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Trend e scenari asset digitali e blockchain: le previsioni di ICONIUM per il 2020

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Trend e scenari asset digitali e blockchain: le previsioni di ICONIUM per il 2020

Iconium, prima azienda italiana di investimenti in asset digitali, ha pubblicato un report sugli scenari globali 2020 per gli asset digitali: sarà un anno di grandi trasformazioni

Iconium Spa, prima azienda italiana che investe in asset digitali, token crowdsales, ICOs e STOs, ha pubblicato un’analisi molto completa e dettagliata sugli scenari del settore degli asset digitali legati a blockchain che ci si aspetta per il 2020.

Su gentile concessione di Iconium, la riportiamo qui integralmente per i nostri lettori.

Bitcoin

Bitcoin chiude l’anno con una performance annuale di +80 %.

Il halving di Bitcoin (il dimezzamento delle ricompense per i miners) il prossimo anno è senza dubbio un mega evento nella sfera cripto. L’attuale ricompensa per blocco di 12,5 Bitcoin ogni 10 minuti verrà ridotta della metà, a 6,25 Bitcoin. Considerando che l’offerta totale per Bitcoin è di 21 milioni, dimezzare la ricompensa del blocco significa che ci vorrà più tempo prima che tutti i Bitcoin entrino in circolazione. Ma significa anche che sempre meno nuovi Bitcoin verranno creati nel tempo e a causa della sua offerta limitata, Bitcoin continuerà a diventare sempre più scarso.

La scarsità accresce il valore.

Questo è uno dei fattori più importanti considerati per l’analisi fondamentale del Bitcoin, gli halving avvenuti in passato sono stati ampiamente anticipati da un aumento dei prezzi. Tuttavia, se ciò non accade, ci si può aspettare che i miner ASIC chiudano le operazioni. Ciò influenzerà le vendite dell’hardware e sarà difficile per tutti i produttori ASIC.

Per quanto riguarda gli sviluppi, ci sono alcuni progetti come le sidechains Echo e RSK Labs che stanno lavorando sulla programmabilità di Bitcoin, introducendo smart contract e virtual machine.

Anche i progetti DeFi, che attualmente sono principalmente implementati su Ethereum, potrebbero avere nuove opportunità su Bitcoin: MoneyOnChain sta cercando di replicare il modello di MakerDAO su Ethereum su Bitcoin.

Dal punto di vista finanziario, quest’anno abbiamo visto molti prodotti della “finanza tradizionale” lanciati su Bitcoin: futures, opzioni e altri derivati. Bitcoin è sicuramente la criptovaluta preferita al momento per questi strumenti, a causa dei volumi transati e della capitalizzazione di Bitcoin (oltre il 65% del valore di mercato di tutte le criptovalute).

Ethereum

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Ethereum sta per chiudere l’anno con una performance annuale del -3%.

Ethereum come ecosistema sembra inarrestabile, nonostante la debole performance finanziaria del 2019. Di seguito alcune cifre chiave:

20m +. Totale account Ethereum creati quest’anno

4 milioni. Nuovi indirizzi Ethereum attivi nel 2019

La community di sviluppatori di Ethereum è 4 volte più grande rispetto a qualsiasi altro

ecosistema cripto

Quest’anno sono state lanciate Moloch, MetaCartel, Ethereum Marketing e almeno altre 25

• DAO

La quantità di Ether bloccati in DeFi è aumentata drammaticamente nel corso dello scorso

anno superando di recente $650 milioni. Ether è diventato il bene collaterale di riferimento per piattaforme e applicazioni defi.

Il 2020 sarà un anno importante per Ethereum, poiché probabilmente vedrà il passaggio a Ethereum 2.0. Ciò migliorerà notevolmente la scalabilità di Ethereum con la sostituzione del meccanismo di consenso di Proof Of Work (POW) con Proof Of Stake (POS) e attraverso l’introduzione dello sharding che migliorerà la velocità e la produttività delle transazioni ETH.

Ethereum ha di gran lunga la maggiore quota di mercato, ma se Ethereum 2.0 impiegherà troppo tempo per essere implementato, nuovi concorrenti potrebbero sottrarre progetti a Ethereum. Una corsa contro il tempo.

ICO (Si usa ancora come termine?)

Le ICO (Initial Coin Offering) sono scomparse nel 2019 o meglio, hanno cambiato forma. La maggior parte dei progetti avviati quest’anno hanno utilizzato Exchange come Binance o piattaforme come CoinList per raccogliere fondi, tramite IEO (Initial Exchange Offering). Il motivo principale alla base di questa evoluzione è dovuto ai più rigorosi KYC e AML imposti dalle Autorità, nonché al divieto di partecipare a ICO in molti Paesi del mondo (Stati Uniti e Cina in primis). Gli Exchange hanno già centinaia di migliaia di clienti debitamente verificati e possono semplificare enormemente il processo di lancio di una vendita di token.

Il 2019 ha anche visto un forte passaggio da crowd sales (o ICO) finanziati direttamente — e unicamente — dal pubblico, a una partecipazione massiccia da parte degli investitori istituzionali attraverso le ‘private sales’ (round di investimento riservati a operatori professionali e

istituzionali). La vendita al pubblico è ancora uno strumento molto prezioso per ogni progetto in quanto consente di distribuire token a un gran numero di persone, aggiungere utenti pre-lancio e creare una comunità, ma nel 2019 l’ammontare di denaro raccolto tramite VC e altri investitori istituzionali è di gran lunga più rilevante e rappresenta una sorta di “marchio di qualità” per gli investitori al dettaglio. Ovviamente vedremo nuovi progetti nel 2020 e probabilmente le IEO continueranno a essere il modo più comune di finanziare la raccolta tra il pubblico, ma solo i progetti più forti curati dai migliori exchange e i migliori VC saranno in grado di raccogliere fondi significativi.

