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Academic year: 2022

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INDICE PAGINA

INCHIESTA

Il mondo vintage 3

CULTURA & SOCIETÀ… DI UN TEMPO

Il vinile 4

La medicina dagli anni ‘50 agli anni ‘70 5

La moda 6

I Giochi Olimpici del 1968 7

I super robot 8

Una grande donna 9

CACCIATORI DI LIBRI

Bestsellers vintage 10

L’ANGOLO DELLA MUSICA

La musica anni ‘50-’60-‘70 11

TALKING MOVIES

American graffiti 12

DE GUSTIBUS

La pinza 13

LEVINSIDE

Progetto PON 14

LEVI ON THE ROAD 15

CHE STORIA!

Un viaggio a Quel Paese 17

Klassenfahrt nach Salzburg 19

IPSE DIXIT 21

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GLI STUDENTI DEL LEVI APPREZZANO IL LEGGENDARIO DRIVE-IN?

Back in the Summer of ‘69! O almeno, considerando che l’esta- te sta arrivando, ci abbiamo provato con un’edizione “retrò” del Rasoio di Ockham. Di conseguenza, noi dell’inchiesta abbiamo voluto testare la conoscenza e i gusti degli studenti del Levi su argomenti di vario genere riguardanti gli anni ‘50, ‘60 e ‘70.

La prima domanda alla quale abbiamo voluto sottoporre i nostri intervistati è stata: “Sei negli anni '50 e desideri ascoltare un po' di musica, che strumento utilizzeresti?” La risposta vincente è stata “giradischi” con oltre il 50% dei voti, seguita a ruota da

“radio” con più del 34% dei voti.

Successivamente per mettere un po’ più in difficoltà i nostri intervistati, li abbiamo posti di fronte ad un bivio: cinema o drive-in per un buon film in compagnia? Questa seconda do- manda ha visto i nostri candidati divisi in parti quasi uguali, però con il cinema in leggero vantaggio

Abbiamo continuato spostandoci sull’argomento cinema sele- zionando una serie di film degli anni ‘50 e ‘60 per scoprire quali tra questi fossero stati visti dai nostri compagni. Purtroppo la maggior parte di loro (44,8%) sembra non averne guardato neanche uno, contro quasi il 7% di coloro che hanno affermato di non essersi limitati ad un solo classico. Grande successo per

“Colazione da Tiffany” (29,3%), seguito da “Gioventù brucia- ta”, “West side story” e “I Sette Samurai”. Nell’opzione altro

spiccano “Licenza di Uccidere”, “Il buono, il brutto, il cattivo”,

“La grande fuga” e “Per un pugno di dollari”.

Spostiamoci adesso negli anni '60. Il 1° febbraio 1960 i

"Greensboro Four" attirano l'attenzione su di sé nel Nord Caroli- na, ma chi sono?” Con questa domanda contavamo di stendere anche i più ferrati in materia, ma sembra che il nostro piano sia almeno in parte fallito considerando che il 51% ha risposto correttamente dichiarando che si tratta di 4 ragazzi di colore che si sono battuti contro la segregazione razziale con una serie di proteste non violente a Greensboro, nel Nord Carolina. Una buona percentuale dei candidati ha scambiato i ragazzi per una famosa rock band (probabilmente è stata la loro denominazione a trarli in inganno). L’opzione che li vedeva protagonisti dei Boston Celtics ha, invece, riscosso notevole successo con il 18,4% dei voti, mentre non è stata molto seguita la pista che li associava ad un gruppo di disertori durante la guerra del Viet- nam.

Forse ci siamo tutti un po’ dimenticati ciò che è venuto prima di noi e dovremmo fare un piccolo passo indietro prima di andare avanti per capire da dove siamo venuti, ma almeno speriamo di avervi regalato, con questa inchiesta, un po’ di cultura generale gratuita che non guasta mai!

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IL NONNO DEL CD: IL VINILE

Vita, morte, miracoli e resurrezione di questa vecchia leggenda

C

ome avrete potuto capire dal titolo, in questo arti- colo si parlerà del disco in vinile, avo dei dischi attuali, introdotto nel 1948.

Per ascoltare i dischi di vinile si doveva usare un giradischi, il cui funzionamento era abbastanza semplice. Una puntina di diamante o materiale sintetico passava sul solco irre- golare inciso sul disco, generando delle vibrazioni che arrivava- no ad un fonorilevatore (letteralmente “rilevatore di suoni”), per poi essere trasformate in suono da un amplificatore (per capirci, il grosso “trombone” che amplifica i suoni).

La musica prodotta da questi dischi è considerata molto più naturale e “profonda” di quella dei CD. Tuttavia, i dischi in vinile e le puntine richiedono un’accurata pulizia e manutenzio- ne, in quanto si usurano molto facilmente.

Dalla sua messa in vendita fino all’inizio degli anni Settanta, il vinile è stato largamente utilizzato. Un album veniva di solito pubblicato in un “33 giri”, un disco che girava appunto a 33 giri al minuto. Invece, un “45 giri”, dal diametro più piccolo, conte- neva un singolo. Il numero di giri andava impostato sul giradi- schi prima di iniziare la riproduzione; se si sbagliava, la musica veniva riprodotta stridula e velocissima o troppo lenta e cupa.

Poi, durante gli anni Settanta, arrivarono le musicassette e alla fine degli anni Ottanta i CD e il vinile iniziò a perdere colpi;

negli anni Novanta le vendite erano ormai crollate. Il vinile, però, non è mai veramente scomparso: infatti è ancora larga- mente usato dai disc jockey o DJ ma anche da molti puristi della musica classica, jazz, blues e rock. Oggi, poi, sta vivendo un vero e proprio revival, tanto è vero che alcuni artisti hanno ricomin- ciato a pubblicare una versione in vinile dei loro album.

Se mai vi verrà voglia di cominciare una collezione di vinili, ecco alcuni consigli per conservarli il meglio possibile:

• conservateli sempre nelle foderine.

• non sistemateli in pila ma uno a fianco dell’altro.

• teneteli delicatamente per il bordo, senza mai mettere le dita nel mezzo, rischiando in questo modo di sporcare il disco lungo i solchi.

• per pulirli, strofinateli con l’apposito tampone con un movimento circolare, seguendo il solco. Non usate strac- ci, perché produrrebbero elettricità statica che, durante l’esecuzione del disco, fa sorgere i tipici e fastidiosi scop- piettii.

• pulite con uno spazzolino morbido la puntina e, alla fine di ogni esecuzione, bloccatela con il fermo a gancio e proteggetela con il suo involucro.

Con queste poche precauzioni, potrete goderveli molto a lungo.

Buon ascolto!

Francesco Morlin, 1ASA

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LA MEDICINA DAGLI ANNI ’50 AGLI ANNI

‘70

F

ra gli anni ’50 agli anni ’70 la medicina ha registrato dei progressi enormi, che hanno cambiato la nostra vita. Non solo sono state scoperte cure per molte malattie che prima erano fatali e le vaccinazioni han- no salvato milioni di vite, ma anche le scoperte in ambito chi- rurgo e genetico hanno cambiato completamente il lavoro dei medici. Qui tratterò solo alcune delle più importanti scoperte che hanno migliorato la nostra salute e la nostra vita, in quanto elencarle tutte sarebbe impossibile.

Nel 1951 uno scienziato francese, Paul Charpentier, sintetizzò per la prima volta la cloropromazina, una sostanza usata per migliorare gli effetti dell’anestesia. In seguito, questo principio attivo rivelò anche le sue proprietà antipsicotiche e si iniziò quindi ad usarlo contro disturbi psichici quali la schizofrenia e la dipendenza da sostanze stupefacenti.

Nel 1957, Daniel Bovet, ricevette il premio Nobel per la Medi- cina per la sintetizzazione del primo antistaminico (la pirilammi- na), un farmaco contro le allergie.

Risale a quegli anni anche la scoperta da parte di Jonas Salk del vaccino antipolio. La poliomielite ho provocato centinaia di migliaia di morti nella prima metà del ‘900; è una malattia terri- bile, che colpisce i neuroni motori e causa debolezza muscolare e paralisi o morte. Un secondo vaccino molto importante è stato introdotto nel 1968: quello anti-morbillo. Questo virus, che ha causato migliaia di morti in tutto il mondo, si trasmette molto facilmente per via aerea e provoca un’eruzione cutanea con possibili conseguenze tutt’altro che trascurabili (danni cere- brali, perdita di udito e vista e talvolta morte).

