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3.2. Skulpturhalle Basel des Antikenmuseums

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Academic year: 2021

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III. CORPUSDIRACCOLTEDICALCHI

3.1. Premesssa

Il corpus è composto da una serie di schede che sono strutturate in modo tale da dare una visione generale dello statuto attuale delle raccolte analizzatevi. La decisione di includerlo nel lavoro, e non di trattarlo come documento annesso, fu motivata dal fatto che costituisce il punto iniziale dal quale sono partita per poter sviluppare il capitolo che lo precede e quello che lo segue. In effetti, la sua costituzione ha richiesto la presa in esame di una quantità elevata di collezioni ai fini di selezionare quelle più interessanti1. In questo modo ho potuto evidenziare, nella seconda parte, le caratteristiche che accomunano la maggior parte delle raccolte. L'osservazione della casistica fu inoltre essenziale per lo sviluppo di nuove proposte che migliorino la loro visibilità e fruizione2. Le schede non si concentrano sulla storia delle collezioni, benché sia stata studiata approfonditamente per ciascuna ai fini di capire il contesto nel quale sono nate3.

Il terzo capitolo è dedicato ai modi di esposizione e di comunicazione usati attualmente per rendere fruibile questo patrimonio storico-culturale. Perciò, mi è sembrato fondamentale prendere esempi che ho potuto vedere nel quadro di tirocini o visite e incontri puntuali con i responsabili; nei casi in cui questo non è stato possibile, il criterio più importante è stato quello di scegliere musei per i quali esistesse una buona documentazione iconografica, in modo tale da poter fare delle osservazioni soddisfacenti sulla musealizzazione dei gessi. Mi sono resa conto, mentre cercavo i musei più adeguati all'analisi, a che punto, per molti di essi, inclusi quelli più noti a livello storico, erano del tutto assenti le informazioni che mi servivano, sia per mancanza di pubblicazioni recenti sull'allestimento delle collezioni, sia per la qualità pessima dei siti internet che, nonostante fornissero i dati essenziali, spesso non permettevano di farsi un'idea sull'aspetto attuale della raccolta. Addirittura, il sito dell'Associazione Internazionale per la Conservazione e la Promozione delle raccolte di calchi che riunisce in un database le principali raccolte di calchi esistenti al mondo e che dovrebbe pertanto costituire un punto di riferimento per chi si occupa di questo tipo di collezioni, viene poco sfruttato per la diffusione e l'aggiornamento di informazioni, quando potrebbe invece essere un'ottima piattaforma a servizio della promozione delle singole raccolte. Se alcune schede risultano quindi meno dettagliate rispetto ad altre è legato alla qualità variabile della documentazione disponibile e all'impossibilità di recarmi in situ.

Furono selezionate varie tipologie di raccolte di calchi per permettere confronti tra diverse

1 Per i criteri di scelta, cfr. paragrafo seguente.

2 Cfr. quarto capitolo.

3 Una voce bibliografica a fine scheda rinvia alle pubblicazioni più recenti relative alla raccolta analizzata.

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esperienze museologiche moderne applicate a questo patrimonio. Il corpus è composto da:

1) Gipsoteche accademiche, cioè appartenenti ad Istituti d'arte 2) Gipsoteche universitarie legate all'insegnamento archeologico 3) Le gipsoteche sotto amministrazione comunale o cittadina

4) Un esempio di “casa-museo-gipsoteca4”, cioè una collezione di gessi privata diventata proprietà pubblica.

Ogni scheda è composta da nove sezioni che sono:

1) Contesto espositivo: contiene informazioni sullo spazio in cui sono esposte le opere.

2) Statuto del Museo: chiarisce l'appartenenza istituzionale e le condizioni di accesso legatevi.

3) Disposizione logico-spaziale: descrive l'organizzazione del percorso espositivo.

4) Illuminazione: evidenzia le soluzioni di luce studiate (o no) per garantire una buona visione delle opere, distinguendo l'apporto di luce naturale da quello artificiale.

5) Supporto: riguarda il tipo di supporti per i vari tipi di opere (a tutto tondo, rilievi, busti, elementi architettonici).

6) Comunicazione: esamina gli strumenti didattici usati per informare il visitatore sui reperti esposti e facilitarne la comprensione (didascalie, panelli, schede di sala, spiegazioni figurative, ricontestualizzazione, supporti informativi multimediali5,...).

7) Attività e promozione: riguarda i mezzi impiegati per dare maggiore visibilità al museo e renderlo più attraente.

8) Sintesi: tenta di definire il carattere del museo, il suo ruolo principale, e mette in evidenza le sue forze e debolezze.

9) Bibliografia: elenco delle ultime pubblicazioni che riguardino la collezione.

Ho provato a descrivere le gipsoteche nel modo più oggettivo possibile, un lavoro non facile, perché non esiste per ogni collezione una letteratura scientifica soddisfacente che tratti le questioni museologiche, e che non ho sempre potuto recarmi in situ per verificare le informazioni. Sono inoltre consapevole che per migliorare gli aspetti meno sviluppati, bisogna di risorse finanziarie e umane soddisfacenti che, a secondo dei contesti, non sono disponibili.

4 Termine ripreso da MINA G. A., “L'atelier dell'artista come opera d'arte. La casa-museo Vincenzo Vela a Ligornetto”, in GUDERZO (2010), 249.

5 Termine ripreso da TINÉ (2013), 11.

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3.2. Skulpturhalle Basel des Antikenmuseums

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La “Galleria delle sculture” del Museo archeologico della città di Basilea (Antikenmuseum) custodisce una delle più grandi e dinamiche collezioni di calchi di arte antica nel mondo.

Contesto espositivo. La gipsoteca gode, dal 1963, di una superficie espositiva di quasi 2'000 m2 che si estendono su due piani di una struttura moderna appartenente a una fondazione sanitaria7. La sede è collocata in periferia del centro storico e della casa madre, ovvero del museo archeologico, ma è vicina agli edifici universitari e all'Istituto archeologico. Il museo subisce una ristrutturazione completa nel 2005 in occasione della quale la ricostruzione del Partenone8, attrazione maggiore del Museo, viene disposta secondo un ordine più compatto rispetto all'allestimento originario (metope e fregi occupavano fino ad allora l'intero spazio

espositivo)9. Si decide inoltre, per ragioni estetiche, di usare colori accesi per le pareti e i tramezzi destinati a dividere e organizzare gli spazi. La facciata esterna è caratterizzata da una grande vetrina nella quale sono esposti i gessi più monumentali della collezione al fine di creare un effetto scenico che informa il passante sul contenuto del Museo.

Statuto del Museo. Il Museo è una succursale del Museo archeologico cittadino e viene finanziato dal cantone di Basilea.

6 Ringrazio la Dott.ssa Ella van der Meijden per l'opportunità offertami di svolgere un tirocinio alla Skulpturhalle di Basilea e per la messa a disposizione della preziosa documentazione.

7 La fondazione privata Adullam. Il cantone di Basilea le aveva concesso, nel 1961, il diritto di costruire una struttura geriatrica a condizione di riservare due spazi, al pianterreno e nel sotterraneo, alla raccolta di calchi. Per maggiori informazioni sulla storia della collezione, cfr. LOCHMAN (2012), 11-29; ID. (2010), “Oggetti di rappresentazione e strumenti di studio. Storia e significato della collezione di calchi in gesso di Basilea”, in SOLDINI/DOZIO (2006), pp.

