Giordano Bruno
Filippo Bruno nacque a Nola, vicino a Napoli nel 1548, il padre Giovanni era un soldato della madre si conosce solo il nome: Fraulissa Savolino.
Nel 1561 entrò a far parte dell'ordine dei domenicani a Napoli e cambiò il suo
nome in Giordano, nel 1573 fu ordinato sacerdote.
Pare che la sua scelta di entrare in convento sia stata dettata più dal desiderio di studiare che da una vocazione per la vita monastica.
La biblioteca del convento domenicano di Napoli era ricchissima di libri e Giordano si procurò e lesse anche le opere che erano proibite (*).
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*) L'indice dei libri proibiti istituito nel 1559 da papa Paolo IV è stato soppresso durante il pontificato di Paolo VI nel 1966 dallaCongregazione per la dottrina della fede
Campo dei Fiori, Roma
Nel 1576 discutendo con un frate, ospite del convento, l'eresia di Ario, disse
che non era poi così grave. Il frate lo denunciò al padre provinciale che iniziò ad intentare un processo per eresia. Giordano fuggì da Napoli per rifugiarsi a
Roma in un altro convento domenicano ove rimase solo pochi giorni. Decise di spogliarsi dell'abito domenicano, riprese il suo nome di battesimo e si spostò in Liguria più precisamente a Noli che all'epoca era una repubblica
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indipendente (*) dove insegnò ad adulti e bambini. Poi si spostò
attraverso l'Italia andò a Torino, Venezia, Padova. Qui riprese il saio e si recò nei conventi
domenicani di Brescia e Bergamo.
Da Bergamo decise di andare in Francia. Passò l'inverno fra il 1577 e il 1578 al convento domenicano di Chambery e da li andò a
Ginevra.
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*) Costituita nel 1192 da Enrico IV di Svevia (Imperatore del Sacro Romano Impero dal 1191 al 1197) era una delle repubbliche marinare italiane assieme a Amalfi, Ancona, Gaeta, Genova, Pisa, Ragusa di Dalmazia (Dubrovnik) e Venezia. Decadde come repubblica marinara nel XIV secolo e perse l'indipendenza il 2 dicembre 1797 per volere di Napoleone che la rese parte dellarepubblica ligure e in seguito parte dell impero francese,
Si spogliò nuovamente del saio e aderì al calvinismo. Cercò di ottenere l'incarico di insegnante all' Università di Ginevra denigrando le capacità
didattiche di un professore che lo denunciò e per questo motivo.fu processato e scomunicato.
Lasciò Ginevra per Tolosa ove per due anni fu lettore all'Università.
Nel 1581 lasciò Tolosa e andò a Parigi dove tenne lezioni sul pensiero di Tommaso d' Aquino. Suscitò l'interesse del re, Enrico III, che lo nominò Accademico di Corte (Lecteur Royal).
A Parigi pubblicò i suoi primi lavori fra cui anche una commedia, il Candelaio, ambientata a Napoli scritta in italiano con intercalari in latino, toscano e
napoletano.
Nel 1583 andò a Londra ospite dell'ambasciatore francese.
Riuscì a farsi accogliere all' Università di Oxford come insegnante e tenne alcune lezioni sull'astronomia copernicana ma i tempi non erano ancora maturi e fu mandato via poco dopo.
Rientrato a Londra scrisse 6 opere sotto forma di dialoghi (tutte in italiano), La
cena delle ceneri, De la causa principio et uno, De l'infinito universo e mondi,
Lo spaccio de la bestia trionfante, La cabala del cavallo pegaseo, De gli eroici
furori.
La cena delle ceneri dedicata all'ambasciatore francese di cui era ospite
contiene 6 dialoghi che avvengono fra 4 interlocutori. Uno di questi (Teofilo) è lo stesso Bruno .
E' un esaltazione del modello copernicano in cui però Giordano Bruno si spinge oltre: per Copernico l'universo era ancora finito ed aveva un centro, per Bruno l'universo generato da Dio che è infinito doveva essere infinito. In quanto effetto di una causa infinita (Dio).
