• Non ci sono risultati.

L archivio e la biblioteca dell Opera pia regina Margherita di Roma - Fondazione Franchetti di Città di Castello

N/A
N/A
Protected

Academic year: 2022

Condividi "L archivio e la biblioteca dell Opera pia regina Margherita di Roma - Fondazione Franchetti di Città di Castello"

Copied!
431
0
0

Testo completo

(1)

SOPRINTENDENZA ARCHIVISTICA PER L’UMBRIA REGIONE UMBRIA

L’archivio e la biblioteca dell’Opera pia regina Margherita di Roma - Fondazione Franchetti

di Città di Castello 1866-1982

Inventario e Catalogo a cura di Daniela Silvi Antonini Coordinamento scientifico di

Anna Angelica Fabiani - Francesca Tomassini

(2)

egni di civiltà

Quaderni della Soprintendenza archivistica per l’Umbria

21

Collana diretta da Mario Squadroni

(3)

Il presente volume è stato pubblicato anche grazie al contributo finanziario della Regione Umbria

Ringraziamenti

Anna Angelica Fabiani, Daniela Silvi Antonini e Francesca Tomassini ringra- ziano:

Mario Squadroni, soprintendente archivistico per l’Umbria, per la fiducia accordata, la costante disponibilità e i preziosi consigli; Barbara Capigatti, Umberto Chiacchieroni, Michele Liguori e Massimo Sposini della Soprinten- denza archivistica per l’Umbria per la preziosa collaborazione; la Presidente e la Giunta della Regione Umbria Maurizio Casagrande, responsabile della Sezione sistema archivistico della Giunta della Regione Umbria e tutto il per- sonale dell’Archivio unico di deposito con sede a Solomeo di Corciano per la collaborazione e la cortesia dimostrata nel corso del lavoro; Luciana Buse- ghin, antropologa culturale, per gli importanti chiarimenti forniti; Clara Peli che ha avuto un ruolo di grande rilievo per il Laboratorio tela umbra di Città di Castello; Pier Paolo Battistoni, presidente del Consiglio di amministrazio- ne della Società cooperativa “Tela Umbra” di Città di Castello per la cortese disponibilità; Rosanna Valigi, bibliotecaria, per gli utili consigli nella reda- zione del Catalogo delle opere a stampa e Chiara Franzoni, archivista, per il competente e amichevole sostegno offerto.

In copertina: Documento attestante la concessione a Leopoldo Franchetti del diritto di trasmissibilità del titolo di barone in forza del regio decreto dell’11 giugno 1911, Pisa, San Rossore, 29 ottobre 1911.

AOPRMFF, Amministrazione della “Nobil casa Franchetti” di Città di Castello, Carte personali e professionali, b. 1, fasc. 4.

Le fotografie del presente volume sono state realizzate da Luca Pistelli

Progetto grafico della collana: Luca Pistelli

(4)

Regione Umbria

L’ARCHIVIO E LA BIBLIOTECA DELL’OPERA PIA REGINA MARGHERITA DI ROMA - FONDAZIONE FRANCHETTI

DI CITTÀ DI CASTELLO 1866 -1982

Inventario e catalogo

a cura di Daniela Silvi Antonini

Coordinamento scientifico di

Anna Angelica Fabiani e Francesca Tomassini

Perugia, 2005

(5)

SIGLE E ABBREVIAZIONI

ago. = agosto

agr. = agronomo

an. = anonima

AOPRMFF = Archivio dell’Opera pia regina Margherita Fondazione Franchetti

apr. = aprile

art. = articolo

a. s./aa. ss. = anno scolastico/anni scolastici a.t. = amministrazione testamentaria

avv. = avvocato

b./bb. = busta/buste

cas./cass. = cassetta/cassette

cc. = carte

cfr. = confronta

compl.e = complementare

consist. = consistenza

cont. = contabilità

coop. = cooperativa

dic. = dicembre

div. = diversi

dom. = domestiche

dott. = dottore

ecc. = eccetera

econ. = economiche

ed. = edizione

E.N.E.L. = Ente nazionale per l’energia elettrica

es. = esercizio

fasc./fascc. = fascicolo/fascicoli

feb. = febbraio

front. = frontespizio

gen. = gennaio

geom. = geometra/ geometria

giu. = giugno

ibid. = ibidem

ig. = igieniche

I.G.E. = Imposta generale entrate

ill.mi = illustrissimi

ing. = ingegnere

istr. = istruzione

lug. = luglio

(6)

M.S.M. = Monte Santa Maria

m.te = monte

nat. = naturali

n./nn. = numero/numeri

nov. = novembre

numer. = numerazione

on. = onorevole

o.p. = opera pia

op. cit. = opera citata

ott. = ottobre

p. = piano

p./pag./pp. = pagina/pagine

prof. = professore

prog. = progressivo

prov. = provincia

r. = reale

rag. = ragioniere

R.A.I. = Radio audizioni italiane

rapp. = rapporto

reg./regg. = registro/registri

rett. = rettifiche

R. M. = Ricchezza mobile

riv. = riveduta

s. = santo

sac. = sacerdote

S.A.R. = Sua altezza reale scol./scol.co = scolastico

s.d. = senza data

set. = settembre

S.I.P. = Società italiana per l’esercizio telefonico già Società italiana Piemonte

sez. = sezione

sig./sig.ra/sigg. = signore/signora/signori

sist. = sistema

s.o. = segnatura originaria

sottofasc./sottofascc. = sottofascicolo/sottofascicoli stab. tip. = stabilimento tipografico

suppl. = supplemento

T.I.M.O. = Telefoni Italia medio orientale

tip. = tipografia

T. u. = Tela umbra

ved. = vedi/vedova

voc./voc.lo/v.lo = vocabolo

voll. = volumi

(7)

La Regione Umbria, da sempre attenta alla valorizzazione del proprio patrimonio culturale, ha, da tempo, avviato un proficuo rapporto di collaborazione con la Soprintendenza archivistica per l’Umbria in particolare per la realizzazione di progetti di riordina- mento e inventariazione della documentazione d’archivio acquisita a seguito del trasferimento di competenze dello Stato alle Regioni.

È stato in virtù di queste nuove attribuzioni che alla Regione Umbria sono stati trasferiti i beni dell’Opera pia regina Margheri- ta di Roma che amministrava anche la Fondazione Franchetti di Città di Castello. Un patrimonio immobiliare costituito dal com- plesso della Montesca (parco, villa e casa del custode) costruito dai baroni Franchetti nel XIX secolo e centro di grandi iniziative pedagogiche e sociali, da altri beni in Città di Castello, dal Labo- ratorio tela umbra, ma anche dall’archivio dell’Opera pia regina Margherita per la parte relativa alla Fondazione Franchetti.

L’operazione di restituire al pubblico la villa, attualmente luogo di convegni e sede di centro-studi e di altre attività culturali, ha rappresentato uno dei punti qualificanti della valorizzazione di tale importante patrimonio culturale la cui gestione è stata affidata, in comodato d’uso, al comune di Città di Castello.

Oltre al recupero di questi beni, la Regione ha contribuito a tenere viva l’attività svolta dal Laboratorio tela umbra per la pro- duzione di tessuti confezionati ancora con gli antichi telai, consen- tendo così il proseguimento della produzione tramite la costituzio- ne di una Cooperativa che attualmente cura anche la commercia- lizzazione del prodotto.

Quanto pervenuto alla Regione Umbria è documentato dalle carte d’archivio dell’Opera pia che furono oggetto, a partire dal- l’anno 1987, di una prima “catalogazione” effettuata da Vittor Ugo Bistoni. A questo intervento ha fatto seguito l’inventariazione e il riordinamento, effettuati con metodo scientifico, nell’ambito di un progetto generale redatto di concerto tra la Soprintendenza archi- vistica per l’Umbria di Perugia e la Regione Umbria. Il progetto prevedeva un intervento su tutti gli archivi acquisiti dall’Archivio unico regionale di deposito sito a Solomeo di Corciano. Tale pro- getto fu approvato e finanziato dal Ministero per i beni e le attività culturali con una compartecipazione, anche economica, della Regione Umbria.

(8)

importante lavoro che costituisce una risorsa di notevole valore culturale per gli studiosi che potranno, così, avere a disposizione notizie di prima mano sulla Fondazione, sul barone Leopoldo Fran- chetti e sulla consorte Alice Hallgarten che hanno avuto un ruolo di primo piano nelle vicende storiche, economiche e sociali nel- l’Alta valle del Tevere, tra Ottocento e Novecento.

