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Patagonula americana(Boraginaceae), nuova acquisizione per la dendroflora dellacittà di Palermo

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INTRODUZIONE

La flora dendrologica della città di Palermo è stata analizzata in occasione di uno studio sul verde urbano, a suo tempo finanziato dal Comune di Palermo, che ha per- messo di avere un quadro tassonomico e distributivo delle alberature di tutta la città (VENTURELLA& al. 1990;

RAIMONDO& al. 1991) e dei principali giardini storici non solo del capoluogo (ALLIATA& al. 1987; MAZZOLA& al.

1990; MESSANA& al. 1999; RAIMONDO, 1990; RAIMONDO

& al. 1991; RAIMONDO& al. 1988; RAIMONDO& al. 1995;

RAIMONDO& al. 2002; RAIMONDO& al. 2018; RICOTTAS.

& al., 2000; ROSSINIOLIVA& al., 2002; ROSSINIOLIVA&

al., 2003, SPECIALE & al. 2000) ma anche di altre città siciliane (BAZAN& al. 2005). Alcuni siti minori sono stati risparmiati da tali indagini in quanto poco noti o inacces- sibili, il che può ancora riservare qualche sorpresa per quanto concerne la possibile presenza di piante sin ora non censite. E’ il caso del piccolo giardino sopra le mura, annesso al complesso monumentale dello Spasimo dove, a fronte di specie banali o comunque di scarso rilievo fitogeografico, da circa un secolo vive una pianta arborea inedita. Si tratta di un esemplare di Patagonula america- na (Fig. 1), specie nativa del Sud America, con molta pro- babilità introdotta nei primi del Novecento da religiosi che affiancavano la popolare struttura ospedaliera della città, con l’intento di coltivarla a fini terapeutici, consi- derate le molteplici proprietà farmacologiche che veniva- no attribuite alla pianta.

ANALISI DEL REPERTO

L’albero e il sito di rinvenimento a Palermo

Lo Spasimo, costituisce un complesso architettonico nell’antico quartiere della Kalsa (Fig. 2), ai margini orien- tali del centro storico della città, in stretta connessione con Quad. Bot. Ambientale Appl., 28 (2017): 3-10.

Patagonula americana (Boraginaceae), nuova acquisizione per la dendroflora della città di Palermo

FRANCESCOMARIARAIMONDO

PLANTA/Centro mediterraneo di Ricerca, Documentazione e Formazione, Via Serraglio Vecchio 28, I - 90123 Palermo.

raimondo@centroplantapalermo.org

ABSTRACT. – Patagonula americana (Boraginaceae), new record for the dendrological flora of the city of Palermo – The culti- vation of a wood species native to South America is recorded in a small historic garden in the city of Palermo. It is Patagonula americana, tree with medicinal properties, cultivated mainly for decorative purposes. To date, there are no references on the presence of this species in European and Mediterranean gardens. Along with the taxonomic and phytogeographic features, infor- mation is provided on the medicinal uses of the plant in the native area. They allow us to put forward a reliable hypothesis on the introduction of the species in the historical site of the Sicilian capital, for many years used as a hospital alongside a religious community, probably responsible for its introduction. The adaptability and the overall qualities manifested by the plant grown in this capital allow us to recommend testing it for a possible use in city trees, in Sicily and in other climatically related regions.

Key words: urban trees, Mediterranean gardens, Cordia americana, Cordiaceae, South American flora, taxonomy, medicinal plants.

Fig. 1 - L’albero di Patagonula americana del giardino dello Spasimo a Palermo (F.M. Raimondo, 25.04.2015).

