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mercoledì 22 GENNAIO 1975

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Resoconti Parlamentari 85 Assemblea Regionale Siciliana

VII Legislatura CCCVIII SEDUTA 22 G

ennaio 1975

C C C V I I I S E D U T A

m e r c o l e d ì 22 GENNAIO 1975

Presidenza del Vice Presidente MANGIONE

I N D I C E

Bisegnl ai legge:

<i Prowedimentì straordinari a (avere deUe aziende rndnstriall operanti nell’ambito del porto di Palermo e provvidenze in favore delle organizzazioni del lavoratori del porto » (463/A) (Discussione) ■

PRESIDENTE THICOLI

Barcellona . . .

Pag.

9S, 101, 102, 103, 106 96, 102 99 delegato al bilancio . . . .

Ma n is c a l c o b a s i l e . DE P A S Q U A L E ...

. 100, 102, 103, 105 103 103

IttterpeUanze;

(Annunzio) 86

Ittterrogazionl:

(Annunzio) 85

Mozione (Discussione):

pre sid en te DE p a s q u a l e

ONEig l io, Presidente della Regione 87, 95 93

La seduta è aperta alle ore 17,50.

^^91'stario, dà lettura del pro- riQn 3 della seduta precedente, che, uato osservazioni, si intende appro-

Annunzio di interrogazioni.

PRESIDENTE. Invito il deputato segreta­

rio a dare lettura delle interrogazioni per­

venute alla Presidenza.

GENNA, segretario:

« A ll’Assessore alTindustria e commercio:

— per conoscere se sia vera la notizia seconiio la quale l’Espi sta procedendo al rinnovo di contratti, per i prossimi cinque anni, a tutti i dirigenti di azienda, nel mo­

mento in cui non è prevedibile la necessità della loro totale utilizzazione, essendo an­

cora aperta l’ampia e complessa problema­

tica della ristrutturazione delle aziende in­

dustriali regionali e della loro futura attività;

-— per sapere sulla base di quale logica aziendale e sindacale l’Espi rifiuta ufficial­

mente ogni ipotesi di discussione per even­

tuali modifiche del trattamento economico a favore dei suoi operai e accorda nel con­

tempo — con retroattività dal 1969 — un aumento di stipendio di circa lire 2 milioni annue al Direttore generale della Sosima di Comiso con un onere per l’azienda di lire 12 milioni;

— per sapere se è vero che il suddetto Direttore gode, da tempo, di un trattamento economico privilegiato, nel senso che usu­

fruisce di una quattordicesima e quindice­

sima mensilità, non previsti dai vigenti con­

tratti collettivi dei dirigenti industriali;

Resoconti, f. (5UU)

(2)

Resoconti Parlamentari 86 — Assemblea Regionale SidJiarta

V II Legislatura C C C V I II S E D U T A 22 Gennaio 1975

— per sapere, altresì, se è vero che lo stesso direttore ha percepito per il 1974, per trasferte, la somma di lire 3 milioni: som­

ma alquanto esagerata se si tiene, soprattutto, in considerazione l ’attività industriale ridot­

tissima deiropifìcio, che pare non vada al di là di una media di 100 quintali di mangime prodotto al giorno (contro una potenzialità teorica di almeno 1.500 quintali al giorno) e se si tiene conto che, dato il costo di una trasferta giornaliera, per totalizzare la sud­

detta somma, non si può non quantificare un minimo di 200 giornate all’anno impegnate in missioni varie » (1019) {L’interrogante chiede la risposta scritta con urgenza).

Cagne s.

« Al Presidente della Regione, all’Asses­

sore allo sviluppo economico per conoscere se, in relazione al gravissimo ritardo dell’Am - ministrazione comunale di Noto nel redigere il piano regolatore generale del vastissimo territorio di quel Comune ed al conseguente stato di disagio che tale ritardo arreca alle popolazioni interessate ed alla economia della zona, non ritengano essere venuto il tempo di dover procedere alla nomina di un Com­

missario ad acta che proceda agli atti do­

vuti » (1020) {L’interrogante chiede la ri­

sposta scritta con urgenza).

Giuliano. PRESIDENTE. Le interrogazioni testé lette sono state già inviate al Governo.

Annunzio di interpellanze.

PRESIDENTE. Invito il deputato segre­

tario a dare lettura delle interpellanze per­

venute alla Presidenza.

GENNA, segretario:

« Al Presidente della Regione per cono­

scere i motivi per cui ancora non si è prov­

veduto a determinare ed attribuire alle quindici Comunità montane costituite le som­

me già pervenute aU’Amministrazione regio­

nale (circa 7 miliardi e duecento milioni) sulla base della legge statale 3 dicembre 1971, numero 1102.

Gli interpellanti chiedono, altresì, di es­

sere informati dettagliatamente dall’enia- nando provvedimento di ripartizione » (355) {Gli interpellanti chiedono lo svolgimento con urgenza).

Messina - De Pasquale - Russo Michelangelo - Rindone - Am- MAVUTA - Marino Gioacchino - Chessari - Carosia - Carpì - Marilli.

« A ll’Assessore alla sanità e all’Assessore agli enti locali per sapere quali motivi ri­

tardano la nomina da parte del Consiglio comunale di Catania dei rappresentanti nel Consiglio di amministrazione dell’Ospedale Vittorio Emanuele, tenendo conto che l’As­

semblea regionale ha già da circa tre mesi provveduto ad analogo adempimento per la parte di sua competenza.

Poiché l’ulteriore ritardo non consenti­

rebbe il funzionamento di un organo demo­

cratico previsto da apposita legge, gli inter­

pellanti chiedono di conoscere quali prov­

vedimenti urgenti intendono adottare per rimuovere gli ostacoli che fino ad oggi non hanno dato luogo alla nomina in questione»

(367) {Gli interpellanti chiedono lo svolgi­

mento con urgenza).

Mazzaglia - Cagnes. PRESIDENTE. Avverto che, trascorsi tre giorni dall’odierno annunzio senza che il Governo abbia dichiarato che respinge le in­

terpellanze o abbia fatto conoscere il giorno in cui intende trattarle, le interpellanze stesse saranno iscritte all’ordine del giorno per essere svolte al loro turno.

Discussione di mozione.

PRESIDENTE. L’ordine del giorno, sì punto secondo, reca la discussione della se guente mozione:

numero 92, degli onorevoli De Pasquale,

Messina, Arnone, Basso, Cagnes e Care

« L’Assemblea regionale siciliana premesso che il Presidente della non ha ancora provveduto ad emanare 1 crete con cui gli ospedali riuniti Piem

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Resoconti Parlamentari — 87 — Assemblea Regionale Siciliana

VII Legislatura CCCVIII SEDUTA 22 Gennaio 1S375

e Margherita di Messina vengono dichiarati

« ente ospedaliero »;

considerato che nella seduta dell’Assem­

blea regionale siciliana del 15 ottobre scorso il Presidente della Regione ebbe ad assicu­

rare che le procedure erano in fase avanza­

tissima e che ” si sarebbero perfezionate en tro pochissimi giorni

ritenuto che occorre normalizzare la grave situazione dei principali ospedali di Messina con la elezione dei componenti il Consiglio di amministrazione, conseguentemente al su­

periore decreto,

impegna il Presidente della Regione a decretare entro otto giorni il riconosci­

mento in ente ospedaliero degli ospedali riu­

niti Piemonte e Margherita di Messina sulla base della legge nazionale numero 132 del 1968 e della legge regionale numero 27 del 1973 ».