50-62; LOCHMAN T., GOTTSCHALL HENKEL U., Sehnsucht Antike. Johann Rudolf Burckhardt und die Anfänge der Basler Abgusssammlung, (catalogo della mostra: Basilea, Skulpturhalle 17 novembre 1995 – 28 aprile 1996), Basel 1996; LOCHMAN T., “100 Jahre Skulpturhalle Basel”, in SCHMIDT M. (a cura di), Kanon. Festschrift für Ernst Berger zum 60. Geburtstag am 26. Februar 1988 gewidmet, Basel 1988, pp. 370-376.

8 Sul Partenone, cfr. “contenuto e struttura del percorso” e nota 5.

9 LOCHMAN (2012), 23.

Fig. 25 Allestimento rinovato del 2014 (© R. Habegger)

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Disposizione logico-spaziale. All'ingresso del museo sono collocate la cassa, un'area di sosta e una libreria, dopodiché si accede a un primo spazio destinato alle mostre temporanee, dal quale si

prosegue quindi verso la collezione permanente. Essa è stata riallestita l'anno scorso e segue un andamento tematico, quale il ruolo della donna nell'antichità. La sistemazione delle varie statue femminili è organizzata secondo lo sviluppo storico-artistico tradizionale (korè, statue classiche, ellenistiche e romane). Una lunga parete divide l'ambiente principale, la parte sinistra essendo riservata alla ricostruzione eccezionale, unica al mondo, dell'intera plastica del Partenone, riunificata sotto l'impulso del direttore Ernst Berger tra il 1968 e il 1986. È completata da un modello del tempio in scala 1:2010. I pezzi non pertinenti alla tematica femminile abbordata nell'altra metà di questo piano sono esposti senza ordine nella sezione posteriore del sotterraneo, chiamata “Schaulager” (deposito a vista). La parte anteriore invece è riservata alla ritrattistica (ellenistica e romana) e ne fa vedere lo sviluppo stilistico tramite una disposizione in serie su mensole e scaffali. Il settore centrale di questo piano è lasciato vuoto e viene impiegato per attività varie, quali conferenze, proiezioni di film o attività didattiche.

Illuminazione. La fonte di luce naturale è data da ampi lucernari rettangolari, che ritmano il soffitto al pianterreno, e dalla grande vetrata all'ingresso, mentre gli spazi e le opere sono illuminate da un tradizionale sistema di faretti su binari e di luci al neon. È in corso la sostituzione di esse con luci a led più adatte e precise per l'illuminazione delle opere.

Supporto. Per le statue a tutto tondo e i busti furono usate basi e mensole tradizionali di tonalità neutra (grigio), alcuni supporti essendo provvisti di ruote per permettere uno spostamento facilitato delle opere. Per la decorazione architettonica del Partenone fu realizzata una sagoma del frontone e dei triglifi che permettono la ricontestualizzazione delle statue e delle metope nel loro contesto di

10 ID., ibid. Per maggiori informazioni su questa impresa scientifica, cfr. bibliografia sulla storia della collezione e BERGER E., “La reconstitution du décor sculpté du Parthénon”, in: Le Moulage (1988), 126-133.

Fig. 26 Ricontestualizzazione dei calchi architettonici del Partenone. In alto, i lucernari rettangolari

(© B. Grass)

Fig. 27 Il deposito a vista del sottterraneo (© R. Habegger)

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appartenenza, mentre i rilievi dei fregi sono stati fissati contro il muro a ridosso dell'architettura ricreata11. Le tinte delle pareti, dello sfondo dei frontoni e dei reintegrati triglifi suggeriscono l'originaria policromia12.

Comunicazione. Aspetti generali della cultura antica, in questo caso i vari ruoli delle donna nell'antichità, vengono descritti tramite testi stampati su pannelli verticali colorati. La tematica è sviluppata presso le singole opere tramite didascalie brevi, ma che contribuiscono alla comprensione del quadro generale. La ricostruzione della sagoma del tempio del Partenone è un'ottima soluzione allestiva in quanto permette al visitatore di capire a prima vista la funzione delle sculture originali. Mentre gli strumenti di comunicazione usati nella collezione permanente sono assai tradizionali, si sono scelte soluzioni più moderne nel quadro della mostra temporanea dell'anno scorso su Augusto13. Due filmati presentavano il quadro storico e il personaggio, mentre una proiezione di luci colorate su un rilievo dell'ara pacis suggeriva la policromia originaria.

Attività e promozione. La Skulpturhalle viene definita come “museo multifunzionale, aperto alle moderne aspettative di un pubblico più ampio e diversificato [rispetto al passato]14”. Partecipa a numerose manifestazioni culturali che coinvolgono i musei basilesi, quale la Notte dei Musei, e offre un programma di eventi e work-shops attraenti che siano in sintonia con le tematiche trattate nella collezione permanente e le mostre temporanee15. Esse sono rinnovate ogni anno, abbordando vari aspetti della cultura classica e la questione dell'influsso delle sue forme e contenuti sui tempi moderni16. Il Museo serve anche da superficie espositiva a opere d'artisti contemporanei, purché si pongano in relazione con l'antichità17. Scuole di vari livelli e tipi (licei classici e artistici, scuole elementari e di disegno) visitano la gipsoteca e lavorano su pezzi o argomenti scelti dai professori. Se viene poco sfruttata dall'Università locale, l'interessante situazione geografica di Basilea, al confine con la Francia e la Germania, attira un numero soddisfacente di scuole e università dai paesi vicini.

L'investimento in campagne pubblicitarie con cartelloni, interviste televisive e conferenze stampa

11 I rilievi essendo in tanti, una parte si è dovuto sistemare contro le pareti del sotterraneo.

12 LOCHMAN (2012), 23.

13 “Augustus. Macht, Moral, Marketing vor 2000 Jahren” (20.08.2014 – 1.2.2015).

14 LOCHMAN (2012), 25.

15 Esempi di eventi e attività per la mostra temporanea attuale sui copricapi femminili sono: “serata velata” con danza e cibo orientale; work-shop su tipi di acconciature possibili con scialle; “ora di magia” (performance con cappello e velo).

16 La mostra temporanea inaugurata a marzo 2015 riguarda il ruolo dei copricapi femminili nell'antichità, mettendolo a confronto con la questione del velo e del suo significato oggi.

17 LOCHMAN (2012), 25.

Fig. 28 Pubblicità per la collezione permanente (© Skulpturhalle des

Antikenmuseums Basel)

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permette di attirare l'attenzione di un pubblico ampio ed eterogeneo. Il sito web è impostato in maniera tradizionale, con due particolarità interessanti: mette a disposizione del visitatore l'inventario completo delle opere possedute18 e evidenzia ogni mese un'opera della sua collezione tramite un avviso in prima pagina. “L'opera del mese” viene descritta nel dettaglio in un documento

“pdf” con foto e aggiornata bibliografia, per chi desidera approfondire l'argomento.

Sintesi. La Skulpturhalle di Basilea ha tutte le caratteristiche tradizionali di un museo pubblico moderno, dalle strutture di servizi ai mezzi promozoniali. Tramite l'organizzazione di mostre tematiche accattivanti (concetto di marketing sotto Augusto, il sesso nell'Antichità) evidenzia il grande vantaggio di avere riunito in uno stesso luogo calchi di opere originali sparse nel mondo. È indirizzato verso un pubblico molto eterogeneo, principalmente esterno al mondo accademico.

