• Non ci sono risultati.

CHIAMATI A STARE CON LUI

N/A
N/A
Protected

Academic year: 2022

Condividi "CHIAMATI A STARE CON LUI"

Copied!
24
0
0

Testo completo

(1)

1

FMA - ISI

C HIAMATI A S TARE CON L UI

Dono e Gioia di Fedeltà

don Carlo Maria Zanotti Introduzione

Carissime sorelle, sono contento di poter riflettere con voi, «donne fedeli» da 50, 60,70 anni, sul tema della fedeltà! Che gioia poter dire insieme che Dio è fedele sempre! Noi cerchiamo di essere fedeli ogni giorno. Un segno di fedeltà è la nostra vita spirituale.

La Chiesa, fedele interprete del disegno di Dio, ci invita oggi a mettere la vita spirituale al primo posto nei nostri programmi di vita proprio come segno di fedeltà (Vita consecrata 71), attingendo alle fonti genuine della spiritualità cristiana, che sono la Parola di Dio e la Liturgia, al carisma e al conseguente patrimonio spirituale dell’Istituto.

Anche l’ultimo documento sulla fede e la perseveranza ci ha ricordato che: «La vita consacrata ha saputo dimostrare una sempre rinnovata capacità di attrazione … Attrazione che va recuperata e incentivata nel suo incanto originario, come antidoto alla paralisi della normalità e come apertura della grazia che scompiglia il mondo e le

(2)

2

sue logiche. Risvegliare il fascino della radicalità evangelica nelle giovani generazioni

…» (Il dono della fedeltà la gioia della perseveranza, Orientamenti, 9).

Per questo «la persona consacrata non è un burocrate né un funzionario, ma una persona appassionata che non sa vivere nella mediocrità tranquilla e anestetizzante»

(Il dono della fedeltà la gioia della perseveranza, Orientamenti, 10).

«Stare con Lui» è l’espressione evangelica che sintetizza il primato della vita spirituale: «Gesù salì sul monte, chiamò a sé quelli che egli volle, ed essiandarono da lui. Ne costituì dodici che stessero con lui e anche per mandarli a predicare e perché avessero il potere di scacciare i demoni» (Mc 3,13-14). «Stare con Lui» è un invito per noi a non perdere mai di vista la fondamentale vocazione, che è di stare sempre con il Signore (Vita Consecrata, 7).

Lo Spirito ci sollecita a perseverare uniti con Maria, nella piena disponibilità dell’ascolto e a trovare nel Signore la luce e la forza per rinnovarci nella nostra consacrazione e missione. «Questo essere con Lui viene prima di ogni servizio, di ogni agire, per cui la fedeltà a Cristo dei consacrati e delle consacrate permette loro di essere il prolungamento nella storia della speciale presenza del Risorto» (Il dono della fedeltà la gioia della perseveranza, Orientamenti, 32).

La nostra vita spirituale è intrecciata e impregnata di missione e viceversa. Vale la pena, pertanto, ritornare a riflettere su come «mantenersi in forma spirituale» per una generatività pastorale feconda. Dobbiamo essere convinti che solo il nostro «con Lui»

può rendere la nostra vita piena e significativa. Convinzione che necessita di tradursi in scelte concrete e coraggiose che esprimano chiaramente la centralità della vita interiore.

Per questo vi propongo una breve lectio su un testo evangelico che può aiutarci a rafforzare e consolidare la nostra relazione «con Lui» e a «gustare la sua relazione con noi» segno della sua totale fedeltà».

T

ESTO

Mc 3, 13-15

«Salì poi sul monte, chiamò a sé quelli che egli volle ed essi andarono da lui.

Ne costituì Dodici che stessero con lui

e anche per mandarli a predicare e

perché avessero il potere di scacciare i

demoni».

(3)

3

Messaggio nel contesto

«Ne costituì Dodici che stessero con lui e anche per mandarli».

Essi sono fatti espressamente per «essere con lui», il Figlio. Questa è la realizzazione dell'uomo, che «con lui» è se stesso. Da qui scaturisce la missione. Infatti chi è unito a lui impara a conoscere il cuore del Padre, e si offre con gioia ad andare presso chi ancora non lo conosce.

C'è stata già una prima chiamata, in cui la fuga divenne sequela (1,16-20). Questa seconda è più profonda, e spiega perché lo si segue. Ora la sequela diviene unione e intimità con lui, dove si raggiunge la propria identità di figli. Questa seconda chiamata ci fa vedere l'essenza della Chiesa. Fatta per essere con Gesù ed essere inviata ai fratelli, ha lui come unico centro, ed è un cerchio che si estende a tutti.

L'azione apostolica è «sin-ergía» con Gesù, collaborazione con lui.

L'essere con Gesù è il principio, il mezzo e il fine di ogni apostolato, che da lì viene, da lì attinge forza e lì sfocia, facendovi confluire tutti gli uomini.