La Regione Umbria con questo intervento è orgogliosa di aver contribuito al recupero di una parte significativa della vicende sto- riche del nostro territorio per le implicazioni sociali, pedagogiche, educative e umanitarie che hanno caratterizzato l’opera dei baroni Franchetti. Si è tornati, così, attraverso un lavoro scientifico di riordinamento e inventariazione dell’archivio, curato da Daniela Silvi Antonini, a ridare vita ad una parte importante della storia di Città di Castello, luogo dove i baroni Franchetti hanno svolto la loro magnanima attività.

Un particolare ringraziamento rivolgo al soprintendente archi- vistico per l’Umbria Mario Squadroni e alle archiviste di Stato Anna Angelica Fabiani e Francesca Tomassini che hanno diretto e coordinato scientificamente l’intero progetto. Estendo questo mio ringraziamento al responsabile dell’Archivio unico regionale di deposito Maurizio Casagrande e a tutti i dipendenti in servizio pres- so tale importante struttura per aver contribuito alla valorizzazione del consistente e importante patrimonio archivistico regionale.

Maria Rita Lorenzetti Presidente Regione Umbria

(9)

La compilazione di questo inventario va inserita in un contesto notevolmente più ampio che ha comportato la realizzazione di un progetto di riordinamento e di inventariazione di tutti i fondi docu- mentari prodotti da uffici dello Stato e da enti pubblici soppressi, ed “ereditati” dalla Regione Umbria, in conseguenza delle nuove attribuzioni conferitele al momento della sua istituzione.

Poiché i risultati di tale intervento, reso possibile da una colla- borazione congiunta tra l’Amministrazione archivistica e la Regio- ne Umbria, verranno, tra breve, resi noti, attraverso la pubblicazio- ne di una guida generale, non si ritiene opportuno aggiungere più di tanto, se non che tale ingente patrimonio archivistico è conser- vato nell’Archivio unico regionale di deposito, ubicato a Solomeo di Corciano, e che i lavori sono stati diretti e coordinati da Anna Angelica Fabiani e da Francesca Tomassini, funzionarie della Soprintendenza archivistica per l’Umbria.

La pubblicazione di questo inventario delle carte dell’Opera pia regina Margherita di Roma - Fondazione Franchetti di Città di Castello se, da un lato, come si è detto rappresenta una importan- te anteprima, dall’altro, si inserisce in un settore, quello della documentazione prodotta dalle opere pie, verso il quale gli enti locali, in questi ultimi anni, rivolgono una particolare attenzione.

L’Opera pia regina Margherita, pur avendo sede a Roma, aveva competenza amministrativa anche in Umbria, a Città di Castello, dove gestiva il notevole patrimonio lasciatole in eredità dal barone Leopoldo Franchetti.

Le carte dell’archivio coprono un arco cronologico che va dal 1866 al 1982 e sono state ripartite in sezioni, che corrispondono ai diversi ambiti di attività dell’Ente: ad esse si sono ricondotte le relative serie. Per mezzo delle introduzioni, inoltre, è possibile ripercorrere le vicende del patrimonio lasciato dal barone Leopol- do, della sua gestione e del suo utilizzo nel tempo da parte dell’

Opera pia. Si segnala la presenza di atti privati della “nobil casa Franchetti”, relativi agli anni dal 1866 al 1920, con i quali la nuova gestione poté avviare la sua amministrazione.

L’inventario prosegue con la descrizione degli atti prodotti, da un lato, dall’Amministrazione generale centrale di Roma e, dall’al- tro, dalle Istituzioni operanti a Città di Castello.

Si ricordano le scuole elementari miste di Montesca e di Rovi-

(10)

illuminata e ispirata ai dettami dei maggiori pedagogisti dell’epo- ca, sia italiani, come Maria Montessori e Giuseppe Lombardo Radice, che stranieri quali Lucy R. Latter.

Altra importante Istituzione fu quella del Laboratorio tela umbra per la produzione di tessuti su telai a mano che, oltre ad essere un primo esempio di organizzazione del lavoro artigianale femminile, costituisce tutt’ora la prosecuzione di una attività tradi- zionale con valore di artigianato artistico. Sempre per venire incontro alle esigenze dei ceti meno abbienti fu istituita una Casa maestre, in località Montesca, per il soggiorno di insegnanti biso- gnose. Vanno anche ricordate le concessioni di contributi economi- ci per il funzionamento di asili quali quello di Citerna.

Il riordinamento e l’inventariazione dell’archivio e la cataloga- zione delle opere a stampa, presenti nel fondo, sono stati realizzati da Daniela Silvi Antonini, archivista libera professionista di com- provate esperienza e bravura che ringrazio per la preziosa opera svolta.

Un sentito ringraziamento rivolgo ad Anna Angelica Fabiani e a Francesca Tomassini per aver seguito, con grande attenzione, tutte le fasi che hanno portato alla realizzazione dell’intervento e per aver coordinato scientificamente l’intero progetto di riordina- mento dei fondi archivistici acquisiti dalla Regione Umbria.

Un particolare apprezzamento merita la Giunta della Regione Umbria che, con la sua fattiva partecipazione, ha permesso la rea- lizzazione dell’opera e, in particolare, mi corre l’obbligo di ringra- ziare Maurizio Casagrande, responsabile dell’Archivio unico regio- nale di deposito sito a Solomeo di Corciano, e tutti i suoi collabo- ratori per il continuo impegno nella realizzazione dei lavori.

Mario Squadroni

Soprintendente archivistico per l’Umbria

(11)

INTRODUZIONE

1. L’Opera pia regina Margherita: notizie storico-istituzionali L’origine e l’organizzazione

La nascita dell’Opera pia risale al 1834, infatti, nel luglio di quell’anno, la marchesa Maria Teresa, vedova Andosilla, nata duchessa Benedetti, con il suo testamento fondò tale Istituzione avente sede in Roma, in seguito eretta in ente morale con il regio decreto del 14 giugno 1885, assumendo, molto probabilmente in questa occasione, l’intitolazione alla regina Margherita1.

L’Opera pia aveva come scopo la gestione delle istituzioni di beneficenza create dalla marchesa Andosilla in Roma2. In seguito il barone Franchetti, anche nel rispetto della volontà della moglie Alice Hallgarten, lasciò in forza dei propri testamenti come erede del suo patrimonio la stessa Opera pia3.

1A tal proposito si vedano lo Statuto organico dell’Opera Pia Regina Margheri- ta in Roma. Approvato con Decreto Reale del 22-8-1925, (d’ora in poi Statuto 1925), conservato nell’Archivio dell’Opera pia Regina Margherita - Fondazione Franchetti, (d’ora in poi AOPRMFF), Amministrazione generale della Fondazione Franchetti, Carteggio amministrativo, b. 14, fasc. 48 e lo Statuto organico Opera Pia “Regina Margherita”, Roma, Garzanti editore, [1955], (d’ora in poi Statuto 1955) in AOPRMFF, Amministrazione generale della Fondazione Franchetti, Statuti e regola- menti, b. 1, fasc. 1; quest’ultimo venne modificato negli articoli 4, 13-15, 19-20 e 25 e approvato con decreto del Presidente della Repubblica del 24 dicembre 1954, regi- strato dalla Corte dei conti il 23 febbraio 1955. Relativamente alle vicende normative e alla presenza delle opere pie in Umbria si veda il volume Le istituzioni pubbliche di assistenza e beneficenza dell’Umbria. Profili storici e censimento degli archivi, a cura di M. SQUADRONI, Roma, Ministero per i beni culturali e ambientali. Ufficio centrale per i beni archivistici, 1990 (Pubblicazioni degli Archivi di Stato. Strumenti, CVIII).

2 L’Opera pia a Roma cambiò più sedi: all’inizio era situata in via Giulia, 1 e, prima della sua soppressione, in via Paolo Emilio, 7; relativamente alla gestione della Fondazione Andosilla essa comprendeva: una scuola per “giovinette povere” del rione di Trastevere finalizzata all’avviamento delle ragazze all’economia domestica e ad alcune professioni; un asilo doposcuola per le bambine delle scuole elementari infe- riori, abitanti nel rione di Trastevere e, qualora i fondi lo avessero permesso, avrebbe- ro potuto essere assegnate quattro pensioni educative a giovanette romane o figlie di genitori romani, residenti in Roma da almeno 5 anni, di “civile condizione, ma di

(12)

anche quello di amministrare le istituzioni di beneficenza fondate dai coniugi Franchetti in Città di Castello4.