Pubblicato online il 12.12.2019

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l’omonimo bastione (Fig. 3). Eretto all’inizio del 1500, tale complesso è costituito da vari edifici e da una grande chiesa in stile gotico semidistrutta dagli eventi che hanno interessato tutto il complesso abaziale nel corso di ben cinque secoli. Al corpo degli edifici conventuali si aggiunge un’estesa area sopraelevata, di meno di due etta- ri, per impiantarvi “orti e orticelli”, come si legge nella Bolla di Papa Giulio II, del 1509, in cui i monaci oliveta- ni – nel periodo di massima espansione in Italia della Congregazione nata in Toscana – viene autorizzata ad accettare la donazione del terreno offerta da un munifico giureconsulto palermitano, per edificarvi una chiesa e un convento. Il complesso di Santa Maria dello Spasimo – come verrà definita la chiesa – cui si diede funzione aba- ziale, fu dunque edificato nell’’arco di poco più di 6 anni, seppure non completamente (cfr. LA FISCA & PALAZZO, 1997). Abitato e utilizzato dai monaci fino al 1569 – anno in cui la comunità religiosa dovette trasferirsi in altra sede per impraticabilità degli edifici, divenuti umidi e malsani, il complesso fu acquistato dal Senato palermitano: la chie- sa, sconsacrata, ospitò per un periodo perfino spettacoli teatrali; altri edifici divennero magazzini di cereali e rico- vero di attrezzi. Nel 1624, la peste che investe Palermo e la conseguente necessità di nuovi spazi ospedalieri in città, impone la trasformazione di una parte del monu- mento in “lazzaretto” per ospitarvi gli ammalati.

Successivamente, il complesso continuerà la sua funzione sanitaria per ricoverarvi gli affetti di sifilide e altre pato- logie contagiose. A fine Ottocento diventerà ospizio per poveri ma anche sede dell’Ospedale Umberto I, funzione quest’ultima esauritasi nel dopoguerra, con la chiusura dell’ospedale, in seguito alla generale impraticabilità dei luoghi e di parte degli edifici causata dai pesanti bombar- damenti del 1943, quando tutto il quartiere e buona parte del tessuto storico della città cadono in rovina.

L’attuazione del piano di recupero dell’intero centro stori- co – danneggiato e quindi parzialmente abbandonato – avviato dall’Amministrazione cittadina, comincia proprio con il recupero di buona parte del complesso di Santa Maria dello Spasimo. Tra il 1985 e il 1995, lo Spasimo di Palermo rinasce. Il Comune ne avvia la valorizzazione destinandolo ad attività culturale e museali e ricreative. Il terrapieno sul bastione viene ripulito e aperto alla fruizio- ne. L’albero di Patagonula, impiantato in fondo, a ridosso di un piccolo edificio adiacente la maestosa chiesa da anni priva di copertura, era lì da tempo, in parte oscurato da un

altro albero: una robinia (Robinia pseudo acacia L.), nota specie di leguminosa nativa del Nord America.

La pianta si presenta in buone condizioni vegetative, possiede un tronco solido (Fig. 4), con una leggera ferita a un metro dal suolo (Fig. 5), e quindi appare sano in tutta la sua lunghezza; il diametro a petto d’uomo è di circa 40 cm, e l’altezza poco meno di 12 metri (Fig. 1). La chioma è ampia e dilatata irregolarmente. La presenza di seccume e di residui delle infiorescenze di più annate, documenta la scarsa cura e attenzione rivoltagli negli anni. Fiorisce in primavera e, trattandosi di specie con fiori ermafroditi, fruttifica regolarmente. La fioritura è copiosa (Figg. 6-9).

Non disponiamo dati che possano confermare la fertilità e germinabilità dei semi. Da saltuarie visite al giardino, e da quanto risulta dalle osservazioni del più giovane esempla- re coltivato all’Orto Botanico, la pianta – nel clima di Palermo – dimostra un diverso temperamento rispetto all’area d’indigenato, comportandosi da specie sempre- verde.

Nella città di Palermo, dell’affine genere Cordia si col- tiva Cordia francisci Ten., di origine geografica incerta, introdotta a Napoli e studiata da Michele Tenore, celebre direttore dell’Orto Botanico di Via Foria. Essa è coltivata oltre che all’Orto Botanico anche all’interno del Parco della Favorita, nei pressi della Palazzina Cinese e delle ex Scuderie reali, da anni adibite ad uffici della Direzione del Verde della città. Maggiore diffusione ha invece l’asiatica Cordia myxa L., coltivata qua e là non solo nel capoluogo ma anche in altre località costiere della Sicilia per i frutti impiegati nella preparazione del vischio per l’uccellagio- ne.

Tassonomia

Patagonula americana L. Sp. Pl. 1: 149. 1753 [≡ Cordia americana (L.) Gottschling & J.S.Mill.]