Blockchain: giovani Unicorni crescono

Nell’industria blockchain possiamo identificare 2 tipi di unicorni (oltre 1 miliardo di dollari di valore): aziende e protocolli. Le società sono valutate in base al valore del loro patrimonio netto (come per tutti gli altri settori) e agli ultimi round di raccolta fondi. I protocolli sono valutati in base al prezzo di quotazione e al valore cumulativo della loro offerta di token in circolazione (vedere Coinmarketcap), in quanto non hanno un valore che può essere espresso in Equity.

Mentre il 2017 e la prima parte del 2018 hanno visto l’ascesa e il dominio degli Unicorni nella categoria dei Protocolli, la seconda parte del 2018 e il 2019 hanno visto l’ascesa di Unicorni nella categoria ‘Equity’, e il calo di molti protocolli. Riteniamo che il 2020 vedrà la matuirazione dei progetti in entrambe le categorie, ma prevediamo che gli Unicorni nella categoria dei Protocolli vedranno un aumento drammatico sia in termini di numeri che di utenti.

Gli Exchange

Il 2019 è stato l’anno degli Exchange, le piattaforme che permettono lo scambio e la negoziazione

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di criptovalute e token. Sono cresciuti in potenza, gamma di servizi offerti, hanno sostituito le ICO indipendenti, hanno lanciato o acquisito wallet digitali, servizi di ‘staking’, prestito e di custodia.

Sono anche diventati molto più sicuri e mentre solo 2 anni fa era considerato folle mantenere una grande quantità di criptovalute presso gli Exchange, oggi sta diventando sempre più “normale”.

Coinbase ha lanciato il suo servizio di custodia dedicato agli investitori istituzionali, in previsione di un ingresso in massa di questi operatori.

Binance ha lanciato più prodotti e funzionalità in 1 anno che la maggior parte delle aziende in 10 anni: futures, prestiti, servizi di staking, IEO (il fondatore CZ, le ha inventate e ha lanciato la tendenza), un exchange decentralizzato, un incubatore e una divisione Venture Capital, oltre alla sua blockchain in competizione con Ethereum (!!).

La crescita degli Exchange lanciati di recente rallenterà poiché la regolamentazione sta

diventando più rigorosa e la concorrenza è feroce. Ci aspettiamo di vedere più Exchange chiudere e forse più fusioni e acquisizioni per creare operatori più grandi in grado di competere con i giganti del settore o semplicemente accedere a un mercato locale (Binance ha appena acquisito un Exchange in India per avviare le sue operazioni nel Sub-continente). Ci aspettiamo anche di vedere nuovi modelli di business “disruptive” per gli Exchange, come lvl.co, che ora offre una tariffa mensile fissa per trading gratuito illimitato.

Un numero maggiore di Exchange avvierà servizi di staking a commissioni zero e interessi più elevati per il deposito di cripto, per ‘rinchiudere’ i clienti nel loro eco-sistema.

Data / Metrics

La qualità dei dati disponibili su blockchain e criptovalute sta migliorando di giorno in giorno, in parte per lo sforzo compiuto da fornitori di dati come Coinmarketcap, che sta aggiungendo più statistiche e strumenti per combattere false metriche e politiche di market making eccessivamente aggressive come il ‘wash trading’ e in parte per i contributi da parte di aziende dedicate a ricerca e cyber-security.

Tuttavia, c’è ancora molto lavoro da fare per raggiungere gli standard richiesti dalla finanza

“istituzionale” per diventare una nuova “Asset Class” credibile e affidabile. In questa direzione, il lancio di Bakkt da parte della holding del New York Stock Exchange rappresenta un passo gigantesco verso la credibilità del settore, così come il lancio di prodotti finanziari Cripto da parte di Fidelity, uno dei più grandi asset manager al mondo, che ha anche recentemente ha aperto le proprie Crypto Operations in Europa.

Investimenti Istituzionali

I Capitali in Gestione o Asset under Management (AUM) in Criptovalute da parte delle istituzioni è cresciuto del 100% nel 2019, con 20 miliardi di dollari gestiti per investimenti in attività digitali e azioni delle società blockchain. I dati sono parziali e provengono principalmente da fonti statunitensi. L’Asia è un mercato molto vasto per le criptovalute ma ottenere dati affidabili è una sfida. Ogni giorno sempre più Family Office e fondi pensione stanno incrementando l’esposizione alle criptovalute come modo per diversificare il loro portafoglio e ottenere accesso a una delle asset class meno correlate al Mondo (e tra le più redditizie degli ultimi 10 anni). Questo sta accadendo anche attraverso il lancio di veicoli focalizzati sulla blockchain provenienti da attori finanziari tradizionali come Bakkt, ErisX, Fidelity Digital Asset. Tuttavia, anche i nuovi player, nativi della Blockchain, stanno contribuendo fortemente a questi numeri. Fondi e società come Blockchain Capital, Pantera, Polychain stanno diventando dei veri leader nello spazio, insieme ai fondi lanciati di recente dai Venture di maggior successo della nostra era: Sequoia (Paradigm), USV (placeholder.vc), Andreessen Horowitz (a16z crypto) e altri.