Le tre caratteristiche dei Dodici: essere con lui, essere inviati ad annunciare e a vincere il male, sono le note fondamentali della Chiesa,

Lui è il centro di gravità del nostro cuore, il polo di ogni nostro desiderio, il luogo naturale della nostra vita.

Lettura del testo

v. 13 «Salì poi sul monte, chiamò a sé quelli che egli volle ed essi andarono da lui»

Questa è la seconda chiamata. La nostra conoscenza del Signore è progressiva, con tappe che scandiscono ognuna un salto di qualità e segnano una crescita della nostra capacità di rispondere alle sue sollecitazioni. Chiama quelli che vuole! Volere significa voler bene. Siamo chiamati perché amati.

v. 14 «Ne costituì Dodici che stessero con lui»

Richiama l'azione creatrice di JHWH che si forma il suo popolo. Li «fece» per essere con lui. È il fine della nostra vita e della sua missione. «Essere con lui», il Figlio, è l'essenza di ogni uomo. Il termine della sequela è quello di stare con lui per sempre, perché lui è la mia vita (Fil 1,21), che ormai è nascosta con lui in Dio (Col 3,3). Con lui sono me stesso, figlio amato dal Padre con amore infinito. Essere con Gesù significa conoscenza della verità che libera, intimità d'amore che appaga, ingresso nella vita di Dio per il dono del suo Spirito, effuso nei nostri cuori, che grida: Abbà (Rm 5,5). Innanzitutto si sta «con lui» con gli orecchi, per ascoltare la sua parola, e poi con gli occhi, per vedere il suo volto. Questo desiderio di ascoltarlo e contemplarlo è la fede, che apre il nostro cuore a lui. Essa si concreta nella lettura della Parola e nella preghiera, nella docilità e nell'adorazione, nella riverenza e nella tenerezza.

Inoltre si sta «con lui» con i piedi, per seguirlo nella sua stessa via.

Infine si sta «con lui» con le mani, per toccarlo ed avere comunione piena con lui.

Questo desiderio di toccarlo è la carità, che ci identifica a lui e trasforma la nostra vita nella sua, facendoci amare e operare come lui. Essere con lui significa essere stati conquistati, innamorati di lui.

Più uno si stringe al Signore, più la sua azione giunge lontano.

(4)

4

v. 15 «e anche per mandarli a predicare e perché avessero il potere di scacciare i demòni»

È lo stesso di Gesù, quello della Parola di verità che vince la menzogna, come la luce vince la notte. Annunciare il Regno e liberare dai demoni sintetizza tutta l'azione di Gesù che continua nella Chiesa.

Ecco gli altri testi delle chiamate in Marco per capire come anche la nostra conoscenza del Signore è progressiva, con tappe che scandiscono ognuna un salto di qualità e segnano una crescita nella nostra capacità di rispondere alle sue sollecitazioni.

Mc 1, 16-20

«Passando lungo il mare della Galilea, vide Simone e Andrea, fratello di Simone, mentre gettavano le reti in mare; erano infatti pescatori. Gesù disse loro: Seguitemi, vi farò diventare pescatori di uomini. E subito, lasciate le reti, lo seguirono. Andando un poco oltre, vide sulla barca anche Giacomo di Zebedeo e Giovanni suo fratello mentre riassettavano le reti. Li chiamò. Ed essi, lasciato il loro padre Zebedeo sulla barca con i garzoni, lo seguirono».

Mc 2, 13-14

«Uscì di nuovo lungo il mare; tutta la folla veniva a lui ed egli li ammaestrava. Nel passare, vide Levi, il figlio di Alfeo, seduto al banco delle imposte, e gli disse:

Seguimi. Egli, alzatosi, lo seguì.».

Mc 6, 7-13

«Allora chiamò i Dodici, ed incominciò a mandarli a due a due e diede loro potere sugli spiriti immondi. E ordinò loro che, oltre al bastone, non prendessero nulla per il viaggio: né pane, né bisaccia, né denaro nella borsa; ma, calzati solo i sandali, non indossassero due tuniche. E diceva loro: «Entrati in una casa, rimanetevi fino a che ve ne andiate da quel luogo. Se in qualche luogo non vi riceveranno e non vi ascolteranno, andandovene, scuotete la polvere di sotto ai vostri piedi, a testimonianza per loro». E partiti, predicavano che la gente si convertisse, scacciavano molti demòni, ungevano di olio molti infermi e li guarivano».

Mc 8, 34-38

«Convocata la folla insieme ai suoi discepoli, disse loro: Se qualcuno vuol venire dietro di me rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua. Perché chi vorrà salvare la propria vita, la perderà; ma chi perderà la propria vita per causa mia e del vangelo, la salverà. Che giova infatti all'uomo guadagnare il mondo intero, se poi perde la propria anima? E che cosa potrebbe mai dare un uomo in cambio della propria anima? Chi si vergognerà di me e delle mie parole davanti a questa generazione adultera e peccatrice, anche il Figlio dell'uomo si vergognerà di lui, quando verrà nella gloria del Padre suo con gli angeli santi».

