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CAPITOLO III COMMENTO LINGUISTICO ALLA TRADUZIONE E SCELTE TRADUTTIVE

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Academic year: 2021

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CAPITOLO III

COMMENTO LINGUISTICO ALLA TRADUZIONE E SCELTE TRADUTTIVE

Secondo lo scrittore Umberto Eco, tradurre significherebbe dire la stessa cosa in un’altra lingua. Ma, specifica Eco, si hanno molti problemi nel “dire la stessa cosa” e bisognerebbe quindi cercare di capire come dire “quasi” la stessa cosa, procedimento che si pone all’insegna della negoziazione, in base al quale per ottenere qualcosa si rinuncia a qualcos’altro. La traduzione è una delle forme di interpretazione che dovrebbe sempre mirare a ritrovare l’intenzione del testo, cioè quello che il testo dice, in rapporto alla lingua di partenza e al suo contesto culturale.

Tradurre, sempre secondo Eco, vuol dire capire il sistema interno e la struttura di un testo in una lingua e ricostruire un doppio sistema testuale che produca effetti analoghi nel lettore d’arrivo, sul piano semantico, sintattico e stilistico. 1

Il testo letterario è dotato di un alto grado di polisemia, fa emergere legami semantici ai livelli fonologico e grammaticale, attraverso lo stile individuale di

1

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scrittura di un singolo autore e la sua visione del mondo. Per questo, il traduttore, dinanzi a un testo letterario, dovrà tentare di riprodurre il senso originario nel testo d’arrivo.

A differenza dei testi tecnici e scientifici, il testo letterario è instabile, soggetto a molte interpretazioni, a seconda del periodo, del pensiero corrente, delle culture e dei lettori. Ogni atto linguistico, infatti, è determinato in maniera spaziale e temporale; ogni testo appartiene a un determinato periodo storico che ne determina l’interpretazione.

Nell’affrontare la traduzione delle short stories di Michael Connelly ho dovuto tener conto di tutti questi aspetti. Ho adottato approcci diversi nella traduzione, in base alle necessità imposte di volta in volta dal testo di partenza. La proposta di traduzione rispetta i principi fondamentali che regolano la traduzione di un testo letterario, come ad esempio il principio di equivalenza, alternando quindi una traduzione letterale a una resa più libera, cercando comunque di restare ancorata al senso del testo di partenza, riproducendo il più possibile il suo andamento discorsivo.

Stile e registro

Innanzitutto ho tenuto conto dello stile dell’autore. Lo stile, in letteratura, è un insieme di tratti formali che caratterizza il linguaggio di un autore, di un’opera, di un genere letterario e che risulta da una scelta consapevole che si allontana dall’uso e dalla norma corrente.

Connelly fa raramente uso di periodi molto lunghi; al contrario preferisce frasi molto brevi e concise, separate da punti fermi che danno al racconto un

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ritmo veloce e la sensazione di suspense tipica del genere a cui appartengono i racconti, cioè il thriller. Nella traduzione, ho in genere mantenuto questo suo stile conciso, tranne in un caso. Nell’esempio che segue ho preferito legare tra loro le frasi, spezzando così il ritmo serrato del periodo, per descrivere meglio la scena del crimine agli occhi del lettore italiano. Ho sottolineato, inoltre, il fatto che la mano destra dell’uomo non è coperta da guanti, eliminando quindi l’avversativa “while the left hand was” che in italiano poteva risultare ripetitiva.

TP2: […]Bosch moved around Braxton and over to the area behind the glass

jewelry counter. Sprawled on the floor in this close space was the body. He was a white man dressed head to toe in black. All except for the right hand. It was not wearing a glove, while the left hand was. Bosch crouched like a baseball catcher next to the body and studied it without touching anything. A knit ski mask had been pulled down over the face. There were openings for the eyes and mouth. Bosch noted that the eyes were open and the lips were pulled back despite the teeth being closed together tightly. He spoke without looking up.

