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La Grande Bellezza delle città italiane nell ultima campagna pubblicitaria Ferrero Rocher, che imperversa su tv, web e nei punti vendita.

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Academic year: 2022

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La Grande Bellezza delle città italiane nell’ultima campagna pubblicitaria

Ferrero Rocher, che imperversa su tv, web e nei punti vendita.

Raffaello Castellano (104)

Un uomo con un blocco da disegni si aggira incuriosito ed estasiato fra le vie ed i monumenti di quattro città italiane, ritenute le più belle e rappresentative della penisola.

Sulle note di una musica di accompagnamento, ad un certo punto una voce over recita: “Quando abbiamo creato Ferrero Rocher, abbiamo cercato la bellezza assoluta. Sarà perché siamo italiani.

Abbiamo cercato la qualità negli ingredienti, un gusto inimitabile, una forma perfetta. E’ stato come cercare l’oro. Ferrero Rocher, assapora la bellezza”.

“Assapora l’assoluta bellezza” è proprio il claim che accompagna l’intensa campagna (in tv, sul web e nei punti vendita), che da pochi mesi la Ferrero ha scelto per uno dei suoi prodotti di punta.

Lo spot, che strizza l’occhio alla Grande Bellezza di Paolo Sorrentino, è stato girato in quattro versioni, una per ogni città scelta: Roma, Napoli, Venezia e Firenze. Si chiama “The Artist”, lo spot ideato dall’agenzia Pubbliregia, prodotto da Akita Film e diretto da Ago Panini (direzione della fotografia di Sandro Bolzoni). La musica di accompagnamento è stata realizzata da Enrico Sabena.

Sono state scelte, come si è detto, le quattro città italiane ritenute più belle e apprezzate della nostra penisola: Firenze e il suo centro storico, Napoli e la monumentale Piazza del Plebiscito, Roma e il maestoso Colosseo, Venezia e i suoi meravigliosi canali.

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La campagna integrata per Ferrero Rocher vuole celebrare l’italianità della pralina di cioccolato della Ferrero (resa famosa al principio degli anni ’90 dalla campagna con protagonista il maggiordomo Ambrogio) e prevede, oltre alla tv, il coinvolgimento dei punti vendita e del web con un progetto creato ad hoc.

Nei 150 ipermercati più grandi d’Italia sono stati collocati i Monuments, espositori realizzati con i Ferrero Rocher, che riproducono i monumenti più famosi e riconoscibili delle città in cui saranno posizionati. Nei supermercati, invece, è presente la piramide di Ferrero Rocher sotto forma di vero espositore.

Sul web ed i social, infine, oltre ai 4 spot presenti su YouTube, stanno girando da alcune settimane post geolocalizzati che, riprendendo i Monuments, portano a tutti gli italiani gli auguri firmati e interpretati da Ferrero Rocher.

Una tempestiva diagnosi su internet salva la vita di una bambina di 8 mesi

Raffaello Castellano (104)

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La notizia del giorno ha origine e rimbalza sulla piattaforma social Facebook in tutto il web.

Jade Bell, una mamma di 27 anni, pubblica on-line una foto di sua figlia di appena 8 mesi, dalla quale si nota uno strano bagliore dentro uno degli occhi.

Alcuni utenti del social si allarmano. fra cui un amico della madre della bambina, che le consiglia di portare la piccola da un dottore. La diagnosi è stata “retinoblastoma”, una rara forma di cancro dell’occhio.

Grazie alla tempestiva diagnosi ed alle immediate sessioni di chemioterapia, il cancro all’occhio è regredito ed ora la piccola è fuori pericolo.

La madre ha raccontato al tabloid britannico Sun, che per primo ha riportato la notizia, che: “E’

stato un incubo, ma con le cure il tumore ha iniziato subito a regredire e questo ha dato coraggio e fiducia a tutti noi”.

Il retibìnoblastoma è un tumore subdolo e sottovalutato, spesso è diagnosticato in ritardo, ma questa volta, per la figlia di Jade fortunatamente le cose sono andate diversamente.

Non è la prima volta che internet si rivela veloce ed efficace nel rilevare tempestivamente delle situazioni rischiose e dei pericoli anche per la salute.

Ma stiamo attenti a non esagerare, come ci ricorda un recente studio commissionato da Demoskopea e Dottori.it, secondo il quale il 52% dei medici specialisti italiani ha ammesso che con la diffusione di internet il rapporto con i pazienti è migliorato, tuttavia il rischio di ricorrere alle diagnosi fai da te è dietro l’angolo, ed infatti la stessa ricerca rivela che il 49% della popolazione italiana (quasi la metà!) ammette di utilizzare spesso internet come vero e proprio oracolo della salute.

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Come sempre a guidare le nostre scelte dovrebbero essere un mix di buon senso e razionalità, ma non sempre succede. Ricordiamoci che la salute, la nostra salute, non è un accessorio hi-tech o capo di abbigliamento, che possiamo comperare su internet o in un negozio vero; la nostra salute richiede medici laureati, in carne ed ossa, ed alle volte necessita di più di un parere.

E Vivendi canta la serenata a Mediaset:

Un’OPA sola ti vorrei!

Raffaello Castellano (104)

È la notizia economica della settimana: l’OPA (Offerta Pubblica d’Acquisto) “ostile” lanciata dal gigante delle telecomunicazioni francese Vivendi. Da lunedì a mercoledì il gruppo controllato da Vincent Bolloré è passato da un 3% ad un 20%, come d’altronde aveva dichiarato lo stesso Bolloré.

Sorprende, soprattutto, la rapidità di questa scalata finanziaria, tanto che la procura di Milano ha deciso di aprire un’indagine a carico di ignoti per manipolazione del mercato. La Procura di Milano era stata allertata sia dalla CONSOB che da una denuncia, della stessa Fininvest (la holding della famiglia Berlusconi che controlla Mediaset), firmata da Niccolò Ghedini e depositata martedì scorso.

L’accusa sulla quale indaga la Procura milanese è manipolazione di mercato; infatti Vivendi potrebbe aver fatto fallire appositamente l’accordo dell’aprile scorso con Mediaset, per poter poi rastrellare le azioni “depresse” del titolo a prezzi molto più bassi del normale. Manovra questa che si profila sia tecnicamente che legalmente come aggiotaggio.

Vincent Bolloré, con quest’ennesima operazione, continua a confermare la sua fama di raider della finanza; è ancora vivo il ricordo della scalata al gruppo Telecom Italia, che portò la sua Vivendi a detenere una quota del 24,5%. Bolloré, ora, con un quinto delle quote Mediaset potrebbe bloccare

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in assemblea ogni operazione straordinaria dell’azienda stessa.

Il caso si fa politico. Nella guerra Bolloré-Berlusconi entra lo stesso governo italiano, determinato a difendere “l’azienda Italia”.

In un’intervista rilasciata al quotidiano Repubblica il neo Premier Paolo Gentiloni ha affermato di aver detto ai suoi ministri: “Qui non è in gioco solo l’azienda di Berlusconi, la partita è molto più grossa e non possiamo stare a guardare, continuando di questo passo ad essere scalate in futuro potrebbero essere anche Mediobanca, UniCredit e Generali”.

Intanto il governo italiano chiarisce la sua posizione in merito al dossier Mediaset, come si evince dalla nota del ministro dello Sviluppo Economico Calenda:

“Gli investimenti stranieri sono sempre benvenuti, quando portano capitale di crescita e competenze e contribuiscono allo sviluppo del tessuto industriale italiano. Quando però si tratta di un’azienda che opera in un campo strategico come quello dei media, il modo in cui si procede non è irrilevante.

Mi pare che questo principio sia in Francia ampiamente riconosciuto e assertivamente difeso.

Premesso dunque l’assoluto rispetto del governo italiano per le regole di mercato, non sembra davvero che quello che potrebbe apparire come un tentativo, del tutto inaspettato, di scalata ostile a uno dei più grandi gruppi media italiani sia il modo più appropriato di procedere per rafforzare la propria presenza in Italia”.

