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Il martirio di San Gennaro per ordine di Diocleziano

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Tribunale Bologna 24.07.2007, n.7770 - ISSN 2239-7752 Direttore responsabile: Antonio Zama

Il martirio di San Gennaro per ordine di Diocleziano

Le persecuzioni cristiane

11 Febbraio 2022 Salvatore Samo

Sangue, dolore e morte sono una costante durante le persecuzioni dei cristiani in epoca romana.

Diocleziano, mosso da un fortissimo odio, si rese autore di una delle più terribili persecuzioni mai esistite nella storia. Cristiani, romani e non, sacerdoti e diaconi morirono in nome di Cristo. Il termine martire significa proprio questo: testimone della fede. Uno dei testimoni della fede conosciuto e pregato in tutto il mondo è San Gennaro. Il culto del suo sangue lo rende il Santo più pregato in Campania, in USA e in Russia.

Perché nascono le persecuzioni cristiane: come si arriva al martirio di San Gennaro

La comunità cristiana nei primi due secoli dopo la nascita di Cristo fu oggetto di attacco da parte dei romani. Furono varie le accuse che i romani rivolsero ai cristiani: stregoneria, cannibalismo, attacco al mos maiorum. I valori che erano stati alla base della res pubblica venivano minati.

Roma era sorta grazie alle guerre e si era sviluppata diventando ROMA CAPUT MUNDI. I Cristiani ripudiavano la guerra e predicavano l’amore incondizionato verso il prossimo. Roma era sorta sulla schiavitù e sulla sottomissione dei nemici.

I cristiani si reputavano tutti fratelli e per tale motivo ritenevano che tutti fossero uguali.

Ma se gli imperatori romani ordinavano la repressione assoluta del culto dei cristiani, le famiglie romane si interessavano a tale culto “deromanizzandosi”. È evidente la diffusione soprattutto tra le classi sociali più basse che, grazie ai valori dei cristiani, non si sentivano ai margini della società. Ma pian piano il culto dei cristiani si diffuse tra le classi sociali più agiate. Più il culto cristiano cresceva, più le repressioni degli imperatori divenivano cruente. Ma perché il cristianesimo si diffondeva dinanzi all’aumento delle persecuzioni?

Per spiegare tale fenomeno è necessario richiamare alla mente una particolare immagine.

Quando i fiumi di montagna scendono verso la valle e si imbattono in ostacoli e nei massi, diventano più forti.

Ecco, più le persecuzioni erano cruente e feroci, tanto il culto dei cristiani si diffondeva. Indelebile era l’espressione nella mente e nel cuore dei cristiani “Se qualcuno vuole venire dietro a me, rinneghi se stesso, ogni giorno e mi segua”.

Settimio Severo nel 202 d.C. dispose il divieto di convertirsi all’ebraismo e al Cristianesimo.

Successivamente Massimino il Trace e Decio perseguitarono i cristiani, disponendo la crocifissione, mentre per i capi della Chiesa era prevista la pena capitale dopo un “processo”.

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Valeriano dispose l’esilio e la condanna alle miniere come punizione nei confronti dei cristiani. Nel 258 d.C., sempre Valeriano divulgò un secondo editto che introdusse la pena di morte contro tutti quelli che si ritenevano cristiani.

Diocleziano e i suoi editti: il dramma delle persecuzioni dei cristiani e di San Gennaro

Diocleziano fu incoronato imperatore nel 284 d.C. Giunto al potere riaffermò la centralità del culto del Pantheon e degli dei pagani. Egli, in particolare, si associò a Giove, capo del Pantheon stesso, e in un primo momento si dimostrò tollerante verso i cristiani.

Ma perché Diocleziano diede ordine di perseguitare i cristiani?

Nel 302 d.C. l’oracolo di Apollo affermò l’esistenza del “male sulla Terra”, Diocleziano indicò nei cristiani questo male. Quindi, diede inizio alla persecuzione universale. Quattro furono gli editti adottati da Diocleziano.