Nonostante il suo legame con il Museo archeologico di Basilea, che gode di una fama internazionale, e il suo grande impegno, il numero di visitatori non è sufficiente per salvarla dalla minaccia di chiusura19. La sua scarsa frequenza è parzialmente dovuta alla sua posizione periferica e una segnaletica topografica poco chiara. Inoltre, l'assenza quasi completa di un suo uso a scopo didattico nell'ambito universitario rispecchia l'interesse poco marcato per questo patrimonio da parte della popolazione locale.

Bibliografia. LOCHMAN (2012), 11-29; ID. (2010), 50-62; LOCHMAN/GOTTSCHALL (1996);

LOCHMAN (1988), pp. 370-376.

18 Mancano fotografie per completare le indicazioni scritte.

19 In effetti, la chiusura è prevista per il 2017 a seguito di una decisione del Cantone per ragioni di risparmio economico. Una petizione sta circolando in questo periodo per impedire questo progetto:

(https://www.openpetition.de/petition/online/keine-schliessung-der-skulpturhalle-basel).

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3.3. Antikensammlung der Universität Bern

20

La collezione archeologica dell'Università di Berna, che riunisce originali e gessi, costituisce un esempio interessante di gipsoteca musealizzata in un contesto architettonico a carattere industriale, un'esperienza per la quale le fu attribuito il premio “Wakker”, rilasciato dal “Heimatschutz Svizzera”, organizzazione elvetica per la salvaguardia della cultura architettonica21, nel 199722.

Contesto espositivo. Dopo una serie di traslochi in vari ambienti23, la gipsoteca si trasferisce, nel 1993, nella sua sede attuale, cioè nel sotterraneo di una vecchia stamperia rifunzionalizzata come spazio museale24. Invece di nascondere la funzione originaria dell'edificio, si è scelto di sottolineare il suo carattere industriale ai fini di creare un allestimento originale. Furono lasciati a vista i tubi di riscaldamento e di canalizzazione, una parte dei quali sono colorati per motivi tecnici e creano un piacevole contrasto alla neutralità dei colori usati per gli altri elementi allestivi e al candore dei gessi. Essi poggiano contro delle pareti in pietra calcarea, lavorate ad imitazione di un muro in mattoni, che servono a suddividere lo spazio in vari compartimenti.

Statuto del museo. La collezione archeologica appartiene all'Università di Berna e viene gestita

20 Vorrei ringraziare in questa sede la prof.ssa Elena Mango e la dott.ssa Josy Luginbühl per la possibilità datami di studiare all'Istituto archeologico dell'Università di Berna (Institut für Archäolgoische Wissenschaften) dove ho scritto gran parte del presente lavoro.

21 Il Heimatschutz Svizzera fa dono di questo prezzo, una volta all'anno, ad un Comune svizzero che si è impegnato nella valorizzazione e il reimpiego di un edificio storico o industriale. Per maggiori informazioni, cfr. il sito internet dell'organizzazione Heimatschutz Svizzera: http://www.heimatschutz.ch/index.php?id=985&L=0.

22 MANGO/LUGINBÜHL (2013), 120. Questa collezione è inoltre stata scelta per il fatto che fa parte delle gipsoteche che ho potuto visitare personalmente, Berna essendo la mia città di residenza attuale.

23 Per la storia della raccolta, cfr. KÖNIG/KUTHY (1976); LUGINBÜHL/MANGO (2013), 115-125; MEKACHER (1996), 12-14; STÄHLI (1985); URSPRUNG (1997), 43-45; WILLERS (2007), 7-13.

24 LUGINBÜHL/MANGO (2013), 119-120. Gli altri piani ed ambienti sono occupati dall'Istituto universitario di geografia, nonché dal Centro interdisciplinare per lo studio sulle donne e per gli studi di genere.

Fig. 29 Visione d'insieme (© J. Zbinden, IAW, Universität Bern)

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dall'Istituto archeologico. È aperta al pubblico una sera a settimana e accessibile su prenotazione.

Disposizione logico-spaziale. La ripartizione delle opere non mi pare seguire un criterio ben preciso, ma essere piuttosto condizionata dalla struttura architettonica. Sembra comunque che ci sia un'organizzazione approssimativa per tipologie e cronologia: teste e ritratti (di età arcaica ad imperiale) sono separati dalle statue classiche ed ellenistiche a tutto tondo, mentre una parte dell'ambiente è riservata alla ricostruzione del frontone occidentale del tempio di Afaia. I rilievi sono fissati in maniera sparsa contro i muri.

Illuminazione. Trattandosi di una cantina, non ci sono fonti di luce naturale. L'ambiente è illuminato da luci neon e semplici spot25 che, all'occasione della notte dei musei, furono coperti da filtri colorati per creare degli effetti particolari su alcune delle opere esposte26.

Supporto. I gessi sono collocati su vari tipi di supporti.

Per alcune opere sono state create apposite basi in pietra calcarea dello stesso stile dei tramezzi in pietra calcarea, mentre per il resto furono riutilizzati grossi condotti di canalizzazione in cementizio o supporti in legno a ruote, originariamente destinati al trasporto di merce27. Nonostante l'effetto scenografico risulti interessante, perché riflette il carattere industriale dell'edificio, i supporti calcarei e in cementizio non permettono uno spostamento agiato delle sculture. Questo fattore spiega parzialmente la mancanza di coerenza nella disposizione logico-spaziale delle opere osservata in precedenza, rendendo difficile un loro raggruppamento didattico per

25 MANGO/LUGINBÜHL (2013), 120.

26 Osservazioni mie completate da spiegazioni della dott.ssa Luginbühl.

27 MANGO/LUGINBÜHL (2013), 120.

Fig. 31 Tipi di supporti (© J. Zbinden, IAW, Universität Bern) Fig. 30 Allestimento del gruppo scultoreo del frontone occidentale del tempio di Afaia

(© J. Zbinden, IAW, Universität Bern)

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temi o epoche storico-artistiche28.

Comunicazione. Al posto delle didascalie è disponibile un elenco cartaceo delle opere esposte organizzato a partire del loro numero di inventario e contenente per ciascuno dei gessi la designazione ufficiale, il luogo di conservazione e la datazione dell'originale. Le statue elencate sono reperibili nello spazio grazie all'indicazione del numero d'inventario sui supporti. Delle schede di sala dettagliate per alcuni dei reperti più importanti completano queste informazioni basilari29. Attività e promozione. La mancanza di personale30 e gli scarsi mezzi finanziari limitano le possibilità di sviluppare delle offerte didattiche per un pubblico esterno al mondo accademico o di assicurare un'apertura più regolare. La gipsoteca viene sfruttata più che altro nel quadro di seminari e da scuole locali per le lezioni di disegno. Partecipa a manifestazioni straordinari che coinvolgono tutti i musei cittadini, quale la Notte dei Musei31, e organizza delle mostre temporanee destinate a mettere in luce i risultati scientifici dell'Istituto e la sua collezione archeologica32.

Sintesi. Collocata in periferia del centro, nel quartiere dell'Università, in una cantina poco adeguata alla funzione museale per la mancanza di norme di sicurezza che proteggono i gessi da eventuali danni che potrebbero risultare dalla loro prossimità ai tubi di scarico e di riscaldamento, l'Istituto di archeologia non riesce a sfruttare il potenziale della collezione quanto lo vorrebbe33. Ma questa situazione dovrebbe cambiare a breve con il trasferimento dell'intero dipartimento in nuovi spazi34; un'occasione, quindi, di un maggiore collegamento tra gipsoteca, insegnamento e ricerca scientifica e la possibilità di migliorare la sua musealizzazione, attualmente a carattere provvisorio, con delle condizioni di conservazione soddisfacenti. In questo contesto si spera anche rendere la collezione archeologica più attraente e dinamica ai fini di attingere un pubblico che non sia composto solamente da studenti e docenti35.