Parla della sua Mediaset, di cui rischia di perdere il controllo, anche l’ex premier Silvio Berlusconi, che ha dichiarato: “Abbiamo aumentato la nostra partecipazione e continueremo a farlo nei limiti consentiti dalle leggi”.

Berlusconi promette dunque di non deporre le armi:

“Quanto a noi, c’è la compattezza più assoluta della mia famiglia su un punto molto preciso: non abbiamo alcuna intenzione di lasciare che qualcuno provi a ridimensionare il nostro ruolo di imprenditori.” Fininvest tuttavia non potrà acquistare azioni oltre il 40% fino ad aprile, visto che in quel caso scatterebbe l’obbligo di lanciare un’Opa.

Ma al netto della scalata Vivendi a Mediaset, quanto sta diventando ingombrante la presenza dei

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Francesi in Italia?

Vediamo:

Il gruppo francese Iliad con il marchio Free sta per entrare nel mercato della telefonia mobile . I Francesi di Edf controllano la storica società italiana di energia Edison.

Acea è partecipata da Suez Environnement.

Da Bulgari a Gucci, da Loro Piana a Fendi, molti brand della moda e del lusso italiani sono passati in mano francese nei gruppo Lvmh e Kering (Gucci e Bottega Veneta).

I francesi sono diventati proprietari di diverse banche italiane. La Bnl è del gruppo Bnp Paribas, mentre Cariparma, FriulAdria e Carispezia sono del Crédit Agricole. I francesi di Amundi hanno appena vinto la gara per comprare Pioneer da Unicredit.

Diversi marchi dell’alimentare sono finiti in mano francese. Tra questi, il più grosso è stato il passaggio di Parmalat a Lactalis. Parlano francese anche l’Orzo Bimbo, Eridania, i formaggi dell’industria casearia Giovanni Ferrario, Boschetti Alimentare Spa, Galbani e Fattorie del Sole.

Quindi, nonostante tutto quello che si dice, quando si parla di economia in maniera grossolana, non è vero che le aziende straniere non investono in Italia perché le tasse sono alte, perché c’è la criminalità, perché non ci sono infrastrutture. Le aziende francesi smentiscono questa erronea conclusione, esse sono molto interessate al mercato italiano ed infatti si stanno comprando la nostra economia un pezzo alla volta, un’OPA alla volta.

Regali di Natale 2016: a bordo

dell’hoverboard zigzagando fra divieti e multe.

Raffaello Castellano (104)

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Sarà l’oggetto dei desideri del Natale 2016 italiano, è un mezzo di locomozione elettrico, quindi rispettoso dell’ambiente, silenzioso, divertente e molto, ma molto cool. Stiamo parlando dell’Hoverboard, una sorta di skate elettrico auto bilanciante, chiamato così perché ricorda lo skate volante usato da Michael J. Fox in Ritorno al Futuro II (alla lettera, infatti, hoverboard significa tavola fluttuante).

Dopo essere stati il regalo di Natale più richiesto nei paesi anglofoni nel 2015, quest’anno, gli hoverboard, spopolano su volantini pubblicitari dei negozi di elettronica italiani, insieme a smartphone e tablet, registrando un incremento delle richieste e degli ordinativi del 50%.

In pratica si tratta di una tavola con due pedane e due ruote parallele montate su due assi indipendenti. I comandi di movimento non vengono impartiti da uno sterzo, ma con leggere pressioni dei piedi, contemporaneamente o uno alla volta. Ogni piede, infatti, comanda una ruota e va inclinato in avanti per partire ed accelerare, indietro per frenare ed andare in retromarcia.

Il mezzo è davvero innovativo ed economico, i prezzi, per tutte le tasche, vanno dai 250 ai 1500 euro;

gli hoverboard raggiungono una velocità di 10 km orari, hanno un’autonomia di 20 -25 km o 2-3 ore circa.

Ma questa sorta di skate elettrico autobilanciante (questo il suo vero nome) ha innescato un vero e proprio caso: per il codice della strada italiano, infatti, non si tratta di un mezzo di trasporto, ma piuttosto di un “acceleratore di andatura”, il cui uso, lo stesso codice vieta sia su strade, destinate ai veicoli, che su marciapiedi, destinati ai pedoni.

Nello specifico, il codice della strada stabilisce il divieto di circolazione sulle strade mediante tavole, pattini od altri acceleratori di andatura e, come abbiamo detto, l’hoverboard rientra in tale categoria. La stessa norma vieta l’uso dei predetti acceleratori anche sugli spazi riservati ai pedoni e, quindi, sono da considerarsi tali i marciapiedi privi di piste ciclabili.

Così come è vietata la circolazione con gli hoverboard su strade e marciapiedi, è anche vietato effettuare sulle carreggiate giochi, allenamenti o manifestazioni sportive non autorizzate.

Quindi, benché l’hoverboard sia il regalo più desiderato del Natale 2016, chi circola con questo mezzo, potrà incorrere in multe e sanzioni, oltre che in qualche inevitabile caduta.

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21st Century Fox e Sky :accordo

“preliminare” da 22 miliardi di dollari!

Raffaello Castellano (104)

La notizia economica del giorno è l’accordo preliminare fra 21st Century Fox e la britannica Sky, perché la prima prenda il pieno controllo della seconda, in un affare da oltre 22 miliardi di dollari (10,75 sterline ad azione, quasi 22 miliardi di euro).

Sarebbe questa l’ultima mossa di mercato dello s q u a l o R u p e r t M u r d o c h , n e l d i s e g n o d i consolidamento del suo impero televisivo.

La notizia è stata data da Bloomberg, che racconta che sarebbe stato raggiunto un accordo dai consiglieri indipendenti dei due gruppi. Certo, rimangono elementi da limare, e non è ancora sicuro che un’offerta di Fox – che già detiene il 39% di Sky – venga effettivamente avanzata.

Con il controllo assoluto di Sky, la Fox – che ha un network di televisione via cavo con Fx e National Geographic – avrebbe una piattaforma di distribuzione europea per la televisione a pagamento e internet.

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È la seconda volta che Rupert Murdoch prova a consolidare la sua egemonia mediatica; ci aveva provato nel 2010, ma il colpo non gli riuscì per lo scandalo scoppiato per le intercettazioni interne al suo impero mediatico.

Ora, però, la situazione è più propizia per lui, per una serie di congiunture favorevoli, prima fra tutte, la svalutazione della sterlina, che rende l’operazione meno onerosa; in secondo luogo per l’attuale valutazione di Sky, che è molto bassa, a causa dei dubbi del mercato sulla redditività della televisione satellitare.

Il settore televisivo/distributivo è in costante fermento, questo tentativo di Murdoch di accorpare la televisione e la distribuzione fa il paio con il recente accordo da oltre 85 miliardi di dollari tra At&t e Time Warner. Entrambi i disegni, fa notare Bloomberg, dovranno fronteggiare le maglie dei regolatori, per sventare il rischio di distorsione alla concorrenza nell’ambito della distribuzione dei contenuti.

Staremo a vedere, in tutti i sensi, visto che si tratta di televisione.

La 90esima copertina del settimanale Time, dedicata all’uomo dell’anno, è da paura!

Raffaello Castellano (104)

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È Donald Trump, secondo il Time, la persona dell’anno. Il Presidente degli Stati Uniti (ma non troppo) d’America è stato scelto dalla rivista come personaggio più significativo del 2016.

L’anno scorso l’onore, era toccato alla cancelliera tedesca Angela Merkel. “È un grande onore, significa molto” è stato il commento a caldo del magnate, appena appresa la notizia.

La prima volta in cui il settimanale Time instituì la copertina raffigurante il personaggio dell’anno fu nel 1927, quando sul podio salì il trasvolatore oceanico Charles Lindbergh; da allora sono passati 90 anni e altrettante copertine che hanno sancito, celebrato, glorificato e, qualche volta condannato, il personaggio, che in una maniera o nell’altra aveva lasciato il segno sull’anno appena trascorso.