Dichiaro aperta la discussione generale.

DE PASQUALE. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

DE PASQUALE. Signor Presidente, ella mi ^ scuserà se illustrando questa mozione sarò costretto ad allargare alquanto Pinter- vento, cioè, ad illuminare Targomento spe­

cifico attraverso una serie di considerazioni che nell’attuale fase della situazione ospe­

daliera e sanitaria della Sicilia ritengo op­

portuno esprimere. La nostra mozione ri­

chiede il mantenimento di un impegno che era stato preso nella seduta del 15 ottobre 974 dal Presidente della Regione relativa­

mente alla classificazione, come ospedale re-

^onale, degli Ospedali riuniti Piemonte e mgherita di Messina. Come si ricorderà, se seduta memorabile per l’As- g ® regionale siciliana perchè rappre-

0 lo sbocco di una lunga battaglia da 1' / ®°stenuta e vinta volta a far sì che (jj ^®®rnblea non fosse privata dei suoi poteri consigli di amministrazione gl ospedali regionali.

revnl'^'w-^^ seduta, su sollecitazione dell’ono- per ^ ^ii^oletti, il Presidente della Regione, ciuanto riguarda la richiesta della clas­

sificazione dell’ospedale regionale di Mes­

sina, ebbe ad assicurare testualmente che le procedure erano in fase avanzatissima e che si sarebbero perfezionate entro pochissimi giorni. Dal 15 ottobre sono passati circa cento giorni, e noi abbiamo pensato di solle­

citare al Presidente della Regione l’adempi- mento di questo preciso impegno che era stato assunto neanche su nostra richiesta, ma su richiesta di un autorevole esponente del partito della Democrazia cristiana. Ab­

biamo, quindi, presentato questa mozione, la quale richiede al Presidente della Regione di emettere immediatamente il decreto di rico­

noscimento di ente ospedaliero regionale de­

gli Ospedali riuniti di Messina. La discus­

sione di questa mozione servirà quanto meno a costringere i responsabili del Governo re­

gionale ad esaminare attentamente, nel det­

taglio, la questione.

Sorge qui la prima critica che noi voglia­

mo fare al Governo regionale, particolar­

mente all’Assessorato della sanità; perchè a noi sembra che questo sia un aspetto partico­

lare ma molto significativo, emblematico della superficialità, del disordine, deU’inef- ficienza, della carenza con cui si trattano questioni di fondamentale importanza nel campo deU’amministrazione degli ospedali.

La realtà qual è, onorevole Presidente della Regione? E’ che sin dal 1970, la richie­

sta di riconoscere gli Ospedali riuniti di Mes­

sina, come ente ospedaliero regionale, è stata da tutti ritenuta più che giusta.

Dal 1970, cioè da cinque anni a questa parte, nessuno lo ha messo in dubbio, tutti si sono sempre dichiarati d’accordo. Ed i motivi sono molto evidenti: si tratta di una grande città (della settima città italiana), con grandi problemi di assistenza sanitaria; di una città che serve un numero di cittadini elevato, che è sede universitaria di grande prestigio e di grandi tradizioni, anche per quanto riguarda la scuola medica.

C’erano, cioè, tutti i requisiti — e d’altra parte da nessuno sono messi in contestazio­

ne — perchè in Sicilia, che è una regione di cinque milioni di abitanti, ci fossero tre ospe­

dali regionali, e che Messina fosse una delle sedi ospedaliere. Tutto questo, ripeto, dal 1970 non è stato mai messo in discussione.

Anzi un atto posto in essere dall’Assessorato della sanità, tempo fa, è fortemente indica­

tivo.

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Resoconti Parlamentari 88 — Assemblea Regionale Siciliana

V I I Legislatura CCCVIII SEDUTA 22 Gennaio1975

Il Consiglio provinciale di Messina stava per mettere aH’ordine del giorno l’elezione dei suoi rappresentanti in seno ai consigli di amministrazione degli ospedali, ritenendoli ospedali provinciali, ma l’Assessore alla sa­

nità inviò un telegramma ingiungendo al Consiglio stesso di non procedere a queste nomine perché erano in corso le pratiche per il riconoscimento deH’ente ospedaliero regionale. C’è quest’atto, c’è la dichiarazione fatta dall’onorevole Bonfiglio in un momento di improviàsazione intorno ad un tema che del resto si riteneva fosse già scontato. Però nel corso di cinque anni, malgrado le discus­

sioni svoltesi in Assemblea anche in periodi precedenti al 15 ottobre, malgrado tutte le assicurazioni sulla immediatezza del ricono­

scimento, nessuno aveva esaminato questo argomento fino in fondo.

Adesso, dalla cortesia del Presidente della Regione, prima della discussione di questa mozione, abbiamo conosciuto alcuni elementi;

ma noi critichiamo il fatto che soltanto nel­

l’imminenza di un dibattito parlamentare e quindi di una assunzione piena di responsa­

bilità, queste pratiche amministrative ven­

gono esaminate con una certa attenzione.

Abbiamo saputo, così, che c’è un ostacolo

— come ci dirà il Presidente della Regio­

ne — vale a dire il fatto che gli Ospedali riuniti, che tutti sempre abbiamo conside­

rato come un unico ospedale sin dall’epoca del terremoto di Messina del 1908 ad oggi (perchè hanno sempre avuto, anche prima del terremoto, un’unica amministrazione), sono due ospedali distinti e separati. Abbia­

mo appreso adesso che, dopo remanazione della legge Mariotti, l’Assessore dell’epoca, onorevole Celi, classificò questi ospedali e, quindi, classificandoli li smembrò, pratica- mente li intitolò enti ospedalieri provinciali separati l ’uno dall’altro.

Ora io faccio una prima osservazione, ono­

revole Presidente della Regione, per quanto riguarda questi atti, posti in essere a suo tempo. La legge numero 132 al suo articolo 29, laddove stabilisce quali sono i compiti del piano ospedaliero regionale e della clas­

sificazione degli ospedali, dà un indirizzo pre­

ciso quello cioè della concentrazione delle amministrazioni ospedaliere, non della loro separazione (parla di « fusione », di « concen­

trazione »). E i piani e le leggi eli piano ospe- daliei'o regionale, che sono state varate in

parecchie delle regioni a statuto ordinario sono informati al rispetto dello spirito della numero 132.

Cioè tutte le leggi regionali affidano al piano ospedaliero compiti di unificazione della direzione politico-amministrativa deoli ospedali ubicati nella stessa zona, anzi nel­

l’ambito di un determinato comprensorio.

Quindi se si fosse a suo tempo interpretato rettamente — per un caso anomalo come quello degli Ospedali riuniti di Messina — 10 spirito della legge numero 132 volto a classificare, con la tendenza all’unificazione, gli ospedali in enti ospedalieri, evidente­

mente il provvedimento relativo agli ospe­

dali riuniti di Messina avrebbe dovuto risol­

vere l ’anomalia di due ospedali con unica amministrazione, non con la separazione ma con la unificazione in un unico ente ospe­

daliero. Questo non è stato fatto e in realtà non si sapeva.

Quindi, insorge questa difficoltà nei con­

fronti di un ospedale che ha avuto una amministrazione unica fin dal 1935 — 0 giù di lì — che ha una direzione sanitaria unica, che da trenta anni ormai è sotto gestione commissariale unica (c’è sempre stato un unico commissario per gli Ospedali riuniti di Messina).