TA3: […] Bosch si spostò intorno a Braxton e oltre, verso la vetrinetta dei gioielli,

dove disteso sul pavimento in quello spazio ristretto giaceva il corpo. Era un uomo bianco, vestito di nero dalla testa ai piedi, tutto, tranne la mano destra che non indossava il guanto. Bosch si accovacciò vicino al corpo – come un ricevitore di baseball – e lo studiò senza toccare niente. Un passamontagna sul viso, con solo i fori per gli occhi e la bocca. Bosch notò che gli occhi erano aperti e le labbra tirate nonostante i denti fossero chiusi saldamente. Parlò senza alzare lo sguardo. (da Christmas Even)

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Testo di Partenza.

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Secondo il linguista Berruto, nella situazione comunicativa il grado di formalità e la relazione tra gli interlocutori sono i fattori dominanti del registro, quelli che precisano la varietà diafasica. 4

Ho individuato nel testo diversi tipi di registro. Da una parte abbiamo un registro medio, con l’utilizzo di termini di uso comune, ma poco familiari. D’altra parte, è presente anche un registro informale in cui utilizza espressioni di tipo familiari e colloquiali.

In tutti i racconti presi in esame riscontriamo una buona componente dialogica, che può creare problemi al traduttore per quanto riguarda la scelta del pronome allocutivo. Gli allocutivi sono i pronomi che si usano per rivolgere la parola a qualcuno e si dividono in: naturali, usati nei rapporti paritari; e di cortesia, usati nei rapporti gerarchici5. Attraverso la scelta dell’allocutivo chi parla segnala la propria valutazione sul rapporto di ruolo che esiste fra lui e l’interlocutore, sul ruolo sociale e sul grado di formalità della situazione.6

Il problema non si pone in inglese, in quanto si usa sempre you, sia nei rapporti formali, sia in quelli informali.

Ho deciso quindi di usare l’allocutivo “lei” nel caso degli interrogatori, delle interviste ai testimoni e della conversazione che, nel primo racconto, Bosch intrattiene con il musicista Quentin McKinzie, mentre ho optato per il “tu” nei dialoghi tra colleghi, in quanto esiste un rapporto paritario. Ho inoltre scelto questo pronome in un momento specifico del racconto Father’s Day: durante

4

G. Berruto, Sociolinguistica dell’italiano contemporaneo, Carocci, Roma, 1987.

5www.treccani.it ultimo accesso 17/09/2014. 6

A. Sobrero (a cura di), Introduzione all’italiano contemporaneo – Le strutture, Editori Laterza, 1993.

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l’interrogatorio Bosch cerca di incalzare il signor Helton per spingerlo a confessare il delitto e ho quindi scelto di passare dal “lei”, usato durante tutto l’interrogatorio per mantenere la distanza tra detective e indagato, al “tu” per sottolineare l’ approccio diretto di Bosch per ottenere una confessione:

TP: […]“You left him there and you knew what was going to happen. You

planned it. That’s why you didn’t bother running ads for a new nanny. You knew you weren’t going to need one”

TA: […]«Lo hai lasciato lì e sapevi cosa sarebbe successo. L’hai pianificato. Per

questo non ti eri disturbato di aggiungere inserzioni per una nuova babysitter. Sapevi che non avresti più avuto bisogno»

È presente, inoltre, un tipo di registro che si potrebbe definire semplificato: il Foreigner Talk7. I suoi tratti salienti sono: un’elocuzione rallentata e spesso innaturale, riduzioni morfosintattiche come l’omissione dell’articolo, l’uso di infinito e participio passato e di frasi brevi. Di seguito riporto un esempio di questo tipo di registro:

TP: […]“I don’t know this”, he said. “I come to shop, unlock, he is dead right

here”

[…]“I don’t understand, I tol’ you truth. I tol’ you truth”… “No, I tol’ everything” “I have attorney now”, he said. “Please, I have attorney now”

TA: […]«Io non so», disse. «Io arrivato in negozio, aperto, lui morto proprio lì»

[…]«Non capisco. Vi ho detto verità. Vi ho detto verità» …«No, ho detto tutto» «Voglio avvocato ora», disse. «Per favore, avvocato ora»

7

C.A. Ferguson, Toward a characterization of English Foreigner Talk, in Anthropological Linguistics, Vol.17, n.1 (gennaio 1975).