Albero semideciduo, alto 10-15 (-30) m, con tronco dritto del diametro di 30-80 cm, tabulare verso la base.

Fig. 2 - Mappa della città di Palermo.

Fig. 3 - Palermo, giardino dello Spasimo: a sinistra i resti della chiesa gotica; in fondo la sagoma scura dell’albero di Patagonula (F.M. Raimondo, 25.04.18).

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Rami flessibili; ramoscelli pubescenti. Chioma da subglo- bosa a piramidale. Corteccia grigiastra e ruvida. Le foglie, raggruppate verso l’estremità dei rametti, sono alterne, semplici, glabre o pubescenti, con piccioli lunghi fino a 2 cm, con lamina obovata o ellittica con margine intero o serrato nella metà superiore, semi coriacea, pennatinervia, lunga 4-10 cm, larga 1-3 cm, apice ottuso o emarginato e base attenuata. Fiori piccoli, bianco-avorio, attinomorfi, di circa 6 mm di diametro, profumati, riuniti cime corim- biformi terminali lasse, pubescenti, peduncolate, lunghe 2-6 cm. Calice pressoché campanulato, 5-(4) partito, accrescente, con larghi segmenti leggermente patenti.

Fiori attinomorfi, piccoli, bianchi. Corolla rotata o cam- panulata 5-(4), lobulata, bianca o bege. Stami 5-(4 o 6) inseriti quasi alla base della corolla; antere piccole, ovoi- di o ellittiche. Ovario conico o ovoideo, 4 loculare, cia- scun loculo con un ovulo a inserzione quasi basale; base dell’ovario circondato da un disco 5-(4) lobulato; stilo debolmente biforcato; stimma piccolo. Il frutto è una drupa monosperma, strettamente ovoidale o subglobosa, con apice visibilmente prolungato, di 4-7 mm di lunghez- za x 2,5-4 mm di diametro, con segmenti calicini cartila- ginei, lunghi 1,5-3 cm, larghi 0,4-0, 6 cm, disposti in forma di stella somigliante ad un’elica.

Patagonula americana è una pianta legnosa nota nei luoghi d’origine con vari nomi, fra i quali “guayaibi” e

“guayaibi blanco” in Argentina, “guajuvira” in Brasile e

“guayubira” in Uruguay. Oltre alla specie anche il genere fu descritto da LINNEO (1753) insieme a Cordia. I due generi linneani vennero in seguito attribuiti alla famiglia Boraginaceae Juss., smembrata recentemente in diverse famiglie; fra queste la fam. Cordiaceae R.Br. ex Dumort;

rappresentata dai soli generi Cordia L. e Varronia P.

Browne (MILLER& GOTTSCHLING, 2007; LUEBERT & al., 2016). Come tanti altri generi della grande famiglia Boraginaceae, Patagonula L. viene fatto confluire in Cordia L. per le strette affinità genetiche messe in luce da GOTTSCHLING& MILLER(2006). Da ciò discende la com- binazione specifica Cordia americana (L.) Gottschling &

Miller. Come tante altre specie di Cordia – prima inqua- drate nella sottofamiglia Cordioideae elevata a famiglia–

Patagonula viene dunque riferita alla famiglia Cordiaceae R. Br. ex Dumort,, comprendente – come si è già detto –Cordia (genere tipo della famiglia) e Varronia, quest’ultimo rappresentato da un centinaio di specie (LUEBERT & al., 2016).Il rango di famiglia, riconosciuto alle Cordiacee già da TAKHTAJAN(1987), viene conferma- to dalle risultanze di moderni studi sistematici, recepiti nella recente classificazione delle famiglie dell’ordine Boraginales proposta dal “Boraginales Working Group”

(cfr. LUEBERT & al., 2016). Cordia comprende oggi circa 350 specie, in massima parte tropicali. L’inclusione di Patagonula L. in tale genere – come si è detto sostenuta dai risultati di approfondite indagini genetiche – non esclude qui la possibilità di mantenere distinti i due gene- ri discriminati da LINNEO (1753) in base alla forma del calice fiorale, partito e patente in Patagonula, semplice- mente dentato in Cordia. Il frutto di Patagonula, poi, pre- senta il calice a forma di stella, assai sviluppato nel frut- to, oltre che persistente (Fig. 10). In entrambi i generi, il frutto è una drupa, un poco carnosa o acquosa in molte specie di Cordia, secca e più piccola in Patagonula. In quest’ultimo taxon, nel recente passato, venivano ricono- sciute solamente due specie: la nostra P. americana L. e P.

bahiensis Moric. (= Cordia incognita Gottschling & J.S.

