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LA NUOVA DI VENEZIA DEL 5 DICEMBRE Pagina 7

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COMUNICATO STAMPA RETE NAZIONALE STOP ORME

Al Sindaco e alla Giunta del Comune di Venezia Al Presidente del Consiglio Comunale di Venezia A tutti i Gruppi Consiliari

Egregi Sindaco, Assessori, Presidente e Consiglieri,

come certamente saprete lo scorso 8 novembre il CIPE ha approvato il progetto preliminare della nuova autostrada Orte-Mestre, un’opera del costo stimato di 10 miliardi di euro che attraverserà 5 regioni e ben 48 Comuni, con gravi ripercussioni anche per il Comune di Venezia.

Il Comitato Opzione Zero, insieme a molte altre organizzazioni, si batte da anni contro questa nuova autostrada perché la ritiene un’opera altamente impattante, estremamente costosa e totalmente inutile.

E’ vero che la SS 309 Romea è una delle strade più pericolose di Italia, ma il progetto presentato dalla GEFIP Holding e approvato dal CIPE non prevede la messa in sicurezza della Statale, bensì la realizzazione di una nuova arteria parallela e a 4 corsie. Il Traffico Medio Giornaliero sulla Romea si attesta oggi intorno ai 17.000 veicoli/giorno (fonte Provincia di Venezia), un flusso che non giustifica la realizzazione di una nuova autostrada nemmeno da un punto di vista economico. Sarebbe sufficiente deviare il traffico pesante di attraversamento sulla A-13 Padova-Bologna e riqualificare la SS 309 Romea per risolvere i problemi in tempi molto più rapidi, con costi molto più contenuti e impatti ambientali ridotti.

Venerdì 6 e sabato 7 dicembre una delegazione del Comitato Opzione Zero scenderà in bicicletta da Mestre fino a Orte per spiegare le ragioni del NO alla nuova autostrada e per proporre alternative più sostenibili.

Il percorso della staffetta ciclistica toccherà simbolicamente tutti i Comuni interessati dall’opera; la partenza è fissata per le ore 7.15 di venerdì 6 dicembre dal Municipio di via Palazzo a Mestre.

Invitiamo amministratori e consiglieri che condividono le motivazioni di questa iniziativa, o che semplicemente ritengano utile un confronto, a manifestare il loro interesse con la propria presenza o in qualsiasi altro modo ritenuto opportuno.

Invitiamo inoltre Amministratori e Consiglieri a sottoscrivere l’appello della Rete Nazionale Stop-Orte Mestre allegato alla presente mail, rispondendo affermativamente a questo messaggio, oppure direttamente sul sito www.stoporme.org.

LA NUOVA DI VENEZIA DEL 5 DICEMBRE

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«Bloccare le truffe la qualità va difesa»

Quattrocento imprenditori agricoli dal Veneto al Brennero «Va fermato il falso made in Italy che arriva sulle tavole»

Serena Gasparon

TREVISO Una cinquantina di camion bloccati sul confine, almeno 400 imprenditori agricoli veneti al Brennero per difendere il Made in Italy. All’interno dei tir patate in arrivo dalla Germania dirette in Sicilia. E ancora: cosce di suini di dubbia provenienza ma destinazione emiliana certa. Fiori olandesi con la sigla «It»

destinati ai mercati di Verona e Toscana, cagliate congelate destinate a tutta Italia, senza etichetta. Ma a metterne una, qualsiasi, si fa sempre in tempo. Il presidio di Coldiretti ha visto la partecipazione degli agricoltori veneti, più di un centinaio solo da Treviso, determinati a smascherare l’agroalimentare straniero marchiato col tricolore che entra nel Belpaese. Un blitz che non ha deluso le attese portando alla luce problematiche note da tempo, che ora pretendono interventi certi, come evidenziano esponenti del mondo politico regionale e nazionale. «C’è bisogno di maggiore controllo da parte delle istituzioni europee», ha commentato l’eurodeputato trevigiano del Carroccio Giancarlo Scottà, «siamo di fronte a un problema di concorrenza sleale che, combinato con la crisi, ha provocato la chiusura di migliaia di aziende agricole, con perdita nell’ultimo anno di 36 mila posti di lavoro in tutta Italia». «L’Europa non tutela i nostri prodotti dall’invasione straniera, si preoccupa solo di alta finanza portando il nostro Paese al falliment», spiega