Ebbene onorevole Presidente, noi abbiamo 11 dovere di protestare per questo, cioè per l’atteggiamento della Regione nell’esame di questa delicata- pratica (delicata dal punto di vista politico, civile e della importanza della responsabilità che comporta verso una grande città). Un atteggiamento che non ci sembra abbia il requisito della serietà. D’al­

tra parte il modo come questa pratica è stata esaminata non è certamente fortuito. Si tratta di uno dei centri di potere più grossi della città di Messina, che è stato utilizzai nel modo più spregiudicato durante tanti an­

ni di potere democristiano e di gestione com­

missariale.

Questi ospedali (che furono le sole entità

ospedaliere di cui la città fu dotata dopo i terremoto del 1908) per una intera ®pocs sono stati interamente occupati dalle clinic ^ universitarie che hanno impedito agli ospc^

dali stessi di assolvere alla loro precipua tnn zione. Si può dire che fino alla istituzion^

del policlinico e fino al trasferimento cune cliniche universitarie dagli riuniti alla nuova sede del policlinico, la

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^ Resoconti PaTlamentarì — 89 — Assemblea Regionale Siciliana

VII LEQISLATUHA CCCVIII SEDUTA 22 Gennaio 1975

di Messina sostanzialm ente n on ha m ai avuto un ospedale degn o di questo nom e.

Questi due impianti ospedalieri hanno sol­

tanto mille e cinquecento posti letto; durante questo ultimo periodo sono stati utilizzati esclusivamente, o quasi esclusivamente, per sistemare primari, aiuti e assistenti anche in violazione delle leggi dello Stato e della Re­

gione; sono stati utilizzati per autentiche speculazioni; ci sono casi clamorosi di acquisti : di attrezzature sanitarie che da amii restano imballate negli scantinati e non vengono

; utilizzate, evidentemente sulla base di una chiara speculazione in quanto è ovvio che non c’è stato un esame attento per Facquisto

; di queste attrezzature (grande capitolo, ono­

revole Presidente della Regione, che deve essere preso pure in considerazione).

Quella commissariale, che permane e an-

; cora permarrà, è una gestione deleteria e di essa abbiamo già parlato tante volte in

; quest’Aula. Basti pensare cosa significhi la subordinazione del commissario e del vice commissario ai partiti della Democrazia cri- : stiana e del Partito socialista, che si sparti­

scono generalmente il potere in queste orga­

nizzazioni sanitarie. Basti pensare che in una città come Messina in cui si avverte una spaventosa carenza di attrezzature sanitarie, da più di un anno restano liberi locali allo interno dell’Ospedale Piemonte per cento

■ posti-letto o forse più (locali lasciati liberi dalle due ultime cliniche universitarie che si sono trasferite al policlinico, cioè la radio­

logia e la clinica medica).

,1 La perdita è stata calcolata in 1 miliardo di lire, oltre alla difficoltà sociale che viene : creata dalla mancanza di posti-letto con un ospedale che ha 8 miliardi di scopertura presso il suo tesoriere che è il Banco di bicilia.

, Lcco il modo come viene considerata la pj. ?^.l™oe sanitaria a Messina. Le strutture izie dei due ospedali risalgono al 1912 e HUindi non hanno più nessun requisito ele-

^ entare che si riferisca ad un ospedale degno de nome. Pertanto, onorevole Presi-

r e della Regione, non solo dal punto di a del diritto (che discende dalla legge) ospedale regionale, ma anche da , 0 della necessità del rinnovamento del-

struttili

sma, il -U'e ospedaliere della città di Mes- Messinaproblema è più di estrema urgenza.

ha bisogno di un nuovo grande

ospedale, costruito secondo i canoni moderni dell’eclilizia ospedaliera; cioè, a monoblocco; e l’area disponibile è sufficiente perchè possa essere dotata la città di questa nuova strut­

tura. Questo ovviamente si può fare sulla base di una considerazione (che non sia quella che abbiamo avuto durante tutti que­

sti anni) dell’importanza del problema ospe­

daliero della città di Messina.

Noi, quindi, onorevole Presidente della Re­

gione, abbiamo vouto esporle, approfittando anche della presenza dell’Assessore alla sa­

nità, il complesso e l’importanza di questi problemi, e dare l’avvertenza che essi non possono essere trattati nel modo come lo sono stati fino a questo momento, cioè senza un minimo di attenzione, di puntualità mal­

grado le sollecitazioni che sono state fatte.

E poi bisogna tenere presente, onorevole Presidente della Regione, che la situazione ospedaliera dell’intera provincia di Messina è spaventosa. Non credo che ci sia l’eguale nell’ambito della stessa realtà siciliana.

Si pensi all’ospedale di Taormina che non ha nemmeno un apparecchio radiologico che funzioni, nè un letto operatorio, nè un forno inceneritore dei rifiuti solidi, ma dispone della Divisione di urologia istituita recente­

mente per dare il « posto » ad un assessore della Democrazia cristiana che evidentemente ne aveva bisogno. Questo è l’ospedale di Taormina. E bisogna pur considerare, ono­

revole Presidente della Regione, che cosa significa l’ospedale di Taormina dal punto di vista anche del credito internazionale del­

la nostra regione, cioè del fatto che migliaia e migliaia di stranieri vanno aH’impatto non soltanto con gli alberghi ma anche con questa fetida realtà ospedaliera che viene mante­

nuta in quella città.

Per non parlare delle opere incompiute.

Dell’ospedale incompiuto di Patti, per esem­

pio, che anzi deve essere demolito perchè pare sia stato costruito con carenze inelimi­

nabili di funzionalità interna. Questa è la situazione.

C’è un nuovo ospedale, onorevole Presi­

dente della Regione, ed è quello di Milazzo di cui abbiamo già parlato in questa sede.

Abbiamo dovuto presentare anche per l’ospe­

dale di Milazzo una interrogazione alla quale l’Assessore alla sanità ha risposto. Questo è uno dei casi più scandalosi di prepotenza e di prevaricazione che si siano verificati e di

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Resoconti Parlamentari 90 — Assemblea Regionale Sicilia^^

V II Legislatura C C C V III S E D U T A 22 Gennaio1975

cui è responsabile ovviamente l ’Assessore alla sanità. E’ noto che l’ospedale di Milazzo è un feudo della famiglia Fogliani. Forse non l’Assessore alla sanità ma certamente il Presidente della Regione sa bene chi sia il signor Fogliani: si tratta dell’ex sindaco del­

la città, del primo dei non eletti nella lista delle elezioni regionali, medico di non so quanti enti, nominato commissario prefetti­

zio dell’ospedale di Milazzo. Ovviamente il figlio ha la sua bella Divisione all’ospedale di Milazzo! Il cerchio è abbastanza chiuso.

Un feudo del tutto clientelare attraverso lo strumento commissariale.

Ebbene, il consiglio di anmiinistrazione re­

golarmente eletto e costituito da ben undici mesi non è stato ancora insediato. AH’inter- rogazione svolta qui dall’onorevole Messina mi pare che sia stato risposto dall’Assessore Gulotta che non era stato insediato perchè rAmministrazione provinciale di Messina non aveva mandato il certificato dal quale risultasse che il suo rappresentante in seno a quel consiglio era elettore e cittadino libe­

ro della Repubblica Italiana.

