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PARROCCHIA S LORENZO CAMPOMOLINO CAMMINIAMO INSIEME CON GESU Internet www. campomolino.it cell

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Academic year: 2022

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PARROCCHIA S LORENZO CAMPOMOLINO

CAMMINIAMO INSIEME CON GESU’

Internet www. campomolino.it cell.334 9257113

LITURGIA DELLA SETTIMANA 4 ottobre 2020 27° DOMENICA PER ANNUM

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DOMENICA 4 La vigna del Signore è il suo popolo

ore 15.00 s. Messa della Madonna del Rosario: per la parrocchia (non c’è la processione) .LUNEDI’ 5 in famiglia si legga il vangelo di Luca 10,25-37

Ore 17.00 s. Messa, def. Coden Danila e Amadio ord. fam.

MARTEDÌ' 6 in famiglia si legga il vangelo di Luca 10,38-42 Ore 17.00 s. Messa, def. Bertacchini Pierina ord. fam.

MERCOLEDÌ' 7 in famiglia si legga il vangelo di Luca 1,26-38 B. V. Maria del Rosario Ore 17.00 s. Messa, alla Madonna per persona devota.

GIOVEDÌ' 8 in famiglia si legga il vangelo di Luca 11,5-13

0re 17.00 s. Messa, def. Def. Suor Luisa Costoli e genitori ord. fam.

VENERDÌ' 9 in famiglia si legga il vangelo di Luca 11,15-26 Ore 17.00 s. Messa, def. Furlan Teresa ord. fam.

.SABATO 10 in famiglia si legga il vangelo di Luca 11,27-28 Ore 17.30 def. Furlan Vittorio, Segatto Franco e Scottà Rita ord. fam..

Def. Rizzo Teresa e Coden Ermenegildo ord. fam.

DOMENICA 11 Abiterò per sempre nella casa del Signore 28° DOMENICA PER ANNUM Ore 09.30 per la parrocchia - def. Franzin Gino ord. moglie e figli

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MESE DEL ROSARIO: si prega il Rosario in chiesa alle ore 16.35 ( prima della s. Messa)

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Papa Francesco all’Angelus di domenica 27 settembre Cari fratelli e sorelle,

nella mia terra si dice: "A tempo brutto buona faccia". Con questa "buona faccia" vi dico: buongiorno!

Con la sua predicazione sul Regno di Dio, Gesù si oppone a una religiosità che non coinvolge la vita umana, che non interpella la coscienza e la sua responsabilità di fronte al bene e al male. Lo dimostra anche con la parabola dei due figli, che viene proposta nel Vangelo di Matteo ( 21,28-32). All'invito del padre ad andare a lavorare nella vigna, il primo figlio risponde impulsivamente "no, non ci vado", ma poi si pente e ci va; invece il secondo figlio, che subito risponde "sì, sì papà", in realtà non lo fa, non ci va. L'obbedienza non consiste nel dire "sì" o "no", ma sempre nell'agire, nel coltivare la vigna, nel realizzare il Regno di Dio, nel fare del bene. Con questo semplice esempio, Gesù vuole superare una religione intesa solo come pratica esteriore e abitudinaria, che non incide sulla vita e sugli atteggiamenti delle persone, una religiosità superficiale, soltanto "rituale", nel brutto senso della parola.

Gli esponenti di questa religiosità "di facciata", che Gesù disapprova, erano in quel tempo «i capi dei sacerdoti e gli anziani del popolo» (Mt21,23) i quali, secondo l'ammonizione del Signore, nel Regno di Dio saranno sorpassati dai pubblicani e dalle prostitute (cfr v. 31). Gesù dice loro: "Saranno i pubblicani, cioè i peccatori, e le prostitute a precedervi nel Regno dei cieli". Questa affermazione non deve indurre a pensare che fanno bene quanti non seguono i comandamenti di Dio, quelli che non seguono la morale, e dicono: «Tanto, quelli che vanno in Chiesa sono peggio di noi!». No, non è questo l'insegnamento di Gesù. Gesù non addita i pubblicani e le prostitute come modelli di vita, ma come "privilegiati della Grazia". E vorrei sottolineare questa parola "grazia", la grazia, perché la conversione sempre è una grazia. Una grazia che Dio offre a chiunque si apre e si converte a Lui. Infatti queste persone, ascoltando la sua predicazione, si sono pentite e hanno cambiato vita. Pensiamo a Matteo, ad esempio, San Matteo, che era un pubblicano, un traditore alla sua patria. Nel Vangelo di oggi, chi fa la migliore figura è il primo fratello, non perché ha detto «no» a suo padre, ma perché dopo il "no" si è convertito al "sì", si è pentito. Dio è paziente con ognuno di noi:

non si stanca, non desiste dopo il nostro «no»; ci lascia liberi anche di allontanarci da Lui e di sbagliare. Pensare alla pazienza di Dìo è meraviglioso! Come il Signore ci aspetta sempre; sempre accanto a noi per aiutarci; ma rispetta la nostra libertà. E attende trepidante il nostro "sì", per accoglierci nuovamente tra le sue braccia paterne e colmarci della sua misericordia senza limiti. La fede in Dio chiede di rinnovare ogni giorno la scelta del bene rispetto al male, la scelta della verità rispetto alla menzogna, la scelta dell'amore del prossimo rispetto all'egoismo. Chi si converte a questa scelta, dopo aver sperimentato il peccato, troverà i primi posti nel Regno dei cieli, dove c'è più gioia per un solo peccatore che si converte che per novantanove giusti (cfr Le 15,7).