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Massimo Bitonci, presidente della Lega Nord al Senato, «basta 'mozzabella' o 'proseko', servono barriere doganali sulla qualità» . Antonino Pipitone, capogruppo in Regione di Italia dei Valori chiede dal Governo risposte concrete. «Dal ministro delle politiche agricole, che si trovava al Brennero, ci aspettiamo non solo solidarietà, ma che faccia le leggi sulla tracciabilità nelle etichette: ha gli strumenti per intervenire e migliorare la situazione. Siamo dinanzi ad una truffa nei confronti dei cittadini, pericolosa dal punto di vista della salute». «Le nostre strade sono invase da camion dell’Europa dell’Est: un fenomeno che ha danneggiato il comparto dei trasporti nostrano, innescando una corsa al ribasso delle tariffe», ha detto il capogruppo Pdl-Ncd in consiglio regionale Dario Bond, che invierà una lettera ad Alfano chiedendo un’applicazione più puntuale ed efficace della legge. «E’ necessario intensificare i controlli». «Ho sottoscritto la mozione, a prima firma della collega Mongiello, con cui intendiamo impegnare il Governo ad intraprendere tutte le iniziative necessarie a tutela di produttori e consumatori» ha dichiarato Simonetta Rubinato, parlamentare e sindaco del Pd. «Le assemblee legislative delle Regioni chiedono al governo di accelerare l'introduzione dell'obbligo di etichettatura e di indicazione del paese d'origine, di potenziare i controlli e di avviare opportune campagne di informazione», conclude il presidente del Consiglio regionale del Veneto Clodovaldo Ruffato, imprenditore agricolo.

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«Letta fermi il progetto Contorta»

Lettera di 22 senatori Pd. Casson: «È pericoloso». Interpellanza di Endrizzi (M5S) Alberto Vitucci

Un appello al Presidente del Consiglio Enrico Letta perché fermi lo scavo del nuovo canale in laguna. È firmata da ventidue senatori del Pd la lettera inviata ieri al Capo del Governo sulla questione della portualità. «Il progetto del canale Contorta», scrive il primo firmatario del documento, il senatore veneziano Felice Casson, vicepresidente della commissione Giustizia di palazzo Madama, «è pericoloso per l’ambiente e rischia di compromettere definitivamente l’equilibrio della laguna di Venezia. Il presidente Letta intervenga per dire esplicitamente che non può essere inserito all’interno della corsia preferenziale della Legge Obiettivo». Una lettera in cui si invita il governo a «garantire il confronto tra ipotesi progettuali diverse, senza ricorrere a scorciatoie per portare avanti un solo progetto aggirando le procedure ordinarie, come scritto dal ministro Lupi in contrasto con il ministro dell’Ambiente». Casson chiede anche che nella vicenda «sia coinvolto il ministro della Giustizia per verificare la gravità dei fatti criminali che hanno già ampiamente toccato le vicende relative ai lavori svolti per la salvaguardia di Venezia». Lo scavo del nuovo canale doveva andare di pari passo con l’arginatura del canale dei Petroli. Sette chilometri e mezzo si scogliere e milioni di metri cubi di fanghi – tra cui quelli scavati proprio per il Contorta – progetto ritirato dal Magistrato alle Acque dopo la protesta dei comitati e del ministero per l’Ambiente. Un attacco anche ai proponenti. «Tutta questa fretta», conclude la lettera dei senatori, «è sospetta. Si tratta di un progetto pericoloso per la laguna, spinto da lobbies interessate unicamente al loro profitto e non certo alla salvaguardia della laguna». «Vogliamo vederci chiaro sulle logiche di questo affare», scrive in un’interpellanza a Letta il senatore Giovanni Endrizzi, «lunico modo per salvare la laguna è portare le navi fuori, a San Nicolò. Le alternative ci sono, ma hanno dil difetto di costare meno». Dibattito che si fa rovente, proprio nelle ore in cui la Capitaneria di Porto – in questo sollecitata dal ministero – dovrebbe emettere l’ordinanza per la «mitigazione dei rischi» nei canali portuali. Con il divieto di transito dei traghetti in Bacino San Marco a partire dal primo gennaio (andranno a Marghera), il divieto per le grandi navi sopra le 96 mila tonnellate, il numero massimo di cinque navi superiori alle 40 mila tonnellate che potranno ormeggiare in Marittima, il divieto di entrare di giorno per «limitare l’impatto visivo». La Capitaneria dovrà inviare al ministero anche il progetto dell’Autorità portuale sul nuovo canale Contorta. Il Comune ha chiesto però che siano valutati anche gli altri progetti alternativi, a cominciare da Marghera. Il Comune di Mira chiede di pensare alla nuova Marittima a Punta Sabbioni.