Web 3.0

Stiamo vivendo la transizione dal Web 2.0 al Web 3.0. Ci sono alcune parti critiche di infrastruttura che devono essere ristrutturate e diverse aziende blockchain ci stanno lavorando alacremente: hardware decentralizzato (Elio), computation (Golem), Domain register (Ethereum Domain Name Service), privacy e pubblicità dei dati (Brave browser) sistemi di identità e

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governance (uPort, Selfkey, Sovrin) devono essere “reinventati”. Altre applicazioni vedranno la luce nei prossimi anni e la maggior parte sarà basata su dispositivi mobili.

Il ‘gaming’ sarà un settore importante dominato da token non fungibili: il recente successo di Gods Unchained ne è un esempio.

Le piattaforme social diventeranno decentralizzate, Telegram con TON, Kakao con Klatyn, Signal con MobileCoin ,. Whatsapp / Facebook / Instagram con Libra (?) E BlueSky, il progetto di Twitter decentralizzato guidato dallo stesso founder e CEO Jack Dorsey. Saranno testati nuovi modelli di business meno ‘predatori’, nonché servizi incentrati sulla censura e sulla privacy, per ottenere l’adozione.

Crypto and Neo-banking

Gli wallet digitali e gli Exchange Cripto hanno l’opportunità di creare e dominare i servizi bancari del futuro. Con servizi per finanziamenti e prestiti, staking, custodia, hanno tutte le carte in regola per offrire servizi finanziari innovativi e per soddisfare le esigenze delle nuove generazioni, sia nell’economia moderna che per i cittadini unbanked dei Paesi emergenti. Non saremmo sorpresi se Binance e altri Exchange diventassero tra le maggiori banche globali nei prossimi anni.

Stablecoin e ‘moneta digitale sovrana’

Le Stablecoin sono le criptovalute digitali più scambiate, in particolare amate dai trader per evitare l’estrema volatilità dei cripto-mercati. Durante il 2019 e anche nel 2018 abbiamo visto una forte concorrenza per il dominio nei mercati delle stablecoin. Oggi possiamo vedere il trionfo delle stablecoin agganciate e con riserva di moneta Fiat (in particolare dollari) ma anche il successo di DAI (lo stablecoin interamente agganciato a Ether) come valuta rifugio nei mercati emergenti come l’America Latina, dove la valuta locale e’ sottoposta a hiper inflazione.

Il lancio dell’iniziativa Libra da parte di Facebook è stata senza dubbio una delle maggiori novità di quest’anno, ma sembra che i regolatori non siano pronti a sostenere iniziative globali che potrebbero mettere a repentaglio la sovranità monetaria degli Stati; nel frattempo la banca centrale come quella cinese ha annunciato che sta lavorando al lancio della propria valuta digitale nazionale ufficiale. Molte altre banche centrali stanno seguendo la direzione cinese, ma riteniamo che sarà difficile vedere risultati concreti nel 2020 (anche per Libra).

DeFi (Decentralized Finance)

Il tema principe della blockchain nel 2019 è stato “Finanza decentralizzata” meglio conosciuto come “DeFi”. Questa parola include tutti i servizi finanziari decentralizzati che possono essere costruiti su blockchain come: prestiti, scambi decentralizzati, servizi di pagamento e derivati. Ad oggi l’equivalente di $ 660 milioni è bloccato nella blockchain di Ethereum all’interno dei protocolli DeFi, circa 3 volte rispetto alla fine del 2018. Una grande parte di questa cifra (circa il 67%) é in Ether e messa a garanzia nei protocolli di prestito (principalmente MakerDAO). Il successo di questi protocolli era imprevedibile, ma un numero crescente di utenti sta utilizzando questi servizi decentralizzati invece di prendere in prestito Criptovalute da operatori centralizzati come gli Exchange. Protocolli come Synthetix hanno guadagnato adozione esponenziale negli ultimi mesi, in particolare tra i trader che creano asset sintetici per il trading. Gli scambi decentralizzati (DEX) vedono aumentare i volumi man mano che vengono risolti i problemi di scalabilità.

L’integrazione tra DEX e altre applicazioni DeFi sta mostrando i primi segni di successo:

integrazione, usabilità, accessibilità stanno migliorando tutti insieme, creando “sportelli unici”

con un approccio “Open Finance”.

Attualmente quasi tutti i servizi DeFi sono implementati su Ethereum: presto saranno

implementati nuovi servizi su altre blockchain e servizi di interoperabilità renderanno i diversi servizi e blockchain comunicanti e aumenteranno i pool di liquidità, accelerando la crescita di questo segmento.

La Rinascita delle DAO

Poco dopo la popolarità iniziale di qualche anno fa di Bitcoin, le DAO sono diventate il nuovo

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miraggio per i primi sviluppatori e early adopters. L’idea di avere uno strumento al portatore digitale come Bitcoin ha aperto innumerevoli opportunità teoriche. Tutto sembrava possibile ma ben presto i limiti tecnologici e di architettura di questi progetto sono apparsi all’orizzonte.