GULOTTA, Assessore alla sanità. C’era incompatibilità.

DE PASQUALE. Abbiamo fatto, attra­

verso i nostri consiglieri provinciali, un’inda­

gine: da mesi l’Amministrazione provinciale assume di avere mandato questo certificato (che, evidentemente, non era assolutamente necessario, però serviva a non fare insediare il Consiglio di amministrazione dell’ospeda­

le). Malgrado sia pervenuto (perchè non pen­

so che si sia perduto nei meandri dell’Am - ministrazione regionale) il Consiglio di am­

ministrazione non viene insediato esclusiva- mente per la faida di potere aU’interno della Democrazia cristiana di Milazzo, tra la fa­

zione del Fogliani e quella dell’attuale sin­

daco Cartesio. Siccome si contendono il posto di presidente deU’ospedale e poiché non è certo che il Fogliani venga eletto (pur es­

sendo Commissario prefettizio uscente è uno dei candidati!) l’Assessore Gulotta non inse­

dia il consiglio di amministrazione e rimane il commissario prefettizio. Siamo arrivati al punto, data la delicatezza della situazione in cui si trova l’ospedale, che alcuni sindaci della zona hanno già sporto denunzia alla Procura della Repubblica per omissione di

atti di ufficio nei confronti dei responsabili dell’Amministrazione regionale che non bau- no provveduto a questo insediamento.

Ora, onorevole Presidente della Regione lei sa con quanta passione noi abbiamo ten­

tato di allacciare i rapporti tra quella signi­

ficativa zona della provincia di Messina e la Regione. Le riunioni che si sono svolte e la legge che è stata varata dall’Assemblea, cer­

tamente costituivano un primo momento di credito nei confronti della Regione. Ma oggi a Milazzo non si parla più di questo; oggi la faccia della Regione a Milazzo assume le sembianze della complicità del Governo re­

gionale nei confronti della lotta di potere in­

torno all’ospedale tra due notabili della De­

mocrazia cristiana. Questa è la realtà.

BONFIGLIO, Presidente della Regione.

Mi pare eccessiva.

DE PASQUALE. Ma è così, onorevole Pre­

sidente; è così in tante cose.

L ’ospedale di Milazzo è una cosa seria, e siccome indiscutibilmente si tratta di una violenza, di una prepotenza che viene con­

sumata, perchè non c’è nessuna giustifica­

zione, nessun pretesto neanche futile al man­

cato insediamento del consiglio di ammini­

strazione, se ne deduce la vostra complicità nei confronti di gente che è in lotta. Si in­

sedi il consiglio di amministrazione!

Non mi pare, onorevole Assessore Gulotta, che siano cose da ridere. Sono cose che fan­

no piangere! Non le pare? Ecco!

Penso che questo problema dovrebbe es­

sere risolto immediatamente, anche domani.

Non c ’è difficoltà all’insediamento di quel consiglio. Noi, comunque, onorevole Presi­

dente, aspettiamo che ciò venga fatto.

Fio v o lu to citare questi casi, signor Presr dente, p er dire che in questo campo regi­

striam o un arbitrio generalizzato. Credo che se si facesse u n ’indagine, p e r c[uanto riguar­

da il clientelism o alTinterno deU’ammini- straéione ospedaliera, ne uscirebbero, ne m are di arbitrio ch e p u re c ’è in tutto 1 n ostro paese, gli aspetti p iù degenerativi e più gravi, appunto p e rch è in diretta rela­

zion e con u n o dei più delicati settori dell to' terven to deH’am m inistrazione pubblica, quel relativo alla salute dei cittadini.

Constatiamo la paralisi degli organi ato ministrativi normali. Si è m olte volte detto

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Be:,locanti Parlamentari 91 Assemblea Regionale Siciliana

VII Legislatura C C C V III S E D U T A 22 Gennaio 1975

che si vuole regolarizzare gli organi di am- niinistrazione degli ospedali, ma si perpetua­

no le gestioni commmissariali; notiamo, cioè, la incapacità o la mancanza di volontà di rea­

lizzare gii ordinari organi di amministra­

zione. Per esempio, il 15 ottobre sono stati

eletti dalla Assemblea regionale siciliana gli organi dei due più grandi ospedali della Si­

cilia, ma ancora — e sono già passati cento giorni — non sono stati insediati. Dipende dai comuni? Bene, nominate dei commis­

sari ad acta presso i comuni. Ma non si può lasciare privo di effetti il primo atto della Assemblea in questa direzione.

L’Assemblea regionale siciliana non lia vo­

tato soltanto per soddisfare le insistenti ri­

chieste di alcuni ma per compiere un atto che doveva essere indicativo di un costume, di un metodo. Eletti quelli deU’Assemblea, la Regione, che ha i poteri sostitutivi nei confronti degli enti sub-regionali, avrebbe dovuto ingiungere che venisse eletto quello unico consigliere di competenza del Comune (sia di Palermo, sia di Catania), e quindi insediare i consigli di amministrazione dei due più grandi ospedali. Sarebbe stato di esempio nei confronti di tutti. Ma l’esempio è un altro, è la spartizione dei commissari:

là ci va quello, sia pure funzionario regio­

nale ma simpatico a quel partito, là ci va queiraltro legato a quell’altro partito.

Penso, quindi, onorevole Presidente della Regione, di profittare di quest’occasione per dire che occorre smetterla di considerare gli ospedali come un’immensa riserva di caccia 0, comunque, come un campo in cui debba es­

sere sperimentata la lotta di potere. Non credo che si possa avere un disprezzo e un cinismo di tale entità nei confronti del ser­

vizio di assistenza ospedaliera. Abbiamo avu­

to casi eclatanti, come quello della lotta di potere per quanto riguarda l ’ospedale Villa Sofia, che ebbe così clamorose manifesta­

zioni; ma penso che, al di là di questo, la si- uazione possa esere anche, da un determi­

nato punto di vista, schematizzata.

Ci sono situazioni com e quella dei due aspedali di Messina retti ancora da un com - niissario prefettizio, non essendo stato no- niinato, malgrado le assicurazioni fornite a Governo, neanche il commissario regio- nosì come previsto dalla legge nunie- g Nei due ospedali Puglisi Allegra e

nt Angelo dei Rossi, c’è un commissario,

un vice prefetto, certo Li Calzi, la cui no­

mina non ha nessun rapporto con tutto il sistema legislativo regionale e nazionale che regola la vita degli ospedali.

La pretesa qual era? Che il commissario istituisse divisioni e reparti, assumesse i pri­

mari, gli aiuti, gli assistenti e l’Assessore mettesse il visto sulle delibere (e magari la Commissione di controllo avrebbe dovuto approvarle). Meno male che a suo tempo ci siamo battuti, e non da soli, per un sistema di controlli regolari per quanto riguarda la amministrazione degli ospedali; altrimenti tutte le liti, le faide di potere si sarebbero risolte aU’interno di un circolo chiuso, che parte dalla proposta del Conmiissario e fini­

sce con l’approvazione da parte dell’Assesso­

rato della sanità o della Giunta di Governo 0 non so di chi.

Esistono situazioni gravi come quella con­

nessa alla proposta di smembrare l’ospedale di Villa Sofia per accorpare una parte di esso al sanatorio Cervello, perchè questo rientra nella egemonia del Partito socialista e Villa Sofia fa parte di quella della Democrazia cri­

stiana.