28 “Diese wirkungsvolle Inszenierung geht aber auf Kosten der in Lehre und Studium wichtigen Verschiebbarkeit und damit Gruppierung nach Themen, Epochen o.ä. der Statuen” (MANGO/LUGINBÜHL (2013), 120).

29 I testi sono solo in tedesco.

30 Un'assistente a 12% (MANGO/LUGINBÜHL 2013, 123).

31 MANGO/LUGINBÜHL (2013), 122-123.

32 Ibid., 123.

33 EAD., ibid.

34 EAD., ibid.

35 EAD., ibid.

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3.4. Museum für Abgüsse klassischer Bildwerke München (MFA)

Il Musei dei gessi di Monaco di Baviera costituisce un esempio di raccolta di calchi di arte antica totalmente distrutta durante la seconda guerra mondiale e ricostruita in gran parte tra il 1975 e 200236. Con 1'780 calchi è attualmente la quarta gipsoteca più grande in Germania37.

Contesto espositivo. La collezione è sistemata nella Haus der Kulturen, che contiene sia l'Istituto centrale di Storia dell'Arte che l'Istituto di archeologia classica e la sede amministrativa della Glyptothek e Antikensammlungen, collocati nella Königsplatz adiacente. L'edificio neoclassico, costruito dall'architetto tedesco Paul Ludwig Troost, era stato l'ex sede amministrativa del partito nazionalsocialista tedesco. Fu preservato dai bombardamenti della Seconda Guerra Mondiale e sfruttato, alla fine di questa, dalla Commissione “Monumenti, Belle Arti e Archivi38” dell'esercito americano, come centro di raccoglimento delle opere d'arte che erano state confiscate dai nazisti. A partire da questo momento, fu sempre riservata ad istituzioni culturali39. L'interno si caratterizza da due ampi cortili di struttura simmetrica collegati tramite un sistema di corridoi e fortemente ispirati

36 Contava prima della sua distruzione 2'398 calchi di arte antica e un'importante collezione di gemme (16'700 pezzi):

sulla storia della Gipsoteca, cfr. KADER (2013), 445-469, in particolare 453-462.

37 Informazione trovata sul sito del Museo: http://www.abgussmuseum.de/, consultato il 24.02.2015

38 Monuments, Fine Arts, and Archives, abbrevviato MFAA: commissione creata per la protezione e il salvataggio dei monumenti artistici e storici in zone di guerra nel 1943 dal Governo statunitense.

39 KADER (2013), 461.

Fig. 32 Cortile settentrionale (© C. Crippa) Fig. 33 Cortile meridionale (© C. Crippa)

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dall'architettura greco-romana. Il marmo di color chiaro usato per gli elementi portanti interni rinvia al candore dei calchi in gesso e contrasta con il suolo di color rosso, ugualmente in marmo. Il museo dispone di uno spazio espositivo di 2'250 m2 che si sviluppano su 17m di altezza nei due cortili interni40, permettendo l'esposizione di statue monumentali come il Kouros di Samo.

Statuto del museo. Il Museo rientra nella categoria delle raccolte di calchi universitarie, benché sia staccato geograficamente dall'Università. È inoltre a disposizione dei dipartimenti educativi e culturali presenti nella “Casa delle Culture”, quali gli Istituti di Storia dell'Arte e di Archeologia classica, e accessibile al pubblico secondo orari regolari.

Disposizione logico-spaziale. I calchi sono stati sistemati sui tre piani dell'edificio, nei corridoi di collegamento del pianterreno e nell'aula di ingresso. L'allestimento segue un criterio sia cronologico che tematico, con l'arte arcaica e classica collocata nella parte meridionale e quella ellenistica e romana nell'ala settentrionale. All'interno di questo quadro temporale, le statue sono raggruppate per soggetti (atleti, dei, filosofi, ecc.). L'accesso al Museo avviene dalla parte settentrionale secondo un percorso cronologico che vada dal periodo storico-artistico più recente a quello più antico collocato nel cortile meridionale. Non ci sono all'interno del Museo delle indicazioni chiare sul percorso da seguire.

Illuminazione. I gessi sono illuminati dalla luce naturale, proveniente dall'alto nei cortili centrali e da ampie finestre nel corridoio di collegamento. Non sono state studiate apposite soluzioni di illuminazione artificiale.

Supporto. Le statue sono collocate su delle semplici basi di legno di color chiaro che ricorda quello del marmo della struttura portante, ma se ne contraddistingue per la sua materialità leggera. Sono di varie altezze per permettere al visitatore una visione corretta delle opere.

40 Ibid., 464.

Fig. 34 Allestimento del primo piano del cortile meridionale (© C. Crippa)

Fig. 35 Allestimento nel corridoio di collegamento con pannelli informativi in sottofondo (© C. Crippa)

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Comunicazione. All'ingresso di entrambe le ali, un foglio esplicativo, contenente le informazioni essenziali sulle opere originali (testo solo in tedesco), è messo a disposizione dei visitatori. Non ci sono didascalie presso le opere. Vi si attesta un'unica sequenza di pannelli che raccontano la storia della collezione (sempre in tedesco), ma che sono collocati in uno dei corridoi di collegamento e quindi poco visibile. Si pone come contrasto a questa scarsa documentazione in situ il sito web del Museo che, seppure in corso di elaborazione in alcune sue parti, dà un'idea molto più chiara dell'organizzazione degli spazi e fornisce al visitatore informazioni dettagliate sulle opere principali tramite una visita virtuale del Museo

completata da una mappa interattiva41. Attività e promozione. Il Museo promuove una grande varietà di manifestazioni e formazioni culturali e artistiche, quali mostre temporanee, cicli di conferenze a contenuto umanistico, rappresentazioni teatrali, performance artistiche, corsi di formazione per insegnanti, attività didattiche per scuole e così via42. I gessi continuano a servire

come strumento educativo e scientifico in quanto vengono organizzate regolarmente delle mostre temporanee su temi inerenti alla cultura classica e al loro legame con la realtà odierna43. Il concetto museologico viene elaborato da studenti in archeologia nel quadro di attività seminariali. I calchi vengono inoltre messi in evidenza attraverso progetti artistici contemporanei che danno la possibilità di realizzare nuove esperienze multisensoriali lavorando con suoni, effetti di luce e ricostruzioni virtuali.

Sintesi. Nel quadro del nostro incontro44, la dottoressa Kader mi descrisse il Museo tramite un rimando metaforico allo yin e allo yang della filosofia cinese: si tratta in effetti di un punto di incontro e di equilibrio tra un passato recente scuro, rappresentato dall'uso politico al quale era destinato l'edificio e un periodo di effervescenza e apertura intellettuale, caratteristico dell'Ottocento e materializzato dai calchi di arte antica che costituiscono, in un certo senso, il punto bianco dello

41 Cfr. il sito del Museo: http://www.abgussmuseum.de/, consultato il 18.02.2015.

42 KADER (2013), 466.

43 Esempi di mostre sono: “Das Müncher Siegestor – echt antik?” (febbraio-maggio 2000); “Begegnung in bunt.

Farbfassung antiker chinesischer und griechischer Plastik im Vergleich” (giugno-agosto 2006);”Penelope rekonstruiert. Geschichte und Deutung einer Frauenfigur” (ottobre 2006-gennaio 2007); “Denkmal Demokratie.

Under construction” (maggio-luglio 2014).