Un virus che fa ancora oggi molti morti in tutto il mondo è l’HIV. Dopo anni di ricerche, negli anni 70 sono apparsi i primi farmaci antiretrovirali, come la zidovudina, che si è rivelata effi- cace nel prevenire la trasmissione dalla madre al feto. La zido- vudina ora è stata sostituita da farmaci più efficaci e meno tossi- ci, ma è stato il primo farmaco a dare una speranza concreta ai malati di AIDS.

Non di minore importanza è stata la scoperta del tamoxifene, sintetizzato per la prima volta nel 1961, introdotto come antitu- morale dopo ricerche durate 10 anni. Questa sostanza si è rive- lata efficace in particolare nella cura del cancro al seno.

In mezzo a tante scoperte straordinarie, talvolta la scienza com- mette anche degli errori, come nel caso della talidomide. Usata negli anni ’50 come anti-nausea e sedativo per le donne in gravi- danza, fu tolta frettolosamente dal mercato nel 1961, quando si scoprì che era teratogena, cioè causava malformazioni nel feto.

Un anno chiave per la chirurgia è stato il 1967, quando rispetti- vamente in Sudafrica e Colorado sono avvenuti il primo tra-

pianto di cuore (a cura del Dr. Christian Barnard) e il primo trapianto di fegato. Questi interventi sono stati resi possibili dalla scoperta degli immunosoppressori, che riducono la possi- bilità di rigetto dell’organo.

Foto del primo trapianto di cuore (Sudafrica, 1967).

Come ultima data importante, voglio ricordare il 1962, anno in cui J.D. Watson e F.H. Crick, due biologi molecolari, ottennero il Nobel per aver scoperto il modello a doppia elica del DNA e la struttura molecolare degli acidi nucleici.

Grazie anche a queste scoperte e innovazioni la vita media è aumentata di circa 12 anni rispetto agli anni ‘70; secondo alcuni esperti, i bambini nati in questi anni potrebbero avere una spe- ranza di vita superiore ai 100 anni: per questo dobbiamo ringra- ziare la ricerca scientifica.

Jonas Salk mentre inietta il vaccino antipolio.

Alessandro Pagnan, 3ASA

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DAL BIKINI ALLA ZAMPA D’ELEFANTE

La moda dagli anni 50 agli anni 70

I

n questi decenni di boom economico (soprattutto in Italia), di ottimismo, di musica e di proteste anche la moda subisce una vera e propria rivoluzione.

Negli anni ’50, ad esempio, appare per la prima volta il look trasandato e sportivo dedicato ai giovani, caratterizzato da jeans, t-shirts e giacche in pelle, ispirato dall’immagine iconica di James Dean

Intanto, nelle spiagge comparivano i primi bikini, considerati dei capi scandalosi e non adatti alle brave ragazze. La moda femmi- nile si divideva tra lo stile da classica casalinga americana e quel- lo delle pin up. Le prime indossavano principalmente gonne a ruota e per i capelli si usavano i bigodini, per dare più volume;

le seconde avevano uno stile molto più provocante, con scolla- ture abbastanza ampie.

Negli anni ’60 le donne cominciano a indossare le minigonne, lanciata dalla top model Twiggy, che per la prima volta lasciava-

no abbondantemente scoperte le ginocchia. La moda maschile di quegli anni venne dettata da band come i Beatles o i Rolling Stones: pantaloni stretti e corti e stivaletti alla caviglia, oppure camicie e pantaloni di satin, collane, braccialetti e perfino trucco.

Negli anni ’70 fecero la loro entrata in scena i famosi pantaloni a zampa d’elefante. La prima metà di questo decennio si caratte- rizza anche per lo stile hippy, con camicie tie dye, abbigliamento militare e pantaloni in jeans o tela, ma rigorosamente a zampa d'elefante.

Nella seconda metà degli anni '70 la moda si semplifica, con il ritorno della T-shirt, usata non solo come capo d’abbigliamento, ma anche come modo di esprimere sé stessi, con dise- gni, slogan, immagini di idoli dello sport e della musica.

Silvia Davanzo, 1BCL

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LE OLIMPIADI DEL 1968

Le Olimpiadi che sono rimaste nella storia non solo per i successi sportivi

PRIMA DELLE OLIMPIADI

L

e Olimpiadi svoltesi nel 1968 a Città del Messico sono passate alla storia per il numero impressionante di record e di performance a lungo insuperate che le hanno caratterizzate, ma non solo.

Il 1968 è un anno rimasto nella storia per le proteste sociali di studenti e lavoratori contro l’organizzazione sociale e in genera- le per le battaglie contro le discriminazioni razziali e a favore della liberazione della donna. Gli Stati Uniti, invece, erano nel pieno delle proteste contro la guerra in Vietnam, dove migliaia di soldati americani stavano perdendo la vita, ma anche contro le segregazioni razziali e per i diritti civili. Queste proteste in tutto il mondo non potevano non avere un effetto anche sui giochi olimpici.

Poche settimane prima dell’inizio dei Giochi, circa 10.000 stu- denti scesero in piazza a Città del Messico per protestare contro le spese per l’organizzazione dei giochi e chiedendo che i fondi fossero usati, invece, per spese sociali. Dopo alcuni giorni di tensione e di sciopero della fame, l’esercito aprì il fuoco contro gli studenti, uccidendone circa 200 e ferendone parecchie centi- naia. Tra i giornalisti presenti in piazza c’era anche una giovane giornalista italiana, Oriana Fallaci.

Un altro evento prettamente politico si svolse durante la pre- miazione della gara dei 200 metri, nel corso della quale gli amri- cani

Tommie Smith and John Carlos (vincitori rispettivamente dell’oro e del bronzo) salirono sul podio a piedi nudi, con il capo chino e una mano stretta a pugno con un guanto nero alzata durante l’inno nazionale. Gli atleti dichiararono che il loro gesto era un tributo alla cultura afro-americana e una protesta contro le discriminazioni. Il Comitato Olimpico li squalificò e li rimandò a casa.

LE OLIMPIADI

Anche dal punto di vista sportivo le diciannovesime Olimpiadi non sfuggirono alle controversie ancor pri- ma del loro inizio. Città del Messico, infatti, si trova a 2430 metri sul livello del mare, per cui c’erano molte preoccupazioni per la salute degli atleti. Nonostante i dubbi, alcuni eventi pre- olimpici dimostrarono co- me in realtà non ci siano sostanziali rischi nel gareg-

giare in quota e che l'acclimatamento richieda solo poche setti- mane.

112 paesi e 5.500 atleti parteciparono all’evento. L’altitudine elevata, alla fine, si dimostrò sia un ostacolo che un vantaggio per gli atleti, a seconda della specialità. Gli atleti americani Bob Beamon (salto in lungo) and Lee Evans (400 metri), per esem- pio, approfittando dell’aria rarefatta, stabilirono nuovi record mondiali che restarono imbattuti per decenni. Nelle lunghe distanze, molti atleti incontrarono invece serie difficoltà a causa della scarsità di ossigeno, ma gli atleti africani, che si allenavano abitualmente in alta quota, vinsero parecchie medaglie. Un altro nome che è rimasto nella storia di queste Olimpiadi è quello di Dick Fosbury, che vinse la medaglia d’oro nel salto in alto con il suo rivoluzionario nuovo stile di schiena, che porta il suo nome.

La squadra italiana sarà protagonista di un Olimpiade piuttosto deludente, che si concluderà con la conquista di 3 medaglie d’oro (nel cannottaggio con Baran, Sambo e Cipolla, nel cicli- smo con Vianelli e nei tuffi con Klaus DeBiasi), 4 argenti e 9 bronzi, tra cui va ricordata la magnifica prestazione di Eddy Ottoz, terzo nella corsa ad ostacoli.

Morris Martinelli, 1DSA

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MAZINGA Z: Nel 1962 lo scienziato Juzo Kabuto e il dottor Hell partecipano insieme ad altri colleghi ad una spedizione sull’isola greca di Bardos alla scoperta dei resti della civiltà mice- nea. Ritrovato un esercito di mostri meccanici, il dottor Hell se ne impossessa, con l’intenzione di farli uscire dalle viscere della Terra e dominare il mondo.