Impossibile ricordare le innumerevoli e famosissime copertine che il settimanale americano ha pubblicato nel corso di 90 anni, basterà citarne alcune particolarmente famose. Rimanendo nell’ambito strettamente politico sono passate alla storia le due copertine dedicate al primo Presidente nero d’America, Barack Obama, che finì sulla copertina di Time nel 2008 e nel 2012;

oppure quella del 2013, dedicata a Papa Francesco. Celebre rimane, inoltre, la famosa copertina del 2006, quando la rivista decise di pubblicare una copertina a specchio. In pratica una superficie riflettente permetteva, a chiunque la guardasse, di vedere la propria faccia sotto la testata e dietro la dicitura “persona dell’anno”. Secondo Time nessuno aveva avuto più influenza nel 2006 quanto l’utente ordinario di Internet. Furono gli utenti, infatti, i veri protagonisti della rivoluzione digitale, grazie a siti come YouTube, Wikipedia, MySpace, Flickr.

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Ma torniamo alla copertina di quest’anno, dedicata appunto al neo presidente eletto Donald Trump.

Il settimanale scrive che la sfida del Presidente è quella di dover unire un Paese profondamente spaccato, che ancora non si capacità né del risultato delle elezioni, né delle tante anime, e quindi opinioni, che lo compongono: “Davanti a questo barone dell’immobiliare e proprietario di casinò diventato star di un reality e provocatore senza mai aver passato un giorno da pubblico ufficiale e gestito altro interesse che non il suo, si prospettano le rovine fumanti di un vasto edificio politico che un tempo ospitava partiti, politologi, donatori, sondaggisti, tutti quelli che non lo avevano preso sul serio e non avevano previsto il suo arrivo. Sopra queste rovine Trump deve ora presiedere, nel bene o nel male”

Come dare torto agli editorialisti del Time, ma permettetemi di aggiungere una nota personale:

questa è la 90esima copertina dell’uomo dell’anno del settimanale, la 90esima! Senza tirare in ballo idee sul paranormale e la numerologia, da buon italiano, per giunta meridionale, il numero 90 è nel gioco del lotto e nell’immaginario collettivo, associato alla paura, speriamo che sia solo un caso e che non ci sia da preoccuparsi.

Confido questo Natale di ricevere in regalo una buona dose di razionalità e serenità.

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Stravince il NO con quasi il 60% e Matteo Renzi si dimette dopo 1000 giorni di

governo.

Raffaello Castellano (104)

Con il 59,11% al NO e il 40,89 al SI, si è chiusa questa tormentata ed esacerbata tornata elettorale sul Referendum Costituzionale. Un’affluenza record: il 69% degli aventi diritto si è recato nei seggi per votare, anche se non era necessario un quorum, anche se al precedente referendum costituzionale del 2006, nonostante i due giorni di votazioni, la percentuale dei votanti si era fermata al 53%. Nella notte il premier Matteo Renzi, che tutto si era giocato sulla vittoria del SI, ha tenuto una conferenza stampa, durante la quale ha riconosciuto la propria personale sconfitta, ha annunciato che la propria esperienza di governo finisce qui e che rassegnerà le proprie dimissioni nelle mani del Capo dello Stato.

Nella conferenza stampa il premier ha pure dichiarato: “questo voto consegna ai leader del fronte dei NO, oneri ed onori”, facendo intendere che il fronte, molto eterogeneo, del NO dovrà ora esprimere se non proprio un premier, quanto meno una proposta “condivisa” di governo del Paese.

In apertura Piazza Affari sbanda, ma niente panic selling in avvio (-1,26% a 16.871 punti l’indice Ftse Mib), alla luce dell’esito del voto e dell’ampio margine con cui la riforma costituzionale è stata bocciata.

Lo spread Btp/Bund sale a 177 punti base ed anche il tasso del decennale italiano al 2,07%, ai massimi da fine novembre, contro l’1,91% della chiusura di venerdì.

Fra poche ore il premier, Matteo Renzi, salirà al Quirinale per formalizzare le dimissioni del suo esecutivo. Questa nuova fase di incertezza politica difficilmente si potrà risolvere, almeno nel breve termine, anche nel caso auspicato da molti, della rapida formazione di un nuovo governo ad interim.

Di certo preoccupano i sondaggi che dicono che in questo momento, se si andasse alle elezioni

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anticipate, il primo partito risulterebbe il Movimento 5 Stelle, che intende promuovere un referendum sulla permanenza dell’Italia nella zona euro, anche se i sondaggi dicono che solo il 13%

degli italiani vorrebbe abbandonare la moneta unica. L’ultimo anno, però, ci ha dimostrato, senza ombra di dubbio, che non c’è da fidarsi molto di quello che dicono i sondaggisti.

Per il banchiere centrale francese e membro della BCE, Francois Villeroy de Galhau, la vittoria del NO al referendum, peraltro già data per scontata dai mercati, non può essere confrontata con quella della Brexit nel voto della scorsa estate nel Regno Unito.

Comunque sia, il messaggio degli italiani è stato inequivocabile, non solo per il NO al referendum costituzionale e a Renzi, ma è stato anche una dichiarazione di partecipazione democratica; è stato un voler battere i pugni sul tavolo del governo e dei politici. È suonata la sveglia! Ora bisogna non solo svegliarsi, ma anche lavorare per costruire una proposta di futuro. Per una volta non ce lo chiede l’Europa, ma ce lo chiedono gli italiani, e forse, anche la Storia.

Mostra del Cinema di Taranto dall'11 al 18 dicembre 2016 tra Arte, Scienza e

Pensiero

Domenico Palattella (31)

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Nasce il “Taranto Film Festival”, o meglio definita “Mostra del Cinema di Taranto”, che dall’11 al 18 dicembre prossimi, faranno diventare il capoluogo jonico, la Capitale italiana del Cinema. Una settimana di ospiti, dibattiti, convegni, intrattenimento, proiezioni nazionali e internazionali in riva ai due mari. La neonata “Mostra del Cinema di Taranto” è organizzata dall’associazione culturale Levante International Film Festival con il sostegno della Regione Puglia – Assessorato all’Industria Turistica e Culturale, Gestione e Valorizzazione dei Beni Culturali. Lo scopo, che ha portato all’istituzione di questo importante momento di rilancio culturale del capoluogo jonico, è quello di celebrare una città del territorio pugliese, particolarmente interessante, sia perché è una città che in quest’ultimo periodo ha avuto una vita travagliata, difficile, sia perché questa città è molto più di tutto questo, in quanto essa è portatrice di tantissima storia, di valori, di tradizioni, di elementi

fondanti di una civiltà, che le ha consentito di essere uno dei luoghi più importanti, non solo del Paese, ma anche dell’intero Mediterraneo.

La scelta di Taranto, come città del Cinema, è una scelta strategica, che affonda le sue radici nella sua millenaria storia, e l’obiettivo è quello di mettere insieme tutte le potenzialità dimenticate o inespresse della città, per farne materia di confronto, discussione, godimento. Nasce pertanto la MOSTRA DEL CINEMA DI TARANTO, sotto la direzione artistica del regista Mimmo Mongelli, con un programma, quest’anno, che ruota intorno ad un Tema importantissimo per una città che ha bisogno di riconoscersi, quello dell’Identità. Si parte pertanto con un trittico programmatico di base a cui si aggiungono poi altri tre argomenti: La Marina, la Storia, L’Industria. Quindi oltre a questi tre argomenti, un quarto sarà la cura della Memoria Visiva di Taranto; un quinto, la Promozione di alcuni dei tanti Festival che si muovono sul territorio; un sesto, un Omaggio a Rodolfo Valentino.

Quando parliamo di temi, intendiamo, raccontarli attraverso il cinema, che consideriamo, non solo per il suo valore di arte a sé stante, ma anche per ciò a cui essa rimanda, per il suo potere illuminante su altre discipline dello scibile umano, una sorta di cornucopia, il cui linguaggio aperto e diffuso consente di effettuare riflessioni le più varie, che conducono ad esplorare altri mondi, sia che si tratti di mondi geografici, che di mondi conoscitivi o espressivi. E’ per questo che la MOSTRA DEL CINEMA DI TARANTO avrà un sottotitolo: Arte, Scienza, Pensiero. Nel corso della Conferenze Stampa di presentazione che si è tenuta a Bari, venerdì 2 dicembre presso il Palazzo della Regione, è stato reso noto il programma ufficiale della Mostra, nonché il suo logo e tutti gli eventi che ruoteranno intorno alla Festa del Cinema. E’ prevista anche una seconda Conferenza Stampa a Taranto il 9 dicembre presso la sala degli specchi del Comune.