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Prime corse il 15 febbraio per il tram a Marghera

Mitia Chiarin

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La prova pre-natalizia con il trattore verso Marghera salta, il cantiere del sottopasso avanza accumulando ancora ritardi che impensieriscono. Bisogna correre davvero per rispettare i tempi fissati dal Comune e da Pmv. Ritardi «causati dal mancato arrivo nei tempi di alcuni materiali», ovvero le scale mobili che ancora non sono state montate mentre le scale tradizionali e gli ascensori sono già presenti nella fermata della sottostazione. Piastrelle bianche e rosso veneziano alle pareti ma anche qualche crepa che ora verrà sistemata, promette l’amministratore di Pmv, Antonio Stifanelli. Entro il 6 gennaio saranno conclusi i lavori tecnici (illuminazione, telecamere, barriere sonore e rete antincendio). Pronte le due scale che portano una verso il condominio Splendid, l’altra sul binario uno della stazione, a ridosso del piazzale dei bus che oggi è una montagna di terra da sistemare e che in futuro ospiterà il nuovo terminal di piazzale Favretti, illustrato ieri dall’assessore alla Mobilità Ugo Bergamo assieme a Stifanelli. Ce la faranno le imprese del tram a finire in tempo un’ opera che ha accumulato tanti ritardi in questi anni? È questo il dubbio che assale durante il sopralluogo al sottopasso tranviario della stazione ferroviaria di Mestre che ha impegnato Stifanelli e Bergamo assieme al presidente della Municipalità di Marghera, Flavio Dal Corso, delegati e consiglieri. Alla fine di gennaio 2014 sarà terminata la fermata sotterranea. Di notte i cancelli chiuderanno gli ingressi da Mestre e Marghera, per evitare vandalismi. E anche qui arriveranno i tornelli per timbrare i biglietti. L’1 febbraio a Mestre arriverà la commissione Ustif, l’organismo che deve autorizzare le corse del tram.

L’obiettivo di Pmv e Comune è quello di avviare l’esercizio della linea per Marghera dal 15 febbraio ma l’ultima parola spetta alla commissione ministeriale e visto che quello di Mestre è un sottopasso tramviario unico in Italia, si presuppone che le prove non dureranno pochi giorni. Con l’avvio delle corse per Marghera-Panorama (dove partiranno i lavori del nuovo parcheggio) la linea attuale andrà da Favaro a Marghera, poi dal 16 settembre, con il via alle corse per Venezia, il sistema si spezza in due diverse linee: la Favaro-Venezia e la Cialdini-Panorama. Entro febbraio, quando partiranno le corse per Marghera, anche piazzale Favretti sarà asfaltato, con quattro stalli di sosta per i bus Atvo altrettanti per quelli Actv, passaggi pedonali e illuminazione. Entro aprile 2014 l’abbellimento del piazzale con un nuovo edificio che ospiterà biglietteria Atvo e bar. Nello stesso spazio troverà posto un punto vendita Actvdi Vela. «Sarà un’opera funzionale, ha detto Bergamo, «ma di qualità, con pavimentazione e cordoli accurati, camminamenti protetti e un’illuminazione a led di grande effetto, per un costo che sfiorerà i 200 mila euro». Coperte le uscite da scale e ascensori, ma una tettoia che accompagni i viaggiatori al binario uno, area sotto il controllo diretto di Ferrovie e Rfi.