Ma il trauma del fallimento delle prime “DAO” è stato recentemente superato: diversi protocolli DAO stanno facendosi strada e una quantità crescente di elementi di supporto (ad esempio, la verifica formale degli smart contract) sta rapidamente avanzando. Gli esempi includono MolochDAO (assegnazione di finanziamento ETH 2.0), MetaCartel (finanziamenti per lo sviluppo di dApp Web 3.0) e MarketingDAO (un fondo di marketing governato dalla comunità per Ethereum). I successi del 2019 hanno mostrato come le DAO potrebbero coordinare efficacemente le attività finanziarie attraverso software e protocolli programmabili e gestiti in autonomia dalla community.

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Open innovation, l'Italia si accende

Il 2019 ha visto partire diversi acceleratori di startup, quei magici luoghi dove l'innovazione, l'agilità e la dinamicità di piccolissime realtà si fondono con la tradizione, l'esperienza e il network

delle grandi imprese. Un connubio esplosivo, che può dare ottimi frutti. Ecco chi è partito

diAntonio lannone

I

l cibo italiano è inclub- parlando dell'accelerazione biamente tra i migliori dei processi di innovazione al mondo, sicuramen- che spesso, nel nostro Paese, te ilpiù imitato, quel- procedono un po' a rilento lo tra ipiù amati dai perché il binomio tra cultu- consumatori internazionali. E ra/tradizione e innovazione/

si conferma come forza trai- tecnologia è vissuto a vol- nante di tutto il comparto in- tepiù come un problema dustriale del nostro Paese. Il che come un'opportunità:

Food Industry Monitor 2019 dapiù parti c'è quasi il timo- ha assegnato infatti un vaio- re che la tecnologia e l'inno- re all'industria agroalimen- vazione possano in qualche tare italiana di 63 miliardi modo corrompere o depau- di Euro ed una crescita nel perare il patrimonio agroali- 2019 del 3,1%, quando il PIL mentarepiù ricco al mondo o generale del Belpaese ha fa- snaturarne la sua originalità, ticato a raggiungere il pun- L'innovazione, al contrario, to percentuale. A tale nume- può essere invece un effica- ro possiamo tranquillamente cissimo strumento per tute- aggiungere virtualmente an- lare, valorizzare e promuo- che i 100 miliardi di valore vere il cibo italiano a livello dell'Italian sounding (fonte: globale.

Coldiretti) che stanno lì a di-

mostrare le potenzialità e l'at- I tlcals i t a l i a n i trattività della nostra offerta Analizzando l'innovazione agroalimentare. Si può quin- agroalimentare in Italia se- di affermare che l'industria condo la fredda logica dei nu- agroalimentare italiana goda meri, la situazione non è dei- di ottima salute, nonostante le migliori. L'ultimo rapporto ci sia un ambito in cui i suoi di AgFunder indica che nel margini di miglioramento sono 2018 in Italia il valore de- ancora vastissimi e nel qua- gli investimenti in startup le bisogna lavorare da subito dell'agrifood tech è stato 34

e con forza per 'non perdere milioni di euro per 31 deals la priorità acquisita'. Stiamo conclusi, di cui 15 milioni,

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quindi quasi il 50%, raccolti da Supemercato24 che guida incontrastata la speciale clas- sifica. Il dato è da rivedere al rialzo in quanto alcuni round non stati inclusi nel rapporto (chi scrive stima circa 3 milio- ni di euro). La classifica euro- pea è guidata dal Regno Unito con 388 milioni, seguita dal- la Francia con 324 che prece- de la Spagna con 264. Numeri che fanno davvero riflettere.

Nella classifica dei deals chiusi in Italia nel 2018, ol- tre a Supermercato24 vedia- mo progetti assolutamente interessanti come Soul-K,

Tannico, Winelivery, Foor- ban e Hotbox Food, segno che in quanto a creatività in Italia non siamo secondi a nessuno.

Un altro rapporto, di Digital Food Lab, indica investimenti nelle agrifoodtech Europa nel quadriennio 2014-2018 pari a 4,2 miliardi di euro, di cui 2,5 raccolti da sole tre aziende del food delivery: Deliveroo, De- livery Hero e HelloFresh. In attesa di raggiungere il bre- ak-even quindi, al momento un miraggio, i colossi del fo- od-delivery possono comun- que dormire sonni tranquil- li continuando a registrare

Future Food Institute, il pioniere

Parlando di ope n innovatio n ne l foo d in Italia, non si può non citare il Future Food Institute di Bologna, pioniere e vero e propri o punt o di riferiment o per l'innovazione agroalimentar e italiana.

Non un acceleratore , m aun vero e propri o ecosistem a in costant e evoluzione, fondat o dai du e coniugi Andrea Magelli e Sara Roversi assiem e alprof Matteo Vignoli.

a di important e si è mess o inmot o su l front e dell'innovazion e anche nel nostr o Paese - c o m m e n t a Sara Roversi - , soprattutt o considerand o qua l era la situazion e quand o abbiam o lanciat o il nostr o progetto. Nel 2014, infatti, quand o parlavam o di innovazion e incamp o agroalimentar e eravam o visti un po' com e alieni, mentr e ora possiam o affermar e co n orgoglio che ci avevam o visto giusto. L'industria agroalimentar e italiana sta lentament e rendendos i cont o che l'innovazione è un preziosissim o alleato dell a

La ricett a per l'innovazione di Future Food si basa sulla conoscenz a condivis a per creare un vero e propri o ecosistem a apert o a tutti .

