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Centro culturale BASE negli spazi ex Ansaldo a Milano

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Academic year: 2021

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Centro culturale BASE

negli spazi ex Ansaldo a Milano

Un’opera aperta come occasione per riflettere sul significato

e le forme delle nuove istituzioni culturali

BASE Cultural Centre

in the former Ansaldo factory in Milan

An open project as an opportunity to reflect on the

meaning and forms of new cultural institutions

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L’

intervento all’interno dello spazio dell’ex-Ansaldo

propone una riflessione contemporanea sul significato e la forma delle nuove istituzioni culturali: in particolare si confronta con un ampio edificio e si relaziona a esso come “opera aperta”, non bloccato in un’unica forma bensì al servizio della flessibilità dei programmi e delle diverse attività, predisposto per ospitare molteplici scenari. Il progetto vuole realizzare una sorta di palinsesto nel quale si muovono le attività, le persone e i loro processi: esso ha in tal senso l’obiettivo di rendere l’edificio radicalmente pubblico e chiaro, non solo nell’interpretazione del programma ma anche e soprattutto nella sua concezione spaziale. Il progetto definisce una serie di forme stabili che, insieme allo spazio proprio dell’edificio caratterizzato dalla ripetizione della struttura, rappresentino l’invariante rispetto alle attività continuamente diverse che si svolgono al suo interno.

L’intervento consiste nel “levare”, nel togliere anziché aggiungere: attraverso un lavoro di sottrazione delicato, accurato e non eclatante, ha ridotto gli elementi tecnici e impiantistici, le interferenze visive o spaziali, le barriere, per permettere la lettura più chiara possibile della dimensione e del carattere degli spazi e, con loro, delle attività diverse che simultaneamente vi si svolgeranno.

L’intera struttura dell’edificio è stata rinforzata affrontando il delicato tema dell’intervento sul Moderno in accordo con la Soprintendenza, cercando di minimizzare l’aumento delle sezioni delle strutture verticali nel primo corpo e di ridurre le interferenze visive nel secondo edificio.

I diversi piani degli spazi interni sono stati raccordati sia fisicamente – con gradonate o rampe continue – sia aprendo varchi visivi che permettono una visione sinottica. Il focus dell’intervento si concentra sulla relazione tra le grandi aule ex-industriali (vuote e come in attesa) e una serie di elementi e volumi di varie dimensioni che contengono i servizi.

Gli elementi aggiunti all’esistente sono immediatamente leggibili per la loro natura differente in relazione ai grandi spazi bianchi e ai pavimenti mantenuti nel loro carattere di originalità, ancora segnati dalle tracce delle attività precedenti: il portale e la scala esterni sono in acciaio zincato come le attrezzature industriali che caratterizzano il paesaggio dell’Ansaldo; la gradonata gigante in assi da ponte connette le altezze diverse delle sale d’ingresso e definisce un grande spazio per eventi collettivi; il volume del ponte (con un piccolo occhio) attraversa in alto la sala principale; la grande rampa in assi da ponte connette il cortile con le sale e sarà uno spazio multifunzionale;

i volumi in mattoni con diverse articolazioni delle texture delle superfici si offrono come piccole architetture di varie forme a caratterizzare gli spazi, assecondando i flussi, dando proporzione alle sale e creando una sorta di “effetto città” che fa da sfondo alle attività di carattere pubblico e urbano che vi si svolgeranno. L’oscurità della scala centrale accompagna ai diversi piani, dove si accede alle

luminosissime sale. Nella tensione tra i volumi nuovi e gli spazi esistenti, il progetto cerca di produrre opposizione ma anche complementarietà, distanza ma anche dialogo, misura ma anche imprevedibilità. Si è utilizzato un catalogo limitato di materiali al fine di ottenere in questo modo uno sfondo quasi sfocato sul quale potessero spiccare

protagonisti le installazioni, le micro-architetture, gli eventi culturali, ma soprattutto le persone.

Il progetto ha riqualificato in maniera significativa l’edificio esistente dal punto di vista strutturale, cercando tuttavia di ottenere il minimo impatto sulla qualità degli spazi originali e permettendo allo stesso tempo la lettura degli elementi nuovi rispetto a quelli preesistenti.

Il progetto architettonico (durato nelle varie fasi circa 12 mesi) ha guidato tutti gli aspetti impiantistici e strutturali e si offre come risultato degli indirizzi di Onsitestudio coordinati con le scelte, i desideri, le esigenze sempre mutevoli e diverse dell’eterogeneo gruppo di soggetti che l’ha promosso. Oltre a ciò, ha avuto un ruolo importante anche la necessità di confrontarsi con un bene

monumentale di proprietà comunale, vincolato dalla Soprintendenza, così come l’attivazione di eventi di varia natura anche durante le fasi di cantiere.