Il complesso dei beni e delle istituzioni relative al testamento Andosilla venne denominato “Fondazione Andosilla” e il comples- so dei beni e delle istituzioni relative ai testamenti Franchetti venne denominato “Fondazione Leopoldo e Alice Franchetti”. Il patrimo- nio complessivo dell’Opera pia risultava, pertanto, dai singoli patri- moni delle due Fondazioni, ciascuna delle quali aveva separate le finalità e la gestione5.

Le rendite della fondazione Franchetti dovevano essere utilizza- te per il mantenimento e la gestione dei seguenti istituti: Scuole elementari rurali miste ed Asili nelle frazioni di Montesca e di Rovigliano del comune di Città di Castello; Laboratorio di tela umbra in Città di Castello ed Asilo ivi annesso per i bambini delle operaie addette al Laboratorio; ricovero detto “Casa delle maestre elementari” al quale era destinato il “Palazzo di Montesca (Città di Castello) con i fabbricati annessi e con il parco”6, per il soggiorno

dicembre 1911, il 28 aprile 1914 e il 22 febbraio 1917. In base alla prima redazione di questi testamenti, e con poche variazioni successive, il barone lasciava all’Opera pia regi- na Margherita il suo patrimonio ad eccezione della parte dei beni relativa ai vari lasciti che furono elencati dettagliatamente nei testamenti. Cfr. V. U. BISTONI, Grandezza e deca- denza delle istituzioni Franchetti, Città di Castello, Edimond srl, 1997, pp. 2-12.

4Sulla vita e sulle opere dei baroni si vedano, fra le varie pubblicazioni, M. MAR-

CHETTI, Un esperimento di grande proprietà trasformata in piccola proprietà coltiva- trice. Il testamento Franchetti e la sua attuazione, Città di Castello, Soc. An. Tip. Ed.

“Leonardo da Vinci”, 1935; ‘Franchetti’ in Enciclopedia storico nobiliare italiana.

Famiglie nobili e titolate viventi riconosciute dal R. governo d’Italia …, promossa e diretta da V. Spreti, vol. III, Bologna, Forni, 1969, pp. 253-255; V. U. BISTONI, op. cit.;

G. SIRCANA, ‘Franchetti Leopoldo’ in Dizionario biografico degli italiani, Istituto della Enciclopedia Italiana, Roma, Treccani, 1998, vol. 50, pp. 71-73; ASSOCIAZIONE STORICA DELL’ALTA VALLE DELTEVERE, Leopoldo e Alice Franchetti e il loro tempo, a cura di P. Pezzino e A. Tacchini, Atti del convegno “Alice e Leopoldo Franchetti e il loro tempo”, Città di Castello, Villa Montesca, 7-8 aprile 2000, Città di Castello, Petruzzi, 2002; M. L. BUSEGHIN, Cara Marietta…Lettere di Alice Hallgarten Fran- chetti (1901-1911), a cura di M. L. Buseghin e C. Peli, Città di Castello, Petruzzi, 2002, in particolare si possono consultare le accuratissime schede biografiche n. 1 alle pp. 467-472, su Alice Hallgarten e n. 2 alle pp. 472-490, su Leopoldo Franchetti.

5Le notizie che seguono sono tratte, tra l’altro, dallo Statuto 1925 e dallo Statu- to 1955.

6 Nella tenuta denominata Montesca, in comune di Città di Castello, venne costruita, a partire dal 1885, la prestigiosa villa Franchetti meglio conosciuta, in segui- to, con la denominazione della tenuta stessa. La villa è circondata da un vasto parco di alberi secolari e pregiati all’interno del quale venne costruito anche un villino.

AOPRMFF, Amministrazione della “Nobil casa Franchetti” di Città di Castello, Cata- sto, reg. 1; Contabilità, Amministrazione della Fabbrica della Villa alla Montesca, reg.

(13)

temporaneo di maestre elementari benemerite, prive di risorse eco- nomiche e malandate in salute. Inoltre erano previsti sussidi vitali- zi e temporanei a favore delle maestre elementari meritevoli che, sprovviste di sufficienti mezzi di fortuna o di adeguata pensione e di altri “assegnamenti”, avessero per invalidità o vecchiaia abban- donato l’insegnamento. Infine erano previsti sussidi temporanei destinati alle maestre elementari benemerite che, per gravi ragioni di salute, avessero dovuto abbandonare temporaneamente l’insegnamento.

Si sottolinea che queste Istituzioni erano particolarmente all’a- vanguardia e che erano finalizzate all’emancipazione delle classi sociali meno elevate. È possibile, infatti, trovare un filo conduttore all’interno di questo percorso filantropico che vede i Franchetti impegnati in una attività sociale che va dalla istruzione primaria, secondo metodi pedagogici estremamente innovativi volti alla pre- cipua preparazione di coloro che avrebbero poi operato nelle cam- pagne, alla creazione di una attività che vedeva la donna impegna- ta in un ambito diverso da quello prettamente familiare7. Questo processo di trasformazione delle condizioni di vita delle donne avvenne con l’ausilio di strutture di supporto, quali gli asili, che saranno solo molto più tardi comunemente utilizzati.

La Fondazione Franchetti, inoltre, erogava vari contributi che consistevano in aggiunte agli stipendi per i dipendenti dell’Asilo infantile di Città di Castello; per la gestione dell’Asilo infantile

“Alice Franchetti” di Citerna; per la manutenzione e conservazione del palazzo di Montesca, dei fabbricati annessi, del parco, dei fab- bricati adibiti ad uso scuola a Montesca e a Rovigliano, della stra- da carrozzabile che collegava la via provinciale alla villa Montesca e della strada carrozzabile tra la via comunale e la scuola di Rovi- gliano; per la manutenzione e riproduzione dei boschi ed appezza- menti boschivi; per la conservazione delle relative zone di prote- zione; per la coltivazione degli appezzamenti di terreni contigui

1 e M. L. BUSEGHIN, Cara Marietta…, op. cit., scheda biografica n. 33 alle pp. 557- 559. Attualmente il complesso, dopo il completo restauro effettuato a cura della Regione Umbria, è stato dato in gestione al comune di Città di Castello ed è sede di un Centro studi e formazione “Villa Montesca” che ospita corsi di formazione scola- stica e professionale e viene utilizzato anche per convegni e manifestazioni culturali.

7In questo contesto è doveroso ricordare l’iniziativa che la baronessa aveva intra- preso nel maggio 1909 allorché istituì “il centro di accoglienza l’‘Aiuto Materno’

presso i locali dell’ospedale di Città di Castello, dove distribuiva personalmente medi-

(14)

corretto esercizio della servitù di pascolo e di raccolto sulle zone boschive, conforme alle norme di concessione stabilite negli atti notarili, a favore dei poderi legati dal senatore Franchetti ai suoi coloni; per la conservazione della biblioteca e per l’acquisto di libri utili ai fini della “Casa per le maestre elementari”8.

Per disposizioni testamentarie le Scuole elementari e gli Asili di Montesca e Rovigliano, l’Asilo infantile Alice Franchetti in Citer- na, il Laboratorio tela umbra in Città di Castello e l’Asilo annesso a detto Laboratorio vennero posti sotto la direzione ed amministra- zione della signora Maria Pasqui in Marchetti, senza alcun com- penso, fino alla morte di quest’ultima9.

Inoltre nello statuto organico venivano dettate le disposizioni in merito alle attribuzioni degli organi amministrativi dell’Opera pia che erano un consiglio composto da un presidente e quattro consi- glieri. Il presidente era nominato dal Ministero dell’interno; i quat- tro consiglieri erano nominati: uno dal sindaco di Roma, uno dal comune di Città di Castello, uno dal provveditore agli studi di Roma ed uno dal Ministero dell’agricoltura e foreste. Tanto il pre- sidente che i consiglieri duravano in carica quattro anni e potevano essere riconfermati senza interruzione. Le adunanze del consiglio di amministrazione potevano essere sia ordinarie che straordinarie:

le prime avevano luogo ogni trimestre; le altre ogni qualvolta lo richiedeva una necessità urgente.