Ma la conversione, cambiare il cuore, è un processo, un processo che ci purifica dalle incrostazioni morali. E a volte è un processo doloroso, perché non c'è la strada della santità senza qualche rinuncia e senza il combattimento spirituale.

Combattere per il bene, combattere per non cadere nella tentazione, fare da parte nostra quello che possiamo, per arrivare a vivere nella pace e nella gioia delle Beatitudini. Il Vangelo di oggi chiama in causa il modo di vivere la vita

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cristiana, che non è fatta di sogni e belle aspirazioni, ma di impegni concreti, per aprirci sempre alla volontà di Dio e all'amore verso i fratelli. Ma questo, anche il più piccolo impegno concreto, non si può fare senza la grazia. La conversione è una grazia che dobbiamo chiedere sempre: "Signore dammi la grazia di migliorare. Dammi la grazia di essere un buon cristiano".

Maria Santissima ci aiuti ad essere docili all'azione dello Spirito Santo. Egli è Colui che scioglie la durezza dei cuori e li dispone al pentimento, per ottenere la vita e la salvezza promesse da Gesù.

Dopo l'Angelus

Sono giunte preoccupanti notizie di scontri nell'area del Caucaso. Prego per la pace nel Caucaso e chiedo alle parti in conflitto di compiere gesti concreti di buona volontà e di fratellanza, che possano portare a risolvere i problemi non con l'uso della forza e delle armi, ma per mezzo del dialogo e del negoziato. Preghiamo insieme, in silenzio, per la pace nel Caucaso.

Ieri, a Napoli, è stata proclamata Beata Maria Luigia del Santissimo Sacramento, al secolo Maria Velotti, fondatrice della Congregazione delle Suore Francescane Adoratrici della Santa Croce. Rendiamo grazie a Dio per questa nuova Beata, esempio di contemplazione del mistero del Calvario e instancabile nell'esercizio della carità.

Oggi la Chiesa celebra la Giornata Mondiale del Migrante e del Rifugiato. Saluto i rifugiati e i migranti presenti in Piazza intorno al monumento intitolato "Angeli senza saperlo" (cfr Eb 13,2), che ho benedetto un anno fa. Quest'anno ho voluto dedicare il mio messaggio agli sfollati interni, i quali sono costretti a fuggire, come capitò anche a Gesù e alla sua famiglia. «Come Gesù costretti a fuggire», così gli sfollati, i migranti. A loro, in modo particolare, e a chi li assiste va il nostro ricordo e la nostra preghiera.

Oggi ricorre anche la Giornata Mondiale del Turismo. La pandemia ha colpito duramente questo settore, così importante per tanti Paesi. Rivolgo il mio incoraggiamento a quanti operano nel turismo, in particolare alle piccole imprese familiari e ai giovani. Auspico che tutti possano presto risollevarsi dalle attuali difficoltà.

E saluto ora voi, cari fedeli romani e pellegrini di varie parti d'Italia e del mondo Ci sono tante bandiere diverse! Un pensiero speciale alle donne e a tutte le persone impegnate nella lotta ai tumori del seno. Il Signore sostenga il vostro impegno! E saluto i pellegrini di Siena venuti a piedi fino a Roma.

E a tutti voi auguro una buona domenica, una domenica in pace. Per favore, ne dimenticatevi di pregare per me. Buon pranzo e arrivederci.

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La Parola in Famiglia - 28° DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO 11.10.2020 - anno A Mettiamoci attorno alla Parola di Dio come discepoli del Signore. Genitori e figli sono tutti ascoltatori di questa parola che è Gesù. Ci si sente uniti e incamminati sulla stessa strada verso un'unica meta: la perfezione nell'amore. In un mondo di tanta confusione, Gesù è la luce che illumina la strada.

Allora dedicate 10-15 minuti spesso, se non ogni giorno, ad ascoltare insieme la Parola di Dio, utilizzando questo piccolo strumento che ci propone la lettura e la riflessione su Gesù e sulla nostra vita secondo il vangelo di Matteo 22,1-14 Dal profeta Isaia 25,6-10 – Salmo 22 - dalla lettera di S. Paolo ai Filippesi 4,12-14.19-20

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Preghiamo

Senza biglietti, ci inviti, Signore, al tuo banchetto di amicizia. Ci apri le porte della tua casa, quando spalanchiamo gli occhi alla vita. Tendi le mani per accoglierci e ci accompagni sulle strade del mondo. Ci fai sedere alla tua mensa per gustare i frutti di salvezza che hai portato in ogni cuore. Quante occasioni per dimostrarci che sei amico vero, padre misericordioso, fratello che aiuta. E quante volte, per superficialità o superbia, abbiamo respinto i tuoi inviti. Ma tu non demordi e non vuoi che la tua casa resti vuota. Tutti possono entrare e a tut ti spalanchi le porte del tuo cuore, per ciascuno c'è un posto alla tua mensa. Voglio essere un servo che invita e non un invitato che tradisce. Un poveraccio chiamato all'ultimo, piuttosto che un nobile che rifiuta il primo posto. Amen.

Messaggio della Parola di Dio della 28° domenica del tempo ordinario Invitati degni del banchetto di Dio.

La convivialità è momento gioioso della vita quotidiana e metafora ricorrente anche nelle sacre Scritture. Nella prima lettura, il profeta Isaia annuncia che Dio preparerà un banchetto squisito per tutti i popoli, segno che tutti riconosceranno YHWH come unico Signore e Salvatore. Le grasse vivande e i vini eccellenti sono immagine della felicità eterna riservata agli amici di Dio. Il velo e la coltre strappati simboleggiano la definitiva vittoria di Dio sulla sofferenza e sulla morte. Paolo sa accontentarsi di poco ed essere così sereno tanto nell'abbondanza quanto nella carestia. Nella seconda lettura, egli ringrazia la comunità di Filippi per l'aiuto generoso che gli ha dato durante la sua prigionia.

