Prefazione
Questa tesi di dottorato chiude un lungo percorso di ricerca, avviato più di dieci anni fa come parte del lavoro della tesi di laurea e proseguito nel poco tempo lasciato libero da una vita che si è evoluta con il lavoro, la famiglia e l’arrivo del piccolo Leo. Devo quindi moltissimo all’aiuto e alla collaborazione di tante persone che hanno condiviso con me alcune tappe di questo itinerario. Voglio però esprimere un particolare ringraziamento al professor Paolo Pezzino e al professor Raffaele Romanelli che, da più vicino o da lontano, mi hanno accompagnato per tutto il ciclo di studi, dimostrando una grande disponibilità e non risparmiando continui stimoli e suggerimenti. Un saluto caro va agli amici dei tempi dell’Università, che ho sempre avvertito come solido sostegno:
riscoprire le loro annotazioni, di quando studiavamo insieme in biblioteca, a margine dei libri, ha rappresentato uno degli aspetti più piacevoli di questo lavoro. Non certo da ultimo, voglio rivolgere un infinito grazie, pieno di ammirazione, ai miei genitori, il cui amore incondizionato ho compreso a pieno solo quando sono diventato padre, a Barbara e alla sua famiglia, a Francesca. Dedico infine la ricerca a due persone speciali:
Vittorio Foa, da poco scomparso, che è riuscito a contagiare tutti noi, giovani studenti, con la sua vitalità e il suo ottimismo, e Leo, che da appena un anno si è affacciato alla vita. Sarebbe per me già un grande traguardo riuscire a trasmettergli parte di quella vitalità e di quell’ottimismo.