Il presidente rappresentava l’Ente e curava l’esecuzione delle deliberazioni prese dal consiglio insieme al generale andamento dell’Opera pia.

Il consiglio di amministrazione si occupava delle proposte di modifica dello statuto e della gestione dell’Ente, deliberando i regolamenti di amministrazione e di servizio interno per il persona- le relativamente al quale aveva la facoltà di assunzione e licenzia- mento e deliberava in materia di sussidi, spese e contributi.

Per tutto quanto non fosse già stato previsto nello statuto l’Opera pia osservava le leggi nazionali previste per l’assistenza e la beneficenza pubblica. Inoltre, per tutto ciò che era inerente l’attività scolastica si uniformava alle disposizioni vigenti in mate- ria di pubblica istruzione10.

Le iniziative, che sorsero proprio grazie allo spirito filantropico

8Statuto 1925, art. 5.

9Statuto 1925, art. 7 e Statuto 1955, art. 7.

10Statuto 1955, artt. 13-25.

(15)

dei baroni, furono supportate dall’ingente patrimonio di cui si danno, qui di seguito, alcune notizie in merito alla consistenza.

Successivamente si descriveranno, separatamente, le singole Istitu- zioni, create dopo il matrimonio del barone con la baronessa Alice e gestite dall’Opera pia stessa.

Il patrimonio del barone Franchetti: beni e gestione

Il patrimonio immobiliare del barone Franchetti, alla data della sua morte, consisteva nei seguenti beni: un appezzamento di terre- no edificabile, presso Porta Trionfale in Roma; la fattoria della Montesca comprendente la villa con aranceria, scuderia e parco; gli stabili in Città di Castello e precisamente in via Pinchitorzi, via S.

Antonio n. 1 e n. 3, via S. Florido, un magazzino in via dello Scor- ticatoio; uno stanzone per uso tessiture del Laboratorio tela umbra;

una casa a Rovigliano per uso scolastico; le case nei poderi di Uppiano, Cagnano, Pistrino, Ripetta, Silvelle II; una stanza ad uso padronale nella casa di Valdiranco; un piccolo quartiere padronale nella casa di Cà de Cigni; una fornace di laterizi a Rovigliano; un molino in località Fontemaggiore. In merito ai poderi lasciati come legati ai coloni questi erano 48 e precisamente: podere Astucci, Atena, Bicicatta, Bosco, Cagnano, Cà de Cigni, Capanne in Piano di Sotto, Capanne in Piano di Sopra, Capanne in Monte, Casabian- ca, Casina di Sotto, Casina di Sopra, Cascine, Casuccia, Colle, Fon- tanelle I, Fontanelle II, Fontemaggiore, Fornace I, Fornace II, Frat- tigiana, Greppe, Lago, Magaldo, Mulino, Olmitello I, Olmitello II, Palazzo, Palazzetto, Pistrino, Pistrino di Mezzo, Pistrino di Sopra, Poderina, Podernuovo, Ranchi, Rignaldello, Ripetta, Rovigliano, S.

Antonio, Silvelle I, Silvelle II, Sodo, Teverina, Uppiano I, Uppiano II, Valdiranco, Vigliano, Vignale11. I poderi elencati erano compre- si nelle tre tenute di Montesca, di Rovigliano e della Pianura.

Denaro contante e capitale azionario si trovavano depositati presso banche italiane ed estere, tra cui ricordiamo le banche Roth- schild di Londra, Khun e Loeb di New York, Warburg di Amburgo, il Credito Italiano di Roma e la Banca Commerciale di Firenze12.

Gli esecutori testamentari, nominati dal barone Franchetti, furo-

11AOPRMFF, Amministrazione generale della Fondazione Franchetti, Carteggio amministrativo, b. 8, fasc. 23. Un altro podere, denominato Chiletta, fu lasciato in ere-

(16)

za e decadenza delle istituzioni Franchetti, Città di Castello, Edimond srl, 1997.

(17)

no gli avvocati Oreste Mattani e Federico Mellini, residenti in Firenze, che compilarono l’inventario dell’eredità e continuarono la consulenza fino al compimento del loro incarico che portò alla definitiva attuazione di quanto espresso nel testamento. Da notare che il recupero di tutto il patrimonio, soprattutto per quanto riguar- dava i titoli depositati presso banche estere, si protrasse anche dopo la loro morte13. L’inventario degli oggetti mobili nella villa Monte- sca eseguito, per ordine degli esecutori testamentari, dal notaio Ettore Cecchini di Città di Castello nel 191814forniva la quantità e la stima dei mobili, dell’argenteria e della biancheria esistenti nella villa. Veniva, inoltre, indicato il valore dei libri della biblioteca della Montesca. La biblioteca fu poi riordinata nel 1925 da don Enrico Giovagnoli che, nella sua relazione all’Opera pia, dichiara- va che gli schedari risultavano incompleti e che già molti libri, a suo tempo schedati, non erano più presenti; al termine del lavoro i libri catalogati, non comprese le copie, erano 648115.

Dopo la morte del barone l’Opera pia nominò Giuseppe Mar- chetti nell’incarico di fiduciario16.

L’azione dell’Opera pia in Città di Castello riguardava la gestio- ne del patrimonio e delle istituzioni sociali. Quanto alla prima il fidu- ciario, seguendo le istruzioni stabilite dall’Amministrazione centrale, doveva sovrintendere e dare direttive al cassiere per ciò che riguarda- va il lato tecnico delle varie gestioni e, in modo particolare, per la coltura delle terre, per la manutenzione dei boschi, per la cura degli stabili, per le piccole “industrie agricole” e per la cura dei cavalli;

doveva, inoltre, sorvegliare sulla condotta del cassiere e del persona- le, proporre all’Amministrazione dell’Opera pia la misura dei salari e compensi per il personale avventizio, stipulare le assicurazioni per

13Per quanto riguarda la consistenza patrimoniale e l’attività degli incaricati del- l’amministrazione dei beni lasciati dal barone si veda la documentazione relativa alla

“Gestione esecutori testamentari” in AOPRMFF, Amministrazione generale della Fon- dazione Franchetti, Carteggio amministrativo, bb. 8-15; si veda inoltre G. GIORGI, Il

“legato Franchetti”, Perugia, Volumnia, 1998.

14Ibid, b. 15, fasc. 55.

15V. U. BISTONI, op. cit., p. 370.

16Giuseppe Marchetti, nato a Brisighella nel 1874 e morto a Città di Castello nel 1942, sposò nel 1905 la tifernate Maria Pasqui, maestra e direttrice delle scuole rurali di Montesca e di Rovigliano, dalla quale ebbe cinque figli. Il Marchetti fu assunto dal baro- ne Franchetti nel 1899 come agente principale per amministrare i poderi di quest’ultimo.

In quel periodo infatti il barone Leopoldo procedeva alla divisione del patrimonio con il fratello Giulio; dopo di ciò il barone risultava proprietario di numerosi poderi suddivisi nelle tre fattorie della Montesca, di Rovigliano e della Pianura. In merito a ciò si veda M.

(18)

atti e contratti affidatigli con delega e procura dall’Amministrazione stessa e curare i rapporti con le autorità locali.

Il Marchetti veniva nominato, con procure rinnovate ogni due anni, dal presidente dell’Opera pia, quale speciale procuratore e mandatario “perché rappresenti l’Opera Pia verso, in qualunque atto di ordinaria amministrazione, riguardante la gestione delle case e dei beni agricoli di proprietà dell’Ente, esistenti in Città di Castello e territorio vicino. All’uopo possa stipulare contratti auto- rizzati o deliberati dall’Amministrazione; procedere a riscossioni delle pigioni e dei fitti, alla divisione dei prodotti agricoli, dare disdette al personale avventizio, rappresentarlo occorrendo in giu- dizio, anche nell’esercizio di azioni possessorie e di “riconfinazio- ni” presso le autorità competenti, nominando avvocati, procuratori e periti nei limiti delle sue mansioni, promuovere pignoramenti e sequestri ed in genere atti esecutivi e conservativi, esigere somme e rilasciarne quietanze, ritirare dalle Ferrovie dello Stato o dall’Uffi- cio postale di Città di Castello, qualunque piego, pacco, vaglia, rac- comandata ed assicurative dirette all’Ente, nonché effettuare qua- lunque spedizione di merce sotto qualsiasi forma, e fare quant’altro si renderà utile e necessario per il presente mandato”17.