Miller) del Brasile nord orientale.

Fig. 4 - Aspetto generale dell’albero di Patagonia americana in pre- fioritura nel giardino dello Spasimo (F.M. Raimondo, 25.04.18).

Fig. 5 - Parte basale del tronco dell’albero di Patagonula coltivato nel giardino dello Spasimo (F.M. Raimondo, 25.04.2018).

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Figg. 8 e 9 - Massiva fioritura di Patagonula nel piccolo giardino storico di Palermo (F.M. Raimondo, 11.05.2018).

Fig. 6 - Giardino dello Spasimo di Palermo: in fondo a sinistra l’al- bero di Patagonula in piena fioritura (Raimondo, 11.05.2018).

Fig. 7 - Rami di Patagonula del giardino dello Spasimo in prefio- ritura (F.M. Raimondo, 25.04.2018).

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Distribuzione geografica ed ecologia

L’area d’indigenato di Patagonula americana interessa i paesi tropicali e subtropicali del Sud America. In parti- colare, la specie è nota in Bolivia (KILLEAN& al.,1993), Brasile (CARVALHO, 2004), Paraguay (LOPEZ& al., 1987), Uruguay (LOMBARDO, 1964) e nord est dell’Argentina (MARTINEZ-CROVETTO, 1963). In quest’ultimo paese è pre- sente negli stati Jujuy, Salta, Formosa, Chaco, Misiones, Corrientes e Santa Fe. Abita le foreste di Chaco, Yungas e le foreste pluviali del Paraná (500-1000 m s.l.m.). In Brasile è invece presente nel Mato Grosso do Sul, Paraná, Rio Grande do Sul, Santa Catarina e nello Stato di San Paolo (CARVALHO, 2004).

A Palermo, rispetto alla patria d’origine dove la specie è conosciuta come semi decidua, Patagonula americana si comporta come sempreverde. Nell’area d’indigenato, fiorisce da luglio a dicembre e matura i frutti da settembre a febbraio. A Palermo fiorisce in aprile-maggio e fruttifi- ca in maggio-giugno (Fig. 6). L’impollinazione è entomo- fila e la dispersione è anemocora (VALLA& al., 2004).

Richiami sulla storia del nome

Da quanto si desume dalla distribuzione geografica delle due specie riferite a Patagonula, il nome di questo genere linneano è da ritenere inappropriato e fuorviante.

Esso ricorda quello della regione meridionale e semi-arida dell’Argentina, la Patagonia, da Linneo erroneamente ritenuto luogo di origine del tipo della sua specie (Habitat in Patagonia Americes Australis). L’equivoco, ricordato da MARCHIORI (1995), era stato già chiarito da BURKART

(1957) nel suo “Commentario” ad una delle più importan- ti opere del botanico germanico Johann Jacob Dillenius (1684-1747), maestro di Carlo Linneo (1707-1778) e autore della prima descrizione del guayaibi argentino [Patagónica foliis partim serratis, partim integris Dill., Hort. Elth. 2: 304, lám. 226. 1732. Procedencia: “... e Patagonia Americae australis Provincia…”.]. BURKART

(1957), illustre botanico argentino, osserva che Linneo per il suo genere adoperò il nome Patagonula basandosi proprio sullo scritto di DILLENIUS(1732): probabilmente – scrive Burkart – senza conoscere la pianta, ma ribattez- zandola con un binomio che mette insieme i nomi di regione e continente di origine. Si tratta –aggiunge Burkart– del “guayaibí blanco” del Nord, l’unico albero argentino presente nell’opera dilleniana. Sempre riguardo all’origine del nome generico, Linneo, dandole quel ter- mine, incorse in un involontario errore geografico facen- do fede a DILLENIUS(1732) che nella sintetica descrizione datane nel suo Hortus Elthamensis, non chiarisce chi gli inviò i semi per studiare e fare disegnare la pianta. In merito, aggiunge BURKART (1957 e 1979), la tavola che viene data della pianta (Fig. 11) – a suo parere realizzata dallo stesso Dillenius – è una delle migliori riprodotte nel- l’opera, completa nei dettagli di fiori e frutti, mostrando il calice accrescente e stellato del frutto e lo stilo doppia- mente bifido e, dunque, costituisce il tipo (iconotipo) della specie linneana.