(5)

5

D

AL

T

ESTO ALLA

V

ITA

Non c’è opposizione tra azione e contemplazione, ma va sottolineato che ogni azione deve essere penetrata interiormente dallo spirito della contemplazione. Non dobbiamo perderci nell'attivismo puro, ma sempre lasciarci anche penetrare nella nostra attività dalla luce della Parola di Dio e così imparare la vera carità, il vero servizio per l'altro, che non ha bisogno di tante cose - ha bisogno certamente delle cose necessarie - ma ha bisogno soprattutto dell'affetto del nostro cuore, della luce di Dio. I Santi hanno sperimentato una profonda unità di vita tra preghiera e azione, tra l’amore totale a Dio e l’amore ai fratelli. San Bernardo, che è un modello di armonia tra contemplazione ed operosità, nel libro De consideratione, indirizzato al Papa Innocenzo II per offrigli alcune riflessioni circa il suo ministero, insiste proprio sull’importanza del raccoglimento interiore, della preghiera per difendersi dai pericoli di una attività eccessiva, qualunque sia la condizione in cui ci si trova e il compito che si sta svolgendo. San Bernardo afferma che le troppe occupazioni, una vita frenetica, spesso finiscono per indurire il cuore e far soffrire lo spirito.

È un prezioso richiamo per noi oggi, abituati a valutare tutto con il criterio della produttività e dell’efficienza. Senza la preghiera quotidiana vissuta con fedeltà, il nostro fare si svuota, perde l’anima profonda, si riduce ad un semplice attivismo che, alla fine, lascia insoddisfatti. C’è una bella invocazione della tradizione cristiana da recitarsi prima di ogni attività, che dice così: «Ispira le nostre azioni, Signore, e accompagnale con il tuo aiuto, perché ogni nostro parlare ed agire abbia sempre da te il suo inizio e in te il suo compimento». Ogni passo della nostra vita, ogni azione, anche della Chiesa, deve essere fatta davanti a Dio, alla luce della sua Parola.

Quando la preghiera è alimentata dalla Parola di Dio, possiamo vedere la realtà con occhi nuovi, con gli occhi della fede e il Signore, che parla alla mente e al cuore, dona nuova luce al cammino in ogni momento e in ogni situazione. Noi crediamo nella forza della Parola di Dio e della preghiera. Solo dal rapporto intimo con Dio coltivato ogni giorno nasce la risposta alla scelta del Signore e viene affidato ogni ministero nella Chiesa. Se i polmoni della preghiera e della Parola di Dio non alimentano il respiro della nostra vita spirituale, rischiamo di soffocare in mezzo alle mille cose di ogni giorno: la preghiera è il respiro dell’anima e della vita.

«Manete in dilectione mea». Rimanete nel mio amore è un invito a rimanere in Lui e avere gioia. In Lui c’è fedeltà e perseveranza.

La coerenza e la fedeltà alla causa di Cristo non sono virtù che si acquistano in un istante. Occorre camminare quotidianamente. È interessante che il documento della Congregazione sulla fedeltà e la perseveranza, dopo aver analizzato le possibili cause di una crisi o di una richiesta di uscita, si concentra sul «Ravvivare la consapevolezza».

Proprio così! È necessario ad ogni età e in ogni tempo ravvivare la consapevolezza che «rimanere nel suo amore» è vita, è gioia, è futuro.

Il tema della fedeltà e quello della perseveranza sono centrali nella Parola di Dio.

Dio è il fedele e il suo è un amore che ha tre caratteristiche: è fedele; è perseverante,

(6)

6

non si stanca mai di amare; è fecondo. Nella Bibbia Dio rivela se stesso come un Dio fedele, e la sua fedeltà è spesso menzionata assieme alla sua misericordia:

«Riconoscete dunque che il Signore vostro Dio è Dio, il Dio fedele, che mantiene la sua alleanza e benevolenza per mille generazioni, con coloro che l’amano e osservano i suoi comandamenti» (Dt 7,9).

Sapere che il Signore è fedele senza limiti, è motivo di gioia perché abbiamo la certezza di conservare la vita, di superare la tristezza, di avere pace in lui, di avere la sua salvezza, e di avere lui, Sorgente eterna della gioia profonda: «Gioiscano quanti in te si rifugiano, esultino senza fine. Tu li proteggi e in te si allieteranno quanti amano il tuo nome» (Sal 5,12). Se la fedeltà di Dio è eterna e immutabile, ed è un bene sul quale si può sempre contare, la fedeltà dell’uomo è, tuttavia, legata alla sua condizione di creatura limitata e alla responsabilità di rispondere alla chiamata di Dio.

Ma, come il popolo di Israele, la fragilità evidente e ripetuta non scalfisce la roccia (Dt 32,4) della fedeltà di Dio, come canta il salmista: «La tua fedeltà di generazione in generazione» (Sal 119,90).