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Nel corso della Conferenza Stampa di Bari è stata sottolineata la spinta culturale di questo evento, come definito dallo stesso Presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano, “La cultura è un motore fondamentale di cambiamento”. “Taranto in questo momento è la nostra priorità. Sono contento di poter parlare di questa città, fortemente creativa, così come accade in quei luoghi in cui la sofferenza è più vera. È una delle città più belle che abbia mai visto, invito tutti i pugliesi a visitarla, in occasione di questo evento”. Per Mimmo Mongelli, direttore artistico della Mostra del Cinema, “La rigenerazione urbana passa anche dalla cultura e dallo spettacolo. Questa è un’opportunità di promozione del territorio, riscoperta dell’identità, sinergia tra le realtà locali, con l’obiettivo di un futuro condiviso. Non casuale la scelta delle location: piazze, Università e palazzi storici e dei partner dell’evento, tra cui la Marina militare e la Provincia di Taranto”.

L’inaugurazione avverrà in Piazza Garibaldi, domenica 11 dicembre, con un concerto a tema sulle migliori colonne sonore della storia del Cinema. Il programma poi, si snoderà attraverso 6 Sezioni, o Rassegne, identificative del valore culturale della Mostra del Cinema: “Taranto e il Cinema”, con location presso la Facoltà di Giurisprudenza di Taranto, dal 12 al 14 dicembre; “Mito e Storia”, con location presso “Palazzo Galeota”, dal 13 al 15 dicembre;

“Cinema e Industria”, con location presso “Palazzo Pantaleo”, dal 14 al 16 dicembre; “Mare, Marina, Marineria”, con location presso la Galleria Meridionale del Castello Aragonese, dal 14 al 16 dicembre; “Best of”, rassegna che mira a valorizzare i tanti Festival cinematografici che nel corso dell’anno pullulano nei vari centri del tarantino, con location presso la libreria UBIK, dal 14 al 16 dicembre; e “Valentino on the walls”, rassegna itinerante per le vie del capoluogo dedicata a Rodolfo Valentino, primo grande divo del

cinema, che si terrà dal 12 al 16 dicembre. Ciliegina sulla torta il contest per filmaker, che ha per tema “Taranto di notte”. Un tema rivolto ai filmaker che, in un documentario di massimo cinque minuti, potranno raccontare la città.

C’è tempo fino al 15 dicembre per l’invio dei documentari: cinque i video che passeranno la selezione, mentre la proclamazione avverrà il 18, nella serata finale. Una giuria di esperti nominerà i l v i n c i t o r e , c h e s a r à p r e m i a t o c o n m i l l e e u r o e l a p r e s e n z a p e r u n a n n o s u l portale www.peerformer.com. Una vera e propria Festa del Cinema, di grande valore culturale ed artistico. Tra gli ospiti dovrebbe esserci anche il noto regista Eugenio Cappuccio, che curerà il laboratorio di recitazione. C’è anche un “pizzico” di Smart Marketing, all’interno della Mostra del Cinema di Taranto, tra gli organizzatori infatti, c’è il nostro collega Domenico Palattella, 28enne, Critico Cinematografico professionista, che sarà il Responsabile organizzatore della Sezione “Mare, Marina, Marineria”, quella che si terrà al Castello Aragonese, dal 14 al 16 dicembre.

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La pubblicità online fa il botto: un mercato da 2,36 mld di euro

Ivan Zorico (108)

Qualche giorno fa, a Milano, si è tenuto lo IAB Forum: uno degli appuntamenti più attesi dagli operatori del marketing e della comunicazione perché annualmente fa il punto della situazione sulla comunicazione digitale e interattiva in Italia.

Molteplici sono gli spunti ed i dati presentati in questa edizione.

Nel 2016 l’advertising online registra un giro d’affari di 2,36 mld di euro, quasi il 9% in più rispetto al 2015. Queste le parole del Presidente di IAB Italia, Carlo Noseda: “La pubblicità digital vale ormai il 30% degli investimenti pubblicitari italiani, contro il 29% dello scorso anno, e continua così ad aumentare la penetrazione nel mercato. A trainare il settore è il video, capace, non è un caso, di ottenere risultati brillanti nel 2016 sul fronte pubblicitario sia in tv, al cinema, sul digital e sul mobile. E’ evidente che la comunicazione sia entrata definitivamente nella screen age”.

P u b b l i c i t à o n l i n e

: Fonte Osservatorio Internet Media Politecnico di Milano e IAB Italia

A fare la voce grossa nella pubblicità digitale italiana, per quanto riguarda gli OTT (Over the Top) sono i due colossi Google e Facebook con una quota pari al 68%. Un grosso contributo alla crescita

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del settore è data dalla componente di video-advertising: + 141 milioni e + 38% di fatturato rispetto al 2016.

E quanto raccoglie la pubblicità sui diversi supporti?

Il desktop resta ancora stabilmente al 1° posto raccogliendo il 66% degli investimenti.

I dispositivi mobili, quindi, smartphone e tablet, raccolgano il 30% del totale degli investimenti. Ed il restante 24% “se lo spartiscono” le app. Bene fa anche il programmatic advertising potendo contare su un giro di affari di 310 mln di euro.

I m p a t t o p u b b l i c i

tà sui dispositivi: Fonte Osservatorio Internet Media Politecnico di Milano e IAB Italia

La Copertina d’Artista – Novembre 2016

Raffaello Castellano (104)

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L a C o p e r t i n a d

Artista di Novembre 2016, “Il Natale che verrà”, Olio su Tavola, 42X30cm, realizzata da Antonia Bufi.

Un Babbo Natale in boxer e canottiera scorre con il dito sul tablet, ha un’aria dimessa, la sua postura ci infonde un misto di trascuratezza e rassegnazione, per di più sia il suo volto che i suoi piedi sono appena abbozzati, sembra che debbano dissolversi da un momento all’altro. È un’immagine strana quella che fa capolino dalla Copertina d’Artista di questo “Natale che verrà”;

sembra che l’artista abbia preso alla lettera il suggerimento del titolo (ed infatti anche l’opera ha lo stesso nome) ed abbia rappresentato un Natale che, benché fortemente connotato dall’ironia, ci trasmette comunque una sensazione di precarietà.

Ma a ben vedere non è precarietà la parola giusta per definire questo Babbo Natale 2.0, che, stravaccato su un divano evanescente e dall’abbigliamento sciatto, evidentemente si è ridotto, come tutti noi comuni mortali, non solo agli ultimi giorni per fare gli acquisti dei regali di Natale, ma per di più si sta affidando ai siti di vendite on-line.

Ma, come spesso accade nell’arte, in quest’immagine c’è molto di più di quello che appare in superficie: io credo che l’artista abbia voluto recapitarci una cartolina di Auguri che è allo stesso tempo ironica, attuale e politica.

Ironica, perché in fondo cosa c’è di più dissacrante di un Babbo Natale che sceglie ed acquista i regali su di un sito di e-commerce?

Attuale, perché in quel Babbo Natale è espressa la condizione di tutti noi cittadini virtuali, padroni , come nessun’altra generazione prima della nostra, di tecnologia, strumenti, media, possibilità e libertà comunicative, ma quasi totalmente privi di contenuti, di intenzionalità e di cose da dire.

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L

’ a r t i s t a d i q u

esto mese Antonia Bufi.

Politica, perché il viso, i piedi, il divano, il mondo stesso del Babbo Natale, proprio come il nostro , si stanno dissolvendo, si stanno disgregando e stanno diventando liquidi, come direbbe il sociologo Zygmunt Bauman.

Ma chi è l’artista che ci ha spedito questa cartolina di Auguri dai significati stratificati e multiformi?