44 Agosto 2014.

Fig. 36 Proiezione di luci sul ritratto di Socrate (© MFA)

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yin. Lo scopo del Museo è di preservare l'armonia e l'equilibrio tra luogo di memoria e centro culturale e scientifico destinato alla creazione artistica, la ricerca e l'educazione45. Benché l'edificio sia aperto al pubblico secondo orari regolari e che la superficie espositiva permetta la sistemazione di un numero elevato di reperti, non ci sono elementi che guidino il visitatore attraverso il museo e lo informino sulla collezione e le opere. Non c'è la possibilità di un accesso diretto e di una comprensione immediata del patrimonio esposto. Contenuta nella stessa struttura che ospita l'Istituto archeologico e la biblioteca specializzata, la raccolta rievoca il “gabinetto archeologico”

ottocentesco costituito principalmente dallo strumento testuale (la biblioteca) e figurativo (la gipsoteca). L'allestimento conserva un carattere tradizionale corrispondente allo stato degli studi archeologici di fine Ottocento nonostante ci siano degli interventi su singole opere nel quadro dei progetti contemporanei sopra elencati46.

Bibliografia. BRUNN (1867); KADER (2013), pp. 445-469; WEICKERT (1926), pp. 253-257.

45 Riformulazione libera dei propositi della dott.ssa Kader.

46 Cfr. paragrafo a proposito delle attività e della promozione della gipsoteca (p.52).

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3.5. Musée des Monuments français (Cité de l'Architecture et du patrimoine)

Erede dello storico e famosissimo Musée de Sculpture Comparée di Eugène Viollet-le-Duc47, il museo è stato interamente riallestito tra il 1997 e il 2007 e si presenta in una veste museografica rinnovata, aspetto per il quale mi è sembrato interessante includerlo nel corpus, nonostante si trattino di due gallerie composte da calchi architettonici medievali.

Contesto espositivo. Il Musée des Monuments français è collocato in un'ala del palazzo di Chaillot costruito in occasione della Mostra Internazionale di Parigi nel 1937. Fa parte della “Città dell'architettura e del patrimonio” (Cité de l'architecture et du patrimoine), un progetto degli anni 2000 che ha mirato alla riunione in uno stesso luogo dell'Istituto di architettura48, della Scuola di Chaillot49 e del museo50 e che ha portato al restauro di quest'ultimo51. La “galleria dei calchi in gesso52” è costituita da due spazi collocati al pianterreno53: la galleria Davioud, unica parte rimasta del palais du Trocadéro costruito nel 1878, è stata restaurata in modo tale da restituirne l'aspetto originario. È caratterizzata da un soffitto vetrato sostenuto da una serie di archi in ferro lavorato. Si attesta inoltre la ripresa del “rosso pompeiano” per il colore delle parete. Una scala, collocata nella parte centrale della galleria, permette l'accesso ai piani superiori e inferiori del museo. La galleria

Carlu, invece, fu costruita nel momento del rimaneggiamento dell'edificio tra il 1935 e il 1937 e venne ad affiancare la galleria Davioud dal lato della Senna. La sua forma curvilinea sposa

47 Per la storia del museo, cfr. CARTER (2011), ORY (2006), PRESSOUYRE (2007), PIERI (2001).

48 Institut français d'Architecture (IFA).

49 Centre des Hautes Études de Chaillot (CEDHEC).

50 WELFELÉ (2008), 21.

51 Ibid., 22.

52 Traduzione dell'ufficiale denominazione francese Gallerie de moulages.

53 WELFELÉ (2008), 23. Il museo è composto da due altre gallerie, quali la “galleria degli affreschi e delle vetrate”

(Gallerie des peintures murales et des vitraux) e la “galleria di architettura moderna ” (Gallerie d'architecture moderne).

Fig. 37 Galleria Davioud (© D. Bordes) Fig. 38 Galleria Carlu (© D. Bordes)

(15)

l'andamento del fiume.

Statuto del museo. Si tratta di uno dei tre dipartimenti della “Città dell'architettura e del patrimonio”, un progetto di portata nazionale che riunisce strutture accademiche e museo pubblico54.

Disposizione logico-spaziale. “La notion d’oeuvres emblématiques a surpassé le concept encyclopédique55”. L'intento principale era di creare un allestimento epurato e aerato per cui si è scelto di ridurre il numero di opere esposte, lasciando quelle più emblematiche e rappresentative di un progetto destinato ad esaltare sia l'architettura che il patrimonio56 e creando in questo modo più spazio per pannelli didascalici e dispositivi informativi multimediali. I 350 calchi esposti provengono dalla collezione storica del Musée de Sculptures comparées e sono riproduzioni di elementi architettonici provenienti da monumenti francesi di stile romanico, gotico e rinascimentale57. Le opere sono esposte contro le pareti ad eccezione dei portali che scandiscono lo spazio centrale e segnano il passaggio da un'area all'altra. Il percorso è cronologico e topografico, lo spostamento dei calchi essendo quasi impossibile a causa del peso e delle dimensioni delle opere58. Modelli architettonici tridimensionali ritmano il percorso59, creando un contrasto visivo armonioso con la monumentalità dei gessi.

Illuminazione. Nella galleria Davioud, l'illuminazione è garantita dall'abbondante fonte di luce naturale zenitale, mentre nella galleria Carlu sono le ampie finestre laterali ad illuminare le opere.

In questo secondo caso, il soffitto piano continuo ha permesso l'installazione di una successione di faretti incassati orientabili, mentre nella galleria Davioud si è adottato un sistema di faretti su binari, anche loro orientabili. I binari sono stati collocati lungo le estremità laterali della parte vetrata del soffitto.

Supporti. Se non furono necessari per i calchi architettonici monumentali, gli elementi di dimensioni minori, quali i capitelli e i modelli architettonici tridimensionali, sono sostenuti da basi verticali “stratificati”, l'effetto prodotto essendo quello di piacevole leggerezza, in contrasto con la monumentalità delle opere. Il colore corrisponde alla tinta delle pareti, cioè rosso per la galleria Davioud e bianco per la galleria Carlu. Gli stessi supporti furono usati per le stazioni informative multimediali.

54 Rapporto di attività 2007 (scaricabile dal sito della Cité: Cité de l'architecture et du patrimoine < Cité < Missions:

http://www.citechaillot.fr/fr/cite/missions/, consultato il 24.04.2015) e WELFELÉ (2008), 21.

55 WELFELÉ (2008), 24.

56 Determinante per questa scelta fu anche la riduzione degli spazi espositivi destinati ai calchi da tre a due gallerie, La terza galleria del piano superiore essendo dedicata all'architettura moderna e contemporanea (cfr. Welfelé 2008, 23 e 26).

57 WELFELÉ (2008), 23.

58 Ibid., 23.

59 Ibid., 24.

(16)

Comunicazione. Nel quadro del rinnovamento museografico, si è deciso di lasciare molto spazio all'aspetto comunicativo con grandi pannelli didascalici e schede di sala attraenti, facendo uso di un materiale iconografico abbondante e insistendo sulle informazioni direttamente collegate al calco60. Le didascalie contengono

innanzitutto informazioni a

riguardo del contesto

architettonico dal quale provengono i calchi: una carta geografica, nonché una foto dell'edificio di appartenenza chiariscono questo aspetto. Viene inoltre precisato quale parte dell'edificio è riprodotta, il nome del formatore, la data di ingresso del calco nel museo e il numero d'inventario, conferendo al calco

uno statuto che va oltre la semplice copia61. Supporti multimediali interattivi completano l'allestimento e sono caratterizzati da un'immagine mobile ad alta risoluzione che attira lo sguardo del visitatore62. Alcuni schermi mostrano delle viste panoramiche particolari, in quanto viene data la possibilità all'utente di “entrare” nella foto e di avvicinarsi ai minimi dettagli, quali le sculture della facciata di Chartres, o di fare una passeggiata

virtuale in qualche chiesa, a volte in spazi religiosi non più accessibili fisicamente.

