché lavoro nel negozietto di una di loro.

Cercavano un buon partito e pensavano che io potessi essere la persona giusta. Ci siamo messe d’accordo fra di noi e abbiamo pensato che con l’ASSEFA non avremmo speso nulla.”319

Paradossalmente, nonostante i propositi dell’ASSEFA,320 una delle cose che ha facilitato la partecipazione delle famiglie è stata la possibilità di conservare il costume della dote e di eseguire i riti della propria casta o religione, in privato, non appena tornati al villaggio. Proprio Duraiarasan, direttore di progetto a Sankarapuram, afferma:

“La dote qui è un’usanza piuttosto comune. Essa viene elargita soprattutto tramite doni da parte dei genitori della sposa alla figlia. Si tratta di 40, 50, 60 grammi d’oro che saranno conservati in caso di necessità. Noi manteniamo un atteggiamento neutrale sia sulla dote che sui riti privati. Anzi, è proprio questo che ha permesso lo sviluppo del nostro programma.”321

Più della metà delle coppie, coscienti della proibizione legale della dote,322 alla domanda se l’abbiano ricevuta rispondono negativamente. Poi, però, mostrano i regali che la compongono, soprattutto gioielli e utensili per la casa. I pagamenti in denaro e la cessione di proprietà (cidanam) sono piuttosto rari ed è solo in casi di richieste spropositate che l’ASSEFA interviene direttamente. Proprio Duraiarasan rivela che a Sankarapuram una coppia è stata respinta poiché “la famiglia di lui ha chiesto 10mila

318 Dall’intervista alla coppia 14.

319 Dall’intervista alla coppia 10.

320 Cfr. 3.1.2

321 Dall’intervista allo staff ASSEFA di Sankarapuram il 4 marzo 2006.

322 Cfr. 2.3.2

(28)

rupie alla famiglia di lei e i parenti della sposa potenziale si sono lamentati con l’ASSEFA. Per questo, non riuscendo a trovare un accordo, li abbiamo esclusi.”323

La cosa che ha impressionato maggiormente le coppie partecipanti è stata la presenza di un numero di persone molto elevato e di tanti VIP. È quasi un ritornello quello ripetuto da sposi e genitori di ogni progetto. “Il tali” – spiega Babu – “deve essere benedetto da tante persone per diventare sacro. A Chinnasalem ce n’erano quasi 10mila. La presenza di tanti VIP, come Annachi, autorità politiche e religiose, ma anche persone straniere, come te, ha dato prestigio al nostro matrimonio.”324

Solo tre persone, fra tutti gli intervistati, sottolineano gli aspetti comunitari della celebrazione. Una delle attività previste, durante il focus group organizzato a Kallakurichi, riguardava un disegno che esprimesse il proprio pensiero sui matrimoni.325 Thahira, una sposa musulmana, ha disegnato una moschea, un tempio e una chiesa e ha spiegato, dal suo punto di vista, l’importanza di vedere unite le tre religioni.326

Una ragazza, infine, si concentra sul cambiamento che il matrimonio ha portato nella sua vita: “Prima delle nozze ho vissuto l’infanzia, ero nella mia famiglia, a mio agio, ero molto felice. Ora è cambiato tutto, sento le distanze, la mia famiglia non c’è più. Sono contenta per i miei genitori: se avessi dovuto sposarmi individualmente avrebbero pagato tutto loro. Così, invece, hanno risparmiato.”327

I problemi non sono mancati. Su 26 coppie intervistate, 15 si sono lamentate della distanza dai propri genitori. Solo una persona ha espresso il desiderio di avere accanto anche il proprio zio materno, ma diversi avrebbero preferito poter aggiungere alcuni riti alla celebrazione.

Si tratta sempre di questioni organizzative, ma in questo caso devo avvertire nuovamente il lettore. Molto probabilmente, l’aver fatto ricorso sempre a traduttori legati all’ASSEFA non ha permesso alle coppie di esprimere critiche più approfondite.