La fedeltà a Dio, per noi consacrati, è un atteggiamento che dura nel tempo. Non è un fine, ma un effetto; la persona non si dà alla fedeltà in astratto, ma ad un valore, a una persona, a Dio. La fedeltà è la continuità dell’offerta della propria persona a Dio nel tempo. L’iniziativa della chiamata di Dio e la risposta alla grazia ricevuta precedono la fedeltà: si è fedeli a Dio che ci ha scelti con amore e agli impegni assunti con Dio, e l’impegno dura nel tempo. La fedeltà a Dio nella propria vita non è una mera ripetizione, ma un impegno creativo: è la scelta di vivere nel presente, con gioia e creatività, l’impegno assunto nel passato. Sul piano umano, poche cose sono gratificanti come il sapere che qualcuno ha fiducia in noi ed è disposto a non venir meno alla sua promessa. Dio ha fiducia in noi ed è fedele alla sua promessa di salvezza; la nostra fedeltà è, invece, sempre soggetta al rischio del tradimento e deve percorrere il cammino faticoso dell’esercizio e della ripetizione, della scelta in ogni istante di seguire le vie dello Spirito: «Lo Spirito Santo non sprizza nelle idee e nei principii, ma nella decisione rischiosa dell’istante» (Dietrich Bonhoeffer). Per questo occorre «ravvivare la consapevolezza».

«Questa fedeltà non la possiamo mai conquistare con le nostre forze, non è solo frutto del nostro impegno quotidiano; essa viene da Dio ed è fondata sul sì di Cristo, che afferma: mio cibo è fare la volontà del Padre (cfr Gv 4,34). È in questo sì che dobbiamo entrare, entrare in questo sì di Cristo, nell’adesione alla volontà di Dio, per giungere con san Paolo ad affermare che non siamo noi a vivere, ma è Cristo stesso che vive in noi».1 Tenendo conto che la fedeltà vive dell’incontro, nella nostra vita consacrata i passi da compiere sono:

▪ il riconoscimento del primato dell’iniziativa di Dio per una risposta d’amore totale ed esclusiva: è la perseveranza nella preghiera;

1 BENEDETTO XVI, Udienza generale, Città del Vaticano, 30 maggio 2012.

(7)

7

▪ la riscoperta della dimensione contemplativa della vita e il progressivo cammino di configurazione a Cristo, primizia della nostra fedeltà. È la perseveranza nel cammino di santità;

▪ il superamento di ogni forma di abbattimento, di scoraggiamento, di egoismo:

la vita fraterna è luogo della perseveranza;

▪ la ricerca della fedeltà a Dio attraverso la fedeltà solidale con il nostro prossimo:

è la perseveranza nella condivisione.

In un’epoca in cui impegnarsi ed essere fedeli a livello semplicemente umano è difficile, la fedeltà umile e pubblica della persona consacrata alla sua offerta di sé a Dio e ai fratelli diventa una testimonianza significativa e urgente. Diventa il segno visibile della fedeltà di Dio agli uomini e degli uomini a Dio. Occorre tornare a

«Guardare la vita consacrata come un laboratorio di vita!». La coerenza di vita è motivo di gioia quando siamo fedeli ai nostri impegni con la Chiesa, con la Congregazione e con la Comunità nella quale viviamo. Mi piace ricordare San Paolo VI che parlando ai sacerdoti esortava ad un amore autentico che «è totale, esclusivo, stabile e perenne, e stimolo irresistibile che conduce a tutti gli eroismi».

È bello anche sapere che Dio non ci costringe alla gioia, ma ciò che viene offerto è sempre più di quello che siamo in grado di accettare.

D

OMANDE PER LA RIFLESSIONE

1. La vita consacrata ha saputo dimostrare una sempre rinnovata capacità di attrazione. Su questo criterio prova a valutare la forza di attrazione della tua vita e della tua comunità.

2. «Stare con Lui» è l’espressione evangelica che sintetizza il primato della vita spirituale. Essere con lui significa essere stati conquistati, innamorati di lui.

La sequela diviene così unione e intimità con lui, dove si raggiunge la propria identità di figli. Come valuti questa «figliolanza»? Cosa potenziare maggiormente? Cosa trasfigurare?

3. L'essere con Gesù è il principio, il mezzo e il fine di ogni apostolato, che da lì viene, da lì attinge forza e lì sfocia, facendovi confluire tutti gli uomini. Di che cosa e di chi è espressione il nostro apostolato?

4. Dio è il fedele. A questa stabilità di Dio, corrisponde un adeguato cammino di perseveranza? Cosa potenziare per un percorso più appassionato? Prova a tracciare un piano di rinnovamento per vivere nella gioia vera la certezza della fedeltà di Dio.

5. Rileggi la pagina ispirata sulla «finestrella aperta sul … Tabernacolo» della Serva di Dio Madre Rosetta Marchese. Ci sono spunti utili per …

6. Scegli alcune espressioni degli Orientamenti sulla fedeltà e la perseveranza e utilizzali per rafforzare le tue motivazioni per una vita spirituale più significativa.