è qualcos a che deve romper e gli schemi , abbatter e i muri , andare oltr e il concett o di 'guardare il propri o orticello ' - continu a Roversi - . Nel nostr o ecosistem a ci sono aziende di tutt e ledimensioni ,istituzioni , associazioni, startu p sia italiane ch e estere tutt e desideros e tant o di apportar e

quant o di acquisir e nuova conoscenza .A noi piace

immaginare il nostro ecosistema come una foresta di

bambù, molto flessibile e resiliente, positivamente infestante, dove i tanti 'unicum' resistenti e dalle

radici profonde si propagano con la stessa velocità con

cui oggi nascono progetti di innovazione e

E Future Food oltr e che su un ecosistem a di altissim o Livello può contar e su una struttur a intern a co n diverse entit à che comunican o e collaboran o tr a loro.

cervell o è indubbiament e il Future Food Institut e - spiega Roversi - che nutre , attraverso l'innovazione e laricerca, tutt o l'ecosistema .Abbiamo Future Farm

che è un'azienda agricola moderna dove poter fare

sperimentazione con le startup agritech, il Living Lab a Bologna, dove transitano giornalmente circa 3mila persone, i forma t di ristorazione, come Well Done e

La Scuderia, dove facciamo sperimentazione di nuovi

prodotti; abbiam o inoltre un'altr a azienda che si occup a di carbo n credi t (un tem a sempr e più attuale, ndr) e diverse joint-ventur e

Non essend o un acceleratore , l'approcci o all'innovazion e di Future Food segue altri schemi .

non investiam o nella startu p o nel POC bensì nell'inter o ecosistem a - conclud e Roversi - . Abbiam o decis o quest o approcci o per certi versi inusual e per andare a fare innovazion e inmod o diverso e generare un impatt o positiv o sia ambiental e che

Sara Roversi, co-founder del Future Food Institute

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Giancarlo Addario, il 'talent scout' italiano

Negli ambienti del foodtec h italiano, Giancarlo Addario è sicuramente una delle persone più conosciute, apprezzate e rispettate. Lucano di nascita, dopo una vita passata inBarilla è ora principal di Five Seasons Ventures, il primo fondo di venture capital panaeuropeo dedicato all'agrifood tech. Non è inusuale trovarlo in tutt e le fiere disettore, alla ricerca di nuovi tren d e startup da finanziare. Gli abbiamo chiesto un parere sull'innovazione agroalimentare nel belpaese.

fatto che l'Italia sia indietro sul fronte dello sviluppo di nuovi business nel settore agrifood tech non ci deve certo scoraggiare - spiega Addario Questo può addirittura rappresentare un'opportunità per ridurre il rischio d'impresa: quello che avviene inItalia è spesso già avvenuto in altri paesi e le aziende italiane possono fare tesoro dell'esperienza fatta da altri innestando, nei modelli di business, la sensibilità, la cultura gastronomica e il design che rendono unico il nostro paese. Cortilia, Supermercato24 e Sfera Agricola hanno saputo dimostrare con i fatti l'efficacia di questa strategia, ottenendo riscontri positivi non solo dal mercato, m a anche degli investitori Italiani e

perdite milionarie. Nello stes- so periodo, gli investimenti in Italia, secondo il rappor- to, sono stati pari a 40 milio- ni. Foodtech Data Navigator ha registrato in Italia nel me- desimo quadriennio investi- menti per 53,6 milioni.Senza metodologia di valutazione è ovviamente impossibile con- frontare i diversi risultati.

Nell'anno appena trascor- so spicca senza dubbio il round da 8,5 milioni di Cor- tilia, scaleup 'direct-to-con- sumer' di prodotti freschi da produttori locali. Il round è stato guidato da Five Se- asons Ventures (vedi box) che nel suo ultimo rapporto indica come in Europa gli in- vestimenti nell'agrifood tech nel 2019 siano praticamente

raddoppiati, passando da 1,1 billions registrati nel 2018 a 2,3 nell'anno appena trascor- so. Ma di Italia, Cortilia a par- te, non c'è traccia.

Come venir fuori da questa

situazione? Come costruire in Italia un ecosistema in grado di portare l'innovazione agro- alimentare sullo stesso livel- lo della tradizione? Il solco è tracciato e siamo nella dire- zione giusta, ma ovviamente c'è molto da fare.

La ricetta perfetta non esiste, noi proviamo a dire la nostra.

La ricetta per l'innovazione

Troppi elenchi: quelli delle startup innovative, degli in- novation manager, degli in- cubatori certificati; tagli all'i- struzione e alla ricerca; iter di accesso ai fondi europei lunghi e tortuosi che rendo- no ancora più ardui percorsi già non propriamente snelli.

Quando l'innovazione in Ita- lia incontra la burocrazia, in sostanza ne esce con le ossa rotte. Senza cadere in facili luoghi comuni, c'è bisogno dipiù vicinanza delle istitu- zioni. Il miliardo stanziato

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dal Mise per l'innovazione potrebbe davvero essere un punto di svolta.

Resta solo da capire quali sa- ranno i criteri di assegnazio- ne augurandosi ovviamente procedure snelle.

Il mercato del venture capital è in fortissima espansione an- che se purtroppo non ancora ai livelli degli altri paesi euro- pei. Occorrerebbero inoltre investitori specializzati nel settore agrifood che, salvo alcune eccezioni, in Italia sono praticamente assenti.

Nell'attesa nulla vieta comun- que alla startup di rivolgersi

ai numerosi venture capitalist di settore in giro per l'Europa.

