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ESPERO: CHE FARE?

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ESPERO: CHE FARE?

di Marco Corvaglia, 6 marzo 2006

Aderire o no? Farlo subito o attendere? Quanto versare?

Non è facile fornire risposte preconfezionate e valide in tutti i casi, ma è comunque possibile porre dei punti fermi.

Ipotizziamo che si miri a dimezzare il gap tra l’ultimo stipendio e la pensione erogata dallo Sta- to e consideriamo un collega che si limiti a versare (oltre al Trattamento di Fine Rapporto e al contributo dell’Amministrazione) la percentuale stipendiale minima (1 %): è illusorio sperare di conseguire l’obiettivo suddetto se non si hanno davanti una trentina d’anni, prima del pen- sionamento.

Con un orizzonte temporale di circa 20 anni, per poter aspirare allo stesso risultato sarebbe verosimilmente necessario avvicinarsi al versamento massimo consentito, destinando quindi al fondo circa il 10 % dello stipendio (scelta peraltro preclusa a chi è stato immesso in ruolo in regime di Trattamento di Fine Servizio, quindi prima del 2001).

Da ciò discende un importante principio: una volta presa la decisione di aderire, rimandare la sottoscrizione costa più caro di quanto si possa comunemente immaginare, per effetto di quello che si chiama “interesse composto”: anno dopo anno non si rivaluta solo il capitale versato ma anche tutti i rendimenti già conseguiti e ciò rende particolarmente importante la durata dell’investimento. Come tutte le regole che si rispettino, anche questa ha la sua eccezione: chi è in regime di Trattamento di Fine Servizio fa meglio ad attendere la maturazione del prossimo scatto stipendiale, qualora esso si debba verificare entro uno/due anni. Ciò determina infatti un calcolo più favorevole per il tfs maturato, che, al momento dell’adesione al fondo, deve essere trasformato in tfr.

Ma può aver senso l’adesione anche da parte di chi non cumulerà un montante elevatissimo?

In genere sì, purché si sia consapevoli che in questo caso non ci si sta costruendo una rendita integrativa, ma si stanno ponendo le basi per guadagni di cui si potrà godere sotto altra forma, sempre al momento del pensionamento: se infatti il montante non consente un’integrazione superiore ai due terzi dell’assegno sociale, il capitale rivalutato può essere liquidato in un’unica soluzione, godendo comunque, come le rendite integrative mensili, del nuovo regime fiscale agevolato previsto dal 2008.

Il tfr accantonato da chi non aderisce al fondo viene assoggettato ad una “tassazione separata”

che di fatto corrisponde ad un’aliquota del 23 %. Lo stesso tfr, se versato ad Espero, verrà in- vece tassato con un’aliquota massima del 15 %, ulteriormente ridotta di 0,30 punti per ciascun anno di iscrizione alla forma previdenziale integrativa, oltre il quindicesimo: ad esempio chi

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permane nel fondo 25 anni, al momento dell’erogazione della prestazione lascerà al fisco solo il 12 % del tfr versato.

La stessa tassazione riguarderà i contributi a carico dell’Amministrazione (a cui peraltro rinun- cia chi non aderisce al fondo) e del sottoscrittore (che al momento del versamento sono stati dedotti dal reddito per il 23 % o il 33 % del loro ammontare, a seconda della fascia stipendiale di appartenenza).

Si tratta di vantaggi economici decisamente significativi, di cui però godrà appieno chi è entra- to in ruolo dopo il 2000 o presta tuttora servizio a tempo determinato. Infatti solo tale perso- nale farà confluire nel fondo l’intero tfr maturando (gli altri, invece, meno di un terzo) e quindi si vedrà applicare lo sconto fiscale su una cifra superiore. Inoltre, si tratta di un’agevolazione che appare per sua natura eccezionalmente premiante proprio per i più giovani, in quanto, co- me si è visto, il suo impatto cresce con il passare del tempo.

D’altra parte, c’è da ricordare che i colleghi con una maggiore anzianità di servizio, aderendo al fondo, ottengono un contributo aggiuntivo, versato dall’ Inpdap e pari all’1,2 % dello stipendio.

Anch’essi possono tranquillamente sottoscrivere Espero, ma è bene evidenziare un dato di fat- to: rispetto al mantenimento dello status quo, che per loro è costituito dalla conservazione del tfs, i vantaggi conseguibili sono indubbiamente meno notevoli di quelli che si prospettano per i colleghi già in regime di tfr.

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