Dopo la morte del Marchetti, nel 1942, l’incarico di fiduciario fu ricoperto dalla moglie, Maria Pasqui18, che rivestiva già la cari- ca di direttrice delle scuole di Montesca e di Rovigliano e del Labo- ratorio della tela umbra.

Fra i dipendenti dell’Opera pia, con il compito di gestire i beni a Città di Castello, vi fu Domenico Galletti che venne assunto nel settembre del 1935 come custode della villa Montesca. Il Galletti era già pratico della Montesca in quanto, per il periodo dal 1924 al 1927 e dal 1931 al settembre 1935, aveva lavorato come autista della ditta Montesi che aveva l’appalto per il servizio di trasferi- mento delle maestre dalla villa Montesca a Città di Castello19. Per quanto riguardava l’incarico di custode egli aveva i seguenti obbli- ghi da svolgere: tenere in ordine il palazzo e il villino; pulire i mobili, le suppellettili ed i quadri; provvedere alla pulizia della

17AOPRMFF, Amministrazione dei fattori a Città di Castello, Carteggio Giusep- pe Marchetti, b. 1, fasc. 1, Mandato repertorio n. 15679 stipulato dal notaio registrato a Roma il 28 settembre 1932.

18Sulla figura di Maria Pasqui si veda M. L. BUSEGHIN, Cara Marietta…, op. cit., scheda biografica n. 3 alle pp. 490-493.

19Il Galletti era nato a Serra Sant’Abbondio, nella provincia di Pesaro, il 12 apri- le 1897 e residente a Città di Castello.

(19)

cappella e alla colazione del sacerdote; aprire e chiudere i cancelli del parco secondo gli ordini del presidente; fare la spesa per la Casa maestre e provvedere al mantenimento di un cane da guardia durante la chiusura della Casa stessa. Gli veniva concesso di abita- re, insieme alla moglie e ai figli, nel villino e precisamente in due stanze collegate con la cucina20. Alle mansioni legate alla Casa maestre se ne aggiunsero ben presto altre che andavano dalle opere di piccola manutenzione come muratore, pittore, elettricista negli stabili di Città di Castello alla sorveglianza del bosco di Montesca.

Scuole di Montesca e di Rovigliano

L’esperienza delle scuole di Montesca e di Rovigliano, fondate dai baroni Franchetti, è legata in modo particolare alla figura della baronessa Alice che, finché fu in vita, ne seguì e curò particolar- mente l’attività.

La figura dell’Hallgarten va inquadrata nell’ambito di quell’at- tivismo femminile che caratterizzò gli inizi del Novecento. Alla base delle sue iniziative, infatti, vi è un forte impegno sociale insie- me ad uno spiccato spirito filantropico. La sua formazione ideolo- gica e culturale fu alimentata, oltre che dai numerosi viaggi all’e- stero, anche da importanti incontri con illustri personalità del mondo della cultura21.

La prima delle due Scuole venne aperta il 15 ottobre 1901 nella villa della Montesca; la seconda il 22 ottobre 1902, allorché i colo-

20AOPRMFF, Amministrazione generale della Fondazione Franchetti, Carteggio amministrativo, b. 7, fasc. 21, dattiloscritto riguardante “Incarichi e doveri del custode della villa di Montesca”, datato 27 settembre 1935.

21A testimonianza degli incontri e dei rapporti tra la Hallgarten e illustri pedago- gisti, storici e filosofi vi sono alcuni libri della biblioteca della Montesca, tuttora pre- senti: M.VONMEYSENBUG, Ricordi di una idealista, 2 voll., Frascati, Stab. Tip. Tusco- lano, 1904, con prefazione di G. Monod; P. SABATIER, San Francesco e il movimento religioso nel secolo XIII, versione italiana di Ada Bellocci, Perugia, Unione Tip. Coo- perativa, 1902; F. W. FÖRSTER, Il Vangelo della vita. Libro per i grandi e per i piccoli, Torino, Società Tipografica Editrice Nazionale, 1908. Dell’interesse che la baronessa aveva per la pedagogia e la didattica sono indicative anche le seguenti opere presenti nella stessa biblioteca: H. LIETZ, Deutsche Land-Erziehungsheime, in Schloss Bier- berstein i. d. Rhön, Haubina i. Thür., Ilsenburg i. Harz Gaienhofen a. Bodensee und Sieversdorf i. d. Mark. Das zehnte Jahr, Voigtländers Verlag in Leipzig 1907-1908;

M. MONTESSORI, Il mondo della pedagogia scientifica applicato alla educazione infantile nelle Case dei Bambini, Città di Castello, Tipografia della Casa Editrice S.

(20)

denza delle istituzioni Franchetti, Città di Castello, Edimond srl, 1997.

(21)

ni di una frazione della tenuta di Rovigliano, a circa dieci chilome- tri dalla Montesca, ne fecero richiesta22. Si trattava di due scuole elementari miste, comprendenti corsi inferiori e superiori, gratuite e con refezione scolastica. Le scuole erano riservate ai figli dei colo- ni della fattoria ed erano aperte anche ai figli di altri contadini dato che, spesso, quelle comunali si trovavano lontane dai poderi.

L’intento era quello di fornire ai figli dei contadini, oltre che una istruzione di base, anche gli strumenti per svolgere al meglio quello che, con molta probabilità, sarebbe stato il loro lavoro. Tale prepara- zione era volta all’acquisizione di capacità indispensabili per saper gestire un podere e per migliorare così la qualità di vita delle proprie famiglie nei vari aspetti di cui, non ultimo, quello economico.

Dal punto di vista didattico si trattò di una esperienza di grande importanza, infatti, sull’esempio delle scuole inglesi, le scuole di Montesca e di Rovigliano basarono il proprio insegnamento ogget- tivo sul “Nature study”, uno strumento importante per risvegliare e incrementare lo spirito di osservazione. A tal proposito fu determi- nante la conoscenza con la pedagogista inglese miss Latter, che fu presso la scuola di Montesca nel 1907 per insegnare alle maestre e agli allievi il nuovo metodo basato sull’osservazione della natura e sull’istituzione degli “orticelli”. Un ulteriore approfondimento scientifico era costituito dai disegni che di solito accompagnavano queste operazioni23. Dal 1910 venne introdotto il “metodo Montes- sori”, che come è noto ha avuto ben presto una rilevanza mondiale negli ambiti della didattica, della pedagogia e della formazione generale del fanciullo.

I programmi delle due Scuole furono il risultato di una sorta di adattamento di quelli statali, sviluppando quegli elementi più rispondenti al carattere di scuola rurale, come lo studio delle pian- te e degli animali, gli esperimenti botanici, gli orticelli e i disegni24.

22A tal proposito si veda Per aprire nuove vie alla scuola (Fatti e documenti rac- colti da A. C.), Milano, Libreria editrice milanese 1918, p. 72 (Quaderni de “La nostra scuola”, 3).

23Su Lucy R. Latter si veda M. L. BUSEGHIN, Cara Marietta…, op. cit., scheda biografica n. 14 alle pp. 514-517; S. BUCCI, La scuola della Montesca. Un centro edu- cativo internazionale in ASSOCIAZIONE STORICA DELL’ALTA VALLE DELTEVERE, op. cit., pp. 195-242; L. R. LATTER, Il giardinaggio insegnato ai bambini, di Albrighi, Segati

& C., traduzione dall’inglese di B. Ravà, Roma, Società editrice Dante Alighieri, 1908, compreso nel catalogo delle opere a stampa del presente volume.

24 A tal proposito si vedano: AOPRMFF, Amministrazione della “Nobil casa Franchetti” di Città di Castello, Carte personali e professionali, b. 2, fasc. 3; M. L.

(22)

sca dal 1901 al 1905 per passare, dal settembre 1905, a quello di direttrice sia della scuola di Montesca che di Rovigliano. Successiva- mente, in esecuzione delle disposizioni testamentarie del barone Fran- chetti, l’Opera pia regina Margherita si obbligò al mantenimento delle scuole elementari conservandone l’originario indirizzo didattico e affidandone la direzione e l’amministrazione a Maria Pasqui, che esercitò tali incarichi in forma gratuita “sua vita natural durante”25.