Proverbialmente noi Italiani abbiamo difficoltà a 'fare siste- ma', ma i giovani imprenditori italiani si stanno dimostrando davvero in grado e desiderosi di invertire tale tendenza, so- prattutto i fondatori di star- tup agrifood tech. Dopo anni di lotte intestine tra le spinte innovative dei manager giova- ni e le proprietà spesso troppo conservatrici, il mondo delle imprese italiane di industria e distribuzione, sembra final- mente pronto ad abbracciare il cambiamento.

L'anno zero dcll'opcn innovation

non può e non deve restare confinata nelle quattro mura

recita il paradigma dell'o- pen innovation enunciato da colui che può definirsi

il padre spirituale, il pro- fessor Henry Chesbrough dell'università di Harvard.

L'industria agroalimentare italiana, ha finalmente rece- pito e fatto suo tale principio e il 2019 può davvero esse- re considerato come l'anno

Gli investimenti in start up dell'agrifood in Italia sono stati pari a 34 mln€

Forward Fooding, tre step per migliorare

Tra i mento r della scorsa edizione di StartupBootCam p c'è Max Leveau, un ragazzo francese che si è trasferit o a Roma dop o aver vissuto a Londra per sette anni.

Max è i l COO di Forward Fooding, la prima piattaforma collaborativa nel settore food che si propone come punto di contatto tra la realtà aziendale e quella delle startup.

settore dell'AgriFoodTech in Europa - racconta Leveau - è in fortissim a espansione e, nonostant e siano Paesi com e il Regno Unito e la Francia a guidare la partita, l'Italia è in terz a posizione intermin i di numer o di startup. Il tast o dolent e arriva quand o si guarda a queste startu p intermin i di investimenti:

L'Italia si classifica infatti all'undicesimo posto in Europa per volume totale difondi che le startup

nell'AgriFoodTech hanno ricevuto dall'anno 200 9

(fonte: FoodTech Data Navigator). Detto questo, guardando ai recenti sviluppi nei programm i di ope n innovation che sono stati sostenut i e sponsorizzati dalle corporate, sono moLto ottimist a riguardo al fatto che l'Italia sarà presto in grado di recuperare e di metters i inpari co ngli altri paesi europei. A mio parere, il motiv o per cui l'Italia è fino ad ora rimast a leggerment e indietro in termin i di investiment i è legato alla necessità di metter e in piedi e promuover e una vera e propria 'cultura di ecosistema', in cui:

Q Le aziende riescano davvero a comprendere e

far propria l'open innovation com e catalizzatore di

innovazione, anziché considerarla semplicement e un

'marketin g gimmick ' per sembrar e più innovativi.

Q Si costituiscano delle community e un ambiente più

collaborativo, creando un substrat o di networkin g che mett a incontatt o foodies, techies, studenti , aziende, investitori, ONG e altre organizzazioni, in mod o da generare connessioni e idee.

Q Si importino innovazioni da realtà non italiane per ispirare e stimolar e gli imprenditor i e le aziende locali, e anche per incoraggiare lestartu p italiane a prendere in considerazione anche i mercati internazionali, abbandonand o latendenz a a confinare il mond o de l business all'interno dei confini

Max Leveau, COOdi Forward Fooding

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della svolta, considerati i di- versi progetti di open innova- tion nel settore agroalimenta-

re lanciati da gennaio in poi.

Tra i diversi strumenti di open innovation, l'acceleratore di startup può indubbiamente definirsi come ilpiù diretto e interessante, quel magico luogo dove l'innovazione, l'agilità e la dinamicità del- le startup si fondono con la tradizione, l'esperienza, e il network delle aziende, in un connubio davvero esplosivo.

E l'anno appena concluso, di acceleratori ne ha visti nasce- re diversi.

L'anno è partito col botto, a Gennaio, con il lancio uffi- ciale della prima edizione del Foodtech Accelerator di Deloitte, che può vantare tra i partner Amadori, Cereal Docks, Finiper, Peroni, Ape- rol e Italia Zuccheri, mentre Granarolo, Eurovo, Conser- ve Italia, Camst e Ima sono i partner dell'Agrofood Bic lanciato da Gellify a Febbra- io. Aprile è stato il mese del lancio del programma italiano di Plug&Play, che può van- tare come partner Esselun- ga, Lavazza e Tetra Pak, ol- tre che Unicredit. A Maggio è stata la volta de Le Village by Credite Agricole, un hub per l'innovazione che vede la partecipazione di Parma- lat, nel quale degna di nota è la presenza all'interno di startup del settore come Ad- visorEat, Emerge e HotBox Food. A Settembre, Talent Garden ha inaugurato il suo terzo hub a Milano, nel quar- tiere Isola, focalizzato su foo- dtech e sostenibilità con già 30 startup al suo interno tra le quali Quomi e Meracinque.

Curioso che proprio nell'an- no della svolta, il programma pioniere in Italia, lo Startup Bootcamp Foodtech, attivo dal 2016, che pure può van- tare partner di primissimo piano come Danone e Moni- ni, non abbia ancora annun-

ciato nuove edizioni.

In sostanza, in Italia si par- la sempre più di innovazio-

ne agroalimentare. E siamo solo agli inizi...

Sfera, il fiore all'occhiello dell'agritech made in Italy

Sfera è una startu p nata nel 2016 nata da un'idea dell'imprenditore maremman o Luigi Galimberti: realizzare il prim o impianto di produzione di ortaggi completament e sostenibile, attraverso la costruzion e di una serra idroponica innovativa ed efficiente. Il progetto Sfera è stat o finanziat o da un grupp o diinvestitori privati co n un investiment o complessiv o di quasi 20 mi n di euro. E nel 2019 i prodotti di Sfera Agricola di cui fiore all'occhiello è i l Datterino Irresistibile, hanno conquistat o il mercato nazionale della GDO.