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Cresce la raccolta differenziata L’inceneritore può chiudere

A Fusina sabato una festa con visite guidate e laboratori per bambini: la struttura era attiva dal 1992 È diventata inutile anche per l’aumento della produzione del combustibile derivato dai rifiuti

Gianluca Codognato

MARGHERA La sua realizzazione era stata deliberata nel 1990 dalla Regione Veneto e nel 1992 era entrato in funzione, fra il malcontento dei cittadini e dell’amministrazione veneziana. Da sabato prossimo l’inceneritore di Fusina, capace di bruciare oltre 40mila tonnellate di rifiuti l’anno, si avvia al pensionamento per poi essere spento definitivamente a partire dal 2014 e smantellato da aprile. I 22 addetti verranno ricollocati in Veritas e nell’ecocentro di Fusina. Per l’occasione, proprio sabato Veritas e Ca’ Farsetti propongono inedite visite guidate all’interno del termovalorizzatore (via Geologia 31), in una giornata che comincia alle 10 e termina alle 16 fra caldarroste, bibite e laboratori per bambini. Una vera e propria festa anti-Co2 pensata per celebrare la riduzione di emissioni di anidride carbonica pari, appunto, a circa 40mila tonnellate in meno all’anno. Ma come verrà sostituito l’inceneritore di Fusina? «La chiusura», spiega l’assessore all’Ambiente Gianfranco Bettin, «è il frutto una strategia che ha permesso, nel tempo, di compiere i passi necessari per rendere di fatto inutile l'impianto. In particolare, l'aumento della produzione di cdr, combustibile derivato dai rifiuti, che ha in gran parte sostituito il carbone utilizzato dalla centrale Enel di Fusina, e lo straordinaria crescita della raccolta differenziata, sono stati i due fattori che hanno contribuito maggiormente a raggiungere l'obiettivo». In tale contesto, è ormai chiaro che il fiore all’occhiello dell’assessorato e di Veritas è la raccolta differenziata che sta crescendo soprattutto nelle municipalità mestrine. Per intenderci, in terraferma a ottobre ha raggiunto quota 55,8%, l’8% in più rispetto alla media del 2012. Maglia rosa del territorio è Chirignago-Zelarino, grazie all’introduzione dei cassonetti a

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calotta che hanno portato la differenziata a superare il 72% del totale della raccolta rifiuti. Anche a Favaro i miglioramenti sono notevoli per merito delle calotte messe a luglio 2012 e la differenziata è arrivata al 60,6% dal 52,9 di dieci mesi prima. A Marghera i nuovi cassonetti sono stati introdotti a novembre 2012 e, in un territorio pur difficile per la forte urbanizzazione, il successo è clamoroso con la raccolta differenziata cresciuta del 20% dal 2012 al 2013. A Mestre Carpenedo l’operazione-calotte, iniziata a febbraio di quest’anno, non è ancora completa, quindi la quota è ancora al di sotto del 50% (per l’esattezza, la media 2013 è del 45%) ma ci si attende un incremento sostanzioso nel 2014. In tutto il territorio servito da Veritas la differenziata è giunta al 58% con punte del 75% a Pianiga e a Martellago.

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Pendolari e sindaci pronti alla battaglia

Delusione dopo l’incontro di martedì a Venezia con l’assessore Chisso che ha promesso di modificare le linee entro lunedì

Giovanni Monforte

QUARTO D’ALTINO Tanti mugugni, poche aspettative. All’indomani del corteo di protesta a Venezia e dell’incontro tra l’assessore Chisso e gli amministratori locali, i pendolari della linea ferroviaria Venezia- Trieste non si fanno molte illusioni. Adesso l’attesa è tutta per lunedì prossimo, 9 dicembre, quando è prevista la pubblicazione sul sito di Trenitalia delle ultime modifiche che saranno apportate agli orari. Ma alle rassicurazioni fornite da Chisso sembrano credere in pochi. Tanto più che, comunque, si tratterebbe di aggiustamenti, non di una piena soluzione alle criticità. «Ho parlato con vari pendolari della nostra tratta e non si sono detti soddisfatti», commenta Gianni Foffano, dei pendolari altinati, «almeno a parole l’assessore Chisso ha detto che modificherà qualche orario, ma non soddisfano a pieno i pendolari e la situazione resta problematica. Ad esempio rimangono aperte le questioni dei treni di sabato e domenica e dei convogli serali. Il treno di mezzanotte e venti continua a essere sostituito con un autobus. Ma quel treno è abbastanza frequentato e un autobus non porta più di 50 persone. Vedremo cosa succederà lunedì, quando saranno ufficiali gli orari con le piccole modifiche. Ma credo che ci sarà ancora da battagliare». Ai pendolari non sono piaciute neppure le modalità dell’incontro con Chisso, che l’assessore ha aperto solo a una piccola delegazione di viaggiatori. «Io non sono stata tra coloro che sono potuti entrare nella stanza», aggiunge Angela Stortini, del Comitato Pendolari del Veneto Orientale, «ma riporto le voci e mi fido di quello che mi dicono. E nessuna delle persone ha colto impressioni positive». Di positivo c’è la riuscita della mobilitazione, che pendolari e amministratori locali assicurano sia destinata a proseguire. «L’unione fa la forza e la mobilitazione di pendolari e sindaci ha fatto capire quanto il problema sia sentito», commenta il sindaco di Quarto d’ Altino, Silvia Conte, «speriamo che anche grazie alla protesta venga apportata qualche modifica. Forse sulla nostra linea siamo riusciti a strappare qualche rattoppo rispetto alla prima bozza.