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In questa frase a parlare è Servan, un immigrato russo, proprietario del banco dei pegni, che vive negli Stati Uniti da pochi anni e ha ancora un accento molto marcato, oltre a parlare un inglese sgrammaticato. Nella traduzione ho pensato di rendere questa sua caratterizzazione con un italiano altrettanto sgrammaticato e con un accento marcato, poiché presentano la stessa quantità di tratti marcati.

Morfosintassi

All’interno della grammatica generativa, il linguista Chomsky, per comparare i diversi sistemi linguistici, delinea la teoria dei principi e dei parametri, secondo cui la conoscenza sintattica di un individuo è modellata tramite due meccanismi formali: un insieme di principi fondamentali che sono comuni a tutte le lingue; e un insieme finito di parametri che determinano la varietà sintattica tra le lingue.

Al principio universale, che stabilisce che tutte le frasi hanno un soggetto è legato il ‘parametro del Pro-drop’, o della facoltatività del pronome soggetto, che distingue tra lingue a soggetto pronominale obbligatorio e a esile morfologia verbale come l’inglese (lingua non Pro-drop) e lingue a soggetto pronominale facoltativo, recuperabile dalla morfologia come l’italiano.8

Essendo l’italiano una lingua pro-drop, tutti i pronomi personali sono stati eleminati, se non in casi in cui erano necessari a esprimere un focus contrastivo,

TP: […]He left the room and went back to the homicide table. He sat down and

picked up the saxophone again. He like handling it, the feel and weight of it in his grasp.

8

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TA: […]Uscì dalla stanza e tornò alla scrivania. Si sedette e riprese il sassofono.

Gli piaceva toccarlo, sentirne il peso tra le mani. (da Christmas Even)

TP: “She wanted more, she wanted something permanent,” Eckersly said. “Christ,

she was fifteen year older than me. She was just a patrol pal, that’s what we called them. But then she got the wrong idea about things and when I had to set her straight she said she was going to make a complaint about me. She was going to the captain. I was married back then. I couldn’t…”

TA: «Lei voleva qualcosa di più, qualcosa di permanente», disse Eckersly.

«Cristo, aveva quindici anni più di me. Era solo una compagna di pattuglia, così le chiamavamo. Ma poi si fece un’idea sbagliata delle cose e quando volli mettere le cose in chiaro disse che avrebbe sporto denuncia. Aveva intenzione di andare dal capitano. Allora ero sposato. Non potevo…»

(da Angle of Investigation)

In un caso specifico, ho deciso di esplicitare il pronome personale per far capire chi stava parlando:

TP: “The office manager”

“And what did he say?” “It’s a lady. She said..”

TA: «Con il capoufficio»

«E lui cosa ti ha detto?» «È una donna. Ha detto..»

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Qui a parlare sono i detective Bosch e Ferras. Quest’ultimo sta raccontando al collega di aver parlato con il capoufficio del padre del bambino. Nel TP Bosch chiede al collega: “And what did he say?”, riferendosi al capoufficio, supponendo fosse un uomo, e Ferras risponde: “It’s a lady”. Nel TA, ho deciso di esplicitare il pronome “lui” proprio per dare un senso alla risposta del collega “è una donna” .