(8)

8

SPAZIO PER TE

(9)

9

F

INESTRELLA APERTA

SUL TABERNACOLO di Madre Rosetta Marchese

(10)

10

(11)

11

(12)

12

(13)

13

(14)

14

(15)

15

(16)

16

IL DONO DELLA FEDELTÀ LA GIOIA DELLA PERSEVERANZA

Alcune espressioni del documento per i consacrati «Manete in dilectione mea», possono aiutarci a consolidare la certezza che Dio è la nostra gioia, Lui è il nostro «Premio» e solo «con Lui» possiamo avere fedeltà e perseveranza.

«La fatica della fedeltà e il venir meno delle forze della perseveranza sono esperienze che appartengono alla storia della vita consacrata, già dai suoi albori. La fedeltà, è iscritta nell’identità profonda della vocazione dei consacrati: è in gioco il senso della nostra vita davanti a Dio e alla Chiesa. La

coerenza della fedeltà consente di appropriarsi e riappropriarsi della verità del proprio essere, cioè rimanere (Gv 15,9) nell’amore di Dio» (1)

«La coerenza e la fedeltà alla causa di Cristo non sono virtù che si acquisiscono in un istante; esse richiedono una profonda consapevolezza delle implicazioni umane, spirituali, psicologiche e morali di una vocazione alla vita consacrata. La Sua causa trascende, interpella, invita a decidersi e dedicarsi al e per il servizio del Regno di Dio» (1).

«Una persona consacrata in un cammino di fedeltà autentica legge e discerne la propria storia e si interroga anzitutto sulla fedeltà dell’amore; impara ad ascoltare la propria coscienza dotata di un retto giudizio; disciplina la propria vita per non svuotare di senso la cura dell’interiorità; accoglie il dono della grazia divina, promessa e pegno del nostro rimanere nel suo amore» (4).

«Siamo chiamati a riconoscere, cioè a rendere vigile lo sguardo e attento l’ascolto…

Riconoscere è già imparare a discernere e scoprire quanto ci tiene a distanza dal vivo del dramma umano» (7).

«La vita consacrata ha saputo dimostrare una sempre rinnovata capacità di attrazione

… Attrazione che va recuperata e incentivata nel suo incanto originario, come antidoto alla paralisi della normalità e come apertura della grazia che scompiglia il mondo e le sue logiche. Risvegliare il fascino della radicalità evangelica nelle giovani generazioni …» (9).

«La persona consacrata non è un burocrate né un funzionario, ma una persona appassionata che non sa vivere nella mediocrità tranquilla e anestetizzante» (10).

(17)

17

«Debolezze, difficoltà, fragilità possono ricondursi ai processi di costruzione dell’identità … la difficoltà a indentificarsi con se stessi è all’origine di molte forme di disagio relazionale, di disadattamento e perfino di gravi forme di psicopatia» (12).

«Disagi che feriscono l’umanità del consacrato o della consacrata possono diventare luogo di purificazione, trasformazione e sapienza … Le chiusure alimentano la sfiducia … Fidarsi è il principio di ogni prassi salvifica» (12).

«La fiducia deve crescere proprio quando le circostanze ci buttano a terra» (13).

«Il mondo dei consacrati e delle consacrate è esposto a una pervasiva cultura del dissipamento o consumo dei sentimenti: rimanere fedeli non è più scontato, rimanerlo tutta la vita ancora meno… Il dono di sé nella sequela del Signore è una consegna della vita per amore» (15).

«L’individualismo e i cosiddetti cammini paralleli sovente aprono la strada all’uscita dall’Istituto. Quando si dà eccessivo rilievo all’individualità ci si distoglie dall’impegno a vedere il nostro benessere come legato e dipendente da quello della comunità e quindi ad accrescere la coerenza di tutti nella fedeltà a seguire una regola»

(16).

«Lo spreco di tempo impoverisce la fedeltà e la perseveranza. Saper gestire il tempo è segno di una sana autodisciplina e, quindi, di una matura capacità di scelta. Le persone consacrate hanno stretto un’alleanza con Dio e con i fratelli e le sorelle. Quindi il tempo che vivono è in alleanza con il Testimone fedele: Gesù Cristo, Colui che chiederà loro anche il rendiconto del tempo» (17).

«La situazione di malessere prodotta dalla difficoltà di relazioni e di comunicazioni interpersonale costituisce un altro nodo critico all’origine di molteplici forme di disagio o fragilità. Là dove le relazioni interpersonali si riducono a un formale reciproco rispetto; là dove gli incontri comunitari vengono subiti …si pongono le condizioni del progressivo svuotarsi del senso di fraternità» (18).

«L’ambiente comunicativo può aiutarci a crescere o, al contrario, a disorientarci… i media possono esporre al rischio di dipendenza, di isolamento e di progressiva perdita di contatto con la realtà concreta» (21).

«La fedeltà si confronta con il tempo, con la storia, con la vita quotidiana. Se la fedeltà è virtù essenziale a ogni relazione interpersonale, la perseveranza è la virtù specifica del tempo; esse interpellano sulla relazione con l’altro. Il fedele è colui che tiene insieme la memoria e il presente; ciò può permettergli di essere perseverante. La perseveranza, infatti, non può non essere sostenuta da una memoria Dei» (23).