GULOTTA, Assessore alla sanità. Chi l’ha fatta questa proposta, onorevole De Pa­

squale?

DE PASQUALE. C’è stata, se ne è parlato a lungo.

GULOTTA, Assessore alla sanità. Non mi risulta che ci sia una proposta del genere. E’

una sua invenzione. Sta facendo tutto lei, onorevole De Pasquale.

DE PASQUALE. Non risulta, perchè voi l’avete abbandonato. Tutti lo sapevano.

GULOTTA, Assessore alla sanità. Io non lo sapevo e non lo so.

DE PASQUALE. E lei non lo sa. Lei non sa, per esempio, che il conmiissario socia­

lista del sanatorio Cervello ha fatto la pro­

posta di dieci nuove divisioni, che lei vi ha apposto il visto e che la Commissione di con­

trollo non ha ancora...

GULOTTA, Assessore alla sanità. Non lo ha fatto.

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Resoconti Parlamentari 92 Assemblea Regionale Siciliana

V I I Legislatuha C C C V I II S E D U T A 22 Gennaio 197:

DE PASQUALE. Non può naturalmente farlo perchè è contro legge. Tutte queste cose non le sa? Nè a me importa, onorevole Assessore, che queste cose vengano sapute.

A me importa un’altra cosa e cioè che è in­

contestabile che questo regime di controllo e di pressione sugli ospedali non è ammis­

sibile perchè contrario alle leggi.

Non è senza significato, onorevole Presi­

dente della Regione, che le leggi di raziona­

lizzazione del campo ospedaliero siano state applicate in Sicilia sempre in ritardo e sem­

pre con grandi traumi. Ricordiamoci la legge regionale di applicazione della legge nazionale numero 132 che cosa non comportò. Fummo gli ultimi a varare quella legge, dopo tutto quello che si era verificato. Ricordiamoci an­

che la situazione attuale per la quale il Go­

verno della Regione ha tardato a presentare il disegno di legge di applicazione della legge numero 386; e siamo, credo, l’ultima Re­

gione a non avere legiferato per l ’applica­

zione di quella legge. Ricordiamoci queste cose, analizziamole e vediamo che alla radice di questi ritardi, che hanno una ripercus­

sione grave nella vita degli ospedali e nel regime di assistenza ospedaliera, c’è sempre una concezione distorta del rapporto tra il potere che deve essere esercitato ed il ser­

vizio che deve esser reso alla cittadinanza, specie, ripeto, in questo campo.

E voglio fare una anticipazione, onorevole Presidente della Regione. La legge numero 386 certamente dovrà essere applicata; l’As- semblea, cioè, dovrà varare il provvedimento di applicazione, ma c’è un punto su cui de­

sideriamo richiamare l ’attenzione: quello re­

lativo alle misure di salvaguardia in attesa del piano ospedaliero.

E’ noto che per varare i provvedimenti necessari al funzionamento degli ospedali oc­

corre il piano ospedaliero; ed è noto che il piano ospedaliero deve essere deliberato con legge della Regione. Ma la legge numero 386 stabilisce norme di salvaguardia, per cui in attesa del piano ospedaliero rautorizzazione a fare nuove divisioni, nuove sezioni, nuovi servizi, ad allargare piante organiche, a fare rifacimenti, deve essere data in via eccezio­

nale, dalla Regione.

Nessuno si illuda, onorevoli colleghi, di utilizzare questa maglia in attesa del piano ospedaliero, per compromettere il piano stesso. Nessuno si illuda di ritardare il piano

ospedaliero perchè, nelle more, attraverso le disposizioni della legge numero 386, l’Asses­

sore o il Governo della Regione (e a noi non importa questa differenza) comincino ad istituire divisioni, reparti, sezioni e ad allar­

gare piante organiche senza alcun controllo.

Il piano ospedaliero deve essere deliberato per legge e, pertanto — noi lo dichiariamo responsabilmente — tutte le norme di salva- guardia, in attesa del piano, devono essere gestite da chi dovrà varare il piano, cioè dal­

l’Assemblea regionale siciliana.

Riteniamo, onorevoli colleghi, che questo sia un punto decisivo. Dobbiamo ricordarci che già un Governo è caduto per la pretesa di escludere l ’Assemblea regionale dai suoi diritti di eleggere i consigli di amministra­

zione. E noi diciamo, onorevoli colleghi, che non bisogna farsi, per quanto riguarda que­

sto aspetto, nessuna illusione. Noi non con­

sentiremo mai che la legge numero 386 e la sua applicazione in Sicilia venga utilizzata sulla base delle pressioni clientelari che si stanno esercitando e che si traducono in una dequalificazione degli ospedali. Perchè in base a tutte le norme transitorie di deroga che consentono la istituzione transitoria di posti e di incarichi, saraimo nominati primari e aiuti coloro i quali lo meritano di meno; mentre coloro i quali hanno vinto i concorsi rego­

lari e difficili restano fuori perchè non sono amici nè di questo nè di quell’altro esponente di partito che abbia, come suol dirsi, le mani in pasta nell’amministrazione degli ospedali.

Abbiamo voluto mettere in evidenza que­

sto aspetto perchè ci pare molto im portante.

L o abbiamo voluto fare pubblicamente per­

chè su questo aspetto è giusto che tutti sap­

piano in precedenza quali sono le posizioni delle forze politiche. Almeno la nostra posi­

zione è c[uesta. Noi non potremo in nessun caso consentire che venga travolta la legge dello Stato per quanto riguarda questi aspetti

del controllo dell’amministrazione e quindi

della salvaguardia in vista delle leggi che b Regione siciliana deve varare.

Abbiamo voluto fare queste dichiarazioni, onorevole Presidente della Regione, anche

perchè ci accingiamo ad affrontare una di­

scussione molto più ampia relativa alla legg®

ospedaliera.

Per quanto riguarda gli ospedali di Mes­

sina che meritano il riconoscimento imnie-

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j}ssoconti Parlamentari 93 — Assemblea Regionale Siciliana

yll Legislatura c c c v n i S E D U T A 22 Gennaio 1975

diate di ente ospedaliero, chiediamo al Pre­

sidente della Regione di sanare questa si­

tuazione che è diventata veramente antipa­

tica. Tutti, infatti, eravamo convinti che a brevissima scadenza il problema sarebbe stato risolto e oggi, invece, ci troviamo nel­

la necessità di dover ammettere di non ave­

re esaminato bene la pratica. Sarà colpa di tutti, anche nostra (avremmo dovuto leggere il decreto reale del 1935) ma, evidentemente, la responsabilità, se c’è, va ripartita oppor­

tunamente. Avremmo dovuto essere infor­

mati tempestivamente di questa situazione e dei rimedi che bisognava porre.

Si tratta comunque di una situazione del tutto anomala. Forse questa benedetta città di Messina ha la prerogativa di vivere sem­

pre situazioni ingarbugliate, anomale, come questa degli ospedali che sono gestiti da una unica amministrazione, pur figurando come due entità diverse. Ma sulla base di questa realtà e di un impegno categorico, decisivo (che si tratta di una pura e semplice ripe­

tizione perchè l ’impegno alla creazione del­

l’ente ospedaliero a Messina è già stato as­

sunto) si provveda immediatamente a risol­

vere questa situazione. E a risolverla ancor prima del varo del piano ospedaliero, perchè si tratta di una realtà indiscussa che non può essere messa in discussione in nessun modo, e che sulla base di una decisione politica dell’Assemblea o amministrativa del Governo (nel caso in cui l’esecutivo intenda scegliere questa strada) troverà evidente­

mente il consenso generale di tutte le forze politiche dell’Assemblea stessa e quindi del­

l’organo cui compete l’approvazione del pia­

no ospedaliero.