Sfera, attraverso l'innovazione e lo sviluppo dei processi, è riuscita a produrr e pomodori, ortaggi a foglia e

aromatiche privi dimetalli pesanti e

quindi indicati per chi soffre di allergie e intolleranze ad essi. Attent a non solo alla salute dei consumatori , m a anche alla salute dell'ambiente , Sfera, a parità di kg prodotti, impiega ben il 90 % d'acqua in meno rispetto alle coltivazioni a terra. Una serra che produc e di più co n men o e meglio e che ha ottimizzat o ogni singolo processo al fine di risultare il 100%

ecosostenibile.

progetto Sfera - afferm a Luigi Galimberti - nasce con l'intenzione di cambiar e l'agricoltura de l nostro Paese dimostrar e che si possono realizzare nuovi modell i dibusiness. L'obiettivo è realizzare in dieci anni un total e di 500 ettari di serre alfine di ridurre l'impor t

dalla Spagna e

75 FOOD Gennaio 2020

PAESE : Italia PAGINE : 74-79 SUPERFICIE : 585 % PERIODICITÀ : Mensile

AUTORE : N.D.

1 gennaio 2020

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innoVaZione

Distributore automatico

“digitale”

targato Pn

Unpo’ distributore automa- tico, un po’ e-commerce a chilometri zero: è la nuova frontiera della vendita che parte da Pordenone e arri- va in tutto il mondo.È stata presentata al Mapic di Can- nes, la fiera internazionale dei centri commerciali, e ora è al Ces di LasVegas, la fiera più importante al mondo dell’elettronica.

È il nuovo prodotto di ARetail, la societàspecializ- zata in vending machine con sede a Pordenone e da poco entrata a far parte del Le Village by Ca, hub dell’innovazione del grup- po Credit Agricole in Italia.

Si tratta di un distributo- re automatico nel quale si inquadra col cellulare il QR-code e si verifica, dallo schermo dello smarphone, seil prodotto è presente op- pure no, o ancora seacqui- starlo immediatamente at- traverso il distributore o farselo inviare a casa.

«Perquesto progetto ab- biamo depositato diversi brevetti – dice Walter Bia- son, fondatore e ammini- stratore unico di ARetail–.

Diamo alle aziende la possi- bilità di creare un touch point fisico per far toccare con mano i prodotti e, allo stesso tempo, presentare un proprio catalogo on li- ne».

© RIPRODUZIONERISERVATA

PAESE : Italia PAGINE : 27 SUPERFICIE : 6 %

AUTORE : N.D.

15 gennaio 2020 - Edizione Pordenone

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Bioedilizia: le case di riso di “RiceHouse”

festeggiano 4 anni di successi, protagoniste a Klimahouse 2020

RiceHouse – la start-up di Tiziana Monterisi che trasforma gli scarti derivanti dalla lavorazione del riso in materiali per la bioedilizia – continua la sua crescita sul mercato italiano e annuncia, anche per il 2020, la sua presenza a Klimahouse (Bolzano: 22-25 gennaio), la fiera di riferimento per tutto ciò che riguarda il risparmio energetico in edilizia.

E proprio alla fiera di Bolzano, RiceHouse presenta “RISORSA”, il nuovo sistema costruttivo per l’involucro prefabbricato. Una parete a elevate prestazioni termiche e acustiche, priva di sostanze nocive per la salute delle persone, altamente traspirante che permette di regolare l’umidità degli ambienti indoor purificandone le concentrazioni di inquinanti grazie alle proprietà dell’argilla.

La startup, tra le più innovative nel campo delle costruzioni, realizza una linea completa di prodotti edili trasformando gli scarti della produzione risicola, altrimenti destinati a essere bruciati, perché inadatti all’allevamento. Grazie alla miscela di calce, lolla e paglia, i materiali firmati RiceHouse sono leggeri, altamente termici, traspiranti, sani, formaldeide free e 100%

made in Italy. Inoltre, essendo completamente naturali, i prodotti della startup arrivati a fine vita non andranno a impattare sull’ambiente, in quanto biocompostabili e biodegradabili. Le proposte RiceHouse, infine, sono indicate sia per ristrutturazioni sia per nuove costruzioni.

Dall’inizio della sua attività, nel 2016, ad oggi RiceHouse ha ottenuto un successo dietro l’altro. I prodotti della startup, che spaziano dagli intonaci ai massetti, dall’ecopittura ai pannelli di chiusura o di rivestimento a secco, sono ormai presenti in un numero sempre maggiore di cantieri e hanno permesso all’architetto Tiziana Monterisi di stringere importanti collaborazioni, ampliare il proprio portfolio clienti, oltre ad essere costantemente impegnata su diversi progetti, fortemente innovativi.