(18)

18

«Possiamo dire qualcosa sull’amore sponsale di Gesù con la Chiesa, un amore che ha tre caratteristiche: è fedele; è perseverante; è fecondo. Il tema della fedeltà e quello della perseveranza sono centrali nella Parola di Dio. Dio è il fedele» (24).

«Dio promette di non tradire mai la sua alleanza, ma di rimanervi fedele nel tempo. La fragilità evidente e ripetuta non scalfisce la roccia (Dt 32,4) della fedeltà di Dio»

(24).

«Anche se Israele non è stato servo fedele, Dio non ha cessato di dare prova di fedeltà. Il tema della relazione e del recupero della relazione caratterizza tutta la Storia della Salvezza fino alla venuta di Gesù, che diventa il fedele del Padre. L’Amen alla fedeltà è Gesù Cristo» (25).

«Questa fedeltà non la possiamo mai conquistare con le nostre forze, non è solo frutto del nostro impegno quotidiano; essa viene da Dio ed è fondata sul «sì» di Cristo. È in questo sì che dobbiamo entrare, entrare in questo sì di Cristo» (25).

«La fedeltà vive dell’incontro, l’incontro con il Signore apre il discepolo alla pienezza di vita» (26).

«Nei Vangeli la perseveranza è intesa prima di tutto come pazienza, come capacità di subire prove che preparino a essere perfetti e integri» (27).

«Nella perseveranza si rivela l’amore autentico per Cristo di chi fissa gli occhi del cuore e della mente su di Lui, come un atleta fissa il traguardo… L vita consacrata trova il suo senso nel dinamismo della fedeltà» (28).

«Il papa san Paolo VI chiedeva ai religiosi e alle religiose di essere testimoni per gli uomini e le donne del proprio tempo di una vita unificata e aperta, che può essere garantita solo nella personale adesione al Dio vivente» (30).

«La fedeltà di Dio verso ogni uomo e donna si manifesta nella creatività, lungo la storia della salvezza. Di conseguenza, anche la nostra fedeltà è il contrario della fissità, è chiamata ad essere dinamica» (32).

«Questo essere con Lui viene prima di ogni servizio, di ogni agire, per cui la fedeltà a (Dio) Cristo dei consacrati e delle consacrate permette loro di essere il prolungamento nella storia della speciale presenza del Risorto» (32).

«La fedeltà all’uomo del nostro tempo significa amarlo e servirlo secondo il cuore di Cristo e a modello della Trinità. Una fedeltà sul modello trinitario non può che essere come quella di Dio per l’uomo, dunque una fedeltà totale nella misura in cui va fino in fondo, fino alla croce» (33).

(19)

19

«La perseveranza delle persone consacrate consiste nel seguire il percorso fornito dalle regole e dalle costituzioni degli Istituti» (34).

«La comunità apostolica di Gerusalemme viene proposta come modello della vita religiosa, perché possa accogliere le sfide che la storia contemporanea pone. Il Magistero indica gli strumenti attraverso i quali la vita fraterna è vivificata e nutrita:

il vangelo, la liturgia eucaristica e la preghiera» (35).

«La qualità della vita fraterna ha una forte incidenza anche sulla perseveranza dei singoli religiosi … costituisce un valido sostegno alla perseveranza» (37).

«Il tema della preghiera caratterizza il rapporto tra perseveranza e fedeltà. La prima perseveranza che la persona consacrata è invitata a conservare è l’implorazione continua della grazia della fedeltà» (39).

«Un altro elemento qualificativo della fedeltà e della perseveranza è la gioia. Questa è frutto dello Spirito e abbraccia la semplicità dell’esistenza e il tessuto monotono del quotidiano. Una fraternità senza gioia è una fraternità che si spegne. I nostri contemporanei vogliono vedere nelle persone consacrate la gioia che proviene dall’essere con il Signore» (42).

«La gioia è un’esigenza evangelica decisiva nella vita dei discepoli: l’urgenza della gioia, che è gioia del Vangelo, letizia dell’amore, esperienza gioiosa della comunione con il Signore Gesù» (44).

«La fedeltà nella perseveranza alla vocazione è un dono prezioso contenuto in vasi di creta. In questa tensione tra il tesoro donato e la fragilità che si riscontra oggi nella vita consacrata è fondamentale conservare un equilibrio che dia prospettiva al processo di crescita di ciascuno. Occorre guardare alla vita consacrata come laboratorio di vita» (45).

«C’è bisogno sempre di un accompagnamento che aiuti a decidere sulla vita, offrendo alla persona il sostegno di una maggiore fiducia e di un più intenso amore. È nei momenti di fragilità, infatti, che la persona avverte più forte il bisogno di riscoprire il senso dell’alleanza che Dio continua a stabilire e non intende smentire, soprattutto con chi è debole e disorientato». (46)

«Il momento della crisi può diventare un’opportunità, un kairòs per tutta la comunità» (46).