Nel de la causa principio et uno emerge la concezione animistica di
Giordano Bruno: Dio è nella materia perchè non esiste un esterno alla materia come si evince anche da quanto affermerà Giordano Bruno nell'interrogatorio del 5 giugno 1592 (*)
(*) In questo universo metto una providenzia universal, in virtù della quale ogni cosa vive, vegeta e si move e sta nella sua perfezione; e la intendo in due maniere, l'una nel modo con cui è presente l'anima nel corpo, tutta in tutto e tutta in qual si voglia parte, e questo chiamo
natura, ombra e vestigio della divinità; l'altra nel modo ineffabile col quale Iddio per essenzia, presenzia e potenzia è in tutto e sopra tutto, non come parte, non come anima, ma in modo inesplicabile.
(Dio immanente in quanto è nelle cose e trascendente in quanto incomprensibile, n.d.A).
In De l'infinito universi e mondi riprende la posizione già espressa nelle due opere precedenti ed in particolare esprime l'ipotesi che nell'universo
esista un numero infinito di soli circondati da pianeti che gli girano attorno e che in molti di questi possa essersi sviluppata la vita.
Ne lo spaccio de la bestia trionfante, vuole colpire la religione (cattolica e luterana, in particolare quelli che considera i fautori della struttura delle due confessioni religiose: San Paolo e Lutero) per gli effetti che la religione ha avuto sui comportamenti degli uomini e per l'ipocrisia che ne sta spesso alla base, ma lo fa in forma allegorica.
Le bestie sono le costellazioni che rappresentano i vizi (avarizia, ipocrisia, adulazione ecc.) e devono essere scacciate per tornare alla Verità alla Prudenza alla Sofia virtù più alte ma anche a virtù più semplici come la magnanimità, l'entusiasmo ecc.
E allora si vedrà conclude Bruno quanto siano atti a guadagnarsi un palmo di terra questi che sono cossí effusi e prodighi a donar regni de' ciel i.
La cabala del cavallo Pegaseo è anch'essa un' opera allegorica difficile da comprendere che è stata letta con diverse chiavi di interpretazione. Il cavallo visto come asino è simbolo dell'ignoranza degli uomini? La cabala è quella sviluppata dagli ebrei? Il bersaglio di quest'opera è San Paolo?
I De gli eroici furori consta di 10 dialoghi volti a mostrare la superiorità di
una vita spesa per la conoscenza rispetto a vite spese per le attività pratiche
o per l'ozio.
Giordano Bruno che aveva conosciuto anche la regina Elisabetta I (*) rientrò in Francia nel 1585 con l'ambasciatore e si stabilì di nuovo a
Parigi, ma i suoi interventi contro la filosofia aristotelica lo misero in difficoltà e lo indussero a lasciare la Francia.
Nel 1586 si recò in Germania, prima a Magonza e poi a Wittenberg dove riuscì ad insegnare per due anni fino a che il nuovo duca
Cristiano I (principe elettore di Sassonia) decise di “ribaltare” la
tendenza anti aristotelica che si era instaurata nell'Università e tornare alle antiche tradizioni.
Nel 1588 Bruno si recò a Praga, sede del Sacro Romano Impero, ove rimase 6 mesi. Dedicò all'imperatore Rodolfo II un opera di geometria con la speranza di essere accolto a corte ma ricevette soltanto una
ricompensa in denaro, per cui si recò prima a Tubinga e poi a Helmstedt.
Venne scomunicato dall'autorità luterana religiosa della città ottenendo così la terza scomunica (aveva già la cattolica e la calvinista).
(*) Elisabetta I aveva studiato l'italiano e letto 3 opere di Giordano Bruno. Pare che ne stimasse la grande cultura ma non il comportamento morale e che lo considerasse empio, infedele e ateo. Esistono anche ipotesi a riguardo del fatto che Giordano
Bruno d'accordo con i francesi stesse tramando contro la regina.