Altre stazioni sono di carattere didattico e tematico: raccontano la storia del museo, spiegano la tecnica di produzione di un calco o presentano un sito particolare63. Per la prima volta in un museo, viene inoltre presentato un dispositivo di “realtà

60 Ibid., 24-25.

61 A questo proposito, cfr. il contributo dell'Antonini che evidenzia il passaggio da “calco-modello” a “calco- documento” (ANTONINI 2012, 6-10 e 16-18).

62 WELFELÉ (2008), 25.

63 EAD., ibid.

Fig. 39 Panello didascalico e stazione informativa multimediale (© J.-P. Dalbéra)

Fig. 40 Guida visiva su smartphone (© Cité de l'Architecture et du Patrimoine)

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aumentata”64: la statua di Cristo del timpano centrale della cattedrale di Amiens65 viene proiettata in 3D su un grande schermo collocato di fronte all'opera esposta nel museo. Ne viene restituito a poco a poco la policromia, dopodiché si assiste alla riproduzione virtuale della facciata intera del monumento, inglobando l'opera nel suo contesto architettonico e scultoreo.

Attività e promozione. Il museo propone un programma di attività didattiche diversificato e mirato a tutte le categorie di utenti66. Le tradizionali visite guidate vengono arricchite da un percorso tematico intorno ai monumenti più importanti, che si segue con l'ausilio di una “guida visiva”, cioè uno smartphone messo a disposizione dal museo che rintraccia la storia dell'architettura dal sec. XII fino ai giorni nostri67. Un altro modo per condurre la visita in modo autonomo è lo scaricamento dell'applicazione del museo sul cellulare68. Partecipa alle attività e alle manifestazioni organizzate dalla “Città”, nonché ad eventi annuali che ritmano l'agenda culturale di Parigi, quale la notte dei musei.

Sintesi. Custode del patrimonio architettonico della Cité, il museo si caratterizza per un allestimento epurato e moderno, che metta in evidenza i singoli reperti ricollocati nel loro contesto di appartenenza, tramite mezzi informativi e tecnologici attraenti e innovativi, in modo tale che sia facilitata la comprensione di ciò che è esposto ad un pubblico inesperto. L'intento, nel momento del restauro, era di creare un polo museale che sia in armonia con la vocazione architettonica contemporanea degli istituti accademici collocati nello stesso luogo69. Il risultato, a mio avviso, è riuscito, in quanto le opere in gesso rimangono i veri protagonisti della “galleria dei calchi”

rinnovata e non sono diventati meri strumenti ausiliari per la realizzazione di uno spazio scenografico suggestivo.

Bibliografia. ANTONINI (2011); CARTER (2011), 88-104; ORY (2006); PIERI (2001); PRESSOUYRE

(2007); WELFELÉ (2008).

64 Ibid.., 26.

65 Statua comunemente chiamata “Beau-Dieu”.

66 Per maggiori informazioni, cfr il sito internet del museo: Cité de l'Architecture et du Patrimoine < Activités, http://www.citechaillot.fr/fr/activites/, consultato il 09.04.2015.

67 Info ottenute dal sito internet del museo: Cité de l'Architecture et du Patrimoine < Activités < adultes < parcours autonome < collections permanentes,

http://www.citechaillot.fr/fr/activites/adultes/parcours_autonomes/collections_permanentes/, consultato il 09.04.2015.

68 Cfr. il sito internet del museo: Cité de l'Architecture et du Patrimoine < info pratiques < applications mobiles, http://www.citechaillot.fr/fr/infos_pratiques/applications_mobiles/, consultato il 09.04.2015.

69 WELFELÉ (2008), 21.

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3.6. La gypsothèque du Louvre a Versailles

La storia delle raccolte di calchi di arte antica iniziando in Francia alla reggia di Versailles con Luigi XIV70, non si poteva non considerare questa gipsoteca dalla storia drammatica e complessa71, salvata dal recente ritorno di interesse da parte della comunità scientifica.

Contesto espositivo. La quantità imponente di gessi che costituiscono la gipsoteca del Louvre – più di 5'000 opere – necessitava di uno spazio espositivo molto ampio individuato già negli anni 197072 nelle

“Piccole Stalle” (Petite Écurie) della Reggia di Versailles. Si tratta di 2'500 m2 distribuiti su tre gallerie dell'edificio seicentesco costruito dall'architetto del rè Mansart73. Le alte gallerie voltate e la cupola centrale hanno permesso la sistemazione di interi monumenti e elementi architettonici, quali la facciata del tesoro di Siphnos a Delo o l'angolo sud-est del Partenone74.

Statuto del Museo. Dal 2001, la gipsoteca è proprietà del Louvre e viene gestita dal dipartimento di antichità greche, etrusche e romane. È aperta occasionalmente per visite guidate che si possono prenotare presso il castello75.

70 La Francia serve di modello alla costituzione di gipsoteche a partire da Francesco I (cfr. primo capitolo, 1.1.2).

71 Sulla storia dei calchi conservati alla gipsoteca di Versailles, cfr. MARTINEZ (2009), 1127-1159; ID. (2000), 78-82;

PINATEL (1992), 307-325 ; EAD. (2001), 162-171; EAD. (2000), 75-120.

72 Il progetto degli anni 1970 concepito dall'allora conservatrice delle antichità greco-romane del Louvre, Simone Besques, prevedeva di creare un “Museo dei monumenti antichi” (Musée des Monuments Antiques) nel quale sarebbero stati esposti i gessi salvati dalle distruzioni del 1968 e provenienti da vari istituzioni ( cfr. Appendice 5.7, entrate “Parigi”). Non fu realizzato e i gessi erano da questo punto in poi immagazzinati nelle stalle della Reggia (MARTINEZ 2009, 1127-1129).

73 PRAT (2012).

74 MARTINEZ (2009), 1131-1134.

75 Ibid., 1152.

Fig. 41 Pianta della Gipsoteca (in grigio) nelle Piccole Stalle della Reggia di Versailles (© J.L. Martinez)

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Disposizione logico-spaziale. Il percorso è articolato secondo un criterio cronologico, partendo dal più recente al più antico, per riflettere la storia della ricezione dell'antico: inizia con l'arte ellenistica e romana che ispirò l'arredamento del palazzo di Versailles, prosegue con l'arte classica che corrisponde alla riscoperta dell'arte greca nel secolo XIX e si conclude con l'epoca arcaica,

rappresentata dalle scoperte fatte a Delfi e presentate in occasione delle mostre internazionali di inizio novecento76. Le tre gallerie sono collegate da un'area circolare a cupola dove sono state collocate le opere monumentali, cioè gli ordini architettonici del cd. tempio di Giove Statore a Roma (tempio dei Dioscuri), l'angolo sud-est del Partenone e la statua del Dioscuro del Quirinale77. La disposizione scenografica della parte centrale contrasta con l'allestimento seriale nelle gallerie, dove le opere sono semplicemente

allineate le une accanto alle altre.

Illuminazione. La luce naturale proveniente dalle ampie finestre dell'edificio è l'unica fonte di luce.