Un altro esempio di principio è quello che stabilisce come i singoli componenti della frase si organizzano in unità sintattiche via via più grandi, cioè in sintagmi. Il parametro associato a questo principio è il ‘parametro dell’ordine’, che stabilisce l’ordine relativo del verbo lessicale (V) e dei suoi complementi (O) all’interno del sintagma verbale. Entrambe le lingue, italiano e inglese, seguono lo stesso ordine VO, ma il sistema inglese è più rigido rispetto all’italiano.9

In alcuni casi, data la flessibilità dell’italiano, ho preferito cambiare l’ordine degli elementi della frase per una più fluida comprensione. In un passo di Father’s Day, Bosch decide di fare condurre, per la prima volta, un interrogatorio formale al giovane collega Ferras:

TP: […]It was a big moment. Bosch was more than twenty-five years ahead of

Ferras on the job. He was the mentor and Ferras was the student. So far in their fledgling partnership, Bosch had not let Ferras conduct a formal interview.

TA: […]Era un gran momento. Bosch aveva venticinque anni di esperienza più di

Ferras. Lui era il mentore e Ferras lo studente. Da quando era iniziata la loro collaborazione, Bosch non l’aveva mai lasciato condurre un interrogatorio formale perché inesperto.

9

(9)

Nella frase originale l’aggettivo “fledgling” era riferito al sostantivo “partnership” per evidenziare una collaborazione iniziata da poco. Nella traduzione ho scelto di legare l’aggettivo a Ferras, rimarcando che non gli era mai stato permesso di condurre un interrogatorio per la sua personale inesperienza.

Nella frase del TP “The object in the water shifted its delicate balance and turned over”, contenuta nel racconto Angle of investigation, ci troviamo di fronte alla descrizione della scena del crimine. Il detective Eckersly ha appena immerso il manganello nella vasca da bagno per controllare i due cadaveri. Ho deciso di cambiare l’ordine degli elementi della frase e di esplicitare “the object” con il termine “manganello” per rendere la descrizione più armoniosa e di facile comprensione, traducendo quindi così: “Il manganello ruppe il fragile equilibrio e la figura in acqua si capovolse”.

L’inglese segnala attraverso il possessivo la relazione di appartenenza, mentre l’italiano ricorre all’articolo indeterminativo o determinativo. I possessivi inglesi, sia aggettivi che pronomi, specificano l’identità del possessore. La principale asimmetria col sistema italiano si rileva nell’uso del possessivo con le parti del corpo10:

TP: Helton brought his hands up into sight but only to hold them across his face

to hide his eyes.

TA: Helton riportò le mani in vista ma solo per portarle sul viso per nascondere

gli occhi.

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(da Father’s Day)

TP: Nikolai Servan opened his eyes the moment Bosch came through the door.

Bosch put the piece of paper he carried down on the table and took the seat across from Servan, folding his arms and putting his elbows on the table in almost a mirror image.

TA: Nikolai Servan aprì gli occhi nel momento in cui Bosch entrò. Bosch posò

sul tavolo il foglio che portava, si sedette di fronte a Servan, incrociò le braccia e poggiò i gomiti sul tavolo, quasi come un’immagine allo specchio.

(da Christmas Even)

Per quanto riguarda i tempi verbali, nel TP si fa largo uso del present simple nei dialoghi, e del simple past. Quest’ultimo può svolgere, nei contesti adeguati, le funzioni del passato remoto, del passato prossimo e dell’imperfetto italiani. Il simple past, inoltre, può essere utilizzato per riferirsi a eventi di cui si conosce l’esatta collocazione nel passato, indipendentemente dalla lontananza rispetto al momento di enunciazione.11 Nella traduzione ho ritenuto necessario cambiare alcuni tempi, utilizzando, per esempio, il passato remoto per le azioni svolte da Bosch e per introdurre il discorso diretto, mentre, ho optato per l’imperfetto per le descrizioni dei luoghi e delle persone. Nell’esempio che segue, ho scelto di rendere alcuni dei simple past del TP con dei trapassati prossimi per sottolineare l’anteriorità temporale rispetto al momento indicato dai due verbi della frase principale “lesse” e “notò”:

11

M. Bertuccelli Papi, Linguistica contrastiva inglese-italiano per la traduzione, ICoN, 2002.

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TP: […]He read the summary and found it mirrored the summary in the first

burglary report; the burglar or burglars broke through the rear door, opened the display case and took all of the high-price valuables.