«Una più convinta attuazione di un processo di discernimento a ogni tappa e passaggio della vita consacrata, comporta accompagnare la parabola della perseveranza di consacrati e consacrate nella fedeltà al dono della vocazione alla sequela Christi» (48).

(20)

20

«Alla base di ogni discorso sul discernimento e l’accompagnamento sta la coscienza morale e credente. La capacità di discernere è inscindibile dalla formazione delle coscienze: siamo chiamati a formare le coscienze, non a pretendere di sostituirle»

(50).

«Comprensione di sé. Appare particolarmente significativo che la perseveranza s’iscriva nel processo di compimento della propria decisione di vita e si manifesti nel custodire fedelmente la verità su se stessi» (51).

«La comprensione di sé si manifesta in un’esistenza pensata e vissuta come risposta alla grazia di Dio che precede e chiama al dono incondizionato di sé a Lui e al prossimo.

Solo in una dinamica di donazione gratuita è possibile, infatti, un’effettiva realizzazione di sé conforme al Vangelo del Signore Gesù» (52).

«Se trattenuta, la vita è perduta. Se invece è ri-donata, allora è ri-trovata con una pienezza sorprendente. Il dono ricevuto ci chiama a restituire ciò che ci è stato affidato, secondo un’autentica dinamica generativa. La dinamica pasquale dona al consacrato e alla consacrata, un significato di compimento» (52).

«La formazione alla perseveranza va intesa non come sforzo volontarista e centrato su di sé: essa mira a risvegliare, a ravvivare la disposizione a rispondere al dono ricevuto, nell’esercizio di un’affinata sensibilità interiore» (53).

«La specificità dello stato di vita consacrata richiede una continua e permanente formazione morale. Si tratta di educare la libertà personale a mettersi in gioco, nello scambio fruttuoso con l’altro e nella disponibilità a scoprire il bene nel quale Dio stesso ci chiama alla pienezza della vita. Questo processo è attivato da buone relazioni intersoggettive» (54).

«Senza una buona vita fraterna l’accompagnamento spirituale personale è esposto a molti rischi. La prospettiva di una vita comune, in tesa come schola amoris, ci porta a puntare su ciò che realisticamente può diventare occasione di crescita e di cambiamento. Papa Francesco ci invita a fare casa, a creare casa» (59).

«Le comunità di consacrati e consacrate, sempre più multiculturali, sono un formidabile laboratorio di questa fraternità della differenza. Siamo chiamati a formare comunità umane, luoghi di accoglienza ed elaborazione dei limiti; in questo modo la fraternità costituisce un valido sostegno alla perseveranza di molti» (59).

«Nel quotidiano dei consacrati e delle consacrate portare i pesi gli uni degli altri (Gal 6,2) significa accettare le sofferenze, i disagi, i malesseri. Si tratta concretamente di rimanere centrati, saldi in Dio che ama e sostiene» (61).

(21)

21

«La coerenza è una risposta di libertà motivata dall’Amore a Colui che ha posto in noi la sua fiducia. La virtù della coerenza non può mai dirsi acquisita: è sorretta dalla grazia ed è affidata a un esercizio costante e paziente di formazione su se stessi.

L’essere e il sentirsi discepoli implica accettare la fatica dell’amore e i suoi fallimenti»

(62).

«È urgente, soprattutto a livello di formazione iniziale, riscoprire il significato e le implicazioni di una tradizione dei religiosi: la disciplina. Si può dire che darsi una disciplina, anche nel significato tradizionale, significa formare alla coerenza e non ripiegare su un mortificante conformismo» (63).

«Una pratica dei doveri non animata da motivazioni evangeliche rinchiude la vita consacrata in un orizzonte privato» (63).

«Le regole sono risorse preziose di formazione alla fedeltà avvalorate dal nostro stare insieme di fronte al Signore» (64).

«Chi abbandona deve porsi serie domande sul perché sia venuta meno la propria scelta vocazionale, e chi resta sulla coerenza del suo rimanere e su eventuali implicazioni nelle cause di allontanamento e raffreddamento della perseveranza di chi se n’è andato.

Siamo tutti reciprocamente responsabili e custodi» (99).

«Rimanete nel mio amore (Gv 15,9); è la richiesta che Gesù fa ai suoi discepoli durante l’ultima Cena. Rimanete: qui sta la forza della vocazione del consacrato. Questo imperativo è anche una consegna, l’offerta della verità fondamentale che permette di restare in comunione vitale con Cristo» (100).

«Nell’ultimo discorso di Addio che rivolge ai suoi (Gv 13,31-17,26), Gesù manifesta la sua volontà di comunicare loro l’amore del Padre, amore capace di far fruttificare ogni cosa e di assicurare un’autentica generatività. Per questo chiede ai suoi discepoli di radicarsi nel suo amore, di immergersi nell’atmosfera filiale della sua esistenza e di abitare nello scambio incessante d’amore che intercorre tra Lui i il Padre» (102).