Chisso si è impegnato a verificare la possibilità di migliorarlo, ma è chiaro che sono rimedi minimi, perché ormai l’orario ha questa impostazione deficitaria e i disagi restano. E’ allucinante che ci si ritrovi a dicembre ad affrontare nodi che noi sindaci avevamo già sollevato a luglio». Tra i problemi che restano scoperti, ci sono anche quello dei «buchi» d’orario, ad esempio in tarda mattinata, oppure il fatto che i treni limitati a Mestre siano ancora attestati al binario «Giardino», privo di pensilina. Se è proprio necessario limitarli a Mestre, come ha fatto capire Chisso, l’obiettivo sarebbe almeno di farli arrivare al binario 1 o 2. I sindaci della tratta si sono attivati per scrivere una nuova lettera in cui ricordare ancora una volta le varie criticità.

E attendono che l’assessore Chisso dia seguito alla promessa di convocare un tavolo di lavoro dopo Natale.

Pagina 37 GAMBARARE

Apre il canile comunale Lunedì trasferiti gli animali

(a.ab.)

MIRA Apre il canile di Gambarare di Mira gestito dall’Enpa in via Maestri del Lavoro e all’interno sono già stati trasferiti una ventina di cani e un centinaio di gatti provenienti dal Rifugio Mamma Rosa in via Bastie;

altrettanti ne saranno trasferiti entro lunedì. «Abbiamo avuto l’autorizzazione da parte del Comune di Mira - spiega per l’Associazione Mamma Rosa Federica Cassandro - di poter trasferire gli animali nella struttura pubblica. Pensiamo di finire il trasferimento, seguendo le procedure, in pochi giorni». Finalmente insomma il canile apre i battenti. La vicenda della costruzione del canile era iniziata nel 2002, nel 2006 la Regione

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annuncia dei fondi. La struttura ospiterà 300 cani e sarà un punto di riferimento per tutti i Comuni dell’Asl 13. È stata costruita la palazzina che ospiterà la cucina, l'infermeria e le sale destinate ai cuccioli. Per le famiglie nomadi che occupavano l’area è stata trovata una soluzione . Proteste per il trasferimento degli animali sono state fatte dall’associazione “Amici del Rifugio Mamma Rosa”, da tempo in contrasto con l’associazione Mamma Rosa. Una bega fra associazioni quest’ultima di sempre minore interesse pubblico

Pagina 39

Grillo (Sel) contro casa rifugio per animali

(d.deg.)