Kabuto torna subito in patria e scopre una lega metallica, la Super Lega Z, con la quale costruisce il robot Mazinga Z, che erediterà il nipote Koji dopo la sua morte.

Il dr. Hell affida le missioni di guerra prima al barone Ashura e poi al conte Blocken, mentre riesce a localizzare il regno sotter- raneo dei Micenei. Sconfitto ripetute volte, decide di chiedere aiuto al granduca Gorgon e al Generale Nero, che invia un at- tacco della grande armata di mostri micenei.

Nonostante l’aiuto di Afrodite A e successivamente di Diana A, robot dalle fattezze femminili pilotate da Sayaka, Mazinga Z viene danneggiato e in suo soccorso arriva il Grande Mazinga.

IL GRANDE MAZINGA: Kenzo Kabuto, figlio di Juzo, gra- zie ad una nuova lega metallica, la super lega Nuova Zeta, co- struisce il Grande Mazinga, molto più potente di Mazinga Z, e ne affida il comando a Tetsuya Tsurugi. Viene affiancato da Venus Alfa, un altro robot dalle fattezze femminili.

La Terra è sotto la minaccia dei Micenei, a capo dei quali c’è il Supremo Imperatore delle Tenebre, che manda all’attacco tutti i suoi generali.

Il Grande Mazinga esce vincitore da tutte le battaglie, ma i Mi- cenei costruiscono una base volante che va a danneggiare la Fortezza delle Scienze. Per lo scontro decisivo viene chiamato Koji Kabuto a comando di Mazinga Z, che è stato potenziato, e il suo aiuto è determinante per la sconfitta dei nemici.

UFO ROBOT GOLDRAKE: Il principe Duke Fleed fugge dal suo pianeta dopo l’attacco del Re Vega, che vuole conquista- re tutti i pianeti per annetterli al suo impero. Duke arriva sulla Terra, dove viene accolto dal dottor Procton, direttore dell’Isti- tuto di ricerche spaziali, e da lui nascosto sotto il nome di Acta- rus. Egli vive e lavora nella fattoria di Rigel e dei sui figli, Mizar e Venusia. Il suo robot da battaglia, Goldrake, viene nascosto nell’hangar sotterrano dell’istituto.

Dopo alcuni anni, Re Vega giunge nei pressi della Terra, co- struendo una base sulla Luna, e Actarus deve intervenire, affian- cato da Alcor, pilota di un disco volante. All’inizio Goldrake ha la meglio, ma poi il generale Gandal invia tre mostri spaziali e centinaia di dischi volanti, mettendo sotto assedio l’istituto e danneggiando Goldrake, costretto a nascondersi.

Vengono costruiti dei veicoli di appoggio per aiutare Goldrake:

il Delfino Spaziale, guidato da Venusia, Goldrake due, guidato da Alcor e la Trivella spaziale, guidata da Maria, la sorella di Actarus.

I comandanti di Vega vengo eliminati uno dopo l’altro e nella battaglia finale Goldrake riesce a far esplodere la nave madre insieme ai suoi amici, eliminando lo stesso Re Vega.

Nadja Pavan, 4ASC

GLI ANNI DEI SUPER ROBOT: MAZINGA Z, IL GRANDE MAZINGA E GOLDRAKE

Creati negli anni 70 dal fumettista e scrittore giapponese Gō Nagai, questi tre super robot sono

stati protagonisti, insieme a molti altri cartoni, dell’infanzia e dell’adolescenza dei nostri genito-

ri, ma anche di alcuni di noi. Ecco qui sotto un breve riassunto delle loro storie, per aiutarvi a

ricordarli e sognare…

(10)

UNA GRANDE DONNA La vita di una grande pedagogista

M

aria Montessori, la donna che rivoluzionò la di- dattica, si trovava a Noordwijk, in Olanda, il 6 maggio del 1952, quando se ne andò all’età di 82 anni. Prima di diventare pedagogista aveva studia- to biologia e si era laureata in medicina nel 1896, una delle pri- me donne ad essere ammessa a studi considerati allora esclusi- vamente maschili. La sua presenza era mal sopportata dagli in- segnanti e dagli altri studenti, tanto che era costretta a sezionare i cadaveri da sola, dopo che i compagni maschi avevano finito.

Ancora da studentessa Maria aveva capito che il clima rigido e intransigente della scuola del suo tempo non incoraggiava gli studenti ad eccellere.

A Berlino, al primo Congresso Internazionale delle Donne, Maria si recò come rappresentante dell’Italia, e denunciò la di- sparità di retribuzione dei salari in fabbrica per uomini e donne.

Si espresse anche sull’istruzione delle donne in Italia, sull’attività delle associazioni femminili, sulla condizione delle lavoratrici;

due anni dopo intervenne anche a Londra, parlando di lavoro minorile e della condizione delle maestre. Maria Montessori credeva fermamente che l’emancipazione femminile fosse un fattore necessario perché l’umanità continuasse a progredire anche moralmente. Inoltre, era convinta che la scienza aiutasse i processi democratici e l’emancipazione sociale e civile. Per que- sto iniziò ad interessarsi all’infanzia.

Dopo aver collaborato e lavorato insieme a molti famosi scien- ziati, divenne insegnante all’Istituto superiore magistrale femmi- nile di Roma e poi aprì la “Casa dei Bambini”, dove mise a pun- to il suo metodo pedagogico.

Dopo aver pubblicato la sua opera principale, “Il Metodo”, iniziò a viaggiare in Asia e in America. Al suo ritorno nel 1934, però, decise di abbandonare l’Italia, che si trovava in pieno periodo fascista. L’educazione alla libertà che era alla base del suo meto- do era impossibile nel nuovo clima politico. Dopo aver vissuto in Spagna e in Inghilterra, si stabilì in Olanda, dove morirà nel 1952.

Maria Montessori fu la prima ad occuparsi di bambini con pro- blemi psichici e bambini disabili, che prima erano esclusi dalle scuole. Per loro preparò attività didattiche specifiche, in prece- denza impensabili perché considerate inutili. “Secondo Maria Montessori la questione dei bambini con gravi deficit si doveva risolvere con procedimenti educativi e non con trattamenti me- dici. […] I consueti metodi pedagogici erano irrazionali perché reprimevano sostanzialmente le potenzialità del bambino invece di aiutarle e farle emergere ed in seguito sviluppare. Ecco quindi l'educazione dei sensi come momento preparatorio per lo svi- luppo dell'intelligenza, perché l'educazione del bambino, allo stesso modo di quella del portatore di handicap o di deficit, deve far leva sulla sensibilità in quanto la psiche dell'uno e dell'altro è tutta sensibilità” (da un documento dell’Istituto Montessori)

Partendo da qui, continuò poi ad occuparsi di educazione per tutti i bambini. Secondo il suo metodo, il bambino è un essere completo, con alte ed uniche potenzialità. L’ambiente in cui cresce lo condiziona, per cui è essenziale offrire un ambiente adatto che non reprima le sue potenzialità. Perché la crescita e l’apprendimento possano avvenire, il bambino deve avere un suo spazio di libertà e deve poter esplorare da solo e correggere i propri errori. La libertà è stimolo per la creatività che ogni bambino possiede e da qui matura la disciplina, e piano piano anche la responsabilità di sé. La Montessori, quindi, riporta il bambino al centro del processo educativo.

La scuola tradizionale, invece, non può fornire un ambiente adatto alla crescita, in quanto priva il bambino della sua sponta- neità, che è invece, come si è visto, fondamentale.

Bisogna quindi fornire agli studenti un ambiente sereno e pro- positivo e materiali che stimolino l’apprendimento; l’educazio- ne, quindi, nel vero senso etimologico del termine, è un proces- so volto a “estrarre” ciò che si trova già all’interno della perso- na.

Il rivoluzionario contributo di Maria Montessori al sistema edu- cativo lasciò un segno indelebile nel corso del XIX e XX secolo, ed è tuttora applicato in molte scuole in tutto il mondo. Ironica- mente, è proprio il sistema scolastico italiano (così basato sul voto, sull’interrogazione, sulla verifica delle conoscenze, sull’e- rogazione dei saper dall’alto) che ignora gli insegnamenti di Ma- ria Montessori. Forse perché sembra troppo utopico per essere davvero efficace?