Riuscì comunque a rimanere a Helmstedt ove scrisse diverse opere sulla magia che saranno pubblicate postume (a fine 1800)
Nel 1590 si reco a Francoforte ove scrisse altre tre opere de minimo, de monade e de immenso. In quella città si teneva già la fiera del libro e un editore di Siena Giambattista Ciotti vi si era recato ed aveva acquistato i libri di Bruno, Giovanni Francesco Mocenigo, nobile veneziano aveva
comprato da Ciotti una copia del de minimo e ne era rimasto così entusiasta che aveva lasciato al libraio una lettera da dare a Bruno per invitarlo come suo ospite (e insegnante) a Venezia.
Nel 1591 Bruno si recò a Zurigo ospite di un nobile e un teologo appassionati di alchimia.
Tornato a Francoforte incontrò Ciotti che gli diede la lettera e decise nel 1592 di andare a Venezia ospite di Mocenigo.
Quando manifestò a quest'ultimo il desiderio di tornare a Francoforte per far stampare i suoi libri, egli credendo che fosse una scusa per non tornare più (*) lo denunciò all'inquisizione con l'accusa di blasfemia, pratica di arti magiche, non credere nella trinità e nella transustanziazione.
(*) Esiste anche una diversa versione di questa vicenda : Bruno esercitava
pratiche magiche e aveva un grande carisma e la moglie di Mocenigo si era
mostrata molto interessata al maestro.
Bruno fu incarcerato a Venezia Il 23 maggio 1592. L'inquisizione romana chiese l'estradizione che il senato di Venezia concesse dopo quasi un anno 27 febbraio 1593.
Il 12 gennaio 1599 fu invitato ad abiurare otto proposizioni eretiche, che comprendevano la sua negazione della creazione divina, dell'immortalità dell'anima, la sua concezione dell'infinità dell'universo e del movimento della Terra, dotata anche di anima, e di concepire gli astri come angeli.
Si dichiarò disposto all' abiura, a condizione che le proposizioni fossero
riconosciute eretiche non da sempre, ma solo ex nunc, ma la sua richiesta fu respinta dalla Congregazione dei cardinali inquisitori, tra i quali Bellarmino.
Nell'interrogatorio del 10 settembre Bruno si dichiarò pronto all'abiura, ma il 16 cambiò idea e infine, dopo che il Tribunale ebbe ricevuto una denuncia anonima che accusava Bruno di aver avuto fama di ateo in Inghilterra e di aver scritto il suo Spaccio della bestia trionfante direttamente contro il papa, il 21 dicembre rifiutò ogni abiura, non avendo, dichiarò, nulla di cui doversi
pentire.
Dopo aver ascoltato la sentenza di condanna l'8 febbraio 1600 egli pronunciò queste parole: Maiori forsan cum timore sententiam in me fertis quam ego accipiam.
(forse tremate più voi nel pronunciare contro di me questa sentenza che io
nell'ascoltarla)
I suoi libri furono messi all'indice il 7 agosto 1603.
Dopo aver rifiutato i conforti religiosi e il crocefisso, il 17 febbraio 1600, con la lingua bloccata da una morsa perché non potesse parlare fu condotto in piazza Campo de' Fiori, denudato, legato a un palo e arso vivo. Le sue ceneri furono gettate nel Tevere.
U
na statua in memoria di Giordano Bruno nel luogo in cui era stato bruciato fu eretta durante la repubblica romana del 1849 ma fatta distruggere da Pio IX a seguito della restaurazione del papato.
Nel 1885 si costituì un comitato internazionale (comprendente Victor Hugo, Henrik Ibsen e Giosuè Carducci) per promuevere la realizzazione di una nuova statua ma il potere ecclesiastico si oppose e nel 1888 una manifestazione di studenti venne repressa dalla polizia. Crispi, allora presidente del consiglio, rimosse il sindaco di Roma e approvò l'iniziativa della statua.
Il Papa, Leone XIII minacciò di lasciare Roma, poi ci ripensò, e passò tutto il
giorno digiuno e inginocchiato davanti alla statua di San Pietro a pregare per la
lotta contro la religione cristiana.
Il