TA: […]Lesse il riassunto e notò delle similitudini con la prima rapina; il ladro o I

ladri avevano fatto irruzione dalla porta sul retro, avevano aperto la vetrina e avevano preso tutti gli oggetti di valore.

Lessico e frasi idiomatiche

Dal punto di vista lessicale, nel testo sono presenti molti termini tecnici e acronimi, tipici del linguaggio poliziesco, oltre che molte parole che appartengono allo slang statunitense.

Sigle

L’uso delle sigle è un fenomeno oggi in grande espansione, sia in italiano che in altre lingue, e rappresenta un terreno in cui si concentrano dubbi di diverso genere. Oltre ad essere un punto critico del rapporto tra italiano e inglese, il loro utilizzo suscita spesso dubbi in merito al loro adeguato inserimento nella morfosintassi della frase e incertezze nella decodifica. Con il termine ‘acronimo’ si indicano sia le sigle vere e proprie (ossia la sequenza delle lettere iniziali di una serie di nomi, enti, ditte o termini scientifici), sia le parole composte che si ottengono mettendo in sequenza più di una lettera delle parole abbreviate.12

Ho deciso di adattare le sigle, laddove possibile, all’italiano. Si tratta di sigle come “LAPD” che si riferisce al Los Angeles Police Department, che ho inizialmente tradotto con “Dipartimento di Polizia di Los Angeles” e poi

12

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successivamente lasciato come sigla in inglese. Ho cercato così di spiegare al lettore il significato della sigla, introducendolo così nel mondo di sigle del poliziesco americano. In altri casi, ho tradotto le sigle “ME” (Medical Examiner) e “SID” (Scientific Investigation Division) rispettivamente con “medico legale” e “scientifica”, in quanto sono reparti in uso anche in Italia; mentre, ho deciso di tradurre “V-fib” (Ventricular Fibrillation), “BT” (Body Temperature) e “ER” (Emergency Room) con dei termini italiani equivalenti, appartenenti al campo medico: “fibrillazione ventricolare”, “temperatura corporea” e “pronto soccorso”. L’acronimo “NCIC”, che sta per National Crime Index Computer, non è stato modificato poiché non esiste un equivalente in italiano.

Ho trovato particolarmente difficoltoso la traduzione di tre sigle.

La prima, “B and Es”, è presente nel racconto Christmas Even: inizialmente mi aveva creato problemi di comprensione del termine stesso. Ho fatto ricerche approfondite scoprendo che la sigla sta per “Breaking and Entering” (B&E), ossia due momenti che costituiscono una rapina. Nella sigla è presente il suffisso inglese “-s” che indica il plurale, ho quindi deciso di renderla direttamente con il termine “rapine”:

TP: “When we get in, can you pull the reports on the three prior B and Es at

Three Kings?

TA: «Quando entriamo, puoi prendere I verbali delle tre precedenti rapine al

Three Kings?»

La seconda sigla problematica, contenuta in Father’s Day, è “PPG” (“We’re PPG’s top-volume team”): le ricerche mi hanno condotto al nome di un’azienda statunitense che si occupa della vendita immobiliare. La sigla sta per

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“Premier Property Group” e ho deciso di lasciarla così com’è senza la traduzione, ma solo con la spiegazione in inglese: «Siamo la squadra col fatturato più alto della PPG (Premier Property Group)».