«In Gv 15,9-17 viene spiegata l’allegoria dei versetti precedenti e offerto il segreto della fecondità dei discepoli: l’amore. Questo diviene l’habitat dell’esistenza nella misura in cui lo si riceve dalla sorgente che è Cristo» (103).

«Rimanere è perseverare. I discepoli sono invitati con insistenza a rimanere. Ciò che permette di restare nell’amore di Gesù è l’osservanza dei suoi comandamenti (Gv 15,10), l’ascolto docile della sua Parola. Questo ascolto cambia il cuore dei discepoli: da un cuore di servi ne fa un cuore di amici e li stabilisce in una relazione autentica e durevole con Gesù (Gv 15,13-15)» (104).

(22)

22

«La missione dei battezzati consiste nel far fruttificare i doni divini a vantaggio di tutti, al modo di Gesù che ha dato se stesso per i suoi amici e per la vita del mondo.

Rimanere nell’amore, infatti, è comprendere anche che l’amore è servizio, è prendersi cura degli altri» (105).

«Tutti abbiamo bisogno di perseveranza, che è allo stesso tempo tener fisso lo sguardo su Gesù che dà origine alla fede e la porta a compimento, e agire con franchezza e creatività nell’attraversare momenti di oscurità e nel sostenersi a vicenda, per camminare diritti con i propri piedi» (105).

«Non è possibile raggirare la prova; è necessario attraversarla con amore, rafforzando maggiormente l’unione a Cristo e facendo di essa un ulteriore apprendistato del dono di sé per smettere di vivere solo per se stessi e ristabilire un’amicizia stabile con Cristo e con gli altri che procura fecondità e gioia piena (Gv 15,11)» (105).

«A Maria, nostra Madre, la donna fedele che desidera la fedeltà dei suoi figlio e delle sue figlie nella risposta di amore e di dedizione totale a Cristo, affidiamo tuti i consacrati e le consacrate, perché perseverino nella gioia della vocazione ricevuta» (106).

(23)

23

P

REGHIERA A

M

ARIA

,

DONNA FEDELE E PERSEVERANTE

Maria, donna fedele, hai accolto con docilità

lo Spirito di verità che procede dal Padre, attraverso il Figlio tuo Gesù,

insegnaci a custodire il dono della vocazione e a riscoprirne, ogni giorno, la vitalità.

Guardiamo a te,

per contemplare l’opera di Dio

che rigenera la nostra capacità di amare e cura la nostra fedeltà ferita.

Guardiamo a te,

perseverante nella sequela,

custode vigile e amante della Parola, per ammirare in te la pienezza di vita di chi nella fedeltà porta molto frutto.

Guardiamo a te,

perseverante ai piedi della croce

per stare accanto alle infinite croci del mondo, dove Cristo è ancora crocifisso

nei poveri e negli abbandonati, per portarvi conforto e condivisione.

Guardiamo a te

perseverante con gli Apostoli nella preghiera, per ardere dell’Amore che mai si spegne, camminare nella letizia

e affrontare le sconfitte e le delusioni senza affanni.

Maria, donna di fede, prega per noi,

ottienici dal Figlio Tuo e Redentore nostro una fede viva e innamorata,

una carità umile e operosa,

per vivere il dono della fedeltà nella perseveranza, sigillo umile e gioioso della speranza.

Amen

CIVCSVA, Il dono della fedeltà la gioia della perseveranza. Manete in dilectione mea (Gv 15,9). Orientamenti, 2020

(24)

24

«Salì poi sul monte, chiamò a sé

quelli che egli volle ed essi andarono da lui.

Ne costituì Dodici che STESSERO CON LUI e anche per mandarli a predicare

e perché avessero il potere di scacciare i demoni».

Mc 3, 13-15

Riferimenti

Documenti correlati

We show that a the concentration of risks induced by changes in bank market structure makes interbank market breakdowns more likely; b welfare monotonically decreases in

Most patients (66%) had an axial primary tumour, with 34% having a chest wall primary localization; the prevalence of axial involvement was 75% and 57% in patients with either

Come ultima considerazione notiamo che in totale si hanno 4 integrali del moto (le tre componenti di ~ L e l’energia) per un sistema a 3 gradi di libert` a (le tre coordinate

È possibile presentare richiesta di contributo a parziale copertura delle spese di progettazione di un’iniziativa da candidare a valere su uno dei Bandi promossi nell’ambito delle

La differenza misura il numero di dipendenti in unità locali di imprese con sede fuori dalla provincia, ma all'interno

U n'insistenza speciale è stata riservata alla mis- sio ad gentes che costituisce la p u nta di diam ante di ogni evangelizzazione e che h a visto e vede gli

Nè potremo dimenticare con quanta fede celebrasse la Santa Messa e quanta diligenza mettesse per eseguire le cerimonie, fino a portar sempre seco il libretto

Per piccole distanze fra la posizione inferiore del pendolo ed il piano Π dei magneti rispetto alla distanza fra i centri di attrazione, il sistema presenta tre configurazioni