Anna De Marchi, 3ACL

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BESTSELLERS VINTAGE

Quali romanzi degli anni 50\60 sono famosi ancora oggi?

S

pesso quando si legge un libro, non si ha la percezione dell’epo- ca nel quale è stato scritto, un po’ per le varie ristampe, un po’

perché il tempo della narrazione non coincide con quello della scrittura, un po’ perché le storie possono sembrare quasi attuali.

Ecco quindi una lista di cinque romanzi (e interessanti spunti di lettura) molto famosi, pubblicati negli anni ’50 e ‘60 che tutti dovrebbero leggere.

“Il leone, la strega e l’armadio” (C. S. Lewis), 1950

“Il leone, la strega e l’armadio” è un romanzo fantasy per bambini facen- te parte delle “Cronache di Narnia”; pur essendo il primo dei libri ad essere stato pubblicato, in ordine temporale è il secondo della serie. Nar- ra dell’esperienza vissuta da quattro fratelli, che attraverso un armadio raggiungono un mondo popolato da creature magiche e animali parlanti.

Nel 2005 è stata realizzata la trasposizione cinematografica dalla Walt Disney Pictures.

“Il giovane Holder” (J. D. Salinger), 1951

Un breve romanzo di formazione, che ripercorre le scelte di vita compiu- te da Holder, un ragazzo che torna senza preavviso a New York dopo essere stato espulso dal college all’insaputa dei genitori. Temendo per la loro reazione, inizia a vagabondare per le strade della Grande Mela, met- tendo in atto un percorso di crescita tipico di questa tipologia di romanzi.

Questo romanzo ha avuto una grande influenza sulla cultura giovanile degli anni sessanta.

“Il Signore degli Anelli” (J. R. R. Tolkien), 1955

Questo romanzo high fantasy, caratterizzato cioè un tipo di narrazione che richiama ad una saga epica e ambientata in un Medioevo romanticiz- zato, è la continuazione de “Lo Hobbit”, pubblicato nel 1937. Riporta le avventure di Frodo, che attraversa la “Terra di Mezzo” nel tentativo di distruggere l’anello magico ritrovato dallo zio nel romanzo precedente.

In questo libro, Tolkien crea un mondo mitologico basato sul folklore inglese.

Tra il 2001 e il 2003, anche questo libro ha avuto la sua trasposizione cinematografica diretta da Peter Jackson, che riprende, anche se non in modo completamente fedele, il libro dell’autore inglese.

“Il buio oltre la siepe” (Harper Lee), 1960

Questo romanzo, narrato in prima persona dalla protagonista, è ambien- tato nei primi anni trenta in una piccola cittadina dell’Alabama. Si ispira ad un al caso degli “Scottsboro Boys”, un gruppo di ragazzi afroamerica- ni accusati ingiustamente di violenza. La storia ripercorre le azioni del padre della protagonista, avvocato difensore di un uomo di colore impu- tato per violenze nei confronti di una ragazza bianca e le ripercussioni di questa difesa sulla vita della bambina.

“Il buio oltre la siepe” ha inoltre vinto il premio Pulitzer nel 1961 e il film omonimo da esso tratto ha ricevuto 8 nomination agli Oscar del

1962. Sara Larcher, 1BCL

(12)

SULLE NOTE DI QUEGLI ANNI

La musica degli ‘50, ‘60 e ‘70

G

li anni ‘50, ‘60 e ’70 sono un’età d’oro per quasi tutti i generi musicali, dal jazz al rock, dal coun- try alla disco music, un periodo la cui influenza dura ancora adesso.

Il jazz si evolve. Negli anni Settanta il jazz, nato nel 1890 dalla fusione della musica urbana con il blues, inizia a cercare nuove esperienze e ad allargare i propri confini. Per primo Miles Davis, poi molti altri, decidono di creare un nuo- vo tipo di jazz, ispirandosi al rock e al funk, creando la fusion, dove le musicalità

tipicamente jazz vengono affiancate dalle nuove strumentazioni elettroniche, pur mantenendo sonorità leggere.

Una musica che porta lontano. Le radici del country affonda- no invece nelle esperienze musicali degli immigrati scozzesi in America tra l’Ottocento e il Novecento; l’industria discografica lo scopre negli anni ’60, quando Nashville, in Tennessee, ne diventa l’indiscussa capitale. Tra i grandi musicisti country ricor- diamo Jimmie Rodgers ed Hank Williams, popolarissimi negli anni ’50. Un altro nome indimenticabile è quello di John Den- ver: il suo celebre singolo del 1971, Take me home, country roads, che descrive il paesaggio del West Virginia è stato usato come colonna sonora in vari film.

Canzoni per farsi sentire. Durante gli anni Sessanta, il rock ‘n’

roll sbarca in Inghilterra e continua con la corrente beat, che ha per rappresentanti due tra le band più importanti della storia della musica: i Beatles e i Rolling Stones. I primi (sciolti nel 1970) hanno ritmi più cantabili, mentre i secondi hanno ritmi più marcati e ballabili. Il beat fa da colonna sonora alla rivoluzio- naria beat generation, che caratterizza il periodo con le capigliature maschili lunghe (i capelloni) e la minigonna. Altro movimento

rivoluzionario degli anni Sessanta è il movimento hippy, che rifiuta i principi della società consumista, predica il libero amo- re e l’uso di stupefacenti e organizza enormi raduni musicali che durano più giorni. Il più famoso è stato il Festival di Wood- stock, nell’estate del 1969, che richiamò 500.000 giovani per un raduno di quattro giorni.

Si scende in pista! Negli anni ’60 aprono le prime discoteche, dove la musica dal vivo viene sostituita dalla registrazione sul disco. Poi, verso la metà degli anni ‘70, nasce la disco music, desti- nata specificatamente al ballo. In poco tempo, questo genere raggiunge un grande successo scalando le classifiche musicali, anche grazie al film La febbre del sabato sera. Tuttavia, questo ge- nere è stato soggetto a critiche ed è stato spesso accusato di essere vuoto e superficiale. L’inizio del declino della disco music si ha il 12 luglio 1979, con la manifestazione Disco Demolition Night.

Ma la disco non è mai veramente morta. Nel 2013 è tornata a farsi sentire con i Daft Punk e la loro canzone Get Lucky.

Ovviamente, questa brevissima carrellata non pretende di copri- re tutte le esperienze di quegli anni. Pensiamo solo ai Pink Floyd e agli altri grandi gruppi rock come Led Zeppellin, Who, Deep Purple, King Crimson, Jethro Tull, Doors, Genesis, e molti altri, che sono entrati nella storia della musica. Per chi non li conosce, consiglio di fare qualche ricerca su internet per sco- prire canzoni immortali che non mancheranno di allargare i vostri orizzonti musicali.

Francesco Morlin, 1ASA

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AMERICAN GRAFFITI,

“DOVE ERAVATE NEL ’62?”

Regia: George Lucas

Produttore: Francis Ford Coppola

Interpreti: Richard Dreyfuss, Ron Howard, Paul Le Mat, Charles Martin Smith, Cindy Williams e Harri- son Ford

Durata: 110 minuti

Genere: Drammatico/Commedia

È l’ultima notte d’estate per un gruppo di amici pri- ma che due di loro partano per un college nella East Coast. Una notte di speranze, sogni, timori, incertez- ze, dubbi per i protagonisti del film, Curt, Steve, John e Terry. La storia si articola su quattro narrazio- ni parallele, che, al tempo stesso, si intrecciano fra loro e sono guidate dalla voce del dj Lupo Solitario, che si sente dall’autoradio.

Quella del film American Graffiti (1973) è una storia nostalgica, adolescenziale, in cui i protagonisti devo- no affrontare il grande passaggio verso l’età adulta, ma sono ancora alla ricerca della propria identità, del proprio essere, della direzione da prendere nella vita.

E’ il momento in cui bisogna trovare finalmente una risposta alla classica domanda “Cosa farai da gran- de?” e ti accorgi che non resta più molto tempo per decidere, per salire su un treno che, probabilmente, non passerà mai più, un treno che ti porterà dall’altra parte del mondo, lontano dalla tua città, da casa, dalle persone che ami. Non manca, tuttavia, la vena comi- ca, sentimentale, grottesca e a tratti patetica che ani- ma i personaggi e che ha reso questo film un capola- voro indimenticabile.