Infine, la sigla “DB” che sta per “Dead Body”, mi aveva dato problemi in particolare in una frase del racconto Angle of Investigation: (TP:“We’ve got a DB in there”. Bosch nodded. He assumed DB meant dead body). Nel TP, l’autore ripete due volte la sigla e poi la spiega, ma poiché in italiano non esiste una sigla che indichi il termine cadavere, ho deciso di tradurre il primo “DB” semplicemente con “corpo”, ho eliminato il secondo e ho reso infine “dead body” con “cadavere”, mantenendo comunque il senso originario della frase: TA: «Qui abbiamo un corpo». Bosch annuì e suppose che si trattasse di un cadavere.

Tecnicismi

Anche per quanto riguarda i tecnicismi ho deciso di adattarli. Per espressioni come “criminal methods” e “post-mortem lividity”, ho scelto di utilizzare le espressioni latine modus operandi e livor mortis in quanto il lettore italiano medio è in grado di riconoscerle nel contesto scientifico.

Nella frase: “We did what we could but the best thing was just to ice him and transport him…”, il verbo “to ice” non poteva essere tradotto letteralmente con “congelare” perché non avrebbe avuto senso, quindi ho utilizzato la locuzione “far abbassare la temperature”, traducendo così con: «Abbiamo fatto quel che potevamo, ma la cosa migliore era cercare di far abbassare la temperatura, trasportarlo…».

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Nel terzo racconto, il protagonista si ritrova a leggere un “murder book”. Con questa espressione ci si riferisce ai fascicoli sui casi d’omicidio, che includono le fotografie della scena del crimine e delle prove, i verbali dell’autopsia e della scientifica, le note degli investigatori e le interviste ai testimoni e quindi ho optato per “fascicoli del caso”.

Ho scelto, infine, di lasciare in inglese l’espressione “cold hit” in quanto viene spiegata subito prima nella frase, con il termine “corrispondenza” e viene anche specificato che si tratta di un’espressione gergale poliziesca:

TP: The jackpot payoff was a match, a cold hit in police parlance.

TA: La vincita del jackpot era una corrispondenza, una cold hit nel gergo

poliziesco.

Slang

Nel testo sono presenti alcune parole appartenenti allo slang: slickback, juice, pros, dicks e boot. Negli Stati Uniti la parola slickback è usata per indicare un tipo di macchina della polizia; juice è un termine usato dagli elettricisti per indicare la corrente elettrica; la parola pro(s) sta per professional e indica un “esperto” o “professionista” in un determinato lavoro: ho deciso di renderlo con una parola più generica come “medici”, la cui pluralità è data la presenza del suffisso “-s”; l’appellativo dick(s), secondo la definizione dell’ Urban Dictionary, oltre a indicare l’organo genitale maschile o ‘a stupid person’, è uno slang usato negli USA per riferirsi a un detective o a un private eye13, anche qui è presente il suffisso “-s” indicante il plurale; nel caso di boot, che sta a indicare una

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«1) Male reproductive organ, 2) Private eye or detective, 3) A stupid person»

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“recluta”, ossia qualcuno con poca esperienza lavorativa in un determinato campo, ho preferito tradurre con l’equivalente slang “novellino”.

Ho riscontrato inoltre, la presenza di diverse unità di misura, tra cui temperature, altezze, lunghezze, distanze e valuta. Nel caso delle temperature, delle altezze e delle lunghezze ho optato per una conversione nel sistema decimale italiano, arrotondando sia per eccesso che per difetto; mentre, ho preferito lasciare la valuta e la distanza secondo il sistema americano, poiché il lettore è ormai abituato a sentirne parlare.

Ho infine preferito adattare i nomi dei vari reparti della polizia americana traducendo quindi: “Hollywood Division”, “Wilshire Division” e “Open-Unsolved Unit” rispettivamente con “Divisione Hollywood”, “Divisione Wilshire” e “Unità Casi Irrisolti”.