CAVARZERE «Se il Comune non risolve la situazione, faremo i passi necessari perché intervenga chi di dovere». Duro attacco del consigliere comunale Nadio Grillo (Sel) alla casa-rifugio per animali di Grignella, gestita dall'associazione onlus Uepa (Unione europea protezione animali). Grillo aveva chiesto, con un'interrogazione consiliare, l'esito di un'ispezione compiuta mesi fa nella struttura dai veterinari del'Asl 14 e dalla polizia locale, in particolare voleva sapere se gli animali erano in numero pari, o no, a quanto consentito dal regolamento comunale che fissa il limite di 10 gatti e 5 cani per una casa «di civile abitazione». La risposta è stata 15 cani e 30 gatti, ma nessuna sanzione, perché gli animali si trovano «in un fondo agricolo», e non in una casa. Ed è stata questa risposta che ha provocato la reazione di Grillo, facendogli dire che, con questa interpretazione, il regolamento diventa inutile, perché basterebbe mettere gli animali in soprannumero in giardino anziché in casa. Ma la questione è molto più controversa. La presidente Uepa e proprietaria della casa-rifugio, Sonia Paccagnella, infatti, sostiene che molti di quei cani e gatti sono «ospiti temporanei» affidati a lei da amici e conoscenti o, semplicemente, al seguito dei rispettivi padroni che si recano a farle visita. Animali, quindi, che non si trovano lì come “residenti”, ma per periodi di tempo limitati, addirittura solo alcune ore al giorno. Inoltre il “giardino” della casa è un ettaro di terreno recintato, dotato di confortevoli casette e cucce per gli animali e, a buon senso, il limite dettato dal regolamento, in teoria valido tanto per un miniappartamento di città, quanto per una casa colonica, sembra davvero inadeguato.

IL GAZZETTINO DI VENEZIA DEL 5 DICEMBRE

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"Liberato" il giardino di Ca’ Bembo Tute bianche e mamme in assemblea

(d.gh.)

Hanno "liberato" il giardino di Ca’ Bembo restituendolo per un giorno alla città, gli studenti di Ca’ Foscari.

Guidati dai rappresentanti Udu e Lisc, poco dopo mezzogiorno di ieri, al termine del presidio “musicale”

nella sede centrale di Ca’ Foscari, sono partiti in corteo verso la sede del Dipartimento di Studi linguistici e culturali comparati e sono entrati nel giardino chiuso dall’ateneo per indagini, essendo state trovate sostanze tossiche. La scorsa settimana il direttore generale di Ca’ Foscari, Alberto Scuttari, all’assemblea dei consigli dei Dipartimenti linguistici aveva infatti spiegato che sono in corso dei carotaggi, informando della situazione pericolosa anche l’amministrazione comunale, ma nel giardino non c’è traccia di indagini. L’erba è alta ovunque e ci sono solo delle transenne con un nastro rosso, tipica indicazione dei lavori in corso, a bloccare l’accesso dal palazzo. L’immobile è circondato in parte da una staccionata in legno che lo separa dallo spazio verde e dal vicino liceo.

Due studenti, in tuta bianca da lavoro e maschera facciale “antipolveri”, hanno rimosso le barriere, effettuando simbolicamente la bonifica del terreno. Quindi hanno attaccato gli striscioni contro le vendite degli immobili sugli alberi e ripreso il presidio musicale, ben presto raggiunti dagli studenti dei vicini liceo classico Marco Polo e liceo Artistico statale di Palazzo Ca’ Giustinian Recanati.

Nel primo pomeriggio sono stati infine raggiunti dai bambini della elementare Renier Michiel, che fino allo scorso anno venivano a giocare in questo giardino, accompagnati dalle loro mamme. È iniziata quindi un’assemblea cittadina, tra musica e svaghi per bambini e adulti, con giochi didattici per i più piccoli e lanci di freccette al volto del rettore Carlo Carraro per i più grandi. «Abbiamo scelto questa forma di protesta –

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hanno spiegato gli studenti – per smascherare il falso cantiere dei lavori e denunciare ancora una volta la svendita immobiliare del rettore, una scelta che va anche contro chi vive l’ateneo, la città e i veneziani».

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Piani delle Acque approvati in metà dei comuni veneziani

A guardare il bicchiere mezzo pieno, si può ben dire che Provincia e Comuni si stanno impegnando per trovare una soluzione ai problemi idraulici del territorio. Non è un caso se ogni volta che piove c’è qualche strada che viene inondata, qualche corso d’acqua che tracima o qualche sottopasso che rischia d’allagarsi.

Sono le «criticità idrauliche», i problemi noti, ma irrisolti, della rete idrica.