Il primo editto fu emanato nel febbraio del 303. Tale editto statuiva:

la repressione contro le proprietà e gli esponenti religiosi;

la distruzione delle scritture cristiane, dei libri liturgici e dei luoghi di culto;

il divieto di raduni o delle cerimonie sacre;

il divieto di ricorrere a petizioni presso i tribunali.

Contestualmente, senatori, equites, decurioni, veterani e soldati furono privati dei loro ranghi e i liberti furono tramutati in schiavi.

Diocleziano diede ordine di attuare tale editto in modo pacifico; tuttavia, i centurioni delle Provincie diedero vita ad una vera e propria caccia al cristiano.

Nell’estate del 303, con il secondo editto Diocleziano impose l’arresto e la detenzione dei vescovi e sacerdoti. Furono imprigionati così tanti cristiani che le carceri furono stracolme.

Così Diocleziano diede ordine di far liberare i criminali pagani, così come racconta lo storico Eusebio.

Diocleziano comprese la difficoltà di paganizzare il mondo con la repressione dei cristiani. Per tale motivo, con un terzo editto del novembre 303, diede ordine di liberare ogni cristiano avesse abiurato la propria fede e compiuto sacrificio agli dei pagani.

Tale editto portò a contrasti sociali: infatti, coloro che rinnegarono la propria fede cristiana, diventando pagani per sfuggire alle torture e alla morte, furono messi ai margini della società dai romani pagani e nel contempo scacciati dalle altre comunità cristiane che esistevano illecitamente.

Tuttavia, Diocleziano comprese che il sacrificio agli dei dovesse essere di tutti i cristiani. Infatti, così come questi pregavano il proprio Dio in comunità, così avrebbero dovuto fare sacrifici agli dei. Per tale motivo con il quarto editto del 304 d.C. fu disposto l’obbligo di sacrificio agli dei e la morte come conseguenza del rifiuto.

Si ritiene che le persecuzioni causarono la morte di circa 3.500 cittadini romani cristiani.

Il martirio di San Gennaro durante le persecuzioni di Diocleziano

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San Gennaro nacque nel 272 d.C. a Benevento, città di cui divenne Vescovo. Trova riscontro nei documenti la data della sua morte, avvenuta nel 305 d.C.. Le testimonianze dell’epoca riportano che il Santo si stava recando a Miseno ad assistere ad una liturgia, quando fu catturato perché cristiano.

In prigione, rifiutandosi di sconfessare la sua fede, venne condannato a morte.

San Gennaro in un primo momento doveva essere torturato dalle belve dell’Anfiteatro Flavio;

successivamente invece la pena fu modificata e il Santo venne decapitato presso la Solfatara vicino Pozzuoli. Si racconta che una giovane donna, chiamata Eusebia, abbia raccolto il sangue in due ampolline e che le abbia custodite con cura. Ma perché conservare del sangue? Eusebia fu molto colpita da un particolare avvenimento che fu alla base del mutamento della condanna.

Infatti, la tradizione racconta che la motivazione principale del cambiamento di condanna fu un miracolo:

grazie ad una benedizione del Santo le fiere dell’Anfiteatro si inchinarono a lui, rifiutandosi di toccarlo.

Fu sepolto probabilmente ad Agnano. Da questo luogo, nel V secolo, i suoi resti vennero spostati sulla collina di Capodimonte, all’interno delle catacombe che oggi portano il suo nome. Si narra che durante la traslazione avvenne per la prima volta il miracolo della liquefazione del sangue.

La prima testimonianza storicamente attestata del miracolo risale invece al 1389: i cronisti medievali riportano che, durante una processione pubblica, il sangue delle ampolline passò dallo stato solido allo stato liquido.

Dopo la prima manifestazione del miracolo, il culto di San Gennaro continuò a raccogliere sempre più fedeli, che regolarmente andavano a far visita alle spoglie custodite nelle catacombe.

Per rendere omaggio al Patrono, nel 1497, le reliquie e le ampolle del sangue vennero collocate all’interno di una nuova cripta decorata in marmo, costruita sotto il presbiterio della cattedrale.