Nel passaggio dal TP al TA alcune espressioni idiomatiche sono state modificate e adattate al sistema culturale italiano. Tra i due testi, originale e tradotto, si stabiliscono delle equivalenze che garantiscono la traduzione del messaggio tramite l’uso di costrutti differenti da quelli dell’originale, dal punto di vista della forma, ma comunque in grado di dare al lettore lo stesso effetto:

TP: Knowing that the instrument could produce a sound that echoed all the

sadness and hope of humanity gave him pause

TA: Sapere che lo strumento poteva produrre suoni che riecheggiavano tutte le

incertezze e le speranze dell’umanità lo sconcertavano (da Christmas Even)

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L’espressione “give pause” evidenzia l’esitazione e l’incertezza. In questo caso ho voluto tradurlo con “lo sconcertava”, nel senso di turbare, disorientare;

TP: “About quarter to ten. I got the calls from the other realtor at about nine

thirty. The buyer was playing hardball”

L’espressione “play hardball” viene usata nell’ambito delle trattative e significa “fare il gioco duro”. È un tipo di tattica di negoziazione, in questo caso nel campo della vendita immobiliare. Ho quindi tradotto con:

TA: «Circa le 9.45. Ho ricevuto la chiamata dall’altro agente immobiliare circa

alle 9.30. L’acquirente stava giocando duro…»

TP: “Hold your horses, Kiz” TP: «Aspetta un attimo, Kiz»

L’espressione “hold your horses” sta a significare “hold on” o “wait”, cioè “aspetta”. Si pensa che la frase abbia origine negli USA nel XIX secolo ed è storicamente connessa ai cavalli da corsa.

Riferimenti culturali

Uno dei principali problemi nella traduzione di un testo letterario è rappresentato dalla trasposizione della diversità culturale. La lingua e la cultura di un determinato paese hanno un rapporto strettamente dipendente ed è impossibile parlare di traduzione senza considerare il legame esistente tra le due. Esistono molti termini ricchi di connotazioni culturali e locali, che raramente hanno un corrispettivo nella lingua d’arrivo e possono risultare intraducibili.

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Nel tradurre questi racconti ho dovuto tener conto dei vari riferimenti alla cultura d’appartenenza del testo, cioè quella statunitense.

In Christmas Even, ne ho trovati tre di particolare interesse. Il primo, quello più difficile da rendere nel testo di arrivo, è legato all’espressione “deck the halls”, che si trova all’inizio di un dialogo tra i detective Bosch e Braxton:

TP: […]“Merry Christmas, Brax”, Bosch said. “What we got?”

“Deck the halls, Harry,” Braxton said. “We’ve got one less burglar in the world. And that makes Christmas a good one for me already”

“Deck the halls” è il verso di una canzone natalizia tipica degli Stati Uniti. Letteralmente significa “addobba i saloni” e ha una connotazione positiva, di festa. Erano due le traduzioni possibili: da un lato si poteva tradurre l’espressione trovando una canzone natalizia equivalente nella cultura italiana che potesse avere la stessa connotazione; dall’altro scegliere una resa più libera. Poiché le canzoni natalizie italiane sono tutte di natura religiosa, non adatte al contesto, ho deciso per la seconda opzione, cioè una resa più libera, traducendo quindi:

TA:[…]«Buon Natale, Brax», disse Bosch. «Cosa abbiamo?»

«Buon Natale anche a te, Harry», rispose Braxton. «Abbiamo un ladro in meno nel mondo. E questo per me è già un buon Natale.»

Il secondo riferimento culturale del primo racconto è una citazione di un processo realmente accaduto negli USA. Si tratta del processo a O.J. Simpson, ex giocatore di football e attore statunitense, accusato, negli anni novanta, di aver ucciso la sua ex moglie e un suo amico. La frase fu pronunciata dal suo avvocato, Johnnie Cochran, durante il processo, e si riferiva ai guanti insanguinati trovati

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sulla scena del crimine e fatti indossare a Simpson dall’accusa per confermare la colpevolezza, guanti che però si rivelarono troppo stretti per le sue mani. Ho deciso di riportare la citazione così come l’ho trovata tradotta. Mentre per il lettore di partenza il collegamento al caso può risultare immediato, ciò non avviene per il lettore italiano e per questa ragione ho aggiunto il cognome Simpson:

TP:[…]“If it does not fit, you must acquit,” said Edgar.