I PROGETTI

La grande versatilità dei prodotti RiceHouse è facilmente declinabile in progetti diversi, che però puntano tutti a ridurre al minimo l’impatto ambientale, dando vita a case passive. Si passa quindi da progetti di ricostruzione, come per esempio Casa UD a Chamois (AO) – che grazie all’elevato

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16 gennaio 2020 - 11:34 > Versione online

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isolamento della paglia di riso non necessita di un impianto tradizionale di riscaldamento neppure durante l’inverno, quando vengono raggiunte temperature molto basse -, a progetti di

ristrutturazione e riqualificazione energetica, quali Casa NP a Sciolze (TO), dove l’insieme degli interventi di isolamento e di finitura con intonaci biocompositi in calce di lolla hanno consentito di ottenere un edificio a bassa energia grigia, che minimizza le dispersioni e sfrutta gli apporti solari passivi; passando per progetti di edilizia per il terziario, come Cavour98 a Montopoli (PI), un edificio in fase di realizzazione che accoglierà un centro estetico, interamente concepito secondo i principi di progettazione nZEB (Nearly Zero Energy Buildings), utilizzando esclusivamente materiali a base di riso, oltre all’apporto passivo del sole, alla vegetazione e all’illuminazione naturale; fino a progetti internazionali come Casa ZS a Aurigeno in Svizzera costruita interamente – dalla struttura in legno all’isolamento in paglia di riso per i muri perimetrali – con materiali naturali RiceHouse.

LE COLLABORAZIONI

Grazie alle ottime performance registrate negli anni precedenti, per la commercializzazione dei propri prodotti, RiceHouse ha scelto di continuare ad affidarsi a un partner solido come Nordtex, azienda altoatesina che distribuisce prodotti ecologici per il comfort e l’efficienza energetica delle abitazioni.

Si rafforza, inoltre, la collaborazione con Wasp, azienda leader nel settore della stampa 3D: dopo il grande successo di “Gaia”, una casa di ultima generazione stampata in 3D con i materiali completamente naturali di RiceHouse, i bio-materiali firmati RiceHouse sono stati impiegati per la realizzazione di “Tecla”, un habitat eco-sostenibile disegnato da Mario Cucinella e stampato con la tecnologia 3D di Wasp. Proprio quest’ultimo progetto, sarà illustrato dai protagonisti durante una tavola rotonda in agenda per venerdì 24 gennaio presso Klimahouse.

Ma non è tutto! Per il 2020 RiceHouse ha già firmato nuove importanti partnership con aziende del calibro di Repower, Terna e Vortice.

RiceHouse festeggia 4 anni di successi e soddisfazioni. Durante questo periodo, infatti, l’azienda si è aggiudicata 8 prestigiosi premi:

Vincitrice del CasaClima Startup Awards 2018

Vincitrice del Good Energy Award 2018

Vincitrice del Premio Sviluppo Sostenibile 2018

Vincitrice dell’ING Challenge 2018

Vincitrice del premio “Best Smart City Vision” a Seeds&Chips Milano 2019

Vincitrice di un “Percorso di mentoring” da Impact Hub tramite Premio Gaetano Marzotto

• 2019

Vincitrice del Premio Speciale Repower 2019

Vincitrice Premio Innovability, Le Village 2019

Inoltre, RiceHouse è arrivata finalista in 6 Premi:

Finalista dei Klimahouse Startup Awards 2018

Finalista Terna Advanced Materials for sustainability 2019

Finalista Bionike award 2019

Finalista Premio Gamma Donna 2019

Finalista LeFonti Innovation awards 2019

Finalista B-Heroes 2020

RiceHouse ha anche ottenuto una menzione speciale:

Menzione al premio Verso un’economia circolare 2019

RICEHOUSE IN NUMERI 2016: nasce RiceHouse

2017: 1 prodotto sul mercato

2018: 4 prodotti sul mercato

2019: 13 prodotti sul mercato

2016-2019: 16 case costruite con i materiali RiceHouse

2016-2019: 60 cantieri in cui sono stati utilizzati i materiali RiceHouse

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Mapping Milan Fintech

Gratuito Azioni e Pannello dettagli Informazioni sull'evento Presentazione dei risultati sulla ricerca "Mapping Milan Fintech" Informazioni sull'evento

Negli ultimi mesi i nostri colleghi di Endeavor Insights hanno lavorato ad una ricerca sul panorama fintech a Milano, la presenza di startup up, la crescita di queste aziende, le connessioni tra i vari soggetti operanti nel settore e le mentorship ricevute. Lo studio è stato realizzato anche grazie al contributo dei Partner: Fintech District, Bip e Simbiosity.

Programma:

Registrazione

Welcome di Gabriella Scapicchio, sindaco di LeVillage

Welcome speech di Pietro Sella nel doppio ruolo di Chairman di Endeavor Italy e Group CEO di Sella

Speech di Fabio Troiani, AD di Bip e Sponsor del report Presentazione dei risultati del report da parte del team Endeavor Roundtable moderata da Fintech District

Interverranno:

Ignazio Rocco di Torrepadula - Founder & CEO di Credimi Pietro Cesati - Founder & CEO di Soisy

aperitivo di networking Data e ora

Località

Le Village by CA Milano 61 Corso di Porta Romana 20122 Milano

Italy

Endeavor è l'unica organizzazione no-profit a livello globale che supporta gli imprenditori e le imprese che si trovano in fase di espansione. Il suo modello di " mentor capitalist " è fondato sull'erogazione del supporto alle imprese da parte di un network globale di business leader. Grazie al loro aiuto, dal 1997 Endeavor ha selezionato a livello globale 1.700 imprenditori in oltre 30 Paesi, che hanno generato 1.5 milioni di posti di lavoro per un fatturato complessivo nel solo 2017 di 15 miliardi di dollari

Mappa e indicazioni

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17 gennaio 2020 - 13:52 > Versione online

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