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Academic year: 2021

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CONSIDERAZIONI CONCLUSIVE

Con la presente dissertazione, attraverso un excursus storico-evolutivo delle principali tappe percorse dal Credito Cooperativo italiano, si è voluto evidenziare l’emergere di un nuovo “cammino” che ha interessato tale sistema.

I numerosi cambiamenti – legislativi, politici, sociali – intervenuti in ambito internazionale, europeo e a livello domestico hanno dato il via a radicali modifiche nelle strategie dell’industria bancaria, obbligandola ad un riposizionamento e ripensamento delle proprie “coordinate” allo scopo di consolidare, o quantomeno mantenere, i “numeri” ormai acquisiti ed al fine di operare come efficienti global player.

Il sistema bancario italiano si è dovuto scontrare con le sue caratteristiche peculiari di limitata concentrazione ed operatività e con un ritardo nel recepimento delle normative che disciplinano la materia.

Per dare risposte esaurienti al financial deepining, in modo da colmare tale gap, il mondo bancario nazionale ha attuato politiche di aumento dimensionale, addivenendo così alla creazione di un “campione nazionale” in grado di competere con i maggiori partner europei.

Tuttavia, per risolvere i problemi di competitività del nostro sistema creditizio la concentrazione bancaria non è l’unica strada percorribile.

L’esperienza del Credito Cooperativo dimostra che una soluzione alternativa può essere una “integrazione orizzontale” che faccia convivere grandi e piccole-medie aziende, queste ultime considerate l’ossatura imprenditoriale del nostro Paese.

La banca cooperativa ha fatto del suo essere espressione della cultura di un territorio il punto focale su cui costruire la propria strategia di sviluppo. Il “locale” è stato difeso e modernizzato nei suoi significati, trovando soluzioni nella coesione a livello di network di sistema.

Le BCC sono diventate una vera e propria realtà nel sistema finanziario attuale e, in alcuni casi, banche di riferimento di molte aziende e piccole attività imprenditoriali.

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Hanno affrontato i costi economici, gli impatti organizzativi e l’assorbimento di energie indotti dalla “proliferazione” normativa degli ultimi tempi, puntando sulla sussidiarietà e la mutualità di sistema.

Le BCC sono le uniche banche cooperative a mutualità prevalente presenti in Italia, le sole che hanno un obiettivo di impresa economico e sociale insieme, stabilito a livello statutario (art. 2): “La missione delle BCC è quella di favorire i soci e gli appartenenti alle comunità locali nelle operazioni e nei servizi di banca, perseguendo il miglioramento delle condizioni morali, culturali ed economiche degli stessi, (...) nonché la coesione e la crescita responsabile e sostenibile del territorio”.

Questo è quello che viene definito come “lo specifico valore aggiunto del credito cooperativo”.

Le BCC sono degli intermediari particolari, differenti, che si contraddistinguono per caratteristiche quali lo speciale radicamento nel territorio, la fondamentale tradizione mutualistica, nonché l’etica e la solidarietà. Tali principi fanno parte del codice genetico delle imprese cooperative, con la forte peculiarità che risiede nel fatto di aver individuato e sviluppato prassi comportamentali capaci di fondere finalità di carattere economico ed emergenze sociali.

Se all’origine del mutualismo risiedeva la volontà di venirsi incontro e aiutare i propri simili in una società sostanzialmente rurale, oggi le esigenze sono molto cambiate, ma non diminuite. Anzi, è proprio la condizione di perenne insicurezza e di solitudine della nostra epoca che motiva e rileggittima la “funzione” delle BCC. Oggi la solidarietà e il mutualismo si manifestano verso le categorie socialmente più deboli, ma si esprimono anche verso coloro che potrebbero “fare” ma non hanno le risorse economiche necessarie per agire. Anche in Italia, grazie al Credito Cooperativo, il filone del microcredito sta avendo risultati incoraggianti.

Risulta, dunque, sfatata la profezia di chi circoscrive le banche locali ad un ruolo di banca di nicchia.

Gli apprezzabili risultati raggiunti, in termini di quote di mercato, evidenziano la validità di attualizzare la tradizionale formula cooperativa in ragione del mutare

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dei tempi, pur nel riconoscimento della necessarietà dell’iter sin qui seguito dal sistema bancario italiano.

La decisione di non piegarsi al destino d’essere assorbiti da “giganti” bancari per seguire un proprio percorso ha dato per risultato il conseguimento di un vantaggio rispetto ai grandi istituti: l’empatia stabilita con il tessuto economico della comunità circostante permette alle banche locali di disporre di “rapporti” qualitativamente migliori, conferendo alle BCC la possibilità di realizzare maggiori profitti.

Fino a quando le banche mutualistiche manterranno questo stretto rapporto con il territorio di riferimento sarà possibile continuare a ricercare soluzioni innovative in grado di servire al meglio una clientela propensa a “servirsi” da chi conosce per prossimità geografica, anziché da chi può offrire condizioni particolarmente vantaggiose ma risponde a direttive esterne alla comunità e potenzialmente indifferenti, in ultima istanza, alla sopravvivenza di quel territorio. Questo sarà il principale strumento a disposizione delle BCC che, attraverso un ruolo dinamico del brand e dell’identity, andrà necessariamente e adeguatamente comunicato. Tutto ciò per non correre il rischio, nell’immaginario della clientela, di un restringimento ad unicum del servizio finanziario e di una non corretta interpretazione dei punti di forza derivanti dalla propria organizzazione senza cedere a modelli estranei alla “filosofia” del Credito Cooperativo.