Bosch looked at him.

“Johnnie Cochran,” Edgar said. “You know, the O.J. gloves.”

TA:[…]«Se non calzano, dovete assolverlo», disse Edgar.

Bosch lo guardò.

«Jonnie Cochran», disse Edgar. «Sai, i guanti di O.J. Simpson.»

Nel primo racconto si fa inoltre riferimento a una canzone: Auld Lang Syne. Originariamente era una poesia dello scozzese Robert Burns, scritta in un dialetto chiamato Lowland Scots, parlato in Scozia alla fine del XVII secolo. È diventata una canzone cantata soprattutto la notte di capodanno per dire addio al vecchio anno oppure in occasione di congedi, separazioni e addii. Nonostante in Italia sia conosciuta come il Valzer delle candele ho preferito mantenere il titolo originale, perché non avrebbe comunque creato difficoltà nel lettore.

In Father’s Day si fa solamente riferimento al Santa Ana, un vento secco, caldo e polveroso, tipico del sudovest della California.

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Nell’ultimo racconto ci sono tre riferimenti assai significativi. Il primo è il riferimento a Charles Manson, cantautore e musicista statunitense, famoso per essere stato il mandante di uno dei più efferati omicidi della storia degli USA. All’inizio del racconto troviamo un flashback: ci troviamo nel ’72, quattro anni dopo gli omicidi di Manson e la sua banda che, come dice Bosch, ha cambiato molto la città e per questo la gente che vive sulla costa atlantica ha ancora paura. Si fa inoltre riferimento alla canzone dei Beatles Helter Skelter. L’espressione inglese indica i grandi scivoli a forma elicoidale dei luna park e fu interpretata da Manson come “arrivo del caos” e “fine del mondo”.

L’altro riferimento significativo è il Miranda Warning. È l’avviso dato negli USA dalla polizia ai rei sospetti sotto custodia cautelare prima che gli siano rivolte domande relative al compimento di un reato. Un’affermazione incriminante di un soggetto, rilasciata prima della lettura del Miranda Warning, non può costituire prova a suo carico. Nella traduzione ho deciso di mantenerla poiché, non solo Connelly afferma che il detective legge i diritti al sospettato ma, ne specifica la lettura da un foglietto di carta che chiama appunto Miranda Warning e ho preferito non recare un torto all’autore omettendolo.

L’ultimo riferimento è l’espressione back east. Si tratta di un appellativo usato dagli abitanti statunitensi che vivono ad ovest per indicare coloro che vivono sulla costa atlantica. Nel racconto assume una connotazione negativa, di presa in giro.

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Infine per quanto riguarda i titoli dei racconti ho adottato approcci diversi. Ho deciso di tradurre letteralmente il titolo del secondo racconto: Father’s Day in Festa del papà.

L’ultimo racconto, intitolato Angle of Investigation, ho preferito tradurlo con Casi irrisolti, che si riferisce alla sezione di polizia a cui appartiene Bosch in questa storia.

Con il titolo del primo racconto Christmas Even, ritengo che l’autore abbia voluto fare un gioco di parole, tra “Christmas Eve” cioè “Vigilia di Natale”, e l’uso dell’avverbio “even” che qui potrebbe essere tradotto con “Perfino a Natale”. In italiano questo gioco di parole non avrebbe funzionato allo stesso modo, quindi ho optato per un altro tipo di scelta, focalizzandomi sul ritrovamento del sassofono che scatena in Bosch determinati ricordi di un periodo particolare della sua vita; per questo l’ho tradotto con Il sax dei ricordi.

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