Una sola notte basta al regista, George Lucas, per far rivivere in modo semplicemente geniale e perfetto la vita di quegli anni, anche grazie alla colonna sonora, che ripercorre i più grandi successi musicali del pe- riodo e in questo ne definisce il contesto, grazie an- che ad alcune citazioni storiche (come per esempio l’assassinio di Kennedy).

Alessandro Cendron, 3ACL

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DE GUSTIBUS ANNORUM ‘50 LA PINZA VENETA

La classica pinza è preparata con polenta e frutta secca. Ecco qui la ricetta (facilissima!) per preparare uno dei dolci più semplici e buoni della tradizione veneta.

INGREDIENTI

• 200g di farina

• 300g di farina di mais

• 500ml di latte

• ½ bustina di lievito per dolci

• 100g di zucchero

• 100g di uvetta

• 30g di pinoli

• 1 bicchierino di grappa

• Sale q.b.

• 6 fichi secchi (facoltativi)

PROCEDIMENTO

Cuocere la farina di mais nel latte come se fosse una normalissima polenta e aggiungere tutti gli ingredienti (i fichi vanno prima spezzettati);

dopo aver ricoperto una teglia (meglio se rettangolare) con la carta forno, versarci il composto e cuocere a forno caldo (180° per 1h);

sfornate la vostra pinza; può essere mangiata sia calda che fredda.

Laura Bazzacco, 1CSC

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PROGETTO PON

“Per me la sorte è caduta su luoghi deliziosi: la mia eredità è magnifica”

S

i concluderà a breve l’ultimo modulo del progetto finanziato dai fondi europei, finalizzato al

“Potenziamento dell’educazione al patrimonio cultura- le, artistico e paesaggistico”. Il titolo del progetto è

“Per me la sorte è caduta su luoghi deliziosi: la mia eredità è magnifica” ed esso si è diviso in quattro moduli, ciascuno dei quali ha toccato argomenti diversi.

Il primo modulo, chiamato “Un ponte a due arcate: il collezio- nismo veneziano tra classico, classicismo e neoclassicismo”, tenuto dalla prof.ssa Rigido e dal prof. Zorzi, si incentrava ap- punto sul collezionismo veneziano. La finalità del corso è stata mettersi nei panni di un organizzatore di un’ipotetica esposizio- ne, progettandola interamente nei dettagli. Il corso si è concluso lo scorso marzo con la visita ad alcune delle collezioni private di Venezia.

Il secondo modulo ha avuto inizio questo febbraio e si è con- centrato sul rapporto esistente tra i campanili e il territorio della pianura veneta; da questo ha avuto origine il titolo “Campanili e Territorio”. I ragazzi, guidati dal prof. Zorzi e dal prof. Cappel- letto, hanno realizzato sopralluoghi, rilevando le caratteristiche dei campanili e mettendole a confronto tra di loro.

Il terzo modulo, “Quattro mila modi di dire... Villa”, tenuti dalla prof.ssa Longano e dal prof. Cappelletto, ha approfondito la conformazione e la storia delle ville venete, con alcune uscite mirate alla visita di queste ultime.

Il quarto modulo, infine, s’intitolava “Di scuola...in Scuola...e ritorno” e poneva l’attenzione sulla figura della Scuola di Carità veneziana, studiandone la struttura non solo architettonica, ma soprattutto sociale e focalizzandosi sui vantaggi che queste por- tarono all’interno della Serenissima. Il corso è stato tenuto dal prof. Zorzi e dal prof. Cappelletto e si concluderà presto con un’ultima uscita a Venezia per la visita delle Scuole.

Il progetto, come già detto, è stato finanziato con i fondi euro- pei e ha rappresentato una straordinaria opportunità di crescita culturale per gli studenti coinvolti; gli alunni partecipanti riceve- ranno, infine, un attestato di partecipazione recante le compe- tenze e conoscenze acquistate.

Sara Larcher ,1BCL

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LEVI ON THE ROAD

Il Rasoio ha intervistato Alessandra Dalla Rosa, una ragazza della 4^A Classico che ha trascorso l’anno in America e che tra poco dovrà rifare le valigie per ritor- nare in Italia.

C

iao a tutti!

Mi mancano 20 giorni e poi lascerò gli States.... ora come ora, va tutto alla grande, anche se le emozioni sono veramente contrastanti: da una parte sono feli- ce di tornare perché l’Italia un pò mi manca, dall’altra non vor- rei assolutamente lasciare la scuola in cui mi trovo: è la cosa più bella che mi potesse capitare!

Dove ti trovi di preciso? In quale stato degli States? Mi trovo ad Hamilton, in Montana.

Come ti trovi nella realtà americana? E con la famiglia che ti ospita?

La realtà americana per certi aspetti è molto diversa da quella italiana, ma sotto altri è molto simile. Devo dire che in generale mi piace molto, anche se ci sono certi aspetti della mia vita in Italia che trasporterei qui (o viceversa).

Con la mia famiglia va tutto bene, io vivo con la mia host mom e la mia host sister, una bambina di 8 anni.

Come è strutturata lì la scuola? Quali materie studi?

La scuola è molto diversa da quella italiana e devo dire che la preferisco. Qui il sistema, che però cambia da stato a stato, è binario. Si alternano i giorni A con i giorni B (se oggi ho il giorno B, domani avrò l’A e così via). Nel giorno A studio Intro to art, AP US Government e ho due ore di study hall (periodo che puoi usare per studiare).

Nel giorno B invece studio English III, US History, Alge- bra 2 e Spanish II.

Ogni giorno ho quattro classi da 90 minuti, 40 per il pranzo e 10 di pausa tra il primo e il secondo periodo, che corri- sponde un po’ alla nostra ricreazione. Inizio alle 8.15 e finisco alle 3.15. Ci sono solo 4 anni e si dividono in fresh- men (1 anno), sophomore (2 anno), junior (3 anno) e se- nior (4 anno). Io sono senior e a giugno farò la graduation, quindi tornerò in Italia diplomata!.

Hai trovato difficoltà nell’integrarti con i tuoi nuovi compagni a scuola?

No, non ho avuto alcuna difficoltà. All’inizio credevo che sarebbe stato difficile integrarsi in un sistema diverso, con una lingua diversa ma è stato più semplice del previsto.

Gli americani, al contrario di ciò che si può pensare, sono molto aperti e disponibili, per certi

versi più amichevoli. Gli insegnanti sono persone adorabili, non sono autorità o persone superiori agli studenti, anzi ne sono amici e con loro si può parlare e discutere di tutto, anche di problemi personali o situazioni difficili. Inoltre, aiutano sempre gli alunni, senza giudicarli in base ad un voto o alla media.

Quale è la tua giornata tipo?

Di solito mi sveglio alle 6/6.30, alle 7.30 prendo l’autobus e verso le 7.45 arrivo a scuola. Lascio lo zaino nell’armadiet- to, prendo i libri e vado in classe. Dalle 9.45 alle 9.55 abbia- mo la ricreazione, dove di solito andiamo in giro per i cor- ridoi, raggiungiamo gli armadietti o andiamo in mensa, dove ci sono snacks, yogurt e smoothie. Poi, dopo il secon-

do periodo, alle 11.25 andiamo a pranzo, che possiamo comprare o portare da casa. A fine scuola andiamo di solito downtown, cioè in centro, a piedi o prendendo l’autobus (giallo come nei film), in biblioteca o in qualche posto simi- le ai nostri bar per studiare o scambiarci un po’ di gossip.

Poi dipende, a volte andiamo a mangiare fuori oppure ver- so le 6 ci dirigiamo verso casa.

Pratichi qualche sport, con la scuola o individualmen- In ogni scuola ci sono team di football, basketball, tennis, te?

softball, e truck. Io non ho partecipato a nessuno di questi sport perché la mia host mom, essendo da sola, e lavoran- do in ospedale non avrebbe avuto la possibilità di portarmi e venirmi a prendere ogni giorno dagli allenamenti, che sono ogni giorno e durano per tutto il pomeriggio, più eventuali giochi o partite durante i weekend. Però sia io che altre exchange students andiamo in palestra, che si trova sempre downtown, più facile quindi da raggiungere.