Dio stesso ricompenserà la comunità secondo la sua ricchezza (4,19), tanto più che l'aiuto ricevuto ha consentito all'apostolo un'attività missionaria più intensa. Il vangelo ci aiuta a comprendere che Dio invita ciascuno di noi a far parte del suo Regno, ma l'essere introdotti nella sala del convito non è garanzia di salvezza. Non basta l'appartenenza esteriore, è necessario rispondere all'invito di Dio con un serio impegno di vita cristiana, mettendosi in sintonia con i valori testimoniati da Gesù.

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Dal profeta Isaia 25,6-10

Preparerà il Signore degli eserciti per tutti i popoli, su questo monte, un banchetto di grasse vivande, un banchetto di vini eccellenti, di cibi succulenti, di vini raffinati. Egli strapperà su questo monte il velo che copriva la faccia di tutti i popoli e la coltre distesa su tutte le nazioni. Eliminerà la morte per sempre. Il Signore Dio asciugherà le lacrime su ogni volto, l'ignominia del suo popolo farà scomparire da tutta la terra, poiché il Signore ha parlato. E si dirà in quel giorno: «Ecco il nostro Dio; in lui abbiamo sperato perché ci salvasse. Questi è il Signore in cui abbiamo sperato;

rallegriamoci, esultiamo per la sua salvezza, poiché la mano del Signore si poserà su questo monte».

Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Filippesi 4,12-14.19-20

Fratelli, so vivere nella povertà come so vivere nell'abbondanza; sono allenato a tutto e per tutto, alla sazietà e alla fame, all'abbondanza e all'indigenza. Tutto posso in colui che mi dà la forza. Avete fatto bene tuttavia a prendere parte alle mie tribolazioni. Il mio Dio, a sua volta, colmerà ogni vostro bisogno secondo la sua ric chezza con magnificenza, in Cristo Gesù. Al Dio e Padre nostro sia gloria nei secoli dei secoli. Amen.

Dal vangelo secondo Matteo 22,1-14

In quel tempo, 1 Gesù, riprese a parlare con parabole ai capi dei sacerdoti e ai farisei e disse 2 « Il regno dei cieli è simile a un re, che fece una festa di nozze per suo figlio. 3 Egli mandò i suoi servi a chiamare gli invitati alle nozze, ma questi non volevano venire. 4 Mandò di nuovo altri servi con quest'ordine: Dite agli invitati: "Ecco, ho preparato il mio pranzo; i miei buoi e gli animali ingrassati sono già uccisi e tutto è pronto; venite alle nozze!" 5 Ma quelli non se ne curarono e andarono chi al proprio campo, chi ai propri affari; 6 altri poi presero i suoi servi, li insultarono e li uccisero. 7Allora il re si indignò: mandò le sue truppe, fece uccidere quegli assassini e diede alle fiamme la loro città.

8 Poi disse ai suoi servi: "La festa di nozze è pronta, ma gli invitati non era no degni; 'andate ora ai crocicchi delle strade e tutti quelli che troverete, chiamateli alle nozze". 9 Usciti per le strade, quei servi radunarono tutti quelli che trovarono, cattivi e buoni, e la sala delle nozze si riempì di commensali. 10 Il re entrò per vedere i commensali e fi scorse un uomo che non indossava l'abito nuziale. 11 Gli disse: "Amico, come mai sei entrato qui senza l'abito nuziale 12 Quello ammutolì. 13 Allora il re ordinò ai servi: "Legatelo mani e piedi e gettatelo fuori nelle tenebre; là sarà pianto e stridore di denti". 14 Perché molti sono chiamati, ma pochi eletti ».

Contesto del brano del vangelo

Il terzo esempio, dopo quelli dei due figli e dei vignaioli omicidi, ripete la stessa idea: l'offerta di salvezza e il rifiuto d'Israele. Matteo ha mescolato, qui, due parabole: l'invito alle nozze e il vestito adeguato. Il re rappresenta Dio, il banchetto è l'incontro di Dio con il suo popolo, il regno che è stato inaugurato, gli inviati sono i profeti e gli apostoli. I primi invitati sono i giudei, quelli che i servi incontrano per le strade sono i pagani. Con gli uni o con gli altri la festa si farà. Però è necessario il vestito della conversione, il vestito delle nozze.

MEDITAZIONESULBRANODELVANGELO

vv. 1-7 Non vollero venire

Nelle parabole è importante scoprire il punto centrale, che dà significato all'insieme. Per scoprirlo, facciamo attenzione alle reazioni e domande, che il racconto ha suscitato negli ascoltatori del tempo di Gesù. La comunità di Matteo era preoccupata per il tema del Regno di Dio, così essenziale per comprendere il messaggio di Gesù. In questo caso il Regno è come una festa di nozze. A ogni invitato si comunicavano, alcuni giorni prima, i nomi dei commensali e si chiedeva se erano d'accordo. Lo stesso giorno del banchetto erano chiamati di nuovo per mezzo dei servi, indipendentemente dall'invito, che già avevano accettato. Dettagli questi che fanno più ingrato il rifiuto. In questo caso, si celebrano le nozze del figlio del re. Le immagini sono bibliche e conosciute: le nozze e il banchetto descrivono quel regno, che i profeti avevano annunciato e che ogni israelita pio aspettava con impazienza. L'invito diretto a tutti, ma gli invitati si rifiutano. E' la prima sorpresa del racconto. Per molti di quei cittadini l'invito al banchetto non è una cosa importante; non si preoccupano di esso; hanno altro da fare. Per altri è qualcosa di irritante:

insultano i servi del re e danno loro morte.