Lei è Antonia Bufi, classe 1983, nata a Terlizzi ma residente a Molfetta, che, dopo un diploma in ragioneria e dopo aver frequentato per due anni la Facoltà di Scienze Politiche di Bari, sente l’esigenza di mollare tutto e iscriversi all’Accademia di Belle Arti, sempre della stessa città, dove si laurea con il massimo dei voti in Decorazione, Arti Visive e Discipline dello spettacolo.

Artista eclettica, sperimenta nel corso degli anni diverse tecniche, passando con disinvoltura dalla grafica alla pittura, dalla fotografia alla performance. Nel 2007 apre l’Atelier arti visive di Bufi Antonia (iscritta all’Albo artigiani), la sua isola felice dove dare libero sfogo alle sue intuizioni e provocazioni artistiche. Molto impegnata anche sul versante didattico e sociale dell’arte contemporanea, Antonia Bufi tiene laboratori artistici presso scuole pubbliche e private ed insegna tecniche pittoriche presso l’Università della terza età di Bisceglie.

Nel 2013 collabora per la realizzazione del calendario 2014 con l’azienda Agricola Del Sole, Gruppo Casillo di Corato, leader mondiale per la produzione di prodotti agricoli.

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I n f i n i t e S p a c e

, life8,olio su legno, 150x150cm, 2014:

Ultime mostre:

2016

“Paradise”, Momart Gallery, Matera;

“Gran shopping festival dell’arte” evento curato da Antonia Bufi, rivolto agli istituti d’arte della Puglia (con intervento degli artisti Dario Agrimi, Pierluca Cetera, Ezia Mitolo) Centro Commerciale Mongolfiera, Molfetta (BA);

“Paradise” Galleria Blu org, Bari;

Progetto fotografico “ALL IS FULL OF LOVE” selezionato per Fotografia Europea Circuito Off;

“Il pendio Corato” vince il 5° premio con l’opera serie “Infinite space_summertime”, Corato (BA);

“Sovereto in luce”, Sovereto jazz festival, Sovereto, Terlizzi (BA);

“Kunst unterfor kunsten mail art + beat art”, The University of Agder Faculty of Art Degree Shows, Norvegia;

“Artisti in luce” per Synphonya, Fiera del Levante, Bari;

“Olio d’artista”, Ex Convento delle Clarisse, Copertino, Lecce;

“San Cataldo”, Spazio Giovani, Bari;

“Olio d’artista”, Palazzo delle Stelline, Milano;

“Orizzonti” (personale), Atelier Bufi Antonia, Molfetta (BA);

“Skin, visible white photo prize”, collettiva Premio Celeste;

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I n f i n t e S p a c e ,

please wait4, olio su legno, 50x50cm, 2013.

2015

“The light of my life”, Bitonto (BA);

“Artisti in luce” Pinacoteca Comunale, Terlizzi (BA);

Selezionata open call Spine Temporary Small Press Bookstore, Bari;

“Mirabilia”, Palazzo Beltrani, Trani;

“Olio d’artista”, Stecca 3, Milano;

“L’arte si mette in mostra”, curata da Antonia Bufi, Centro Commerciale Mongolfiera, Molfetta (BA);

2014

“I low art”, Art Core Gallery, Bari;

“Selfie”, Galleria Clitorosso, Corato (BA);

“Il pendio” vince il 4° premio, Corato (BA).

Per informazioni e per contattare l’artista Antonia Bufi:

antoniabufi.blogspot.it/

[email protected]

Ricordiamo ai nostri lettori ed agli artisti interessati che è possibile candidarsi alla selezione della seconda edizione di questa interessante iniziativa scrivendo alla nostra redazione: [email protected]

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Editoriale Novembre 2016 – Raffaello Castellano

Raffaello Castellano (104)

Altro che caldo, l’autunno è stato bollente!

L’elezione dell’imprenditore e personaggio televisivo newyorkese Donald Trump come 45º Presidente degli Stati Uniti, successore del democratico Barack Obama, ha lasciato tutto il mondo sbigottito.

Ma, a ben vedere, a rimanere sbalorditi e sorpresi sono stati soprattutto giornalisti, osservatori politici ed esperti analisti. Il popolo americano ha fatto, né più né meno, ciò che il popolo britannico ha fatto con il referendum sulla Brexit, ossia ha votato di pancia.

L’ondata di populismo, ed in certi casi estremismo, del politicamente scorretto, che vince e convince, non deve sorprenderci, soprattutto non noi Italiani che, in questo campo, non ci facciamo mancare niente, con i vari Berlusconi, Grillo e Salvini lì a dimostrarlo.

Il mondo, il popolo, le masse (per usare una definizione cara ai sociologi del secolo scorso) stanno virando molto velocemente e nettamente verso un voto che, in un modo o nell’altro, non è per qualcuno, o per qualcosa, ma è “contro” qualcuno o qualcosa, un voto di pancia che in ultima istanza è un voto di “protesta”.

L’elezione di Donald Trump è lì a dimostrarcelo in tutta la sua lampante evidenza. Durante la campagna elettorale, la più dura e esacerbata che l’America ricordi, il tycoon ha avuto una buona parola per tutti: immigrati, neri, messicani, donne; eppure ha raccolto migliaia di voti anche da

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queste categorie. La cosa che sorprende più di tutto è il fatto che abbia preso i voti anche dalle classi più povere d’America, che, pur di non votare un candidato “troppo” politico, hanno votato un miliardario.

Ho sempre pensato che la preferenza di voto sia una delle decisioni che vanno meglio ponderate;

credo fermamente che la pancia debba guidarci nelle nostre decisioni solo quando si tratta di fame e cibo, e che le altre decisioni della nostra vita vadano fatte di “testa”, di cervello, insomma pensandoci bene ed a lungo.

Le emozioni devono essere sempre presenti e forti in noi, ma debbono essere “temperate” dalla razionalità, “affilate” dalla logica, “battute” dal martello del dubbio sull’incudine del rigore. Solo così possiamo “decidere” con un margine sottilissimo di errore, solo così esercitiamo il nostro dovere di cittadini, di entità raziocinanti e diveniamo autentici esseri umani.

Ma lasciamo la politica internazionale e veniamo ad argomenti più piacevoli e leggeri: questo numero è dedicato, in fondo, al Natale che verrà, ed è stato magnificamente illustrato dalla bravissima Antonia Bufi, che ci ha proposto un Babbo Natale contemporaneo, che sceglie e compra i suoi, ed i nostri, regali attraverso un tablet, su internet, metafora disincantata ed amara dei tempi in cui viviamo.

Già m’immagino queste feste 2016, le famiglie riunite, a casa o al ristorante, tutti indaffarati a smanettare sui propri tablet e smartphone, totalmente incuranti degli “altri” seduti a tavola, delle festività e del clima natalizio, completamente immersi nella propria vita virtuale e, allo stesso tempo, totalmente disincagliati dalla vita vera.

Ecco, io mi auguro che questo Natale 2016 sia l’occasione per riscoprire i legami veri, la vita autentica, gli amici reali e gli affetti familiari.

Qui, ora, in questo momento, auguro a ciascuno di noi di festeggiare il Natale che verrà, “di pancia”, pieno di emozioni, di sentimenti e di vita vera. La razionalità, solo questa volta, lasciamola per le decisioni più serie, magari per quelle politiche.

Ma, badate bene, come in tutte le cose della vita le buone intenzioni non bastano, bisogna lavorare ed agire affinché si tramutino in abitudini, fatti e cose concrete, altrimenti rimarranno solo buoni

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propositi e lettera morta. Del resto lo aveva già detto Karl Marx: “La strada per l’inferno è lastricata di buone intenzioni”.

Tanti Auguri!

Raffaello Castellano

Editoriale Novembre 2016 – Ivan Zorico

Ivan Zorico (108)

Eccole lì spuntare le prime pubblicità di profumi, indice che qualcosa si sta muovendo. Indice che ci siamo quasi. Non c’è dubbio, il Natale è alle porte.

Manca davvero poco alla ricorrenza più attesa dell’anno. E, come ogni anno, a scandire il tempo che ci separa dal 25 dicembre, non è tanto il calendario dell’avvento – scusatemi la blasfemia – ma le numerose pubblicità e jingle tipici di questo periodo dell’anno.