Negli ultimi anni la Provincia di Venezia ha spronato i Comuni a redarre un Piano delle Acque, che altro non è che la carta d’identità della rete idrica di ogni Comune e delle relative criticità. Messi insieme, i Piani permetterebbero di avere una mappatura completa del rischio idraulico, ma anche di sapere con precisione dove e come intervenire in caso di emergenza. In questo senso, la funzione della Provincia (che ha investito 150mila euro per i Piani) ha fatto sì che in pochi anni crescesse la pattuglia di Comuni che hanno approvato i Piani: se nel 2009 erano appena il 3%, nel 2013 siamo al 45%. Su 44 Comuni della provincia, 17 hanno già approvato i Piani, 3 li hanno approvati in prima fase, 18 sono in affidamento, 3 sono già stati redatti e solo 3 Comuni (Cona, Jesolo e Teglio Veneto) non hanno risposto. Al contempo c’è però anche il bicchiere mezzo vuoto: una volta individuati, grazie ai Piani, gli interventi da realizzare, in buona parte rimane tutto lettera morta; perché mancano le risorse, ovvio, ma anche perché la competenza non spetta ai Comuni. La Provincia ha infatti verificato che su un campione di 15 Comuni con Piano delle Acque adottato, il 75% degli interventi programmati per risolvere le criticità non è ancora stato realizzato. In buona sostanza, si è ancora fermi sulla carta. Il colmo, per un territorio che ha provato anche di recente, sulla propria pelle, il dramma degli allagamenti.

Paolo Dalla Vecchia, assessore provinciale all’Ambiente, non può che lanciare un monito: «Pensate alla Sardegna, anche noi abbiamo imparato a nostre spese cosa comporti l’impreparazione al rischio idrogeologico. Per me è un dramma assistere di continuo alle litanie in tv e allo scaricabarile, tanto che alla fine, anche se i morti restano, non è mai colpa di nessuno». Chapeau.

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MIRA L’associazione "Mamma Rosa" su facebook: «Ce li rubano». Arrivano i carabinieri

Scoppia la "guerra" dei cani

I volontari del nuovo canile sono andati a prendere quelli del vecchio rifugio tra le proteste

Non c'è pace per gli animali del rifugio Mamma Rosa. Mentre si avvicina lo sgombero della struttura in via Bastie lungo la Romea, ci si mettono anche le vicende personali tanto che lunedì mattina sono intervenuti anche i carabinieri di Mira. Le notizie sono corse in facebook in un batter di ciglia con accuse reciproche tra associati ed ex associati, amici e simpatizzanti dell'Associazione Mamma Rosa. Da un lato parte l’accusa di voler "rubare i cani", sottraendoli al rifugio, dove avevano trovato una "casa" familiare; dall’altra quella di impedire loro di essere ospitati in un canile a norma.

L'associazione Mamma Rosa da anni dà rifugio ai cani e ai gatti randagi della Riviera, accogliendoli, accudendoli occupandosi anche di vaccinare i randagi e di "microcipparli" assegnando cioè loro un nome e una residenza. Ma il rifugio, una vecchia casa abbandonata di proprietà della Veneta Mineraria, è fatiscente e oggetto di un ordinanza di sgombero che deve diventare esecutiva da lunedì prossimo 9 dicembre. La sede alternativa esiste, è il nuovo canile nella zona artigianale di Giare di Mira, realizzato, non senza le polemiche tra i residenti, dall'Enpa nazionale con fondi regionali. Un canile riconosciuto dalla conferenza dei sindaci dell'Asl 13 come Canile della Riviera e del Miranese e che a fine novembre ha ottenuto anche gli ultimi permessi da Asl 13 e Comune di Mira.

Alcuni volontari dell'associazione lunedì mattina hanno deciso di iniziare a spostare una ventina dei 40 cani ospitati, e alcune decine di gatti dal rifugio Mamma Rosa per portarli al nuovo canile. «Stanno rubando i cani ed i gatti, aiutateci» è stato l'appello lanciato via facebook. Ne è nato un violento alterco tra associati

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di Mamma Rosa, pro e contro il trasferimento, che ha coinvolto anche i carabinieri di Mira nonché, tra gli altri, l'ex consigliere comunale Roberto Martano e la figlia dell'ex sindaco di Mira.

«Problemi di equilibri interni all'associazione e di contrasti personali - spiega Martano oggi responsabile regionale dell'Enpa - Il 9 dicembre il rifugio Mamma Rosa va sgombrato e noi come Enpa siamo pronti ad accogliere i cani e gatti, che restano comunque di proprietà dell'associazione, nel nuovo canile di Giare».

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