Arrivati a questo punto, gli ascoltatori della parabola cominciarono a sentirsi identificati: Dio era il re, che celebrava le nozze del suo figlio. Loro, sacerdoti e senatori del popolo, gli invitati che rifiutarono l'invito e uccisero i servi inviati, i profeti. Il rifiuto degli invitati irrita il re -che si mostra severo-, ma non lo fa retrocedere.

Dio invita! Il regno di Dio è un dono, una grazia. L'annuncio della regalità di Dio sta prima di ogni obbligo. Ciò che il vangelo, innanzi tutto, ci dice, non é che dobbiamo essere buoni, ma che Dio é buono. Alla fine di tutti i cammini, c'è una mensa, che Dio ha preparato per tutti: un banchetto di nozze, una festa. I cristiani dovremmo avere sufficienti ragioni per vivere con allegria e accettare contenti l'esistenza. Ma, chissà, abbiamo solo delle ragioni teoriche, che non fanno esultare il cuore. Se i cristiani andiamo per il mondo con facce larghe, tristi, piene di paure e senza l'allegria di vivere, è, forse, perché il nostro cristianesimo non è l'esperienza dell'amore di DiO.

vv 8-10 Invitati tutti

E' il secondo punto inaspettato della parabola: i servi escono di nuovo e, questa volta, invitano tutti quelli che trovano, buoni e cattivi. Finalmente la sala si riempie. Il progetto non è fallito, la festa non si sospende. Quelli che non avevano ricevuto il primo invito ufficiale adesso accettano e accolgono allegri l'invito informale fatto in strada. Ci sono molti modi di rispondere alla chiamata a partecipare nella costruzione del Regno. Gesù giustifica così il suo comportamento:

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di fronte allo scandalo dei farisei, Gesù mangia con i pubblicani e i peccatori. Lì si siederanno i Zaccheo, i Matteo, le Maria Maddalena, il cieco di Siloe e il paralitico di Cafarnao, il samaritano curato e l’adultera personata. Dio festeggerà con questa gente le nozze di suo figlio con l’umanità.

Il rifiuto dei primi invitati non significa il fallimento del regno. E' piuttosto l'opportunità perché il regno possa liberarsi di certi condizionamenti umani e si apra decisamente a tutti. La salvezza raggiunge specialmente quelli che stanno agli

"incroci delle strade": quelli che vivono all'intemperie delle sicurezze umane, senza proprietà né affari; gli emarginati della società consumista e conformista. Il futuro è alla portata di chi non possiede, di chi soffre per lo sfruttamento, di chi non vede rispettata la sua dignità. Gesù sarebbe morto crocifisso se si fosse limitato a delle belle dichiarazioni o a fastose celebrazioni liturgiche? L'universalità è una proposta per i cristiani usciti dal giudaismo, che non erano disposti a cedere i loro diritti in uguaglianza con gli incirconcisi. E' possibile che anche oggi, mentre l'indecisione paralizza la marcia di molti cristiani, altri rispondano al Vangelo e siano i secondi invitati della parabola, venuti da tutte le strade a popolare il futuro di Dio.

VV 11-13 Non aveva il vestito delle nozze

Il racconto prosegue e ci riserva un'ultima sorpresa. Il re entra nella sala, vede un invitato senza il vestito delle nozze e lo fa espellere. La comunità cristiana di Matteo viveva questa realtà: i lontani cercavano e accoglievano il messaggio di Gesù. Era un fatto che suscitava scandalo e stupore. Inoltre, questa nuova situazione poneva anche delle domande.

Matteo era preoccupato per il massiccio e facile ingresso di gente nella Chiesa senza passare per l'accettazione piena delle esigenze evangeliche? Se così fosse, povero lui se vivesse adesso! Nel corso dei secoli siamo arrivati a una situazione che sembra incurabile: non c'é niente di più facile che essere cristiani. Basta il desiderio dei genitori, mai garantito dalla loro vita; un battesimo convenzionale... e tutto risolto. I risultati non possono essere più disastrosi:

una grande massa, che si dice cristiana, ma che non ha cambiato il suo vecchio vestito; solo lo ha ricoperto con un manto rituale... e perfino con una maschera. Abbiamo messo nel baule dei ricordi il Vangelo di Gesù, il vestito di festa, con il quale ci dovremmo rivestire di fronte al mondo. Il regno non è un rifugio facile dove tutto è fatto. E' chiaro che con Gesù finisce ogni discriminazione: non ci sono buoni o cattivi per nascita, per razza, per le dimensioni del portafoglio... Però, accettare l'invito vuol dire accettare il regno con tutte le sue conseguenze: compiere le condizioni indicate da Gesù nel sermone del monte (Mt 5-7) -sintetizzate nelle beatitudini (Mt 5,3-10)- e che culminano nell'ultima cena (Gv 13-17).

V 14 Molti i chiamati, pochi gli eletti

Con questa sentenzia finisce il testo. La chiamata di Dio é per tutti, ma esige una risposta che non tutti danno. Forse la frase potrebbe essere riassunta così: "Ci sono più chiamati che eletti". Di fronte alla chiamata del vangelo, non c'è nulla di più importante da fare. 1 cristiani del tempo di Matteo, al sentir parlare, nel racconto della parabola, che le truppe diedero fuoco alla città, certamente pensarono nella distruzione di Gerusalemme avvenuta, per mano dei romani, nell'anno 70. Ma il giudizio non cade solo sui primi invitati; tocca anche i secondi, quelli che hanno accettato l'invito. Il fatto di essere entrati nella sala non è ancora una garanzia; bisogna essere in ordine, convertiti, vigilanti.