Il comune di Città di Castello riconobbe le due Scuole, poco dopo la loro istituzione, nel 1907, come “scuole a sgravio”, in quan- to se esse non fossero già state istituite a spese del senatore Fran- chetti il comune le avrebbe dovute aprire comunque a proprie spese per venire incontro alle esigenze degli abitanti. Un primo effetto di tale provvedimento fu che le maestre potessero essere iscritte al Monte pensioni26. Questo riconoscimento di “scuole a sgravio”, inoltre, comportò la stipula di una convenzione secondo la quale il Consiglio provinciale scolastico si impegnava “a norma dell’art. 8 e dell’art. II del R. D. 21 settembre 1919 n. 1777, a versare annual- mente e ad incominciare dal primo ottobre 1922 all’Opera Pia Regi- na Margherita” un contributo fisso annuale che, insieme ad una quota aggiunta dall’Opera pia stessa, doveva essere utilizzato per il pagamento degli stipendi delle insegnanti. Da parte sua l’Opera pia si riservava la nomina delle maestre e si obbligava a mantenere nelle due località di Montesca e di Rovigliano le due scuole. Quest’ulti- me, che erano equiparate, ai sensi dell’art. 25 del Testo unico del 21 ottobre 1903, n. 431, a quelle amministrate direttamente dal Consi- glio provinciale scolastico, erano gestite dalla “Direzione didattica autonoma della Montesca e Rovigliano” la cui amministratrice con- tinuerà ad essere, come si è già detto, Maria Pasqui27.

Ottocento e Novecento, Napoli, Edizioni scientifiche italiane, 1993 (Studi e ricerche dell’Istituto di storia della Facoltà di Magistero dell’Università di Perugia, 11); F.

SARTI, La scuola a Città di Castello durante il ventennio fra le due guerre mondiali, Università degli studi di Perugia - Facoltà di Magistero, Tesi di laurea, anno accade- mico 1978-1979; F. BETTINI, La scuola della Montesca, Brescia, La Scuola, 1953; Per aprire nuove vie alla scuola (Fatti e documenti raccolti da A. C.), Milano, Libreria editrice milanese, 1918 (Quaderni de “La nostra scuola”, 3).

25Statuto 1925, art. 7.

26AOPRMFF, Scuole di Montesca e di Rovigliano, Carteggio, b. 1, fasc. 1; V. U.

BISTONI, op. cit., p. 98.

27AOPRMFF, Amministrazione generale della Fondazione Franchetti, Carteggio amministrativo, b. 57, fasc. 406, “Convenzione tra il Consiglio provinciale scolastico e l’Opera Pia Regina Margherita per le Scuole di Montesca e Rovigliano (Città di Castello Prov. di Perugia)”.

(23)

Quaderno di appunti per le lezioni di botanica di Alice Hallgarten, 1906-1911.

(24)

di decadenza e crisi economica che portò nel 1951 alle dimissioni della direttrice. Le difficoltà economiche che colpivano gli stipendi delle insegnanti, i problemi di gestione delle Scuole, insieme alla drastica diminuzione degli iscritti, causata dal progressivo spopola- mento delle campagne, determinarono la chiusura delle Scuole stes- se. Tale provvedimento per quanto riguarda la scuola della Montesca avvenne con delibera dell’Opera pia datata 24 giugno 1980; a breve distanza di tempo fu chiusa anche la scuola di Rovigliano28.

Laboratorio tela umbra

Un’altra importante istituzione, voluta dai baroni, di grande valenza sia per l’utilità sociale sia per il mantenimento e la prose- cuzione di una attività tradizionale che avrebbe acquisito nel tempo valore di artigianato artistico, fu il Laboratorio tela umbra che

“sorse nel maggio 1908 per dare lavoro a povere madri, onde potesse- ro portare un modesto aiuto alla famiglia. L’idea del Laboratorio di tessi- tura a mano si insinuò nell’animo della Baronessa Alice Franchetti in seguito a numerose visite alle famiglie bisognose che con lettere e suppli- che Le chiedevano aiuto. Alla domanda se si sentivano capaci di un qual- che lavoro, molte donne rispondevano: – una volta si tesseva –. Così l’idea divenne realtà e nel maggio 1908, nei locali del palazzo detto Tommasini, appositamente allestiti, i primi venti telai si misero in movimento. Questi vennero poi aumentati e se ne fabbricarono anche per tele alte mt. 3 circa, passando gradatamente dalla produzione delle grosse tele casalinghe a quella dei più raffinati tessuti, specialmente richiesti per i classici ricami a mano. … Accanto al Laboratorio sorse subito un piccolo Asilo, ove le tes- sitrici portavano i loro bimbi dai tre agli otto anni, perché la Baronessa voleva che le donne potessero lavorare serene sapendo i figlioletti al sicu- ro. A tutte diceva: – Lavorate con amore; nessuno vuol fare qui dei guada- gni e se un utile un giorno ci sarà, questo verrà ripartito tra voi –”29.

Con queste parole Maria Pasqui, direttrice del Laboratorio dal 1908, riassumeva la storia dell’Azienda in una lettera al Commis- sario straordinario dell’Opera pia regina Margherita.

Ancora una volta la grande sensibilità e umanità, non disgiunte

28AOPRMFF, Amministrazione generale della Fondazione Franchetti, Carteggio amministrativo, b. 6, fasc. 20 e b. 57, fasc. 415.

29Ibid., b. 63, fasc. 432, sottofasc. 1, lettera di Maria Marchetti al Commissario straordinario dell’Opera pia Regina Margherita del 29 luglio 1949.

(25)

Disegno dal titolo “Tela Umbra 1908” eseguito dagli alunni delle Scuole su cui è raffigurato un antico telaio, 1908.

(26)

furono alla base della importante istituzione del Laboratorio. Tale attività fu mantenuta in vita dall’Opera pia con il materiale lasciato a disposizione al momento della morte dei baroni e secondo le finalità stabilite nel testamento del senatore Franchetti.

Lo Statuto organico dell’Opera pia si occupava di questa Azien- da agli articoli 5, 9, 10 e 11. L’art. 5, in particolare al punto 2, disponeva che una “spesa annua non inferiore a lire 2000” delle rendite della Fondazione Franchetti, doveva essere erogata per il mantenimento e lo sviluppo del Laboratorio ed Asilo annesso. Nel- l’articolo 9 si precisava che il Laboratorio era “istituito per la con- servazione, nelle applicazioni tuttora apprezzate, dell’antica arte umbra della tessitura con telai a mano e per dare modo alle madri di famiglia di attendere ad un lavoro remunerato senza preoccupa- zione pei loro bambini, che, nel frattempo, vengono custoditi e nutriti nell’Asilo annesso al Laboratorio”. L’art. 10, inoltre, dispo- neva che gli utili del Laboratorio, al netto di tutte le spese, doveva- no essere ripartiti fra tutto il personale per il consolidamento e lo sviluppo dell’Azienda stessa. Per ultimo l’articolo 11 prevedeva l’obbligo di conservare al Laboratorio e all’Asilo l’uso gratuito dei locali dei quali essi disponevano30.

La storia del Laboratorio, durante l’amministrazione dell’Opera pia, fu ben presto caratterizzata da polemiche e controversie tra quest’ultima e Maria Marchetti.

La Direttrice, in particolare, sosteneva che fosse mantenuto lo spirito originario del Laboratorio, voluto dai fondatori, ovvero non voleva che l’attività assumesse un carattere industriale; chiedeva, inoltre, che le fosse lasciata una certa indipendenza e libertà di azione nell’amministrazione della Tela umbra, pur dichiarandosi disposta a seguire le volontà dell’amministrazione centrale dell’O- pera pia.

Negli anni compresi tra il 1919 e il 1927 il bilancio dell’attività fu sempre in attivo e, a volte, anche per cifre consistenti; l’Opera pia, pertanto, lasciò un relativo margine di autonomia alla Marchet- ti, la quale continuò a ripartire gli utili tra le operaie e a far poi approvare il bilancio annuale da Roma31.

A partire dagli anni Trenta, in concomitanza con la grave crisi economica che investì tutta l’industria italiana, anche gli utili del Laboratorio andarono calando. Negli anni fino alla seconda guerra

30Statuto 1955.

31AOPRMFF, Laboratorio tela umbra, Bilanci consuntivi, b. 1, fasc. 1.