BONFIGLIO, Presidente della Regione.

Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

BONFIGLIO, Presidente della Regione.

Onorevole Presidente, onorevoli colleghi, io mi atterrò esclusivamente al tema deman­

dato aH’esame dell’Assemblea dalla mozione m discussione, prescindendo da quelle dila­

zioni alle quali il collega De Pasquale ha ritenuto di sottoporre la materia, non senza poro avere fornito alcuni chiarimenti in Ordine a dei riferimenti collaterali che mi

^ombrano particolarmente interessanti.

Così, per esempio, per quanto riguarda la situazione dell’ospedale di Taormina che è stata citata dal collega De Pasquale ed in ordine alla quale il collega Gulotta mi in­

forma che l’ospedale stesso è stato provvisto di 150 milioni per attrezzature sanitarie che comprendono, ovviamente, la dotazione di un apparecchio radiologico. Analogamente per quanto riguarda i locali dell’ospedale di Messina, per i quali l’onorevole De Pasquale ha lamentato la mancata utilizzazione, l’As­

sessore mi assicura che gli stessi sono stati già forniti di attrezzature e che gli adempi­

menti amministrativi relativi sono all’esame della Commissione di controllo.

Certo, tanto per parlare in termini estre­

mamente espliciti, la materia degli ospedali siciliani dovrà essere al centro di un dibat­

tito approfondito da parte deU’Assemblea regionale e sarà senz’altro occasione utile l’imminente trattazione del nostro intervento legislativo col quale ci colleglleremo alla legge organica dello Stato. Fin da ora, però, debbo dire che la Regione ha una sua collo­

cazione piuttosto circoscritta, in questo qua­

dro di riferimento che affonda le sue radici molto lontano nel tempo e che non può essere soltanto riferito ad atti delTAmmini- strazione regionale.

Collegandomi subito al tema della mozio­

ne, desidero qui confermare, dopo di avere preso visione piuttosto attenta di tutti gli atti relativi all’argomento in discussione, una confluenza di giudizio sulla premessa della mozione presentata dagli onorevoli De Pa­

squale ed altri. Senza dubbio l’area geogra­

fica oltre che socio-economica che circonda la città di Messina, per la sua ampiezza, per la sua rilevanza civile merita di essere dotata di un’adeguata struttura sanitaria che eli­

mini questa disarticolazione in varie unità che spesso si sono incrociate determinando inconvenienti di varia natura. Non posso però concordare circa il mezzo indicato dai colleghi presentatori della mozione per ov­

viare agli inconvenienti che sono insiti nella pluralità degli enti ospedalieri.

Il collega De Pasquale, che non trascura occasione per dimostrare quel suo amore particolarmente sentito per le date, soprat­

tutto allorquando le riferisce alle dichiara­

zioni del Governo, anche a quelle inciden­

tali, forse gioirà del fatto che io farò riferi­

mento a delle date che sono piuttosto lon-

Resoconti, f. 13 (500)

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Resoconti Parlamentari 94 Assemblea Regionale Siciliana

V II Legislatura C C C V I II S E D U T A 22 Gennaio 1975

tane perchè la storia dei nosocomi di Mes­

sina è antica, è una storia illustre se è vero che essi risalgono niente meno che al 1548.

I due ospedali dei quali discutiamo, l’ospe­

dale Piemonte e l’ospedale Margherita...

DE PASQUALE. Erano meglio allora!

BONFIGLIO, Presidente della Regione.

Questo non lo so. L’ospedale Piemonte e l’ospedale Margherita furono regolati da un decreto reale del 1935 che vale la pena di analizzare per potere pervenire alla configu­

razione della loro attuale situazione giuri­

dica. Questo provvedimento all’articolo 2 te­

stualmente dice: « Gli enti suddetti, pur es­

sendo retti da unica amministrazione, con­

servano inalterata la propria personalità giuridica, la destinazione e la funzione della propria beneficenza e mantengono separati il loro patrimonio, Linventario, i bilanci ed i conti ».

E’ da questa prima regolamentazione, che, ripeto, risale al 1935, e che si ricollega alle vetuste tavole di fondazione, che emerge il primo profilo di originalità e di -anomalia di questi organismi. E questo profilo sui gene­

ris è ulteriormente ribadito in un provvedi­

mento del Presidente della Regione del 24 marzo 1955, che, dopo avere affermato che i due istituti hanno adottato un nuovo rego­

lamento per ramministrazione dei due enti, riaffermando per ciò stesso la duplicità dei soggetti, configura un unico consiglio di am­

ministrazione. Siamo in presenza quindi di due volti di Giano Bifronte; ed è perfet­

tamente normale che sotto l’imperio della legge numero 132 che costituisce il primo tentativo di regolamentazione organica della materia l’amministrazione regionale dell’epo­

ca abbia ritenuto di attribuire una configu­

razione autonoma ai quattro organismi esi­

stenti nella città di Messina; il Regina Mar­

gherita, il Piemonte, il Sant’Angelo dei Rossi e il Puglisi Allegra.

Fu così che con atti del 3 gennaio 1969 il Presidente della Regione dell’epoca, su con­

forme deliberazione della Giunta di Gover­

no, riconosceva la qualifica di enti ospedalieri ai quattro organismi su indicati; e dopo di averli classificati in questo senso, con un provvedimento adottato nella stessa data ne raggruppava tre sotto la denominazione di

« Ospedali riuniti di Messina ». In partico­

lare gli organismi interessati all’operazione erano l ’ospedale Sant’A ngelo, l ’ospedale Pie­

monte e l ’ospedale Regina Margherita.

Contro questo provvedimento insorgeva LArciconfraternita dei Rossi (ogni riferi­

mento al colore politico è ovviamente e pura­

mente casuale) la quale lamentava la lesione di taluni diritti quesiti che anch’essi affon­

davano le loro radici molto lontano nel tempo. Il Consiglio di giustizia amministra­

tiva piratescamente emetteva una decisione interlocutoria talché la Giunta regionale, che nel frattempo era succeduta — e in partico­

lare il suo Presidente — con provvedimento del 5 novembre 1973 annullava il provvedi­

mento di accorpamento e restituiva i quattro organismi alla loro individualità. Con una operazione successiva, del 27 febbraio 1974, veniva disposta una aggregazione minore tra l’ospedale Sant’Angelo dei Rossi e l’ospe- dale Puglisi Allegra.

Allo stato delle cose quindi i due ospedali più rilevanti, il Regina Margherita e il Pie­

monte mantengono una loro configurazione del tutto autonoma, almeno allo stato degli atti amministrativi. Sorge quindi il problema se sulla base di questa posizione ricognitiva di tutti gli atti pregressi sia possibile sulla base delle norme vigenti una operazione di fusione. E qui si impone un riferimento alle norme che regolano la materia e che sono costituite soprattutto dagli articoli 29 e 62 della legge numero 132 che in questa parte è stata integralmente recepita dalla legge regionale di applicazione. Il quinto comma dell’articolo 29 dice: « La legge regionale prevede la costituzione di nuovi enti ospe­

dalieri, la fusione e la concentrazione di quelli esistenti in relazione alle esigenze di cui ai precedenti commi e tenuto anche conto dei criteri di economicità di gestione ». L’ar­

ticolo 62, al c[uinto comma: « Il piano pre­

vede la costituzione di nuovi enti ospedalieri, la fusione e la concentrazione di quelli esi­

stenti in relazione alle esigenze di cui a(

precedenti commi, tenuto conto anche dei criteri di economicità di gestione ».