Per attualizzare

Tutti sono chiamati nella Chiesa, ma….

Ritornando alla prima parte della parabola e attualizzandone al massimo il significato, possiamo affermare che il Signore oggi chiama al suo banchetto concretamente nella chiesa, nella vita della chiesa. E possiamo chiederci qual è la nostra risposta, qual è la nostra disponibilità nei suoi confronti. Da qualche anno gli inviti si moltiplicano: si organizzano incontri di ogni tipo. Ma chi partecipa? C'è chi dice: siamo sempre gli stessi. Molti si accontentano di vivere ai margini, dicono di non avere tempo. Ma davvero è il tempo che manca?

Sta di fatto che anche oggi, come nella parabola, è difficile convocare la gente al banchetto. Ma se si perdono i contatti con la vita della comunità parrocchiale si corre il rischio di vivere una vita di fede individuale, di diventare spiritualmente sottoalimentati. Oggi si sente di tutto - pensiamo a quante ore dedichiamo alla televisione - bisogna ascoltare anche la parola di Dio.

Dobbiamo sicuramente domandarci, però, se quello della chiesa è l'invito a una festa. Non tanto se una parrocchia è capace di organizzare qualcosa di effervescente e di festoso, ma se ciò che viene organizzato risponde davvero ai bisogni profondi dell'uomo d'oggi, alla sua curiosità esistenziale, alla sua sete di felicità. Nelle parrocchie, infatti, a volte c'è tempo per iniziative di contorno, ma non per incontri seri sulla parola di Dio.

È comunque difficile oggi convocare i cristiani. Troppa gente ha quasi tagliato i ponti con la chiesa e si limita ad avere nei suoi confronti soltanto i contatti inevitabili. E allora l'unica cosa che può funzionare è spesso la testimonianza personale. Ognuno di noi deve farsi portatore di Dio e della sua salvezza. Far arrivare il regno di Dio dove la gente vive. Del resto è lì che il regno deve diventare visibile realtà.

La comunione dal papa

Durante la visita di Giovanni Paolo II a Reims (Francia) si dovettero scegliere cinquanta persone per ricevere la comunione dalle mani de papa. L'arcivescovo decise di scegliere le cinquanta persone più coinvolt e nelle attività parrocchiali. In questo modo furono escluse molte persone ragguardevoli, tra cui una ricchissima nobildonna francese che, per potè esserci, aveva assicurato un bell'assegno per le opere diocesane. Ma il vescovo non cambiò idea. Il

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giorno prima però uno di quelli che erano stai scelti si ammalò. Con chi sostituirlo? Il parroco si rivolse al vescovo , che disse:

«Faremo come dice il vangelo: esci di qui e la prima persona che incontrerai l'inviterai a ricevere la comunione dal papa». Così fece. Il Signore dimostrò un bel senso dell'umorismo, perché il cinquantesimo invitato André, il barbone che chiedeva l'elemosina all'uscita della cattedrale ( primo che il parroco aveva incontrato), che ricevette quindi con sorpresa la comunione dalle mani di Giovanni Paolo II.

Un testimone

Gli inviti per le loro nozze erano pronti. Annalisa e Giacomo avevano terminato di scrivere gli indirizzi prima di spedire l'elegante busta ad amici e parenti. Ma, letto e riletto l'elenco, i due fidanzati avvertivano un vuoto che non dava pace. "Ci sono tutti - disse Giacomo, poco convinto - spediamo!". Annalisa lo guarda: Si, ci sono tutti, tranne i poveri, gli extracomumtari, quelli che non si sono comportati bene con noi. Giulia che mi odia Luciano che ha tentato di rubarti la fidanzata. Che cristiani tiepidi siamo, non avremo mai il coraggio di mandare inviti a gente così'" Una strana folla circondava i due giovani sposi, un sabato mattino pieno di sole, nella chiesa del paese. Gente poco raccomandabile, qualche presenza fastidiosa e inaspettata. Qualcuno tra parenti e amici, per questo motivo, aveva rinunciato ad esserci: “ un impegno improvviso". Ma la gioia degli sposi non si era spenta. Anzi, qualche invito un po'strano aveva riempito quel “vuoto dentro" che non dava pace.

Andare alla Messa allunga la vita

Una festa di matrimonio è il simbolo per eccellenza della gioia, di incontro, e anche di intimità. Eppure, in questo caso c'è il rifiuto assurdo degli invitati a partecipareAvete sentito: tutti hanno cose più importanti da fare! E, nonostante tutto, Dio non sospende la festa. Il disegno di Dio non fallisce. Sono gli invitati che possono fallire.

Il Vangelo, respinto da qualcuno, viene accolto inaspettatamente da tanti altri cuori! E, così, la sala si riempie di

"esclusi"\

Vedete: è il solito paradosso: il popolo di Dio rifiuta il Vangelo, mentre gli altri, i lontani, lo cercano e lo accolgono.

Questo paradosso racchiude un avvertimento severo per noi cristiani: essere battezzati, appartenere alla Chiesa, non deve farci sentire "al sicuro", degli "arrivati".

Accade anche oggi che i cristiani rifiutano Cristo, e i lontani lo cercano. Due titoli di giornale: "L'allarme dei vescovi:

poca gente va a Messa. In Italia la frequenza domenicale è attestata al 21% (con punte del 30%). Se poi si parla di chi fa la comunione o si confessa, gli indici crollano".