(27)

mondiale varie vicende, legate al bilancio, alle richieste di produ- zione e di acquisto, all’accantonamento di scorte nel magazzino furono al centro di accese discussioni tra la Direttrice e l’Amministrazione centrale dell’Opera pia.

Il Laboratorio operava secondo lo statuto dell’Opera pia e in base alle norme disposte da un regolamento interno; una copia di esso, presumibilmente redatto nel 1952, ci fornisce notizie relative alle norme di assunzione delle operaie, agli orari di lavoro, alle qualifiche delle lavoranti, che si distinguevano in apprendiste, incannatrici, tessitrici normali, tessitrici perfezionate e maestre e in ultimo ai salari. Questo regolamento doveva essere sottoscritto da ciascuna delle dipendenti del Laboratorio32.

Dopo alterne e complesse vicende Maria Marchetti, in qualità di amministratrice uscente, procedette alla formale consegna della gestione del Laboratorio tela umbra a Vincenzo Ortalli che ne assunse la direzione temporanea. Questo provvedimento, deliberato dal Commissario amministratore dell’Opera pia con atto numero 76 del 1° settembre 1952, ebbe esecuzione il 18 ottobre dello stesso come risulta dal verbale appositamente stilato; in quest’ultimo venne annotata la precisa situazione contabile desunta dal libro cassa33.

In seguito, come risulta dagli atti, la direzione del Laboratorio fu assegnata al professor Leonello Bigi che rimase in carica fino al 1976, anno della sua morte.

Nel 1981, dopo la soppressione dell’Opera pia, anche questa Istituzione passò in gestione alla Regione Umbria e, in seguito, dal 1985, le lavoranti del Laboratorio si costituirono in cooperativa insieme al comune di Città di Castello e alla finanziaria regionale Sviluppumbria34.

Infine con la legge regionale del 30 agosto 1988, n. 33 venne assicurato il mantenimento e lo sviluppo del Laboratorio con la creazione di una Società cooperativa a. r. l. “Tela Umbra”35.

Questo Laboratorio, tutt’ora funzionante, continua a produrre, con telai manuali a pedali, tessuti che ripropongono motivi decora- tivi desunti sia da raffigurazioni pittoriche che da antichi tessuti

32AOPRMFF, Amministrazione generale della Fondazione Franchetti, Carteggio amministrativo, b. 64, fasc. 433.

33Ibid, b. 63, fasc. 432.

34ASSOCIAZIONE STORICA DELL’ALTA VALLE DELTEVERE, op. cit., p. 247.

(28)

interesse sia per la produzione e la storia del tessuto tradizionale sia per i corsi di formazione e tessitura che vengono organizzati con la collaborazione di altri enti36.

Casa maestre

La Casa delle maestre elementari fu istituita dall’Opera pia per volontà del barone Franchetti. Lo Statuto organico dell’Ente si occupava di questa istituzione all’art. 5, dove al punto 3 veniva descritto il “Ricovero detto ‘Casa delle Maestre elementari’ al quale è destinato il palazzo di Montesca (Città di Castello) con i fabbri- cati annessi e con il parco, per il soggiorno temporaneo di maestre elementari benemerite, sprovviste di sufficienti mezzi di sostenta- mento e malandate in salute, sia che esse attendano tuttora all’inse- gnamento, sia che abbiano dovuto abbandonarlo per invalidità e vecchiaia. Sono escluse in ogni caso dal ricovero le maestre affette da malattie acute”37.

L’Opera pia, contrariamente a quanto stabilito dal testamento del barone Franchetti, concesse solo alcune stanze del primo piano della villa Montesca ed altri locali della palazzina, sita anch’essa nel parco nelle immediate vicinanze della villa38.

Nella seduta del 10 maggio 1919 del consiglio di amministra- zione fu deliberato di iniziare in forma limitata e temporanea il ricovero delle maestre e furono approvate le disposizioni regola- mentari per la gestione della Casa. L’articolo 7 del testo disponeva che: “Il ricovero temporaneo risponde a questi concetti: a) permet- tere alle maestre ricoverate di ritemprare la loro salute in una cam- pagna salubre ed amena con una vita semplice, ma libera da preoc- cupazioni materiali, con un vitto sano, con il moderato esercizio fisico; b) profittare della permanenza alla Casa per favorire in esse l’incremento morale ed intellettuale per mezzo di letture, conferen- ze, gite istruttive, ecc.”; l’articolo 13, inoltre, stabiliva che: “La direzione e la responsabilità dell’esercizio della Casa saranno affi-

36Tela Umbra. Lini tessuti a mano, a cura della Regione Umbria - Assessorato all’artigianato, Città di Castello, Tipografia Petruzzi & C., s. d.; A. TACCHINI, Artigia- nato e Industria a Città di Castello tra Ottocento e Novecento, Città di Castello, Petruzzi Editore, 2000.

37Statuto 1955, art. 5.

38V. U. BISTONI, op. cit., 1997, p. 362.

(29)

date ad una direttrice, secondo i regolamenti, le direttive e le moda- lità che saranno fissate dal Consiglio e sotto la sorveglianza di essa”.

La direzione fu affidata, nel giugno del 1919, alla signora Marianna Nencini39.

L’avvio ufficiale della Casa maestre venne così reso noto nel numero 180 del 6 luglio 1919 del Corriere d’Italia:

“Villeggiature gratuite per le maestre elementari.

Il 15 corr. l’Opera Pia Regina Margherita inizierà a Villa Montesca (Città di Castello - prov. di Perugia) il soggiorno gratuito delle maestre elementari delle scuole elementari delle scuole comunali di Roma, Peru- gia e Città di Castello, benemerite deperite in salute, e sprovviste di mezzi economici, che potranno riposarsi colà per tutta la durata delle vacanze estive, in adempimento della volontà del munifico testatore, barone Leo- poldo Franchetti.

Con apposite circolari alle Direzioni delle scuole anzidette furono comunicate le norme di ammissione.

Per ulteriori chiarimenti le interessate possono rivolgersi alla segrete- ria dell’Opera Pia, Roma, via Giulia n. 1 dalle 15 alle 20.

Il termine per la presentazione delle domande è protratto al 15 cor- rente”40.

Le norme generali che organizzavano la vita e il funzionamen- to di questa Istituzione erano comprese in regolamenti che vennero emanati nel tempo a partire dal 1919. In essi erano stabiliti i criteri di ammissione al pensionato, i documenti che dovevano essere pro- dotti per l’ammissione, le norme che le maestre dovevano rispetta- re ed anche le attività culturali che sarebbero state intraprese duran- te i soggiorni41.

La Casa maestre, secondo l’intendimento della stessa Opera pia, doveva assolvere anche un compito di aggiornamento grazie all’organizzazione di conferenze che avevano il precipuo scopo di

39La direzione della Casa maestre passò, poi, nel 1927, a Bianca Primerano e nel 1949 ad Emma Biamonti; si vedano in merito AOPRMFF, Amministrazione generale della Fondazione Franchetti, Carteggio amministrativo, b. 52, fasc. 378 e b. 54, fasc.

388; V. U. BISTONI, op. cit. pp. 362-400.

40AOPRMFF, Amministrazione generale della Fondazione Franchetti, Carteggio amministrativo, b. 52, fasc. 378.

41Ibid., si vedano: Pensionato magistrale Leopoldo Franchetti. Schema di regola- mento, maggio 1919 e Ordinamento Casa Maestre-Proposta febbraio 1922. Casa delle maestre elementari alla Montesca. Regolamento, Roma, Tipolibreria

(30)

infatti:

“il Consiglio designerà una persona – o più persone successivamente – che avranno la missione di curare l’incremento spirituale e intellettuale delle maestre per mezzo di letture, di conversazioni e di illustrazioni di sto- ria ed arte. Dette persone soggiorneranno a Montesca come invitate ed ospiti del Consiglio dell’Opera Pia, che sarà rappresentato, per tutti i dove- ri e le attenzioni dell’ospitalità, dalla Direttrice. (…) Le persone invitate per i trattenimenti di cultura svolgeranno la loro missione nel modo che riterranno più opportuno; si atterranno però alle forme più facili e piace- voli evitando alle maestre ogni causa di affaticamento fisico e mentale”42. Tra i nomi dei primi conferenzieri figura anche quello del pro- fessore Giuseppe Lombardo Radice. In seguito, nel corso degli anni

’20 e ’30, si avvicendarono altre personalità, con il compito di arricchire la formazione culturale delle ospiti, di queste citiamo:

Paolo Emilio Pavolini, don Enrico Giovagnoli, Mennella Nobili e Luigi Pietrobono43.