Da questo quadro emerge una stretta con­

nessione tra l’attività del Comitato di grammazione sanitaria e queste operazioni di fusione che evidentemente non possono essere delle attività isolate, disarticolate, naa debbono rientrare in una visione più gene­

rale di organizzazione di insieme di tutte 1

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gesoconti Parlamentari 95 Assemblea Regionale Siciliana

VII Legislatura CCCVIII SEDUTA 22 Gennaio 1975

strutture sanitarie della Regione, oltre che per un fatto di razionalità per un fatto di stretta osservanza delle disposizioni legisla­

tive che regolano la materia.

Sulla base quindi di questi vincoli giuri­

dici, onorevole De Pasquale, il Governo sa­

rebbe indotto a dire che bisogna attendere i tempi di attività del Comitato di program­

mazione sanitaria, che per altro è già isti­

tuito con provvedimento adottato con lode­

vole sollecitudine dall’attuale titolare dello Assessorato della sanità che è già all’opera e che dovrà concludere entro il 30 giugno sulla base di una ben precisa scadenza.

Ma in relazione a questi aspetti che atten­

gono aU’anomalia dei rapporti retrostanti e per i quali è consentito affacciare l ’ipotesi che all’origine questi organismi abbiano avu­

to una loro unità sostanziale dal punto di vista delle strutture, oltre che dal punto di vista delle funzioni che nel frattempo hanno assolto in questo vasto arco di tempo, il Governo ritiene che, attraverso l’adozione di una opportuna iniziativa legislativa, si pos­

sa ovviare aU’inconveniente senza ledere le regole generali che presiedono la materia e in particolare le norme della legge nu­

mero 132 che ho avuto poco fa l’opportunità di ricordare.

Per queste considerazioni il Govenio as­

sume impegno formale di regolare questa materia che, ripeto, presenta dei profili di assoluta originalità e che quindi costituisce un unicum nella vasta gamma della realtà degli ospedali siciliani, attraverso l’assun­

zione di una specifica iniziativa legislativa a tempi ovviamente estremamente ravvicinati.

In questo senso il Governo assume formale impegno e invita i presentatori della mo­

zione a prenderne atto e a ritirare conse­

guentemente la mozione stessa.

P>E PASQUALE. Chiedo di parlare.

Pr e s i d e n t e. Ne ha facoltà.

^.^E PASQUALE. Signor Presidente, io ov- laniente riconfermo tutte le osservazioni ZI iche che ho fatto (e vi sarà una immi­

nente occasione in cui questi temi saranno uppati). La replica del Presidente della gione ha richiamato alla mia memoria un

° nzgomento che non so se sia sbagliato, nhe comunque voglio dire. Il provvedi­

mento di fusione dei tre ospedali, Piemonte, Margherita e S. Angelo dei Rossi, e soprat­

tutto l’opposizione deH’Arciconfraternita dei Rossi (che poi sono neri!) costituiva l’occa­

sione opportuna non per revocare pura­

mente e semplicemente quel decreto di fu­

sione ma per mettere da parte questa Arci- confraternita dei Rossi, e lasciare operante la fusione dei due. Tanto è vero che in quel momento noi ritenevamo che si trattasse della fusione di due e non di tre. Ma forse si ritenne di accorparne tre in vista della istituzione dell’ospedale regionale.

Pio voluto fare questa osservazione perchè penso che delle pecche ci siano state nello iter di questa pratica che certamente com­

portano anche delle responsabilità.

Comunque, allo stato attuale delle cose, è evidente che non possiamo insistere sulla votazione della mozione che, stando le cose come stanno, non avrebbe significato. Pren­

diamo atto invece di questa dichiarazione, di questo impegno così esplicito e categorico che è stato assunto dal Presidente della Re­

gione, presente l’Assessore alla sanità, e che, implicitamente, comporta l’accettazione del criterio che l’ospedale di Messina deve es­

sere un ospedale regionale.

Attendiamo, quindi, la presentazione di c[uesto disegno di legge da parte del Governo, in cui il caso venga considerato a sè, in base alle sue caratteristiche di peculiarità e di specialità che sono state illustrate dal Presi­

dente della Regione, non facendo, ovvia­

mente, testo per nessun altro caso, e mi ri­

ferisco al criterio che condividiamo e ab­

biamo sempre sostenuto, cioè quello che tutte le operazioni di questo tipo vanno sot­

toposte al piano ospedaliero regionale.

Dichiaro, quindi, anche a nome degli alti'i firmatari, di ritirare la mozione nu­

mero 92.

PRESIDENTE. L’Assemblea ne prende atto.

Discussione del disegno di legge: « Provvedi­

menti straordinari a favore delle aziende industriali operanti nell’ambito del porto di Palermo e provvidenze in favore delle orga­

nizzazioni dei lavoratori del porto » (463/A).

PRESIDENTE. L’ordine del giorno al

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Resoconti Parlamentari 96 Assemblea Regionale Siciliana

V II Legislatura C C C V I II S E D U T A 22 Gennaio 197^

punto terzo, reca la discussione del disegno di legge: « Provvedimenti straordinari a fa­

vore delle aziende industriali operanti nel- l’ambito del porto di Palermo e provvidenze in favore delle organizzazioni dei lavoratori del porto » (463/A ).

Dichiaro aperta la discussione generale.

La Commissione ha nulla da aggiungere alla relazione scritta?

D’ALIA, Presidente della Commissione.

Nulla, signor Presidente.

TRICOLI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

TRICOLI. Onorevole Presidente, onorevoli colleglli, prendo la parola per annunciare fin da questo momento il voto favorevole del gruppo del Movimento sociale italiano - De­

stra nazionale al disegno di legge che pre­

vede provvedimenti straordinari a favore delle aziende industriali operanti neH’am- bito del porto di Palermo e provvidenze in favore delle organizzazioni dei lavoratori del porto.

Questo disegno di legge arriva, in verità, con notevole ritardo aU’esame di questa As­

semblea, perchè esso trae origine dal fortu­

nale che il 25 ottobre del 1973 ebbe a dan­

neggiare seriamente le strutture del porto di Palermo e le organizzazioni che con il porto di Palermo direttamente o indiretta­

mente vivono.

In quella occasione (credo lo stesso giorno o l’indomani di quel fortunale) l’Assemblea regionale siciliana ebbe ad occuparsi della calamità naturale e dei danni che ne erano derivati, con un dibattito che vide la par­

tecipazione di tutte le forze politiche, e il risultato fu un ordine del giorno unitario con cui si impegnava il Governo della Re^

gioire sia a farsi portavoce presso il Gover­

no nazionale perchè legiferasse immediata­

mente a favore del porto di Palermo, sia perchè esso stesso Governo regionale, attra verso un disegno di legge della nostra As­

semblea, assumesse ulteriori provvedimenti in favore delle categorie danneggiate.