Il sangue del martire Gennaro: testimone della fede nella persecuzione di Diocleziano

Tra il 1526 e il 1527, quando Napoli era afflitta da vari problemi (la guerra tra Spagna e Francia, la pestilenza e una violenta eruzione del Vesuvio) il popolo decise di fare un voto a San Gennaro: se il Santo li avesse protetti, i napoletani gli avrebbero eretto una nuova e più ampia Cappella all’interno del Duomo.

Decisero di chiamare un notaio e redigere un vero e proprio contratto con San Gennaro. Anche se il Santo non andò a firmare l’atto, aiutò la città a superare le difficoltà che l’ affliggevano; il popolo mantenne fede al contratto, decidendo di costruire la Cappella del Tesoro.

I fondi per la ricostruzione della Cappella del Tesoro furono gestiti autonomamente dai cittadini, costituendo nel 1601 la Deputazione: questa è tuttora composta da due rappresentanti di ogni Sedile della città (antica istituzione amministrativa della città di Napoli), per un totale di dodici membri.

Nel 1608, sotto la supervisione della Deputazione, iniziò quindi la costruzione della Real Cappella che terminò nel 1646.

La Cappella fu inaugurata nel 1646, e da allora, insieme al Tesoro che custodisce, è sempre appartenuta alla città di Napoli.

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Nel 1958, durante l’attesa dei fedeli per la liquefazione del sangue che tardava ad arrivare, il Vescovo esortò i fedeli a pregare i patroni di Napoli per accelerare il prodigio. Dopo molte preghiere il sangue ancora non si scioglieva. Si invocò, allora, San Michele, poi, la Madonna Santissima, ma il miracolo non avvenne.

Il Vescovo si raccomandò, infine, di invocare San Gennaro. Il sangue dopo pochi minuti si sciolse. Tra gli applausi dei fedeli, una parente ( così sono chiamate delle anziane donne che sostengono di essere legate al Santo da un rapporto di parentela) si alzò in piedi e urlò: “San Gennà nun te vide manca a Maronna”, cioè sei superiore perfino della Madonna. In questa frase liberatoria è condensato l’amore e il rapporto privilegiato tra il Santo e la sua città. La reliquia consiste in una teca contenente due ampolle, una riempita totalmente, e l’altra semivuota perché Carlo III di Borbonene sottrasse il contenuto per portarlo in Spagna.

Martire durante le persecuzioni di Diocleziano: quali sono le fonti storiche su San Gennaro?

Le fonti documentarie sulla vita e le opere di san Gennaro sono le seguenti gli Atti Bolognesi del VIII-IX secolo;

gli Atti Vaticani del VIII-IX secolo;

il Calendario Cartaginese del 505;

il Martirologio Geronimiano del V secolo;

il Menologio di Basilio II del 985.

Si ritiene che san Gennaro sia nato il 21 aprile dell'anno 272. Alcuni studi recenti evidenziano come al momento della morte il Testimone della fede cristiana avesse circa trenta anni.

Tali studi si fondano sull’analisi delle ossa del Santo. Sempre da tali studi risulta che San Gennaro fosse di elevata statura e che avesse mangiato una zuppa di farro prima di essere decapitato.

Infatti, tale ultima affermazione discenderebbe dal ritrovamento di un grosso quantitativo di farro nel molare del Santo.

All’affetto del popolo napoletano si aggiunge la fede di regnanti e personaggi illustri, devozione che erano soliti esprimere attraverso preziosi doni in onore del Santo.

Questa usanza ha portato nel tempo alla creazione del Tesoro di San Gennaro.

Da secoli il miracolo si ripete 3 volte l’anno, in date significative per la storia del Patrono:

il sabato precedente la prima domenica di maggio, in memoria della traslazione con la processione del busto e delle reliquie alla Basilica di Santa Chiara ;

il 19 settembre, data in cui il Santo fu martirizzato;

il 16 dicembre, giorno in cui grazie all’intercessione del Santo cessò l’eruzione del Vesuvio del 1631.

TAG: San Gennaro, Diocleziano, persecuzioni cristiane

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