Ma non solo la pubblicità in TV ci ricorda che la macchina che ci porterà al Natale ormai si è messa in moto. Al tempo di internet, il Natale (ed il business ad esso collegato) è sbarcato sui nostri smartphone e sulle nostre bacheche virtuali.

Noi di Smart Marketing già da tempo ci eravamo accorti del forte impatto che le nuove tecnologie e l’e-commerce stavano avendo sui processi di vendita. Infatti, non a caso, già due anni fa, un

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consumatore su tre dichiarava di preferire il proprio device mobile agli assistenti alla vendita.

Vi sembra incredibile? Non credo. Anche perché proprio di recente siamo stati tutti “vittima” del Black Friday, visitando gli innumerevoli siti di e-commerce, della GDO o monomarca che, per l’occasione, hanno applicato una scontistica speciale. Una moda tutta americana che dà inizio alla stagione dello shopping natalizio e che, soprattutto quest’anno, è esplosa anche nel nostro Paese (si sa, noi italiani ce la prendiamo con calma nel recepire le novità).

Ma, per fortuna, il Natale non è solo la corsa all’acquisto dell’ultimo regalo o dell’oggetto dei desideri tanto agognato. O, almeno per me, non le ho più. E da tempo.

È soprattutto stare insieme alle persone care, rallentare un attimo, riflettere e godere di ogni attimo passato in famiglia. Ogni anno che passa

sento di volere fortemente quel calore, quel rumore di risate e quell’odore di cose buone da mangiare. Buone non tanto per la qualità, ma per l’amore con cui sono state preparate.

L’augurio è quindi quello di trovare la serenità e di passare dei giorni felici insieme ai vostri cari (famiglia e amici che siano) vivendo, così, in vero spirito del Natale.

Ivan Zorico

Social media e festività: non fatevi trovare impreparati!

Cristina Skarabot (4)

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Manca poco al Natale e mentre tutti pensano a regali, pranzi, ferie e viaggi i social media manager cominciano uno dei periodi più attivi dell’anno. Sotto Natale infatti le piattaforme social rappresentano una vetrina privilegiata su cui avviare una strategia di marketing ad hoc per incrementare le vendite: è il periodo delle promozioni speciali, degli sconti, delle offerte particolari… un periodo febbrile che va dal 20 dicembre al 6 gennaio.

Ma come essere realmente competitivi durante le festività natalizie? Considerando che il numero d post aumenta in modo incredibile e il costo delle sponsorizzazioni sale a dismisura, assicuratevi prima di tutto di avere un sito o un ecommerce in grado di offrire un’esperienza d’acquisto semplice e intuitiva. Proprio a Natale, quando la corsa agli acquisti si fa più frenetica, è necessario saper rispondere all’esigenza di rapidità e qualità di un consumatore sempre di corsa.

L’esperienza d’acquisto del consumatore deve quindi essere perfettamente lineare e disponibile anche da device mobile in quanto sempre più utenti acquistano prodotti e servizi direttamente dal proprio smartphone. Una recente ricerca Forrester del 2016 ha infine evidenziato come il 55% dei consumatori online dichiari di essere pronto a cancellare il proprio ordine telematico nel caso non trovi risposta immediata alle proprie domande. E il vostro ecommerce o sito Internet è pronto?

Accanto alla ottimizzazione del sito Internet, nel periodo delle festività natalizie dovrete dedicare un’attenzione in più ai vostri profili sui social media, che rappresentano lo strumento più efficace per interfacciarsi con i clienti. Grazie a una strategia di marketing sui social media potrete ottenere sotto le feste la massima visibilità al minimo sforzo! Certamente dovrete essere in grado di confrontarvi con una concorrenza molto più agguerrita rispetto agli altri periodi dell’anno, ma credetemi ne vale la pena.

I social media sono infatti fatti proprio per le feste in quanto anche se le vendite online non rappresentano la maggior parte del vostro business, i social vi permetteranno di ottenere vendite extra anche offline e maggiore visibilità. Questo perché le persone sono più ricettive alle informazioni commerciali durante il periodo festivo, in quanto navigano alla ricerca di idee regalo per amici e parenti, leggono recensioni, guardano articoli, fanno il possibile per spendere al meglio il budget dedicato ai regali.

Ecco dunque alcune linee guida per non farsi trovare impreparati.

1# Entrare nello spirito natalizio: le persone amano vedere addobbi, fiocchi di neve, alberi di

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Natale e un po’ di dimestichezza con Photoshop unita a qualche bella immagine vi farà portare la magia del Natale sulle vostre pagine social per festeggiare con i fan.

2# Pubblicare recensioni positive: i clienti amano leggere recensioni specialmente durante le feste quando cercano nuove idee per stupire parenti e amici. Ma amano anche scriverle per cui invitate i vostri fan e clienti a far sentire la loro voce sulla vostra pagina Facebook, in modo che i loro amici possano leggerle

3# Offerte speciali: sono un classico del Natale, quindi perché non diffonderle anche su Facebook magari invitando gli amici a condividere la vostra pagina in cambio di uno sconto extra in negozio.

4# Concorsi speciali: il periodo delle festività natalizie rappresenta il momento ideale per fare un concorso online e incoraggiare i fan a condividerlo con amici e parenti per incrementare la visibilità della vostra azienda online.

Concludendo le festività rappresentano un’opportunità unica per farsi conoscere, incrementare le vendite, far parlare della vostra azienda perché le persone in questo periodo dell’anno sono davvero alla ricerca di prodotti e servizi da acquistare. Un’occasione che nessun azienda e social media manager può lasciarsi sfuggire.

Il regalo per questo Natale? Un’esperienza da vivere e da indossare, dove la

tecnologia regna padrona!

Stefania Alvino (4)

Realtà aumentata, realtà virtuale, wearable e App, doni innovativi sotto l’albero.

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Si avvicina il momento tanto atteso per scartare i regali sotto l’albero, la curiosità di sapere cosa celano i vari pacchetti coinvolge grandi e piccini e se questi ultimi aspettano bambole tutto fare, macchine telecomandate e giocattoli di ogni tipo, gli adulti al solito cappello, sciarpa o maglioncino preferirebbero di gran lunga un regalo originale.

Un Natale Hi-Tech è sicuramente innovativo soprattutto se, scartando il proprio pacchetto, si può vivere una esperienza in un mondo completamente virtuale.

Le opportunità sono diverse e per tutte le tasche, dai Visori a realtà aumentata VR realizzati da Samsung perfettamente compatibili con il galaxy S6 edge+ o il Note4, ai Cardboard di google che permettono di utilizzare qualsiasi smartphone e catapultarsi in un mondo parallelo.

Si tratta di un nuovo modo di consultare informazioni e fruire di contenuti multimediali interagendo con uno schermo che risponde ai nostri stimoli, quanto fino a qualche anno fa non ci si aspettava e che oggi, invece, è il presente.

Un’ulteriore innovazione ed esperienza da vivere è la realtà virtuale che è bene non confondere con quella aumentata, trattandosi di due approcci differenti alla fruizione e all’interazione. Mentre la prima si basa sulla sovrapposizione di immagini e testi a ciò che l’utente vede intorno a sé senza oscurarlo del tutto la seconda, invece, annulla lo spazio circostante dando la sensazione di trovarsi in un altro luogo totalmente ricreato da vedere e vivere, in prima persona.

E se si vuole regale una soluzione salutare sono gli “indossabili” (wearable) a far la differenza, tecnologia a portata di mano, anche pret à porter, che da semplici oggetti tecnologici diventano strumenti di salute con innumerevoli funzionalità.

Chi ne fa uso, infatti, ha l’opportunità di monitorare il proprio stato di salute ed ottenere consigli per migliorare il proprio stile di vita attraverso bracciali che ne tracciano le attività motorie, registrano il battito cardiaco, contribuiscono a tenere sotto controllo i chilometri percorsi, le calorie bruciate senza dimenticare che tanto della nostra

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salute è già disponibile nelle nostre tasche,

all’interno del nostro smartphone, il tutto a portata di App, basta solo conoscerle e scaricarle.