La prima fase del cantiere è iniziata ad agosto del 2015 e terminata a giugno 2016. Il progetto ha riguardato 7.850 mq con un investimento complessivo di 3,6 milioni (comprendenti opere edili, impianti, strutture, arredi, illuminazione, audio, domotica, cucine, spese tecniche, collaudi, ecc.). Complessivamente il costo è stato inferiore ai 500€/mq. La conclusione positiva della prima fase ha permesso al concessionario di estendere la convenzione a ulteriori due piani dell’immobile per un’estensione di altri 7.000 mq circa. Questi piani sono stati adibiti a co-working, mantenendo la stessa impronta progettuale caratterizzata da discreti inserimenti di volumi chiusi all’interno dei grandi spazi esistenti.

Infine è stato necessario un intervento di adeguamento sismico con un importante rinforzo strutturale su tutti i piani dell’edificio e la sostituzione della copertura ormai compromessa.

(Onsitestudio) REALIZZAZIONE Sice Previt spa, Cimet impianti, Celuno, Baglini

ascensori, Carati opere in bronzo, Auroport, MAP (prima fase); Sercos spa, Cimet impianti, Celuno, Status Contract (seconda fase)

CRONOLOGIA 2014-2015, progetto prima fase 2015-2016, realizzazione prima fase 2016-2017, progetto seconda fase 2017-2019, realizzazione seconda fase FOTO Giovanna Silva

(Giancarlo Floridi, Angelo Lunati)

Design team: T. Brambati (project leader),

O. Catlabuga, F. Fagioli, A. Fossati, N. Jelenkovic, J. Lamura, D. Macchi, P. Manazza, S. Marmori, M. Miserotti, C. Molinari, S. Moretti, A. Morstabilini, L. Odorizzi, I. Pisoni, B. Quetti, S. Sanchez, A. Savoia, C. Torsiglieri, Emmanouela Tzerani, D. Vybornova, J. Yarosh

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L’INDUSTRIA DELLE COSTRUZIONI 476

Sezione A Section A Sezione B Section B

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T

his project inside the former Ansaldo factory proposes a contemporary reflection on the meaning and form of new cultural institutions: in particular, it confronts a large building and relates to it as an “open project”, unfettered by a single form but instead at the service of flexible programmes and different activities and ready to host multiple scenarios. The project defines a series of stable forms that represent an invariant with respect to the constantly different activities they host.

The intervention involved “removing”, taking away rather than adding: a delicate, accurate and understated process of subtraction reduced the technical elements and plant systems, visual or spatial interferences and barriers to permit the clearest possible reading of the dimension and character of the spaces and, with them, the different activities taking place at the same time.

The entire structure of the building was reinforced, seeking to minimise any increase in the sections of vertical structures in the first volume and reducing visual interferences in the second building.

Levels were connected both physically and by opening up view corridors that permit a synoptic vision.

The focus of the intervention concentrates on the relationship between the large industrial halls and a series of elements and volumes of varying dimensions containing services.

Elements added to the existing are immediately legible for their different nature, set against the large white spaces and original paving, still marked by the traces of past activities: the portal and external stairs are in galvanised steel, like the industrial equipment that once characterised the landscape

of the Ansaldo factory; the giant stair on axis with the bridge connects the different heights of the entry halls and defines a large space for public events; the volume of the bridge crosses the main hall; the large ramp on axis with the bridge connects the courtyard with the halls and can be used as a multifunctional space; the brick volumes are small works of architecture whose varying forms characterise the different spaces.

The project employs a limited palette of materials to obtain an almost blurred background against which installations, micro-architectures, cultural events, but above all, people, stand out. The intervention profoundly requalified the existing building in structural terms, seeking at the same time to minimise the impact on the quality of the original spaces and at the same time permit a reading of the difference between new and pre-existing elements. The first phase of construction lasted from August 2015 to June 2016. This project involved some 7,850 sq. m with a total investment of 3.6 million euros. The overall cost of the project was inferior to € 500/sq. m.

The positive conclusion of the first phase permitted the concessionaire to extend the agreement to an additional two floors of the building, with a total area of roughly 7,000 sq. m. These levels were converted to spaces for co-working, maintaining the same design approach

characterised by discrete insertions of close volumes inside large existing spaces.

The project also included seismic retrofitting works with important structural reinforcements of all levels and the substitution of the roof that had deteriorated over the years.

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Il progetto ha riqualificato in maniera significativa l’edificio esistente dal punto di vista strutturale, cercando tuttavia di ottenere il minimo impatto

sulla qualità degli spazi originali, e permettendo allo stesso tempo la lettura degli elementi nuovi rispetto a quelli preesistenti

The intervention profoundly requalified the existing building in structural terms, seeking at the same time to minimise the impact on the quality

of the original spaces and at the same time permit a reading of the difference between new and pre-existing elements

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