Eppure, si legge di una ricerca che afferma: "Andare a Messa allunga la vita, frequentare la chiesa riduce la mortalità del 50%, aumenta la serenità e il benessere fisico!".

Il secondo titolo di giornale parla di un attore americano: "Mickey Rourke: la fede cattolica mi ha salvato la vita".

Dopo un'esistenza fatta di eccessi, passata tra risse, box, alcool e droga, tanto da rovinare la sua carriera, l'attore racconta che l'avvicinarsi alla fede lo ha salvato dal caos e dal suicidio.

Questo ci fa capire come non è sufficiente essere invitati ad entrare in chiesa. La fede deve avere un influsso sulla vita.

Non è possibile essere cristiani, e non cambiare la propria condotta.

La vita cristiana è esigente, ma è positiva, è liberatrice, è trasformatrice, è umana! "È felice oggi, in attesa di una piena felicità domani" (Paolo VI).

L'ideale cristiano non è una morale opprimente, ma una beatitudine. Chi crede, non è uno schiavo curvo sotto il peso di un codice, ma una persona libera! L'esistenza cristiana non è una condanna, ma una festa.

Allora: non affoghiamo la vita nelle solite cose insignificanti...

Sappiamo dov'è la festa. Sappiamo dov'è la gioia. È quella che ci afferra quando celebriamo l'Eucaristia, e che ci costringe a portarla in un mondo sempre più senza festa e senza gioia!

Che abito indossi?

Un Re preparò per le nozze di suo figlio un gran banchetto, poi mandò i suoi servi a chiamare gli invitati...

La vita è il più grande e prestigioso "invito a nozze" che ci potesse capitare.

Per molti motivi legati ai problemi con i "tuoi campi” (la famiglia, le scelte quotidiane), o ai problemi con i "tuoi affari' (averi, denaro, preoccupazioni e pensieri terreni), puoi vivere questo invito rinnegando l'invito stesso, non curandotene affatto, o deridendo e ridicolizzando Colui che ti ha fatto l'invito.

Oppure ti lasci trascinare dentro la "festa" ("La Vita nella Fede"), solo per tradizione e abitudine, per paura, per opportunismo, per sete di successo o perché non sapresti fare altro, ma senza gioia, con il cuore non contento, oscurato da rancori e cattiverie, con la mente piena di pensieri negativi e giudizi di condanna.

Poiché nessuno dei primi invitati si presenta alla festa, allora il Re manda a raccogliere gente d'ogni tipo da ogni dove e la sala della festa si riempie. Il Re tra tutta quella povera gente nota uno senza abito della festa e gli chiede: "Amico perché non hai l'abito delle nozze?". L'abito? Cosa c'entra? Ma è un particolare ininfluente! Non vorrai mica che anche per entrare in Cielo si debba indossare un vestito firmato, alla moda e costoso? Cosa c'entra il vestito con il Paradiso?

In mezzo a una stanza affollata di poveracci ed emarginati d'ogni tipo, in mezzo a una cena di festa dove gli invitati sono stati raccolti dalle strade, dalle fogne della vita, dalle discariche sociali ed economiche, come si può pretendere l'abito buono della festa? È una pretesa assurda, quasi dispettosa!

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Perché il Re si arrabbia così per quel vestito che non c'era? Gli altri, quelli ricchi e potenti, che hanno stracciato l'invito del Re, quelli che non sono andati alla festa, quelli sì hanno i vestiti comprati alle sfilate di moda tessuti con oro e diamanti! Da quelli si può pretendere il vestito adatto per la cerimonia! Ma da questi pezzenti, come si fa?

E di cosa deve essere fatto questo vestito così importante, che ti cacciano fuori perfino dal Paradiso se non ce l'hai?

Colore: bianco come la neve, con i riflessi del sole e la trasparenza dell'anima purificata dai peccati e dai tradimenti senza numero di una vita intera.

Misure: le tue, non quello che hai fatto finta di essere per tutta la vita. Non l'effimero che hai coltivato e di cui ti sei truccato, niente effetti speciali. Devi essere te stesso.

Tessuto: di consapevolezza che sei stato salvato, amato, guarito in ogni istante della tua povera o lussuosa vita.

Tessuto di gioia e gratitudine, umido di lacrime e di sudore per aver lottato contro il male con tutte le tue forze.

Tessuto di carezze, tempo e beni dati anche a chi non poteva restituirli. Tessuto non dei trofei delle tue competizioni e delle tue ridicole vittorie, o dei tuoi brontolamenti continui, ma delle sconfitte e dei dolori che hai accettato senza rabbia e violenza, dove hai imparato a essere umile e sincero.

Decorazioni: deve avere una fascia di luce ai lombi, fatta di tutti i gesti, sconosciuti anche a te, di vero amore disinteressato e di vera dedizione fedele di cui è stato capace il tuo cuore. Frange colorate ai polsi, ricamate di tutte le lacrime umane che hai asciugato e raccolto nel segreto e nel nascondimento. Un diadema in fronte, brillante della luce dei tuoi occhi purificati da tutto il condannare e il "grigio vedere". Un diadema a forma di corona di spine, ma che non ferisce, fatto di cristalli di lacrime, le tue lacrime e preghiere, che hai versato pensando e amando il tuo Gesù su quella croce. Ma soprattutto il tuo vestito deve brillare di gratitudine umile e commossa per l'invito alla Vita Eterna che Dio in persona ti ha rivolto con tanto amore.