Il Natale che verrà ha, per noi, il sapore dell’innovazione, per rispondere a quei bisogni di evasione, di curiosità, di novità e di miglioramento della propria quotidianità.

E non è detto che al posto delle renne e la slitta i prossimi regali non vengano recapitati direttamente attraverso droni per consegne a domicilio; si perde forse la magia della polvere di stelle ma di sicuro lascerebbero comunque a bocca aperta e con il naso all’insù, forse più di quanto lo farebbe Santa Claus.

Non si ruba a casa dei ladri - Il Film

Domenico Palattella (31)

“Non si ruba a casa dei ladri”: Salemme e la differenza tra una “grassa” risata e una di “classe”

Quante volte si sente dire in giro, sia presso gli esperti del settore, che tra gli appassionati, “ah ma il cinema del passato era tutta un’altra cosa”. Più classe, più stile, più talento cinematografico, quello che per inteso, issò il cinema italiano, come il più importante del mondo. Soprattutto nella commedia questa differenza di stile è più evidente che mai. Forse perché non si fa più la gavetta, forse perché mancano Maestri di tale genere. Eppure nella moderna commedia all’italiana non mancano gli specialisti del genere, alcuni di essi di altissimo valore. Non è un caso che uno dei migliori attori della moderna commedia all’italiana sia ritenuto un po’ da tutti, l’attore napoletano Vincenzo Salemme.

Salemme, classe 1957, è l’ultimo grande esponente dell’arte della commedia, che vede nella lingua e nell’ambientazione napoletana la maniera migliore per esprimersi. Salemme, comico e

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attore sensibile e intelligente, viene da una tradizione precisa, quella di Eduardo e sa come si fanno le commedie, sa qual è il valore dei tempi, delle battute, dei passaggi di consegna. Il suo teatro, come il suo cinema, non è “vintage” ma è la ripetizione felice e creativa di un modello di commedia che ha illustri precedenti. A differenza di altri comici prestati al cinema, Salemme non si esaurisce perché la sua formula, pur sempre fondata su identici dispositivi, in qualche modo si rinnova. Anche se molto spesso le sue opere cinematografiche sono tratte dai suoi spettacoli teatrali, queste non risultano affatto datate, perché la comicità di Salemme e della sua compagnia (Carlo Buccirosso, Nando Paone, Maurizio Casagrande) tratta temi universali e fondamentali, ma anche importanti come l’eutanasia, l’autismo, i sentimenti. E tutto ciò viene creato a regola d’arte con una comicità di grande intensità, ma velata da una punta di malinconia, tipica del Salemme teatrale e cinematografico.

Gli elementi del successo di Salemme e del suo cinema, sono proprio questi, unire la popolarità alla qualità, cosa assolutamente inusuale nell’abulico cinema dei giorni nostri. Salemme nelle sue opere teatrali e cinematografiche ha sempre raccontato un’Italia lontana dai soliti cliché a cui siamo abituati, ha raccontato e racconta la vita delle piccole famiglie borghesi del sud Italia e il loro vivere tra tradizione e il veloce cambiamento. Il suo è un cinema che gioca con i cliché che immobilizzano la città e la cultura meridionale e soprattutto napoletana, trasformarli, banalizzarli, per renderli più sopportabili a tutti quelli che li vivono. Ironia sottile, curata, un mix vincente, che al botteghino sicuramente porta sempre risultati e risate, ma anche possibilità di riflettere sulla situazione sociale della società attuale.

La sua è la differenza tra una “grassa” risata, volgarotta, parolacciara, infarcita di luoghi comuni;

e una di “classe”, che affonda le sue radici nell’humus culturale del cinema italiano d’annata e che punta ad essere la rappresentazione della società attuale, vista anche con un pizzico di amarezza.

Uscito nelle sale lo scorso 3 novembre, e avvolto da un corposo successo di pubblico, esaustivo in tal senso è Non si ruba a casa dei ladri, commedia diretta dai fratelli Vanzina, che vede un superbo Vincenzo Salemme mattatore assoluto della pellicola. Questa volta i fratelli Vanzina fanno leva su tutta la loro conoscenza della commedia all’italiana, costruendo una sceneggiatura solida che rende omaggio a molti titoli del passato: da In nome del popolo italiano a Pane e cioccolata a La congiuntura, per citare solo qualche titolo.

Per la verità la commedia cui Non si ruba a casa dei ladri somiglia di più, pur con i dovuti distinguo, è Crimen di Mario Camerini, e non solo per la trasferta di un gruppo disomogeneo in un paradiso fiscale: anche per l’agilità della scrittura, la scioltezza della regia, la galleria dei “caratteri”.

Paradossalmente, Non si ruba a casa dei ladri rimanda persino a Gomorra per il ritratto

consapevole dei suoi “vincenti” come straccioni che è impossibile invidiare. La coppia Simone-Lori

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(Ghini-Arcuri) è infatti composta da due cafoni che in fondo si detestano, e la loro ricchezza non contiene quel potenziale di emulazione che i cumenda (anche nei film dei Vanzina) suscitavano in molte commedie anni ’80 e ’90. Simone, cui Massimo Ghini regala in pari misura tracotanza e strazio esistenziale, soffre di ulcera, ha nostalgia di un passato in cui un certo pesce pipa è una sorta di Rosabella, e si rende perfettamente conto di avere accanto un’arraffona ignorante (molto ben interpretata da Manuela Arcuri).

Per contro la coppia Antonio-Daniela (Salemme-Rocca ) è davvero invidiabile per complicità e condivisione egalitaria nella buona e nella cattiva sorte. Non ci sono le solite corna da cinepanettone, e lo smignottamento è solo per recita: per avere più concessioni dalla politica, per imbrogliare un banchiere tedesco (peccato veniale, di questi tempi). E al centro della storia c’è l’etica del lavoro che si contrappone a quella dell’imbroglio, della mazzetta e del parassitismo.

Questo ritorno dei Vanzina alle loro radici non è una captatio benevolentiae verso chi ha sempre pensato che gli eredi di Steno potessero fare di meglio, ma funziona perché intrattiene e fa sorridere: le battute sono intelligenti , la trama è ben costruita, la regia asseconda gli attori e il cast regge bene l’architettura narrativa, ognuno prestando la propria “maschera” in una versione leggermente inaspettata: Vincenzo Salemme è il napoletano onesto, Stefania Rocca la torinese non ingessata, Teco Celio il banchiere pieno di umane debolezze, Ria Antoniou l’estetista con il fisico da pin up e l’animo da brava ragazza. Un passo al di sopra degli altri Maurizio Mattioli, pur considerando sempre l’enorme bravura di Vincenzo Salemme, sempre il migliore quando si tratta di “fare” commedia, i cui monologhi sono da antologia, e che ricorda a tutti una delle lezioni fondamentali della commedia: che le battute possono essere impilate una sopra l’altra senza aspettare il tempo della risata televisiva, perché anche se “arrivano” in ritardo generano quell’effetto valanga che ogni attore comico (e ogni regista di commedia) sogna di ottenere.

La vera storia del “Cinepanettone”:

evoluzione di un genere tutto italiano

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Domenico Palattella (31)

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Il termine “Cinepanettone” fu originariamente coniato in senso dispregiativo dai Critici cinematografici per indicare un prodotto comico di grande diffusione pubblica, che si caratterizzava per una certa tendenza a ripetersi nella trama e nelle situazioni, per il tipo di comicità a buon mercato, per la simpatia dei suoi interpreti, n o n c h é p e r i g r a n d i i n c a s s i n e l l e s a l e italiane. Secondo i registi Carlo ed Enrico Vanzina, considerati i padri del genere, la “formula” del

cinema popolar-vacanziero anni ’80 sarebbe nata nel 1982 quando, dopo il successo commerciale del loro “Sapore di mare”, il produttore Aurelio De Laurentiis commissionò un’opera simile per l’anno successivo ma ambientata stavolta in una località sciistica, da mettere in programmazione nei cinema nel periodo natalizio. I due fratelli pensarono quindi a una rilettura contemporanea di un film del 1959 interpretato da Alberto Sordi e Vittorio De Sica (padre di Christian), “Vacanze d’inverno”, in cui il regista Camillo Mastrocinque aveva tratteggiato, sullo sfondo di Cortina d’Ampezzo, i costumi italici del tempo. Nacque così nel 1983 il primo “Vacanze di Natale” girato anch’esso tra la regina delle Dolomiti. C’è però da notare, che qui non siamo ancora in presenza del genere cosiddetto del “Cinepanettone”, più che altro è un modello, un progenitore del futuro genere popolaresco e popolare.