Il bilancio tracciato sul network del Credito Cooperativo presenta, come quasi sempre accade, luci ed ombre, risultati positivi ma anche sfide da fronteggiare.

Se da un lato negli ultimi anni le BCC hanno registrato un rilevante sviluppo operativo e dimensionale, sono diminuiti i fattori di anomalia, si è accresciuto il sostegno al tessuto produttivo locale denotando un’apprezzabile attitudine alla continuità del supporto alle piccole e medie imprese, si sono evolute le strutture di gruppo e si sono ampliati i campi di intervento nel sostegno organizzativo e produttivo degli intermediari, dall’altro permane la difficoltà di assicurare una conduzione unitaria e condivisa delle iniziative di sistema e stenta altresì ad affermarsi una visione strategica.

La limitata dimensione degli intermediari e la complessità del contesto esterno rendono opportuno che le BCC sfruttino le sinergie e le economie di costo

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derivanti dall’appartenenza a un network. Le strutture di coordinamento, in una logica di gruppo, devono corrispondere a queste esigenze garantendo un diverso e più pregnante ruolo di indirizzo, di gestione e di controllo delle componenti associative e produttive.

Le principali sfide che le BCC dovranno affrontare per il loro sviluppo riguarderanno: la concorrenza sul mercato del credito, il contenimento e la flessibilità dei costi, nonché l’ampliamento delle fonti di ricavo.

Per far fronte a queste sfide la risorsa fondamentale delle BCC è la qualità del capitale umano, su cui sta investendo.

Il Credito Cooperativo deve accrescere al suo interno competenze, professionalità e capacità imprenditoriali di elevato livello; il perseguimento degli obiettivi definiti dalla forma cooperativa e il sostegno alle comunità locali devono coniugarsi a rigorosi modelli di gestione aziendale, lungimiranza nelle scelte di investimento, volontà di innovare e crescere.

La capacità di chiedere-pretendere dal sistema supporti e assistenza adeguati a sostenere la crescita qualitativa e dei volumi dovrà entrare a far parte di una nuova consapevolezza di appartenenza ad una dimensione di rete, oggi irrinunciabile per lo sviluppo della Categoria.

Le BCC sapranno resistere e fronteggiare con successo il confronto con i grandi colossi se continueranno e miglioreranno il rapporto con le strutture economiche locali, innovando i modelli di intermediazione del passato, offrendo servizi finanziari alla clientela locale ed in particolare alle imprese, adattandoli alle nuove esigenze, rimodulando la qualità dei loro prodotti e la loro efficienza, che va sganciata dalle pressioni politiche locali alle quali sono sempre state soggette, a causa anche della loro dimensione ridotta.

Non va poi trascurato il processo di trasformazione del “modo” di fare banca, in cui sempre più spazio viene dato alle innovazioni tecnologiche. Pur nella consapevolezza che il sistema bancario tradizionale conserverà un ruolo centrale, le banche cooperative non devono sottovalutare questo processo evolutivo, ma devono rivalutare via via il proprio ruolo, divenendo intermediari locali tra la nuove esigenze globali e le aspettative della piccola azienda locale e del cliente medio. Il “localismo” non deve rimanere chiuso in se stesso, ma va costantemente

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rielaborato e spinto verso una dimensione aperta al globale, verso la quale le imprese vanno guidate.

Oggi il Credito Cooperativo italiano è chiamato ad assumere importanti scelte strategiche per garantirsi solide fondamenta; tuttavia, nel costruire il nuovo edificio della cooperazione di credito del Terzo Millennio, non deve dimenticare di conservare le due colonne portanti del Movimento: la mutualità e la democrazia cooperativa. Queste due essenziali caratteristiche non devono essere viste come una pesante eredità lasciata dai suoi padri fondatori, ma come un vantaggio competitivo, radicato nel passato e proiettato nel futuro.

È questo un passaggio chiave nella linea evolutiva del credito cooperativo, la strada per rafforzare le singole banche, consolidare il sistema nel suo complesso, contribuire al benessere delle collettività locali e concorrere alla necessaria ripresa della nostra economia.

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RINGRAZIAMENTI

Giunta al termine di questo elaborato, vorrei esprimere la mia riconoscenza:

• al Prof. Roberto Caparvi, Università degli Studi di Pisa, il mio “maestro”, al quale voglio manifestare la mia gratitudine ed il mio affetto per il sostegno e gli insegnamenti non solo accademici ricevuti, e per tutti i sorrisi che ha saputo regalarmi in questi anni di università; • alla Prof.ssa Giuliana Birindelli, Università degli Studi del Molise, che ho avuto modo di apprezzare non solo nel ruolo di tutor della presente tesi di dottorato, ma anche nel trascorso, per la sua disponibilità, esperienza e professionalità;

• al Dott. Juan Sergio Lopez, Settore Studi e Ricerche, Federazione Italiana delle banche di Credito Cooperativo (Roma), per la sua collaborazione e gentilezza nel fornirmi i dati indicati nella trattazione. Decisamente istruttivi e chiarificatori si sono rilevati i contatti con lui intrattenuti.

A tutti loro vanno i miei più sentiti ringraziamenti. Q

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