Le reazioni delle comunità di appartenenza sono state molto diverse. Alcuni hanno ricevuto i complimenti. Sathiya racconta: “Una mia amica mi ha detto che cinque anni fa, quando si è sposata lei, i matrimoni comunitari non esistevano. Sennò anche lei vi avrebbe partecipato.”328 Al contrario, la madre di Kottaisami, riferisce: “Nel nostro villaggio sono cominciati molti pettegolezzi. La gente voleva sapere quanti soldi ci

323 Dall’intervista allo staff ASSEFA di Sankarapuram il 4 marzo 2006.

324 Dall’intervista alla coppia 1.

325 Cfr. introduzione al capitolo.

326 Dal focus group 2.

327 Dall’intervista alla coppia 12.

328 Dall’intervista alla coppia 11.

(29)

avevano dato. Hanno iniziato a dire che avevamo ricevuto 10mila rupie. Le malelingue ci perseguitano.”329 Infine, una coppia dice di essersi pentita del matrimonio comunitario: “Abbiamo capito che pagheremo in futuro questo affronto agli dei della nostra casta.”330

Per quello che concerne le aspettative per gli anni a venire, metà delle persone non attende nulla di particolare dall’ASSEFA, mentre quasi tutte le donne tengono a dire che vogliono almeno due figli.331 Molte spose, durante le interviste effettuate nel mese di luglio e agosto, mostrano orgogliose il segno della loro gravidanza: il pancione.

“Voglio essere una buona donna di casa e una buona madre”,332 conferma Menaha, esprimendo un desiderio comune a tutte le giovani spose.

Fra le altre persone ascoltate, tante sperano in un aiuto economico da parte dell’ASSEFA, tramite un prestito diretto o un Self Help Group. Da questo punto di vista, Durairasan sostiene che “queste nozze sono un grande successo perché circa il 75% delle donne, sposatesi nei primi tre matrimoni comunitari a Sankarapuram, oggi fa parte di un SHG.”333

Infine, è giusto ricordare che alcune persone sono rimaste così entusiaste per l’esperienza, che si offrono volontarie per i prossimi matrimoni comunitari. È il caso di una coppia a Kallakurichi e una a Chinnasalem. Munien, uno dei due mariti in questione, promette: “Abbiamo vissuto questo matrimonio come un vero e proprio festival di paese. Io credo che non avrei potuto immaginare nozze migliori. L’ho già detto al direttore del progetto. Il prossimo anno, se vuole, sono pronto a entrare nell’organizzazione e motivare i giovani del mio villaggio per partecipare in massa ai matrimoni comunitari.”334

329 Dall’intervista alla coppia 3.

330 Questa coppia, già molto restia a parlare, ha chiesto di mantenere l’anonimato. A tal proposito, occorre specificare che le interviste vere e proprie sono state 26, ma gli incontri con le coppie 30. In 4 di questi, per vari motivi, non sono riuscito ad avere una conversazione con la coppia. In un caso erano in ritardo dai campi, in un altro era in ritardo l’autobus che doveva portare me e il traduttore al villaggio, in un caso un lutto aveva colpito improvvisamente la casta dei due sposi per cui nessuno all’interno della famiglia poteva parlare e in quest’ultimo caso le due persone hanno preferito dire poche cose e non concedere una vera intervista.

331 Il governo del Tamil Nadu ha lanciato di recente una potente campagna pubblicitaria, mirata soprattutto alle zone rurali, per il contenimento demografico e per la tutela delle bambine. Essa recita:

“due figli, un maschio e una femmina”. Il 90% delle coppie intervistate ha espresso un desiderio in linea con gli slogan della campagna. E’ chiaro che, in questo caso, non è stato possibile approfondire le reali intenzioni delle persone.

332 Dall’intervista alla coppia 1.

333 Dall’intervista allo staff ASSEFA di Sankarapuram il 4 marzo 2006.

334 Dall’intervista alla coppia 17.

(30)

3.5 SIGNIFICATI

Questo lavoro si è sviluppato sotto le insegne della complessità. Le citazioni che aprivano “Il contesto” erano una palese contraddizione. Nell’introdurre quel capitolo è stato spiegato che difficilmente le scienze sociali sono capaci di una conclusione univoca. Queste ipotesi si riflettono pienamente nell’analisi finale dei matrimoni comunitari.