Quale aspetto della scuola americana “importeresti”

in Italia e quale invece porteresti in America dall’Italia?

Ci sono tanti aspetti della scuola americana che mi piace- rebbe portare in Italia, in primis il rapporto studente- insegnante. Qui non serve il “lei”, ci si rivolge in modo molto amichevole; gli insegnanti non usano toni autoritari quando parlano con noi e per questo sono molto rispettati (infatti nessuno parla male di loro alle spalle, cosa che a volte noi facciamo nei confronti dei nostri prof). Se qual- che studente non capisce o prende un brutto voto in qual- che verifica, raramente viene rimproverato, al contrario viene sempre aiutato e molto spesso, dopo scuola o nel periodo della study hall, si può trovarsi con il prof per fare un ripasso. Un’altra cosa bella è la presenza sempre costan- te del preside e del vice preside. Entrambi sono all’entrata/

uscita della scuola ogni giorno, durante la pausa pranzo sono lì che parlano, ridono e scherzano con noi, senza comunque perdere la loro autorità o rispetto da parte dei ragazzi.

Una cosa che porterei qui dall’Italia è il rigore nello stu- dio...in Italia tendiamo a concentrarci molto per studiare, qui invece è tutto molto più superficiale.

Nel tempo libero cosa fai?

Nel tempo libero esco con gli amici, vado in biblioteca, al parco o sto con la mia host sister oppure andiamo al centro commerciale

Il clima com’è?

In Montana l’inverno è freddissimo! Questo inverno è ne- vicato moltissimo (più di un metro) e mi hanno riferito era dal 2008 che non nevicava così tanto. La temperatura è arrivata a – 15°! Ora che siamo a fine maggio il clima si alterna, passa da soleggiato e caldo a freddo e piovoso.

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LEVI ON THE ROAD

Come è la cucina americana, se di cucina si può parla- re? Qual è il cibo che più ti manca?

La cucina americana è ovviamente peggiore della nostra. La mia host mom è di origine messicana, quindi spesso man- gio cibo messicano, che è decisamente migliore. Però gli hamburger sono buonissimi e adoro le quesadillas. Ci sono molti fast food e alcuni sono migliori del McDonald, come per esempio il Dairy Queen,.

Fun fact: qui non si paga l’acqua e il bicchiere delle bibite si può riempire quante volte si vuole alla “soda fountain” (il distributore di bibite), pagando una volta sola!

Credo che il cibo che mi manca di più sia il pane...qui non hanno quello “vero”, non è assolutamente paragonabile al nostro.

Hai vissuto qualche bella esperienza che ti ha partico- larmente colpita durante questi mesi?

Ho raccolto tantissimi bei ricordi nel corso di questa espe- rienza, ma il migliore credo sia la visita che ho fatto alla città di Los Angeles. Per Natale siamo stati lì 10 giorni (a Long Beach, a 30 minuti da LA centro, dove la mia host mom ha vissuto) ed è stata l’esperienza più bella in assolu- to; una città meravigliosa con influenze provenienti da 20 culture diverse, costosa - molto costosa- e moderna. Ho visto il centro, Beverly Hills, gli Universal Studios, Knott’s Berry Farm, le spiagge, i centri commerciali immensi con il cinema all’interno, il centro di LA e ho mangiato ovvia- mente all’”In-n-out”, una vera istituzione in California!

Puoi descriverci un’abitudine degli Americani che gli Italiani non hanno?

Una caratteristica della vita in America è quella di trasferirsi spesso, anche in luoghi molto lontani. Certi miei compagni di scuola si sono già trasferiti 4 volte, cambiando ogni volta Stato e quindi anche scuola, amicizie, eccetera. La mia host mom, ad esempio, è nata in Texas, poi si è spostata a San Diego, in seguito a Los Angeles, poi Washington ed ora è qui in Montana.

Consigli questa esperienza ai tuoi compagni del Levi?

Assolutamente sì. Consiglio quest’esperienza a tutti, bravi e meno bravi. Non serve necessariamente avere voti altissi- mi. Importa come siete dentro, come affrontate le situazio- ni, se sapete gestire le difficoltà, parlare con persone scono- sciute, adattarvi a situazioni nuove, prendere sempre il me- glio dalle esperienze, anche quelle negative. La lingua potrà sembrarvi un problema, ma non è assolutamente così. Do- po poche settimane sarete in grado di parlare molto bene e

capirete tutto e neppure la scuola è un ostacolo. Se posso darvi un consiglio, se siete intenzionati a fare questa espe- rienza, basatevi solo sul vostro istinto, non lasciate che le persone (insegnanti/amici/parenti vari) influenzino la vo- stra decisione. A me avevano più volte consigliato di non partire perché non sono proprio bravissima a scuola o per- ché sembrava un’esperienza troppo difficile, ma alla fine sono qui e, se non lo avessi fatto, avrei perso un’occasione che non si sarebbe più ripresentata. Se lo volete veramente, partite.

Una motivazione forte per partire subito per gli USA?

Ce ne sarebbero molte, ma i doughnuts e Dairy Queen sono determinanti, direi....

Un qualcosa che desideri raccontarci è …

Se mai verrete qui negli States, ecco la lista di cose irrinun- ciabili: ordinare qualcosa da Domino’s, andare spesso al cinema, perché molti film escono qui molto prima che da noi; inoltre, non mancate di visitare Walmart. È un super- mercato immenso e vendono di tutto, letteralmente.

Altre due cose importanti, da non dimenticare mai: lasciare sempre la mancia e fare il “pledge of allegian- ce” (giuramento alla bandiera) ogni lunedì mattina a scuola (gesto bellissimo, secondo me…)!

Grazie Alessandra!

Anna De Marchi, 3ACL

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RACCONTO COMICO

Secondo e ultimo capitolo del racconto sulle peripezie del nostro eroe a Quel Paese. Nella puntata precedente, egli aveva preparato il suo kit per il viaggio ed era partito in treno. Giun-

to in stazione a Quel Paese, percorre con coraggio il lungo (ma tanto lungo!) cavalcavia, al termine del quale gli si apre la vista della Città

P

arte la mia avventura!

Potrei descrivere questo paese come un paese, un normalissimo paese. Nulla a che vedere però con il

"paesaggio" di Quel Paese: non sembra esserci nulla di intelligente intorno. Però immensi grattacieli spiccano verso il cielo, il quale ogni tanto se la ride... E c’è da ridere sul serio! I primi colonizzatori, ad esempio, erano caratterizzati da una meravigliosa incapacità di fare qualsiasi cosa, oppure facevano, ma così male che venivano immediatamente mandati qui. O anche il fatto che qui non esistano negozi fissi... Comunque- mente, tornando alla mia personale esperienza, zonzolando su e giù per le strade, mi guardo attorno e realizzo che il cavalcavia che ho appena attraversato è percorso solo da persone e non da auto. È vero: a Quel Paese ci si va a piedi e non in auto perché ci si deve pentire delle proprie malefatte!

Entro in quel che mi sembra un mercatino delle pulci (perché ogni tanto intravedo qualche insetto saltare da uno scaffale all’altro, tra l’altro in modo molto atletico…) Una fitta coltre di fumo (“ma qui ce sta' sempre 'a nebbia?”) mi avvolge non appena varco la soglia, come una veloce ma violenta sberla, il che mi fa arrabbiare e mi costringe subito a rispondere con un montante.

E patapín e patapán, e patapín e patapán, mi faccio avanti vitto- rioso nella bottega. Per la quantità d’incenso che ho inalato po- trei essere scambiato per un santo!

Addentrandomi nel negozio vedo sparse qua e là cianfrusaglie di vario tipo, la cui utilità è pari quello di una torcia accesa in una giornata di sole, ma ciò che colpisce di più la mia attenzione è la conversazione tra il commesso e un cliente. Quest’ultimo voleva comprare un paio di infradito felpate per tenere i piedi caldi anche in spiaggia (che poi c’è pure una spiaggia da queste parti?). Il commesso cerca di propinargliene un paio dell’anno precedente e il cliente si rifiuta di comprarle perché vuole l’ulti- mo modello con il sistema operativo aggiornato… Povero illu- so, non sa che aggiornamento dopo aggiornamento non sai mai cosa ti possa capitare quando le indossi. Io utilizzo ancora Win- dows XP sul mio computer per questo motivo. Mentre osservo questo battibecco, agguanto un ventilatore per allontanare la coltre di fumo e in men che non si dica mi ritrovo un commes- so accanto che mi domanda: “Vuole acquistarlo?”