L'invitato che non aveva il vestito da festa, alla domanda del Re non risponde nulla. Allora il Re, molto arrabbiato, gli fa legare mani e piedi e lo fa gettare fuori nella disperazione e nelle tenebre. Secondo le parole del vangelo, se non accetti la Vita (per quanto dura e difficile sia) con profonda gratitudine (il vestito da festa) - e questo lo puoi riconoscere dentro di te se sei in pace e nella vera gioia interiore - sei un "assassino", uno che, magari anche in buona fede, sta uccidendo la forza della Vita dentro di sé e attorno a sé. Per uccidere la Vita e la Vita della Fede dentro di noi e fuori di non è necessario usare cannoni o parole. Bastano i nostri rancori, la nostra rabbia e di vivere senza gioia..

La tua tristezza è più pericolosa di una guerra. Il tuo sorriso sereno e la tua gratitudine per la Vita in cui sei stato invitato, sono più potenti di qualsiasi altra energia.

Non importa se non sei un gran che come "invitato", se non rispondi con fede, amore e dedizione all'invito di Dio, ma non perdere mai mai e poi mai, non perdere assolutamente mai il sorriso grato e profondo per essere stato invitato a vivere. Non perdere mai questa profondissima, dolcissima gratitudine. Qualsiasi sia la tua situazione.

Pensiero della settimana

Se non sei mai contento di niente e nessuno ti dà gioia, brontoli su tutto e su tutti e nulla ti dà pace profonda e intenso sorriso, inizia a preoccuparti fratello, cambia il tuo sarto personale che per adesso è lo Spirito del Male, ed è un tipo piuttosto pericoloso e poco affidabile. Fatti rivestire di felicità dalle braccia del tuo Padre celeste, smetti di ribellarti, abbandonati a lui in lacrime di gioia. Satana non sopporta la gente felice.

Senza il vestito nuziale

Si riferisce al rischio che i cristiani accolgano l'invito del vangelo, senza capire però che il carattere generoso e gratuito di quell'invito non esclude, anzi richiede la necessità di una conversione laboriosa. Per entrare a far parte del regno di Dio non è sufficiente recarsi nella sala del banchetto. Occorre l'abito nuziale. Detto in termini molto semplici, non basta far finta di accogliere il vangelo, bisogna cercare di viverlo. Sorgono spontanee inquietanti domande:

«Come faccio a sapere con sicurezza se ho indossato l'abito nuziale? Come posso distinguere una fede autentica da una fede solo apparente?». Paradossalmente la prima e più fondamentale condizione per essere certi di indossare l'abito nuziale consiste nel non essere sicuri di averlo come ci ricorda il racconto che riporto.

Un giovane novizio si recò da un vecchio eremita. Quel giorno era terribilmente amareggiato: tutti gli sforzi che faceva per mettere in pratica la Parola gli sembravano inutili. Si inginocchiò ai piedi dell'anziano monaco e con il volto fra le mani confessò: «La mia vita spirituale è come un cesto di vimini: l'acqua della Parola vi scorre tutta via!

Lascio questa vita e torno nel mondo». Il vecchio eremita abbracciò il novizio e lo istruì con dolcezza: «Fratello, tu non conosci i poteri dell'acqua. L'acqua compie nel cesto almeno due meraviglie: lo lava, e un cesto pulito può essere utile a molte cose, e poi rende più resistenti i vimini, perché durino più a lungo. I medesimi effetti li opera in te la Parola di Dio. Forse tu non te ne accorgi, ma gli altri - coloro che ti usano come un recipiente -sì. Sentono che possono fidarsi di te. Sentono che sei in grado di "contenerli". Quale grande onore essere un cesto di vimini nella vigna del Signore, non trovi?»

Questo racconto è estremamente istruttivo. Il novizio, pur impegnandosi seriamente nell'ascolto della Parola di Dio, riteneva di non essere idoneo alla vita religiosa in quanto aveva l'impressione di non produrre alcun frutto significativo. Il vecchio e saggio eremita, al contrario, riconobbe nella serietà dell'impegno e nell'umiltà di chi non si sente all'altezza del proprio compito il segno evidente dell'efficacia della Parola di Dio.

Chi accoglie l'invito alle nozze, cerca cioè di vivere seriamente il vangelo, si rende subito conto della sua inadeguatezza ad un tale compito. Lo stupore che genera una profonda gratitudine per aver ricevuto un invito

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straordinario nonostante i propri limiti e la propria fragilità, la costante richiesta di perdono e di aiuto al Signore per diventare degni di una tale festa, la serietà nell'impegno anche se in apparenza poco produttivo sono i segni evidenti di chi indossa l'abito nuziale. Abito spesso più elegante di quanto non crediamo, proprio come il novizio che non immaginava quanto potesse essere utile un cesto di vimini costantemente lavato dall'acqua.

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PICCOLE STORIE PER L’ANIMA - Tutto da solo

In un corridoio di un centro di rieducazione per bambini disabili più o meno gravi, un bambino con le gambe inerti, imprigionate da ingombranti tutori di metallo, si trascinava rimanendo seduto sul pavimento, sbuffando e

piagnucolando.

«Tiziana, tirami su!», frignava stizzito verso la giovane volontaria che lo guardava sorridendo al fondo del corridoio, a braccia spalancate.

«Aiutami!», piangeva il bambino. Ma la ragazza sorrideva e non si muoveva.

Furioso, con le lacrime agli occhi, il bambino puntò le braccia con tutte le sue forze, con uno sforzo immane costrinse le sue gambe a piegarsi finché si alzò in piedi e traballando, a passo di formica, cominciò a percorrere il corridoio.

Dopo un tempo interminabile, arrivò dalla ragazza che lo aspettava sempre sorridente, con le braccia aperte.