3.5.1 L’impatto socio-culturale sul territorio

Vi sono cinque categorie concettuali, alle quali si farà riferimento, per spiegare l’impatto socio-culturale di queste nozze.

Visto che l’obiettivo dichiarato degli organizzatori era il miglioramento di alcune situazioni esistenti nelle aree considerate, ci si domanderà chi sono i beneficiari di questa esperienza. I vantaggi saranno suddivisi fra “riscontrabili immediatamente” e

“riscontrabili solo sul lungo periodo”.

I matrimoni comunitari hanno anche un notevole potenziale sociale. Da un lato possono fungere da motore del cambiamento, ma, da un altro, possono rafforzare le strutture esistenti.

Infine, vi sono alcuni elementi culturali che, seppur coinvolti nel processo dei matrimoni comunitari, non hanno subito mutamenti sostanziali.

Abbiamo sottolineato a più riprese la fragilità economica di molte persone residenti nelle campagne indiane e, in particolare, di quelle che hanno partecipato ai matrimoni comunitari. Gli sposi intervistati hanno dichiarato che, se non avessero aderito a questa celebrazione, il loro esborso per le nozze sarebbe variato da un minimo di 5mila (86 € ) a un massimo di 70mila rupie (1.206 € ). La spesa media si aggira attorno alle 25mila rupie (431 € ) e questo dato è confermato anche da alcuni studi in proposito (Mahajan 2004, Bloch e Rao 2002). L’insieme dei progetti ASSEFA ha speso, in media, per tutta l’organizzazione, 6.978 rupie a coppia, con un minimo di 5.729 a Sankarapuram e un massimo di 9.523 a Vriddachalam. Le coppie contribuivano con 500 rupie cadauna, ma hanno ricevuto regali per un valore totale sempre superiore alle

(31)

2.700 rupie. Qui di seguito è possibile constatare il conseguente guadagno netto per coppia.

Tab. 16 Spese dell’organizzazione e guadagni delle coppie

Contributi /

Villaggi Coppie Valuta Spesa totale per progetto

Spesa media per coppia

Guadagno netto per

coppia

Rupie 453.089 6.971 2.898

Chinnasalem 65

Euro 7.984 123 50

Rupie 281.791 7.616 2.929

Thiyagadurgam 37

Euro 4.878 131 51

Rupie 314.039 7.660 2.817

Kallakurichi 41

Euro 5.432 132 49

Rupie 200.000 9.523 3.667

Vriddachalam 21

Euro 3.460 165 63

Rupie 310.132 7.564 2.285

Nilakottai 41

Euro 5.362 131 39

Rupie 618.746 5.729 3.073

Sankarapuram 108

Euro 10.703 99 53

Rupie 194.734 7.113 3.249

Tandrampattu 27

Euro 3.368 125 56

Rupie 2.372.431 6.978 2.988

Totale 340

Euro 41.043 123 52

Loganathan ripete in più circostanze che i matrimoni comunitari sono un’occasione per bring people together. Effettivamente, l’obiettivo cooperativo dell’ASSEFA è raggiunto. Per quello che riguarda le religioni risulta riuscito soprattutto con indù e cristiani, meno con i musulmani. Per quello che riguarda le caste, almeno per un giorno, sono tutti uguali. E’ vero che le comunità più in alto nella scala sociale non hanno partecipato, ma la situazione nei villaggi prevede spesso una netta divisione dei luoghi.335 In questo caso, invece, persone di caste differenti celebrano insieme, condividono lo stesso spazio sacro e mangiano alla stessa tavola.

Tuttavia, ci troviamo d’accordo con l’opinione di chi ritiene che “questi matrimoni hanno attratto un’ampia pubblicità a livello locale e hanno portato un considerevole riconoscimento pubblico agli organizzatori. Il capitale culturale proveniente da un evento di questo genere di eventi beneficia sicuramente molto di più

335 Cfr. 1.2.2, 1.3.2 e 2.1.3

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