L’attività della Casa maestre subì un’interruzione a causa della guerra, in particolare dal 1943 al 1949; la villa Montesca fu requi- sita dalle truppe tedesche. Nell’estate del 1949 la Casa venne ria- perta per un turno estivo44.

Nel corso del tempo problemi di ordine economico resero sem- pre più difficile il mantenimento di tale istituzione.

Nel Regolamento della Casa delle maestre elementari alla Mon- tesca emanato dal Commissario straordinario dell’Opera pia Giusep- pe Bucarelli e approvato il 9 dicembre 1959 vennero introdotti, infat- ti, alcuni articoli assenti nella precedente normativa e che dimostra- vano le crescenti difficoltà economiche in cui versava l’istituzione e le condizioni sempre più gravose per le maestre che intendevano soggiornarvi. In particolare nell’articolo 5 si comunicava che: “Il soggiorno nella Casa è gratuito, ma qualora le possibilità economi- che dell’Opera non consentissero di sostenere l’onere in tutto o in parte, il Consiglio di Amm.ne può stabilire una retta giornaliera di convivenza limitata alle spese effettive di mantenimento”; nell’arti-

42AOPRMFF, Amministrazione generale della Fondazione Franchetti, Carteggio amministrativo, b. 52, fasc. 378, “Ordinamento della Casa delle Maestre”, minuta, s.

d. [1919-1920].

43Ibid., b. 55, fasc. 391; V. U. BISTONI, op. cit., 1997, pp. 365-376.

44AOPRMFF, Amministrazione generale della Fondazione Franchetti, Carteggio amministrativo., b. 55, fasc. 392.

(31)

colo 15 veniva stabilito che: “Le spese sanitarie e di cura particolare nonché i medicinali sono a carico delle inferme”45.

L’aggravarsi, inoltre, dei problemi di manutenzione dell’edificio fecero sì che nei primi anni Settanta, in particolare nel 1972, la villa Montesca non poté più essere messa a disposizione delle insegnanti per problemi di ordine statico, determinando così la fine di un’altra importante istituzione di beneficenza voluta dal barone Franchetti46.

Nel ripercorrere la storia dell’attività che l’Opera pia svolse per ottemperare agli obblighi testamentari si ha anche una visione d’insieme dell’andamento amministrativo e finanziario della stessa.

Si può vedere come di fatto fu difficile la gestione a distanza di queste Istituzioni sociali che, vista anche la loro peculiarità, richie- devano per il mantenimento capitali sempre più cospicui.

In ogni caso con l’andare degli anni per alcune di tali attività venne meno la motivazione iniziale a causa del subentrare di strut- ture pubbliche a sostegno delle categorie interessate.

Nel 1981, con d.p.r. del 22 maggio, in applicazione dell’art.

113, ottavo comma, del d.p.r. del 24 luglio 1977, n. 616, si dispose la soppressione dell’Opera pia e si precisò nello stesso d.p.r. del 22 maggio, all’articolo 2, il trasferimento del patrimonio dell’Ente alla Regione Lazio per la parte dei beni posseduti in Roma della Fon- dazione Andosilla e alla Regione Umbria per i beni siti in Città di Castello della Fondazione Franchetti47. Pertanto, anche l’archivio dell’Opera pia, per la parte relativa alla Fondazione Franchetti, passò alla Regione Umbria.

2. L’archivio

Il lavoro di riordinamento e inventariazione dell’archivio della Fondazione Franchetti amministrata dall’ex Opera pia regina Mar- gherita di Roma, per il cui svolgimento venne incaricata dalla Soprintendenza archivistica per l’Umbria la scrivente, Daniela Silvi Antonini, ha avuto inizio il 20 gennaio 2003. Si precisa che, nel 2001, era già stato dato un incarico per la schedatura di una parte

45AOPRMFF, Amministrazione generale della Fondazione Franchetti, Statuti e regolamenti, b. 1, fasc. 1, Casa delle maestre elementari alla Montesca. Regolamento, Roma, Tipolibreria CO.NA.LA, 1959.

46AOPRMFF, Amministrazione generale della Fondazione Franchetti, Carteggio

(32)

Alessia Pedetta48.

Tale lavoro rientrava nell’ambito del progetto di riordinamento dei fondi acquisiti della Regione Umbria intrapreso dalla Soprin- tendenza archivistica per l’Umbria a partire dal 1999 e coordinato scientificamente dalle dottoresse Anna Angelica Fabiani e France- sca Tomassini.

L’archivio dell’Opera pia regina Margherita, per la parte relati- va alla gestione della Fondazione Franchetti, si trova, infatti, presso l’Archivio unico di deposito della Regione dell’Umbria a Solomeo di Corciano (PG), dove fu trasferito in seguito alla soppressione dell’Ente avvenuta nel 198149.

In merito all’archivio prodotto dall’Opera pia in Roma durante tutto l’arco della propria attività, che, come già si è detto nelle note storiche, comprendeva anche l’amministrazione della Fondazione Andosilla in Roma, esso dovrebbe trovarsi aggregato all’archivio della Regione Lazio così come fu disposto dalla normativa al momento della soppressione dell’Ente50.

Da quando l’Opera pia assunse l’amministrazione di tutte le attività istituite dai Franchetti la documentazione ebbe due diversi luoghi di produzione: Roma per tutto ciò che ineriva all’ammini- strazione generale e Città di Castello per le attività che si svolgeva- no in quel comune. Pertanto il presente inventario ha trattato sepa- ratamente le carte a seconda del luogo di produzione e dell’attività che documentano.

Proprio per le vicende appena descritte, una volta soppressa l’Opera pia, la documentazione acquisita dalla Regione Umbria risultò provenire sia dalla sede centrale di Roma sia da Città di Castello. In particolare, la parte prodotta in Umbria, costituita per lo più da registri contabili e da materiale didattico, era conservata presso la Biblioteca comunale di Città di Castello e i libri e le rivi- ste delle due biblioteche scolastiche di Rovigliano e di Montesca erano stati riuniti presso l’edificio scolastico di quest’ultima51.

48Il lavoro di riordinamento iniziato da Olga Bonsignore, Cinzia Latini e Alessia Pedetta aveva portato ad una prima individuazione di alcune serie e di quella che sarebbe stata poi l’impostazione dell’intero lavoro, infatti, oltre alla schedatura, le archiviste in questione avevano già preso in esame la documentazione dell’Opera pia.

49Si veda a tal proposito la storia istituzionale nel presente inventario.

50In merito si veda il d.p.r. del 22 maggio 1981 sulla “Estinzione dell’Opera pia Regina Margherita, in Roma”, art. 2.

51V. U. BISTONI, op. cit., p. VIII.

Riferimenti

Documenti correlati

Si osservi che essendo s il numero di estrazioni ed avendo ogni estrazione la stessa probabilit` a p = r/n di successo, la var.al X si comporta per quanto riguarda il calcolo

I resti faunistici del Castello aragonese di Sassari (XIV-XIX secolo) Faunal remains from the Aragonese Castle of Sassari (14th-19th century).. L’analisi archeozoologica delle faune

Denominazione struttura conservativa - livello 1: Fondazione Giacomini Meo Fiorot - Musei Mazzucchelli Denominazione struttura conservativa - livello 2: Musei Mazzucchelli.

Renata Caragliano, critica d’arte del quotidiano la Repubblica Monica Coretti, collezionista Giuseppe Gaeta, Direttore dell’Accademia di Belle Arti di Napoli Carolina

Descrizione del fondo: L’archivio prodotto dall’Opera pia Regina Margherita con sede in Roma era conservato in parte presso la sede della stessa Opera pia, in parte a Città

Le partecipazioni in società collegate sono valutate sulla base del prezzo di acquisizione ed il valore è eventualmente rettificato per riflettere le

Infine, sulla base delle relazioni effettuate tra alcune variabili e diversamente da quanto riscontrato in uno studio svolto in Spagna sull’efficacia dei Social Network come

La psicologia dell’emergenza (meglio definita nell’espressione psicologia “in situazioni” di emergenza 1 ) fa riferimento a quell’ambito di intervento pro- fessionale, così