Il bambino si buttò in quelle braccia gridando: «Tutto da solo! Hai visto? Ho fatto tutto da solo!».

La ragazza lo strinse a sé piangendo e rimasero così un bel po'. Tutti quelli che passavano guardavano stupiti quel momento di pura felicità di una ragazza e un bambino che piangevano abbracciati.

Dio ti aspetta sorridendo a braccia aperte, ma desidera che tu faccia “ tutto da solo “.

COSA FAREBBE GESU’ - Telefonino sì, telefonino no.

Alcuni compagni di classe di Alberto hanno telefonini di ultima generazione e prendono in giro Alberto che il telefonino non lo ha proprio. Alberto:

- chiede ai suoi genitori finché non lo comprano anche a lui

- è invidioso, ma sa che i suoi non glielo compreranno e ogni volta si rattrista - è amico solo dei compagni che non hanno il telefonino

- contrattacca e prende anche lui in giro i compagni "telefonino-dipendenti"

- parla con i suoi genitori, vuole capire perché non glielo comprano - ... o che cosa?

E Gesù cosa farebbe al posto di Alberto? Avrebbe un telefonino, Gesù?

Maria ti dà un aiuto. Lei Gesù lo conosce bene

Quando Gesù mandò i suoi amici in giro di città in città per annunciare la buona notizia che Dio ama gli uomini, comandò loro: «Non vi procurate oro o argento o soldi per le vostre tasche, non una borsa per il viaggio, né due tuniche, né calzature, e neppure un bastone poiché l'operaio ha diritto al suo sostentamento». I più coraggiosi

protestarono: «Ma Gesù, le conosci le nostre strade! Senza scarpe e bastoni non si fa tanto cammino!». E allora Gesù spiegò che sapeva bene che borsa, scarpe o bastone sono cose estremamente utili a un viaggiatore! Ed era bene averle.

Ma aveva parlato così perché voleva che fosse ben chiaro un concetto: un amico di Gesù non può permettersi cose e privilegi se questi sono resi possibili dalla sofferenza di altri. Non posso tenere due tuniche quando qualcuno non ne ha neanche una.

Allora oggi sono convinta che Gesù non rifiuterebbe a priori le nuove tecnologie, ma di fronte allo scandaloso sfruttamento dei lavoratori dei paesi poveri, ripeterebbe la stessa regola: prima preoccupatevi che tutti abbiano di che vivere.

UN MOMENTO DI BUON UMORE

Dio in vacanza: Un giorno il Signore decide di fare un po' di vacanza sulla terra. Chiama due santi per scorta e scende. Visita un ospedale. In una stanza una madre sta partorendo. Dio si stupisce delle sue grida. La guida gli spiega: - Signore, l'hai detto tu: partorirai nel dolore... Il Signore replica: Ma io scherzavo. Mi fate passare per un padre snaturato! Passa, poi, davanti ad una miniera e vede con orrore una fila di uomini sporchi e stravolti che escono dal loro turno sotterraneo. La guida: Signore, sei stato tu a prescrivere: mangerete il pane con il sudore della fronte...

Il Signore replica: Ma io scherzavo, non dovete prendere tutto alla lettera.

Finalmente arriva nella basilica di san Pietro: il papa benedice, i cardinali sono avvolti nella porpora, i vescovi in cappa magna. Oh, questa gente sì che mi piace, esclama il Padre nostro. E chi sono? Signore, questi sono quelli che sono convinti che tu scherzavi….

Onora il padre e la madre: Il parroco entra in una osteria e viene invitato da alcuni pensionati a giocarsi un quarto di vino con una partita a carte.. Il parroco accetta e perde. Quindi si alza e sta per uscire, quando l’oste gli ricorda: - reverendo il quarto! Il parroco: - figliolo non credevo che avessi la testa così dura! Quante volte devo ripeterlo!

Quarto: onora il padre e la madre!

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RIUNIONE DEI CONSIGLI PASTORALE E DI AMMINISTRAZIONE

GIOVEDI’ 15 OTTOBRE, ore 20.30. presso la canonica, c’è la riunione dei consigli pastorale e di amministrazione con il seguente ordine del giorno:

1. Inizio dell’anno pastorale: il vescovo nell’incontro dell’11 settembre ha detto che il 20202-21 sarà un anno pastorale all’insegna della prudenza, della ripresa delle attività, ma senza grandi proposte.

Come proposte ci suggerisce: - mettere al centro la Parola di Dio ( come? ) – curare la rete della comunicazione – Compiere un gesto di solidarietà. Come attuare queste proposte

2. Alcune ricorrenze: il 1° novembre: celebrare la s. Messa in cimitero al pomeriggio?

3. Situazione economica della parrocchia.

4. Varie ed eventuali.

Chi avesse proposte e suggerimenti avvicini i consiglieri NB.- venire con la mascherina e tenere la distanza di 1 m.

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AVVISO AMBULATORIO

Dopo un sopraluogo della dott.ssa Montagna, martedì 6 ottobre si aprirà l’ambulatorio dalle ore 09.00 alle ore 11.00, prima di tutto per gli anziani e per chi non ha i mezzi per spostarsi fino a Roverbasso.

Si cercherà di applicare al meglio le misure ante covid, mascherine eccc..

Se si ha febbre sentire prima il medico.

L’ambulatorio aprirà alle ore 8.45. La dottoressa farà le ricette dalle ore 9.00 alle ore 9.30.

Dalle ore 9.30 ci saranno le visite su appuntamento, chiamando il n. 339 7278098 il lunedì dalle ore 11.00 alle ore 13.00.

Si entrerà dalla porta del salone, sul retro dell’oratorio, e si uscirà per il portone davanti.

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