Supporto. Le statue a tutto tondo poggiano su semplici basi in legno di uguale altezza, mentre i calchi pertinenti a monumenti sono integrati in ricostruzioni della struttura di appartenenza originaria (la loggia dell'Eretteo, la facciata del

tesoro di Siphnos78). Il fregio panatenaico e le metope del Partenope sono fissati su supporti in legno appoggiati a terra contro i muri e i pilastri delle Stalle. Nella prima sistemazione degli anni 1970, si

76 Ibid., 1136.

77 Ibid., 1138-1139.

78 Ibid., 1132 fig. 2, 1140 fig. 10.

Fig. 44 Galleria del Partenone con ricostruzione della loggia dell'Eretteo (© M.B. Astier)

Fig. 42 Allestimento parte centrale

(© M.B. Astier) Fig. 43 Allestimento di una delle gallerie (© EPV/D. Saulnier)

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era ricostruito la sagoma del frontone per fissarvi le sculture frontali del tempio classico79. Furono però smontati e spostati nella galleria dedicata alla riscoperta dell'arte classica nel momento della riorganizzazione dell'allestimento perché bloccavano l'accesso alla galleria d'ingresso80.

Comunicazione. Siccome le visite sono esclusivamente guidate, non ci sono pannelli informativi o altri tipi di supporti didattici, ad eccezione di alcune didascalie tradizionali, rette da semplici supporti in ferro per le opere principali. La ricostruzione di strutture intere o parti architettoniche offre la possibilità di farsi un'idea delle dimensioni dei monumenti antichi e del posto che vi occupavano gli elementi decorativi conservati.

Attività e promozione. Siccome i calchi fanno parte del patrimonio del Louvre, sono sottoposti a un' intensa attività di restauro che si svolge nella gipsoteca stessa e che si mostra indispensabile per vari motivi, quali l'abbandono delle opere per quasi trent'anni81, i seri danni provocati prima del loro spostamento a Versailles e la storicità dei gessi (alcuni sono del XVII sec. )82. È questo valore storico che ne fa una collezione unica, conferendo ai reperti quasi lo status di opere originali, e che il museo cerca di mettere in evidenza innanzitutto. Tende inoltre a prestare i calchi a varie istituzioni o a sfruttarli per mostre temporanee del Louvre per attirare una maggiore attenzione sulla loro esistenza e il loro valore83. Favorisce in questo contesto anche il riavvicinamento tra calchi e originali, mettendo in luce l'importanza che rivestono le riproduzioni nella maggior parte dei casi84. La gipsoteca è inoltre aperta in occasione di varie manifestazioni organizzate dalle città di Versailles e Parigi (“il mese Molière”, la notte bianca, superficie espositiva per mostre contemporanee,...)85. Sono già state evocate le visite guidate come altro mezzo di comunicazione e promozione della raccolta86. Purtroppo la sua prossimità all'attrazione maggiore del posto, la reggia di Versailles, ne impedisce una buona visibilità, la maggior parte dei visitatori limitandosi alla visita del castello87. Nonostante dipenda dal Louvre, è il sito internet della reggia di Versailles che contiene le informazioni e presenta lo spazio tramite un filmato suggestivo88.

79 Ibid., 1132 fig. 3.

80 Ibid., 1138-1140.

81 Ibid., 1135-36.

82 Per maggiori dettagli sui restauri dei gessi storici, cfr. MARTINEZ (2009), 1140-1146.

83 Esempi di mostre per le quali sono stati usati calchi di opere antiche provenienti dalla gipsoteca di Versailles: “ Les Chevaux de Saint-Marc – Venise”, Galeries nationales du Grand Palais, 9 avril-9 août 1981; “Le corps en morceaux”, musée d’Orsay, 5 février-3 juin 1990; “D’après l’Antique”, musée du Louvre, 16 octobre 2000-15 janvier 2001; “Ingres et l’Antique. L’illusion grecque”, Montauban-musée Ingres, 15 juin-15 septembre 2006;

“Praxitèle”, Louvre, 23 mars-18 juin 2007.

84 MARTINEZ (2009), 1147.

85 Ibid., 1150-1151.

86 Cfr. sezioni precedenti, in particolare “Statuto del Museo”.

87 MARTINEZ (2009), 1152.

88 Cfr. il sito internet della Reggia: Le Château de Versailles < Actualité < Galerie des sculptures et des moulages, http://www.chateauversailles.fr/les-actualites-du-domaine/evenements/evenements/autres-evenements/galerie-des- sculptures-et-des-moulages-, consultato il 08.04.2015.

(21)

Sintesi. La particolarità maggiore della gipsoteca risiede nel suo carattere storico e nella quantità elevata dei calchi che possiede. Le sue dimensioni e il contesto architettonico nella quale si trova rendono difficile un allestimento attraente che non dia l'effetto di mero magazzino dove i calchi sono sistemati senza grande fantasia, l'uno dopo l'altra. Ne viene condizionato anche l'aspetto comunicativo che si riduce al minimo. La dipendenza di un museo quale il Louvre ha il vantaggio di focalizzare l'attenzione sulla conservazione del patrimonio, sicché sono frequenti i lavori di restauro eseguiti in gipsoteca, facendone un museo che sia nello stesso tempo laboratorio di restauro.

Bibliografia. MARTINEZ (2009), pp. 1127-1152; ID. (2000), pp. 78 – 82; PINATEL (2001), pp. 162- 171; EAD. (2000), pp. 75-120 ;EAD. (1992), pp. 307 – 325 ; PRAT (2012).

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3.7. Sir John Soane's Museum

Costituisce un esempio particolarmente rappresentativo della categoria “casa-museo-gipsoteca”

neoclassica in quanto l'arredamento e la disposizione dei calchi attuale corrispondono allo stato nel quale l'architetto britannico ha lasciato la sua casa londinese nel momento della sua morte89.

Contesto espositivo. La superficie espositiva di 400 m2 comprende tre palazzi nel centro di Londra collocati l'uno presso l'altro (n° 12, 13 e 14 di Lincoln's Inn Fields) che furono comprati da Soane a vari momenti della sua vita e ristrutturati a fine di creare uno spazio che sia nello stesso tempo museo e casa privata90. L'edificio è caratterizzato da stretti corridoi e gallerie che si alternano con spazi interni più ampi all'architettura complessa che prende per modello principale l'Italia91: cupole, cortili interni, colonne antiche, pareti dipinte ad imitazione di marmi

colorati contribuiscono all'effetto scenografico spettacolare.

Un tratto particolare è la presenza di specchi convessi collocati in angoli scelti accuratamente ai fini di poter vedere oggetti e dettagli architettonici da vari punti di vista e dissolvere lo spazio tramite riflessi92. Ogni ambiente fu orientato in modo tale da vedere in quello successivo per stimolare la curiosità del visitatore93.

89 Le pubblicazioni a riguardo di Sir John Soane, della sua vita e delle sue opere sono numerose, ma scarsi sono i contributi che focalizzano l'attenzione sulla sua collezione di calchi.

90 BUZAS (1994), 8.

91 Soane era stato molto marcato dal suo viaggio in Italia e vi trovò la sua fonte di ispirazione maggiore.

92 BUZAS (1994), 12. Invenzione attestata dal secolo XVIII a Versailles o nella villa di Palagonia in Sicilia.

93 Ibid., 10. Per informazioni più specifiche a riguardo degli aspetti architettonici, cfr. l'opera di BUZAS (1994).

Fig. 45 Pianta della casa-museo di Sir John Soane (© London County Concil)

Fig. 46 Specchi convessi in un angolo della casa-museo di Sir John Soane (© Sir John Soane Museum London)

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Statuto del Museo. Nel 1833, il Parlamento decreta che il Soane Museum deve rimanere intatto dopo la morte del suo creatore e diventare proprietà dello Stato94. La legge è entrata in vigore nel 1837 e la casa-museo è curata da allora nel rispetto di questa decisione. È aperta al pubblico secondo orari regolari95.