Il primo vero “cinepanettone” è databile 1990, con Vacanze di Natale ’90, che segna anche il vero inizio del sodalizio artistico fra Massimo Boldi e Christian De Sica, i due attori per eccellenza della saga. Il “cinepanettone” dunque è un genere importante, non tanto per la qualità delle stesse pellicole ma per il fenomeno di costume epocale, che caratterizzerà tale genere fino ai tempi attuali. La ‘creatura’ ideata da De Laurentiis darà vita ad una serie infinita di ‘copie’, brutte o belle che siano, in grado di reggere allo scorrere degli anni. Perché il Cinema italiano scopre la potenza del Natale in sala, con film ad hoc che lo celebrino anche sul grande schermo: e fa niente se la qualità sarà molto spesso deprecabile, il pubblico dimostrerà di gradire e i produttori ci

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marceranno.

Inizialmente il genere è appannaggio esclusivo di Aurelio De Laurentiis, il Natale cinematografico è monopolio “quasi” personale. Dal 1991 al 1995 si susseguono campioni di incassi come Vacanze di Natale ’91 (1991), Anni ’90 (1992), Anni 90- Parte II (1993), S.P.Q.R.- 2000 e mezzo anni fa (1994), Vacanze di Natale ’95 (1995), tutti con la coppia De Sica-Boldi, l’unica “vera” coppia duratura del cinema italiano, dopo quelle di Franchi & Ingrassia e di Bud Spencer & Terence Hill. Dal 1996, quasi per caso, il produttore toscano Cecchi Gori, già produttore tra l’altro di capolavori epocali come Mediterraneo (1991) e Il postino (1994), cerca di interrompere questo monopolio natalizio firmato “De Laurentiis- De Sica- Boldi”, con il debutto cinematografico dell’attore toscano Leonardo Pieraccioni, e che debutto! Il ciclone (1996) si issa come campione di incassi dell’annata e al quarto posto assoluto tra i film italiani più visti di sempre (14 milioni e 300 mila presenze al botteghino ), diventato fin da subito un fenomeno di costume. Il ciclone è il primo film italiano ad aver incassato più di 70 miliardi di lire al botteghino e diventa anche il film simbolo della moderna commedia all’italiana. In realtà il suo successo si spiega con una comicità mai volgare e con il fascino accattivante del protagonista. Ciò non vuol dire che i gusti degli italiani stanno mutando e che il “Cinepanettone” puro, volgare e popolaresco, sta incominciando a segnare il passo. Vuol soltanto dire che un’alternativa al classico piatto natalizio è possibile, e soprattutto redditizio.

D’altronde quello stesso anno A spasso nel tempo segna incassi importanti anche superiori al Cinepanettone dell’anno precedente. L’anno dopo si rinnova la sfida tra l’alternativa Pieraccioni ( Fuochi d’artificio ) e il classico Cinepanettone targato De Laurentiis ( A spasso nel tempo- l’avventura continua ). Intanto un piccolo film quasi senza pretese come Tre uomini e una gamba, interpretato e diretto dal trio composto da

Aldo, Giovanni & Giacomo sbaraglia la concorrenza e trasforma il suddetto trio da prodotto televisivo a fenomeno cinematografico di primo livello. A fine millennio, si crea una situazione destinata a rimanere immutata fino alla rottura professionale di Boldi e De Sica, del 2006. E cioè l’alternanza dei film con Pieraccioni e quelli con Aldo, Giovanni & Giacomo in concorrenza al

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classico “Cinepanettone”: negli anni dispari Leonardo Pieraccioni, negli anni pari il trio. Anche il tradizionale “Cinepanettone”, cerca nuove strade mettendo sotto contratto nuovi e “vecchi”

comici da affiancare ai classici Boldi e De Sica. Nascono film come Paparazzi (1998), con l’aggiunta di Diego Abatantuono e Nino D’Angelo; Tifosi (1999), con lo stesso cast; Bodyguards- Guardie del corpo (1999), con l’ingresso di Enzo Salvi e Biagio Izzo; Vacanze di Natale 2000 (2000 ), con lo stesso cast. Il “cinepanettone” classico, scade nella volgarità più totale con i successivi Natale sul Nilo (2002) e Natale in India (2003), mentre i vari Pieraccioni e Aldo, Giovanni e Giacomo continuano a puntare su prodotti e comicità qualitativamente e stilisticamente più elevati: Ti amo in tutte le lingue del mondo, Il paradiso all’improvviso, Chiedimi se sono felice, Così è la vita.

Nel 2006 la rottura Boldi-De Sica, porta il primo ad allontanarsi dal secondo, che rimane saldamente l’attore di punta del classico cinepanettone di De Laurentiis. Boldi comunque non rinuncia al tradizionale appuntamento natalizio, così si viene a creare la terza alternativa al cinepanettone originale. I film di Natale diventano tre e si susseguono almeno fino al 2013.

I film targati De Sica-De Laurentiis, con la partecipazione in misura variabile di attori come Massimo Ghini, Sabrina Ferilli, Paolo Ruffini; il rinnovato cinepanettone di Massimo Boldi, con Enzo Salvi e Biagio Izzo presenze praticamente fisse; e la classica alternanza targata “Medusa”, di Pieraccioni e Aldo, Giovanni & Giacomo. Nel 2013 scade il contratto di De Sica con De Laurentiis, che decide di puntare tutto sulla coppia composta da Lillo & Greg. Attivi soprattutto in radio, tv e teatro, negli ultimi anni Lillo & Greg hanno iniziato anche una sfolgorante carriera cinematografica, con titoli, di grande successo, che hanno alzato il livello medio del prodotto comico-cinematografico italiano. La loro è una comicità sofisticata, surreale e mai banale. Dal 2014 dunque la situazione del “Cinepanettone” natalizio si ingarbuglia sempre di più: dall’unica offerta dell’inizio degli anni ’90, si arriva addirittura a 4 alternative di genere praticamente in contemporanea, giorno più giorno meno. Anche gli incassi sostanzialmente si equivalgono, non decretando nessun vero vincitore, per la gioia delle sale cinematografiche, che mai come nel periodo natalizio, vengono prese d’assalto.

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Per fare meglio comprendere la situazione attuale, partendo dall’anno 2014 elenchiamo le produzioni italiane ascrivibili a tale genere. Nel 2014 escono nelle sale La scuola più bella del mondo, con Christian De Sica e Rocco Papaleo- produzione Cattleya; Ma tu di che segno sei?, con Massimo Boldi, Vincenzo Salemme e Gigi Proietti- Key’s film; Il ricco, il povero, il maggiordomo, con Aldo, Giovanni e Giacomo- Medusa film; Un Natale stupefacente, con Lillo & Greg- Filmauro di De Laurentiis. Nel 2015 si rinnova la tetra-sfida con Vacanze ai Caraibi ( De Sica-Ghini );

Matrimonio al Sud ( Boldi-Izzo-Salvi ); Il professor Cenerentolo ( Pieraccioni ); Natale col boss ( Lillo & Greg ). Quest’anno la situazione è rimasta immutata, anche perché l’offerta natalizia così fissata è redditizia per tutti: produttori, attori, sale cinematografiche. Massimo Boldi è in sala dal 1 dicembre con Un Natale al Sud, coadiuvato dai soliti Enzo Salvi e Biagio Izzo; la “strana” coppia De Sica-Brignano sarà in sala dal prossimo 15 dicembre con Poveri ma ricchi; gli stessi giorni usciranno anche Fuga da Reuma-Park, ultima fatica di Aldo, Giovanni & Giacomo; e Natale a Londra, con Lillo & Greg, Nino Frassica e il “nostro” Uccio De Santis.

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