Impieghi

Patagonula americana trova svariati impieghi sia in ambito forestale, sia nel verde urbano (LOMBARDO, 1964) e, ancora, nella medicina popolare (FRANCO & FONTANA, 1997; CORREA, 1952; KÖRBES, 1995). Si tratta di alberi eliofili, pionieri, usati nell’area d’indigenato per il rimbo- schimento di terreni degradati. Sono altresì appropriati per alberare parchi e passeggiate (VALLA& al., 2001). A Buenos Aires fioriscono e fruttificano normalmente. La specie predilige terreni profondi e umidi. Si riproduce per seme; essi germinano dopo 15-20 giorni. Il legno è di Fig. 10 - Patagonula americana: come viene rappresentata in BURKART(1979): a rametti fioriti; b particolare del frutto secco, cir- condato dai lobi calicini, accrescenti e persistenti, a forma di elica.

Fig. 11 - Iconotipo di Patagonula americana L.: Patagonica foliis partim serratis, partim integris, Dillenius, Hortus Elthamensis 2:

304, tab. 226. 1732 (da BURKART, 1957).

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colore castano-ocraceo, con venature pronunciate, semi- duro e pesante (peso specifico: 0,810 kg/dm3), resistente, durevole, facile da lavorare: è adatto per la falegnameria e l’artigianato (MARCHIORI, 1995); si presta per realizzare barche, mobili, maniglie di utensili e per essere adopera- to in torneria e per impiallacciature (VALLA& al., 2001).

Nella medicina popolare le foglie vengono impiegate per la preparazione di decotti con proprietà emollienti.

Fortifica i nervi, combatte il colesterolo, il mal di fegato, la diarrea e i tumori intestinali. Il cataplasma di foglie, applicato esternamente, funziona come un antibiotico naturale, nelle ferite sifilitiche e cancerose.

DISCUSSIONE E CONCLUSIONI

In base alla letteratura consultata non risultano citazio- ni della presenza di Patagonula americana L. [≡ Cordia americana (L.) Gottschling & J.S.Mill.] nei paesi dell’Europa mediterranea, del Medio Oriente e del Nord Africa. L’unico dato che possediamo – oltre al reperto oggetto di questo contributo – riguarda la presenza della specie tra gli elementi arborei introdotti e tuttora coltivati nell’Orto Botanico dell’Università di Palermo dove per- venne nel 1936 – non si sa se da seme o come piantina – dalla persona che doveva avere relazioni con l’Argentina, indicata di seguito. Ciò è quello che si riesce a desumere dall’annotazione sul registro delle accessioni di detto Orto Botanico. In tale registro, al binomio Patagonula ameri- cana L. – preceduto dalla numerazione dell’accessione [n.

15173] – segue l’annotazione: “Guayaibi – Patagonula americana L., 17-7-1936, avuta dalla Sig.ra Speziale dall’America Meridionale Rep. Argentina”.

Considerate le proprietà medicinali delle piante di que- sta specie, è sostenibile ipotizzare che essa sia pervenuta a Palermo prima ancora che nel 1936 arrivasse all’Orto Botanico per essere coltivata per questo impiego ed esse- re disponibile nel giardino che avrà anche assunto la fun- zione di giardino dei Semplici a servizio della struttura ospedaliera. Si hanno dunque fondate ragioni per sostene- re che l’albero di guayaibi (Patagonula americana) dello Spasimo sia arrivato allo Spasimo dal Brasile tra la fine dell’800 e i primi del 900, per opera di missionari dell’or- dine monastico ospitato all’interno del complesso ospeda- liero più popolare della città.