Questo disegno di legge arriva alla discus­

sione in Aula a più di un anno di distanza^

un anno e tre mesi più precisamente, dal momento in cui tutte le forze politiche espres

sero la necessità di intervenire urgentemente a favore del porto di Palermo, e delle orga­

nizzazioni e imprese ivi operanti ma arriva direi anche, in un momento particolarmente significativo perchè una nuova mareggiata, certamente di minore entità rispetto a quella del 25 ottobre del 1973, abbattutasi sul porto di Palermo proprio la notte di Capodanno, ha messo di nuovo in evidenza quanto sia estremamente necessario e urgente cercare di accelerare i lavori di ricostruzione del porto stesso.

Il fortunale del 25 ottobre del 1973 si ve­

rificò in un momento particolarmente deli­

cato della vita del porto di Palermo, perchè, nonostante la crisi del traffico marittimo me­

diterraneo, derivante dalla chiusura del ca­

nale di Suez, avvenuta nel 1967, il porto di Palermo aveva dimostrato di avere una sua vitalità. Basta pensare che il traffico di merci, che nel 1965 era di appena un milio­

ne di tonnellate, di cui soltanto l’8 per cento imbarcato a Palermo — il che dimostrava che il nostro era un mercato di consumo più che di produzione ■— nel 1973 aveva rag­

giunto il volume di tre milioni e mezzo di tonnellate e ben il 33 per cento era la per­

centuale della merce imbarcata a Palermo che dimostrava, nonostante la crisi econo­

mica siciliana, che quello di Palermo non era più soltanto un mercato di consumo, poteva essere anche, anzi era senz’altro, un mercato di produzione.

Questi dati, uniti a quelli riguardanti il movimento dei passeggeri (si tenga presente che il porto di Palermo era pervenuto ad un movimento di passeggeri di circa 500 mia unità, che si può considerare notevole se pa ragonato al movimento passeggeri dell aero

porto di Punta Raisi, che è di 600 mila uni a) dimostrano la vitalità del porto di ’ almeno fino al momento in cui c[uel naturale, che è stato il fortunale del 25 0 bre, non distruggeva, possiamo anche us questo termine, il porto di Palerrno e m gev‘a alla città un danno gradissimo, an per quanto riguarda l ’aspetto principaim economico.

Che cosa si è fatto da allora fino a l^is ^ momento? L’Assemblea regionale non

di pai®’"' occupata della situazione del porto -- mo soltanto all’indomani del fortunale, è occupata anche nel dicembre 1973, quando, appunto, si discusse in A

(13)

resoconti P aT lam en tarì 97 Assemblea Regionale Siciliana

VII LEGISLATURA CCCVIII SEDUTA 22 Gennaio 1975

blea un ordine del giorno per invitare il Governo nazionale a fare in modo che ve­

nisse approvato celermente il decreto-legge che il Governo stesso aveva già elaborato;

un decreto - legge con cui si stanziavano 39 miliardi a favore della ricostruzione del porto di Palermo, e in modo particolare, 36 miliardi e 500 milioni per la ricostruzione della diga foranea, che era stata spazzata via dal fortunale, e due miliardi e mezzo per le

^ attrezzaure dello scalo marittimo.

Fin da quel momento la somma di 39 mi­

liardi sembrò a noi insufficiente, tanto insuf­

ficiente che, proprio nella sede parlamentare nazionale, veniva approvato un emendamen­

to perchè la cifra fosse aumentata di 11 mi­

liardi; senonchè nella rilettura del decreto stesso nell’altro ramo del Parlamento l’emen­

damento aggiuntivo che aveva aumentato lo stanziamento a favore del porto di Palermo veniva ad essere eliminato nuovamente co­

sicché la cifra rimase fissata a 39 miliardi.

Ma quello che bisogna dire in questo mo­

mento è che i 39 miliardi non solo sono risultati insufficienti, come è stato dichia­

rato dal Presidente dell’Ente Porto, avvocato : Cacopardo, ma erano insufficienti anche al­

lora cioè nel momento in cui il decreto-legge fu approvato dai due rami del Parlamento nazionale. Risultano maggiormente insuffi­

cienti adesso a causa della svalutazione della moneta.

Ma oltre a queste considerazioni, altre purtroppo dobbiamo farne. Dobbiamo dire che i lavori non procedono con quel ritmo urgente che era stato considerato necessario hn dal primo momento. Proprio una re­

cente indagine ha dimostrato che di ben 17 . opere considerate urgenti soltanto due o tre sono state realizzate e una di esse, quella ri-

; Sbordante appunto la diga foranea, ha de- s ato allarme dopo la mareggiata deU’inizio 1 questo anno. Ancora a distanza di più di on anno, nel corso del quale le opere dove-

^ano essere realizzate, perlomeno quelle pro- 1974, gli attracchi risultano sufficienti sia nella zona commerciale che cantieristica; del molo Vittorio Ve- 0 rnancano ancora 30 metri di banchina, ''^cino al cantiere risulta ancora se- 1973 così come era il 25 ottobre del

L Organizzazione

svolge dei rimorchiatori che

’^na funzione molto importante aU’in­

terno del porto è costretta a non avere an­

cora una sede stabile perchè vaga da un ormeggio all’altro senza avere le necessarie strutture di appoggio; insomma i 19 miliardi previsti per il 1974 non sono stati ancora spesi. A questi inconvenienti, a questi gra­

vissimi ritardi bisogna aggiungere l’ostacolo rappresentato dalla nave bulgara affondata il 25 ottobre 1973. Una nave che si può considerare maledetta dal momento che ha fatto due vittime; una nave che, a quanto pare, nella sua stiva conserva armi perico­

lose: siluri, bombe, qualcosa del genere per cui l’opera di recupero deve procedere con una certa cautela. Epperò, la permanenza di questa nave nei fondali del porto non consente — e non consentirà nel prossimo futuro se non si prenderà qualche provvedi­

mento — di passare alla ricostruzione del bacino di carenaggio di 50 mila tonnellate che è molto importante per restituire al porto la funzione che esso aveva nel passato.

Che , ci troviamo di fronte ad una situa­

zione estremamente precaria è dimostrato anche dal fatto che, per esempio, nell’otto­

bre del 1974, qualche mese fa, quindi, il transatlantico « Michelangelo » che doveva far scalo a Palermo è stato fatto improvvi­

samene dirottare a Napoli soltanto perchè si prevedeva che ci potesse essere a Paler­

mo maltempo; il che dimostra che le strut­

ture portuali sono assolutamente carenti. Ora tutto questo discorso ha anche la sua impor­

tanza in prospettiva. Proprio recentemente, nel dicembre scorso, si è tenuto a Palermo un convegno organizzato dall’Ente porto con il Centro italiano studi containers da cui è emerso che, in previsione, entro il mese di giugno, della riapertura del Canale di Suez, Palermo sarebbe destinato a diventare un porto molto importante per il traffico del Mediterraneo.

Già noi abbiamo messo in evidenza come, nonostante la crisi derivata dalla chiusura del Canale di Suez, il porto di Palermo abbia mantenuto un suo movimento sostenutissimo.

Con la riapertura di detto canale, è destinato ad avere una funzione determinante special- mente per quanto riguarda il traffico dei containers perchè Palermo diventerà un nodo di primaria importanza nella rotta mercan­

tile tra il Nord - Europa, i paesi del Medi- terraneo ed i paesi africani. Ecco, quindi, la necessità che si faccia sentire anche la

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