“Il fumo? Ah, no no, seguo uno stile di vita sano. I don't smo- ke.”

"Io intendevo il ventilatore... ora che l'ha toccato lo deve com- prare, lo sa?"

Così sia, e con il mio nuovo ventilatore portatile a pale eoliche alimentato ad acqua biologica ionizzata esco dalla bottega. Mi

ritrovo però in un posto diverso da quello da cui ero entrato...

ah sì è vero, a Quel Paese non ci sono negozi fissi: mentre ero dentro il negozio esso si è spostato...

D'un tratto i miei pensieri sono soffocati via da un suono di megafono: "È arrivato l'arrotino! È arrivato l'arrotino!" Ed ec- colo, proprio lui: l'arrotino. Decido allora di chiedergli informa- zioni. Rallenta il suo camioncino e con aria di benvenuto, pieno di sorrisi e di entusiasmo mi fa: "Ciao caro, vuoi essere arrotato anche tu?" Lusingato, rifiuto con cortesia la sua proposta... però penso: "Ma perché ha detto anche tu?”

"Signor gua, ma cos'è 'sta storia che i negozi si muovono?" "Eh sì, è così figliolo. È un po' come quando, nelle tue zone, esci dal supermercato da un'uscita diversa dall'entrata e non trovi più dove hai parcheggiato la macchina. Qui invece è una cosa nor- male non capire a primo impatto dove ci si trova quando si esce da un negozio: è il negozio vero e proprio che si muove! Dai, monta su che ti porto a fare un giro!"

"Molto volentieri signor gua, grazie."

"Ah tranquillo puoi anche non chiamarmi così: chiamami pure Egregio Signor Gua."

Viva la modestia.

Salgo sul camioncino e l'Egregio Signor Gua mi attacca una chioda3 pazzesca! Parla della zia di terzo grado, della sorella della cugina di suo cognato che aveva una collezione di gnomi da giardino... poi è passato nel suo giardino uno stormo di pic- cioni che come bombardieri hanno "dato una verniciata" a tutti gli gnomi... e lei poi è arrivata a casa, e come ha visto il giardino le è venuto quasi un coccolone… e disperata chiama il marito, e chiama la protezione animali... Volevo scappare! Poi però mi spiega una cosa interessante sulla città che stavo visitando: "Qui ci sono pochi mezzi pubblici e molti preferiscono usare i negozi come mezzi di trasporto. Entri di qua ed esci di là!"

"Tipo lupo ululà e castello ululì?"

"Esatto: papperipà peppì pappepà perugia!"

"Ok ho capito tutto. Grazie mille."

Passiamo per le vie del borgo, del mosto bolliva in un caldero- ne, emanava un profumone profumone, facendo sballare chi passava di là. E al final del borgo, giungo nel luogo dove molti vogliono finire i loro giorni: Piazza Grande. Il centro di Quel Paese, l'anima della Città. Grande, ma solo di nome, un po’

come il sale, che in realtà non rispetta le leggi della fisica e sale.

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RACCONTO COMICO

Secondo e ultimo capitolo del racconto sulle peripezie del nostro eroe a Quel Paese. Nella puntata precedente, egli aveva preparato il suo kit per il viaggio ed era partito in treno. Giun-

to in stazione a Quel Paese, percorre con coraggio il lungo (ma tanto lungo!) cavalcavia, al termine del quale gli si apre la vista della Città

Qui in Piazza Grande avviene un fenomeno comune, ma porta- to allo stremo: la coda. Fiumi di gente in fila si accalcano all'en- trata di musei ed esercizi commerciali di vario genere. Centinaia di migliaia di persone spiaccicate le une contro le altre, che riempiono quasi tutta la superficie della piazza. E questo ha un vantaggio: evidenzia bene la forma della piazza stessa di Quel Paese, che ricorda molto la forma di un ombrello. L'idea del progetto non nacque casualmente: qui l'uso di gestualità è molto frequente e questo ispirò gli ingegneri, che vollero trasformare in oggetto questa tradizione folkloristica. Tumulti e risse sono praticamente perenni qui. Questo perché c'è gente che salta la coda, avvengono scippi, scherzi, prese in giro... Le grida e le urla mi assalgono e mi fanno perdere nel turbinio della piazza. Co- me una pallina del flipper sono gettato da una parte all'altra.

Sapete, non è male... Non serve nemmeno controllare i movi- menti delle gambe, le lasci andare e basta! Easy!

In questo mare in burrasca di anime, vedo la gente che si scam- bia pugni in faccia: vola la dentiera di una vecchietta, che pron- tamente risponde con la sua borsetta (dalle dimensioni di un mattone ma anche dal peso di un mattone) a mo' di fionda di Davide contro Golia. Maschi contro maschi, femmine contro femmine, maschi contro femmine...

Un uomo salta addosso a un altro, l'altro lo rovescia con una mossa di dai-che-n'don4 e come un wrestler gli si scaraventa addosso. La vecchietta (quella di prima) ritrova la dentiera e con l'intensità di un lanciatore di baseball la tira in bocca a quello steso a terra. La dentiera perfora l'aria, sibila, sembra un vortex, entra nella gola di quel tizio e tale è la velocità del "siluro" che, in una frazione di secondo, come entra esce, come una pallina tirata a bomba in porta nel calcetto balilla.

Scivolo tra i corridoi di persone come un Vietcong tra i tunnel fangosi dell'Indocina e alla fine emergo da questa giungla di corpi di fronte alla biglietteria fuori dalla Grande Stazione Cen- trale. È una stazione diversa da quella i cui sono arrivato: questa è grande ed è centrale. E l’ambiente qui è mozzafiato: treni ovunque! Letteralmente! Uno, ad esempio, sosta sopra il tetto, un altro fa scendere i suoi passeggeri dentro il bagno, un altro ancora li manda… beh, a Quel Paese!

In questa nuova selva oscura di corpi cerco di trovare la mia banchina5. L’impresa non è difficile, l’odore del denaro in mi- niatura si sente a grande distanza e soprattutto si vedono i cer- catori d’oro atomico con i loro segugi che ne seguono le tracce.

Riesco a salire sul treno e mi siedo tra un gruppo di questi cer- catori e i loro cani, dall’odore inconfondibile, così fresco e deli- cato da farmi svenire. D’altro canto l’ho sempre detto io: “Vado e svengo!”

Così, tra il cosciente, l’incosciente e l’onnisciente me ne torno a casa con tanti ricordi, un ventilatore tascabile e un tanfo cadave- rico addosso

JSW & Alejandro Waikiki

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Unsere Klassenfahrt nach Salzburg

Am 2. Mai bin ich mit meiner Klasse nach Salzburg gefahren.

Wir lernen Deutsch in der Schule, deshalb haben wir einen Aus- flug in eine Stadt Österreichs machen wollen. Unser Ausflug hat zwei Tage gedauert; wir sind am Donnerstagmorgen abge- reist und am Freitagabend zurückgekommen.

Am Donnerstag hat mein Wecker um 4:00 Uhr geklingelt und ich bin aufgewacht. Dann bin ich aufgestanden und habe ge- frühstückt. Ich habe eine Tasse Milch getrunken und ein Stück Torte gegessen. Später habe ich mich gewaschen und habe mei- ne Zähne geputzt. Danach habe ich mich angezogen und ge- schminkt und ich habe die letzten Dinge in meinem Koffer eingeordnet. Gegen 5:00 Uhr habe ich mich von meinen Eltern verabschiedet und Vittorias Vater hat mich zur Schule gefahren.

Ich habe meine Mitschüler, Frau Zanni, Frau Sartor und Frau Fasswald beim Treffpunkt, der vor der Schule war, getroffen.

Um 5:15 Uhr ist der Bus angekommen, also haben wir unsere Rucksäcke und Koffer ins Gepäckfach gelegt. Dann sind wir in den Bus eingestiegen und gegen 5:30 Uhr sind wir abgefahren.