In base ai caratteri biotecnici delle piante di Patagonula – fra cui, in particolare, la rusticità, il contenuto sviluppo, il valore decorativo (Fig. 12) – come riferisce LOMBARDO

(1958) per il Sud America, piante di questa specie potreb- bero essere consigliate nelle alberature della città di Palermo e non solo, al posto di altre specie poco adatte e rovinose per la viabilità e gravosi per il bilancio dell’Amministrazione cittadina, richiedendo interventi di potatura frequenti e oneri di gestione complessivamente elevati. Patagonula americana [≡ Cordia americana] – a differenza di alberi dei generi Ficus, Brachychiton (Sterculia) e Ceiba (Chorisia), diffusi a dismisura e non sempre appropriatamente negli ultimi 50 anni, che recano frequenti problemi di sicurezza– è albero che sopporta bene sia la siccità sia il vento. Questo, è ciò che desumia- mo dalle condizioni strutturali e vegetative presentate dai due esemplari coltivati a Palermo: da oltre un secolo allo Spasimo, da poco più di 80 anni all’Orto Botanico.

In conclusione, Patagonula americana [≡ Cordia ame- ricana] – albero decorativo d’interesse anche medicinale – può, a ragione, essere annoverato tra gli elementi subtropi- cali che contribuiscono ad arricchire la flora dendrologica coltivata nell’Europa mediterranea. Il suo rinvenimento a Palermo, fuori dall’Orto Botanico – dove, per via e da paese diversi, fu introdotta successivamente – impreziosi- sce il sito monumentale dello Spasimo, che può annovera- re al suo interno un ulteriore elemento d’interesse e di richiamo. La valorizzazione del rilevante reperto dendro- logico offre l’occasione per recuperare e ripensare il giar- dino dello Spasimo sopra le mura, magari riorganizzando- lo e destinandolo a orto dei “Semplici”. Antesignano di questo particolare giardino, con funzioni anche didattiche – connesso alla storia del luogo - è già il nostro albero di Patagonula che ben vi vegeta e fiorisce anche in assenza di cure particolari e, principalmente, di irrigazioni estive.

Il nostro albero, con questo contributo, ha perso il suo anonimato ed è lì, speriamo ancora per lungo tempo, in attesa di essere anch’esso valorizzato, costituendo non solo un raro reperto botanico – dal momento che la lette- ratura scientifica consulta non fa mai cenno della sua pre- senza in giardini dell’area mediterranea e di tutta Europa – ma anche per il valore storico, in quanto verosimilmente relazionato all’attività sanitaria svolta per secoli e in più fasi all’interno del complesso monastico dello Spasimo: in particolare al suo possibile impiego terapeutico per gli ammalati che vi sono stati ricoverati, motivo sufficiente per motivarne l’introduzione e la sua coltivazione.

Fig. 12 - Particolare di un rametto fiorito della pianta di Patagonula coltivata nel giardino dello Spasimo di Palermo: evi- dente la vitalità e il valore decorativo della pianta.

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SPECIMINA

Sicilia: Palermo, giardino dello Spasimo, 10 aprile 2015, Raimondo (PAL); Palermo, Giardino dello Spasimo, 11 maggio 2018, Raimondo (PAL, PAL-Gr, FI).

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VENTURELLA G., GAMBINO A., GENDUSA F., SURANO N., RAIMONDOF.M., 1990 – Indagini qualitative e dis- tributive sulla dendroflora della città di Palermo. – Atti Congresso Società Botanica Italiana in Giorn.

Bot. Ital. 124(1): 115.

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RIASSUNTO – Viene segnalata la coltivazione in un picco- lo giardino storico della Città di Palermo di una specie legnosa nativa del Sud America. Si tratta di Patagonula americana, albero con proprietà medicinali, coltivato a scopo principalmente decorativo. Non risultano ad oggi rife- rimenti sulla presenza di questa specie nei giardini europei e dell’area mediterranea. Oltre ai caratteri tassonomici e fitogeografici, vengono fornite notizie sugli impieghi medi- cinali della pianta nella patria d’origine. Essi permettono di avanzare un’ipotesi attendibile sulla introduzione della spe- cie nel sito storico del capoluogo siciliano, per molti anni impiegato come ospedale affiancato ad una comunità reli- giosa, probabilmente responsabile della sua introduzione a Palermo. L’adattabilità e le qualità complessive manifestate dalla pianta coltivata in questo capoluogo, permettono di consigliarne la sperimentazione per un possibile impiego nelle alberature cittadine, in Sicilia e in altre regioni affini climaticamente.

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