Disposizione logico-spaziale. Le collezioni di calchi erano nate dalla convinzione di Soane e dei suoi contemporanei che lo studio dei gessi di opere antiche era la formazione migliore dopo i viaggi in Italia e in Grecia96. Chiamato come professore di architettura alla Royal Academy, esse costituivano uno strumento formativo indispensabile alle sue lezioni. L'assegnazione di un ruolo principalmente didattico ne condizionava in parte anche la sistemazione nello spazio97. Prevale però la volontà di creare un paesaggio di ruderi di stile romantico, ispirandosi alle opere del suo modello Piranesi e alle sue viste inedite dell'antica Roma. L'idea era di dare ai suoi allievi la

sensazione di camminare nei ruderi di Roma, essendo consapevole che tanti di loro non avrebbero visto Roma a causa delle guerre napoleoniche98. Questo spiega la disposizione affollata dei calchi, senza ordine apparente. Il visitatore, alla maniera degli studenti, è letteralmente sommerso nella storia dell'arte antica. Lo spazio di interesse maggiore è costituito dall'area del “duomo”, un ambiente coperto da una cupola di vetro nel quale sono esposti su più registri, dal pianterreno fino alla cupola, una quantità enorme di calchi di opere antiche, principalmente elementi architettonici.

94 DOREY (2010), 604.

95 Cfr. il sito del museo, Sir John Soane's Museum: http://www.soane.org/, consultato il 20.03.2015.

96 DOREY (2010), 607.

97 Ibid., 599-603.

98 Ibid., 601-602.

Fig. 47 Visione d'insieme dell'area del “duomo” (© L. Bush)

Fig. 48 Giocchi di luci su un busto neoclassico

(© Sir John Soane Museum London)

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Illuminazione. La luce è quasi esclusivamente naturale e proviene da fonti nascoste, studiate da Soane in modo tale da creare degli appositi effetti di chiaroscuro per un'illuminazione suggestiva dei reperti e ambienti. Sono rare le soluzioni d'illuminazioni moderne, mirate alla messa in evidenza dei singoli pezzi, perché sarebbe contrario alla missione del museo che è quella di mostrare al visitatore l'aspetto originario dell'edificio del quale i calchi costituiscono solo una parte, pur se cospicua.

Supporto. Le opere poggiano su tutte le superficie disponibili. Non sono stati concepiti supporti nuovi. Rimando a questo proposito all'osservazione fatta nella sezione precedente.

Comunicazione. Avviene principalmente tramite visite guidate o la messa a disposizione di vari tipi di audioguide: possono essere di contenuto generale o tematico e anche appositamente concepite per un pubblico giovane (“The Junior Tour”)99. Non ci sono pannelli o didascalie per evitare qualsiasi alienazione del carattere storico dell'edificio100. Delle schede tematiche, che permettono di scoprire la casa sotto vari aspetti, sono scaricabili dal sito internet e guidano il visitatore attraverso il museo101. Un servizio molto sviluppato per visitatori disabili dà la possibilità a questa categoria di utenti di scoprire il museo grazie a una serie di supporti informativi adeguati (testi delle audioguide, schede con testo ingrandito o in braille, guida facilitata)102.

Attività e promozione. Il museo offre visite guidate, attività e laboratori didattici per un pubblico diversificato (scuole di vario grado, famiglie, adulti,...)103. Mostre temporanee che si confrontano con questo patrimonio storico-culturale incrementano la visibilità del museo104. Si è inoltre avviato negli ultimi anni un ampio progetto di restauro105 destinato a rendere accessibile tutti gli ambienti e a restituire l'aspetto originario che era stato in parte alterato dal curatore del museo degli anni 1880 e 1890, James William Wild106. Il sito del museo è di tipo tradizionale e fornisce una dettagliata visione dei servizi e delle attività promosse dal museo.

Sintesi. La casa è un esempio complesso di collezione privata musealizzata nel corso dell'Ottocento ai fini didattici e considerata allora dal suo realizzatore come vero e proprio laboratorio

99 Cfr. il sito del museo, Sir John Soane's Museum < your visit < audio tours:

http://www.soane.org/your_visit/audio_tours/, consultato il 20.03.2015.

100 Cfr. il sito del museo, Sir John Soane's Museum < your visit < tours: http://www.soane.org/your_visit/tours/, consultato il 20.03.2015.

101 Cfr. il sito del museo, Sir John Soane's Museum < your visit < trails around the museum:

http://www.soane.org/your_visit/trails_around_the_museum/, consultato il 20.03.2015.

102 Tutte le informazioni sui servizi di comunicazione ai disabili si possono trovare sul sito del museo, Sir John Soane's Museum < your visit < accessibility: http://www.soane.org/your_visit/accessibility/, consultato il 20.03.2015.

103 Per maggiori informazioni sul tipo di attività organizzate, cfr. il sito del museo, Sir John Soane's Museum <

education: http://www.soane.org/education, consultato il 20.03.2015.

104 Il sito fornisce l'elenco e la descrizione delle ultime mostre organizzate: Sir John Soane's Museum < home < media centre < press releases: http://www.soane.org/media_centre/archive, consultato il 20.03.2015.

105 Per maggiori informazioni sul progetto di restauro OUTS, cfr. il sito del museo, Sir John Soane's Museum < home

< OUTS: http://www.soane.org/opening-up-the-soane, consultato il 20.03.2015.

106 DOREY (2013), 50.

(25)

architettonico107. Ma più che di un museo nel quale i gessi sono organizzati secondo criteri tipologici e cronologici, si tratta di un luogo evocatore del mondo antico108, un panteon dedicato all'architettura classica109. Se il decreto del 1833 ha permesso la conservazione di questo patrimonio da una parte, sembra che dall'altra impedisca l'applicazione di soluzioni museografiche moderne. In effetti, anche a livello di comunicazione, vengono usati dei metodi assai tradizionali (audioguide, schede) per evitare che si produca qualsiasi danno alla struttura e al suo contenuto110. Nonostante i calchi invadano lo spazio, non si tratta di una gipsoteca musealizzata dove le riproduzioni in gesso sono i protagonisti principali. Fanno parte di un insieme architettonico complesso cristallizzato nella sua veste ottocentesca.

Bibliografia. BUZAS (1994); DOREY (2007); EAD. (2010), pp. 598-609; EAD. (2013), pp. 38-53;

PILE (2009), p. 234.

107 PILE (2009), 234.

108 “(…) not a rational museum, classified typologically or chronologically but a picturesque and inspirational evocation of the antique world for the benefit of those his Soane Museum Act of Parliament referred to as “students and amateurs” in painting, sculpture and architecture” (DOREY 2010, 609).

109 Traduzione libera dalle parole di BUZAS (1994), 8.

110 L'atteggiamento conservativo del Museo è evidenziato dall'affermazione seguente :“The Museum does not permit the use of iPads or iPhones as they create a lot of light which affects the ambience of the Museum. Such items were not used in Soane's time.” (sito del museo, Sir John Soane's Museum < your visit < audio tours:

http://www.soane.org/your_visit/audio_tours/, consultato il 20.03.2015).

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