Während der Fahrt, die zirca fünf Stunden gedauert hat, haben wir geschlafen, Musik gehört und geredet. Außerdem haben wir einen Halt gemacht und er hat zu lange gedauert, so hatten wir Verspätung. Wir sind gegen 11:00 Uhr in Hellbrunn angekom- men. Fürsterzbischof Markus Sittikus ließ das Schloss Hell- brunn bauen und der Architekt Santino Solari hat das Projekt gemacht. Das Schloss musste die Macht des Fürsterzbischofs zeigen. Als Erstes haben wir die Wasserspiele gesehen und wir sind wegen der Wasserspiele nass geworden. Das war sehr lus- tig. Dann haben wir das Schloss besichtigt. Alles war sehr prunkvoll und die Dekorationen des Schlosses haben mich be- eindruckt.

Nach dem Besuch haben wir zusammen in dem Park des Schlosses zu Mittag gegessen und wir haben die Landschaft beobachtet. Um 14:00 Uhr sind wir abgefahren und sind um 14:30 Uhr in der Altstadt angekommen. Dann haben wir unse- ren Reiseführer getroffen. Er hat uns durch die Stadt geführt.

Als Erstes hat der Mann uns die Universität gezeigt. Ihre Archi- tektur ist sehr modern und das hat mir gefallen. Dann haben wir flüchtig die Gärten von Schloss Mirabell gesehen. Sie sind sehr gepflegt und die Farben der Blumen waren spektakulär!

Auf dem Mozartplatz haben wir die Statue von Mozart gesehen.

Er hat einen Stift in seiner Hand und sieht sehr stolz aus. Wir haben andere Statuen in der Stadt gesehen. Zum Beispiel gab es eine Statue von einer Frau, die einen Spiegel in ihrer Hand hat- te. Der Spiegel ist ein Symbol der Wahrheit. Außerdem gab es eine Statue der Muttergottes vor dem Dom. Der Dom hat mir gefallen. Er ist sehr groß und dekoriert. Ich habe seinen Barock- stil geliebt. Dann hat der Reiseführer uns die Residenz gezeigt.

Sie ist ein imponierendes Gebäude. Vor der Residenz liegt ein wunderbarer Brunnen mit vier Pferden. Endlich haben wir die goldene Kugel gesehen.

Nach der Führung der Altstadt hatten wir eine halbe Stunde Freizeit. Ich bin mit meinen Freundinnen in die Getreidegasse gegangen und wir sind shoppen gegangen. Dann sind wir hän- gengeblieben, um einen Kaffee zu trinken. Gegen 19:00 Uhr sind wir zum Hostel gefahren. Chiara, Vero, Fra und ich sind in unser Zimmer gegangen und haben geduscht. Um 20:00 Uhr sind wir in den Speiseraum gegangen und haben zu Abend ge- gessen. Es gab viel Essen und alles hat mir geschmeckt, außer der Suppe. Sie hatte einen Beigeschmack. Die Torte dagegen war sehr lecker! Nach dem Abendessen haben einige von mei- nen Freunden und ich Billard gespielt. Um 22:30 Uhr sind wir in unsere Zimmer zurückgekommen.

Später haben meine Freunde und ich uns getroffen, aber Frau Zanni hat uns entdeckt und wir sind ins Bett gegangen. Am Freitag sind wir um 7:00 Uhr aufgestanden und wir haben uns fertiggemacht und haben unsere Koffer gepackt. Um 7.30 Uhr haben wir gefrühstückt. Ich habe Kaffee getrunken und Joghurt mit Müsli gegessen. Gegen 8:30 Uhr haben wir das Hostel ver- lassen und sind zum Geburtshaus Mozarts gefahren. Unser Besuch hat zirca eine Stunde gedauert und wir hatten die Mög- lichkeit, das Haus von dem Komponisten zu besichtigen. Wolf- gang Amadeus Mozart wurde 1756 in Salzburg geboren und hat lange dort gelebt. Das Haus war sehr besonders und wir haben Mozarts Partituren gesehen und seine Sonaten anhören können.

Die Geige und die Klaviere von Mozart haben mich beein- druckt. Später sind wir zur Festungsbahn gegangen und haben die Festung Hohensalzburg erreicht. Wir haben die Festung mit Audioguides auf Italienisch besucht. Wir haben etwas über die Fürsterzbischöfe, die in der Festung gelebt haben, gelernt. Das Fürstzimmer war sehr prächtig und die goldene Stube auch.

Das Marionettenmuseum hat mich amüsiert!

Chiara Agostini 2Asc

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Unsere Klassenfahrt nach Salzburg

Zu Mittag haben wir in der Altstadt eine Bratwurstgegessen, die sehr typisch ist, und haben die Souvenirs für unsere Familien gekauft. Zum Beispiel habe ich die Mozartkugeln gekauft, weil meine Großmutter sie liebt.

Gegen 13:00 Uhr sind wir nach Hallein abgefahren und wir sind um 15:00 Uhr angekommen. Dort haben wir das Salzbergwerk besucht. Das war sehr interessant und hat mir sehr gut gefallen.

Ein Züglein hat uns durch das Bergwerk gefahren und dort haben wir die Wichtigkeit des Salzes für den Reichtum des Fürsterzbischofs verstanden. Die Sachen, die ich nie vergessen werde, sind die Rutschen, sie waren super! Gegen 17:00 Uhr hat unser Besuch geendet und wir sind abgefahren.

Die Rückfahrt war sehr ruhig, weil alle sehr verschlafen waren.

Wir haben einen Halt gemacht und haben etwas gegessen. Um 22.30 Uhr sind wir in Montebelluna angekommen. Ich war mü- de, aber sehr froh wegen des Ausflugs. Ich habe Salzburg sehr schön gefunden!

Chiara Agostini 2Asc

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PADOVAN

Dei compagni stanno esponendo alcune novelle di Boccaccio Prof: “Cosa state confabulando lì? Stanno raccontan- do una novella erotica, stiamo attenti alla novella ero- tica.”

Rivolgendosi d una compagna

Prof: “Tesoro santo gioiello del firmamento, se non parli più forte non ti sento.”

Rivolgendosi ad un compagno che aveva appena esclamato in modo colorito

Prof: “E’ stato in stato di quiescenza tutto l’anno e adesso si è svegliato. Ma tu sei quello di prima o quel- lo di adesso? Che almeno so come comportarmi...”

Durante un’interrogazione sull’Orlando Furioso Prof: “Quali sono gli obbiettivi prosaici?”

Il compagno interrogato la guarda un po’ confuso

Prof: “Portarsela a letto, ok, quello l’hai capito, però qui non sei con gli amici al bar o in discoteca.”

ISOARDI

Tradurre dal latino le scritte in chiesa può essere pericoloso…

Prof: “Maria Vergine assunta al Cielo a spese del co- mune non è una traduzione corretta. Il restauro era a spese del comune.”

SPERANZON

Studenti camminano per la classe prima di uscire per un pro- getto

Prof: “Ragazzi! State in equilibrio statico che vi con- to!”

IPSE DIXIT

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REDAZIONE

CONDIRETTORI

Nicolò Bonaga 3ASP, Alessandro Cendron 3ACL, Giacomo Costantin 3DSC, Anna De Marchi 3ACL SETTORE GRAFICO E TECNICO

Edoardo Boscarini 3ASC REDATTORI

Alice Andreatta 2ASA, Laura Bazzacco 2CSC, Alessandro Cendron 3ACL, Giacomo Costantin 3DSC, Silvia

Cecilia Davanzo 1BCL, Anna De Marchi 3ACL, Sara Larcher 1BCL, Morris Martinelli 1DSA, Francesco Mor-

lin 1ASA, Alessandro Pagnan 3ASA, Nadja Pavan 4ASC, Nicolò Sernagiotto 3BSA, Sebastiano Torresan 3ASA

Riferimenti

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 queste
 ragioni,
 l’Unione
 si
 adoperò
 alla
 stesura
 di
 un
 nuovo
 piano
 politico,
 di
 suo
 esclusivo
 patronato,
 più
 attento


[r]

and its mean-squared error for the case of an observation near one of the extremes of the series (i.e., the case of a finite realization). Preliminary estimation and revisions

Above Ground Biomass AGB Advanced Land Observation Satellite ALOS Advanced Visible and Near Infrared Radiometer type 2 AVNIR-2 Advanced Synthetic Aperture Radar

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